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620 Lettera al signor Guido Trieste

Il sig. GUIDO TRIESTE apparteneva ad una famiglia ebrea di Vaccarino (PD), che possedeva nella zona vaste proprietà agricole. Per evitare ogni pericolo a causa delle leggi razziste del regime fascista cercò un primo rifugio presso i sacerdoti della parrocchia di Sossano (VI). In seguito venne accolto da don Ottorino all’Istituto, dove visse per circa due anni con il falso cognome Zanin e con il ruolo di insegnante dei ragazzi orfani. Aveva un ottimo rapporto con don Ottorino, e le loro conversazioni toccavano spesso temi biblici e altri argomenti di vita spirituale. Due anni dopo la conclusione del conflitto mondiale ritornò all’Istituto per chiedere a don Ottorino il battesimo, che venne celebrato in forma solenne con la partecipazione di tutti i ragazzi (cf. Positio super virtutibus, vol. 1, p. 401-403).

L620 [13-12-1950]

Don Ottorino, dopo aver premesso motivazioni di fede, chiede un aiuto economico per la costruzione di una nuova ala dell’Istituto San Gaetano di Vicenza.
Si conserva la copia carbone della lettera originale: è un foglio grande bianco, dattiloscritto sulla facciata anteriore. Manca la firma.

Vicenza, 13 dicembre 1950

Il sig. Trieste rispose subito con una lettera autografa del 18.12.1950, conservata in archivio, allegando un assegno di £. 400.000.

L620,1 [13-12-1950]

1 Egregio Signor Guido
Sono venuto ieri a Padova, con D. Aldo, ma non essendo stato possibile avvicinarLa, mi permetto di esporLe per iscritto il motivo della nostra visita. Il fraterno amore che ci ha legati fin dai nostri primi incontri e che venne sigillato con la Grazia che è scesa in Lei con il S. Battesimo, mi permette di parlarLe con quella chiarezza e disinteresse che può avere un sacerdote che non cerca la propria gloria, anzi la sfugge e la disprezza, ma solo vuole il trionfo del Regno di Dio ed il bene dei fratelli. Perdoni la mia libertà e confidenza, ma sono certo che fra qualche anno benedirà chi lo ha aiutato a fare del bene, ed in eterno benedirà il momento in cui ha dato al povero per amore di Dio. Ora noi tutti in questi momenti dobbiamo insieme fare qualche cosa per la salvezza del mondo. Noi diamo la vita senza restrizioni, ma quanto di più si potrebbe fare? Quanti casi potrebbero essere soccorsi? Ecco allora il problema: siamo senza lavanderia - cucina e servizi insufficienti - abbiamo circa 500 domande, che fare? Con una nuova ala si risolverebbe vari problemi e si potrebbe aumentare di un centinaio il numero degli orfani accolti. Però costa 24 milioni. Non potremmo confidare un pochino anche sulla Sua carità? Quello che Lei crede opportuno offrire potrebbe essere dato anche in vari periodi, da gennaio a settembre 1951. Perdoni, Signor Guido, non lo facciamo per noi. Sappiamo che così avremo da soffrire di più, ma è con il sacrificio delle nostre vite e con la generosa corrispondenza degli amici di Cristo che potremo sollevare le miserie di questa povera umanità dilaniata e sitibonda di luce. In attesa di una Sua cortese risposta possibilmente per il S. Natale, Le porge i più fraterni auguri, a nome anche di Don Aldo, e cordialmente saluta

Don Ottorino

SACERDOZIO prete