Meditazioni italiano > 1967 > IL VANGELO OFFRE LA LUCE PER ILLUMINARE LA CROCE

IL VANGELO OFFRE LA LUCE PER ILLUMINARE LA CROCE

MI160 [6-04-1967]

6 Aprile 1967

1ª Tess 3,2-3. Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965. Le citazioni, che vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriore indicazione, sono prese dalla pagina 62.

Ruggero Pinton, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico, prima di entrare in Congregazione, oltre che studiare alle magistrali, aveva aiutato i suoi genitori nel lavoro dei campi e si era particolarmente affezionato a una piccola mucca nera che don Ottorino, per scherzo, ricorda spesso nelle meditazioni.

L’assistente Livio Adessa frequentava all’epoca il 1° anno del corso teologico.

Si tratta di due fratelli, rappresentanti di preziosi, uccisi durante una rapina a Roma dalla banda Cimino.

I signori Menegazzo erano stati ospiti nella nostra Comunità di Monterotondo anche in altre occasioni.

MI160,1 [6-04-1967]

1 Sia lodato Gesù Cristo!
“... per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno si lasci scuotere nelle presenti tribolazioni”. Questo benedetto Paolo! Gli uomini di Dio sono tutti infilati per lo stesso spago. Tutti parlano di tribolazioni, caro Ruggero, e di penitenze, mai parlano di piccole mucche nere , di Castelvecchio, di montagne, di gioie... ma di croce, croce, croce! Non è vero, Livio? Così dice Paolo: “... per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno si lasci scuotere nelle presenti tribolazioni”. A Roma, quando mi sono trovato con i genitori dei fratelli Menegazzo , ve l’ho già detto in un’altra circostanza, il papà è venuto a cena e ha detto: “Ho trovato un grande conforto nella fede. Ho passato un paio di giorni di disorientamento dopo il momento tragico che ho vissuto vedendo da sopra che uccidevano i miei figli e che scappavano via tutti. La fidanzata di mio figlio mi ha detto: ‘Perché non si rivolge a Dio?’. È stato un colpo di luce: ‘È vero; mi rivolgo al Signore!’. E nella fede ho trovato la pace, mi sono sollevato lo spirito, ho ritrovato me stesso, ho trovato la rassegnazione, ho sentito i miei figli presenti e ho trovato la gioia”. Più di una volta ho trovato persone caricate di croci, ma veramente caricate di croci, e mi sono sentito dire: “Ah, io non so capire una cosa: come si farebbe a portare certe croci se non ci fosse la fede? Io proprio non ne sarei capace. Non sono capace di capire, non sono capace di concepire come sarebbe possibile portare certe croci se non ci fosse la fede!”. È la realtà! Come potrebbero certe mamme, certi papà, in situazioni familiari tragiche, portare la croce se non c’è la fede? E io vorrei anche dire un’altra cosa, se non vi scandalizza: faccio fatica anche a capire come mai uno che ha una fede autentica abbia così tante croci. Non si può capire come uno porti la croce senza fede, ma è anche fatica capire come mai uno che ha tanta fede abbia pure tante croci.

CROCE

VIRTÙ

fede

FAMIGLIA

Suor Raffaele Cessi delle Suore della Carità di Lovere, dette anche Suore di Maria Bambina, era la superiora dell’orfanatrofio di Santorso, una Opera Pia voluta dal barone Rossi, ove avevano trascorso l’infanzia anche alcuni Religosi della Congregazione.

MI160,2 [6-04-1967]

