Meditazioni italiano > 1971-1972 > L’APOSTOLO È CHIAMATO A SOFFRIRE E A PREDICARE

L’APOSTOLO È CHIAMATO A SOFFRIRE E A PREDICARE

MI358 [23-06-1971]

23 giugno 1971

Il mandato universale di Gesù si trova in Mt 28,19-20 e Mc 16,15.

Il salmo 50, attribuito al re Davide, è per antonomasia il salmo penitenziale, un grido fiducioso per chiedere perdono dei propri peccati.

MI358,1 [23-06-1971]

1 Ricordo che in uno dei primi viaggi fatti a Roma fui assalito da un pensiero che mi fece una certa impressione e mi tornava, poi, spesso alla mente quando viaggiavo in treno per Roma.
Mi trovavo lungo il corridoio della carrozza ferroviaria e guardavo fuori alcuni villaggi sparsi sui monti, formati da gruppi di case, e pensavo alle migliaia di anime che vi erano disperse qua e là. Ad un certo momento mi domandai: «A chi tocca salvare quelle anime e portarle in Paradiso?». E mi risposi: «Sono sacerdote e tocca a me, proprio a me. Se fossi il solo sacerdote esistente al mondo, sarei responsabile di tutte le anime del mondo, perché il Signore ha detto proprio a me: «Va’ e predica il mio Vangelo!». Ora invece ci sono molti altri sacerdoti, ma ciò non mi esonera dalla mia responsabilità, perché tutto quello che io posso fare per portare il Vangelo ai miei fratelli lo devo fare, come se non ci fossero altri sacerdoti sopra la terra».Pertanto il pensiero missionario, che vuol dire pensiero di evangelizzazione, mi deve far fremere se rifletto che, dopo trent'anni di sacerdozio, devo piangere e recitare il «Miserere» perché, forse, non ho fatto tutto quello che avrei potuto per portare Cristo alle anime e le anime a Cristo.«Ma, - vi chiederete - che cosa posso e devo fare io, personalmente, per salvare i miei fratelli? In particolare: che cosa dobbiamo fare noi religiosi, sacerdoti e diaconi?».Ecco, ci sono due cose che dobbiamo fare, che non possiamo non fare, che assolutamente dobbiamo fare.

AUTOBIOGRAFIA

SACERDOZIO prete

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO missione

Il riferimento è agli assistenti Danilo Gasparotto e Mario Sgarbossa, della Comunità dell’Istituto San Gaetano, che evidentemente erano presenti alla celebrazione della Santa Messa.

Si tratta della macchina che serve a sviluppare le pellicole dei film e che era stata recentemente acquistata per il reparto Audiovisivi.

Marco Pinton, studente del corso teologico, lavorava all’epoca alcune reparto Audiovisivi.

Nel paragone la pellicola è l’immagine dell’uomo, che era stato rovinato come quando una pellicola viene esposta alla luce; ma mentre per la pellicola che prende luce non c’è rimedio, l’uomo è stato salvato e riportato alla bellezza originale dal sangue di Cristo.

Il riferimento è alla stanza oscura in cui si sviluppano le pellicole: il film passa dapprima attraverso un liquido speciale chiamato appunto sviluppo che fa risaltare l’immagine, poi attraverso un altro liquido chiamato fissaggio che serve a fermare lo sviluppo dell’immagine alla giusta gradazione di luci e ombre e colori. L’acido dello sviluppo deve però essere rigenerato, cioè sempre rinnovato.

Don Ottorino parla con il linguaggio che era comune nella fucina dello zio fabbro, Carlo Scortegagna, perché parlando di monete il termine esatto è “battere” o “coniare”.

MI358,2 [23-06-1971]

