MI122[24-12-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, dopo un breve accenno all’amicizia di Gesù con Lazzaro, Marta e Maria, insiste con forza sulla necessità di chiedere all’amico Gesù la santità che si manifesta nelle virtù della fede, della speranza e della carità, e abbondanza di apostoli per le necessità del mondo. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 37’. 1. Introduzione: l’amicizia con GesùIl riferimento è il libro di P. MATTEO CRAWLEY, Gesù Re d’Amore, Vita e Pensiero Milano 1963.
Il testo registrato, all’inizio, è un poco lacunoso e forse comincia quando don Ottorino aveva già iniziato la meditazione.
Cfr. Luca 10,38-42; Giovanni 11,1-5.
Monsignor Vincenzo Sebben (1898 –1968) fu per molto tempo rettore del collegio vescovile di Thiene. Don Ottorino lo conobbe nel 1961 quando era alla ricerca di un Istituto che accogliesse i suoi giovani per gli esami di V ginnasio; da allora i due furono legati da profonda stima e da sincera amicizia.
Il linguaggio di don Ottorino è evidentemente scherzoso, ma sempre molto plastico e chiaro.
Cfr. Luca 19,1-10.
Cfr. Matteo 26,6-13.
Cfr. Luca 10, 38-42.
Cfr. Luca 10, 42.
MI122,1[24-12-1966]
1.Voi avete letto il libro “Gesù, Re d’Amore”, e avete presente come l’autore parla dell’amicizia di Gesù. Io ricordo che una delle cose che più mi ha colpito è come padre Matteo, riferendosi a Betania, parli in una forma piuttosto umana dell’amicizia di Gesù. Padre Matteo dice che i fatti si sono svolti realmente così... Dovete pensare che Gesù era uomo! Quando io mi incontro per la prima volta con una persona, questo è un incontro, vorrei dire, ufficiale. Dopo, piano piano, diviene anche un discorso di amicizia. Anche la prima volta che mi sono incontrato con monsignor Sebben è stato un incontro ufficiale. Ero andato a chiedere per mandare là i ragazzi a fare gli esami. Dopo l’incontro ufficiale, viene quello “sottufficiale”... l’incontro di “caporale” e quello di “fanteria”, a un dato momento si arriva anche all’amicizia. Gesù era uomo e, come uomo, anche lui è entrato in quella forma; lo dice padre Matteo. La prima volta sarà successo così: Gesù sarà andato a Betania e queste persone, Lazzaro o Marta, gli avranno detto: “Maestro, vieni in casa nostra, suvvia. Puoi venire lì a mangiare un boccone con noi. Vieni. Puoi fermarti quando vuoi”. All’inizio sarà andato a mangiare, come è andato in casa di Zaccheo. Alla fine del pranzo - con le gambe sotto la tavola si combinano tante belle cose, ci si smuove un pochino - avranno detto: “Senti, maestro. Quando vieni a Betania, vieni liberamente qui a mangiare”. La seconda volta che sarà andato l’avranno accolto con gioia: “Oh, maestro, sei venuto! Oh, maestro, bene arrivato... Ma qua, ma là...”. La terza volta Gesù ormai è di casa. Marta deve avergli detto: “Maestro, eravamo in tre in casa e siamo rimasti due soli!”. E Marta e Lazzaro avranno cominciato a piangere: “Avevamo un’altra sorella, Maria, ma è lo scandalo della casa, è il dolore della casa. Se ne va in giro per il mondo, a Gerusalemme, da una parte, dall’altra... fa una vitaccia!”. E Gesù deve avere risposto: “Coraggio, Lazzaro! Marta, non avere paura! Vostra sorella tornerà, vostra sorella tornerà!”. E voi sapete che, in casa di Simone, Maria è tornata. E quando Gesù è andato un’altra volta a Betania e c’era anche la loro sorella, potete immaginare che bel pranzetto... “Mia sorella se ne sta accovacciata davanti a te a chiacchierare, e noi qui dobbiamo fare il pasticcio, perché è Natale: abbiamo da fare questo, quello, noialtri, e mia sorella là ad ascoltare!”. E Gesù: “Porro unum est necessarium. Marta, Marta, ti affaccendi intorno a troppe cose, fai troppi lavori di casa: pasticci, antipasto... Suvvia, una cosa sola è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore”.GESÙ
amico
GESÙ
uomo
ESEMPI vari
PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
maestro
Il riferimento è a Zeno Daniele, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico ed affiancava già don Ottorino in molte incombenze della Casa e della Congregazione. Nel testo registrato si ascoltano, dopo questa domanda, altre esemplificazioni incomprensibili.
Il riferimento è forse ad Antonio Bottegal, studente dell’anno propedeutico al corso teologico, che lavorava nella segreteria di don Ottorino.
