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L’APOSTOLO DEVE ESSERE CREDIBILE

MI137 [27-01-1967]

27 Gennaio 1967

Don Ottorino legge la citazione di 2 Cor 1, 4 dal testo di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965, che usa anche per questa meditazione. Le citazioni, prese dalle pagine 45-47, vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.

MI137,1 [27-01-1967]

1 Riassumendo il pensiero che abbiamo trattato prima, Paolo trova la forza per passare dalle bastonate prese a Filippi al terreno non troppo sicuro di Tessalonica soltanto in quel Dio con il quale continuamente vive. Scrivendo ai Corinti, Paolo accenna proprio a un particolare che voglio sottolineare e che non ho sottolineato prima.
“Egli ci ha consolati in ogni tribolazione nostra, così che, grazie alla consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare gli altri in ogni loro tribolazione”. Paolo quindi afferma che non solo ha avuto la forza nell’unione con Dio, restando unito a Dio, di tenere alto il coraggio e di andare a piantare un’altra Chiesa, e dopo scappare di là e impiantarne un’altra ancora, ma anche la forza di consolare gli altri: noi bastonati consolavamo gli altri... Sembra quasi dire: “Ah, per queste difficoltà... che cosa vuoi che sia!”. Mi sembra di vedere le nostre buone mamme, piene di croci, piene di difficoltà, qualche volta trattate male, che dicono: “Che cosa vuole che sia... Va là, per queste cose qua... Dai, dai, dai!”. Avete mai visto le nostre buone mamme fare così? In mezzo alle difficoltà dicono: “Ma sì... ma dai, ma dai!”; prendono il bambino e gli dicono: “Che cosa vuoi? Dammi un bacino: dai, dai, che non è niente. Dai, dai, via, via, via!”. Ecco le mamme che sanno soffrire; ecco gli apostoli che si sono incontrati con il Signore, che vivono in unione con il Signore e perciò sanno soffrire, sanno patire. E non solo sanno patire, ma dalla sofferenza ricavano consolazione e questa consolazione è poi portata agli altri. È tutto dire: tirar fuori consolazione dalla sofferenza! Credo che queste cose il padre maestro le capisca, soltanto il maestro dei novizi e nessun altro. Soltanto chi è in contatto con Dio come il padre maestro dei novizi può capire queste cose; noi poveri mortali non le possiamo capire. Solo l’unione intima con Dio ci può portare a questo punto. E allora facciamo un passo avanti. Ho voluto sottolineare questo perché nella sofferenza, nei momenti di lotta, nei momenti di abbattimento, è impossibile stare in piedi se non abbiamo una vera unione con Dio.

CROCE difficoltà

DIO rapporto personale

FAMIGLIA mamma

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

All’epoca monsignor Marco Scalco era il rettore del seminario vescovile di Vicenza. Aveva un curioso intercalare “cospetto!”, che era motivo di qualche battuta scherzosa da parte dei giovani seminaristi.

Il riferimento è a don Guido Massignan che, all’epoca, era il direttore della Casa dell’Immacolata.

Tettarella in lattice per allattare. In senso figurato “ciò che dà una piccola soddisfazione momentanea”.

Forse il riferimento è a Luciano Bertelli, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico e prestava al sua collaborazione in noviziato.

Don Luigi Furlato, il maestro dei novizi, aveva studiato per alcuni anni presso i Francescani.

