2 Sabato sera mi trovavo in città in un certo posto, e una buona signora mi è venuta vicino e mi ha detto: "Senta, padre, io vorrei chiederle una carità: se potesse per favore domani mattina quando celebra la Santa Messa recitare per me un'Ave Maria". Io ho pensato subito: fermarmi durante la Messa penso che non si possa per dire un'Ave Maria, d'altra parte mettermi a spiegare a questa buona donna - in quel momento c'erano altre persone lì - mi aveva chiamato da una parte per dirmi questa cosa, avrei dovuto fare un lungo discorso. Me la sono cavata in questo modo: "Signora, stia sicura, domani mattina nella Santa Messa mi ricorderò di lei"; e la buona signora mi ha ringraziato. Forse sarà convinta che domenica mattina io abbia recitato un'Ave Maria fra la consacrazione dell'ostia e del calice, forse... non so. Fatto si è che con la sua semplicità lei mi ha chiesto un'Ave Maria durante la Messa.Con altrettanta semplicità uno dei nostri fratelli qui in casa ieri sera mi domandava: "Senta, don Ottorino, in queste sere, due tre sere che parla in chiesa, non sarebbe bello che ci parlasse anche della volontà di Dio, del quadratino fuori posto...". Ecco, mi pare che, cambiando un pochino, siamo un po' sullo stesso tono di quella buona vecchietta di sabato sera, in quanto che, di cosa abbiamo parlato ieri sera? In fondo, quando io vi ho detto: sentite, prima di tracciare l'itinerario del viaggio, poiché abbiamo considerato che il nostro cammino verso il cielo è un viaggio meraviglioso verso Dio, e prima di tracciare l'itinerario, andate, parlatene a lui, in fondo, perché dobbiamo parlare a Dio nel tracciare il nostro itinerario? Dobbiamo parlarne a lui perché lui, vero, lui ci deve dire qual è la volontà del Padre, per non fare quello che vogliamo noi, perché se lui, Dio, ci vuole a Roma, noi dobbiamo andare a Roma e non a Venezia, se Dio mi ha chiamato per essere sacerdote, io devo parlare a lui per sentire se lui mi vuole prete o mi vuol frate o mi vuol suora. È chiaro, no?
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3 Ognuno deve cercare da lui, parlare con lui, per sentire un po' l'itinerario della vita e anche, direi, i particolari del viaggio: non soltanto se devo andare a Roma, ma se devo andare in aereo, devo andare in treno o devo andare in macchina, in che modo, in che forma, se devo fermarmi per istrada. Abbiamo detto ieri sera che a lui, Gesù, noi dobbiamo chiedere anche il permesso per le fermate, per le tappe: tappe necessarie, tappe utili e tappe dispersive. Perciò prima di fare una tappa chiedere a lui: "Signore è il caso o non è il caso che io mi fermi? È il caso o no che io faccia questa azione o quell'altra azione?". E lui, lui, il nostro amico Gesù ci dirà: "Sì, fermati; sì, dormi adesso che è ora di dormire, mangia che è ora di mangiare, fa’ quest'altra azione!". Perché? Perché lui, l'amico nostro, vuole una cosa sola: che noi facciamo la volontà del Padre e non la nostra volontà.Poi abbiamo detto ancora: andiamo a lui, parliamone a lui negli imprevisti. Ci son dei momenti che non si sa, è stata una cosa improvvisa, bisogna cambiare itinerario... c'è un ponte rotto, c'è lo sciopero dei ferrovieri... cosa facciamo? Bisogna andare! Dobbiamo andare in aereo o aspettare? C'è l'imprevisto, no, nel viaggio. E allora nell'imprevisto parliamone a lui, perché lui ci manifesti la volontà di Dio, la volontà del Padre suo, la sua volontà in fondo, no, la volontà di Dio.Negli incidenti, negli incidenti non si sa come diportarsi: la macchina dobbiamo venderla o dobbiamo tenerla? dobbiamo ripararla o non dobbiamo ripararla? dobbiamo far causa a quello che ci ha provocato l'incidente o non dobbiamo far causa? dobbiamo andare all'ospedale o non dobbiamo andare all'ospedale o dobbiamo ritornare a casa e curarci a casa? Nell'incidente ci si rivolge a lui per sapere: qual è la volontà del Padre? cosa vuole il mio Padre? cosa vuole Dio? Ed ecco, così fino in fondo.