2 La prima cosa. Mi spiegherò con due immagini: forse riusciamo a capirci di più e otteniamo l'effetto di togliere il sonno a qualcuno. Non è vero, assistenti Danilo e Mario? Viene sonno a noi vecchiotti, e allora andiamo meglio servendoci di qualche immagine.
In questi giorni c'è una novità in casa: una macchina rumorosa, in una stanza semibuia, con un nastro di celluloide, che gira continuamente: è la sviluppatrice. Come avviene lo sviluppo di una pellicola? Quando la pellicola inizia il suo giro ad opera di Marco , se uno la osserva si presenta all'apparenza uguale a quella di prima, tuttavia essa reca l'impressione delle cosiddette immagini latenti che sono invisibili all'occhio: se la si guarda contro luce, appare come prima; è stata stampata, ma esternamente appare come prima. Se, però, la si osserva dopo essere passata attraverso apposite vasche, ci si accorge che le immagini, precedentemente impressionate, si rivelano. Dentro a quelle vasche era stato versato il liquido dello sviluppo, del fissaggio, della sbianca, ma se noi vi avessimo versato dell'acquavite o qualsiasi altro liquido che non fosse quello richiesto, la pellicola sarebbe stata rovinata e non avremmo ottenuto le immagini. Ci voleva proprio quel liquido per sviluppare le immagini.Ora, state attenti: ogni uomo è creato ad immagine di Dio ed è creato per il Paradiso. Dopo il peccato di origine, prima della venuta del Cristo, la pellicola aveva preso luce ed era stata rovinata. Ed ecco che è venuto un sangue preziosissimo, l'unico sangue capace di sviluppare questa pellicola, di riportarla alla bellezza originale: il sangue di Cristo. Prima della venuta del Cristo venivano offerti dei sacrifici a Dio, erano preghiere che venivano offerte a Dio, desiderate e bene accolte da Dio, ma non servivano come moneta di pagamento; erano preghiere di espiazione, di adorazione, ma solo preghiere. Con la morte di Gesù sulla croce è stata versata una moneta: l'Uomo-Dio, ma anche l'umanità, ha realmente pagato il prezzo del riscatto e con quel sangue gli uomini sono stati rinnovati.Però, però... se noi entriamo nella stanza dello sviluppo vediamo su appositi sostegni dei contenitori, che distribuiscono alle vasche il loro liquido e che sono chiamati contenitori di rigenerazione: lo sviluppo deve essere rigenerato, continuamente rigenerato.Analogamente anche il bagno salutare del sangue di Cristo deve essere rigenerato. E da chi? Proprio da noi.Dal giorno in cui noi siamo divenuti realmente figli di Dio e partecipi della sua natura dopo di essere stati inseriti in Cristo, da allora siamo diventati capaci di coniare monete sufficienti per pagare i peccati degli uomini, da allora l'uomo è stato messo veramente in grado di forgiare questa moneta. L'uomo con la preghiera, la sofferenza, l'accettazione della volontà divina può realmente pagare, può presentare la propria paga dinanzi a Dio. Prima di farsi uomo Gesù era Dio; ha incominciato a essere uomo pur restando vero Dio, e l'unione ipostatica gli ha permesso di pagare. Anche la mia unione con Dio, attraverso la grazia, mi rende capace di pagare.

ESEMPI creato

GESÙ

salvatore

GESÙ

redenzione

GESÙ

uomo

GRAZIA Corpo Mistico

GRAZIA Battesimo

PREGHIERA

PENITENZA

CROCE

VOLONTÀ

di DIO

DIO rapporto personale

Evidentemente la celebrazione aveva una motivazione missionaria molto particolare.

Don Ottorino si esprime in tono scherzoso alludendo al fatto che don Girolamo Venco era all’epoca il responsabile della disciplina e delle attività lavorative.

Secondo la tradizione Longino sarebbe stato il soldato che colpì con la lancia Gesù in croce.

«Il prigioniero di Cristo»: espressione cara a San Paolo, con la quale spesso si firma. Cfr. Efes 3,1 e 4,1; Filem 1,9 e 2ª Tim 1,8.

MI358,3 [23-06-1971]