MI137,2 [27-01-1967]

2 Giorni fa una persona mi diceva: “I primi anni di sacerdozio è facile avere entusiasmo, ma dopo, ma dopo... le cose cambiano!”. Secondo me questo è sbagliato! Monsignor Scalco il giorno della mia ordinazione mi disse: “Cospetto, cospetto! Mi auguro che possiate conservare il fervore di questa giornata!”. E io risposi: “Eh, no! Monsignore, non sarei contento: sarebbero disastri...”.
Conservare il sentimento? Il sentimento è passeggero e non interessa: il fervore è una cosa, il sentimento è un’altra. Non è vero, don Guido Il fervore è un’altra cosa! Il sentimento, il “ciucio” , passa e va, e non importa che ci sia o che non ci sia, ma il fervore e la donazione devono esserci, e ogni giorno devono aumentare e non restare come il primo giorno di sacerdozio. Il giorno della vostra consacrazione al Signore avete la preso la strada giusta; non è vero, Luciano ? Il giorno che ti sei offerto al Signore dinanzi all’altare, se hai imbroccato la strada giusta, ogni giorno di più sai soffrire e patire e amare il Signore; ma se hai imbroccato la strada per non aver trovato la fidanzata, e per non aver trovato una ragazzina che andava per te ti sei fatto frate, allora è un altro affare, un altro affare. Vado dai Francescani e mi va storta - eh, non parlo del maestro dei novizi! -, cerco una fidanzata e non la trovo, e allora mi faccio frate... Allora no, allora no! Se invece si va e ci si tuffa nelle mani del Signore e si cerca il Signore e solo il Signore, e altro non si cerca che il Signore, allora necessariamente, figlioli, si deve crescere di giorno in giorno nella capacità di amare e di soffrire. Perciò tu troverai uno che, prete novello, porta un sacco da un quintale, e dopo dieci anni porta dieci quintali perché è cresciuto nell’amore e nella capacità di soffrire e di patire. E allora tu, arrivato a un dato momento, dopo dieci anni di sacerdozio, arriverai a dire: “Credevo che quella fosse una croce, e invece sono pesi molto leggeri. Credevo che fosse una croce, mamma mia! Eh, per quelle cosette una volta mi perdevo di coraggio!”. La nonna diceva: “Quando sarai sposato e avrai sette o otto figlioli, vedrai che le quisquilie passano e non ti perderai di coraggio”. Anche nel campo umano è la stessa cosa.

SACERDOZIO

AUTOBIOGRAFIA seminario

PREGHIERA sentimentalismo

APOSTOLO entusiasmo

CONSACRAZIONE

CROCE sofferenza

FORMAZIONE

Il riferimento può essere all’assistente Pietro Simonetto o a Giampietro Fabris che frequentava il 3°anno del corso liceale.

MI137,3 [27-01-1967]

3 Riassumendo la meditazione precedente vi ripeto: cerchiamo l’unione intima con il Signore, ma cerchiamola. Cerchiamolo di giorno e di notte questo parlare con lui, questo conversare con lui: il nostro primo amico dev’essere lui. Prima di fare un’azione domandiamo a lui, preoccupiamoci se veramente stiamo facendo la sua volontà in ogni occasione.
Una vita così è un paradiso! Se non fate questo è meglio che vi ritiriate e formiate una famiglia, perché la vita religiosa non vissuta così è una vita triste, un martirio per voi, per le anime e per tutti quelli che sono insieme con voi. Sì, caro Pietro , la vita religiosa è un paradiso anche in mezzo alle sofferenze se voi la vivete così! Per cui deve essere naturale dire davanti a una croce: “Che cosa vuoi che sia! Il Signore, poverino, ha sofferto di più... Il Signore ha patito di più! Che cosa vuoi che sia! Guarda il Signore, poverino, Gesù, poverino, che cosa non ha sofferto in croce! Non preoccuparti; ci vado io, che cosa vuoi che sia per un po’ di sofferenza!”. Se c’è questo amore di Dio in mezzo tutto è facile, ma se non c’è questo amore di Dio tutto diventa difficile. Se vogliamo rendere la Comunità umana , sentimentale... chiudiamo baracca e burattini!

DIO rapporto personale

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

CONSACRAZIONE vita religiosa

CROCE

DIO amore a Dio

COMUNITÀ

Petatela era il nomignolo di un bovaro che durante l’alpeggio estivo badava a una mandria di mucche nei pressi della casa estiva della Congregazione in Val Giardini, Asiago (VI).

