Scritti Ispirati > COMMENTO AI PRIMI ARTICOLI DELLE COSTITUZIONI

COMMENTO AI PRIMI ARTICOLI DELLE COSTITUZIONI

Si tratta di appunti, raccolti in un ciclostilato, sul commento alle costituzioni, tenuto da don Ottorino in una serie di incontri ai religiosi della Casa dell'Immacolata a partire dal 30/9/1961. Le costituzioni furono approvate dalla S. Sede il 19/12/1961.

SID,1

CAPO I

IL FINE DELLA PIA SOCIETÀ SAN GAETANO

1. ART. 1: “Il fine generale della Pia Società religiosa di san Gaetano è la gloria di Dio e la santificazione dei suoi membri, mediante l'osservanza dei tre voti di povertà, di castità e di obbedienza; e mediante l'ordinamento della propria vita, nella vita comune, a norma dei sacri canoni e delle presenti costituzioni”. Il primo articolo delle nostre costituzioni indica chiaramente quale è il fine principale di ogni religioso della Pia Società: la gloria di Dio e la santificazione personale, e subito aggiunge i mezzi per raggiungere tale fine: l'osservanza dei tre voti di povertà, di castità e di obbedienza; l'ordinamento della propria vita nella vita comune. Non dimenticando la capitale importanza del primo mezzo, fermiamo ora la riflessione sulla necessità della vita comune, che è essenzialmente vita di carità, unione di ideali e collaborazione fraterna per la realizzazione del piano particolare di ogni comunità che rientra come parte nel piano universale di tutta la Pia Società. Ogni singola comunità è parte della famiglia religiosa e, come in una grande macchina ogni singolo elemento di un ingranaggio deve armonizzarsi con tutte le altre parti dello stesso ingranaggio per cooperare insieme al perfetto funzionamento della macchina intera, così ogni membro di una comunità deve collaborare con gli altri confratelli in una atmosfera di comprensione, di aiuto vicendevole e di carità per portare valido contributo alla missione di tutta la Pia Società. Ogni nostra comunità quindi, sia in una casa di formazione, sia in un istituto professionale, sia in una parrocchia, deve essere un cenacolo di carità, in una emulazione continua per la propria santificazione, in vicendevole consiglio ed aiuto, in una totale dedizione per la salvezza delle anime. La propria casa deve trasformarsi in un caldo nido, cui si brama continuamente ritornare per sentire aleggiare nell'intima compagnia dei fratelli e nel vero amore cristiano il respiro di Dio. Non è possibile restringere la vita comune nella comunanza della tavola, del guardaroba, della cassa e della vita quotidiana, dimenticando invece la fusione degli ideali e la concorde opera per la realizzazione del piano generale della Pia Società, pur ritenendo questi come elementi che concorrono a meglio disciplinare la vita comune. Inevitabili infatti sono nella vita apostolica le eccezioni a questi elementi accidentali, e appunto per questo è necessario rassodare l'unione di ideali e di lavoro nell'obbedienza alla medesima regola ed autorità che realmente costituisce l'essenza della vita comune.