2 Ieri sera è capitata una cosa che mi ha un pochino sconcertato sul piano umano, e stamattina durante la Messa mi sono raddrizzato perché ho capito di che lingua si tratta. Il fatto è il seguente. Adesso sconcerto un pochino anche voi sul piano umano e dopo ci raddrizzeremo in compagnia. Sono andato all’ospedale di Schio a trovare la superiora di Santorso, suor Raffaele . Una suora mi ha telefonato l’altro giorno dicendo che la superiora aveva una cosa urgente da domandarmi: “Se potesse fare la carità di venire perché lei non può muoversi; è a letto, ma se non è oggi sarà domani la portano all’ospedale per una trasfusione”. Sono andato all’ospedale e l’ho trovata buttata su un letto, poverina, incapace di muoversi; ogni tanto tossisce e butta fuori sangue dalla bocca, perché ha un tumore al polmone. Ha una cannula attorno al collo e la bombola di ossigeno a fianco. Il tumore dai polmoni è passato alla testa: è paralizzata a un braccio, non è neppure capace di muoversi; il braccio è come morto e la mano non è capace di muoverla. Ha cominciato ai primi di marzo a non muovere più la mano: piano piano l’ha presa un formicolio alla mano e, poi, piano piano il tumore ha preso i centri della testa per cui il braccio sinistro non si muove, cioè riesce a muoverlo un pochino, pochissimo, mentre la mano non si muove per niente.
E diceva sorridendo mentre aveva un crocefisso in mano: “Neppure il Signore è capace di tenere la mano, neppure il Signore; guardi, non vuol più prendere in mano neppure il Signore!”. Ora ha i giorni contati: possono essere tre o quattro giorni come può essere anche un mese. Ormai il tumore ha spaccato i polmoni completamente, per cui quando tossisce vengono fuori sputi di sangue; e ha colpito già il cervello, e il cervello sta già compiendo la sua azione paralizzante; perciò ci può essere un collasso improvviso che in poche ore può portarla alla morte. Non è neppure capace di muoversi; le devono fare tutto, devono sostenerle ogni cosa, anche un crocifisso!

AUTOBIOGRAFIA

CROCE malattia

A Bassano del Grappa (VI) le Suore di Maria Bambina hanno una casa di riposo chiamata ‘Villa Gerosa’ per le loro suore anziane e malate.

MI160,3 [6-04-1967]

3 E ne capita anche un’altra! Il motivo per cui voleva parlarmi era questo: in questi giorni è passata la provinciale a Santorso, e ha comunicato che vuole portare via le suore perché la Congregazione ha aperto a Roma la clinica “Padre Gemelli” e hanno bisogno di suore, e allora vogliono portarle via e chiudere la Casa di Santorso. Pensate che suor Raffaele è in quella Casa da quarantadue anni, da più di quarantadue anni! Pensate inoltre che quando si è ammalata l’altra superiora, quella che c’era prima di lei, lei ha chiesto di non mandarla in casa di riposo, a Villa Gerosa , ma di tenerla lì, e quell’altra superiora è ancora là, a letto, assistita come una mamma e circondata dall’affetto di queste suore, di queste figlie che le vogliono bene come a una mamma. Dunque, pensate che atto eroico: oltre che avere una Comunità da dirigere si è assunta, come un onore, di avere la precedente superiora in casa e quella morirà dopo di lei. Ed ora passa la madre provinciale, la quale insiste presso l’amministrazione: “Bisogna assolutamente che portiamo via le suore”; ultimamente hanno già detto all’amministrazione che non c’è niente da fare... Le suore sono andate anche dal vescovo e adesso il vescovo si opporrà... Insomma, questa croce non è indifferente: lei da quarantadue anni è nella Comunità e vede che viene chiuso l’Istituto perché la madre provinciale non vuole più darle suore. E allora comincia un po’ di crisi nelle suore perché per aprire Case un po’ più redditizie e andare in un altro posto si deve lasciare questa.
È finita la croce per questa creatura? No! L’altra sera la madre provinciale va un’altra volta e stabilisce di portare suor Raffaele a Villa Gerosa, cioè di portarla nella loro casa di ricovero, e non dice la cosa neppure alle suore. Ha combinato tutto con il professore e ieri mattina - questa è stata la parola nuova di ieri mattina - il professore ha detto a suor Giuseppina, la vicesuperiora: “Guardi che abbiamo già combinato con la madre provinciale che adesso, fra qualche giorno, se la situazione non precipita, la portiamo in casa di riposo a Villa Gerosa”. Instintivamente verrebbe da dire: “Queste benedette suore hanno perso il cuore?”. C’è una creatura che sta per morire; è possibile che in quarantadue anni di servizio in una Comunità non si sia meritata un letto lì, un po’ di assistenza per un mese o due, se è necessario, in modo da morire fra il calore delle mura dove ha vissuto quarantadue anni, morire circondata dall’affetto di quelle creature? O il Signore vuole veramente questo, il Signore è così duro che vuole che muoia in una casa lontana? Sul piano umano, ieri sera mi era venuto di mandare tanti accidenti a questa provinciale e di dirle: “Senti, cara mia: una che arriva ad essere superiora... - i superiori sono tutti eguali, e quando si arriva ad essere provinciale, non parlo di superiore generale, parlo di quello provinciale... più in su si sale e peggio è! - ha perso completamente il cuore?”. La parte umana avrebbe agito così.