S.E. monsignor Sebastiano Baggio era nunzio apostolico in Brasile all’epoca e a volte doveva compiere missioni delicate per incarico della Santa Sede.

Don Luigi Smiderle stava frequentando all’epoca l’ultimo anno del corso teologico.

S.E. monsignor Carlo Fanton era vescovo ausiliare della diocesi di Vicenza. Era un affezionato amico della Congregazione e veniva spesso alla Casa dell’Immacolata.

S.E. monsignor Carlo Zinato era il vescovo della diocesi di Vicenza.

In dialetto veneto significa “piccole cose”, in genere inutili o malfatte. “Ninin Pociti” era il soprannome di don Luigi Smiderle.

L’assistente Vinicio Picco era all’epoca consigliere generale.

L’allusione è ai tre Religiosi che stavano per partire per il Brasile entro pochi giorni.

Don Ottorino scherza sull’omonimia tra l’assistente Vinicio Picco e Vinicio, grande campione brasiliano di calcio che negli anni ‘60 giocò in alcune squadre italiane, tra cui il Lanerossi Vicenza.

MI137,4 [27-01-1967]

4 E ora passiamo avanti!
“La nostra predicazione non muove da errore o da motivi indegni o da inganno”. Qui c’è un commento stupendo. Prima ho cercato di dirvelo solo con parole mie, adesso rovinerei tutto se lo facessi con parole mie, sia per l’italiano, ma soprattutto per il contenuto; perciò leggiamo e vediamo se poi verrà fuori qualche altra distrazione. “Non è una cosa facile presentare un messaggio per incarico di Dio”. Andare a fare l’ambasciatore per Petatela che vive lassù in montagna ad Asiago è anche abbastanza facile. “Mi ha mandato Petatela a portare tre litri di latte”, ma andare, per esempio, in Giappone a nome della Santa Sede come fa monsignor Baggio cambia subito tono. Per esempio, se il rettore del seminario, quando don Luigi Smiderle domani va in seminario, gli dice: “Senta, o don Luigi: mi farebbe un piacere, una cortesia? Avrei da consegnare questo libro a don Ottorino: potrebbe farmi lei questa cortesia?”, don Luigi non troverebbe difficoltà alcuna. Ma se gli dicesse: “Senta, don Luigi, potrebbe, per piacere, prendere questo libro e portarlo a sua eccellenza monsignor Fanton ?”, la situazione sarebbe diversa. Se chiedesse poi di portarlo a monsignor Zinato cambierebbe subito il tono. Perché se monsignor Zinato mi guarda negli occhi, se monsignor Zinato mi domanda quanti anni ho, se monsignor Zinato mi domanda se faccio ancora i “pociti” , le cose cominciano subito a cambiare. E se ti dicessero: “Bisogna prendere questo libro e portarlo a Roma, al Santo Uffizio!”. Ehi, ehi, ehi, piano piano, bisogna fare tre esami di coscienza... essere messaggeri! E se poi il Papa mandasse a chiamare don Luigi: “Caro don Luigi, potresti, per piacere, andare in Giappone?”. Tu subito diresti: “Dov’è il Giappone? Che lingua si parla? Con chi vado e da chi vado? Dove mi presento?”. Questa è la nostra situazione: noi siamo messaggeri di Dio e non del vescovo, non del rettore del seminario, non del Papa... di Dio! Vinicio , ti rendi conto che cosa vuol dire? Siamo messaggeri di Dio! I nostri tre partono. “Oh, vanno missionari!”. Che cosa vuol dire? Vuol dire che vanno in mezzo a quella gente come inviati da Dio, che vanno a parlare a quella gente in nome di Dio: messaggeri di Dio. Non si tratta di scherzi, perché rappresentare una persona qualunque è un impegno semplice, ma rappresentare Dio, andare come messaggeri di Dio, è una cosa grande e difficile. “Dov’è la prova che lo si annuncia veramente da parte di Dio, che esso viene veramente da lui?”. Vinicio che va in Giappone dice: “Mi manda Sua Santità il Papa di Roma a dire a lei...”. “E tu chi sei che vieni a parlare a noi giapponesi in nome del Papa?”. “Io? Vinicio! Non lo sapete?”. “Quello che gioca il calcio in Italia?”. Vi rendete conto che adesso questi nostri Confratelli vanno in mezzo al Mato Grosso, in mezzo a quella gente e si presentano dicendo: “Siamo venuti a parlarvi in nome di Dio!”? “Dov’è la prova che voi siete veramente inviati da Dio? Qual’è la vostra carta di credito...?”. Anche San Paolo si è trovato in questa situazione.

