1. Se in questo momento arrivasse una sentenza dal cielo in questi termini: “Chi ha detto l’Ave Maria senza pensare alla Madonna avrà per ventiquattro ore un fortissimo male di denti”, chissà quanti scapperebbero subito alla ricerca di ‘Cibalgine’ . Che cosa ne dici, Mario ? Bisogna abituarsi a pregare bene, ragazzi miei, bisogna abituarsi a preparare il cuore prima della preghiera. È importante, per mettersi in clima di preghiera, prestare attenzione all’invito “Oremus” che ora si cerca di omettere per fare più presto, come a volte nella recita dell’”Angelus Domini” si dice un solo “Gloria al Padre” per fare più presto. Non è vero, Michele ? Ieri ho protestato per questo.Beh, state attenti! L’invito “Oremus” deve servire proprio per stimolarci, quasi un incitamento, una scossa per elevare l’animo: “Ehi, guardate che è qui il Signore: preghiamo!”. Tocca a noi fare questo sforzo! Dopo ci sarà sempre la natura umana che tira giù perché “lo spirito è pronto, ma la carne è debole” , per cui ci vuole sempre uno sforzo personale per abituarci a pregare.
Per il passato vi dicevo che andavo dai Saveriani per visitare padre Uccelli, il quale aveva il coraggio di recitare il Vespro anche tre o quattro volte perché gli sembrava di non essere riuscito a dirlo nel modo che voleva, ma diceva: “Voglio riuscirvi!”. I nostri limiti personali esigono sempre un po’ di fatica, ma si nota che le vere anime di Dio, sapendo che pregare bene è faticoso, fanno uno sforzo per dire bene le preghiere.Abbiamo bisogno di recitare dei “Padre nostro” in chiesa: invece di dirne dieci, diciamone uno solo, ma sforzandoci di dirlo bene, pensando a quello che stiamo recitando, e facendo un atto di fede nella presenza di Gesù che è nel tabernacolo, e allora recitando con lui il “Padre nostro” siamo in due a pregare. Quando diciamo il “Padre nostro” viene naturale dire ‘nostro’, e si pensa al Padre che è nei cieli, e sentendo Gesù accanto si dice: “Padre, se non vuoi guardare alle mie miserie, guarda alla santità di Gesù perché siamo in due a pregarti”. Forse il Padre non apre la porta davanti a noi, ma dinanzi a Gesù l’apre per forza.“Che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome...”.Non si può recitarlo meccanicamente, alla buona, perché allora non è possibile seguire con il pensiero e con il cuore quello che si dice. Quando, per esempio, in chiesa dite da soli la preghiera, ditela adagio, fermatevi, vorrei quasi dire di meditarla qualche volta.
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2. L’”Ave Maria”: quando la recitate raffiguratevi la casetta di Nazaret e l’angelo che dice alla Madonna: “Ave, piena di grazia” , immaginate che cosa avrà pensato Maria nel momento in cui si sentì chiamata “piena di grazia”, e contemplatela “piena di grazia”. Non c’è niente da fare!Quando io dico “Ave Maria” mi raffiguro la Madonna con l’angelo. Quando poi dico “piena di grazia” io devo raffigurarmi l’angelo che parla alla Madonna, che la esalta, e la Madonna veramente luminosa per la grazia di Dio, e devo cantare un inno di lode al Signore perché l’ha riempita di grazia e perché l’ha riempita di grazia anche per me. Sì, anche per me, perché la mia salvezza è venuta attraverso la Madonna.Entro poi nel cuore della Madonna e vedo la sua umiltà che la fa tremare dinanzi a questo saluto angelico.“Il Signore è con te”. A queste parole mi invade un senso di gioia perché mia mamma è piena del Signore, ha il Signore con lei; ma nello stesso tempo provo quasi un senso di santa invidia perché desidero che il Signore sia anche con me.La preghiera deve essere fatta così, o parlando da soli a tu per tu con Dio o anche ripetendo le preghiere che la Chiesa ci mette sulle labbra, ma accompagnando le parole con il cuore. Una volta ci insegnavano che la preghiera vocale è preghiera delle labbra e del cuore, quindi non soltanto delle labbra, ma anche del cuore.Mettete in preventivo che è difficile pregare, che