CONGREGAZIONE Costituzioni

DIO

CONSACRAZIONE santità

CONSACRAZIONE religioso

CONSACRAZIONE voti

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

COMUNITÀ

uniti nella diversità

COMUNITÀ

confratelli

ESEMPI comunità

COMUNITÀ

SID,2

2. ART. 2: “Il fine speciale della Pia Società è di portare gli uomini ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze e, come conseguenza di questo amore, ad accettare il sacrificio quotidiano del lavoro, considerato come mezzo di espiazione e di santificazione”.
Il secondo articolo è dedicato ad illustrare il fine speciale della Pia Società, che è di una perpetua attualità poiché è lo stesso fine che Dio ha dato all'uomo con la creazione. Dice infatti il Catechismo che “l'uomo è stato creato da Dio u per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e goderlo poi eternamente in Paradiso”. Questa quindi è la missione di ciascun uomo, ed ogni azione non indirizzata secondo questo fine è inutile e talvolta causa anche di demerito. Ora è nostro dovere gettare un grido d'allarme, svegliare gli uomini e ricordare a ciascuno che Dio deve essere il centro d'interesse d'ogni attività e che a Lui tutto deve essere coordinato. L'uomo odierno ha perduto il significato delle vere realtà immergendosi completamente nelle preoccupazioni di questa terra nell'inutile tentativo di dimenticare le sue aspirazioni spirituali, cercando di migliorare le sue condizioni temporali e illudendosi di essere il vero artefice di ogni cosa. Proprio a questi uomini dobbiamo ricordare che le preoccupazioni per il proprio dovere devono essere subordinate e indirizzate all'unione e all'amore di Dio, che ci ha comandato di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze. Noi religiosi dobbiamo essere entusiasti di questa idea, e gridarla poi con ogni mezzo a tutti gli uomini. Il mondo è ripieno di uomini incuranti del proprio fine, e noi dobbiamo essere agitati dall'ideale di strappare questi individui dall'indifferenza delle cose spirituali ed elevare la loro mente e il loro cuore alla conoscenza e all'amore di Dio, affinché tutta la giornata trascorsa nel compimento esatto del proprio dovere si trasformi in un inno di lode a Dio. Mentre ogni settore dell'umano sapere è sempre più approfondito e reso patrimonio comune con l'utilizzazione di tutti i mezzi moderni per la divulgazione della scienza, solo la conoscenza di Dio rimane alla superficialità delle nozioni elementari imparate meccanicamente da bambini o addirittura estranea alla mente e al cuore di molti. Dovrebbe quindi tormentarci il cuore e spingerci ad una incessante attività di preghiera, di sacrificio e di opere per scuotere tutti coloro che hanno posposto l'amore e il servizio di Dio alle preoccupazioni quotidiane, il desiderio bruciante di portare a tutte le anime la vera conoscenza di Dio, da cui scaturiscono la fede viva e l'amore ardente, affinché veramente Dio sia il fine dì ogni azione, il centro di tutta l'umana attività. Solo quando l'amore di Dio è posto come cardine di tutta la vita, ne è logica conseguenza l'accettazione serena e gioiosa del sacrificio quotidiano del lavoro, che rientra nel meraviglioso piano dell'economia divina. In questo grandioso piano di Dio su tutto l'universo, di cui anche l'uomo è chiamato a far parte, anzi ad esserne il centro, il lavoro rientra con un ruolo di primaria importanza come perfezionamento della creazione, complemento della redenzione ed attuazione dell'amore e del servizio del prossimo. È bene fin d'ora porre in risalto questi aspetti religiosi del lavoro, come sono poi ordinatamente esposti nel primo paragrafo del terzo articolo delle nostre costituzioni. Anzitutto è di notevole importanza sottolineare la grandezza del lavoro come perfezionamento della creazione, in quanto cioè eleva l'opera dell'uomo per mettere il creato in condizione di raggiungere veramente il suo fine. Ed è mirabile notare come Dio non abbia voluto creare le cose in uno stato di finitezza, ma invece abbia chiesto l'intervento dell'opera umana per scoprire e trasformare le energie nascoste nell'universo e porle nel modo più adeguato a servizio dell'uomo. Ed è appunto in questo senso che il lavoro deve essere considerato come completamento della creazione, perché proprio attraverso il lavoro l'uomo continua in qualche modo l'opera della creazione trasformando e utilizzando i beni creati da Dio e messi a sua disposizione perché se ne serva per conseguire il suo fine. In questa collaborazione con Dio sta la prima grandezza del lavoro, per cui l'uomo può legittimamente considerare come opera sua la materia da lui lavorata, poiché contiene qualche cosa della sua intelligenza, della sua volontà, della sua fatica. Un secondo aspetto religioso del lavoro è quello di complemento della redenzione. Nel primitivo piano di Dio il lavoro non avrebbe incluso nessun senso di pena. L'unione con Dio attraverso la grazia santificante avrebbe avuto un piacevole sviluppo nell'armonia delle diverse facoltà umane e la docile sottomissione delle cose all'uomo. Sennonché venne il peccato di Adamo e la ribellione della volontà a Dio fu seguita dalla ribellione delle facoltà inferiori alle superiori e delle cose all'uomo: l'uomo ribelle si trovò in balia di cose ribelli. Il lavoro perdette il suo carattere di gioiosa espansione e divenne un dovere da compiere nel sacrificio e nel dolore. Venne poi la redenzione, che non si è svolta nel gaudio e nel trionfo, ma che ha avuto inizio nello squallore della culla e il compimento nello strazio della croce. Il lavoro, considerato sotto l'aspetto di pena e di sofferenza, è divenuto il perfetto complemento della redenzione, cui sono chiamati tutti gli uomini a portare il loro contributo di sangue e di croce. Ed infine non è possibile trascurare l'ultimo aspetto del lavoro considerato come attuazione dell'amore del prossimo, come strumento di servizio per i fratelli. L'attuazione delle condizioni per cui ciascuno possa condurre una vita veramente umana è opera di tutti: anche il più umile fra tutti i lavori è un servizio ai propri fratelli. Tutto ciò che ci circonda e di cui ci serviamo in ogni nostra minima necessità: il vestito, la casa, il cibo, i libri ecc. è opera di collaborazione, cui molti fratelli hanno dato il loro contributo con l'applicazione delle loro capacità, della loro intelligenza, e talvolta anche della propria vita. Bisogna quindi saper cogliere nel lavoro questo aspetto sociale di amore e di servizio, in cui hanno occasione di svilupparsi in tutta la loro estensione le virtù eminentemente sociali: la carità e la giustizia. Quale maggior valore assume quindi un'opera fatta, oltre che per una ricompensa più o meno abbondante, che giustamente è dovuta all'operaio e tale anzi da poter garantirgli un sostentamento onesto e decoroso per sè e per la sua famiglia, anche con il nobile scopo di servire ed aiutare i fratelli, bisognosi del contributo del lavoro di tutta la società umana! Quando questa idea basilare della conoscenza e dell'amore di Dio attuato con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze, da cui sgorga necessariamente il bisogno di dimostrare praticamente tale amore nell'accettazione del sacrificio quotidiano del lavoro considerato secondo quanto sopra accennato, sarà posta al di sopra di ogni preoccupazione nella nostra vita religiosa, ne sarà spontanea conseguenza la trasfusione in tutti coloro che ci circondano e saremo realmente all'altezza della missione apostolica per cui la Provvidenza divina ha voluto in questi tempi difficili la nostra congregazione.

CAPO II

LE OPERE DELLA PIA SOCIETÀ

CONGREGAZIONE Costituzioni

DIO creatore

CREATO

APOSTOLO missione

DIO centralità

di...

SOCIETÀ

DIO amore a Dio

CONSACRAZIONE religioso

MONDO

DIO

SOCIETÀ

tecnica

APOSTOLO salvezza delle anime

DIO amore di...

