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LA VITA ALLA LUCE DELL’ETERNITÀ

MI180 [17-05-1967]

17 Maggio 1967

Don Pietro Martinello, insieme con don Graziano Celadon e gli assistenti Antonio Ferrari, Mirco Pasin e Antonio Zordan, stava preparandosi per partire per il Chaco nel mese di luglio di quell’anno 1967.

Si stava costruendo il villaggio San Gaetano a Bosco di Tretto per le vacanze estive dei giovani dell’Immacolata e per i ragazzi dell’Istituto San Gaetano, e il clima piovoso faceva andare a rilento i lavori.

Il riferimento è all’assistente Antonio Ferrari, che era di costituzione robusta.

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965. Le citazioni, prese dalle pagine 91-92, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

1ª Tessalonicesi 5,5-6.

MI180,1 [17-05-1967]

1 Per piacere, don Pietro , fa’ cessare la pioggia. Siccome lui va al Chaco, non ha bisogno della montagna e perciò permette che piova dappertutto; e noi li mandiamo al Chaco a piedi! Ridiamo, ma fra un mese e mezzo i nostri missionari vanno al Chaco e dopo, magari, non li rivedremo mai più; Antonio va e lo mangeranno: ridiamo noialtri!
Saltiamo qualche meditazione, per accontentare il signor maestro dei novizi e andiamo a pagina novantuno , saltando i commenti che parlano della risurrezione finale di cui abbiamo già trattato ieri. “Conseguenze Morali. Vigilanza e temperanza”. “No, noi non siamo della notte né delle tenebre; non dormiamo, pertanto, come gli altri, ma vegliamo e siamo temperanti”.

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI

Adolfo Soprana, grande amico e benefattore della Congregazione, aveva un negozio di ottica e gioielleria nella piazza centrale della città.

MI180,2 [17-05-1967]

2 “Chi non sa nulla del giorno di Cristo, vive nell’oscurità e come uno che dorme; chi non crede vive accanto alla vera realtà come immerso in un sogno”.
Colui che va avanti alla giornata, l’uomo che non ha fede, fa veramente compassione. Soprana era qui con noi alcune sere fa e mi diceva: “In bottega un medico ha detto che per lui la vita era finita. Si era sposato - sono dieci anni che è sposato - e non ha avuto figli. Allora si è preso un bambino al brefotrofio; è ricco, sta bene e ha adottato un bambino come figlio... ma la vita non gli può dare più niente, più niente. Non ha un po’ di fede, perciò per lui tutto è finito; sono finiti tutti i sogni”. Nel mondo si trova gente che sta bene, che ha soldi, che ha possibilità e che dice: “Per me ormai tutto è finito! Mah, non mi interessa più niente!”. Sono persone che provano tutte le cose che ci sono sopra la terra, che possono avere, e a un dato momento perdono interesse per tutto. Quante creature disgraziate ci sono in questa situazione! Per noi non dev’essere così; per noi c’è sempre una cosa che ci interessa, o meglio è la sola cosa che ci interessa: la vita eterna. “Non conoscendo la fine del mondo e non sapendo nulla del ritorno di Cristo, non si può neppure conoscere il mondo”.

VIRTÙ

fede

MONDO ateismo

AUTOBIOGRAFIA

MONDO

NOVISSIMI eternità

Don Ottorino evidentemente scherza , perché il ‘bruscandolaro’ è una pianta di luppolo selvatico che cresce nelle siepi e non può reggere uno che si impicca per la fragilità del suo tronco.