tante volte non saremo capaci di seguire il senso profondo della preghiera, ma bisogna che ci sforziamo. Dobbiamo arrivare a dire almeno un’”Ave Maria” al giorno come vi ho indicato, e almeno un “Padre nostro”. Sarebbe già qualcosa recitare così almeno un “Padre nostro” al giorno. Che bello sarebbe andare in chiesa a fare una visita e dire magari solo tre volte il “Padre nostro” e basta, e non dire altro, tre volte il “Padre nostro”, ma adagio, meditando, pensando, con il cuore e con amore!Voi direte: sentimentalismo! Io mi auguro di averlo, e lo auguro anche a Marco , perché penso che questo sia fede. Ricordatevi che questo lo si può fare anche nei momenti di aridità, vorrei dire che lo si deve fare proprio nei momenti di aridità. Perché sei arido? Perché non mangi e non digerisci. Mi pare che la preghiera, se la facciamo così, è come un pezzo di pane che noi mastichiamo e digeriamo bene, altrimenti è un pezzo di pane che trangugiamo: è sempre pane, ma che resta nello stomaco, non dà forza, e forse fa stare male invece che fare star bene. Per questo sforziamoci di parlare così con il Signore.
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3. Scusate se ho approfittato dell’occasione offertomi dall’”Ave Maria”. Ho approfittato di questo perché non pensavo di dettare la meditazione questa mattina e allora ho preso in mano questo libro , sperando che non mi senta Ruggero , per carità, altrimenti va in superbia, dove c’è un brano sulla Madonna che vorrei meditare con voi. E allora, dal momento che questa mattina parliamo della Madonna, era giusto che sottolineassimo la questione dell’”Ave Maria”.Leggiamo un pochino.«Gesù offre e benedice il cibo e tutti si danno a mangiare allegramente. I discepoli come tanti girasoli, guardano tutti in direzione di Gesù che è seduto al centro della fila dei suoi apostoli. Il pasto è presto finito, condito di serenità e di acqua pura. Ma posto che Gesù resta seduto, nessuno si muove. Anzi i discepoli si spostano per venire più vicino per sentire ciò che dice Gesù, che gli apostoli interrogano. E interrogano ancora su quanto detto prima, di sua Madre».Gesù aveva parlato di sua mamma e l’aveva esaltata, e gli altri erano stati commossi sentendo parlare così bene della Madonna. Gesù aveva parlato della Madonna dicendo che cosa la Madonna aveva ricevuto da Dio, cioè aveva parlato delle grazie straordinarie che la Madonna aveva ricevuto: Gesù ha rivelato agli Apostoli le grazie della Madonna, e loro erano ancora in attesa di altre rivelazioni, e allora Gesù ha continuato. E questo va bene anche per noi.«Sì. Perché essermi madre per la carne sarebbe già grande cosa. Pensate che è ricordata Anna di Elcana come madre di Samuele Ma egli non era che un profeta. Eppure la madre è ricordata per averlo generato. Perciò ricordata, e con lodi altissime, lo sarebbe Maria per avere dato al mondo Gesù il Salvatore».Poi Gesù aveva parlato della concezione immacolata della Madonna, dell’angelo che era andato da lei ad annunciare la sua incarnazione, e quindi del suo concepimento. Gli Apostoli, che prima avevano confidenza con la Madonna, hanno cominciato a prendere un po’ le distanze e a tremare dinnanzi a lei perché non c’era da scherzare dinanzi alla sua grandezza: non la pensavano così grande, non l’avevano mai vista così grande. Quando Gesù l’ha descritta sono rimasti titubanti, come uno che improvvisamente viene a conoscere cose sconcertanti. Supponiamo che si presenti uno vestito in borghese e poi riveli che è addirittura il Papa... è naturale esclamare: “Ehi, noi parlavamo con lui trattandolo con tanta confidenza, e davanti a lui abbiamo fatto così e abbiamo fatto colà!”, e si resta un po’ sconcertati.Adesso Gesù ha detto che la Madonna è grande per questi motivi, ma che sarebbe andato ancora più avanti, perché la Madonna è grande specialmente per qualcos'altro. Perciò il primo motivo della grandezza di Maria è aver dato alla luce Gesù.