APOSTOLO ambasciatore di Dio

Cfr. Atti 20,7-12.

Cfr. 1 Tessalonicesi 2,13.

Adolfo Soprana, amico e benefattore della Congregazione, aveva una bottega di oreficeria, orologeria e ottica in Piazza dei Signori a Vicenza.

Luciano Rizzi frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.

MI137,5 [27-01-1967]

5 “Paolo, con la sua affermazione che il vangelo gli “è stato affidato da Dio”, ci sta davanti del tutto indifeso. Gli si è chiesta spesso una ‘prova’ : “Perché dovremmo credere che tu parli in nome di Dio?”.
Perché, ragazzi, faceva miracoli. San Paolo affermava: “Il Vangelo mi è stato affidato da Dio”. “Oh, piano piano: dov’è la prova che tu dici di parlare in nome di Dio?”. E lui avrebbe potuto dire: “Ho risuscitato i morti! C’era ‘Ninin Pociti’ che si era addormentato sulla finestra ed era caduto giù; io l’ho tirato su da terra e l’ho fatto tornare in vita. Ho fatto questo!”. Noi non possiamo dire neanche questo, perché io ho fatto tante volte la prova di pagare i debiti, ma non sono stato capace, anzi! “Per questo Paolo si preoccupa di accreditare la sua parola come parola di Dio , quale essa è veramente, affinché la sua predicazione non sia presa per dottrina di sapienza umana”. Paolo capisce che la preoccupazione degli uditori è giusta. Allora si preoccupa di mettere il sigillo alla sua parola, di accreditare la sua parola. Dunque attenti perché il bello è qui: forse abbiamo qualcosa da imparare tutti, incominciando da me. Se per esempio, io mi presento da Soprana , che se ne intende, con due braccialetti, Soprana dice: “Questo è di ottone e questo è d’oro”. Invece Rizzi , che non se ne intende, vede quello di ottone, che è più bello e più lavorato, e dice: “Questo vale di più!”. Soprana non guarda la forma esterna, guarda la sostanza, perché è uno che se ne intende.

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO testimonianza

L’assistente Antonio Ferrari stava preparandosi per la prima missione in Argentina.

Don Ottorino vuole mettere in evidenza che l’oro pur essendo prezioso e costoso è il materiale preso meno in considerazione nella valutazione di un prezioso: contano le gemme che vi sono incastonate.

Cfr. 1 Corinzi 2,4-5.

Cfr. Atti 22,3 . Tarso di Cilicia, città natale di San Paolo, era una città di notevole importanza economica e culturale.

Cfr. Atti 17,22-33.

L’anno precedente era stato ospite nella Casa dell’Immacolata un domenicano, da poco nominato vescovo in Pakistan, che si era comprato il libro delle omelie del Santo Curato d’Ars per imparare ad annunciare il Vangelo in modo efficace, restandone deluso perché lui non era il Santo Curato d’Ars!

Luciano Bertelli o Luciano Rizzi, ambedue del 3° anno del corso teologico.

