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LA CONSACRAZIONE RELIGIOSA DOMANDA IMPEGNO E SACRIFICIO

MI299 [20-03-1970]

20 marzo 1970

Nell’esempio nomina scherzosamente don Girolamo Venco, che all’epoca era animatore dei giovani del corso liceale e il responsabile della legatoria.

Il riferimento è alla precedente meditazione del 17 marzo.

L’immagine della vite è molto presente nella Sacra Scrittura, come ad esempio in Is 5,1-10; Ger 2,21 1; Ez 15,1-8; Mt 21,33-44; Gv 15,1-2.

Clementina Valeri aveva donato per accogliere i benefattori anziani, dei quali si interessava principalmente don Zeno Daniele, che all’epoca stava completando il corso teologico.

MI299,1 [20-03-1970]

1. Il nostro caro don Girolamo, di felice memoria, giorni or sono mi fermò per osservare insieme le nostre viti alquanto malandate. Don Ottorino si riferisce al vigneto che era stato posto nel terreno antistante la Casa dell’Immacolata. Mentre le osservavamo mi disse: “Bisognerebbe fare qualche cosa”. Le operazioni possibili sono queste: o toglierle tutte perché sono state piantate in modo sbagliato, con fossa poco profonda e in un terreno duro per cui non riescono a svilupparsi, vanno sempre peggio, sono un po' tisiche; oppure fare accanto ad ognuna una buca profonda e versarvi un po' di fertilizzante naturale; ovvero scavare vicino una fossa profonda, collocarvi fertilizzante naturale e piantarvi alternativamente altre viti, in modo che quando queste ultime saranno cresciute si tagliano le prime, e chi viene non si accorge di nulla, anzi dirà: «Che belle viti!», senza sapere che sono quelle di secondo trapianto.
Pensando ad altre viti, che siamo noi, la mia preoccupazione, tanto per riallacciarci a quello che dicevamo l'ultima volta che ci siamo incontrati, è questa: siamo viti delle quali un bravo coltivatore, guardandole, può dire: «Che vigneto meraviglioso! Che viti meravigliose!», oppure siamo viti che da un competente agricoltore meriterebbero questo commento: «Uhm! Sono viti tisiche; bisognerebbe farvi una operazione: o scavarvi una fossa vicino e buttar dentro del fertilizzante, oppure scavare un'altra fossa poco lontano e piantarvi altre viti e poi, a un dato momento, sostituirle in modo che nessuno se ne accorga»? Ci potrebbe essere anche un terzo atteggiamento: dare un'occhiata alle viti e dire: «Beh, beh... lasciamole come sono!”. Il Signore, quando visita una congregazione religiosa, una vigna che lui ha piantato, non si comporta come noi uomini che possiamo anche passarvi accanto e non darvi importanza. Quando il Signore pianta una vigna, calcola che ognuna delle viti debba dare una certa quantità di uva, e se alla fine della prima o della seconda o della terza stagione non produce quell'uva, lui, il padrone della vigna, fa un giretto insieme con qualcuno dei suoi angeli e dei suoi santi e poi fa venire lo scavatore, come farebbe don Zeno che è abituato ad usare ruspe e scavatori, Il riferimento è ai lavori di ristrutturazione della villa e del parco che la signorina e compie la sua operazione. L'operazione di Dio è sempre un'operazione decisiva: può passare vicino alla vigna e scavare, e questo scavare potrebbe essere il passaggio di una guerra, il passaggio di disgrazie in casa... Quando il Signore passa a scavare, di solito passa con mano forte.

AUTOBIOGRAFIA

ESEMPI Dio presenza di...

DIO passaggio di...

DIO scoperta di...

CROCE

Don Ottorino allude alle continue indecisioni di San Gabriele dell’Addolorata per seguire la vocazione religiosa e alle prove alle quali il Signore lo sottopose. Nel testo registrato usa un’espressione in latino maccheronico: “Aut it aut spacat”, che è la traduzione della frase dialettale: “O la va o la spacca”, che significa: “O funziona o si rompe tutto”.