MI180,3 [17-05-1967]

3 La chiave per conoscere il mondo, per interpretare il mondo, è conoscere Cristo, conoscere Dio, conoscere la fine. Se tu non conosci questa fine, se tu non conosci la vita eterna, se tu non conosci Dio, non gusti la vita.
Giorni fa è venuta da me la signorina Munari - erano tre sorelle, una è morta, sono rimaste in due e una continua a piangere e a ridere... - e mi ha detto così: “Quanto è buono il Signore d’avere creato le sorelle, perché io penso a una cosa: se mia sorella che è messa in queste condizioni non avesse una sorella che l’assistesse, quanto avrebbe da soffrire! Invece vedo che è contenta. Io voglio tanto bene alla sorella, tanto bene, perché lei mi ha voluto tanto bene e mi ha aiutato quando stava bene; adesso, poverina, è ridotta in quelle condizioni, ha bisogno di essere aiutata, e io sento il dovere di farle un po’ di bene... mi sento portata a farle del bene e sento che questo è proprio un dono di Dio. Il Signore mi ha fatto il regalo di poterle fare del bene”. È un atto di eroismo fare del bene a una persona che è ridotta in quelle condizioni, come una bambina, bisognosa di sostegno e di tutto. Ed ha aggiunto: “E sento di volerle bene, ma tanto, anche umanamente!”. Guardate a che punto si può arrivare! Ha detto: “Volevo dare un bacio a mia sorella a Natale, e ho detto: faccio un fioretto fino a Pasqua. A Pasqua ho detto: no, non le do un bacio a Pasqua, faccio un fioretto fino a Natale, per la salvezza dei peccatori”. Fa un fioretto, sente quanto è buono il Signore che ha creato le sorelle in modo che una sorella possa sostenere l’altra, e pone la virtù al di sopra della carne perché, per amore del Signore, dice: “Mi sacrifico e non voglio neanche darle un bacio: faccio un fioretto”. Sicché la ‘charitas’ non la si può chiamare solo sentimentalismo! Ora questo lo si capisce soltanto con quella chiave famosa che è la vita eterna e che vede il Signore in mezzo. Quando non mettono il Signore in mezzo, prendono un barattolino di veleno e si avvelenano, si tagliano le vene, si impiccano; e allora tu vedi la gente impiccata su un ‘bruscandolaro’.

GESÙ

conoscenza

DIO

MONDO

CARITÀ

amore al prossimo

ESEMPI servizio

NOVISSIMI eternità

VIRTÙ

eroismo

PENITENZA sacrificio

Don Ottorino si proietta sempre con entusiasmo in avanti: la missione nel Chaco non era ancora cominciata, e Ruggero Pinton stava terminando il 1° anno del corso teologico.

Don Ottorino scherza anche con questo esempio, nel quale nomina Antonio Pernigotto che aveva emesso la professione religiosa nel gennaio di quell’anno e che proveniva da una famiglia di agricoltori.

MI180,4 [17-05-1967]

4 “Ma ecco, le ore del mattino esigono che si sia svegli. Così, chi è stato illuminato dalla luce del Signore che viene, è stato svegliato, ed è lì sempre pronto; chi guarda con fede alla venuta del Signore, rimane vigile e può prendere sobriamente il mondo così com’è”.
Le ore del mattino esigono che si sia svegli, perché se si è addormentati alla mattina, che cosa succede quando si fa sera? Tante volte siamo addormentati anche alla mattina, ma alla mattina bisogna essere svegli. Per noi, sopra la terra, è come se fossimo al mattino e bisogna essere svegli, non bisogna dormire perché abbiamo una giornata sola: la nostra giornata d’esame. Finita quella giornata, passata quella giornata che abbiamo sopra la terra per noi è finito: non ci sono esami di riparazione. Cari, stiano facendo il compito finale: voi qui in Italia, altri nel Chaco, Ruggero a Crotone... Caro Antonio: stiamo facendo il compito finale! Fatto questo compito, per noi è finita. Ora, il giorno dell’esame non vai a scuola con un’ora di ritardo perché altrimenti sai che sei bocciato e ti tocca rifare un altro esame. Ora, per noi, non c’è esame di riparazione. “... chi guarda con fede alla venuta del Signore, rimane vigile e può prendere sobriamente il mondo così com’è”. Se io credo nell’aiuto del Signore cerco di essere sveglio e prendo il mondo com’è, come il Signore lo ha mandato, e cerco di trasformarlo. Porto un esempio materiale, e allora Antonio Pernigotto capisce mentre gli altri non possono capire. La mucca mangia il fieno, mangia l’erba e altre cose, e dopo dà il latte; trasforma quello che mangia in latte. Ieri sera vi raccontavo di un ragazzo che aveva detto: “Mamma, mamma, ho visto la centrale del latte!”. Aveva visto le mucche per la prima volta.“Ho visto la centrale del latte!”. Si vede che non aveva mai visto da dove venisse il latte. Bisogna trasformare, trasformare! Anche noi dobbiamo essere così: dobbiamo prendere tutte le cose del mondo e dobbiamo trasformarle, non rigettarle. Perché il Signore le ha messe lì: sono doni di Dio. Bisogna però trasformarle. Il cibo che il Signore ti dà, i mezzi che il Signore ti dà, anche la tecnica che il Signore ti dà bisogna trasformarla. In che cosa? In vita eterna! Le cose che Dio ci dà bisogna trasformarle in amore, bisogna servirsene con amore... Quando si sale in macchina - oggi si può andare in macchina invece di andare con l’asino - si deve dire: “Grazie, Signore; che presto ho fatto ad arrivare!”.