SOCIETA’

lavoro

DIO piano di salvezza

VOLONTÀ

di DIO

PECCATO

GESÙ

CROCE

CARITÀ

amore al prossimo

VIRTÙ

giustizia

PENITENZA

SID,3

3. ART. 3: “Per conseguire il suo fine speciale, la Pia Società attenderà alle seguenti opere particolari:
1) Tenendo presente l'esempio del Divino Operaio di Nazareth, la Pia Società si interesserà della preparazione spirituale e professionale dei giovani lavoratori. Perciò, dove sarà necessario, aprirà scuole o istituzioni a carattere prevalentemente professionale. Svolgerà opera di penetrazione spirituale negli ambienti di lavoro, per condurre le anime a santificare il lavoro stesso, inteso come compimento dell'opera creatrice di Dio, fonte di espiazione e di merito, strumento di servizio e di elevazione del prossimo. 2) Accetterà dagli Ordinari del luogo la cura d'anime nelle parrocchie, allo scopo di accostare ogni categoria di fedeli e di avviarli a quella vita integralmente cristiana, che nell'esercizio della professione trova efficace motivo di spirituale progresso e continua occasione per la pratica delle più alte virtù cristiane. 3) Aprirà case di formazione per giovani aspiranti allo stato sacerdotale o religioso”. Dopo aver sottolineato la grandezza e l'attualità del fine della nostra Pia Società, passiamo ora con l'art. 3 a considerare attraverso quali opere dobbiamo attuare il nostro piano di conquista. Ogni apostolo, prima di applicarsi alla concreta realizzazione del comando di Gesù: “Andate e predicate p, deve esaminare con occhio attento il campo del suo apostolato e scegliere quei mezzi che più sono idonei al raggiungi,mento del fine. Ora è evidente che chiunque voglia iniziare un movimento di riforma, un rinnovamento della società deve assolutamente rivolgere le sue preoccupazioni alla gioventù, perché da essa dipende la società di domani. Perciò la nostra prima preoccupazione per l'attuazione del nostro fine deve essere la salvezza della gioventù, che particolarmente al giorno d'oggi è oggetto d'assalto da parte di tutte le forze avverse alla Chiesa, per portarla al libero sfogo delle passioni e alla negazione d'ogni principio spirituale e soprannaturale. Le condizioni attuali di vita, sia per le verità dottrinali che per i principi morali, che si presentano alle nuove generazioni che a mano a mano s'innestano nel mondo della scuola e del lavoro sono tali da avvolgere inevitabilmente la nostra gioventù in un vortice spaventoso che va sempre più allontanandosi da Dio, principio e fine dell'esistenza umana. In particolare due sono le fasi più delicate e più difficili che sono causa di rovina per tanti giovani, privi di una vigile assistenza e di un continuo aiuto: a) l'entrata nelle scuole, particolarmente in quelle professionali di preparazione al lavoro; b) l'inserimento successivo nel mondo del lavoro. Quando i giovani, terminato il ciclo delle scuole elementari, s'affacciano inesperti alle scuole superiori d'avviamento al lavoro o a tipo professionale industriale o a tipo aziendale, trovano abitualmente ambienti in cui Dio è sconosciuto o combattuto, e in cui la corruzione regna sovrana fra gli allievi e spesso anche fra gli insegnanti. Queste anime giovanili che si aprono incaute alla vita, ben presto assorbono tutto il veleno dell'ambiente e dimenticano i principi religiosi appresi nella prima età. Ugualmente l'inserimento nel mondo del lavoro è altrettanto difficile e deleterio. La conoscenza e l'amore di Dio sopra ogni cosa, che dovrebbe essere la nota dominante per tutti gli uomini ed alleggerire anche le fatiche del lavoro, considerato nella sua visione cristiana, sono fattori stranieri in tali ambienti, in cui quindi non può che regnare l'asservimento al piacere e a Satana. È quindi evidente che con una tale preparazione alla vita, i giovani non avranno certo Dio come centro del loro interesse e che la società di domani sarà peggiore della presente, perduta verso l'abisso in una corsa senza sosta. Ritorna quindi imperativo il bisogno di salvare questa gioventù, per immettere nella società forze sane e cristianamente formate, capaci di resistere e di trasformare a poco a poco l'ambiente che le circonda.

CONGREGAZIONE Costituzioni

GESÙ

PASTORALE giovani

FORMAZIONE lavoro

DIO creatore

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE

APOSTOLO

DIO

DIO amore di...

CROCE Demonio

DIO centralità

di...

SID,4

4. Ma da dove cominciare?
1) Per avere giovani sani, bisogna curare le famiglie per assicurare ai fanciulli la prima istruzione morale e religiosa. I genitori, le mamme in modo tutto particolare, devono essere preparate ed istruite con ogni mezzo a ricevere santamente i propri figli e ad educarli secondo i retti principi della dottrina cristiana. L'apostolo, agitato dal problema di preparare santi genitori, deve trascorrere notti insonni in preghiera e in penitenza, e mai deve stancarsi di rimanere al confessionale, ben consapevole che lì si formano con la costanza e con la fermezza i genitori alle virtù e alla retta concezione della vita. È forse possibile che l'educazione dei fanciulli, che è fra le cose più delicate e più difficili, sia trascurata e posposta a tante altre preoccupazioni di minor valore? Nessuna fase di questa educazione può essere tralasciata per cui è necessaria una assistenza continua e solerte in questo primo periodo, in cui pongono radice inclinazioni ed abitudini, che poi si svilupperanno in modo più completo e più stabile. 2) Terminata questa prima importantissima opera, è indispensabile dirigere le nostre cure all'istruzione professionale dei giovani affinché la conoscenza e l'amore di Dio continuino a brillare in questa nuova fase di vita come luce che rischiara la via e come forza contro ogni difficoltà. In questo settore è indispensabile particolarmente l'efficace contributo dell'assistente, che, utilizzando anche le migliori forze dell'Azione Cattolica in un apostolato veramente operante ed attivo, operi in modo che la preparazione professionale dei giovani sia rettamente ordinata in una gerarchia di valori che rispetti e riservi a Dio il primo posto. 3) Ma il punto più difficile è forse quello dell'inserimento della gioventù nel mondo del lavoro, perché è quello verso cui la maggior parte di essa si dirige. Proprio allora è necessaria una maggiore assistenza, affinché tutti i principi inculcati con molta pazienza siano ora resi operanti, in modo da trasformare la fatica penosa del lavoro in una serena collaborazione con l'opera creatrice di Dio, cercando di trasformarla in efficacissimo mezzo di espiazione, dì santificazione personale e di servizio del prossimo. 4) Con tali premesse è logico che tutto il mondo del lavoro risentirà a poco a poco di tale influsso benefico di spiritualizzazione, e inevitabilmente risolleverà lo sguardo a quel Dio da cui si è sistematicamente e progressivamente allontanato. Allora tutti gli uomini ritorneranno ad attuare quello che è stato il vero fine della loro creazione: conoscere, amare e servire Dio. Dopo queste considerazioni è facile trarre la conclusione: non è possibile l'attuazione di tale piano di rinnovamento della società se non si ha in mano tutta la parrocchia, per poter agire liberamente su tutti i settori con continuità di azione e di metodo. Quando noi avremo reso attuale tale programma rivolto alla salvezza della gioventù, avremo attuato in pieno lo spirito delle nostre costituzioni. Infatti: - Salvando la gioventù, si conquista il cuore dei genitori e si penetra nelle famiglie. - Accettando la cura d'anime nelle parrocchie, siamo a disposizione delle diocesi scarse di clero. - Creando e favorendo delle comunità parrocchiali veramente fervorose, susciteremo le vocazioni locali allo stato sacerdotale e alla vita religiosa.

