Il riferimento è, forse, a Roberto Tirelli, una vocazione adulta entrata da poco nella Casa dell’Immacolata, dove faceva parte del gruppo dei postulanti.
MI246,1 [22-11-1968]
1. Mater Ecclesiae, ora pro nobis! Sia lodato Gesù Cristo! Penso che più o meno tutti, da piccoli, abbiamo fatto i chierichetti o abbiamo prestato servizio in chiesa. Forse Roberto no: eri ancora da cresimare e non potevi fare il chierichetto! Penso anche che le nostre buone mamme - io ho tanta stima delle nostre sante mamme! - ci abbiamo fatto qualche piccola o grande raccomandazione e ci abbiano detto qualche parola che avrà completato quello che certamente ci sarà stato detto dai nostri buoni e santi sacerdoti. E io ricordo una di queste piccole prediche fattami dalla mia buona mamma. La mamma era ammalata, non poteva recarsi in chiesa. E voi capite: alzarsi presto il mattino per un ragazzino di sei, sette, otto anni, con il freddo di allora, - adesso gli ambienti delle nostre case sono un po’ stemperati, ma allora eravamo sotto le tegole - saltar fuori dalle coperte, voleva dire patire un bel freddo. Le lenzuola, di solito, erano un po’ ghiacciate per il vapore del nostro fiato. Era freddo, sapete! Un ragazzino dorme volentieri e ha freddo. Allora la mia buona mamma un giorno mi disse: “Ottorino, voglio raccontarti una piccola storia”. Potete pensare se un ragazzo allora non si sedeva volentieri vicino al letto della mamma per sentire una storia. Eravamo al tempo delle storie. Voi adesso leggete le storie nei giornaletti, le vedete al cinema o alla televisione, ma allora non c’erano altro che le storie raccontate dalle mamme e dai nonni nelle stalle. “Ebbene, raccontamela, mamma! Raccontamela!”. “C’era una volta una mamma che aveva un bambino, proprio come io ho te, e questo bambino faceva il chierichetto”. E allora io: “Come me!”. “Sì, proprio come te! Bene, quella mamma si è accordata con il suo bambino così: “Ogni mattina quando ti alzi, quando ti chiamo e tu sei pronto a saltar giù dal letto per andare in chiesa, dove c’è Gesù che ti attende, prendi un sassolino bianco e lo metti in un recipiente. Quando, invece, tu fai il capriccioso, non ti alzi subito e non vai a rispondere Messa, a fare il tuo dovere, cioè non rispondi a Gesù che ti chiama attraverso la mamma, e quindi cominci male la giornata, metti nel recipiente un sassolino nero”. Ebbene, quel ragazzino ha cominciato a fare così: ogni mattina era pronto con il sassolino. Alla fine dell’anno è stato promosso a scuola, ha fatto bene a scuola, e la mamma lo ha chiamato e gli ha detto: “Senti, - non so se avesse nome Giuseppe o Pietro o Guido, non so, insomma - vieni qui. Proviamo a vedere quanti sono i sassolini bianchi e quanti i sassolini neri”. Aprirono il recipiente e cominciarono a contarli: ce n’era uno solo di nero. Allora il bambino tutto contento esclamò: “Mamma, uno solo è nero; sarai contenta!”. “Ma sì, tesoro, sono contenta di te!”. Durante la notte, però, il bambino ha fatto un sogno, e durante il sogno si è ripetuta la scena dei sassolini, soltanto che il protagonista era un angioletto che ripeteva la scena: ha rovesciato il vaso e dentro c’erano tutti sassolini neri, fuorché uno bianco. Il ragazzino si è messo a piangere - sempre in sogno, sai, Ottorino, sempre in sogno - e ha detto: “Ma io ho ascoltato tante Messe!”