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368 Lettera ai giovani della Casa dell’Immacolata del 21 gennaio 1963.

L368[21/01/1963]

Don Ottorino scrive agli animatori del gruppo di 3a media: prendendo spunto da un episodio accadutogli a Catanzaro, insiste sulla necessità di formare apostoli santi per aiutare e salvare tanti giovani. Si conserva la lettera originale, stesa solo in malacopia: sono due fogli giallognoli strappati da un blocco per appunti, scritti a mano con penna biro sulla facciata anteriore e metà di quella posteriore del primo, e su quella anteriore del secondo. Manca la firma, e moltissime sono le correzioni. La data è stata aggiunta a mano da don Venanzio Gasparoni, uno dei destinatari della lettera.

21 gennaio 1963

La parola “un sorriso” è sottolineata nel testo originale.

L368,1[21/01/1963]

1 Miei cari Assistenti dei birichini di III Mercoledì scorso, verso le otto del mattino, mi trovavo a Catanzaro fermo sul marciapiede di una strada della periferia in attesa che arrivasse il pulman che mi doveva portare alla stazione. Dal lato opposto della strada veniva verso di me un fanciullo di circa dieci anni, con la cartella sotto il braccio, diretto evidentemente alla scuola. Quel piccolo puntò verso di me il suo sguardo e, continuando a camminare, non cessava dal fissarmi attentamente. Arrivato alla mia altezza, finalmente compresi che aspettava da me qualche cosa: un sorriso. Glielo diedi. Mi rispose con il più bel sorriso che io abbia mai visto sul volto di un fanciullo. Il piccolo passò oltre, ma quel sorriso rimase.Più tardi mi sentii ripetere da vescovi e sacerdoti: "La gente qui sarebbe buona, ma mancano gli apostoli, manca chi insegni loro il catechismo, l'amore di Dio".Alla sera nel ripensare all'angoscioso appello d'aiuto rivoltomi dai confratelli che si trovano a lavorare in quella terra sitibonda di santi, mi riapparve il piccolo fanciullo col suo angelico sorriso e mi sembrò allora di udire la sua voce, quasi piangente, che mi dicesse: "Perché non manda i suoi sacerdoti ed assistenti qui tra noi ad insegnarci ad essere buoni?... Perché ci lascia qui soli nell'ignoranza?... Che colpa ne abbiamo noi se un giorno non sapremo più sorridere così?...".Come è possibile, miei cari Assistenti, non ascoltare l'accorato appello di tanti innocenti che aspettano aiuto proprio da noi?Quando i vostri giovani sentiranno il duro peso del quotidiano lavoro, quando la loro natura ribelle alle sante leggi di Dio cercherà di spingerli verso il piacere ed il peccato, quando cercheranno di fermare il loro cammino ai piedi del Calvario, ricordate loro l'immenso stuolo di fanciulli che, col sorriso sul labbro e con le braccia tese verso questa casa, attendono aiuto.

Se per salvarli occorrono umiliazioni e occorre del sangue, preparate i vostri giovani a sacrificare tutta intera la vita.La nostra buona Mamma la Madonna accenda in tutto il gruppo una splendida luce e dietro questa luce correte, volate verso quella meta che dall'eternità vi attende. Non dite mai basta al sacrificio finché sopra la terra tutti gli uomini non sapranno sorridere angelicamente come il piccolo calabrese.

Don Ottorino

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE assistente

AUTOBIOGRAFIA

CROCE sangue

PENITENZA sacrificio

MARIA la nostra buona mamma