CROCE

CROCE incomprensioni

COMUNITÀ

superiore

L’assistente Vinicio Picco era all’epoca consigliere generale, mentre l’assistente Giuseppe Filippi insegnava materie scientifiche alla Casa dell’Immacolata e all’Istituto San Gaetano.

I veggenti di Fatima furono tre: Lucia Dos Santos e i suoi due cuginetti Francesco Marto (morto il 4.4.1918 a nove anni d’età nella sua casa di Aljustrel di Fatima) e Giacinta Marto (morta il 20.2.1920 a dieci anni d’età all’ospedale “Dona Estefania” di Lisbona come la Madonna le aveva rivelato due anni prima durante una visione nella camera del fratellino Francesco ammalato di spagnola).

Un giorno Giacinta disse a Lucia che la Madonna era venuta a visitarla nella sua stanzetta di malata: “Ella mi ha annunciato che io andrò a Lisbona, in un altro ospedale, che non rivedrò più né te né i miei genitori, e che dopo aver molto sofferto morirò sola. Mi ha detto di non avere paura perché Ella stessa verrà a prendermi per il Cielo”.

MI160,4 [6-04-1967]

4 Proprio ieri mattina parlavamo nella meditazione dicendo: “Noi superiori, se ci sono due o tre amici che hanno lo stesso carattere, cerchiamo di fare tutto il possibile perché stiano in compagnia”. Vi ricordate che ne parlavamo? Il lato umano lo cerchiamo: perché no, perché no? E ieri sera mi vedo che accade proprio tutto il contrario: possibile che una superiora venga accecata al punto di dire...? Io capisco che se una adesso fa una paralisi, cade e ricade, è conveniente portala alla casa di riposo, ma una che ha un tumore, che certamente è andato a finire alla testa per cui ha i giorni contati... umanamente parlando mi sembrerebbe disumano portarla al ricovero. Tu, Vinicio, che sei il più vecchio, dico male? Siete d’accordo voialtri? Filippi?
Umanamente parlando, fino a ieri sera ero irritato per questo atteggiamento, ma stamattina ho cominciato a vedere la cosa in modo differente: ci vuole sempre una notte per digerire le cose! Ho cominciato a vedere la cosa dal punto di vista di Dio, il quale si serve anche della stupidaggine del superiore per fare quello che vuole lui. Io parto con l’idea di volervi bene, di mettervi insieme nel modo migliore, e un domani il Signore si serve della mia stupidaggine, di un momento di stupidaggine mia per fare quello che vuole. Questo dimostra che il superiore è lui: noi uomini non lo siamo! Quando sono morti i piccoli veggenti di Fatima, i due piccolini , si avverrò la promessa che la Madonna aveva fatto a Giacinta: “Andrai in un ospedale lontano dove non conosci nessuno. Andrai distante da tutti, con persone che non conosci... e là patirai e soffrirai...” . Io ho pensato: “Si vede che in Paradiso, proprio, costumano così!”. Le abitudini del Paradiso! A una creatura che ha offerto la vita per lui e si è sforzata di essere una buona suora, perché è proprio una buona suora, e Filippi e compagni lo sanno, suor Raffaele è un’anima bella che ha lavorato con spirito buono: a una creatura così il Signore riserva il calice amaro, neanche la gioia di morire fra quelle creature. Pensate che suor Giuseppina è stata trentadue anni insieme. Potete immaginare se la vicesuperiora non si prenderebbe cura di lei come una sorella? Pensate all’affetto che c’è tra loro. Se parlassimo con termini umani verrebbe da dire: “Che crudeltà!”, ma se parliamo in termini di fede è tutta un’altra cosa, è tutta un’altra cosa!

COMUNITÀ

superiore

VIRTÙ

fede

DIO logica di...

VOLONTÀ

di DIO

MARIA Fatima

CROCE sofferenza

CROCE incomprensioni

Cfr. Matteo 25, 23.

Cfr. 1 Samuele 3,1-4.