3 Ed ecco allora la mia prima vocazione: essendo per la grazia in grado di pagare, sono chiamato a rigenerare il sangue di Cristo. La Chiesa ha bisogno di sangue nuovo, ha bisogno di una rigenerazione: ne hanno bisogno i cristiani che hanno abbandonato il Cristo e quei fratelli che non hanno ancora la grazia, perché non conoscono il Cristo. Ebbene, tocca proprio a me, cristiano, sacerdote, religioso, dare il mio sangue per rigenerare quello dei fratelli. E qui, caro Danilo, non se la cava neanche un cristiano dicendo: «Io non sono un religioso», perché ogni cristiano deve dare qualche cosa.
La giornata odierna, dedicata in modo particolare alla vita missionaria, ai missionari, a sostenere i fratelli in terra di missione, deve richiamarci a questa grande realtà, a questo grande dovere che abbiamo: noi siamo venuti in questa casa per essere il Cristo crocifisso. Quando partirete da questa casa per andare a predicare il Vangelo, io non so se lo predicherete, ma una cosa certamente so: dovrete morire per salvare i fratelli, dovrete versare il vostro sangue per essi.Ai nostri confratelli in America io domanderò due cose. Anzitutto dirò: «Avete sofferto per le anime?», e poi «Avete predicato?», ma la prima domanda sarà: «Avete sofferto?». La risposta alla seconda domanda potrà anche mancare, ma assolutamente non deve mancare la risposta affermativa alla prima. E se non ci saranno le sofferenze mandate dal cielo, voi, missionari, apostoli, dovrete cercarle le sofferenze: dovete flagellarvi, dovete dormire su due tavole, dovete digiunare, dovete insomma fare qualche cosa. Perché? Perché il sangue deve uscire. Questa è una cosa importantissima: non abbiamo capito il sacrificio dell'altare se non siamo entrati pienamente, anche noi, in questo sacrificio, in questa donazione, in questo dovere di dare il proprio sangue.Perciò non è il caso di meravigliarsi se ci sono difficoltà, piccole incomprensioni, le cose che non vanno come vorremmo. Se non c'è qualche difficoltà, deve venire: per i giovani verrà da parte di don Girolamo , verrà dalle prove a cui siamo di solito sottoposti, verrà da coloro che vivono con noi. Non importa da dove provenga questo colpo di freccia o di lancia: se da Longino o da Erode, se sia una lanciata fisica o morale. So solo una cosa: il giorno in cui ho accettato volontariamente di essere prete, ho anche accettato di essere il «vinctus Christi» , di avere la mia fronte cinta dalla stessa corona di spine con la quale fu cinta la fronte Cristo. Io so che il mio volto dev'essere bagnato di sangue come quello di Cristo, io so che le mie mani e miei piedi devono essere crocifissi.

CHIESA

APOSTOLO salvezza delle anime

GRAZIA

GESÙ

redenzione

CROCE sangue

SACERDOZIO prete

CHIESA cristianesimo

MISSIONI vita missionaria

GESÙ

sequela

APOSTOLO missione

CROCE sangue

CROCE sofferenza

PENITENZA sacrificio

EUCARISTIA S.Messa

SACERDOZIO prete

GESÙ

sequela

GESÙ

imitazione

Il dare qualche cosa richiama una frase forte, molto cara a don Ottorino: «L’apostolo deve dare».

È frequente in don Ottorino l’immagine del vassoio, con il quale comprende tutte le qualità e virtù umane dell’apostolo per presentare in maniera degna il messaggio evangelico.

MI358,4 [23-06-1971]

4 Se non avete il coraggio di affrontare questo con l’aiuto di Maria e anche dei fratelli, cambiate strada perché non avete capito niente, completamente niente della missione apostolica, che è missione di Cristi crocifissi. Quando vi preoccupate di prepararvi alla vita missionaria, io vi dico: «Sì, avete ragione. Ma la prima preparazione è quella al sacrificio».
Il futuro papà, che sta preparandosi alla vita matrimoniale, deve allenarsi a lavorare per mantenere la sua nuova famiglia, deve disporsi al sacrificio per essere pronto ad alzarsi la notte per i figli, pronto a ritornare in città, anche se è appena arrivato a casa la sera, per comprare una medicina o anche per accontentare un capriccetto dei suoi bambini o della moglie; deve essere disposto alla gioia della famiglia come anche al sacrificio che questa gioia comporta.Così noi dobbiamo accettare la gioia della raccolta, ma, prima ancora, essere pronti al sacrificio e al sudore della semina; pronti alla gioia di assolvere, di predicare il Vangelo, ma anche al sacrificio di far fermentare la grazia di Dio con il nostro sangue.Scusate se insisto su questo. Oggi, parlare di sacrificio, di mortificazione, di penitenza, è duro, tuttavia ricordatevi che non si possono salvare anime se non si fa questo. Oggi, si dice, è passato il tempo del Santo Curato d'Ars o delle anime sacerdotali che si alzavano di notte per pregare lunghe ore o dormivano su tavole. Però io, in seminario, ho conosciuto alcuni miei compagni che due o tre volte la settimana dormivano su assi di legno, rimanevano alzati delle ore durante la notte, e adesso che sono sacerdoti vedo i frutti del loro sacrificio e della loro offerta.Ed ora il secondo pensiero.Noi siamo chiamati a soffrire con Cristo per rigenerare il sangue della Chiesa e dei fratelli, ma siamo chiamati anche a predicare il Vangelo, a dare qualche cosa. Diventa quindi importantissima la nostra unione con Dio, perché altrimenti corriamo il rischio di dare qualcosa di nostro e non di Dio.Stiamo leggendo in questo periodo nel santo breviario alcuni brani del nostro caro profeta Samuele. Samuele parlava, parlava, e parlava forte qualche volta, ma parlava sempre in nome di Dio: «Dio mi manda a dire... Son venuto a dirti che Dio vuole questo... Son venuto a rimproverarti in nome di Dio... Son venuto a lodarti... Son venuto a consacrarti... son venuto ad eleggerti in nome di Dio».Noi, sacerdoti e diaconi, dobbiamo presentarci alle anime in nome di Dio, perché esse attendono da noi la parola di Dio e non la nostra: una parola, naturalmente, messa su un bel vassoio e, se volete, un vassoio ben preparato, ma sempre la parola di Dio, non la nostra.