MI137,6 [27-01-1967]

6 Supponiamo di avere un bell’anello con una bella perla incastonata, grande, luccicante, ma falsa, e un altro anello: quello è d’oro con una bella perla grande, questo è un anello di ferro, con una perla più piccolina, ma vera. Tu, Antonio Ferrari , quale scegli? È logico che tu scegli quello grande d’oro e non quello piccolino. Invece Soprana osserva l’anellino di ferro e dice: “Questo vale dieci milioni, quell’altro vale centocinquanta lire!”. Esagero dicendo centocinquanta lire, per cui possiamo dire centomila! I gioiellieri infatti non tengono conto dell’oro, lo buttano via ; ciò che interessa loro è la perla, è la perla che vale. Ma ci vuole uno che abbia naso, uno che capisca il valore delle cose; io no, sicuramente, perché a me fa più impressione un fondo di bicchiere o un oggetto del genere!
Figlioli miei, Paolo butta fuori delle parole e queste parole sono una perla, e lui è preoccupato di fare in modo che queste parole portino il timbro, il sigillo di Dio, in modo che gli uditori abbiano da sentire che quella è la parola di Dio. E allora lui lo dice e lo ripete più di una volta: “Non con argomenti umani, non con la sapienza umana...” , anche perché di sapienza umana era ben fornito. Non è preoccupato di mostrarsi sapiente perché una volta, quando si è preparato bene il discorso all’areòpago, ha fatto fiasco. Lui è preoccupato di dare il timbro soprannaturale alla sua parola, non il timbro umano. Perciò, figlioli miei, anche voi dovete preoccuparvi che la vostra parola porti il timbro soprannaturale, che sia una vera gemma preziosa che esce da Dio, che sia parola di Dio, che venga dallo Spirito Santo. Ricordate quello che ho detto tante volte. Quel vescovo del Pakistan ha confessato: “Le parole del Santo Curato d’Ars, in bocca al Santo Curato d’Ars convertono, e in bocca mia no!”. Perché? Perché in bocca del Santo Curato d’Ars erano parole di Dio, scaturivano da Dio. Non sono le parole, ricercate e bene combinate che convertono le anime; che converte è il calore che accompagna quelle parole, è l’amore di Dio, il fuoco di Dio che accompagna quelle parole. Siete d’accordo? Signor Luciano ?

APOSTOLO predicazione

ESEMPI predicazione

PAROLA DI DIO

DIO Spirito Santo

DIO sapienza di..

MI137,7 [27-01-1967]

7 “Per questo Paolo si preoccupa di accreditare la sua parola come parola di Dio, quale essa è veramente, affinché la sua predicazione non sia presa per dottrina di sapienza umana”.
Paolo è preoccupato che non abbiano da dire che è bravo. E invece questi cappellani qualche volta godono perché la gente dice: “Ah, che bravo! Un cappellano, un prete che parla così bene, che parla così bene, che tiene prediche così belle...”. Un momento! Un sacerdote predica bene quando fuori della porta della chiesa senti dire: “Mi ha fatto impressione quello che ha detto quel prete stamattina, mi ha fatto impressione: ha ragione! Eh sì, ha ragione!”. Questo è il segno che quello che diciamo è parola di Dio o no! “Predica bene... Quel prete mi fa venire la pelle d’oca. Dice di quelle cose che a pensarci bene, non bisogna scherzare”. State attenti! Non lasciatevi ingannare, perché gli uomini vi lodano quando non li “pelate”. Finché voi li adulate, finché fate la predichetta con belle parole, roboanti, gli uomini vi lodano; se invece mettete la mano dentro la ferita e dite: “Ragazzi, guardate che siete senza fede, guardate che pregate poco, guardate che...”, non illudetevi... la reazione sarà diversa. È più facile dire bravo a quello che viene a raccontarvi la bella storiella! Andiamo avanti: forse per noi c’è ulteriore materiale di riflessione.

APOSTOLO predicazione

SACERDOZIO prete

PAROLA DI DIO

Cfr. 1 Tessalonicesi 1,5.