. “Sì, ma non le hai ascoltate bene! È vero; ti sei alzato subito, sei andato a Messa, l’hai ascoltata, però, però, non le hai ascoltate bene le Messe, non hai posto attenzione, non hai pensato a Gesù che era nel tabernacolo, hai fatto la comunione un po’ distrattamente. Il tuo comportamento esterno era bello, però internamente Gesù non è stato contento di te. Solo una volta Gesù è stato contento di te. La mamma poteva essere contenta di te perché ti vedeva andare in chiesa, i sacerdoti potevano essere contenti di te, tutta la gente poteva essere contenta di te, ma Gesù non era contento di te”. Il mattino il bambino si è svegliato contento che quello fosse stato solo un sogno; è andato dalla mamma: “Mamma, mi è capitato così, così, così!”. E la mamma gli ha risposto: “Non bisogna credere ai sogni, però... attento!”. Allora, mia madre concluse: “Attento, Ottorino, non mettere mai il sassolino nero nel recipiente a causa della pigrizia, ma nemmeno per le distrazioni in chiesa”. Le nostre buone mamme avevano una pedagogia!MARIA madre della Chiesa
FAMIGLIA mamma
AUTOBIOGRAFIA famiglia
FORMAZIONE educazione
DOTI UMANE televisione
EUCARISTIA S.Messa
EUCARISTIA comunione
EUCARISTIA tabernacolo
Il riferimento è alle delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà, il cui testo viene sempre riportato in corsivo senza ulteriori richiami in proposito.
MI246,2 [22-11-1968]
2. Figlioli miei, forse vi chiederete: “Come ci tratta stamattina questo benedetto prete?”. Che volete: quando si arriva ad una certa età si vive di ricordi. Tuttavia vorrei rivolgere una domanda a me e a voi: guardando il passato, - stiamo per affrontare un tema nuovo: la vita di pietà - se io volessi vedere quante Ave Maria ho recitato nella mia vita e mettessi in un vaso, forse un po’ grande, un sassolino per ogni Ave Maria: bianco se recitata bene, nero se recitata male, e così per ogni Pater, Gloria, Requiem, comunioni, eccetera, penso, senza fare offesa alla vostra pietà, che si farebbe presto a riempire un camion di ghiaia con questi sassolini. Sono cinquantatrè anni, e pensate solo alle Ave Maria della corona! Però c’è un punto interrogativo tremendo: quanti sono i sassolini neri perché non ho recitato le Ave Maria che dovevo recitare, tanto per limitarmi alle Ave Maria? Quanti sono i sassolini neri per le Messe non ascoltate o per le pratiche di pietà non fatte? Ma quanto più numerosi sono i sassolini neri per le Ave Maria recitate male o per le pratiche di pietà fatte male? Lo so che, se non lo si fa con cattiva intenzione, il nostro caro filosofo dice: “Quando c’è tutta la buona volontà...”. Ammettiamo pure tutto, ma - guardo me stesso, non guardo voi, non voglio giudicare voi - penso che tante pratiche di pietà, per il fatto che sono state fatte, meriterebbero il sassolino bianco e che, forse, per il modo con cui sono state fatte, meriterebbero quello nero. All’inizio di queste nostre meditazioni sulla vita di pietà vorrei proprio che ci fermassimo un istante dinanzi a Gesù e gli rivolgessimo questa domanda: “Gesù, sei contento del modo con il quale io prego? In primo luogo: sei contento della mia fedeltà nel compimento della pratiche di pietà? Poi: sei contento del modo con il quale io mi sforzo di pregare, di mettermi in contatto con te, con il Padre e con lo Spirito Santo e con la mia buona mamma, la Madonna? Sei contento del tuo fratello... che si può chiamare Alberto, Ottorino, Vinicio, Francesco...?”. Ecco, domandiamolo a lui, ma soprattutto poi domandiamo a lui perdono e l’aiuto di poter comprendere queste meditazioni che stiamo per iniziare.PREGHIERE Ave Maria
PREGHIERA pratiche di pietà
PECCATO omissioni
CONVERSIONE esame di coscienza
EUCARISTIA S.Messa
VIRTÙ
retta intenzione
PREGHIERE a Gesù
CONSACRAZIONE fedeltà
Il fondatore dei Paolini era don Giacomo Alberiore, nel 1968 ancora vivente.