MARIA

COMUNITÀ

confratelli

APOSTOLO missione

PENITENZA sacrificio

ESEMPI vari

FORMAZIONE

GRAZIA

PENITENZA

APOSTOLO salvezza delle anime

AUTOBIOGRAFIA seminario

SACERDOZIO prete

CHIESA

GRAZIA Corpo Mistico

APOSTOLO missione

DIO rapporto personale

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

APOSTOLO ambasciatore di Dio

APOSTOLO uomo di Dio

PAROLA DI DIO

Il diac. Vinicio Picco da anni svolgeva nella Casa dell’Immacolata anche il servizio di infermiere. All’epoca si serviva per curare alcuni disturbi di un decotto la cui ricetta gli era stata data da un erborista di Padova, conosciuto tramite don Guido Massignan.

Il sig. Albino Furlan, amico di don Ottorino e collaboratore fin dai primi tempi dell’Istituto, era un ingegnoso meccanico in pensione. Don Ottorino lo aveva invitato per un breve periodo a lavorare nell’officina della Casa dell’Immacolata per preparare una macchina che sonorizzasse contemporaneamente più copie di filmati. Questo gli fa ricordare l’episodio famoso di Lucio Quinzio Cincinnato, console romano, che i suoi concittadini prelevarono dai suoi campi perché guidasse la battaglia contro gli Equi e che poi ritornò alla sua campagna.

MI358,5 [23-06-1971]

5 Serviamoci, come ho detto sopra, di un esempio. Noi abbiamo qui in casa il nostro medico, il diacono Vinicio, che di tanto in tanto si incontra con il botanico di Padova insieme con il primario, che mi pare sia don Guido. Immaginate che un giorno il diacono Vinicio stia partendo per Padova, quand'ecco incontra in portineria il nostro carissimo amico Albino che vedete qui presente perché siamo andati ieri a tirarlo fuori dai campi, come fecero un giorno i Romani con Cincinnato per portarlo a combattere una seconda volta. Ci siamo detti tra noi: «Dopo lo rimanderemo nei campi; intanto venga a farci un lavoro in officina», e lo vedete qui, pronto all'appello dell'esercito: sergente... legionario di Roma! Ebbene Albino s'incontra in portineria con Vinicio: «Oh, Vinicio! Come sta? Dove va?». “Vado a Padova dal botanico”. E allora lo prende a braccetto, lo tira da parte e gli dice: «Se lei va a Padova, potrebbe farmi un favore? Io vorrei liberarmi dal vizietto di fumare la pipa, e mi hanno detto che il botanico di Padova possiede qualche decotto, delle erbe... Mi faccia il piacere: chieda al botanico qualcosa per me». A mezzogiorno Vinicio ritorna e si incontra con il signor Albino, però, diciamolo francamente, senza aver parlato con il botanico per una dimenticanza. «E allora, che cosa le ha detto il botanico?», gli chiede Albino. A questo punto Vinicio può dire o una bugia o la verità o una bugia velata. Onestamente dovrebbe dire: «Non ho parlato con il botanico, perciò non ho niente da riferire»; oppure potrebbe farfugliare: «Sa... il botanico... qua e là...»; o anche potrebbe mentire: «Il botanico mi ha detto che, se vuole fare scomparire il porro che ha qui posteriormente, prenda un litro di grappa al giorno».
Amici miei, quante volte gli uomini mentiscono! Promettono, magari, di parlare al deputato di Roma, di interessarsi presso qualche ufficio e poi, quando tornano a casa, non hanno fatto niente di tutto questo e mentiscono.L'uomo di Dio è incaricato dagli uomini di parlare a Dio a loro nome e di chiedergli qualcosa per loro, ed è pure incaricato di dire agli uomini quello che Dio prescrive loro, quello che Dio vuole da loro. Se l'uomo di Dio non si inginocchia dinanzi all'altare per conferire con Dio, rischia di essere un impostore, un ingannatore, di parlare a nome di Dio senza avere prima parlato con Dio. Fratelli, è una responsabilità immensa dire: «Ho parlato con Dio e Dio vuole questo», mentre non è Dio che lo vuole, ma l'apostolo che trasmette la sua volontà.Il diacono Vinicio, tornato da Padova, potrebbe preparare o prescrivere lui una medicina, forse anche apparentemente più efficace di quella del botanico, ma il sig. Albino voleva una prescrizione dal botanico, non da Vinicio; non ha chiesto: «Mi dica lei che cosa devo fare», ma: «Per favore, parli al botanico e mi riferisca».Noi dobbiamo parlare dall'altare, nel confessionale, negli incontri con le anime, in nome di Dio. La scienza umana? Bellissima! La scienza farmaceutica di Vinicio? Bellissima e grande finché volete, però il signor Albino vuole la parola del botanico. E le anime vogliono da noi la parola di Dio.