Don Giovanni Calabria di Verona (1873-1954) fu consultato da don Ottorino all’inizio dell’Opera, padre Pietro Uccelli fu per molti anni superiore dell’Istituto Saveriano delle Missioni Estere a Vicenza e sempre stimato come un uomo di Dio, Papa Pio XII ricevette don Ottorino in udienza privata alcune volte.

Il Frascati è un nobile e pregiato vino bianco che prende il nome dall’omonima cittadina dei colli romani.

MI137,8 [27-01-1967]

8 “Ma egli non sta a moltiplicare le ragioni per dimostrare l’origine divina del suo messaggio...”.
San Paolo non tira fuori un mucchio di argomenti per dimostrare questo... non è uno sciocco! “... da esperto pastore di anime, egli sa infatti come avvengono praticamente le cose, quando l’uomo si converte alla fede: la parola di Dio deve essere sperimentata come tale nel cuore”. E allora lui cerca di raggiungere il cuore. “E l’esperienza interiore della parola di Dio l’uomo la fa in due modi: attraverso l’intima forza insita nella parola stessa ...”. L’uomo si converte quando la parola di Dio entra in lui, nel suo cuore. Come fa l’uomo a sentire che quello che ascolta è parola di Dio? Attraverso una forza misteriosa che è dentro la parola e attraverso la rettitudine di colui che parla, attraverso la semplicità e la testimonianza di colui che parla. In sintesi ci sono due elementi: la forza insita nella stessa parola e la testimonianza di vita del predicatore. Io sentivo la parola di Dio quando parlavo con don Giovanni Calabria, con padre Uccelli, con Pio XII : c’era un “qualcosa” in loro. Don Calabria parlava sempre in dialetto: “Ehi, senti... Ehi, caro: preparati a soffrire, sai, caro!”. Con Pio XII sono stato due volte a colloquio intimo, ma non ho mai sentito una parola in dialetto veneto... Neanche padre Uccelli parlava in dialetto: parlava con un’umiltà... Eppure sentivi la parola di Dio; sentivi, quasi quasi, come un fiume... come quando bevi un bicchiere di Frascati , una forza che passava: c’era “qualcosa”! C’era questa parola e tu sentivi che aveva un denominatore comune, pur essendo diversa una dall’altra... e poi avevi la persona, la persona! Cosa c’era in padre Uccelli? Era semplice, piccolino... Qualcuno di voi l’avrà sentito parlare, forse l’avrete anche conosciuto. Quando arrivava si levava il cappello: “Ohhh, don Ottorino...”. Io gli dicevo: “Padre, se lo rimetta , non scherzerà...”. E lui: “No, no, no! Come sta? Come sta? E i suoi ragazzi, i suoi orfani? Ah, è un miracolo di Dio, un miracolo di Dio! Io ho visto la volontà del Signore; vedo in tutto il Signore...”. Parlava con semplicità, e dopo che era andato via lo avevi ancora davanti... lui andava per di là e tu andavi per di qua, ma lo avevi sempre davanti per un po’ di tempo, come quando di notte ti appare una stella. Papa Pio XII... che figura! Eh, caro mio, l’uomo inzuppato nello Spirito Santo ne esce rosso, come un pezzo di pane inzuppato nel vino rosso ne esce rosso!

PAROLA DI DIO

CONVERSIONE

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO testimonianza

APOSTOLO uomo di Dio

AUTOBIOGRAFIA

VIRTÙ

semplicità

VIRTÙ

Cfr. 1 Corinzi 4,12; Atti 18,3; 20, 33-35.

Il cardinale Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI, svolse un prolungato servizio presso la Segreteria di Stato prima di essere inviato a Milano come arcivescovo e di essere elevato al cardinalato.

L’allusione è a qualche confratello che frequentava l’Istituto culturale di scienze sociali “Niccolò Rezzara”, nato per far conoscere sempre meglio ai laici il pensiero della Chiesa sui grandi temi culturali e sociali del nostro tempo.