MI160,5 [6-04-1967]

5 Non si capirebbe nulla guardando con termini umani a quell’angelo famoso che è stato mandato quella volta a portare via la mamma in casa di quei piccoli e che è ritornato dicendo: “Signore, non ho avuto il coraggio: c’erano tre, quattro, cinque piccoli e la mamma sola, poverina, e non c’era nessun altro che potesse accudire ai bambini...”. Il Signore allora lo ha mandato giù, in riva al mare, a prendere quel sasso che aveva dentro un verme e gli ha chiesto: “E chi è che mantiene quel verme?”. È tutto un altro modo di pensare, cari!
Perché? Perché il Signore vuole purificare, il Signore vuole purificare, vuole una conversione completa: “Sì, Signore, rinuncio a questo, rinuncio anche alla gioia di essere consolato da persone amiche. Anche questo mi domandi, Signore, anche questo? Anche questo io ti do, Signore!”. È tremendo, è tremendo! E il bello è che quanto più un’anima ama il Signore, tanto più il Signore la porta in su, fino a questo strappo, proprio uno strappo. Ha lavorato quarantadue anni e piange pensando che sarà chiuso l’Istituto, che le suore andranno via, e non solo: non avrà neanche la gioia di morire lì, a Santorso! Il Signore le comanda: “Va’, ritirati vicino a suore che tu neanche conosci - sono della stessa Famiglia religiosa, ma lei neanche le conosce per nome -, in terra lontana, e muori là! Però di lì a pochi giorni sarò lì a dirti: “Euge, serva bona, fidelis... entra nel gaudio... ”. Più vi avvicinerete al Signore, più il Signore vi farà mangiare questo pane, e più diventerete, vorrei dire, Dio, simili a Dio, più vi unirete a Dio, più vi trasformerete in Dio, Però, ricordatevi che questo pane, all’inizio, è un pane duro anche se è un pane che lascia gioia nell’intimo, perché senti che ti purifica. È un pane che ti costa, che quando lo mangi ti costa, ti costa. Potrei portarvi dei paragoni, degli esempi locali, ma lasciamo stare; porto casi esterni, ma è un pane che costa, costa tanto. Però è pane sostanzioso, è il pane che lascia gioia intima, è il pane che ti unisce a Dio, che ti fa sentire la presenza di Dio, proprio la vicinanza di Dio. Stamattina abbiamo letto nell’epistola la vocazione di Samuele e la storia della vicinanza di Dio. Samuele non era abituato a sentire il Signore vicino, non era abituato. In principio del brano c’era una frase che diceva che il Signore gli è andato vicino e lo ha chiamato. Qualche altra volta il Signore viene vicino e bastona invece di chiamare... a volte prima chiama e poi bastona.

DIO logica di...

CONVERSIONE

DIO amore a Dio

CONSACRAZIONE distacco

CROCE prove

CROCE sofferenza

PENITENZA sacrificio

DIO rapporto personale

Monsignor Enrico Galbiati, noto biblista e orientalista, assieme a don Angelo Albani, parroco di Pessano (MI), a don Massimo Astrua e a don Paolo Acquistapace aveva fondato l’associazione MIMEP (Misit Me Evangelizare Pauperibus) con lo scopo di produrre e divulgare il Vangelo, e altro materiale catechistico biblico-religioso, scritto in maniera semplice e moderna.

Don Ottorino intende per ‘Vangelo solo’ il testo integrale del Vangelo secondo i sinottici Matteo, Marco, Luca o il testo del Vangelo secondo Giovanni.

il libro “Il Vangelo di Gesù” è una raccolta antologica dei brani più significativi dei 4 Vangeli raccolti in un’unica narrazione, una specie di “Vita di Cristo” fatta con brani evangelici. Don Ottorino per dare ai suoi Religiosi un’idea delle dimensioni del libro lo mette a confronto con il libro che teneva in mano quella mattina durante la meditazione.

Per molti maestri di spiritualità, tra i quali anche Ignazio di Loyola, è opportuno che durante la meditazione del Vangelo ci sia la composizione di luogo, cioè portarsi con l’immaginazione nel luogo dove avviene la scena descritta dal Vangelo per essere quasi fisicamente presenti al fatto.