Don Ottorino legge le prove e le croci come segni del passaggio di Dio per fecondare: la morte di Giorgio Pieropan il 12. 11. 1966 per incidente stradale ad Este (PD) e la tragica fine del seminarista Lino Zuin il 18. 1. 1969 nel cortile della Casa dell’Immacolata. Nomina poi Raffaele Testolin, che frequentava il 1° anno del corso teologico, e Ugo Gandelli, che frequentava il 3° anno del corso per ragionieri.

Nell’esempio don Ottorino accenna evidentemente a qualche vocazione adulta, e poi nomina nuovamente don Girolamo Venco e, forse, Antonio Bottegal, che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico.

È chiara l’allusione al triste declino dei religiosi che non si lasciano vivificare dalla spiritualità della Congregazione e vengono sostituiti da nuove vocazioni suscitate dal Signore.

A Monte Berico, su un colle che domina la città di Vicenza, c’è il santuario mariano molto caro a tutti i vicentini e in modo particolare a don Ottorino che nutriva una speciale devozione verso la Madonna.

Don Ottorino chiama scherzosamente vecchiotto il diacono Vinicio Picco, che all’epoca aveva 41 anni, ma già faceva parte dei suoi collaboratori e consiglieri più stretti.

MI299,2 [20-03-1970]

2. Considerate la storia di San Gabriele dell'Addolorata: quando il Signore ha voluto chiamarlo è ricorso a prove forti, finché a un dato momento San Gabriele si è deciso a seguirlo. Quando il Signore vuole, ci fa partire. Se scava lui, ci fa partire, non c'è niente da fare, eh! Potrebbe dire: “Non vi siete accontentati della morte del vostro carissimo Giorgio?”. E allora chiama Lino in mezzo al cortile. “Non vi basta ancora?”. E allora chiama Raffaele, chiama Ugo, chiama un altro. Il Signore passa e non scherza: dobbiamo stare attenti! Se Dio passa con il suo scavatore, qualche radice parte senz’altro, e se sparge qualche fertilizzante, le altre viti o riprendono vitalità o muoiono soffocate.
Un altro modo di fare del Signore è quello di scavare nuove fosse senza toccare le vecchie viti, che lascia come sono, però pianta tra le une e le altre delle piccole viti destinate, poi, a prendere il posto delle vecchie: una vite la pianta qui, un'altra là. Magari è un giovane che viene nella nostra Famiglia a ventisei anni, come diceva il nostro caro don Antonio, ed è destinato a prendere il posto - supponiamo - di don Girolamo, oppure ne viene un altro che è destinato a prendere il posto di don Ottorino. Queste persone, con semplicità, arrivano qui e vengono piantate lì vicino e assorbono l'humus della Congregazione. E noi, che siamo stati i primi, che abbiamo visto tante meraviglie del Signore, siamo lasciati lì a produrre quel poco che possiamo; poi ci accoglierà villa Valeri o qualche altra villa, mentre le viti, le vere viti, quelle destinate da Dio a continuare la vita del vigneto, verranno da una parte o dall'altra. Questa è la storia della Chiesa del Signore, queste sono le abitudini del Signore! Dico questo perché, ripensando a quello che ho detto l'ultima volta nella nostra meditazione, mi accorgo di essere stato un po’ cattivello dapprima con me, ma poi anche con voi. Ho voluto fare anch’io quell’esame di coscienza che ho proposto a voi: “Alla sera... quante ore per il Signore?”. Ricordate? Sinceramente mi sono domandato: “Potevo fare questo? Potevo fare quest'altro?”. Anche ieri, per esempio, nel pomeriggio, prima di andare a Monte Berico dove da un pezzo non andavo, mi sono chiesto: “Posso usare la macchina? La uso per me e per il piacere di andare, anche se è vero che vado a salutare la Madonna?”. Mi è sorto qualche dubbio e mi sono domandato: “Vado a piedi o in bicicletta o in macchina?”. Alla fine sono andato in macchina perché mi pareva un più conveniente e non c'era il tempo per andarci a piedi. E allora ho preso con me Vinicio quasi per giustificarmi dinanzi a Dio, conducendo con me un altro vecchiotto per fare un atto di carità da unire a un atto della mia soddisfazione personale, e siamo andati a recitare una corona e a pregare. Il dubbio mi è sorto perché è lecito l'uso della macchina, ma abbiamo anche il voto di povertà.