MI137,9 [27-01-1967]

9 “... l’esperienza interiore della parola di Dio l’uomo la fa in due modi: attraverso l’intima forza insita nella parola stessa e attraverso la sincerità dei predicatori. Paolo perciò si legittima mediante la rettitudine dei suoi motivi e la sincerità dei suoi metodi. I suoi motivi sono puri e scevri da ogni egoismo”.
San Paolo non va in giro per interessi umani, non va in giro per altri motivi. Arriva fino al punto di guadagnarsi da mangiare costruendo sporte e tende: “Io non sono a carico di nessuno...!” . Noi abbiamo le case prefabbricate, le tende prefabbricate! “La sua predicazione è semplice e diretta, senza secondi fini”. Paolo dice bianco al bianco, nero al nero... Questa è la realtà: avete fatto bene, avete fatto male, in questo bene, in questo male. Questa è la semplicità di Paolo. “Ora, quanto più una predicazione è disinteressata, tanto più persuade. Perché? Perché una tale sincerità, in ultima analisi, non è nel modo di agire degli uomini, ma è opera di Dio. Dove essa si verifica, là è visibile l’azione di Dio, là Dio si manifesta e rende testimonianza a se stesso”. Sì, è opera di Dio: solo Dio può fare che l’uomo faccia così. La parola che don Calabria diceva con semplicità e la sua testimonianza erano i due mezzi per conoscere se la parola era di Dio. Uno porta il messaggio, ma chi attesta che viene da Dio? È la parola unta di Spirito Santo, piena di Spirito Santo, e la santità della persona che si impongono. Questi effetti non si ottengono con la scienza umana. Voi potete consultare libri fin che volete, ma è impossibile che uno faccia delle cose così. Con la scienza umana si può imparare a dire meglio le parole, in un forma più pulita... Pio XII faceva discorsi meravigliosi, e invece don Calabria li faceva con la sua semplicità... però il cardinale Montini andava spesso da don Calabria mandato da Pio XII per sentire qualche consiglio. È andato spesso perché, sotto, c’erano quelle qualità di vita che abbiamo detto sopra. E se Pio XII non avesse studiato, approfondito le cose per dire le verità, avrebbe sbagliato, e non avrebbe parlato con quell’unzione e attraverso lui non sarebbe passato Dio, perché lui aveva quei doni e doveva fare così. Ma, ricordatevi bene che se uno, per esempio, dicesse: “Adesso voglio, attraverso lo studio, attraverso i libri, - che bisogna pure studiare, tu che vai al Rezzara - voglio raggiungere una forma di vita e un modo di parlare che sia testimonianza”... no, no, no! Con lo studio tu andrai in seminario a trovare i nostri fratelli che sono là in questo momento, che stanno studiando... Benissimo: lo studio ci vuole! E con lo studio studierai i libri santi, studierai il diritto, studierai la liturgia, e tutto questo ci vuole. Però, perché ci sia il timbro, ci vuole quello che abbiamo detto prima... ante omnia... primum... unione con Dio, cari, unione con Dio! Preghiera, adorazione, comunicazione con l’Altissimo: vado da lui a domandare che cosa devo dire, vado da lui a domandare se ho detto bene. Allora viene fuori l’uomo testimone, l’uomo che parla in nome di Dio e che testimonia Dio, altrimenti viene fuori l’uomo burlone, l’uomo che fa commedie. Ci sarebbero altre cosette da dire, ma andiamo avanti!

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO testimonianza

VIRTÙ

semplicità

VIRTÙ

trasparenza, sincerità

PAROLA DI DIO

DIO sapienza di..

CHIESA Papa

DOTI UMANE

DOTI UMANE studio

DIO rapporto personale

In novembre del 1966 quattro Religiosi della Congregazione erano partiti per Estanzuela e Rio Hondo nella diocesi di Zacapa in Guatemala: don Gianni Rizzi, don Ugo Caldini e gli assistenti Severino Stefani e Lino Ceolato.