ESEMPI Novissimi

MONDO

ESEMPI vari

CARITÀ

Raffaele Testolin aveva emesso la professione religiosa da poco più di due mesi.

Cfr. Genesi 9,20-27.

Antonio Pernigotto proveniva da una famiglia che aveva un vigneto sulle colline veronesi e che produceva vini di buona qualità.

MI180,5 [17-05-1967]

5 Ecco quello che dobbiamo fare noi: cioè “chi guarda con fede alla venuta del Signore, rimane vigile e può prendere sobriamente il mondo così com’è”; sobriamente però, cioè con una certa misura. “Per cantare le lodi del Signore bevo cinque litri di vino al giorno”. No, in questo modo non canti soltanto le lodi del Signore, ma vai ancora più in alto del Signore: vai al quinto cielo. “Canto le lodi del Signore perché mangio cinque polli al giorno!”; no, benedetto figliolo; delle cose del Signore bisogna servirsene sobriamente.
“Infatti, sapendo qual è il fine della creazione e della storia, si può agire nella maniera giusta secondo la creazione e la storia”. Sapere che siamo diretti là, sapere qual è il fine della creazione, ci porta ad agire con sapienza, e ci spinge a domandarci: “Per quale motivo il Signore ha creato queste cose?”, e allora ce ne serviamo secondo il motivo per cui il Signore le ha create, non portandole fuori posto. Non si può, ad esempio, prendere una sveglia, aprirla e poi mettersi a giocare con i pezzettini e romperli. Quegli ingranaggi sono stati fatti per far andare avanti la sveglia. Io devo rispettare il fine della creazione, non devo prendere le creature e profanarle, perché altrimenti profano il creato. Rispettando il fine della creazione e della storia che ha per centro Cristo, che è il condottiero con il quale bisogna andare al Padre, ci salviamo. Supponiamo: tu, Raffaele , sei amante della musica. Ringrazia il Signore che ti fa amante della musica, che ti ha dato quel dono; ma è nel servirsene che sorge il problema. Fanno un bel concerto? Se è possibile si va, e se non è possibile, pazienza. Ma se questo diventa una passione, allora no! “Berrei volentieri un bicchiere di vino...”. Bevilo! Ma se fai una sbornia? Eh, no, la sbornia no! Il Signore non vuole che tu faccia una sbornia. “Ma se una volta, in sbaglio, mi capita di farla?”. Pazienza, ma cerca di stare attento perché non ti capiti una seconda volta. Bisogna prendere le cose con semplicità. Noè non ha fatto una sbornia quella volta? Ma il Signore ha castigato gli altri perché hanno fatto i pagliacci vedendolo ubriaco, non ha castigato Noè che aveva fatto la sbornia. Non è vero, Antonio? Noi ce ne intendiamo. Penso che in seguito Noè non abbia fatto altre sbornie.

VIRTÙ

ESEMPI criterio

DOTI UMANE criterio

VIRTÙ

sapienza

DIO creatore

CREATO

GESÙ

centro

DIO Padre

DIO riconoscenza a...

DOTI UMANE talenti

PECCATO passioni

VIZI

VIRTÙ

Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco che faceva parte del consiglio generale.