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4 In altre parole, non è stato cambiato niente di quello che abbiamo tanto descritto negli anni scorsi e cioè: il nostro sforzo dev'essere la tesserina là dove Dio ci ha pensati fin dall'eternità. Fin dall'eternità ha pensato al nostro caro don Matteo professore di matematica e lui, "per fas o per nefas", è arrivato dove Dio l'ha voluto, no? Per strade dritte o traverse, non so, è arrivato lì, finalmente alla sua cattedra, al suo posto, vero, deputato della Pia Società San Gaetano in quel del seminario per insegnare filosofia. Ognuno, sa... per strade così... viene portato quasi da un'onda meravigliosa che è la volontà di Dio, espressa attraverso tante volte le circostanze o la volontà dei superiori.Ora, fermo restando questo principio che dev'essere fondamentale nella nostra casa, dev'essere come un respiro della nostra anima il desiderio di fare la volontà di Dio, abbiamo cercato, mettendo fuori quel quadro dove è scritto, vero, "Parlane a Lui", - e speriamo che anche le nostre seminariste di San Giovanni lo abbiano questo quadro una volta l'altra nella loro casa, no? - abbiamo stabilito questo: che per cercare la volontà di Dio, invece che parlare di un Dio spirituale, lontano, cerchiamo di vederlo qui nel tabernacolo, di vedere il nostro amico Gesù, dato che Dio si è fatto uomo ed è veramente uomo e possiamo avvicinarlo più facilmente.E allora, ecco, fra me e Gesù deve nascere questo contatto intimo, familiare, in modo che io in tutte le mie circostanze, liete o tristi della vita, mi sia naturale andare da lui, parlare a lui e cercare da lui la volontà del Padre.
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5 Ma, per rispondere in pieno al fratello che mi ha parlato ieri sera, ha detto: "Perché non ci parla della volontà di Dio? perché non ci parla più dei “carmeli ambulanti”, non ci parla più del... che so io, “contemplativi sulla strada?”.Ecco, questa sera, brevemente perché ormai il tempo l'ho quasi mangiato fuori, ci fermiamo un momentino a considerare questo. Cioè per il passato dicevamo che il religioso della Pia Società San Gaetano dev'essere un "carmelo ambulante", una frase un po'... non so se è approvata dai nostri professori di italiano, il nostro carissimo monsignore che è qui presente se l'approverebbe, comunque noi parliamo alla buona, siamo qui di Vicenza, povera gente di Saviabona. E "carmelo ambulante" per noi voleva dire così: siamo uomini chiamati a lavorare in varie parti del mondo, ma non vogliamo rinunciare all'unione che hanno con Dio le anime che son chiuse nel carmelo. Quando un'anima lascia il mondo e si chiude in un convento di clausura per vivere in intima unione con Dio, lo fa per amore verso il Signore. Ora noi, per non minacciare di cadere nell'eresia dell'azione, vogliamo conservare la prerogativa di anime contemplative e di anime operative, di apostoli.E allora, ecco, con una frase un po' forte, se volete, abbiamo detto che dobbiamo essere dei carmeli, delle anime che vivono in unione con il Signore, ma nello stesso tempo che lavorano con il Signore.Vi ricordate Santa Teresina del Bambino Gesù, quando la maestra delle novizie ha detto: "C'era una volta una santa che stava... aveva Gesù lì nella sua stanza, è apparso Gesù Bambino, e improvvisamente è suonata la campanella. E cosa ha fatto questa santa? È corsa via dove la chiamava l'obbedienza. Quando è tornata, ha trovato ancora Gesù che l'aspettava. Vedete, sorelle, come bisogna essere fedeli all'obbedienza!". E Santa Teresina dice: "Io non son mica d'accordo, sa, madre”. “Ma, perché?”. “Io mi sarei preso Gesù e me lo sarei portato via, l'avrei portato via con me".Ecco il carmelo ambulante, no? Cioè in altre parole, io devo andare e mi porto via il Signore, no? Vengo in chiesa, sto qui ad adorare, prego. Adesso il dovere mi chiama in un'altra parte, lui m'aspetta e poi me lo porto via.