ESEMPI apostolo

APOSTOLO uomo di Dio

DIO rapporto personale

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO predicazione

PAROLA DI DIO

MI358,6 [23-06-1971]

6 Le anime si accorgono se noi parliamo in nome nostro o in nome di Dio, si accorgono se siamo rivestiti di luce divina o soltanto di scienza umana, la quale è come attaccata alle persone: venga la scienza umana, ma poggi sulla base della scienza divina, sulla comunione con Dio. Dinanzi a noi, fratelli, sta il mondo: milioni di anime, ve lo ripeto ancora una volta, sono con le mani alzate in varie parti del mondo e attendono proprio voi, come semplici sacerdoti o forse vescovi o forse quello che il Signore ha prestabilito, che io non so; tuttavia questo è certo: esse attendono proprio voi.
Però, ricordatevi: o voi vi preparate proprio generosamente e con gioia ad essere immolati e a vivere in contatto continuo con Dio, per poter dire alle anime quello che Dio vuole da loro e a Dio quello che le anime desiderano portare a lui, o altrimenti ingannate, ingannate voi stessi, occupate un posto che Dio, forse, aveva stabilito per voi da tutta l'eternità, ma che è meglio resti vuoto piuttosto che illuminato da un lumicino che fa solo fumo.Amici, dinanzi a questo pensiero sono nati i santi, hanno tremato i santi. E dinanzi ad esso cerchiamo di fermarci spesso anche noi. Voglia Dio, e la nostra buona mamma, la Madonna, ci aiuti, affinché da questo pensiero incominci per noi una vita di sacrificio, di ricerca di ciò che costa e non sempre di ciò che piace.

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

DIO rapporto personale

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE immolazione

PECCATO tradimento

MARIA la nostra buona mamma

PENITENZA sacrificio

Non conosciamo la data del primo viaggio di don Ottorino a Lourdes, mentre il secondo avvenne dal 7 al 14 maggio 1960, insieme con don Aldo.

MI358,7 [23-06-1971]

7 Fra qualche giorno alcuni di voi partiranno in pellegrinaggio per Lourdes. Perciò vi affido questa missione: andate, e sia veramente un pellegrinaggio penitenziale, una missione ricevuta da me per tutta la Congregazione, e domandate alla Madonna che ci ottenga da Dio un gruppo di apostoli animati proprio da questo spirito. A noi il mondo e le sue soddisfazioni non interessano più; usiamo le cose del mondo solo tanto quanto ci sono necessarie per vivere e lavorare in mezzo alle anime. Chiedete questo alla Madonna.
Io sono stato a Lourdes due volte: la prima per ringraziare la Madonna della guarigione di mia mamma, la seconda per presentare le Costituzioni alla Madonna.In questo momento mando voi, ma ricordatevi: dovete arrivarvi, dopo aver fatto un po' di penitenza, e ritornare con un po' di penitenza, altrimenti siete dei poveri delegati. Alla Madonna chiedete proprio questo: faccia capire prima di tutti a me, che sono il più vicino a render conto a Dio della vita, e poi a tutti i membri della Congregazione, che essere preti o diaconi significa essere posti sopra un altare e pronti a versare il proprio sangue, che essere preti o diaconi significa essere il Cristo per poter parlare di Cristo.

MARIA Lourdes

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE spiritualità

MONDO

CONGREGAZIONE Costituzioni

PENITENZA sacrificio

CONGREGAZIONE appartenenza

CROCE martirio

CROCE sangue