Il riferimento è alla Congregazione sorta sulla spiritualità di Carlo De Foucauld, con forte impegno nel lavoro materiale partecipando alla condizione sociale dei più poveri e nella vita contemplativa attraverso l’adorazione al SS. Sacramento.
Il riferimento è l’oratorio delle Suore Dorotee in via San Domenico, dove ogni giorno viene esposto il SS. Sacramento e per tutta la giornata vegliato a turno dalle suore e dal popolo di Vicenza. A fianco di questo oratorio c’è la cappella con l’urna contenente le spoglie mortali di Santa Maria Bertilla Boscardin.
MI246,3 [22-11-1968]
3. Leggiamo la prima delibera, e poi mettiamo giù la carta e partiamo. «Vita di pietà. Ogni religioso si impegni volentieri, seguendo le direttive della Chiesa e della Congregazione, per alimentare sempre più in sé la vita di preghiera, che è vita di dialogo abituale e personale con Dio». Giorni fa mi trovavo con padre Marson, direttore della tipografia dei Paolini, che mi diceva: “Noi abbiamo tre ore di preghiera ogni giorno. Ogni sera abbiamo un’ora di adorazione perché, essendo il nostro lavoro piuttosto materiale, in mezzo ai libri, in tipografia, nei negozi di vendita, abbiamo poi bisogno di un contravveleno per spiritualizzarci. Perciò, oltre le preghiere del mattino, le solite preghiere, alla sera c’è un’ora di adorazione; il nostro fondatore ci tiene fortemente che si faccia quest’ora di adorazione”. I Piccoli Fratelli di Gesù, dopo aver lavorato una giornata e tante volte in forma piuttosto dura, fanno un’ora di adorazione ogni sera. Mi pare che facciano poi ogni settimana anche la notte di adorazione. Nelle Famiglie religiose si fa, in genere, molta preghiera individuale e comunitaria. Quando il Signore mi ha chiamato a iniziare questa Famiglia religiosa, mi sono posto davanti questo interrogativo tante e tante volte: dobbiamo accontentarci di un minimo o dobbiamo compiere anche noi qualche pratica che sia un po’ come un pilone? Pensando che la nostra vita apostolica sarà, più o meno, quella dei sacerdoti diocesani, in quanto avremo la responsabilità di parrocchie, e sarà una vita piuttosto intensa di lavoro per cui non sarebbe possibile fissare un vero e proprio orario perché saranno gli altri e le necessità che lo fisseranno, allora si è pensato, dinanzi al Signore, di tenere come piloni fermi quelle pratiche di pietà che i nostri buoni sacerdoti hanno sempre fatto e che sono stabilite dal codice per i sacerdoti: esse sono la base minima di una pietà sacerdotale. Perciò: meditazione, esame di coscienza, visita al SS. Sacramento, rosario, lettura spirituale, confessione, ritiro mensile, eccetera; quelle pratiche di pietà che abbiamo fissato nelle nostre Costituzioni. Vi abbiamo aggiunto l’ora di adorazione settimanale, che non è fissata dal codice, ma che i nostri buoni sacerdoti, quelli dell’Unione Adoratori, fanno regolarmente e talvolta anche insieme. Qui a Vicenza, per esempio, abbiamo la chiesetta dell’Adorazione : molti sacerdoti della città vi si radunano fin dai primi tempi del mio sacerdozio, ancora dal 1940, - ricordo che già allora c’era questa abitudine e i primi anni ci andavo anch’io - e fanno insieme l’ora di adorazione, l’ora sacerdotale. Rispetto agli obblighi dei sacerdoti diocesani abbiamo aggiunto nelle Costituzioni la Via Crucis settimanale. Perciò, come pratiche di pietà, non abbiamo nulla di straordinario. Lo straordinario, però, dovrebbe consistere nel modo con cui si fanno queste pratiche e nella fedeltà assoluta ad esse. Se un buon sacerdote diocesano è fedele nel compiere queste pratiche di pietà e nel farle bene, certamente nella sua vita sacerdotale non segnerà disastri; state sicuri che continuerà nel suo spirito sacerdotale. Se un sacerdote si prepara bene alla Santa Messa, recita bene il suo breviario, fa bene la sua mezz’ora di meditazione, state sicuri che non darà il suo cuore alle creature; si donerà alle creature per il Signore, ma non darà loro il cuore: il suo cuore resterà sempre di Dio.CONGREGAZIONE