MI137,10 [27-01-1967]

10 “Dove essa si verifica, là è visibile l’azione di Dio...”.
Questa è la conseguenza naturale perché è stato Dio che ha preso quell’uomo, è stato Dio che gli ha detto: “Non preoccuparti di quello che devi dire: ci penso io!”. Dio prende quell’uomo e te lo scaglia, te lo getta... te lo butta. “Il disinteresse e la sincerità d’intenzione e di azione dei missionari senza patria...”. Il disinteresse di questi uomini... Penso anche ai nostri fratelli, ai nostri quattro missionari che sono andati a Zacapa: per quali motivi sono andati? Forse per motivi umani? Forse per guadagnare soldi, per mettere da parte dei soldi? Forse per costituire una società bananiera o qualcosa di simile? Mangeranno, sì, qualche banana, poverini, e che il Signore li benedica! Sono andati per interessi umani, per far carriera? No, sono andati per morire, per consumarsi, pronti a consumarsi come una candela per le anime, per anime che neanche conoscevano, per quelle povere creature; sono andati solo ed esclusivamente per le anime. Questa è una testimonianza meravigliosa. Se loro sono uniti a Dio questa è una testimonianza meravigliosa. “... dei pastori d’anime oberati di lavoro...”.

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

APOSTOLO testimonianza

L’assistente Luciano Franceschi era il responsabile del grande orto, del vigneto, dell’allevamento dei maiali e dei campi che circondavano la Casa dell’Immacolata.

MI137,11 [27-01-1967]

11 Devono lavorare dalla mattina alla sera... Anche i nostri cari assistenti che lavorano all’Istituto sono impegnati dalla mattina alla sera. Chi te lo fa fare? Solo Dio, solo Dio! Uno può curare l’insalata, come Luciano ; uno può essere in falegnameria, in tipografia, in meccanica, non importa niente, ma però lì, dalla mattina alla sera, sempre, sempre, sempre... questo lavoro fatto per amore di Dio!
“... dei testimoni perseguitati e disprezzati...”. Mi disprezzano? Non importa, e io faccio del bene, e io benefico. Abbiamo visto, per esempio, durante l’ultima guerra, quando i fascisti negli ultimi tempi erano come le mosche un po’ furiosi, e allora colpivano, facevano angherie, e poi, nel momento tragico della disfatta hanno cercato rifugio presso i preti. In seminario uno era nascosto in un camerino, uno in un altro; ne abbiamo tenuti un paio anche noi nascosti per alcuni giorni perché non avessero da ucciderli. Questa è carità cristiana! Non si guarda in faccia quando c’è l’uomo perseguitato, quando c’è chi soffre, e se un domani ti perseguitano, non importa niente, non importa niente: per amore di Dio! Questa è testimonianza! “... questi sono i miracoli silenziosi con i quali Dio attesta il suo messaggio”.

SOCIETÀ

lavoro

DIO amore a Dio

APOSTOLO testimonianza

CROCE persecuzioni

Ugo Gandelli era una vocazione adulta e all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.

MI137,12 [27-01-1967]

12 Mi pare che la mezz’ora sia passata...
Fratelli, volete essere testimoni, volete essere creduti, volete non essere stimati degli impostori, dei ciarlatani? Caro Ugo , vuoi non essere stimato un ciarlatano, come Vinicio che si presenta in Giappone come messaggero del Papa, nunzio apostolico e che, come minimo, va a finire in qualche casa di riposo? Volete non essere stimati così? C’è una strada sola ed è quella della prima meditazione che abbiamo fatto oggi, e cioè ricordarci che esiste Dio, e che è presente, e che se vogliamo metterci in contatto con lui basta che apriamo la bocca e che apriamo il cuore. Amen!

APOSTOLO testimonianza

DIO rapporto personale