MI122,2[24-12-1966]
2.Io questa mattina voglio sottolineare questo particolare: Gesù e gli amici, Gesù e gli amici. Quando si è entrati nella cerchia degli amici di Gesù, proprio in amicizia con Gesù, vuol dire che si è partecipi della sua onnipotenza. Quando tu sei amico di una persona, hai il coraggio di domandargli a prestito qualsiasi cosa. Per esempio dite: "Don Ottorino, dovrei andare fino a... Mi presterebbe la sua macchina, per piacere?”. Zeno, capita mai una cosa così? Questo senso di amicizia fa sì che a un dato momento quello che è tuo sia mio e quello che è mio sia tuo, ma in un senso veramente fraterno. Mentre una volta, Antonio , non avevi il coraggio di chiedermi qualcosa, ora invece è diverso. Questo comportamento non è per niente urtante quando si entra nella cerchia della amicizia. Fra noi e Gesù ci deve essere questa amicizia, questo legame. Questo Gesù che noi non vediamo, ma che è presente, che noi tocchiamo ogni mattina, e anche se non lo toccate con le mani, lo toccate con il corpo perché lo ricevete, realmente presente, questo Gesù è lui che desidera che noi domandiamo con questa confidenza, è lui che desidera che in casa sua noi ci diportiamo come fossimo in casa nostra e permettiamo a lui di diportarsi in casa nostra come fosse a casa sua. È lui che desidera questi rapporti, proprio lui! 2. La società S.U.M.GESÙ
amico
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
ESEMPI vari
COMUNITÀ
fraternità
Don Ottorino equivoca perché Eliseo chiese i due terzi e non il doppio dello spirito di Elia ( Cfr. 2 Re 2,9).
MI122,3[24-12-1966]
3.E allora, vedete, ho fatto quella proposta famosa di fare la “Società S.U.M.”. Pensate un momentino a questa presenza di Gesù nella nostra Casa. Sapete che cos’è la “Società S.U.M.”? Non la conoscete? È una nuova società religiosa, un secondo Ordine! S.U.M. : S vuol dire santità, sapienza, eccetera. U significa uomini. M mezzi. Sono i tre requisiti necessari per salvare il mondo. Allora, state attenti! Con questa società S.U.M. dobbiamo presentarci dinanzi a Gesù e dire: “Senti, Gesù, se tu vuoi... A me non interessa niente essere l’ultimo uomo di questa terra, scomparire, andare a finire anche in manicomio. Non mi interessa affatto anche distruggere quello che è stato fatto. Che mi umilino, che mi mettano pure in carcere, se tu vuoi questo per la salvezza del mondo: a me non interessa per niente subire queste cose. Però, adesso, per esempio che tu vuoi servirti di me, mi hai chiamato a essere prete, ad essere assistente, vuoi servirti di me per fare un po’ di bene, tu comprendi, Signore, che io ho bisogno della santità perché altrimenti non c’è niente da fare, dell’umiltà prima di tutto in modo che un domani se ho santità non vada in superbia... se ho dell’oro non è roba mia. Ho bisogno del tuo Spirito, non c’è niente da fare. Tu devi fare in modo che il tuo Spirito, lo Spirito di Dio, abbia a scendere su di me come è sceso sui tuoi profeti!”. Quando il profeta Eliseo ha detto ad Elia: “Io ti domando una cosa: fa’ che, quando tu sarai portato via dal Signore, sopra di me venga il doppio del tuo spirito!” - mi pare che abbia detto il doppio , Elia rispose: “Hai chiesto una cosa grande... piano, piano, piano; hai chiesto una cosa grande! Comunque, se al momento in cui sarò trasportato via mi vedrai, vuol dire che esso scenderà su di te, se no, pazienza!”. Nel momento in cui Elia è stato rapito dal Signore, Eliseo gli teneva il mantello... gli teneva il mantello perché aveva paura che non gli restasse lo spirito; un po’ di spirito era attaccato al mantello. 3. La necessità della santità: fede, speranza e caritàSLOGANS
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
EUCARISTIA tabernacolo
APOSTOLO salvezza delle anime
PREGHIERE a Gesù
DIO Spirito Santo
Il riferimento è all’assistente Giuseppe Filippi, uno dei Religiosi che dovevano partire per la missione in Brasile in un secondo momento.
Nel testo registrato, a questo punto, si ascolta una voce che dice: “Efeso”.
Il fatto, narrato da Atti 20,7-12, avvenne a Troade e non a Efeso.
Umberto Manzardo: don Ottorino evidentemente scherza sulla “piccolezza” dell’atletico Umberto.