Cfr. Salmo 104,15.

MI180,6 [17-05-1967]

6 Può capitare che qualche volta in sbaglio si abusi senza avvertenza e senza volontà. Anche Noè la prima volta non sapeva che cosa fosse il vino e che cosa producesse, e gli è capitato di ubriacarsi. Può capitare anche a noi che, in mezzo alle creature, qualche volta sbagliamo.
Riprendiamo l’esempio della musica. Può darsi che Raffaele pensi: “Io faccio musica per servire il Signore, per amare di più il Signore”. Però, a un dato momento, invece di innalzarsi, perde la testa per la musica e prende una sbornia: “Oh, che cosa ho fatto?”. Doveva tenersi un po’ più indietro. “E allora: basta musica!”. No, ma ci vuole un giusto equilibrio. E quello che si dice per la musica si può dire per il resto. Perciò non buttiamo via i doni del Signore, non buttiamo via le cose del Signore, perché le ha create tutte il Signore, ma serviamocene per arrivare al Signore, per amare di più il Signore, per portare le altre creature al Signore. Per me non c’è altra strada. Sei d’accordo, signor consigliere ? Ed è facile andare agli eccessi opposti. Uno dice: “Bruummm, basta! Tutte cose cattive, tutto peccato!”. No! Un altro: “Boh, che cosa vuoi che sia...”, e si fa una sbornia. Prendiamo di nuovo il caso del vino. Uno dice: “Non bevo più vino, altrimenti mi ubriaco”. No, benedetto dal Signore, perché “il vino rende lieto il cuore dell’uomo”. “E allora ne bevo tanto perché rende lieto il cuore dell’uomo”. No, perché allora diventi troppo allegro. Ricordate la storia di quell’uomo che aveva dei pensieri cattivi, i quali a un dato momento hanno imparato a nuotare. Non sapete la storia? Non ve l’ho raccontata? C’era uno che aveva dei pensieri cattivi e il confessore gli diceva: “Ti raccomando”. Andava dal suo cappellano: “Ti raccomando: fa’ così, fa’ colà”; il cappellano gli dava suggerimenti: “Fa’ fioretti...”. Nonostante tutto non era stato capace di risolvere il problema: aveva ancora queste agitazioni, questi pensieri, queste fantasie. Intanto il cappellano aveva cambiato paese e lui andò a trovarlo: “Senta, don Pietro. Ho sempre quei pensieri; io non ne posso più... di sera, di notte...”. Il cappellano gli disse: “Bevi qualche bicchiere di vino”. “Non mi piace.” “Sforzati! Bevi qualche bicchiere di vino”. E lui ha cominciato a bere un bicchiere di vino, e infatti ha visto che bevendo un bicchiere di vino alla sera dormiva invece di pensare, solo che ha cominciato a prendere qualche sbornia perché da un bicchiere è passato a due, a tre, e così ha cominciato a fare delle sbornie. Un giorno mentre si trovava in piazza incontrò il cappellano insieme con due o tre persone, e lui: “Eh, don Pietro!”. Don Pietro gli chiese: “Come va?”, e quello : “Ah, per quell’affare? Bene, molto bene; peccato però che i pensieri abbiamo imparato a nuotare!”. I pensieri nelle sbornie avevano imparato a nuotare. Ecco, sarebbe un po’ troppo arrivare a quel punto. Avete capito?

PECCATO difetti

PECCATO passioni

VIRTÙ

ESEMPI equilibrio

DIO creatore

DOTI UMANE

CREATO

DOTI UMANE criterio

“E così via”. Don Ottorino prende ad esempio le penitenze che faceva nel mangiare il Santo Curato d’Ars.