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4. «Ma sarebbe poco, rispetto al tanto che Dio esige da Lei per completare la misura richiesta per la redenzione del mondo».La Madonna, concepita senza peccato, piena di grazia, avvisata dall’ angelo del concepimento verginale di Gesù, avrebbe avuto ancora poco in relazione al molto che Dio esigeva da lei.Consideriamo Marco, nato da un bravissimo papà, da un santo papà e da una santa mamma, cresciuto in un buon paese, pieno di grazia, con il naso lungo, con qualità per cantare, e con tanti altri doni: tutte queste grazie ricevute sarebbero poco in confronto a quello che Dio esige da Marco. Guardate che è tremendo tutto ciò, perché questa parola applicata alla Madonna vale anche per noi. Tutte le grazie ricevute da Dio, fra le quali la più grande di tutte è la grazia del Battesimo, per cui siamo figli di Dio, siamo veramente figli di Dio, cioè apparteniamo alla famiglia di Dio, sono niente in confronto di quello che il Signore esige da noi.Per quale motivo tutte queste grazie sono poca cosa in confronto a quello che chiede da noi? Per completare la misura! Noi apostoli dobbiamo sempre ricordare la missione di “completare la misura”. Gesù è venuto a salvare il mondo, ma ha voluto lasciare una parte anche alla Madonna e una parte anche a noi. Lui avrebbe potuto pagare tutto. Invece ha pagato, e ha dato potere alle nostre azioni di “completare”. È giusto o non è giusto? Supponiamo che il debito fosse di un milione. Che cosa ha fatto Gesù? Ha dato novecentomila lire, e poi ha consegnato a me e a tutti noi diecimila lire e ha detto: “Trafficate le diecimila lire per completare le centomila lire mancanti, e allora la misura è completa”. Non ci ha dato la somma per saldare il debito, ma ha voluto che noi poniamo la nostra parte, e così completiamo la salvezza del mondo. Perciò la misura completa per la salvezza di tutti gli uomini è formata da ciò che ha messo Gesù, più ciò che ha messo Maria, più quello che mettiamo noi.La parte che ha posto la Madonna è stata una integrazione della parte del Cristo. Dico eresie? Una parte integrante perché, altrimenti, Dio non avrebbe chiamato la Madonna sul monte Calvario a tribolare per niente, a soffrire. Gesù avrebbe detto alla Madonna: “Mamma, adesso è tanto caldo; ti accompagno a casa di una mia creatura che ci vuole tanto bene, di una mia miracolata, o di un miracolato, sul monte Carmelo o in qualche altra parte dove si gode una bella veduta, vicino a Bosco. Rimani là una quindicina di giorni, in un posto dove non c’è né radio, né telegrafo, né niente. Io intanto andrò a Gerusalemme”.“E la festa di Pasqua?”.“Ti dispenso io, e per quest’anno non andrai a Gerusalemme per la Pasqua: rimarrai in quel luogo per celebrare la Pasqua, perché sei un po’ deboluccia e palliduccia”.Un bel giorno la Madonna si sarebbe trovata sul balcone di casa a leggere “La voce dei Berici”, e sarebbe giunto improvvisamente il Signore: “Eccomi qui, morto e risorto; sono morto, ma ora tutto è passato!”; ormai era risorto ed era tutto passato. Il Signore avrebbe potuto fare così. Io con mia mamma avrei fatto così; umanamente parlando tutti noi avremmo fatto così. E invece no: la Madonna doveva avere anche lei la sua passione per essere la corredentrice del genere umano.Per questo la grandezza della Madonna si fonda anzitutto in quello che ha ricevuto da Dio, e poi in quello che lei doveva dare; quello che ha ricevuto è poco rispetto a quello che doveva dare, per questo è grande ed è santa.A volte fra studenti si dice: “Sei stato promosso perché un altro ti ha fatto il saggio e tu l’hai copiato. Ti hanno regalato la promozione”. E invece qui si afferma che Dio ti ha dato l’intelligenza, tu hai studiato e sei stato promosso, e puoi dire in verità: “Sono stato promosso”.Guardate che questo pensiero è importantissimo, perché in tal modo la Madonna diventa per noi più grande: non diventa più piccola, ma più grande.E allora sentiamo Gesù che dice: “Sono beati quelli che fanno la volontà del Padre. Mio padre e mia madre sono coloro che fanno la volontà del Padre” . In quel momento Gesù esalta la Madonna ancora di più perché non c’è stata creatura, dopo Gesù, che abbia fatta la volontà del Padre come la Madonna.