ESEMPI di santi

DIO passaggio di...

DIO scoperta di...

CROCE prove

CROCE sofferenza

DIO stile di...

APOSTOLO vocazione

CONGREGAZIONE spiritualità

CHIESA

CONVERSIONE esame di coscienza

PECCATO omissioni

MARIA devozione a ...

PREGHIERA rosario

Domandare il permesso per fare qualche cosa era una norma disciplinare molto in uso nei seminari e nella case di formazione, e faceva parte dell’ascesi, con particolare riferimento all’acquisto della virtù dell’umiltà e della pratica del voto di obbedienza.

Don Ottorino prende ad esempio il caso di don Zeno Daniele, la cui famiglia viveva a Villatora (PD), che pur non essendo ancora sacerdote svolgeva molteplici mansioni di ordine pratico e amministrativo, e di conseguenza godeva di una certa libertà di movimento e di azione.

MI299,3 [20-03-1970]

3.Amici miei, vi dico la verità: facendo un po' di esame di coscienza si può vedere se ho bene impiegato quell'ora o quella mezz'ora, se potevo o non poteva fare quella determinata cosa. Non è il caso di farne un'ossessione, ma almeno di vivere come i nostri buoni papà, che sono dediti interamente alla famiglia e riflettono prima di spendere il denaro.
Una mia seria preoccupazione qui in casa è questa: come si spende il denaro? come si usa il tempo? ci preoccupiamo di domandare il permesso? Portiamo un esempio. Uno di noi ha delle autorizzazioni: scegliamo don Zeno per non toccare qualche altro e perché sono sicuro che non se la prende a male. Don Zeno ha ricevuto una mansione particolare: ha l'impegno della ristrutturazione di villa Valeri, la responsabilità dell'amministrazione ed altre attività. Ebbene, supponiamo che lui, che ha a sua disposizione la macchina, a un dato momento va a villa Valeri: se va per motivi di lavoro, per necessità, è una cosa, ma se va per capriccio è un'altra. Se è tempo di studio e a un dato momento dice: “Ah, faccio un giretto e vado fino là”: se questo non è necessario non gli viene scritto a merito, ma a demerito. È difficile, sapete, saper distinguere il dovere dal capriccio! Non so se sbaglio. E questo per quanto riguarda l'andare a villa Valeri. Ma se invece che a villa Valeri, già che è abituato a fare un po' da solo, a decidere da solo, a un dato momento dice: “Adesso ho a mia disposizione la macchina e vado fino a Padova a trovare mio fratello. Adesso vado qui, vado là...”, non sta bene perché queste sono cose distinte dalle altre e per queste ha bisogno del permesso anche lui. In quella che è la sua mansione deve, per quanto è possibile, chiedere il permesso al superiore o almeno avvisarlo in seguito se non può farlo subito, mentre per quello che è invece una sua iniziativa a maggior ragione deve chiedere. Cari amici, guardate che a un dato momento è facile fare quello che vogliamo noi. A casa il marito, per esempio, deve avvisare la moglie: “Guarda che vado da una parte, vado dall’altra...”. Noi invece ci liberiamo un po' da tutto quello che pesa, da tutto quello che ci costa. È vero che possiamo interpretare la volontà di Dio, ma solo quando non c'è la possibilità di chiedere al superiore. A un dato momento bisogna sentire un po' il peso della vita comunitaria, la difficoltà di metterci un po' d'accordo, di decidere insieme. La mia paura è questa, amici miei, e scusate se insisto su questo. “È necessario sviluppare la propria personalità!”, dice qualcuno. In questo siamo pienamente d'accordo: è necessario che ognuno di voi diventi uomo, si assuma le sue responsabilità e sappia intendersela anche con Dio. Ma non si potrà mai, un domani, in una Comunità di quattro o cinque confratelli fare quello che si vuole. Eleggete voi, se volete, il vostro superiore, non importa niente! Mettete il più giovane o il più vecchio, non importa niente, ma ad un dato momento bisogna che ci sia uno che rappresenti il Signore e dica l'ultima parola, altrimenti minacciamo di essere fuori dalla vita religiosa.