MI180,7 [17-05-1967]

7 Mi sono fermato parecchio su queste considerazioni perché nelle cose del mondo bisogna avere equilibrio, perché è facilissimo o essere troppo rigidi o essere troppo aperti.
In passato abbiamo parlato con don Pietro e con voi che andate nel Chaco anche riguardo al cibo: non dovete essere troppo rigidi. Don Pietro, ad esempio, arriva al Chaco e cucina una pentola di patate che deve bastare da lunedì fino a giovedì e giovedì, se va bene, ne cucina un’altra pentola, e prepara una pentola di caffè che deve bastare fino alla domenica... “et ita porro” . State buoni! Così potremmo andare anche all’eccesso, ma potremmo andare anche all’altro eccesso dove si abusa e dove si manca di povertà e di giustizia verso la gente. Viene una povera donna e ti dà un’offerta equivalente a cinquecento lire italiane... non so quanti pesos diano per l’offerta della Messa, e con quelle cinquecento lire vai a comprare un chilo di uva che costa cinquecento lire. Non è giusto! Bisogna sapere anche dire: “Beh, questa cosa qui sì, questa no”. Se è l’onomastico di Antonio si può fare anche un’eccezione, ma non dire: “Mi piacerebbe tanto quell’uva che è tanto buona... E poi, che cosa vuoi che sia!”. Forse a quel punto basterebbe un bicchiere di birra: spendi meno e hai di più. Ci vuole quell’equilibrio che è giustizia e carità, per cui non si deve andare né di qua né di là: questo nel cibo, questo nel vestito, questo anche nelle cose di casa, in tutto quanto. Bisogna servirsi di queste cose, il Signore ce le dà ed è giusto servirsene, ma non abusarne.

VIRTÙ

MISSIONI vita missionaria

DOTI UMANE criterio

ESEMPI equilibrio

CONSACRAZIONE povertà

Dei tre veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta Marto e Lucia Dos Santos, solo quest’ultima è ancora vivente nel monastero delle Carmelitane di Coimbra con il nome di suor Maria del Cuore Immacolato.

Daniele Zeno frequentava, con Ruggero Pinton, il 1° anno del corso teologico presso il seminario vescovile.

L’assistente Giuseppe Filippi era anche geometra, e all’epoca si stava dedicando ai calcoli per il villaggio da costruire a Bosco di Tretto.

MI180,8 [17-05-1967]

8 “Infatti, sapendo qual è il fine della creazione e della storia, si può agire nella maniera giusta secondo la creazione e la storia. E conoscendo lo scopo della propria esistenza, si può ordinare rettamente le cose, perché si ha oggettivamente davanti agli occhi l’elemento più importante”.
Noi ridiamo qualche volta dei frati che mettevano la cassa da morto sotto il letto o mettevano il teschio sopra il comodino; qualche volta ridiamo nell’osservare queste cose, ma in fondo in fondo è una realtà, quella della nostra fine, che dobbiamo avere in mente. Noi, invece di avere in mente il teschio, invece di avere in mente la cassa da morto, dobbiamo avere in mente il Cristo che sta arrivando, e sarà il Cristo risorto. Pensa alla tua entrata in Paradiso; invece di pensare alla morte con il teschio pensa alla morte con la chiave d’oro in mano; dobbiamo pensare che siamo diretti all’incontro con Dio. Dopo che i piccoli veggenti di Fatima si incontrarono con la Madonna, non pensavano ad altro che al Paradiso, ed è un bel pezzo che Lucia sta aspettando Questo benedetto Paradiso: glielo ha promesso da un bel pezzo la Madonna, e lei è ancora là che lo aspetta, è in attesa, forte di quel pane che ha ricevuto quel giorno. “E io verrò in Paradiso?”. “Sì, verrai in Paradiso”. E lei è sicura di andare in Paradiso; credo che sia l’unica persona sulla terra sicura di andare in Paradiso; neanche il Papa è così sicuro. È sicura della promessa della Madonna, ma se è disposta a fare bene, perché non bisogna scherzare con l’aldilà; la Madonna glielo ha promesso, ma con le azioni bisogna corrispondere, perciò “che io non profani la grazia di Dio, che non calpesti la grazia del Signore!”. Questa è la promessa che abbiamo anche tutti noi. A Francesco la Madonna ha detto: “Sì, se dirà molti rosari andrà in Paradiso, se farà il buono andrà in Paradiso, se farà penitenza...”. A noi è stata detta questa parola, caro Ruggero. E Ruggero andrà in Paradiso? Sì, se dirà molti rosari e farà penitenza, se tratterà meglio Zeno che, specialmente a scuola, tormenta sempre... se farà così. A noi è stata detta questa parola: “Tu verrai in Paradiso”. Caro Giuseppe , nonostante i calcoli, anzi nonostante quelli del fegato, - ieri ha continuato a fare calcoli! - nonostante i calcoli, verrai in Paradiso, nonostante la tecnica, però, però se dirai molti rosari e se farai penitenza. C’è questo ‘però’.