MI160,6 [6-04-1967]

6 Figlioli, state attenti, state attenti! Cerchiamo di capire queste cose: è un linguaggio nuovo. Ma dove capiremo questo linguaggio? Lo capiremo nel Vangelo. Innamoratevi del Vangelo e lì capiremo questo linguaggio, lo capiremo. Sono convinto che non ci siano altri libri, altre cose per imparare questo linguaggio: solo il Vangelo ci insegna a capire queste verità, cioè ci insegna a capire questa lingua che è una lingua come l’ esperanto, una lingua nuova, 'sui generis'. Questa lingua la capiremo soltanto nel libro di Dio.
E affinché possiate capire meglio, ho pensato di farvi un regaluccio dato che siamo in periodo pasquale, periodo di regali; non so se vi dispiaccia. Non so se sappiate che è uscito un Vangelo nuovo, il Vangelo precedente ma scritto in una forma nuova. C’è a Milano una società, cioè un’unione di sacerdoti con a capo monsignor Galbiati che ha curato una nuova edizione del Vangelo. Monsignor Galbiati da giovane aveva visto un libro del Sales, una specie di Vangelo fatto quasi a fumetti; non proprio a fumetti, ma quasi, e lui se ne era innamorato, perché aveva visto che se non era il Vangelo vero e proprio, era uno strumento che iniziava allo studio del Vangelo. Allora ha pensato di fare qualcosa anche lui. Ha preso tre sacerdoti e ha detto: “Sentite; cominciamo a fare qualcosa, perché se si mette in mano a una persona il Vangelo, il Vangelo da solo , può essere un po’ pesante, un po’ mattone, ma se è una cosetta che sia un po’ leggera nel leggerla, adesso che siamo abituati alle figure...”, e hanno fatto un lavoro riuscito veramente bene. Il risultato è un volume piuttosto grosso, grande pressappoco come questo libro e grosso quattro o cinque volte questo libro; ha centinaia di figure, dico centinaia, ma non figure buttate a caso. Da una parte della pagina c’è una fotografia della Palestina e dall’altra parte c’è sempre un disegno geografico di modo che si possa vedere dove in quel momento del Vangelo si trovava il Signore, e così si è costretti a fare anche la composizione di luogo. Sulla pagina, in alto, c’è una striscia e c’è una freccia che di pagina in pagina va avanti indicando il mese e l’anno in cui si sono verificati i fatti narrati nella pagina sottostante, cioè c’è una striscia che segna gli anni della vita pubblica del Signore. Tanto per darvi un’idea, il libro comincia con la carta geografica della Palestina, dopo pone i fiumi della Palestina e la cartina delle altezze della Palestina, e ribatte con piccole frasi cosicché il pensiero entra necessariamente nella testa.

PAROLA DI DIO Vangelo

DIO logica di...

Il domenicano francese Marie-Joseph Lagrange (1855-1938) è universalmente riconosciuto come l’esegeta cattolico più fecondo e influente dei primi decenni del XX secolo. Fondò la Revue Biblique e riorganizzò la Scuola Biblica e Teologica di Gerusalemme; il governo francese gli affidò la direzione dell’Ecole Archéologique Française. Fra le sue molte opere esegetiche va ricordata la “Synopsis Evangeliorum” del 1926.

Don Ottorino intende avvertire i suoi giovani che il libro della Mimep non sostituisce né uno dei quattro Vangeli canonici, né l’insieme dei quattro Vangeli.

Nel testo registrato si ascoltano commenti.

Don Federico era all’epoca il viceeconomo del seminario vescovile di Vicenza.

Nel testo registrato si ascolta una voce che aggiunge: “Per quelli di don Gnocchi”.

MI160,7 [6-04-1967]