FAMIGLIA mamma

APOSTOLO

PREGHIERA

GRAZIA Confessione

FAMIGLIA

PASTORALE giovani

DIO amore di...

CONGREGAZIONE assistente

DIO creatore

PENITENZA

CARITÀ

amore al prossimo

SOCIETÀ

lavoro

DIO presenza di...

PASTORALE parrocchia

SID,5

5. ART. 5: “La Pia Società prende nome da San Gaetano Thiene e si pone sotto il suo patrocinio.
Professa pure una speciale devozione verso Gesù Eucaristico e verso la Beata Vergine Immacolata”. Uno dei punti basilari del nostro programma afferma che attraverso gli eventi Dio ci guida all'attuazione del piano che Egli ha su ciascuno di noi e che per conseguenza nessuna azione sfugge all'assistenza della sua Provvidenza divina. La scelta di San Gaetano a patrono dell'Istituto, primo germe da cui è sorta la nostra famiglia religiosa, e successivamente di tutta la Pia Società, è stata certamente suggerita e voluta a suo tempo da Dio, per motivi che forse solo ora possiamo pienamente comprendere. Molti sforzi in questi ultimi anni sono stati diretti nella nostra casa ad una maggiore conoscenza ed assimilazione del Vangelo, ed inoltre le nostre costituzioni parlano in più luoghi della necessità di un ritorno allo spirito primitivo del Vangelo; ora San Gaetano fu senza dubbio uno dei santi che maggiormente cercò di cogliere nella sua essenza lo spirito del Vangelo, per improntare su di esso tutta la sua vita e trascinare con il suo esempio tutte le anime a vivere concretamente la parola evangelica. È sufficiente anche uno sguardo superficiale alla vita di san Gaetano per rilevare come egli abbia compreso lo spirito del Vangelo nel suo più profondo significato. Ne è certo un segno non comune il fatto che egli ne volle proporsi la lettura ogni mese, fissando una parte proporzionata per ogni giorno, allo scopo di assimilare l'esempio e l'insegnamento del divino Maestro per trasmetterlo poi nella sua interezza alle anime. Inoltre non solo scelse il Vangelo come centro dei suoi studi, ,ma lo elesse anzi come codice della sua vita e come regola cui dovevano ispirarsi tutti i suoi religiosi. Volle che ogni sua azione fosse improntata sullo spirito del Vangelo, in una attuazione radicale e completa della parola di Cristo, e tale volle fosse pure la vita dei suoi Chierici Regolari, senza riserve e senza limitazioni. In quei tempi turbinosi, mentre Lutero staccava dalla Chiesa gran parte dell'Europa in un vano tentativo di riforma e la società si affannava nella caccia sfrenata del piacere e della ricchezza, dimentica di Dio e del vero fine dell'uomo, san Gaetano offrì tutta la sua vita per far rivivere lo spirito del Vangelo, affidandosi completamente alla divina Provvidenza, che ogni cosa regge e dirige secondo i suoi mirabili piani. Egli impose a tutti i suoi religiosi, oltre i voti di povertà, di castità e di obbedienza, la regola di nulla chiedere ad alcuno in elemosina, attendendo tutto dal Padre celeste, il quale non fa certo mancare il pane a chi lavora per la sua gloria. Le parole di Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt. 6,33), furono da lui intese come una formale promessa divina cui ancorò tutta la sua vita offrendo un esempio mirabile di abbandono totale e di fede incrollabile nella divina Provvidenza. Per tutti questi motivi dì affinità fra lo spirito di san Gaetano e lo spirito delle nostre costituzioni, giustamente il Signore volle che fosse scelto come patrono della nostra congregazione, affinché con il suo esempio e con il suo aiuto ci assista e ci spinga a scoprire il santo Vangelo e a renderlo vivo nella pratica quotidiana della nostra vita, per trasformarlo poi in un mezzo efficacissimo di apostolato fra le anime.