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4.Fratelli miei, noi che siamo gli amici di Gesù per prima cosa dobbiamo domandargli questo suo Spirito. Figlioli, bisogna domandare al Signore lo spirito di fede. Caro Filippi mio, non è detto che tu debba metterti a San Paolo a fare dei miracoli, ma devi avere la fede che devi domandare al Signore perché è un dono di Dio. Se fosse necessario, se il Signore volesse risuscitare un morto per mezzo tuo - il Signore può anche non farlo, perché non è detto che il Signore faccia i miracoli con tutti e sempre; quello è un intervento straordinario di Dio - tu devi avere una fede tale che, se il Signore vuole, fa anche quello. Se il Signore vuole dirai: “Alzati e cammina!”, e tu tocchi un morto e il morto salta in piedi. Ora bisogna avere una fede tale che invece di essere usata per risuscitare un morto, sarà usata per risuscitare un peccatore o sarà usata in qualche altro modo, sarà usata per credere l’“Hoc est enim” alla presenza dell’Eucaristia; comunque una fede di un grado tale che, se c’è da risuscitare un morto, si fa con santa semplicità. Come ha fatto San Paolo quella volta che ha predicato là, mi pare fosse l’isola di Cipro, quando... In che posto è stato? Sì, a Efeso... quando stava predicando e c’era un ragazzo, sul davanzale della finestra, che poi è caduto. La gente si mise a gridare: “Il ragazzo è morto!”, e allora Paolo lo manda a prendere, lo tocca e lo risuscita... con semplicità risuscita il ragazzo. Domani siamo qui che parliamo, e c’è il piccolo Umberto sulla finestra che cade giù e muore. Eccolo là! Miracolo: è stato risuscitato! La fede non si riconosce perché tu risusciti i morti. Per cui: quello risuscita i morti e allora ne ha tanti gradi, quello riuscita soltanto le formiche e ne ha tanti gradi, quello fa star meglio i sorci e ha tanti gradi... No! La fede non si misura dai prodigi esterni. Può darsi che questi vengano, ma ciò non importa niente; può darsi invece che il Signore non ce lo chieda neanche, ma qualche volta succede di fare quei prodigi.DIO Spirito Santo
VIRTÙ
VIRTÙ
fede
DIO logica di...
CONSACRAZIONE santità
PECCATO peccatore
EUCARISTIA
VIRTÙ
semplicità
Cfr. Abacuc 2,4.
Il riferimento è, forse, a Mario Corato che all’epoca, entrato dal seminario diocesano dopo la maturità liceale, stava facendo l’anno di noviziato.
Luca 1,49.
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5.Amici miei, occorre una fede che fa aderire a tutte le verità, aderire coscientemente, credere che dentro di me abita lo Spirito Santo. Se avessimo sempre il Papa con noi, se nell’appartamento degli ospiti avessimo il Santo Padre ospite per un anno intero, qui non si potrebbe vivere senza pensare al Papa che è lì, senza salutarlo alla mattina magari due minuti, senza partecipare in qualche modo alla sua vita. Figlioli miei, abbiamo Dio con noi! Dio è dentro di noi, Dio è qui presente, Dio è qui presente, è presente nel tabernacolo. Com’è la frase della Sacra Scrittura? “Il giusto vive di fede!”. La prima cosa che noi domanderemo al Signore, a nostro Signore Gesù con il quale viviamo in intimità, sarà: “Signore, fa’ che io viva di fede!”. Dobbiamo essere gli uomini della fede, gli uomini che vivono con santa semplicità su questa terra, ma non vivono su questa terra; vivono su questa terra, ma hanno una mano protesa verso l’aldilà. Quello che non è eterno a me non interessa. Io mi servo delle cose del mondo, mi servo di tutto, ma a me interessa l’anima, a me interessa la vita eterna, a me interessa salvare gli uomini. Cioè bisogna che vediamo tutto sotto il profilo della fede, dell’eternità. Ah, figlioli miei, questa è la prima cosa che dobbiamo domandare al Signore! Marta ha detto al Signore: “Avevamo un’altra sorella, che non c’è più”. Gesù ha risposto: “Ritornerà”. “Signore, tu mi hai chiamato ad essere apostolo, perciò, come prima cosa, Signore, io ho bisogno di credere, ho bisogno di credere”. Vi direi, anzi, di chiedere un’altra cosa: “Signore, ho bisogno di credere anche alla mia grandezza”. Dico male, Mario? Credere che ”fecit mihi magna qui potens est” : la Madonna credeva nella sua grandezza! Anche noi dobbiamo credere alla nostra grandezza che non è superbia, che non è vanto di cose proprie, ma è confusione per i doni che il Signore ci ha dato, confusione nel vero senso della parola.DIO Spirito Santo
VIRTÙ
fede
CHIESA Papa
DIO presenza di...
EUCARISTIA tabernacolo
APOSTOLO uomo di Dio
GESÙ
unione con...
NOVISSIMI eternità
APOSTOLO salvezza delle anime
PREGHIERA domanda
PREGHIERE per chiedere fede, speranza, carità
PAROLA DI DIO Vangelo
MARIA
Antonio Donà frequentava all’epoca il 3° anno del corso liceale.