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6 Dobbiamo fare un viaggio: dobbiamo star separati? Scusate, riserviamo un posto in macchina per lui, ecco risolto il problema: lo mettiamo in macchina con noi e siamo dei “carmeli ambulanti”, cioè abbiamo Cristo con noi, portiamo via il carmelo, portiamo via l'unione con il Signore, no?Dobbiamo lasciare Gesù alla mattina dopo la Santa Messa, dopo la santa comunione, devo lasciarlo? Ma no che non lo devo lasciare! Me lo porto con me e andiamo a fare il viaggio in compagnia. Programmiamo insieme il viaggio, come dicevamo ieri sera, e dopo diciamo con confidenza:"Senti, Gesù, e non potresti venire anche tu con me insieme?”."Ma, sai, ho tante cose da fare, ho da finire un po'... qualche carro, dei sedili, là nella bottega di Nazaret; ho da fare, mettere a posto il Santo Padre in Segreteria di Stato...”.“Insomma, fa’ un piacere, senti, sto viaggetto fallo insieme con me!".Ecco la confidenza che noi dobbiamo avere con il Signore, avere la confidenza tale, l'unione tale con lui, da sapercelo condurre con noi durante il viaggio della vita, in modo che mai io possa dire: "Gesù è in chiesa e io sono in studio; Gesù è in chiesa e io sono in laboratorio". No, Gesù è con me e io sto camminando, sto viaggiando insieme con lui. E allora viene naturale che se io cammino, cammina anche lui; se io vado in stanza a dormire... e senti... una dormitina la farà anche lui; penso che durante la vita avrà dormito anche lui qualche volta, no, e me lo conduco in stanza, e prima di dormire lo saluterò come la buona creanza insegna.Se c'è un marito e moglie che sono in stanza in compagnia, se si vogliono bene prima di andare a letto si salutano, no, al mattino si danno il buongiorno, scambiano una parola. E allora io andrò in stanza e parlerò con lui e poi: "Senti, Gesù, adesso buon riposo perché io ho sonno più di te e perciò tu dormi da una parte, io dall'altra e ci rivedremo domani mattina". Al mattino, quando ci si sveglia, si parla con lui.Cioè le fermate necessarie si fanno insieme con lui. C'è una fermata meno necessaria? "Senti, Signore, questa sera c'è un certo cinema alla televisione che mi piacerebbe, ma non potresti venire anche tu, Signore?”. “Ma, sai, io no”. “Senti, Signore...". Fate un po' come ha fatto il padre Pro quella volta, no, che ha invitato il superiore a fare una gita insieme con lui.Che bella sarebbe la nostra vita se fossimo capaci sempre di portare il Signore con noi, di sentircelo vicino il Signore durante la giornata!
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7 Per esempio, capita un incidente: mi telefonano, come avete sentito ieri sera per la macchina di don Venanzio; uno scontro, un incidente, che so io, mi dicono anzi che si è fatto male... Cosa faccio io se mi dicono che si è fatto male? Mi avvisano, corro là immediatamente, no, è chiaro, si corre là sul posto, vedere un pochino.E come fate allora a non sentire il bisogno di avere Gesù in certi momenti difficili della vita? Lo dovremmo avere con noi durante il viaggio, quando il viaggio è tranquillo, quando ci sono i momenti di tappa, ma dovremmo sentire il bisogno, proprio sentire il bisogno di Gesù, in modo particolarissimo, nei momenti di dubbio, nei momenti degli incerti, nei momenti specialmente vorrei dire dei disastri qualche volta o nelle oscurità, nei momenti di tristezza.Ecco, vedete, per me il "carmelo ambulante", il "contemplativo sulla strada", è un elemento per conto mio indispensabile per il religioso della Pia Società San Gaetano. Altrimenti per me un religioso che non viva questa unione con Dio... Primo: la preoccupazione di fare la volontà di Dio. Secondo: che non senta la necessità di avere sempre il Signore vicino, è come una casa senza corrente elettrica.Domenica scorsa, quando mancava la corrente, no, freddo l'ambiente, oscuri gli ambienti... come si fa, abituati un pochino al calore adesso del termo, non avere il riscaldamento?Ebbene, un apostolo che non viva in contatto continuo con lui, che non si senta proprio cuore a cuore con lui, braccio a braccio con lui, è come una lampadina, ma senza corrente elettrica. Pensate... in questo istante mancasse la corrente elettrica: resterebbero solo quelle poche candele... sì, luce c'è, la chiesa c'è, ma è oscura. Un apostolo che parla anche bene, che dice anche tante belle cose, che è un organizzatore, che sa mettere a posto, sa far tacere tante persone, sa mettere a posto tante scuole, tanti... che so io, fabbricati, che so io... ma se non ha Cristo nel cuore, se non è traboccante di Cristo, se non parla un po' come Cristo, a un dato momento, parla sì, ma non converte.Vedete, l'apostolo dev'essere un po' come Pietro. Vi ricordate quando Pietro si è trovato là con quella buona donnetta nell'atrio del sommo sacerdote: "Et loquela tua te manifestum facit". Ci son sbagli di grammatica, professore? Mi pare di no, no? Bene: “Anche il tuo modo di parlare ti manifesta!”. Non sta dire: tu sei da Bosco perché hai la erre, no? Hai l'erre... quei de Bosco ga tutti l'erre, no? Non sta dire che non sei da Bosco, sei da là, l'erre ti tradisce. Ovvero: sei da Verona perché dici: "Ci elo ci, ci elo ci". C'è un qualche cosa, il modo di parlare... Ora, vedete, il modo di parlare del prete, del diacono, del religioso dovrebbe essere un modo di parlare che sa di Nazaret, che sa di Paradiso, dev'essere un qualche cosa che è indescrivibile, ma appena l'apostolo apre la bocca lo si dovrebbe sentire che c'è il profumo di Paradiso. Perché? Perché l'apostolo deve avere il Cristo nel cuore, deve sentire la presenza del Cristo e trasmettere la presenza del Cristo.