CONVERSIONE esame di coscienza

DOTI UMANE maturità

DOTI UMANE responsabilità

DOTI UMANE studio

VOLONTÀ

di DIO

PECCATO passioni

SOCIETÀ

lavoro

COMUNITÀ

superiore

FAMIGLIA marito

FAMIGLIA moglie

PENITENZA sacrificio

COMUNITÀ

CROCE difficoltà

DOTI UMANE personalità

In quel periodo il corso teologico, ad eccezione del 1° anno, si svolgeva presso il seminario diocesano, il cui rettore era mons. Giovanni Sartori, figlio spirituale di don Ottorino. Nell’esempio viene nominato anche Antonio Bottegal, che frequentava il 4° anno del corso teologico e che svolgeva anche mansioni di segretario personale di don Ottorino.

Nel testo registrato don Ottorino usa una parola molto forte, che non è conveniente porre nel testo italiano, con la quale vuole indicare l’importanza di essere sempre al proprio posto.

Nel testo registrato don Ottorino usa a questo punto una espressione dialettale molto caratteristica, intraducibile in italiano, riferendosi forse all’episodio biblico degli esploratori mandati da Mosè nella terra promessa, raccontato in Num 13,17-23.

MI299,4 [20-03-1970]

4. Un papà di famiglia ha un campo e quattro figlioli. Uno di questi vuole seminarvi insalata, un altro fagioli, un altro zucche, un altro angurie. E allora cominciano a prendersi a fucilate perché ognuno interpreta a suo modo la volontà del padre: “Mio papà ha detto... So che gli piacciono le angurie... So che gli piacciono i fagioli...”. Amici miei, a un dato momento mettetevi d'accordo, altrimenti capita che uno pianta una cosa e il giorno dopo un altro ara di nuovo la terra per piantarvi un'altra cosa... Ci vuole assolutamente un punto fermo a cui riferirsi.
Per esempio: voi andate a scuola in seminario, e non è permesso che uno arrivi con un ritardo di dieci minuti. Perché arriva con dieci minuti di ritardo? Se non c'è un motivo proporzionatamente grave, non può farlo, neanche per sogno! Durante l'intervallo qualcuno si assenta perché deve sbrigare qualche faccenda in città. Quella incombenza in città non può essere sbrigata in un altro momento? “È una faccenda che riguarda il mio ufficio!”. Scusate, anche Antonio, se dovesse uscire per motivi di ufficio, dovrebbe domandare il permesso perché in quel momento non può uscire. Se non ne è autorizzato o una volta per tutte o di volta in volta, lui non può uscire quando gli pare. In quelle ore che sono fissate per il seminario, deve rimanere in seminario ed è soggetto al regolamento del seminario. “Ho la bicicletta e vado a prendere un documento... vado a fare questo...”. No, tu stai facendo la tua santa volontà. Guardate che è facile cascarvi! La mia paura è specialmente questa: che si faccia la propria volontà. Il fine è buono e nessuno pensa che si vada al cinema in città se durante l'intervallo si esce dal seminario e si va a prendere qualcosa. “Ho da sbrigare una cosa, approfitto per non perdere un quarto d'ora”, dice qualcuno. Ma tu stai facendo la tua volontà. Tra l'altro, per rimanere nell'argomento del seminario, io so che non sono ben viste queste continue uscite ed entrate, e mons. Sartori, che addita voi un po' come esempio, vede in ciò qualcosa che, insomma, stride un pochino. Voi non dovete imitare quello che fanno i seminaristi. Il rettore del seminario deve poter sempre dire agli altri di voi: “Guardate come si comportano bene quelli di San Gaetano!”. Ed ha il diritto di dirlo perché voi siete religiosi, vi presentate come santi. Eh, scusatemi tanto: perché vi siete fatti religiosi? Chi è il religioso? È uno che fa professione di santità. E il rettore ha tutto il diritto di dire: “Questi sono i perfetti o, almeno, si sforzano di esserlo. Perciò cercano di dare al Signore non il minimo, ma il massimo possibile”. Perciò dovete essere esemplari nell'obbedienza. A scuola, per esempio, non potete mettervi, durante le lezioni, a leggere un libro o una rivista, a leggicchiare qualcosa, a fare altre attività. “Ma... mi costa!”. E va bene: si offre al Signore! Tuo dovere è di stare attento a scuola. Io ho paura che tante di queste cose, forse senza volerlo, non le facciate per amore del Signore. E allora si vive una vita mediocre e scialba. Allora abbiamo viti che appaiono anche belle, che fanno anche grappoli d'uva, ma non sono quelle viti che danno grappoli così grandi da poter spillare il vino da essi. Potranno essere dei bei grappoli come questi esposti al sole, mentre qualcuno potrebbe essere come quelli là in fondo, che cominciano a marcire prima di essere maturi.