MI122,6[24-12-1966]
6.In questi momenti stiamo vivendo delle pagine gloriose nella nostra Congregazione, e allora, perché non credere anche alle cose grandi che il Signore sta facendo nella nostra Casa e in ciascuno di noi? Dobbiamo vivere di fede, dobbiamo vivere di fede! Capisci, Antonio Donà? Non dobbiamo vivere solo di fede, ma vivere anche di carità. Domandiamo quindi che il Signore ci faccia vivere di carità e di speranza; e speranza vuol dire vivere con lo sguardo sempre rivolto verso la meta. “È tanto il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto”. Che mi interessa se trovo difficoltà, sofferenze, contrasti? Io vivo la tua grazia, Signore! Mi basta che non mi rubino il traguardo! Il traguardo è il mio incontro con Cristo, è la mia risurrezione finale, è la gioia di essere con Lui per tutta l’eternità. Cosa interessano a me trionfi o non trionfi, primo o ultimo posto? Quello che interessa a me è questo, e cioè: “Signore, che io viva sempre nella luce dell’eternità, che non si oscuri mai questa meta!”. I Magi, quando sono arrivati a Gerusalemme e non hanno più visto la stella, si sono disorientati. Ebbene, non scompaia mai questa stella che ci deve guidare per tutto il cammino. Io devo sempre misurare le mie azioni alla luce dell’eternità: ”Quid prodest ad aeternitatem?”. Che cosa serve per l’eternità, che cosa serve? Che cosa vuole Dio, che cosa vuole Dio? Io penserei di... ma che cosa vuole Dio? Che cosa vuole? Ecco, il mio sguardo è là! E tutto questo immerso nell’amore, nella carità! Questo noi dobbiamo domandare al Signore. Questi sono gli uomini che devono affrontare il mondo d’oggi. Occorrono questi uomini pieni di fede, illuminati dalla fede, con lo sguardo rivolto verso il Cristo risorto e trionfante, ripieni di amore, che agiscono solo per amore e basta; questi uomini ripieni poi di Spirito Santo, per cui lo Spirito di Dio dà a loro anche il dono della sapienza nel discriminare, nel distinguere le cose. Noi abbiamo bisogno di luce.VIRTÙ
fede
VIRTÙ
speranza
PREGHIERA domanda
CROCE
CONGREGAZIONE storia
ESEMPI paradiso
NOVISSIMI eternità
APOSTOLO uomo di Dio
SOCIETÀ
DIO Spirito Santo
Il riferimento è, forse, a Paolo Baron che era passato alla Casa dell’Immacolata dal seminario vescovile dopo il 1° anno del corso liceale, e che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
Anche Umberto Manzardo stava facendo l’anno di noviziato, dopo essere uscito per un periodo dalla Casa dell’Immacolata e aver fatto il servizio militare.
Don Ottorino parla della necessità del dono del discernimento per l’animazione vocazionale.
Cfr. Atti 8, 26 –40.
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7.Non è lo stesso per esempio accettare Paolo o non accettarlo; accettare Umberto o non accettarlo; andare là a cercarne uno o non andarvi: capite che cosa vuol dire, adesso, andare in giro di qua o di là. Non è lo stesso che tu adesso parta per il Chaco e che ne abbia trovato o non ne abbia trovato dieci. Capisci che cosa vuol dire avere dieci grani di frumento o averne venti da piantare? E dopo, l’anno venturo, piantare, piantare, piantare. Vuol dire, fra cento anni, avere il doppio del raccolto. Figlioli miei, non è lo stesso uno di più o uno di meno; non è lo stesso mettere dentro uno con la voglia di farsi santo o mettere dentro un Giuda. Possiamo sbagliare mettendone dentro uno di più, e possiamo sbagliare nel non metterne uno. E allora capite che per questo lavoro di formazione, per questo lavoro di ricerca, per questo lavoro di lancio, abbiamo bisogno della sapienza. “Veni, Sancte Spiritus: vieni o Spirito Santo”. È la prima cosa che dobbiamo domandare al Signore! Con la lettera S noi domandiamo tutte queste cose, ma dobbiamo domandarle “opportune et importune”. Questa mattina nella Messa ho ricordato i confratelli di Zacapa perché oggi è il giorno di Zacapa, ma dopo ho aggiunto immediatamente la seconda intenzione per domandare l’S, cioè il S.U.M. completo, ma mi sono fermato sulla S : “Signore, da’ a noi la santità, da’ a noi lo Spirito”. E quando dico Spirito intendo fede, speranza e carità; intendo la sapienza divina che ci deve guidare. Filippi, adesso tu vai a San Paolo: non è lo stesso avvicinare una persona o non avvicinarla, dire una parola o dirne un’altra. C’è una persona e il Signore ti ispira di avvicinarla; non devi pensare: “Bè, bè, forse non è conveniente...”; forse è quello il momento adatto di avvicinare quella persona. E allora, sappi captare la voce di Dio che ti dice: “Avvicina, quella persona”. Per esempio, non è stato lo stesso per Filippo - non tu, Filippo, quello famoso - avvicinare o no l’eunuco: quando l’eunuco è convertito ti porta una semente cristiana nel suo regno. Non vi pare? Un domani non è lo stesso che tu resti indifferente dinanzi alla voce di Dio che ti dice di avvicinare quell’ingegnere o il professore, che dopo, a loro volta, portano questo seme, l’uno nella sua scuola, l’altro nel suo ambiente. Può essere sbagliato avvicinare uno perché non è il momento giusto della grazia di Dio, e può essere sbagliato non avvicinarlo. Ed ecco, allora, una delle cose che dobbiamo domandare al Signore: “Dimmi, Signore, quello che devo fare, perché io non voglio fare quello che piace a me, ma voglio fare quello che piace a te. Se tu mi dici di avvicinare dieci persone, ne avvicino dieci, ma se tu mi chiedi il sacrificio di fermarmi oggi, mi fermo!”