7 È un sistema moderno di presentare il Vangelo, adattato alla nostra mentalità di oggi in cui siamo abituati a vedere più che a pensare. Viene riferito il testo evangelico, ma messo in una forma che non ha la pretesa di completezza come si ha nella Sinossi completa del Lagrange. Hanno preso il passo evangelico di uno degli evangelisti, quello che è scritto meglio, quello che è più adatto al contesto, senza voler mettere tutti i brani del Vangelo in forma integrale: è chiaro che esso non sostituisce il Vangelo , perché non è completo, non ha tutto il Vangelo!
Don Aldo ne ha ordinate cento copie per darle ai ragazzi dell’Istituto e io cento copie per darle a voi, una per ognuno di voi, e poi vedremo per quelli di V ginnasio; vorremmo proporre alla V ginnasio l’esperienza di fare “l’impegno di vita” settimanalmente prendendo una paginetta di quel Vangelo. Adesso toccherà a don Luigi che si è impegnato a provvedere. Pensate che vendono il libro a trecentocinquanta lire: pure spese soltanto, pure spese! Don Federico Evarelli ne ha comprati trecento esemplari la settimana scorsa, e prendendone trecento danno anche lo sconto del 10%. Coloro che hanno curato l’edizione lo hanno fatto soltanto per un’opera di bene. Pensate che è stato stampato dalla Editrice Garzanti. È un libro bellissimo! Si ha sempre la carta geografia davanti di modo che uno vede a che punto siamo nel viaggiare di Gesù; in cima alla pagina c’è la freccetta che indica le date della vita pubblica del Signore di modo che, più andiamo avanti nella lettura più possiamo osservare: “Ecco, adesso Gesù è là... ecco, è là...”, sicchÈ uno si fa anche un pochino l’idea spazio-temporale dei fatti narrati nel Vangelo.

PAROLA DI DIO Vangelo

PAROLA DI DIO Impegno di Vita

Cfr. D. ALIGHIERI, La divina commedia, Inferno, canto III, 94-96: “E il duca lui: “Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.

MI160,8 [6-04-1967]

8 Mi sono fermato in sede di meditazione su questa novità perché vorrei che ognuno di voi capisse una cosa: abbiamo poca fede. L’epoca odierna ha poca fede; è inutile che ne parliamo qui! “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”. Teniamolo in mano il Vangelo, cerchiamo di farci l’idea degli episodi, portiamoci sul posto, e insistendo oggi e insistendo domani ci incontreremo con il Signore. Dobbiamo fare la fatica di leggere il Vangelo, perché andando vicino al Signore ad un dato momento ci incontreremo con lui! Anche il “mattutino” alla sera si potrebbe farlo con un libro così: basterebbe prendere una paginetta alla sera, vedere un pochino, leggere e meditare, per cui poi nella predicazione, nelle conversazioni, negli incontri che facciamo, parliamo di qualcosa di vivo. Vi ripeto che è fatto veramente bene. E ho pensato di farvi un regaluccio, appunto, di darvene uno per ciascuno: penso che questa cosa non vi dispiaccia.
Ora, per prima cosa, questo libro ci insegnerà che quando ci capiterà qualche cosa come quella capitata ieri a suor Raffaele, la quale non sa ancora che deve andare in casa di riposo, cioè in casa della morte perché per lei è morte e non riposo, e quando partirà da Santorso dirà: “Ecco, vado a morire distante dai miei figli, distante dalle mie suore, distante da tutto: vado là per esservi sepolta!”... Ora, quando ci capiterà qualcosa di quel genere, questo libro ci insegnerà a dire: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” , ci insegnerà a vedere il lato soprannaturale delle cose, ci insegnerà a vedere Dio, il passaggio di Dio e non della parte umana, perché, umanamente parlando, ci sarebbe da mandare tanti di quegli accidenti a quella superiora provinciale, ci sarebbe da mandarle tanti pidocchi, pulci e topi... umanamente parlando, però. Spiritualmente parlando invece si dovrebbe dire: “Povera creatura, sei anche tu uno strumento nelle mani del Signore il quale ti ha un pochino infinocchiata, e dopo, quando ti sveglierai, dirai: che crudele sono stata!”, e andrà dal padre spirituale a confessarsi: “Ah, padre, sono stata una provinciale... Io non comprendo, ne ho combinata una per colore: sono stata cattiva con le suore...”. Il Signore prima la rende sciocca e dopo la porta al rimorso in modo che pianga anche lei. E questa sarà anche la mia sorte quando non sarò più provinciale!

VIRTÙ

fede

PAROLA DI DIO Vangelo

PREGHIERA meditazione, contemplazione

FORMAZIONE

CROCE

DIO passaggio di...

DIO scoperta di...

Don Ottorino, nella foga del discorso, ha abbandonato completamente il commento alla 1ª lettera ai Tessalonicesi con il quale aveva iniziato, e che soltanto ora riprende verso la conclusione della meditazione.

Il riferimento è alla più piccola dei tre veggenti di Fatima.