FAMIGLIA papà

FAMIGLIA figli

COMUNITÀ

PECCATO passioni

FORMAZIONE

COMUNITÀ

superiore

FORMAZIONE case di formazione

APOSTOLO testimonianza

CONSACRAZIONE religioso

CONSACRAZIONE santità

CONSACRAZIONE perfezione

CONSACRAZIONE obbedienza

PECCATO omissioni

Garganega e clinto sono due tipi di uva con pregi differenti: la prima è senz’altro più pregiata, la seconda è più comune.

Cfr. Mt 25,14-30 e Lc 19,12-27.

Il riferimento è forse a Giorgio De Antoni, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico, ed era di costituzione abbastanza gracile.

Il testo registrato è abbastanza confuso in questa espressione. Nell’esempio don Ottorino nomina don Guido Massignan, che all’epoca era segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.

Don Ottorino vuol dire che ognuno deve rendere secondo le sue potenzialità, e in caso contrario verrà eliminato.

MI299,5 [20-03-1970]

5. Amici miei, no! Io accetto tutte le scusanti perché oggi il mondo esterno, anche quello nostro, è un mondo che vi trascina per questa strada. Però, se il Signore ha voluto un vigneto particolare completamente suo, voi non dovete guardare come sono gli altri. Se il Signore ha piantato qui uva “garganega” perché volete guardare alla “clinto”? Quella è “clinto” e va in Paradiso così mentre noi dobbiamo andarvi per la nostra strada. Un domani può essere molto più santo un chierico del seminario, che fa metà di voi, che non voi, perché c'è la responsabilità dei talenti, la questione delle grazie particolari che il Signore sparge qui dentro. E voi dovete corrispondere alle vostre grazie.
Non può uno, che ha spalle che possono portare un quintale, dire: “Ebbene, gli altri portano tutti venti chili, allora anch'io...”. Eh, no, scusa: tu mangi, anche, per un quintale! Quando mangi una pastasciutta così abbondante e bevi tanti bicchieri devi anche produrre in proporzione. E invece quell'altro, che è gracile e mingherlino, come Giorgio, poverino, non può portare più di venti chili, di quindici chili. Non è vero, Giorgio? “La Fiat 500 di don Guido porta quattro persone, e piccole per di più. Non è giusto quindi caricare di più la Fiat 1100!”. Ma la Fiat 1100 beve di più, e se avessimo una macchina di cilindrata ancora più grossa, berrebbe di più ancora: in proporzione di quanto beve, una macchina deve anche portare. In caso contrario si ammazza l'asino e si fanno salami o un po' di soppresse. Amici miei, se abbiamo ricevuto delle grazie di Dio, dobbiamo corrispondere ad esse. Noi non possiamo metterci a confronto con un'altra vite e dire: “Questa produce dieci chilogrammi d'uva, quella dieci, dunque io sono a posto con la mia coscienza perché anch'io ne produco dieci”. Non sei a posto per niente, proprio per niente! Tu, con i tuoi dieci chili d'uva, potresti andare all'Inferno. Fratelli miei, l'Inferno c'è anche per i peccati di omissione, e noi dobbiamo rispondere anche di quelle anime che il Signore ci ha messo accanto e che non abbiamo incendiato per mancanza di calore da parte nostra. La santità è fatta di piccole cose, e fra queste piccole cose offerte al Signore c'è questo saper dare a lui quello che ci domanda istante per istante. Non crediate che siano le grandi cose a farvi santi: le grandi cose non le farete un domani se oggi non siete capaci di fare quelle piccole.

