350 Lettera a don Aldo – Pasqua 1960.

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Don Ottorino, dopo un travagliato periodo di ricerca per meglio determinare le finalità dell’Opera, cerca di esporre anche attraverso questa nota scritta, a forma di lettera, che l’ideale verso cui tendere non sono gli Istituti, che permettono di accogliere un numero limitato di giovani e richiedono molti apostoli, ma la salvezza del mondo intero da raggiungere con l’impegno apostolico e missionario.
Si conserva la copia carbone della lettera: sono tre fogli grandi, intestati “Istituto San Gaetano - Vicenza”, dattiloscritti sulla facciata anteriore. La data è scritta a mano da don Ottorino su ogni foglio. Manca la firma.

Pasqua 1960

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1 Carissimo Don Aldo,

sono cresciuto in Seminario con l'ideale missionario ed è stato questo ideale, che a contatto delle famose baracche di Saviabona, nel lontano 1940, mi ha fatto fremere e nel 1941 ha fatto sorgere l'Istituto San Gaetano. Mi sono trovato a contatto con migliaia di anime e mi sono chiesto se dovevano essere prese direttamente o attraverso i giovani. Ecco il quesito posto a Francesco Giuliari. Ecco la risposta che aspettavo allora dal Cielo.L'idea era di fare un esternato, salvare i giovani e attraverso i giovani arrivare alle famiglie e continuare finché fossero salvi i due miliardi e mezzo di uomini.La guerra ci ha portato a raccogliere gli interni, ma non ha spento l'ideale dominante della salvezza di tutte le anime.Mi sono fatto allora un caso di coscienza ed avendo fatto un calcolo apostolico ho concluso che anche con l'internato si sarebbe potuto arrivare al mondo intero, trasformando però gli interni in apostoli in modo che gli ex-allievi fossero poi una cellula attiva di irradiazione apostolica.La pratica del periodo post-bellico (prima ci trovavamo in un periodo di emergenza che non poteva far legge) ha dimostrato che la massa degli interni era certo ben lontana dal sentire con noi la necessità di entrare nel mondo per portarvi Cristo.Ho pensato allora che si trattasse di un errore nel metodo di formazione. A contatto però di vari Istituti e di vari educatori mi sono convinto che con gli interni, considerando l'opera eminentemente apostolica e non caritativa, non avremmo raggiunto lo scopo.

Ecco allora tornare l'idea iniziale di lavorare con gli esterni, e con questi raggiungere la salvezza del mondo. Qui, a contatto della realtà, ho visto che se noi vogliamo avere 20.000 esterni dobbiamo avere come minimo 1000 apostoli e cioè almeno 200 preti e 800 assistenti, ed un capitale economico di almeno 10 miliardi.

Non regge la proporzione:1) Con 1000 apostoli ben formati possiamo portare Cristo almeno a 500.000 anime2) Dieci miliardi di capitale non è facile trovarli ed esigerebbero un enorme consumo di energie

3) Il risultato apostolico con i 20.000 giovani non è tale da giustificare questo sacrificio4) Gli 800 assistenti non si trovano facilmente ed allora si cadrebbe nella necessità di far fare ai sacerdoti quello che dovrebbero fare gli assistenti5) L'assistente, nell'attuale situazione, viene assorbito dall'insieme delle attività di insegnante ed educatore e non può essere nello stesso tempo l'apostolo. Pertanto è inevitabile il suo inaridimento, data l'incredibile attrattiva da parte della tecnica moderna presa sotto tutti i punti di vista.

AUTOBIOGRAFIA

PASTORALE giovani

APOSTOLO salvezza delle anime

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE carisma

APOSTOLO

Per comprendere il clima in cui è stata stesa questa lettera è bene rileggere quanto don Ottorino scrisse negli appunti del diario spirituale durante gli esercizi spirituali del 1959: “A te ricorro, Mamma carissima, in questo momento tanto decisivo per la vita di tutta l’Associazione. [...] Ora abbiamo bisogno di luce.., di tanta luce... Mamma, che cosa dobbiamo fare?... Dobbiamo continuare su questo sentiero, in attesa di nuovi ordini? Dobbiamo cercare luce?... Solo tu, Mamma, puoi guidare i nostri deboli passi”. Un dal 7 al 14 maggio 1960 per festeggiare il XX anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ma anche per altro accenno a questa difficile ricerca della volontà di Dio sulle finalità dell’Opera don Ottorino lo fece in maniera esplicita nel ritiro del Natale 1970, sottolineando le differenze di vedute fra lui e don Aldo, l’intesa raggiunta dopo un anno intero di sofferta comunione, e il pellegrinaggio a Lourdes ringraziare la Madonna di aver trovato il pieno accordo sulle finalità della Congregazione. Durante gli esercizi spirituali del 1960, in dicembre, annotò: “Mamma, è passato un anno. Forse l’anno più tremendo dello mia vita sacerdotale. Un anno di croci tremende, di ansie mortali. Però è venuta la luce.., tanta luce. E la luce è venuta da te, Mamma mia. A Lourdes ho avuto la firma definitiva...".

L’accenno è allo schema di Costituzioni che don Ottorino aveva preparato pensando alla Congregazione, ma che don Aldo non accettava perché gli sembrava portasse l’Opera oltre le finalità iniziali dell’assistenza ai ragazzi orfani.