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5. La nostra grandezza consiste appunto nel fare la volontà di Dio, la volontà del Padre, giorno per giorno, con gioia, con serenità, compiendo quello che costa poco e quello che costa molto, accettando le giornate di sole e quelle di pioggia, le giornate in cui stiamo bene e le giornate in cui stiamo poco bene, sforzandoci di volerci bene fra noi nella carità fraterna: questa è la carità, questo è l’amore. L’esempio è quello che ci offre adesso il nostro caro don Luigi andando con gioia in America : pensate che gli sia costato poco partire improvvisamente? E l’ha fatto con il sorriso! È un esempio meraviglioso, e così dobbiamo fare.E questo perché? Perché anche noi siamo chiamati a “completare la misura”. Scusate se insisto su questo perché mi pare che sia un po’ la base della vita consacrata. Altrimenti che cosa capita? Se andiamo a finire in una casa dove troviamo un confratello con un temperamento diverso dal nostro facciamo fatica un pochino ad andare d’accordo; se avviene uno spostamento non gradito, se troviamo una delusione nel nostro lavoro possiamo trovarci in difficoltà, ma se noi teniamo presente questa nostra missione, allora capiamo che quello è il nostro Calvario e capiamo anche che quella è l’ora in cui noi dobbiamo essere i corredentori del genere umano. Se invece non teniamo presente questo, noi agiamo secondo la logica umana e, presto o tardi, rifiutiamo e rigettiamo da noi, come il corpo che rigetta il cuore che gli è stato trapiantato, tutto quello che non è secondo il nostro modo di vedere e di sentire: compiamo un’azione di rigetto della volontà di Dio. E allora, per forza noi non salviamo le anime. Se invece già in partenza sappiamo che dobbiamo essere così, anche se suderemo sangue per strada, anche se spesso dal nostro cuore uscirà il grido straziante di Gesù: “Padre, se è possibile, passi questo calice” perché non ce la facciamo più, concluderemo sempre come lui: “Sia fatta la tua volontà”.
Bisogna saper mettere in preventivo la nostra partecipazione alla passione di Gesù. Scusate se insisto un po' troppo su questo tema, ma è necessario mettere in preventivo che noi salveremo le anime in questo modo.«Maria non deluderà il desiderio di Dio. Non lo ha mai deluso».