DOTI UMANE responsabilità
SACERDOZIO prete
PASTORALE parrocchia
AUTOBIOGRAFIA
CONGREGAZIONE Capitolo
CONSACRAZIONE vita religiosa
CHIESA
PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
EUCARISTIA adorazione
PREGHIERA pratiche di pietà
SOCIETÀ
lavoro
CONGREGAZIONE fondatore
PREGHIERA meditazione, contemplazione
PREGHIERA rosario
GRAZIA Confessione
CONGREGAZIONE Costituzioni
GESÙ
Via Crucis
CONSACRAZIONE fedeltà
MI246,4 [22-11-1968]
4. La prima cosa che noi religiosi dobbiamo proprio assolutamente tener presente nella nostra vita sacerdotale e diaconale è questa: la fedeltà, a costo di qualsiasi sacrificio, a quelle pratiche di pietà che sono stabilite per noi dalle nostre Costituzioni. Questo lo dobbiamo fare a costo di qualsiasi sacrificio. Sarebbe un brutto giorno quello in cui, trovandomi a visitare una nostra Comunità, mi sentissi dire, o si sentissero dire gli altri quando io non ci sarò più: “Ecco, la meditazione... sa, qualche volta bisogna tralasciarla perché manca proprio il tempo. La lettura spirituale... che vuole, la si fa qualche volta, ma non c’è il tempo per farla. L’ora di adorazione? Cosa vuole, non la facciamo, non si riesce a farla. Don Ottorino, creda... sono due mesi che non riusciamo a fare il ritiro mensile”. Questo segnerebbe già l’inizio della fine di quella Comunità e di quei religiosi. Vi ho già parlato - mi pare a un piccolo gruppo, non so se qui pubblicamente - di quel santo vescovo, al quale si presentò un giorno un sacerdote che aveva tante mansioni nel campo diocesano e gli disse: “Eccellenza, io sono venuto perché mi dispensi dalla meditazione: non ce la faccio assolutamente! Vede, potrei recitare bene il breviario, - sapete che il breviario una volta era molto più lungo di adesso - ma non ce la faccio assolutamente, non ci riesco, perché ho tante ore di scuola e ho tante ore di altri impegni”, e ha presentato la lista di tutte le cose che doveva fare. Il vescovo ha esaminato bene e ha detto: “Vedo, vedo. Voi continuerete a fare tutto quello che avete fatto fino adesso e in più, invece di mezz’ora, vi obbligo a fare un’ora di meditazione al giorno”. “Aaahhh!”, ha fatto l’altro. “E vi obbligo in nome di Dio! Voi farete tutto quello che avete fatto finora e aggiungerete un’ora di meditazione”. Dopo qualche mese quel sacerdote si è ripresentato al vescovo e gli ha detto: “Eccellenza, ha ragione lei. Da quando mi ha obbligato a fare un’ora di meditazione al giorno, non solo riesco a compiere tutto e bene, ma ho aggiunto dell’altro ancora”. Non lasciatevi ingannare un domani dal demonio e togliere qualcuna delle pratiche di pietà con la scusa che avete da dedicarvi alle opere di carità, alle opere di apostolato. Può esserci una eccezione, intendiamoci bene, - l’eccezione è quella che conferma la regola! - può esserci un caso eccezionale, ma in via normale non tralasciate assolutamente niente delle vostre pratiche di pietà, perché nella graduatoria dei valori questo è il vostro primo dovere. Sarebbe da pazzi dire: “Io non ho tempo per mangiare e perciò mangio soltanto una