MI160,9 [6-04-1967]

9 Seconda cosa.
“Ed è su di essa che Paolo pone la sua speranza”. In altre parole, il Signore ha stabilito che ci siano degli uomini che vadano a ricordare agli altri uomini queste belle cose... “Questa è la verità, questo è il modo di accettare le croci, di vedere le croci!”; ha stabilito che ci siano degli uomini - e questi uomini siamo noi! - che vadano in giro per il mondo a insegnare queste cose. “Questo confermare i fratelli è certo opera di ‘grazia’ che viene da Dio stesso e comunica ai cuori ‘una eterna consolazione e una lieta speranza”. Io devo dire a suor Raffaele una parola di conforto. Quando ho telefonato a Santorso per vedere se suor Raffaele era all’ospedale o a casa, la suora che era al telefono mi ha detto: “Sì, don Ottorino, è all’ospedale. Faccia un piacere, vada a trovarla e le porti una parola di conforto”. Bella questa espressione: “Porti una parola di conforto”! Noi siamo chiamati a portare la parola di conforto, cioè a interpretare le azioni di Dio, a interpretare il dolore, a indirizzare il dolore, a insegnare alle anime a mangiare il dolore. Questa è la nostra missione! “... è opera di un ‘dono spirituale’. È Dio, è Cristo che deve ‘confermare’; giacché la facoltà di confermare e di confortare è un carisma. Dio stesso deve ‘esortare’ attraverso gli uomini”. Perciò Dio stesso insegnerà a suor Raffaele a mangiare il dolore, ma si servirà degli uomini... Dio si servirà degli uomini per aiutare Giacinta a mangiare quel suo dolore... È questa la nostra missione! Voi capite che possiamo esplicare la nostra missione se prima siamo convinti che le cose stanno così, e se siamo convinti di essere come Samuele inviati da Dio. E allora bisogna anzitutto essere noi convinti di quello che diciamo, e in secondo luogo essere convinti che siamo gli uomini di Dio e che dobbiamo parlare in nome di Dio.

CROCE

APOSTOLO missione

AUTOBIOGRAFIA

APOSTOLO ambasciatore di Dio

L’assistente Antonio Zordan si stava preparando per la prima misione nel Chaco (Argentina).

Cfr. Atti 10,38.

Cfr. Atti 22,3.

MI160,10 [6-04-1967]

10 “Per cui, quando ci sono dei cristiani che, trovandosi tra persecuzioni e tentazioni, hanno bisogno di essere corroborati nella fede, sono necessari i doni spirituali. In tali situazioni, ogni aiuto viene dunque da una parola fraterna, nella quale sia operante lo Spirito di Dio...”.
Caro Antonio , troverete i cristiani anche nel Chaco, li troverete dappertutto, troverete cristiani tra persecuzioni e tentazioni, e questi cristiani hanno bisogno di essere corroborati nelle fede: perciò sono necessari i doni spirituali. Ed ecco l’uomo di Dio che ha capito queste cose, che vive il Vangelo, che vive questo spirito, che passa benedicendo e “sanando omnes” , che passa portando i doni di Dio. Perciò il Signore si serve di me, si serve di voi, per portare questa parola fraterna. Dove c’è un dolore, dove c’è un momento di agitazione, dove c’è un momento di smarrimento, lì deve arrivare l’uomo di Dio, l’inviato del Signore, il quale deve conoscere queste cose, deve vivere queste cose e deve essere convinto che va in quel posto in nome di Dio. Ecco perché mi sentite gridare da tanti anni che prima bisogna essere, perché necessariamente bisogna conoscere ed essere, essere e conoscere, e dopo portare. Perciò, fratelli, andiamo tutti alla scuola di Gesù, ma con tanta umiltà; mettiamoci seduti per terra, come San Paolo quando era alla scuola di Gamaliele , mettiamoci seduti ai piedi di Gesù, e come il piccolo Samuele anche noi, quando andiamo in chiesa dinanzi a Gesù, diciamogli: “Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta! Signore, dimmi che cosa vuoi da me! Insegnami, o Signore, il cristianesimo, il vero cristianesimo, perché, da solo, faccio fiaschi, fiaschi, damigiane e cisterne!”. Amen!

CHIESA cristianesimo

CROCE

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO missione

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO ambasciatore di Dio

GESÙ

imitazione

PREGHIERE per chiedere aiuto