***

CONGREGAZIONE

EUCARISTIA presenza eucaristica

MARIA

DIO piano di salvezza

PROVVIDENZA

PAROLA DI DIO Vangelo

ESEMPI santi

DIO

CONSACRAZIONE santo

SID,6

6. Lo stesso art. 5 dice che la nostra Pia Società professa una speciale devozione verso Gesù Eucaristico e verso la Vergine Immacolata.
L'Eucaristia, che è l'espressione suprema dell'infinito amore di Gesù Cristo per gli uomini, non può non formare il centro della nostra devozione e di tutta la nostra vita sacerdotale o religiosa. Nell'Eucaristia è realmente presente Gesù, che a buon titolo ha detto di se stesso: “Ego sum Via, Veritas et Vita” (Gv 14,6). Gesù è Via, è esempio di umiltà, di obbedienza, di carità. “Cum in forma Dei esset... semetipsum exinanivit, formam servi accipiens, factus oboediens usque ad mortem...” (Fil 2,68). Con tutta la sua vita ha voluto offrirci un modello perfetto secondo cui dobbiamo operare per essere perfetti come il Padre celeste. Gesù è Verità, che ammaestra con i suoi insegnamenti divini e rischiara la via da percorrere. Egli è il Maestro, e secondo le sue parole dobbiamo uniformare la nostra vita per renderla simile alla sua vita, nella completa sottomissione alla volontà del Padre. Gesù è Vita, il pane dei forti, il cibo dell'anima. Ha voluto rimanere in ogni tabernacolo del mondo per essere nutrimento dello spirito, per essere offerto quotidianamente al Padre in espiazione dei peccati di tutta l'umanità, per essere pegno della vita eterna promessa a tutti coloro che si ciberanno degnamente di Lui. E con la devozione a Gesù Eucaristico deve essere inscindibilmente unita quella alla Vergine Immacolata, che deve brillare nella vita di ogni religioso come Madre, come esempio e come maestra. Essa aggiunge una nota di maggiore intimità: la Madonna infatti è la Madre che sa comprendere le necessità, sostenere nelle difficoltà, illuminare nei dubbi. A Lei quindi si deve ricorrere quando l'orizzonte si oscura, quando le tentazioni sembrano superiori alle nostre forze, quando le inevitabili mancanze ci fanno sentire la nostra indegnità ed incapacità a svolgere la missione affidataci dalla Provvidenza. È sempre la Madre che ridona il coraggio nei momenti di smarrimento, che riaccende l'entusiasmo per il servizio di Dio e per la salvezza delle anime, che offre continuamente ai suoi devoti il suo divin figlio Gesù. La Madonna è inoltre l'esempio luminoso di una vita totalmente donata al Signore per l'attuazione dei suoi meravigliosi piani nel nascondimento e nell'abbandono completo alla divina volontà. Il “fiat” pronunciato generosamente e coscientemente al momento dell'Annunciazione divenne attuazione costante di tutta una vita di amore, di dedizione, di sacrificio. Ed oggi in modo tutto particolare, mentre dal Cielo continua attraverso i secoli la sua missione di Madre di tutti gli uomini e di Regina degli apostoli, ci offre il suo aiuto e il suo insegnamento affinché Cristo si sviluppi in tutta la sua pienezza in noi. Ella ci invita amorevolmente: “Figlio, vieni a me, t'insegnerò a vivere per Gesù”, e con le sue ispirazioni ci dirige gradualmente all'attuazione del piano di Dio, nella perfetta imitazione della sua vita.