volta alla settimana”. Penso che nessuno farebbe così; penso che un domani, per quanto abbiate da fare nella vita apostolica, un po’ di tempo per mangiare ve lo troverete sempre, o di giorno o di notte; così pure un po’ di tempo per dormire. Vi raccomando in nome di Dio e della nostra buona mamma, la Madonna: non lasciate la vostra anima senza il cibo spirituale delle pratiche di pietà perché, a un dato momento, voi morirete, assolutamente morirete. Gesù ce l’ha detto tante volte e ce ne ha dato un esempio meraviglioso: passava le notti in lunghe ore di preghiera; spingeva gli Apostoli, nonostante la loro stanchezza, a pregare, a insistere nella preghiera.SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
DOTI UMANE fedeltà
PENITENZA sacrificio
CONGREGAZIONE Costituzioni
COMUNITÀ
PREGHIERA meditazione, contemplazione
PREGHIERA pratiche di pietà
PASTORALE
APOSTOLO vita interiore
CONSACRAZIONE religioso
PECCATO mediocrità
CHIESA Vescovo
ESEMPI preghiera
Il giovane Giovanni Maria Vianney desiderava farsi prete e venne accolto e aiutato sia negli studi che nel sostegno economico e spirituale dal curato di Écully, Charles Balley, che poi lo volle anche come cappellano nella sua parrocchia. I due preti facevano a gara nel fare penitenze e nel pregare a lungo. Il curato Balley fu uomo colto, austero e penitente, profondamente compenetrato nei doveri del suo ministero sacerdotale. Il Santo Curato d’Ars ebbe per lui sempre parole lusinghiere e profondo rispetto.
Don Guido Massignan era all’epoca il segretario generale della Congregazione e il direttore della Casa dell’Immacolata.
MI246,5 [22-11-1968]
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO uomo di Dio
CONGREGAZIONE spiritualità
SACERDOZIO prete
PREGHIERA pratiche di pietà
Evidentemente don Ottorino si rivolge scherzosamente ai confratelli più anziani presenti alla meditazione.
L’episodio degli indemoniati gadareni è raccontato da Mt 8,28-34, Mc 5,1-20, Lc 8,26-39.
Apocalisse 3,20.
MI246,6 [22-11-1968]
6. Il Signore vi vuole così. Il Signore vuole che i nostri diaconi e i nostri sacerdoti siano uomini di preghiera, cioè uomini che sappiano mettersi in contatto con Dio, che non dicono le preghiere perché bisogna dirle, ma che si sforzano di mettersi in contatto con il Signore prima della preghiera. “Ante orationem praepara anima tuam” : prima di pregare i nostri religiosi devono prepararsi e mettersi in contatto con il Signore, fare un atto di adorazione a Dio, domandare perdono dei propri peccati, ringraziare Dio per i benefici ricevuti e domandare a Dio la grazia di pregare bene. Questo atto di adorazione e di ringraziamento dobbiamo farlo prima della nostra preghiera: un attimo, un pensiero, ma lo dobbiamo fare prima della corona, prima del breviario, prima della meditazione e della Santa Messa. Dobbiamo metterci in contatto con lui e dirgli: “Padre, ti adoro, grazie! Ti domando perdono! Aiutami a pregare, aiutami a pregare!”. La preghiera deve essere una conversazione con Dio, un parlare con lui. Sì, ci può essere anche un momento di distrazione, ma il nostro sforzo, sereno e tranquillo, deve essere quello di conversare con Dio, di parlare con Dio. E vi dico allora anche: fermatevi qualche volta ad ascoltare Dio. Talvolta si parla con una persona e alla fine si commenta: “Ha sempre parlato lei!”. “Sei riuscito a dire qualche parola?”. “Uff; Impossibile; non sono riuscito a dire una parola!”