L470 [22-05-1968]
Vicenza, 22 V 1968
Le parole ‘veramente tutto’ sono sottolineate nel testo originale.
Don Ottorino si riferisce ai vari problemi accennati da don Gianni nella sua lettera del 25.4.1968, della quale la presente è risposta.
L470,1 [22-05-1968]
1. Carissimo Don Gianni, ho ricevuto la tua relazione e gioisco con voi pensando al lavoro che il Signore sta compiendo tra le anime a voi affidate. Sento con gioia che state leggendo il fascicolo "La vita religiosa alla luce del Vaticano II". Ogni nostra comunità deve essere un piccolo Carmelo in mezzo alle anime. Se non si riesce a realizzare questo Carmelo che viva il Vangelo ‘sine glossa’, e che si mantenga in contatto con l’Altissimo, credo che non si risponde alla vocazione specifica della nostra Congregazione. Si potrà fare ugualmente del bene, vi potranno essere anche dei reali o apparenti trionfi, ma non si potrà dire di avere compiuto la nostra missione. Le difficoltà sono necessarie, le croci sono il sale indispensabile per il nostro lavoro quotidiano. La carità, poi, che non dovesse costare, potrebbe essere di dubbia marca. La spiritualizzazione della comunità deve essere la prima tua cura, l’apostolato numero uno. Nessuna difficoltà, nessuna incomprensione o carenza ti devono esimere da questo tuo grave dovere. Dinanzi a Dio devi rispondere in primo luogo se hai fatto tutto, veramente tutto, per trasformare la comunità in un piccolo carmelo, dove si prova gioia nel soffrire per amore di Dio, dove la dominante del pensare e dell’agire è l’amore, cioè il donare. Arrivati a questa tonalità spirituale i religiosi dovrebbero lagnarsi per essere trattati troppo bene dai confratelli. Tu sei il superiore della comunità ed ora non a me, ma a te incombe il dovere di sollevare i fratelli. Questa premessa per dirti che quelle note che ti ho inviate sulla vita religiosa le devi meditare parola per parola per te, dinanzi al Tabernacolo, prima di commentarle ai fratelli. Devono prima divenire vita per te, se vuoi dare vita agli altri. Da parte mia ti ricordo ogni giorno al Signore affinché assista la tua giovinezza in un compito tanto grande e tanto difficile. Per il resto di cui mi scrivi, cercherò di fare come mi hai detto circa D. Leonzio; riguardo alla 1100 vedi tu di interpretare la volontà di Dio, tenendo presente che prima devi assicurare, se non l’hai già fatto, un mezzo di trasporto per gli assistenti, in modo da dare loro la possibilità di spostarsi facilmente per il lavoro apostolico. Nell’attesa di poterti abbracciare verso la fine di agosto, porgo a te e confratelli il più cordiale saluto.Tuo Don Ottorino
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