Lettere > LETTERE a DESTINATARIO SCONOSCIUTO > Scritti > 839 Lettera del 16 novembre 1951

839 Lettera del 16 novembre 1951

L839 [16-11-1951]

Don Ottorino, durante un corso di Esercizi Spirituali a Bassano del Grappa (VI), scrive ad alcune signorine aprendo il suo cuore per sottolineare la comune chiamata a collaborare per la salvezza del mondo.
Si conserva la brutta copia della lettera originale: sono quattro fogli bianchi di un blocco per appunti, debitamente numerati, scritti a mano con inchiostro sulla facciata anteriore. La firma autografa è completa.

J.M.J.

L839,1 [16-11-1951]

1 Distinte Signorine.
Perdonate se con la presente vi annoio forse con la esposizione di alcuni miei sentimenti, che sento il fraterno bisogno di manifestarvi. Da alcuni giorni mi trovo nell’intimo silenzio degli esercizi spirituali e, lontano dal campo del mio lavoro e dai rumori del mondo, guardo il passato quasi da un altro pianeta. Vedo tre cose : 1) Anzitutto vedo sempre più compassionevole la stoltezza degli uomini che corrono con smania assillante verso una felicità che inutilmente cercano nelle ricchezze, nei divertimenti e nelle soddisfazioni. 2) Da un altro lato io vedo il Divino Maestro, tutto bontà ed amore, che chiama, invita e spinge verso la salvezza, ma la sua voce viene coperta e quasi soffocata dalle grida disordinate ed assordanti del mondo attuale. Gesù con l’amore di una mamma vuole salvare gli uomini, ma questi non lo ascoltano, lo deridono e se ne beffano delle sue minacce.

SOCIETÀ

GESÙ

maestro

L839,2 [16-11-1951]

2 3) Una terza visione: il mio sacerdozio.
Sono undici anni che Gesù mi ha preso per mano e mi ha associato nella meravigliosa opera redentrice de mondo. Ho detto che mi ha preso per mano, ma credo che sia poco dire così, poiché Egli mi ha stretto tra le sue braccia e portato per vie aspre ed imbattute là dove voleva realizzati i suoi desideri. Mi ha quasi addormentato sul suo petto perché non soffrissi le vertigini della corsa e non mi lasciassi adescare dalle grida del mondo. Mi sveglio quasi da un sogno e mi trovo con Gesù al timone di una barca, che deve essere un braciere di fuoco, una fonte di luce, una fucina di santi. Sento la grandezza dell’opera, vedo il seme che sta meravigliosamente sviluppandosi, non tanto nei muri quanto nei cuori dei sacerdoti, degli assistenti e dei giovani dell’Immacolata e mi viene naturale un senso di terrore e di confusione, ma una mano mi stringe ed una voce amica mi sussurra all’orecchio: “Non temere! La barca è mia e sono io che la guido, Gesù”. Ma perché a Loro dico queste cose ed apro così il mio cuore? Solo perché sento nell’intimo che siamo stretti insieme dalla stessa mano, guidati dallo stesso Amico, entro la stessa barca. Non è desiderio di onori e di soddisfazioni che ci guida nel nostro diuturno lavoro, ma solo il desiderio di realizzare il volere di Colui che me e Voi ha chiamato a questa sublime missione. La stessa è la nostra vocazione: servire Gesù, amarLo e farLo amare. Non ci interessano le lodi e il disprezzo degli uomini; le critiche e le esaltazioni ci lasciano impassibili. Una sola è la meta: fare la volontà di Gesù.

SACERDOZIO prete

GESÙ

CONGREGAZIONE fondatore

APOSTOLO vocazione

GESÙ

amico

VOLONTÀ

L839,3 [16-11-1951]

3 Ora, dinanzi a tanto amore di preferenza che il Divino Maestro ha dimostrato per noi, che cosa dobbiamo fare?
E perché volle proprio noi? Infatti quanti sacerdoti c’erano più dotti e più santi di me! E quante altre creature c’erano nel mondo, ma Gesù non le ha chiamate, volle proprio Noi. Volle noi per farci suoi, e seppe con le scorie delle nostre miserie bruciate nel suo amore portare un po’ di luce nel mondo. È un inno di lode e di riconoscenza che esce spontaneo in questo momento dal mio cuore verso il Divin Redentore ed ho sentito il bisogno di unirvi ai miei sentimenti affinché insieme cantiamo quell’inno che solo pochi riescono comprendere e che speriamo continuare per tutta l’eternità, che ci auguriamo vicina, non per una vile fuga dal lavoro, ma per quel vivo desiderio che ci spinge a contemplare quel Gesù per cui soffriamo, combattiamo e viviamo. Perdonate questa intima espansione, ma mi sembrava mancare ad un dovere non rendendovi partecipi di questi intimi sentimenti che il Divino Maestro e la Mamma nostra Maria mi fecero udire nel silenzio e nella preghiera. Era giusto che dividendo lotte, sacrifici ed ideali sentissimo insieme la sublimità della comune missione. Di cuore saluta e fraternamente benedice.

Sac. Ottorino Zanon

Bassano del Grappa, 16.XI.51

GESÙ

maestro

GESÙ

sequela

NOVISSIMI eternità