NOVISSIMI morte

GESÙ

mistero pasquale

NOVISSIMI paradiso

MARIA Fatima

CHIESA Papa

CONSACRAZIONE

GRAZIA

PREGHIERA

PENITENZA

Probabilmente il riferimento è a don Luigi Furlato, padre maestro dei novizi.

La signora Irene Scarpa viveva con la sorella in una bella villa moderna in una zona un po’ isolata e quindi poteva attirare l’attenzione dei ladri, e perché non facessero del male a lei e alla sorella aveva sistemato le cose in modo che i ladri potessero trovare subito i soldi che cercavano e le cose preziose.

Sacerdote diocesano, grande amico e benefattore della Congregazione.

MI180,9 [17-05-1967]

9 In questa luce vivevano i santi. Quando avevano la cassa da morto sotto il letto era per pensare a questo; con il teschio sul comodino pensavano a questo. Ora tiriamo via queste cose, se volete, per carità, e mettiamo una cosa luminosa invece che una cosa scura, ma anche quella deve ricordarci, caro don Luigi , che stasera può suonare una campana che ti dice: “Alt! Finis! Rendimi conto...”. E allora possiamo essere noi a trovarci nelle condizioni della signora Scarpa che aveva tutti gli oggetti pronti: “Ecco, tutto è pronto, tutto è a posto in modo che i ladri facciano presto, portino via un libretto solo”. Pensa tu, quale confusione quando sarà l’ora della partenza, se abbiamo tutte le nostre cose disperse! Se invece sarà tutto a posto, i ladri vengono e non portano via niente, perché quello che abbiamo lo abbiamo qui nel cuore, lo portiamo a nostro Signore.
Questa è la presenza del cristiano sopra la terra! E, tra l’altro, se considerate bene, il cristiano che vive così gusta di più le cose del mondo che non gli altri che le possiedono tutte, ma non le gustano. Dicevamo prima che questa è la chiave per gustare le cose del mondo. Perché? Perché noi siamo contenti. Noi, se beviamo un bicchiere, lo beviamo contenti; gli altri, se lo bevono, si lamentano: “Ma, no questo... ma, no quell’altro! Proviamo questo, proviamo quell’altro...”, e hanno sempre da ridire e da brontolare. Domandi le ciliegie ad Antonio Pernigotto, le mangiamo di gusto e facciamo festa. Non è vero, Antonio? “Perciò, “l’esser sempre pronti”, nella vigilanza e nella temperanza, è per i cristiani l’esigenza fondamentale dell’ora in cui essi vivono”. Specialmente oggi occorrono vigilanza e temperanza. Martino, guarda che prima di sera può arrivare la chiamata per la vita eterna! Quando sta per arrivare qualche persona si è in attesa che arrivi: “È arrivata? È arrivata?”. Stamattina deve venire don Giuseppe Molon con una signora, verso le nove. È naturale che dica: “Ehi, don Guido, tu che sei in portineria, guarda che deve arrivare don Giuseppe con quella signora”. E dopo un po’ di tempo : “Guarda che sono qui, se per caso arrivano! Guarda che sono qui”. Se per caso vado in meccanica o di sopra: “Guarda che se dovessero passare adesso, sono qui...”. La nostra vita dovrebbe essere sempre un’attesa, un’attesa di Cristo che ci porti in Paradiso: “Guarda che sono in chiesa, guarda che sto facendo quel lavoro... Guarda che sono qui!”. Che rgli ci trovi sempre al nostro posto, perché deve venire, deve venire a prenderci. Caro don Luigi, queste sono le verità che dobbiamo predicare, queste sono le verità che dobbiamo vivere! E andiamo avanti un altro pezzettino.