MONDO

CROCE tentazioni

CONGREGAZIONE spiritualità

DOTI UMANE talenti

DOTI UMANE corrispondenza

GRAZIA grazie attuali

ESEMPI corrispondenza

PECCATO mediocrità

PECCATO omissioni

NOVISSIMI inferno

Prima della riforma liturgica si celebrava l’Addolorata in due occasioni: il venerdì prima della domenica delle Palme e il 15 settembre, dopo la festa dell’esaltazione della croce. Con la riforma sono stati eliminati i doppioni ed è rimasta soltanto la celebrazione di settembre.

Sta per “papà” Giovanni. Il riferimento è alla famiglia Pinton di Grossa di Gazzo (PD), dove il padre si chiamava Giovanni, e i figli maschi Luca, sacerdote diocesano di Ravenna, Matteo e Marco, ambedue religiosi della Congregazione, completando così i nomi dei quattro evangelisti.

Nel testo don Ottorino usa il termine dialettale canfin che in realtà potrebbe essere una lampada a petrolio, ad olio o anche a gas.

I bruscandoli sono i germogli di luppolo, un tempo abbastanza ricercati perché mangerecci e saporiti.

Il Tesina è il fiume, originato dall’Astico, che passa per Quinto Vicentino e poi sbocca nel Bacchiglione. Nelle sue piene torrenziali trasportava molto materiale, fra cui anche rami e tronchi d’albero. I poveri, e anche don Ottorino quand’era ragazzo e chierico come è ricordato subito dopo, andavano lungo i suoi argini per raccogliere la legna.

Don Ottorino usa spesso questa espressione, quasi per manifestare l’amore paterno che sente verso i suoi giovani e far loro capire che quanto dice è dettato soltanto dall’amore.

MI299,6 [20-03-1970]

6. Mi sono permesso di interrompere per un momento la meditazione e di fermarmi ancora su questo tema. Siamo ormai prossimi alla settimana santa, siamo in quel venerdì che in altri tempi era dedicato proprio alla Madonna Addolorata, la cui festa mi sembra sia stata ora trasportata. Comunque siamo nel giorno di venerdì, che ci ricorda la passione imminente e la nostra buona mamma, la Madonna, che sta vicino alla croce, pienamente associata alla passione del Signore. Fratelli miei, non possiamo disgiungere dalla nostra santificazione l'idea della passione, non possiamo togliere dalla nostra azione apostolica quella che è la nostra collaborazione alla redenzione del mondo attraverso la sofferenza, non possiamo togliere dalla nostra vita tutto quello che pesa, tutto quello che costa: togliere questo sarebbe rovinare la nostra formazione.
Ieri sera eravamo a casa di don Matteo e di don Marco: c'era anche “padre” Giovanni e si stava un po' ragionando insieme, e poiché i vecchi parlano sempre del passato, si faceva il confronto tra la vita di oggi e quella di ieri, cioè la vita che, necessariamente, dovevamo fare noi perché non c'era il benessere di oggi. A quei tempi non c'era la luce elettrica e per forza bisognava arrangiarsi con la lampada ad olio; non c'era il frigorifero e bisognava bere acqua calda. Si discorreva della vita di sacrificio che si faceva un tempo e su quella di minor sacrificio che si fa oggi, e si diceva - e lo si diceva proprio con il cuore - che se si dovesse ritornare indietro con gli anni e rifare la nostra educazione, io non vorrei cambiarla perché capisco che per voi oggi è molto più difficile adattarvi al sacrificio. Se io dovessi scegliere, e anche Giovanni era dello stesso parere, io preferirei l'educazione che ho avuto, con tutte le difficoltà che c'erano, come quando d'estate dovevo andare in cerca di «bruscandoli» per poi venderli e ricavare, magari, una lira da dare a mia mamma perché comprasse il pane. Durante le vacanze estive andavo spesso a cercare «bruscandoli» lungo gli argini del fiume Tèsina o da una parte e dall’altra, per poi venderli e dare i pochi soldi che guadagnavo alla mamma per comprare il pane. Io ringrazio il Signore per queste croci, che sarebbero veramente tante se dovessi farne la lista, e ringrazio il Signore perché mi ha abituato a lavorare per lui e a soffrire. La sofferenza tempra il carattere e la vita. Ricordate, però, che la croce pesa, finché la si porta. Noi non eravamo stupidi, e anche allora la croce pesava; l'umiliazione pesava, ve l'assicuro io. Non vi nascondo che tante volte, da chierico, andavo a raccogliere legna lungo il Tèsina e poi mi vergognavo di portarla a casa, e allora mandavo mia mamma a prenderla al di là dell'argine dicendole: “Mamma, sai... sono vestito da prete”. Vi ripeto che la croce pesava. Ma, amici miei, io vi dico che se dovessi ritornare indietro pregherei il Signore che mi raddoppiasse le croci, non che me le togliesse, perché si fa già tanta fatica andare avanti nonostante la vita dura passata nella giovinezza, nonostante quel rodaggio. La mia paura è che, essendo la vita oggi troppo facile, troppo comoda, vi fermiate per paura della fatica quando troverete una salita. Vi parlo come un papà. Se noi, pur avendo trovato una vita così dura, ci siamo tante volte bloccati in salita come qualche volta succede con le macchine, è naturale che abbia qualche timore per voi. Io vedo che la mia vita è stata tante volte un tornare indietro e ricevere una spinta, come si fa qualche volta con le macchine che si bloccano in salita. Nonostante l’esperienza di una vita così dura, ho sperimentato in certi momenti la difficoltà della salita, per cui, se dovessi tornare indietro con gli anni, io direi: “Signore, ti chiedo una vita ancora più dura, in modo da poter superare più facilmente quelle difficoltà che mi hanno richiesto due o tre tentativi”. Amici miei, io vi prego in nome di Dio: poiché la vita, oggi, non vi crea quelle difficoltà che abbiamo trovato noi, perché è stato facilitato un po' tutto, guardate che dovete crearvele voi queste difficoltà.