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8 Certo, però, che noi ci troviamo, durante la nostra vita apostolica, in una condizione, scusate la parola un po' buffa, sapete...Mi viene in mente quello che sentivo a San Paolo in Brasile, in casa dei Paolini, il padre provinciale, padre Paolo Pazzaglini, era lì insieme con tre, quattro e mi raccontava un fatto capitato proprio lì qualche settimana prima.Era arrivato un vescovo con il suo segretario, ma erano vestiti tutti e due in nero, perciò nessun segno; si sapeva che uno era vescovo, ma non si sapeva quale dei due fosse il vescovo... press'a poco la stessa età. E dice: “Si son fermati qui, abbiamo parlato, li ho accompagnati a visitare a destra e a sinistra, e si son fermati a pranzo. È capitato questo: che siccome... voi sapete che in Brasile ai vescovi si da del "don", don... e uno, il vescovo chiamava l'altro "don"... con nome di "don", e noi eravamo convinti che quello fosse il vescovo. Invece era il segretario, l'altro chiamava "monsignore", ma monsignore è meno di don, eh! Perché "don" è il titolo di vescovo, don. E sicché noi convintissimi che il vescovo fosse uno, invece era l'altro. Sicché a tavola parlavamo con lui, dicevamo... con il segretario. Tutte le attenzioni a servire prima il segretario, eh, sa... a capotavola non c'era nessuno, eravamo gli uni di fronte agli altri, ma per tutto il tempo della mattina che siamo stati insieme a tavola abbiamo sempre trattato il segretario come vescovo e l'altro... e... Il segretario: "Oh, signor, prima me, prima lui, prima qua, ohh!". E gli altri : "No, don Waldyr, no, don Giovanni, no". Così! Però mai che ci siamo traditi, perché così, lo facevamo, così. E mai abbiamo detto, perché altrimenti l'altro si sarebbe accorto, no? Quando verso la fine, verso la fine è venuto fuori, noi ci siamo messi le mani, così... perché non potevamo dire: "Siamo pentiti di aver servito prima l'altro", per non far brutta figura, però ci siamo trovati in questa situazione un po' buffa, vero, proprio ridicola nel vero senso della parola”.
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9 Ecco, l'apostolo che vive in unione con Dio, si trova press'a poco nelle stesse condizioni: viaggia con nostro Signore a fianco, riceve lui tutti i complimenti, tutti i saluti: "Oh, che bella cosa che ha fatto! Che bella predica che ha fatto! Come ha fatto bene qua, come ha fatto bene là"; e lui che è vicino, che è il vero autore, che è quello che fa, che è quello che fa i miracoli, no, è quello che ti mette in mano il numero del lotto, no, è lui, lui... resta in incognito, tu indovini sempre la carta quando giochi, indovini il numero quando si tratta del lotto, indovini, procuri anche delle cose che a un dato momento non si sa da dove vengono, e lui rimane lì, lui rimane lì. Perché? Perché lui vuole, vuole servirsi di noi.E allora in queste condizioni bisogna che l'uomo di Dio, vivendo in intimo contatto con Dio, si renda conto che è uno strumento di Dio, e non è lui ad operare. Lui deve mettercela tutta, sì, certamente, lo sforzo massimo, la buona volontà, ma sia cosciente della presenza del Cristo e dell'unione col Cristo, perché altrimenti... povero uomo, disgraziato uomo!Ecco allora che cosa un po' poveramente io intendo per "carmelo ambulante", per "contemplativo sulla strada". È un religioso che, desideroso di fare la volontà di Dio, proprio per essersi sforzato in tutti i modi per cercare la volontà di Dio, comincia serenamente il suo cammino a fianco del fratello e dell'amico Gesù, e non fa un passo se non sente il cuore di Dio vicino al suo povero cuore.