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI giudizio

CHIESA cristianesimo

MONDO

VIRTÙ

prudenza

NOVISSIMI eternità

ESEMPI Novissimi

CONGREGAZIONE amici

VOLONTÀ

1ª Tessalonicesi 5,7-8.

L’ingegner Grassetto della grande impresa di costruzioni edili di Padova aveva una grande passione per i cavalli da corsa, e oltre che a possederne di propri, gestiva anche l’ippodromo “Le Capannelle” di Padova, uno dei più importanti per le corse di trotto d’Italia, che egli aveva ristrutturato e portato a livelli europei.

Zeno Daniele era stato alle dipendenze di Grassetto come amministratore e conosceva bene l’ambiente ippico.

MI180,10 [17-05-1967]

10 “Perché quelli che dormono, è di notte che dormono, e quanti si inebriano, è di notte che si inebriano. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri...”.
“I banchetti nell’antichità si celebravano specialmente di notte; di giorno nessuno si ubriacava tanto facilmente. Il giorno esige sobrietà: “Camminiamo onestamente, come di giorno; non in gozzoviglie ed ebrietà; non in lussuria e lascivie; non in contese ed invidie...”; un quadro esatto degli antichi sfrenati simposi! Ma qui Paolo pensa ad un’altra sobrietà. Gli uomini “sobri” sono uomini realisti, uomini che vedono le cose come esse sono; non vanno dietro a fantasie e non s’ inebriano di idoli”. Ah, anche adesso tu vedi la gente che perde la testa per qualcosa! Per esempio, vedi uno che ha la mania dei cavalli, senza offendere Grassetto , e se sente che c’è un cavallo che può diventare un campione non è contento finché non riesce ad avere la coda del cavallo. Non è così, Zeno ? Beh, quando hanno la coda del cavallo hanno anche il cavallo intero!. Se uno s’accorge che nel raccoglitore di francobolli gli manca un francobollo: viene a sapere che Umberto lo possiede, continua a tormentarlo finché non riesce ad avere quel francobollo che gli manca. Si vedono di quelle manie certe volte! C’è gente che perde la testa dietro a dei piccoli idoli. Io ci scherzo sopra, ma provate ad avvicinare il mondo e vedrete quanto siano vere queste cose. Si perde la testa per una cagnetta o per una cosa o per l’altra o per quest’altra: piccoli idoli, piccoli idoli, e tutto si concentra in essi. Viene il momento della partenza, e bisogna che lascino gli idoli. E noi abbiamo il dovere di ricordare queste verità alla gente, ma prima bisogna che le viviamo noi. Che cosa direste se don Pietro partisse per l’America e portasse via casse di questo, casse di quello, e dimenticasse a casa il breviario, il calice, il passaporto e i soldi, e dicesse: “Ho portato via tutto”, ed è senza passaporto? Arriva a Buenos Aires e subito lo mettono in custodia, per un po’ di tempo: “Vai là per il momento perché qui c’è da controllare!”, e lo mettono in galera per un po’ di tempo; se la caverebbe con il purgatorio, ma se partiamo senza il passaporto per l’aldilà non è un Purgatorio di solo qualche mese!

MONDO

DIO idoli

NOVISSIMI morte

MISSIONI

ESEMPI Novissimi

NOVISSIMI purgatorio

Il 13 dicembre, giorno della festa di Santa Lucia, tradizionalmente venivano montati alcuni banchi di dolciumi davanti alla chiesa di Santa Lucia tenuta dai frati Minori Francescani.

Il detto latino significa: “Il popolo semplice ama essere ingannato”.

