L609 [06-11-1971]
6.XI.71
La lettera di don Pietro Martinello a don Ottorino è del 29.10.1971.
I Religiosi Antonio Ferrari e Antonio Zordan della Comunità San Gaetano del Chaco avevano in programma una vacanza in Italia per i primi mesi del 1972. ANTONIO FERRARI, nato il 15.5.1938 a Crespadoro (VI), entrò nella Casa dell’Immacolata il 20.10.1951, emise la professione religiosa il 22.9.1956 e quella perpetua il 30.12.1962. Dal 1956 al 1966 prestò il suo servizio presso l’Istituto San Gaetano di Vicenza, e nel 1967 fu scelto per la prima missione nel Chaco Argentino. Ivi rimase fino al 1973, quando ritornò il Italia per prepararsi all’ordinazione diaconale che ricevette il 25.10.1975. L’anno seguente ritornò alla Comunità San Giuseppe del Chaco dedicandosi al ministero parrocchiale. Nel 1982 fu destinato alla Comunità San Gaetano di Guatemala capitale, e nel 1992 passò al Centro Apostolico di Estanzuela. Dal 1995 si trova nella Comunità di Tajumulco della diocesi di San Marcos.
I verbi ‘comprendere, scusare, aiutare’ sono sottolineati nel testo originale.
L609,1 [06-11-1971]
1 Carissimo Don Piero Rispondo immediatamente alla tua lettera e ti ringrazio di cuore delle notizie in essa contenute. Anzitutto quando verrò? Ho ricevuto ieri una lettera dal Brasile con la quale Don Luigi mi comunica che il permesso per Orfano è previsto per la fine novembre o primi dicembre. Arrivato il permesso deve partire l’uomo ecc... Che vado a fare alla fine dicembre? Penso, date le circostanze, sia meglio rimandare ai primi di febbraio. Così potrò passare un periodo assieme ai due Antonio e poi, con una temperatura più mite, potrò venire tra voi e definire tutti i problemi con calma. Che ne pensi? Intanto potresti tu avvicinare il vescovo di S.Isidro e vedere e sentire senza impegni. Dalla tua lettera sento le difficoltà in cui vi trovate col Vescovo. Ricordati che la carità costa sempre e tanto, e bisogna essere disposti ognuno di noi a pagare tutto il prezzo anche per gli altri. Tu sei il primo strumento messo da Dio per salvare la carità e per pagare la moneta della carità. La carità sia il segno della fecondità del vostro lavoro. Carità silenziosa, benigna, che sa comprendere, scusare, aiutare. Carità che sa anche riconoscere i propri sbagli e sa chiedere perdono. Aiuta i fratelli ad avere questa carità anche quando costa molto ad averla. Quando verrò tra voi spero che i rapporti con il Vescovo siano buoni. Ricordati che anche l’altra volta ho dovuto far da paciere. Se ci sono vere difficoltà cambiamo luogo, ma salviamo la carità. Sento pure delle difficoltà economiche. Speriamo che la Provvidenza apra qualche porta per noi e per voi. Qui continuano le difficoltà per le vocazioni che si rendono sempre meno e sempre più difficili. I seminari hanno sempre meno allievi. Però tra tante difficoltà si trova un rifiorire di anime veramente generose che fanno di contrappeso in quest’ora tanto difficile per i singoli e per la Chiesa. Stiamo uniti. Prego sempre per tutti e per ciascuno. Prega per noi. A te e ai fratelli un fraterno abbraccio.Tuo Don Ottorino
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