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2 Di qui la necessità di non dormire e di trovare la via per raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo.

Di qui il mio stato d'animo: premetto che riesaminando la storia della mia vocazione e le note dei miei Esercizi Spirituali annuali dal tempo del mio liceo ad oggi non trovo dissonanza alcuna su quello che è l'ideale missionario ed apostolico e credo che questo sia stato sempre l'ideale iniettato fin dalla prima ora a tutti i giovani dell'Immacolata: "Salvare tutte le anime a qualunque costo. Ci rassegniamo a fare i meccanici per 7 ore e 45 minuti per parlare 15 minuti di Cristo, ma dev’essere il nostro sogno parlare di Lui 24 ore su 24". Questo è stato sempre il mio discorso con tutti ed il mio ideale.Ora da questo ideale io non posso assolutamente staccarmi e perciò tutti i problemi sento il bisogno di trattarli sotto questa luce.Ecco perché a Natale io sono stato colpito. Non per le stupidaggini del primo o secondo posto, ma perché io sento di amarti tanto e di stimarti, e ti sentivo freddo su di un problema che fin dall'inizio dell'opera è l'unico motore di tutte le mie azioni. Il solo pensiero di non sentirti con me mi faceva tremare, ma nello stesso tempo sentivo che in un modo o nell'altro dovevo trovare una via d'uscita, per non tradire la mia vocazione.Da principio, dopo Natale, ho cercato di non pensarci, ma poi ho sentito impellente il dovere di risolvere la situazione senza fissarmi sulla falsa riga tracciata. Ecco perché ho messo in primo piano la Casa dell'Immacolata! Il mio sguardo è sempre rivolto verso i milioni di creature che non conoscono Cristo e con le mani alzate invocano soccorso. È un'ondata nuova di fuoco apostolico ciò di cui il mondo ha bisogno, di Vangelo puro, di uomini veramente di Dio!

Che cosa io desidero da Te? Siimi fratello. Abbracciamo insieme questo ideale. Guardiamo tutto sotto questa luce. Non fermiamoci nei particolari mentre il mondo sta abbandonando il suo Dio!Come realizzeremo questo sogno? Dio ce lo dirà, ci guiderà per mano. Non possiamo però aspettare che gli eventi ci guidino. Il nostro dovere è di affrontare in pieno il problema da uomini di Dio.

Oggi a me sembra che la via migliore sia quella propostati a Bassano, perché risponde al pensiero del Papa, alle necessità della Chiesa universale e si inserisce senza urti nella struttura delle diocesi, togliendo quel pericolo, che sta divenendo sempre più grave, della poca unione fra famiglie religiose e clero diocesano.

Però sto cercando di raggiungere l'ideale e non punto sui mezzi. Sull'ideale non mi sento neppure di discutere, ma sul resto sento la necessità di discutere e di cercare.

AUTOBIOGRAFIA

MISSIONI vocazione missionaria

GESÙ

CONGREGAZIONE storia

APOSTOLO

CONGREGAZIONE spiritualità

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3 Gli scambi di vedute avuti per il passato possono aver avuto degli aspetti più o meno chiari o caritatevoli, ma credo non valga la pena di perdersi in stupidaggini, quando si pensa che unico mio sogno è sempre stato di averti fratello in questo ideale apostolico. Riconosco di aver errato più di una volta nella forma, ma penso che una buona parte di colpa nell'intorbidare le cose sia dovuta al demonio, nemico di ogni opera apostolica.

Dal contesto tu puoi comprendere che la mia proposta di fabbricare non è stata per niente precipitata: la costruzione era necessaria per raggiungere il fine. Non avendoti con me in pieno accordo, mi sembrava di andare da solo verso un ideale, sotto la cui luce io vedevo ogni cosa (ricorda come insistevo sul luogo della direzione generale, sulla necessità un domani di staccarci dal movimento diretto dei giovani, ecc...) e ciò, da solo, non mi sentivo e non mi sento di fare.Tu comprendi che se un domani io ti vedessi acceso dello stesso fuoco, che io sono convinto esser vivo nell'intimo del tuo cuore, non esiterei un istante a partire con la fabbrica, prescindendo dal denaro e nella certezza che tu stesso spingeresti me ad agire, considerando questa cosa di estrema necessità, da farsi a costo di qualunque sacrificio, fosse anche di chiudere una delle nostre case.Concludendo ti prego di perdonarmi le mancanze di carità avute a tuo riguardo, di comprendere il mio stato d'animo e ti supplico di alzare il tuo sguardo verso il mondo che brucia e di non lasciarmi solo, quando Dio stesso ti ha messo al mio fianco come collaboratore e fratello.Fissato l'ideale, le eventuali osservazioni fraterne verteranno, per dovere, al richiamo dello stesso, per togliere il reciproco pericolo che un particolare ci assorba a scapito della meta prefissa.Se per il passato tante cose non te le ho dette non è stato per insincerità, ma solo perché forse occorreva quest'ora per metterci insieme su di un binario che ci portasse diritti dove Dio ci attende.Perdonami, ti prego e comprendimi.

Don Ottorino

CROCE

AUTOBIOGRAFIA

APOSTOLO