MI180,11 [17-05-1967]

11 “Chi conosce Cristo, non cade in loro potere; è invulnerabile di fronte a quell’idealismo fantastico e remoto dalla realtà, che annebbia il mondo e vi porta la confusione. Chi conosce Cristo, realtà delle realtà, resterà sempre un uomo sobrio, realista”.
Chi conosce veramente Cristo non si lascia imbrogliare da certi idoli e da certe stupidaggini! Ricordate l’episodio che vi ho raccontato, accaduto a un professore del seminario in piazza 20 settembre? In quella piazzetta, dove c’è il fiorista, c’era uno che vendeva oggetti vari, camicie, un po’ di tutto. È quello famoso, ormai diventato vecchio, che vende mandorlato davanti alla chiesa di Santa Lucia, quello che il giorno di Santa Lucia vende il mandorlato gridando: “La mandola... la mandola!”. Gridava e tutta la gente intorno faceva le meraviglie. Passò il nostro professore di latino del seminario, monsignor Fantin, che veniva dal ponte degli angeli, e il venditore, che conosceva benissimo il professore, rivolto alla gente gridò: “Se non mi credete domandate a quel professore, a quel monsignore che sta venendo avanti. Non è vero, monsignore, che ‘vulgus vult decipi’? ”. E monsignor Fantin: “Altro se è vero!”. E lui: “Avete sentito, dunque, se non è vero quello che dico io? Avete sentito se non è vero?”, e ha continuato a vendere la merce. Questa è la realtà del mondo d’oggi, la realtà è questa! Ci lasciamo imbrogliare, proprio imbrogliare! Vengono con un pacco di cose da nulla e ci lasciamo imbrogliare. Tante volte ci lasciamo ingannare come quella povera donna che era assieme ad altri a guardare la merce, e dopo l’affermazione di monsignor Fantin: “Altro se è vero!”, lei ha detto: “Beh, mi dia una camicia, me ne dia una!”. Quante volte ci lasciamo accalappiare così dal mondo, quante volte ci lasciamo prendere così, ci lasciamo ingannare da quelle che sono le apparenze! Dobbiamo stare attenti, figlioli!

DIO idoli

GESÙ

conoscenza

ESEMPI mondo

MONDO

VIRTÙ

prudenza

FAMIGLIA papà

Don Ottorino probabilmente mima una quantità piccolissima di cioccolata.

MI180,12 [17-05-1967]

12 “Perciò, “l’essere pronti”, nella vigilanza e nella temperanza, è per i cristiani l’esigenza fondamentale dell’ora in cui essi vivono... Chi conosce Cristo, realtà delle realtà, resterà sempre un uomo sobrio, realista”.
Chi conosce Cristo è un uomo sobrio che va al sodo. Un uomo che conosce Cristo, che ama il Signore, che vive di Cristo, non va a cercare tante storie, sa mortificarsi, è realista. Dobbiamo guardare la sostanza, e non andare dietro a tante storie. Non si lascia ingannare e dice: “Vediamo che cosa c’è dentro... Sì, sembrano belle cose, ma guardiamo la sostanza, guardiamo che cosa c’è dentro la scatola, che non ci sia dentro soltanto una cosa da niente!”. Meno confezioni e più realtà. Si vedono queste uova pasquali grandi: c’è la carta e i nastri, ma stringi stringi, c’è tanto cioccolato così . Compra un bel pezzo di cioccolato, grosso grosso, che almeno mangi di più. Meno apparenze e più realtà. Il mondo di oggi si lascia imbrogliare dal vuoto. È vero o no? Oggi il mondo si lascia imbrogliare dal vuoto: compra l’uovo più grosso, ma che poi è quasi vuoto di cioccolato; se invece ne comprasse uno più piccolino ma tutto pieno, non sarebbe meglio? Non ci sarebbe maggiore quantità di cioccolato? Guardiamo un po’ le cose nella loro realtà, cerchiamo di sapere in ogni caso, che cosa vale la merce offerta... Non dobbiamo lasciarci abbagliare, imbrogliare da tutti i nastri, nastrini, affari e affarini; guardiamo un po’ alla realtà. Antonio, che ne dici, caro? È meglio un pezzo di manzo del Brasile, cioè dell’Argentina, almeno quello è reale piuttosto che tanti nastri e nastrini e dopo, stringi stringi, ti trovi con un osso di pollo. Andiamo.

GESÙ

conoscenza

DIO amore a Dio

CONSACRAZIONE

PENITENZA

CONSACRAZIONE autenticità

CONSACRAZIONE radicalità

MONDO