CONGREGAZIONE spiritualità

EUCARISTIA presenza eucaristica

GESÙ

MARIA madre della Congregazione

APOSTOLO missione

SID,7

7. ART. 7: “Sarà dovere dei sacerdoti predicare il santo Vangelo, anzitutto con l'esempio, di modo che il popolo venga attratto a Cristo per la loro fede, semplicità, carità e povertà.
Con il clero diocesano cercheranno di stabilire una fraterna collaborazione e, sotto la guida dell'Ordinario del luogo, si presteranno generosamente per una concorde ed attiva opera a bene delle anime”. Nei due precedenti capitoli abbiamo illustrato il fine della Pia Società e le opere che essa intende attuare per il conseguimento del suo fine, ed ora vogliamo delineare con il commento agli articoli del 3° capitolo le figure del sacerdote e dell'assistente rettamente intese secondo lo spirito delle nostre costituzioni. Il primo dovere dei sacerdoti è quello di predicare il santo Vangelo anzitutto con l'esempio, affinché la loro fede, semplicità, carità e povertà siano motivo di irresistibile attrazione delle anime a Cristo, mirabilmente riprodotto e rivissuto dai suoi ministri. Purtroppo nel periodo burrascoso che stiamo attraversando è assai facile che molti ministri dell'altare, animati da eccessivo spirito di iniziativa d'ordine temporale e preoccupati della organizzazione di opere e di associazioni, acquistino una abitudine nel trattare le cose spirituali, che a mano a mano relegano in un ordine inferiore, e trasformino in un mestiere la missione di conquistare e rigenerare le anime alla Grazia! Non é assolutamente ammissibile una abitudine in queste realtà divine, poiché sarebbe indice della mancanza di una profonda ed intima convinzione personale che è l'elemento primo per un proficuo lavoro fra le anime. Ed è appunto perché tale pericolo è in agguato per tutti i sacerdoti che, vedendo l'estrema necessità di salvare le anime anche con l'organizzazione di opere d'ordine temporale (che invece dovrebbe essere affidata ad apostoli specializzati per questa missione, come vedremo nel commento all'articolo seguente) si lasciano facilmente attrarre in un vortice di tali iniziative dimenticando il primo compito di intermediari fra Dio e gli uomini con il santo Sacrificio della Messa, nel sacramento della Confessione e nell'opera della direzione delle anime, che i sacerdoti della nostra Pia Società devono portare vivente in sè lo spirito del Vangelo, che è essenzialmente spirito di fede, di semplicità, di carità e di povertà. Tutta la vita dell'uomo di Dio deve essere improntata allo spirito di fede, che è continua unione con Cristo, con il quale dobbiamo preparare ogni nostro piano di azione, nel quale dobbiamo sempre operare e per il quale dobbiamo essere pronti a qualsiasi rinuncia e sacrificio, fosse anche quello totale della vita. L'apostolo che vive incessantemente in unione con Dio, sa anche vivere in sè la freschezza del Vangelo e trasfondere nelle anime l'ardore della sua fede e del suo entusiasmo. L'entusiasmo sacerdotale non trova continuo incremento nella pratica abitudinale dell'amministrazione dei sacramenti e delle cose sante, ma nella vita integrale della propria vocazione cristiana ed apostolica, intesa completamente e totalmente consumata per la salute delle anime. I miracoli di grazie spirituali e materiali, con i quali siamo continuamente a contatto in questa nostra congregazione, sono motivo di maggior responsabilità per tutti noi se la nostra fede non diviene una rocca incrollabile e se non sapremo predicare quello che i nostri occhi hanno veduto e contemplato e quello che le nostre mani hanno toccato (cfr. 1 Gv 1,13). Ma alla fermezza e all'ardore della fede dobbiamo saper unire la semplicità dei bambini ovvero quella degli uomini veramente grandi, che con una cultura eminente posseggono spesso un'anima cristallina, in cui si rispecchiano la semplicità e la bontà di Dio. Ripetutamente Gesù fa capire nei suoi insegnamenti l'importanza di questa virtù: “Siate semplici come colombe... Ai sapienti e agli intelligenti, o Padre, hai nascosto queste cose e le rivelasti ai piccoli... Se non diventerete semplici come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 10,16; 11,25; 18,3). In un altro passo Egli dice: “Sia retto il vostro parlare: sì quando è sì, no quando è no” (Mt 5,37), condannando quindi ogni doppiezza e ogni diplomazia. Pur acquistando e conservando un notevole livello di cultura, secondo quanto è necessario e conveniente per svolgere in modo decoroso la sua missione, ogni sacerdote deve cercare di raggiungere la semplicità che è propria delle anime di Dio, che toglie ogni barriera ed ogni distanza, che tutti considera fratelli nella comune famiglia cristiana. L'apostolo così concepito, ripieno di spirito di fede e di semplicità, non sarebbe completo nella sua formazione se non gli bruciasse in cuore il fuoco della carità, che è il vero profumo di Dio. Nella Divinità è tutto un mistero di amore che passa dal Padre al Figlio, dal Figlio al Padre e il cui risultato è una Persona divina; questo amore, che è la vita di Dio, ha voluto il Figlio portare sulla terra affinché tutta ne divampasse e ritornasse purificata a Dio. E Gesù Cristo, prima di andarsene da questa terra ha voluto lasciare la carità come segno di riconoscimento dei suoi seguaci: “Da questo vi conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete scambievolmente” (Gv 13,35). Non è qui il luogo per porre in rilievo la necessità e le gradazioni della carità, ma è pur utile notare come essa non dia luogo a preferenze di nessun genere, come sia fatta di piccole cose e di finezze d'animo, come trovi incremento meraviglioso nella correzione fraterna e nella reciproca comprensione ed aiuto. Questa virtù, che dovrebbe essere il segno di distinzione di tutti i cristiani, deve essere eminentemente attuata e vissuta dai sacerdoti della nostra Pia Società, affinché colpite da questo fuoco di amore e di carità, le anime siano veramente attratte irresistibilmente a Cristo. Aggiungiamo infine come elemento necessario alla formazione completa del sacerdote l'amore alla povertà che nei nostri sacerdoti è un vero dovere cui sono tenuti per la stessa pratica della vita religiosa. Tale amore alla povertà, intesa nel suo retto significato che rifugge da ogni estremismo di miseria e di trasandatezza o di eccessiva ricercatezza con conseguente attaccamento alle cose ,materiali e in particolare al denaro, è frutto di una lenta e costante opera di formazione, in cui ciascuno deve tendere ad acquistare una retta sensibilità spirituale. L'esempio del divino Maestro, che non aveva un luogo ove dormire né una pietra su cui posare il capo, è un severo ammonimento ad attuare fin d'ora nella nostra vita di formazione tale spirito, sradicando ogni affetto disordinato o eccessivo per le cose terrene, cercando di non crearci necessità d'alcun genere, avendo una cura speciale per quanto è affidato alle nostre cure, affinché lanciati nell'apostolato, possiamo guidare le anime con un insegnamento convinto e con l'esempio della nostra vita a servirsi d'ogni bene della terra nella luce di Dio, nostro ultimo fine. Il secondo compito dei nostri sacerdoti è brevemente illustrato nell'ultima parte dell'articolo, che raccomanda vivamente la fraterna collaborazione con il clero diocesano in un'opera concorde ed attiva, sotto la guida dell'Ordinario del luogo, a bene delle anime. Se, come già abbiamo visto è indispensabile l'unione di ideali e dì lavoro per il bene di ogni singola comunità religiosa nell'attuazione del piano generale di tutta la Pia Società, è altrettanto necessaria la concordia, attuata nell'uniformità di pensiero, di indirizzo e di opera pastorale, con tutto il clero diocesano, nel rispetto e nell'obbedienza totale all'Ordinario del luogo. Sia i sacerdoti secolari che i regolari che lavorano nella stessa diocesi, operano per la salvezza delle stesse anime e per indirizzarle allo stesso fine; non è possibile quindi che fra loro esistano situazioni incresciose, gelosie, critiche. Tutti devono essere preoccupati di donarsi in una reciproca emulazione sempre più completamente alle anime, per trasmettere ad esse la fiaccola della fede e la vita della Grazia. I sacerdoti della Pia Società anzi, chiamati alla vita religiosa e ripieni di favori straordinari, devono offrire esempio di vita più perfetta, e per primi devono cercare e rafforzare la concordia con il clero diocesano in uno spirito di comprensione per eventuali deficienze, di servizio per gli uffici più difficili e delicati, di collaborazione nella pratica pastorale, felici solo di operare per la propria santificazione e per la salvezza delle anime.

SACERDOZIO prete, sacerdote

CONGREGAZIONE

GESÙ

sequela

APOSTOLO salvezza delle anime

EUCARISTIA S.Messa

GRAZIA Confessione

APOSTOLO uomo di Dio

GESÙ

unione con...