. Occorre questa preoccupazione di fare per amor di Dio, ma di fare quello che vuole Dio; fare tanto, ma sempre quello che vuole Dio. Vi rendete conto che cosa possono fare strumenti messi nelle mani di Dio in una forma così totalitaria? 4. La necessità degli uomini: l’esigenza di numerose vocazioniAPOSTOLO animazione vocazionale
MISSIONI
APOSTOLO testimonianza
FORMAZIONE
PREGHIERA domanda
SLOGANS
DIO Spirito Santo
DIO sapienza di..
APOSTOLO profeta
PAROLA DI DIO
GRAZIA grazie attuali
PREGHIERE volontà
di Dio
CARITÀ
VOLONTÀ
di DIO
Molti durante le meditazioni di don Ottorino avevano l’abitudine di prendere appunti sugli argomenti trattati.
L’Istituto Santa Chiara di Vicenza è un centro che offre molti servizi sociali per l’assistenza dell’infanzia abbandonata e per l’aiuto all’emancipazione della donna. La direzione dell’Istituto è affidata alle Suore delle Poverelle che per molti anni prestarono il loro prezioso servizio anche nell’Istituto San Gaetano.
Si tratta del Gruppo Marzotto Manifatture Lane G. Marzotto e Figli di Valdagno che, oltre alla primaria produzione di tessuti e di capi di abbigliamento, è presente sul mercato italiano anche in altri settori economici, quali l’industria alberghiera con la catena dei Jolly Hotel.
MI122,8[24-12-1966]
8.La seconda cosa che dobbiamo domandare al Signore: uomini, uomini! Perdonate, ma sono impaziente, sono impaziente. Sono come uno - non scrivete queste cose - che è alcoolizzato... come un contadino alcoolizzato che beve quattro o cinque litri di vino al giorno e che si trova a marzo ad avere finito il vino e non ha soldi per comprarne, che ha delle vigne e ogni giorno va a guardarle con la speranza che i pampini crescano. Non so se avete capito il pensiero. Non so se devo accusarmi di questa impazienza in confessione, della quale qualche volta mi sono già accusato, ma non mi accontenterei di cinquanta novizi. Dopo dovrò rassegnarmi ad avere, forse, cinque o sei novizi il prossimo anno, ma non mi accontenterei di cinquanta. Guardate che il mondo ha tanto bisogno di uomini! Questa idea va aumentando in me ogni giorno di più. AAPOSTOLO animazione vocazionale
ESEMPI vocazioni
MONDO
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
VIRTÙ
fede
FAMIGLIA moglie
FAMIGLIA figli
MI122,9[24-12-1966]
9.Io mi sono domandato andando in giro per il mondo dove il Signore mi ha mandato: “Perché sono uscito dall’Istituto?”. E allora ho pensato ad una cosa, - e mi ha mostrato le mani piene di calli, - ho pensato che oltre a chi predica il Vangelo ci sia bisogno, anche in mezzo agli operai, di qualcuno che mostri che cosa voglia dire essere cristiani, che mostri il cristianesimo vissuto. Ho sentito che la mia missione è questa: mostrare! Perciò mi sono ripromesso dinanzi al Signore di mostrare il cristianesimo, con semplicità: non arrabbiandomi, non andando in giro a donne, mostrandomi serio quando qualcuno se ne esce con qualche stupidaggine, allegro e sereno in tutto, rispettando gli altri e vivendo così con la bontà, con il sorriso”. E mi raccontava le sue esperienze: persone che ha avvicinato al bene e alle quali ha fatto cambiare la testa completamente... “A un dato momento ho osservato una cosa: prima gli ingegneri e i superiori mi guardavano dall’alto in basso, e dopo hanno cominciato a rispettarmi; non solo, ma hanno cominciato anche ad aumentami lo stipendio e a prendermi in simpatia. Ora quando fanno una cosa mi domandano: ‘Che cosa ne dice, signor Centomo? Che cosa ne dice?’, e questo per qualunque cosa. Vengono a confidarsi anche di problemi familiari, di situazioni personali. Proprio così! Perché? Perché ho cercato di essere coerente!”. Ora, pensate figlioli... senza arie, senza niente, ma con semplicità, senza fare prediche. “Io mi sono proposto di non fare prediche”! “Ma perché non mi dici che faccio male a bestemmiare?”. “Devi capirlo anche da solo che non fai bene”. “Ma, dimmi che sono scemo”. “Senti, per quale ragione devo dirti che sei scemo?”. “Ma, io sono scemo perché bestemmio”. “Senti, amico mio, io ti voglio bene, ma certo mi dai un grande dispiacere se bestemmi perché offendi il Signore”. “Senti, voglio confessarmi: domani vado a confessarmi”. Casi simili capitano, capitano! BPAROLA DI DIO
CHIESA cristianesimo
PASTORALE laici
VIRTÙ
semplicità
PECCATO
DIO amore a Dio
GRAZIA
Cfr. Giovanni 16, 23.