. Quando parliamo con Dio, lasciamoci portare a volte da qualche ‘distrazione’. Scusate: qualche volta vi dico che ho anch’io delle ‘distrazioni’. Lasciatevi trascinare qualche volta da qualche ‘distrazione’. Voi direte: nella preghiera? Sì, anche nella preghiera: lasciate parlare lo Spirito Santo! Non so se i signori padri, professori, teologi siano d’accordo. Porto un esempio. Ieri mi sono ritirato nella mia stanza per la lettura spirituale. Ho aperto il Vangelo - attualmente sto leggendo il Vangelo - e sono arrivato al punto cui il Signore caccia la legione dei demoni ed essi vanno a finire dentro i porci. Ho trovato una frase che mi ha colpito. Dopo aver completato la lettura del fatto narrato, l’ho riletta un’altra volta perché volevo che il Signore mi facesse ricavare qualche profitto. L’ho riletta tre volte, e la terza volta ho captato un particolare che mi ha colpito: “Gli abitanti del paese lo pregarono di andarsene”, cioè pregarono Gesù di allontanarsi. Mi sono fermato, ho chiuso il libro e sono stato lì un quarto d’ora. Pensavo, guardando l’immagine della Madonna che avevo davanti: “Hanno pregato il Signore di andarsene”. Ma vi rendete conto che cosa vuol dire pregare il Signore di andarsene? Il Signore compie un miracolo, guarisce un povero indemoniato... va bene che ha mandato in malora una moltitudine di porci... pazienza! Però gli altri, appena si accorgono del fatto, lo pregano di andarsene. Entriamo nell’intimo di Gesù che è pregato di andarsene. Pensavo: quante volte nel mondo, anche oggi, Gesù è pregato di andarsene! Forse lo faccio anch’io con la mia condotta... Tenevo lo sguardo sull’immagine della Madonna... Anch’io con la mia condotta ho pregato qualche volta il Signore di andarsene! Vi dico veramente che per tutta la mezza giornata di ieri ho sempre avuto come nota dominante questo pensiero: Gesù è pregato di andarsene! Batte ad una porta: “No, grazie; non abbiamo bisogno”. È come se passasse un venditore ambulante di stoffe: “No, no, grazie; non ne abbiamo bisogno”. Passa Gesù, batte: “No!”. “Sum ad ostium et pulso” , dice. “No, no, no! Puoi andartene, puoi andartene, Signore!”. Quante case, quante creature oggi non vogliono ricevere il Signore! Ed io? Io devo andare vicino al Signore e cercare che venga ricevuto dalle anime. Ieri sera, in chiesa, ragionando con lui, mi sono fermato un pochino su questo pensiero. Ecco una piccola ispirazione venuta da una ‘distrazione’! E allora nella preghiera lasciate parlare il Signore. Se in un salmo incontriamo una parola che colpisce, ripetiamo il salmo, fermiamoci un istante... Se in un’Ave Maria... Lasciamo parlare Dio! La preghiera deve essere così; se non lo è, non è preghiera; è soltanto ripetizione di formule, di parole; non è questo che il Signore vuole da noi. Mi dispiace che il tempo sia già passato, ma credo sia necessario ritornare su questo argomento, perché pensavo di chiuderlo questa mattina, ma ci sarebbe da dire ancora qualcos’altro, specialmente qualcosina di particolare per noi, cioè sull’incontro serale e su altre cose. Intanto fino a martedì prossimo facciamo tutti un po’ di esercizio, incominciando da me: fedeltà a tutte le pratiche di pietà e lo sforzo che la preghiera non sia una ripetizione di formule, ma veramente un incontro con Dio.VOLONTÀ
di DIO
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
PREGHIERA
CONSACRAZIONE religioso
DIO Spirito Santo
AUTOBIOGRAFIA
APOSTOLO vita interiore
DIO unione con...
DIO riconoscenza a...
DIO perdono di...
EUCARISTIA S.Messa
DIO Padre
PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
DOTI UMANE fedeltà
PAROLA DI DIO Vangelo
PECCATO mediocrità