MI316,6 [16-08-1970]
6. Che bello poter dire di ognuno di voi, per esempio di don Luigi che parte: “Don Luigi non deluderà, non deluderà”! Domenico, tuo fratello mi ha mandato una cartolina dall'ospedale. Quando sono andato a trovarlo lunedì mi ha detto: “Ha ricevuto la cartolina?”. “No”. Beh, ora l'ho ricevuta e vi sono scritte queste parole: “Sto facendo bene la mia parte”. È veramente una cosa bella perché mi pare che stia facendo bene la sua parte. È meraviglioso che un giovane che sta soffrendo, tremendamente, che si trova in uno stato di grande sofferenza, scriva, ti faccia un augurio e dica: “Mi sforzo di far bene... Mi sforzo di far bene la mia parte”.Che bellezza sarebbe se ognuno di voi potesse mandarmi sempre gli auguri così, dall'America, da Crotone, da qualunque parte ove il Signore vi vorrà... anche da sopra la luna perché Elio andrà sulla luna, scrivendo: “Mi sforzo di far bene la mia parte”! Quando si rappresenta un’opera teatrale un attore svolge la parte del re, uno la parte del servo, uno la parte dell'eroe, uno la parte... del tappabuchi, ma non importa quale sia la parte. Alla stessa maniera noi dobbiamo svolgere la parte che ci è stabilita da Dio fin dall’eternità, parte che include la vocazione, ma anche le azioni della giornata. Che te ne pare, Gino? E dobbiamo sforzarci di fare la nostra parte.Ritornando alla Madonna il testo dice: «Maria non deluderà i desideri di Dio. Non lo ha mai deluso». In altre parole, come Gesù, alla fine della sua vita mortale, è morto dicendo: “Tutto è compiuto. Ho sempre fatto bene la mia parte”, anche la Madonna direbbe se venisse qui in mezzo a noi: “Figlioli, ogni giorno della mia vita io ho sempre fatta bene la mia parte”. È l'augurio che vi faccio, che faccio a me e a voi: che possiamo anche noi, come il nostro caro Lorenzo, come la Madonna, come Gesù, fare sempre bene la nostra parte.Concludiamo.«Dalle richieste di amore totale a quelle di sacrificio totale Ella si è data e si darà. E quando avrà consumato il massimo sacrificio, con Me, per Me, e per il mondo, allora i veri fedeli e i veri amorosi capiranno il vero significato del suo Nome. E nei secoli dei secoli, ad ogni vero fedele, ad ogni vero amoroso, sarà concesso di saperlo».Ci sarà concesso di sapere questo, di conoscere questo.
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7. Vi ripeto per l'ennesima volta che, quando io sono consacrato sacerdote, mi hanno fatto un regalo. Una mia vecchia maestra, la famosa Visentin , mi ha detto: “Per la tua ordinazione vorrei regalarti un quadro da mettere sopra il letto, un quadro che tu possa conservare sopra il letto. Che quadro vuoi?”. “Della Madonna”, io le ho risposto. Lei si aspettava che io chiedessi l'immagine della Madonna di Lourdes, sia perché ero devoto della Madonna Immacolata, sia perché legato in modo particolare al santuario di Lourdes ove mia mamma era stata guarita. In realtà vi assicuro che fino all'ora del sacerdozio mi raffiguravo sempre la Madonna come l’Immacolata, pensando specialmente alla mamma che ha detto il suo “fiat”, ha detto il suo sì. Dal momento del sacerdozio invece ho detto: “No, basta adesso l'Immacolata”. In stanza avevo sempre la statuetta dell'Immacolata fino al sacerdozio, ma allora ho detto: “Adesso basta: adesso scelgo l'Addolorata. Adesso devo cominciare anch’io la salita del Calvario come lei. Il mio sacerdozio, non mi faccio illusioni, è quello del “vinctus Christi” : una sola corona di spine avvolge il capo di Cristo e il mio. E lei, la mamma, ha detto di sì, ma ha detto di sì fino al Calvario. Lo so, lo metto già in preventivo: il sacerdozio è una passione, è un lavorare con Cristo e con la Madonna per salvare le anime”. E ho preferito l’immagine dell’Addolorata a quella dell’Immacolata.