È tradizione vicentina, la vigilia di Natale, mangiare il mandorlato con la mostarda, specialità dolciarie pregiate prodotte nel vicentino e nel veronese.
Nel testo registrato si ascolta, a questo punto, un po’ di confusione.
L’assistente Antonio Zordan aveva lavorato a Crotone dall’inizio della presenza della Congregazione in quella città.
Rocca di Neto e Strongoli sono due grossi centri agricoli vicini alla città di Crotone con pochi sacerdoti per la cura delle anime. In queste due cittadine le suore Dorotee di Vicenza avevano aperto due case, con asilo infantile, laboratori e strutture per il sostegno spirituale e materiale della gioventù femminile. Da questi due centri, per l’apostolato zelante delle suore Dorotee, sono uscite parecchie vocazioni alla vita religiosa femminile e alcune al sacerdozio.
MI122,10[24-12-1966]
10.Se noi attraverso i nostri sacerdoti e i nostri assistenti riuscissimo a seminare nel mondo uomini così, a portare nel mondo migliaia e migliaia di uomini così, potremmo fare qualche cosa contro il male. Il demonio ha seminato milioni di altri apostoli, di comunisti in giro per il mondo; da una parte all’altra ha seminato un’altra semente, la zizzania. E allora perché non dovremmo seminare un’altra semente, quella buona? Una simile semente potrebbe portare la rivoluzione! Se il Signore ha detto: “Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, il Padre ve la darà”, domandiamo la santità per noi e per quelli che verranno. Domandiamo al Signore: “Senti, Signore, questa mattina ti domando questo; ti domando la grazia di farmi santo, di essere santo e che tutti quanti i miei confratelli siano santi. Poi ti domando la grazia di mandare migliaia e migliaia di uomini, e tutti con la santità. E dopo vuoi lasciare me? Lasciami pure! Vuoi mandare un altro? Manda un altro!”. Bisogna che creiamo una organizzazione, una organizzazione capillare, proprio al modo comunista. E dopo: “Signore, manda i milioni necessari, perché ci vogliono anche quelli. Non troppi perché altrimenti rischiamo di andare fuori strada, ma... un pezzo di pane, anche un bicchiere di vino se è necessario, una scodellina di caffelatte e, perché no, una pezzettino di mandorlato se è la vigilia di Natale. Però, Signore, quello che vuoi tu”. Ecco, era il punto dove volevo arrivare. Di solito il Signore fa crescere una Congregazione un po’ alla volta, un po’ alla volta, un po’ alla volta... Se domandiamo al Signore che cambi abitudine, che un po’ alla volta si corregga anche lui, che vada un pochino più in fretta, volete che non ci ascolti? Se a un dato momento scoppia una guerra si fa la mobilitazione generale; non fanno così, di solito, i militari? Nel momento di emergenza si richiamano gli uomini. In questo momento, in cui il demonio sta lavorando tremendamente, perché il Signore non potrebbe fare una mobilitazione generale? Perché no? Che male ci sarebbe se il Signore mandasse qua due o tremila uomini, per esempio? E loro ridono! Vi rendete conto di quello che stanno facendo i nostri fratelli a Crotone e a Monterotondo? Vi rendete conto? Tu, Antonio , che sei andato laggiù: non sarebbe importante se, per esempio, ci fosse un gruppetto dei nostri a Rocca di Neto o a Strongoli? Figlioli miei, se avessimo in Italia qualche centro così, quanto bene si potrebbe fare!CONGREGAZIONE carisma
CROCE Demonio
SOCIETÀ
comunismo
CONGREGAZIONE spiritualità
PREGHIERE per chiedere la santità
CONGREGAZIONE missione
PREGHIERE provvidenza
VOLONTÀ
di DIO
DIO stile di...