MARIA addolorata

MARIA la nostra buona mamma

GESÙ

redenzione

PENITENZA sacrificio

MONDO progresso

FORMAZIONE educazione

CROCE sofferenza

CROCE difficoltà

AUTOBIOGRAFIA famiglia

CONSACRAZIONE santità

Cortina d’Ampezzo è una località turistica famosa, adagiata in una posizione suggestiva fra le Dolomiti, molto frequentata anche dal turismo internazionale. Pur essendo dotata di ottimi impianti per gli sport invernali, don Ottorino la pone nell’esempio come luogo di riposo e di ozio.

Don Ottorino si rivolge con questo titolo a Luigi De Franceschi, che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico, per il suo ufficio di maestro delle cerimonie.

Più volte don Ottorino accenna nelle sue meditazioni alle case pubbliche presenti all’epoca nella parrocchia di Araceli.

L’allusione è ai dolorosi episodi di sacerdoti che avevano annunciato durante l’omelia il proposito di abbandonare la vita sacerdotale, suscitando evidente scandalo nei fedeli.

L’espressione scherzosa di don Ottorino allude alle inevitabili cadute dei religiosi che non vivono in pienezza la loro vita di consacrati... fino a generare figli in abbondanza.

MI299,7 [20-03-1970]

7 Oggi voi state assistendo ad un certo risveglio sportivo e vedete che i calciatori e i corridori fanno allenamento. Che cosa vuol dire questo benedetto allenamento? Vuol dire esercitare i muscoli per fare quello che dovranno fare al momento della prova. Si fa allenamento per poter correre, saltare, tirare calci. Un atleta non può andare a Cortina d’Ampezzo e starsene là in una poltrona a sdraio per tre mesi e, dopo, pretendere di fare una partita di calcio. Voi vi mettete a ridere perché siete dotti in questa materia. E credete che soltanto nella vita spirituale si possano affrontare, un domani, le difficoltà enormi che ci sono senza allenamento?
Come potete un domani salvarvi quando una ragazza, per esempio, comincerà a dirvi in confessionale: “Io le voglio tanto bene. Caro don Zeno, mi scusi se le dico questo, ma sono due notti che non faccio che pensare a lei ed io senza di lei non so vivere”. Come ve la caverete, fratelli miei? Caro monsignore, lei che sta sorridendo non si meravigli: sono cose che capitano, caro, cose che capitano! Ricordo che ad Araceli, appena ordinato sacerdote, dopo soli due o tre mesi, mi ha avvicinato una ragazza che frequentava una casa pubblica facendomi esplicite proposte, e insisteva, insisteva. Amici miei, a venticinque anni si ha il sangue che bolle, e quando queste donne insistono e ti inseguono non è facile resistere. Molti vostri amici sono caduti per questo: non erano sufficientemente preparati a mortificarsi e, arrivato il momento della prova, sono precipitati. E allora sono giunti al punto di annunciare anche pubblicamente, in chiesa, la dolce compagna della loro vita. Non penso che voi arriviate a questo, ma si può giungere a tanti e tanti compromessi, in modo da vivere una verginità solo apparente e non reale, con un cuore arido che non porta frutti di bene, che non salva anime. Si potrebbe anche vedere qualcosa di apparente perché la persona è brillante, ha belle doti, ma non si vedono frutti di grazia. Sono come viti piene di foglie per cui chi arriva in un primo momento esclama: “Oh, che bella vigna!”, ma chi se ne intende dice: “Ah! Queste viti fra un solo annetto moriranno”. Questi religiosi? Vedremo fra qualche annetto e bisognerà piantare un asilo infantile vicino alla casa parrocchiale.