Anche voi cercate di contemplarla come mamma, ma come esempio meraviglioso di una creatura che ha collaborato con Cristo e con Dio per salvare i fratelli. In realtà la Madonna è la mamma, la mamma buona, la mamma grande, la mamma gloriosa, ma sentitela veramente come esempio perché in certi momenti della vita è duro il camminare.Quando le nostre buone mamme ci davano l'olio , che adesso non danno più perché ora è tutto sofisticato e ci sono le pillole o la dolce euchessina, mentre una volta la purga era l'olio o il sale amaro, che si prendevano con la bocca storta, cercavano di essere convincenti: “Ottorino, dai, bevi...”.“Noo, noo, noo”.“Sta’ attento: vi ho messo un po' di zucchero”.E la mamma più di qualche volta, quando eravamo piccoli piccoli, tentava con l'imbuto:“Coraggio, prendilo”.E il bambino: “Noo, noo, noo... bevene anche tu”.E allora la mamma aveva il coraggio di prenderne un po', di prenderne un sorso per convincere il figlio. Quante volte le mamme fanno così! Lo prendono prima loro: “Se potessi farlo io per te!”.Tante volte la mamma diceva: “Se potessi... ma sei tu che ne hai bisogno; hai tanti foruncoletti sul viso...”.“Bevilo tu... Noo, noo, non lo voglio... allora bevine tu”.E allora la mamma ne prendeva anche lei.La stessa cosa si ripete per noi con Gesù. Quando noi ci troviamo in momenti un po' difficili, in momenti in cui il coraggio sta per andarsene, è importante contemplare la nostra mamma che per prima ha preso il calice in mano. Se infatti pensiamo a Gesù possiamo sempre dire che Gesù è Dio, uomo e Dio, ma lei è creatura ed è mamma. E quando noi vediamo una mamma che per prima prende in mano il calice, il calice della corredentrice, della sofferenza, della volontà di Dio, siamo arrivati: insieme con la mamma si fa tutto. Dovremmo contemplare così la Madonna. Non so se esagero, caro don Guido.
“Il Nome della Grande Madre, della santa Nutrice che allatterà nei secoli dei secoli i pueri di Cristo col suo pianto, per crescerli alla Vita dei Cieli”
MI316,8 [16-08-1970]
8. E così terminiamo, cari fratelli, la nostra breve riflessione sulla Madonna.Non scoraggiamoci pensando alle fatiche che ci attenderanno. Se noi confideremo di avere un fratello e una mamma in Paradiso, io vi assicuro che le fatiche che ci attenderanno saranno come le fatiche che attendono quelli che oggi andranno a funghi. Quelli che oggi andranno a funghi certamente dovranno far fatica per la camminata, per la stanchezza e per la difficoltà di dormire stanotte... ma non importa: lo scopo è raccogliere funghi, per cui non si accorgeranno della strada, della fatica, delle sudate perché hanno una meta da raggiungere.Se consideriamo che la nostra meta è il Paradiso, che la salvezza di un’anima ha un valore veramente immenso, se consideriamo che abbiamo una mamma che ci attende, a un dato momento io penso che le fatiche che dovremmo fare per vincere le tentazioni, le fatiche che dovremmo fare per resistere alle cattiverie del mondo e del demonio, saranno le fatiche gioiose di chi fa qualcosa con passione. Quando si fa una cosa con passione questa non pesa.Quante volte vi ho detto che quando ero ragazzo e facevo qualche lavoro la mamma mi diceva: “Guarda quel ragazzo! Se glielo ordinasse il dottore o il prete per penitenza, non lo farebbe neanche per sogno. Ma guarda cosa fa!”. “Eh, ma è proprio lui che vuole farlo”.È vero. Sono capitate a voi queste cose? Penso che sarà capitato anche a Mario qualche volta. Dovremmo essere così: nel nostro lavoro dovremmo essere così appassionati, così presi dall’interesse per il nostro apostolato, per le anime che dovremo salvare, che facciamo ogni cosa con amore, e anche se sarà pesante lo sarà di meno. Perché? Perché c’è una motivazione che ci spinge, e cioè la passione delle anime, l’amore di Dio.Sia lodato Gesù Cristo!