Il fatto narrato da don Ottorino era accaduto nel seminario di Firenze durante una Santa Messa: venute a mancare durante la comunione le ostie consacrate in quella celebrazione, alcuni seminaristi rifiutarono di comunicarsi con le ostie consacrate che il celebrante era andato a prendere nel tabernacolo.
La città di Porto Alegre è la capitale dello stato di Rio Grande do Sul, il più meridionale del Brasile ai confini con l’Uruguay.
MI122,11[24-12-1966]
11.Guardate il vescovo di Prato, poverino. Se si potesse dirgli: “Eccellenza, eccoci pronti: ci assegni una parrocchia di tre o quattro o cinquemila anime, la prendiamo in mano noi; mandiamo là due assistenti e due sacerdoti, con un’esperienza nuova, con un’attività nuova!”. Pensate: mandarli in quei posti dove i seminaristi qualche volta si ritirano dalla balaustra perché - dicono loro - il Signore non è presente nel tabernacolo. Se si potesse mandarvi un paio di Religiosi, un gruppetto che viva... vi rendete conto che infezione cristiana sarebbe? Ma così, con semplicità, senza tante arie. Ora, scusatemi: questo succede nella nostra cara Italia, in tante zone della nostra Italia. E fuori d’Italia dove questi poveri vescovi continuano a domandare aiuto, dove sappiamo che c’è estremo bisogno? L’ultima volta che sono andato in Brasile ad incontrare questi vescovi - saranno stati cinque, sei, sette, io penso, quelli che mi hanno avvicinato privatamente - mi hanno detto: “Scusi, si ricordi di me, per piacere: si ricordi di me, per piacere! Segni fra i suoi appunti: io mi trovo in quel posto...”. È passato un vescovo, che era venuto dal nunzio per problemi gravi e a mezzogiorno si è fermato a mangiare, la cui diocesi era verso Porto Alegre, in una zona che mi ha descritto, e dopo mi ha chiamato da una parte e mi ha detto: “Padre, io mi trovo là: se lo ricordi questo nome, se lo ricordi! Se non può subito, venga in un secondo momento a dare una mano, per piacere, venga a darmi una mano! Ho 700.000 anime con una ventina di preti, ma soprattutto mi mancano uomini che abbiano lo spirito buono. Sapesse in che situazione ci troviamo noi vescovi...”. È come con una morsa: giri la vite e dopo, a un dato momento, fa... zac! e torna indietro: è sfilettata, si è rotto il filetto proprio in fondo. Tu sai che cosa vuol dire? Chiudi, chiudi e dove magari tu credi di avere la stretta e dici: “È chiuso!”, la morsa dà un colpetto indietro e il pezzo cade... Sono quelle certe morse... I vescovi si trovano certe volte con preti così: sono pochi e non sono di semente buona, non è semente come dovrebbe essere. C)PASTORALE parrocchia
EUCARISTIA tabernacolo
MISSIONI
VIRTÙ
semplicità
CHIESA Vescovo
SACERDOZIO prete
PASTORALE
Nel testo registrato, anche a questo punto, si ascolta una confusione generale.
Cfr. Giovanni 6,1-13.
Di nuovo si ascoltano, nel testo registrato, confusione e commenti.
Grande città dell’Argentina, capitale dello stato omonimo, ricca di industrie soprattutto alimentari.
Cfr. Marco 14,12 –16.
L’assistente Vinicio Picco era all’epoca consigliere generale e maestro di lavoro alla Casa dell’Immacolata.
Il riferimento è a don Lino Dal Moro, che stava preparandosi a partire per il Brasile.
Il testo registrato è molto confuso in questo punto.
Cfr. Atti 8,26–40.
Cfr. Atti 3,6.