CONSACRAZIONE immolazione

CONSACRAZIONE offerta totale

VIRTÙ

fede

VIRTÙ

semplicità

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO

DIO Trinità

GESÙ

incarnazione

CONGREGAZIONE spiritualità

GESÙ

FORMAZIONE

APOSTOLO testimonianza

SID,8

8. ART. 8: “Gli assistenti saranno preparati con una sufficiente cultura classica, filosofica e teologica. Avranno una certa disinvoltura e praticità nel trattare, in modo da poter penetrare facilmente fra il popolo.
Essi avranno la stessa formazione spirituale dei sacerdoti, con i quali divideranno gioie, ansie, dolori e lavoro apostolico. Gli assistenti si occuperanno in modo particolare degli uffici che erano riservati ai diaconi nei primi secoli della Chiesa. Avranno perciò cura delle cose del culto e di tutto ciò che riguarda la chiesa e le cerimonie sacre. A loro sarà affidata l'assistenza dei giovani negli oratori, l'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli e possibilmente la direzione e l'assistenza delle scuole professionali. In modo particolare gli assistenti dovranno portare nei vari settori della parrocchia, con opera di penetrazione, lo spirito cristiano del lavoro”. In questi tempi, in cui la tecnica e le scienze progrediscono in modo straordinario, si parla continuamente di “specializzazione”. Nell'arte medica, ad esempio, un tempo di parlava di medico-chirurgo; poi si distinse la specializzazione della chirurgia da quella della medicina; a loro volta, medicina e chirurgia si suddivisero in numerosi rami specializzati. Ora anche nel campo apostolico oggi si rende necessaria una specializzazione, poiché si constata in ogni settore della attività umana che un generico non riesce a raccogliere frutti proporzionati al proprio lavoro. I sacerdoti, presi dalla frenesia delle opere sociali, dimenticano di essere assidui al confessionale e allo studio delle scienze sacre, con la logica conseguenza che alle anime viene a mancare quella luce che il sacerdote dovrebbe loro dare. Il sacerdote è l'uomo di Dio e, quando le anime lo avvicinano, devono sentire aleggiare in lui lo spirito del Signore. Se il sacerdote uscirà alla conquista delle anime attraverso opere esterne di apostolato, correrà il rischio di essere travolto dalle opere stesse e di non essere né uno spiritualizzatore di anime né un buon realizzatore di opere. Inoltre non dobbiamo dimenticare che il sacerdote è il mediatore fra Dio e gli uomini e a lui spetta il campito di passare le ore in orazione intercedendo per il popolo affidato alle sue cure. Di qui la necessità di un apostolo specializzato per le opere esterne. L'assistente, inteso secondo le nostre costituzioni, ha per missione il compito di uscire di chiesa, ripieno di Dio, per invitare gli uomini a preoccuparsi anzitutto di conoscere, di amare e di servire Dio. Per poter svolgere degnamente questa missione, egli deve essere adeguatamente preparato attraverso una profonda formazione spirituale ed una sufficiente cultura classica, filosofica e teologica. Pertanto deve possedere la stessa formazione spirituale del sacerdote, con il quale collaborerà in stretta unione per portare le anime alla conoscenza e all'amore di Dio, pronto anzi a penetrare in quegli ambienti in cui difficilmente potrebbe giungere il sacerdote o nei quali poco conveniente ne sarebbe la presenza. Unita alla formazione spirituale è pur richiesta una preparazione culturale che, attraverso un tirocinio completo di studio delle materie classiche, filosofiche e teologiche, possa elevare l'assistente all'altezza della sua sublime vocazione. Quando tutti questi elementi saranno integrati da una certa disinvoltura e praticità nel trattare e saranno posti a servizio di un animo infuocato dall'amore di Dio e ripieno di zelo per la salvezza delle anime, avremo il vero apostolo dei nostri giorni, che affiancherà validamente l'opera del sacerdote in tutte quelle attività che non richiedono necessariamente l'intervento del ministro del Signore, in una unione fraterna di ideali, di lavoro, di ansie, di gioie. L'assistente, fra le sue mansioni, riterrà come prima la cura delle cose del culto e di tutto ciò che riguarda la chiesa e le cerimonie sacre, affinché la casa del Signore sia realmente centro di preghiera e di sollievo spirituale, e i fedeli vi siano attratti anche dallo splendore e dalla magnificenza delle funzioni liturgiche e ne traggano insegnamento e forza per progredire quotidianamente nella via della perfezione. In particolare poi si occuperà dell'assistenza dei giovani negli oratori parrocchiali, ove sarà lo spiritualizzatore dell'ambiente e l'organizzatore delle varie attività. Egli in stretta unione di lavoro con il sacerdote, si servirà delle forze organizzate dell'Azione Cattolica per svolgere opera di penetrazione e di conquista a Cristo, specialmente nel difficile mondo del lavoro. La preparazione dei giovani operai gli starà a cuore in modo specialissimo, poiché su questi l'assistente conterà per avere nuove forze, con cui formare una comunità integralmente cristiana. Cercherà ogni mezzo per riuscire a penetrare nelle scuole professionali, direttamente o attraverso elementi dell'Azione Cattolica, i quali devono essere apostoli attivi e non dei rimorchiati, pronti persino a rinunciare ad un posto di lavoro meglio retribuito per essere più utili alla causa di Cristo. Se sarà necessario, organizzerà scuole parrocchiali professionali per poter dare ai giovani una preparazione atta ad affrontare con fiducia e con serenità il mondo del lavoro. Gli orfani devono trovare nell'assistente il loro sostegno e il loro difensore, i poveri il loro aiuto. Egli con le parole e con le opere dimostrerà a tutti che ama ardentemente Dio e che è unicamente preoccupato del suo onore e della sua gloria. Dovrà pertanto apparire infiammato di ardente amore verso Dio e verso il prossimo, che lo spingerà a consumarsi per accendere nei fratelli la luce divina della fede e il fuoco bruciante della carità.