FORMAZIONE

ESEMPI croce

CROCE prove

CROCE difficoltà

CROCE tentazioni

AUTOBIOGRAFIA Araceli

PECCATO scandalo

PECCATO tradimento

CONSACRAZIONE verginità

L’espressione di Fil 2,7-8 è molto frequente nella bocca di don Ottorino: “Annientò se stesso”, “Fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.

MI299,8 [20-03-1970]

8. Amici miei, direte che sono duro. Dite pure che sono duro quanto volete, ma io vi domando in nome della carità e vivamente vi prego di riesaminare un pochino la vostra vita e di chiedervi se siete veramente preoccupati di fare la volontà di Dio. Io non voglio aprire un ufficio di inquisizione, non vengo qui a fare il controllore, non è il caso che io dica: “Vengo a vedere, vengo a esaminare, vengo a riesaminare...”. No!
Vi prego: siamo nel tempo della passione del Signore, nel momento in cui dobbiamo considerare in modo particolare l'«exinanivit semetipsum», il «factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis». E questo «factus oboediens» vuol dire fatto obbediente alla volontà di Dio, cioè che la scelta di tutte le azioni è stata lasciata a Dio. Io vorrei che in questi giorni, prima io e poi voi, ci esaminassimo davvero lealmente per vedere se abbiamo cercato la volontà di Dio, se siamo andati a cercarla presso i superiori con un po' di umiltà e di carità o se, invece, l'abbiamo cercata dicendo: “Quello mi piace: ecco la volontà del Signore!”. Guardate che non tutto quello che luccica è oro, non tutto quello che è secondo una logica umana è volontà di Dio: tante volte, e molto spesso, la volontà di Dio è quello che sembrerebbe meno logico. Non lasciamoci ingannare da questa nostra logica. Tante volte le nostre scelte sono fatte secondo una nostra logica, e questo è proprio un inganno del demonio, il quale ci porta a fare quello che piace a noi, naturalmente secondo principi sani e santi, e non quello che piace a Dio. Del resto, ed è quello che abbiamo detto tante altre volte, la Madonna, San Giuseppe e anche Gesù stesso secondo la logica umana non avrebbero scelto la croce o la fuga in Egitto e tante altre sofferenze. Concludo perché mi pare che il tempo sia già passato, ma questa mattina vi lascierei due o tre minuti per riflettere un pochino, se non vi dispiace, su questo argomento. Ci penserò io e ci penserete anche voi. Vi prometto che la prossima volta non mi fermerò più su questo tema, ma procederò ad altro.

CONVERSIONE esame di coscienza

GESÙ

crocifisso

GESÙ

servo

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

VIRTÙ

umiltà

CROCE Demonio

CROCE sofferenza

COMUNITÀ

superiore