MI122,12[24-12-1966]
12.Ora, figlioli miei, voi avete riso perché ho detto due o tre mila uomini, avete riso. Mi fa paura il vostro sorriso perché o sono matto io o non capite niente voialtri. Vorrei domandarvi se San Pietro si è messo a ridere quella volta che hanno detto al Signore: “Duecento denari di pane non bastano per darne a ciascun uomo un pezzetto”. “C’è qui un ragazzino che ha alcuni pesci e alcuni pani”, e il Signore ha detto ai discepoli: “Fateli sedere e distribuite quello che avete”. Oggi nel mondo va ripetendosi la stessa cosa: ci sono milioni e milioni di uomini affamati e c’è un piccolo, povero ragazzo, che si chiama Ottorino, il quale ha alcuni ghiozzi, alcune sardine... Ora, mi domando: perché non deve avvenire il miracolo che io mandi quattro confratelli a Zacapa senza che io neanche mi accorga che ne ho mandati via quattro o che ne mandiamo tre senza nemmeno accorgercene perché il Signore continua a mandarmene degli altri? Perché non si può vedere il ripetersi di miracoli? I miracoli devono ripetersi solo quando si deve dare da mangiare alla gente che ha fame, e non per necessità spirituali, quando c’è gente che dice: “Per piacere, mandi qualcuno che insegni il catechismo”; quando c’è il vescovo di Santa Fe che domanda: “Abbia pietà di me; mandi qualcuno che insegni il Padre Nostro... Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a governare la diocesi, a insegnare il Padre Nostro...”? Solo adesso non deve avvenire il miracolo? E si sorride dinanzi al miracolo! Guardate che chiedo un miracolo. So che chiedo un miracolo chiedendo migliaia di apostoli nel giro di pochi anni; lo so che chiedo un miracolo. Ma, scusate, allora sarebbe inutile che io parlassi di fede: o crediamo in Dio o non crediamo in Dio. Quando mia mamma è scesa nella piscina a Lourdes, sapeva che chiedeva un miracolo, ma è uscita guarita! In questo momento solo un miracolo può dare quello di cui noi abbiamo bisogno per esplicare la missione che il Signore ci ha affidato. Se sei chiamato a partire per l’America e tu dici: “Come farò?”, non avere paura, parti. Il Signore ha detto agli Apostoli: “Andate...”. “Come faremo?”. “Troverete un uomo, direte: ‘Dove dobbiamo preparare...?’ ”. Il Vangelo parla di queste cose. Se tu, Vinicio , sei chiamato ad andare vicino a una bara - cosa che io non so - e dire: “Alzati e cammina”... Può darsi che qualcuno possa essere chiamato, un giorno o l’altro, a fare cose del genere per il mondo. Non ci sarebbe per niente da meravigliarsi che domani un assistente o un sacerdote, in un caso particolare, sia chiamato a compiere una cosa del genere; non mi meraviglierei per niente. Se un domani mi scrivessero che Antonio Zordan nel Chaco ha risuscitato un morto, vedreste che non mi meraviglierei. Alla stessa maniera non mi meraviglierei se mi dicessero che don Lino era andato a confessare ed è arrivato uno che da trent’anni non si confessava: non sarebbe forse un miracolo della grazia? E dopo mi dicessero che è successo un incidente a Zordan... Non mi meraviglierei. Noi siamo strumenti nelle mani di Dio: il Signore può servirsi di noi per andare a parlare all’eunuco e per battezzare; e può servirsi anche di noi come si è servito di Pietro: “Aurum et argentum non habeo, quod autem habeo... surge et ambula”.CONGREGAZIONE fondatore
PAROLA DI DIO Vangelo
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MISSIONI
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APOSTOLO F.A.
VIRTÙ
fede
AUTOBIOGRAFIA famiglia
CONGREGAZIONE missione
PASTORALE
APOSTOLO missione
GRAZIA Confessione
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
Cfr. Numeri 20,1-12; Deuteronomio 32,51-52.
MI122,13[24-12-1966]
13.Ora, figlioli, non vi dico che la Congregazione un domani avrà uomini che faranno questi miracoli, ma anche se avvenisse questo, vi dico, non mi meraviglierei proprio per niente, perché so che le altre grazie che avvengono, gli altri miracoli che succedono sono più grandi di questi: ci sono già interventi di Dio più grandi di questi! Ma adesso io ne chiedo un altro che, umanamente parlando, è pazzesco chiedere. Guardate però che le opere di Dio sono tutte fatte di qualche elemento pazzesco! Non so se è più pazzesco domandare al Signore che ci dia adesso migliaia di apostoli nel giro di pochi anni, o partire sotto un palco, senza niente, contro tutti; non so quale sia la pazzia più grande. E andare avanti, giorno per giorno, senza sapere che cosa mangerai domani. Eppure, vi è mai mancato niente? Avete forse sentito mancare la presenza di Dio? Guardate che mentre vi parlo, scusatemi tanto, non sto parlando da solo: siamo in due che parliamo; cerco, frase per frase, di sottoporla a Lui prima di dirla. Ma io vi dico: o crediamo o non crediamo; o siamo convinti che il mondo ha bisogno o non siamo convinti. Dinanzi a cinquemila persone il Signore si è fermato e ha detto: “Questa povera gente ha fame, questa povera gente non può tornare indietro; perisce per la strada. Qua non ci sono fornai, non ci sono soldi; c’è solo un ragazzo con pochi pani e pochi pesci...”. Oggi si sta verificando la stessa cosa: milioni di uomini, giovani e vecchi, stanno aspettando un pezzo di pane spirituale, stanno aspettando chi dia loro un pezzo di pane spirituale. Qui, ringraziando Dio, c’è un gruppetto di uomini che ha capito queste cose e che vive queste realtà. Io vi dico: “Dovete moltiplicarvi!” Ma, ricordatevi bene che Mosè ha battuto due volte sulla pietra e non è entrato nella Terra Promessa. Andiamo! 25 dicembre 1966DIO stile di...
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