CAPO IV

L'AMMISSIONE ALLA PIA SOCIETÀ

CONGREGAZIONE assistente

FORMAZIONE

PASTORALE giovani

PASTORALE parrocchia

SOCIETÀ

tecnica

PASTORALE

SACERDOZIO prete, sacerdote

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO

APOSTOLO salvezza delle anime

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

DIO amore a Dio

SID,9

9. ART. 14: “Sia per coloro che desiderano farsi sacerdoti, come per quelli che aspirano ad essere assistenti, si deve richiedere sufficiente capacità mentale, buon criterio, sana costituzione fisica, carattere costante e, soprattutto, vivo desiderio della propria santificazione e della salute delle anime.
I superbi siano allontanati quanto prima, perché non sono secondo lo spirito del Vangelo”. Tutti coloro che desiderano farsi sacerdoti o aspirano ad essere assistenti nella nostra Pia Società devono essere forniti di quelle doti che sono necessariamente richieste per garantire un valido e prezioso contributo allo sviluppo e alla missione di tutta la famiglia religiosa. Il nostro stesso fine, che mira alla santificazione personale di ciascun membro e ad un rinnovamento radicale della società moderna attuato attraverso una intensa attività apostolica, non ci permette di accogliere elementi privi già inizialmente delle capacità indispensabili al suo raggiungimento. Per questo l'art. 14 delle costituzioni elenca brevemente le doti richieste per gli aspiranti alla vita religiosa nella nostra Pia Società, mettendo in particolare rilievo la necessità di un vivo desiderio della propria santificazione e della salute delle anime. Anzitutto è richiesta una sufficiente capacità mentale, indispensabile per una formazione completa e per un sicuro possesso delle sublimi verità di cui ogni apostolo è chiamato ad essere il banditore. Ogni verità per essere meglio vissuta e più chiaramente esposta deve essere prima profondamente conosciuta. Ora sarebbe contro la Provvidenza divina pensare che Dio non doni a coloro che Egli sceglie per essere “sale della terra e luce del mondo” la sufficiente capacità mentale per esplicare la ,missione a loro affidata. A questa prima qualità indispensabile per ogni aspirante alla vita religiosa come sacerdote o come assistente deve essere inseparabilmente unita una grande quantità di criterio. Esso consta di una parte naturale, che immancabilmente Dio dona a tutti coloro che Egli chiama ad essere suoi apostoli, e di una parte acquisita, che ciascun individuo acquista sviluppando e perfezionando quella naturale. Il buon criterio è indispensabile per ogni apostolo, come sono indispensabili per un chirurgo la fermezza e la sicurezza della mano nelle operazioni e per un autista l'acutezza della vista e la padronanza dei propri impulsi. L'apostolo è una lucerna posta sopra il candelabro e tutte le sue parole e le sue azioni devono essere misurate ed equilibrate secondo il luogo, il momento, le persone che lo circondano e che dal suo contegno possono rimanere edificate o scandalizzate. Egli è l'uomo di Dio, il rappresentante di Dio ed ha quindi l'obbligo di rappresentarlo degnamente. Inoltre è assolutamente necessaria una sana costituzione fisica. La vita apostolica è una vita di lavoro costante e di intenso sacrificio. Quindi non si possono ammettere nella nostra Pia Società elementi già in partenza ammalati o incapaci a sostenere fisicamente tutte le difficoltà del lavoro apostolico. Qualora tuttavia un religioso si ammali e divenga inabile a svolgere qualsiasi attività esterna di apostolato, accetterà tutto dalle mani di Dio e come membro della famiglia religiosa porterà il contributo della sua sofferenza e della sua immolazione alla santificazione propria e dei confratelli. Ancora è richiesto un carattere costante, una padronanza assoluta di se stessi in ogni occasione, in ogni circostanza. La formazione di un carattere fermo, che sa resistere ad ogni difficoltà, che non si spaventa per la mutazione delle vicende umane, ma che invece sa piegarsi duttilmente alle diverse esigenze delle anime e dei confratelli, è frutto di lotte e di conquiste, di volontà e di intelligenza, della grazia di Dio e della collaborazione personale. L'apostolo deve spesso saper sorridere ,mentre il peso della croce gli fa sanguinare il cuore, saper consolare ed incoraggiare al bene ed alla perfezione mentre la prova dell'abbandono e dello scoraggiamento gli attanaglia l'animo; questo sarà possibile solo se egli ha saputo formarsi un carattere costante, sviluppando le doti dategli dal Signore. Riempire la Pia Società di religiosi privi di criterio e di incostanza è come inceppare e rallentare la corsa e lo sviluppo della Pia Società stessa. Quando in una comunità religiosa viene ad aggiungersi un apostolo scriteriato od incostante, l'attività apostolica di quella comunità non solo non riceve un nuovo impulso, ma viene deteriorata e diminuita dall'opera distruttrice di quest'ultimo. A queste doti naturali, che ciascuno poi con il suo impegno e la sua collaborazione può sviluppare e perfezionare, si deve aggiungere un vivo desiderio della propria santificazione e della salute delle anime. Come lo stoppino per accendere una candela deve prima essere acceso, così ogni giovane che desidera divenire un apostolo di fuoco per bruciare le anime dell'amore di Cristo deve anzitutto essere seriamente preoccupato di accendere se stesso e di praticare con la sua vita quella perfezione che poi predicherà agli altri. Come conseguenza di questo suo impegno per la propria perfezione ne risulterà un ardente desiderio di portare a tutte le anime la grazia di Cristo e di spendere completamente la sua vita per completare l'opera della salvezza. Il ferro arroventato brucia come il fuoco. Dio è il fuoco e il giovane che desidera essere suo apostolo deve arroventare se stesso per incendiare dello stesso fuoco le anime che sono affidate alle sue cure. Tale desiderio ardente non sorge con la professione religiosa o con l'ordinazione sacerdotale, ma si manifesta subito nelle anime veramente chiamate dal Signore, particolarmente con lo spirito di generosità, di sacrificio e di preghiera.

CONGREGAZIONE appartenenza

CONGREGAZIONE

ESEMPI APOSTOLO

CONSACRAZIONE religioso

DIO

CROCE

CONGREGAZIONE missione

CONGREGAZIONE spiritualità