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RIFLESSIONI SULLA MORTE DI GIORGIO PIEROPAN

MI109[21-11-1966]

Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo spunto dalla lettera dei genitori di Giorgio Pieropan, parla dell'importanza di vivere nella volontà di Dio, della vita di grazia e del desiderio del Paradiso. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 20’. 1. La piena disponibilità alla volontà di Dio

Cfr. Matteo 7,21.

In molte occasioni don Ottorino raccontava l'incontro da lui avuto con il santo sacerdote veronese il 18.2.1941 davanti alla casa parrocchiale di Araceli, durante il quale don Calabria lo spronò a cominciare l'Opera rassicurandolo sul fatto che questa era la volontà di Dio.

Don Ottorino si riferisce al famoso aneddoto che sottolinea la passività insegnata dalla corrente filosofica dello stoicismo. Uno schiavo romano, aderente allo stoicismo, diceva al suo padrone che gli stava torcendo un braccio: "Se continui a torcermelo me lo romperai...". Il padrone, incurante delle parole dello schiavo, continuò a torcergli il braccio finché questo si ruppe, e lo schiavo allora con estrema tranquillità gli disse: "Non te l'avevo detto che si sarebbe rotto?!".

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1.Figlioli miei, ecco l'insegnamento che ci danno i genitori di Giorgio: saper fare la volontà di Dio, saper vedere la volontà di Dio negli avvenimenti.
È facile dire: "Sia fatta la volontà del Signore" nella Casa dell'Immacolata dove quando fa freddo c'è il riscaldamento, quando ci manca qualcosa andiamo a chiederla e ci viene data. Figlioli, è abbastanza facile, è abbastanza facile dire: “Sia fatta la volontà del Signore!". Ma quando tu sei padre o madre e ti portano a casa un figlio ammazzato e a pezzi, sfigurato, saper dire immediatamente dinanzi al cadavere: "Signore, sia fatta la tua volontà", questo è eroismo cristiano, figlioli, questo è veramente quel cristianesimo che noi dobbiamo professare e insegnare. Figlioli, ricordatevelo: la volontà di Dio, sempre! Importante è saperla fare, non soltanto saperla dire. "Non chi dirà Signore, Signore... ma chi farà...”. Questo lo dico a voi per le piccole cose, e lo dico a quelli di una certa età che hanno certe tentazioni... Sappiate fare la volontà di Dio in salita, non solo in discesa; sappiatela fare nei momenti di tempesta, non soltanto in primavera quando gli uccellini cantano; sappiate guardare la vita con vero spirito di fede! Vi ho ripetuto tante volte che don Giovanni Calabria mi ha detto: "Metti in preventivo tante croci, tante croci!”. Ed allora ecco l'agricoltore che deve mettere in preventivo tanti sacrifici: "Io semino e gli uccellini mi mangeranno la semente; starò attento che non la mangino. Poi il frumento crescerà, verrà la tempesta, verranno i maialini che rovineranno tutto, verranno le pecorelle e mangeranno tutto, verrà una grandinata che rovinerà tutto: sia fatta la volontà di Dio! Però, io starò attento: se vengono i maialini li ammazzo e mi faccio i salami; se vengono le pecore taglierò loro la lana; se viene la tempesta dirò: Dio l'ha data e l'ha mandata, sia fatta la volontà del Signore!". Questa è l'eterna teologia che ha fatto i santi. Sapere accettare dalle mani di Dio non vuol dire essere sciocchi, non vuol dire esclamare passivamente: "Sia fatta la volontà del Signore!". "Guarda che me la rompi, guarda che me la rompi... Non te l'avevo detto che me la rompevi!”. No, no, i santi non sono degli sciocchi; i santi mandano in manicomio gli altri. Ricordate l’episodio di San Giovanni Bosco. Due tizi arrivano con una carrozza e lo invitano a salire: "Prego, un giretto?", e lo fanno salire in carrozza. Lui, perché era santo e faceva la volontà di Dio, si è forse lasciato condurre in manicomio? Allora vorrebbe dire che è quasi uno scemo. Si è lasciato condurre in manicomio, ma, appena arrivato in manicomio, ha detto: "Ecco i due pazzi: teneteli!", e lui è andato via e ha lasciato dentro gli altri. E gli altri a dire: "Non sono io, non sono io...". Questo fanno i santi: la volontà del Signore sì, ma la volontà del diavolo no, e neppure la volontà di chi vuol metterli in prigione. Si può fuggire, cercare, ma poi saper vedere la mano di Dio, la mano paterna di Dio. 2. L’unica vera ricchezza è la grazia di Dio

VOLONTÀ

di DIO

FAMIGLIA coppia

CHIESA cristianesimo

CROCE tentazioni

VIRTÙ

fede

CROCE

VIRTÙ

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

DIO

DIO paternità

Don Ottorino sottolinea in forma scherzosa la mancanza di studi accademici nel caso dei genitori di Giorgio Pieropan.

Ente parastatale che all’epoca gestiva il Totocalcio.

Don Ottorino immagina un dialogo fra due persone del mondo su argomenti futili e materiali.

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2.L'esempio che ci viene dato è grande. È l’esempio eroico di due genitori che dinanzi al cadavere di un figlio dicono: "Sia fatta la volontà di Dio". Questo esempio non lo dovete dimenticare per tutta la vita! È un passaggio di Dio, e di questo passaggio io e voi dobbiamo rendere conto. Sono due genitori che non hanno studiato pedagogia, due genitori che non sono andati all'università di Stromboli, due genitori che non sono laureati; ma dinanzi a un cadavere dicono: "È passato il Signore: sia fatta la volontà del Signore!", e poi vanno più avanti: "... per noi è una gioia pensare che Giorgio è morto in grazia di Dio!".
Noi diremmo: "Oh, che gioia: chissà che mio figlio vinca alla Sisal !". No, no! Questi genitori invece dicono: "Chissà che questo figlio viva in grazia di Dio!". Questa è la vera ricchezza! Ecco quello che i nostri genitori desiderano per noi, ecco quello che noi dobbiamo desiderare! "Che disgrazia!". "Che cosa ti è capitato?". "Ah, mi è morta la mucca, mi è morta la mucca!". Sono queste le disgrazie del mondo: le uova andate a male, i pulcini non nati, gli affari della stalla andati male... E la grazia di Dio? La sua mancanza è una disgrazia, perché è quello il vero valore! "Come va con la grazia del Signore?". "Insomma... qualche bestemmia, qualche bicchiere di troppo...". Figlioli, è lì il vero valore; ricordatevelo anche voi, imparate da questi genitori qual'è il vero valore! "Senti: sei stato bocciato?". "Sì". "Hai perso la grazia di Dio?". "Eh, no, quella no! Ringraziando il Signore, ho tenuto duro!". "Allora sei promosso con una menzione onorevole, se hai fatto il tuo dovere. Figliolo, ti è andata storta qualche altra cosa? Hai perso la grazia di Dio?". "Quella no!". "E, allora, canta, canta!". Come è capitato quella volta a quel tale - racconto una storiella per svegliare i più piccoli - che era un po' balbuziente. Era andato a spasso con suo fratello, con il fratellino più piccolo, e il fratello era scivolato nell'acqua ed era annegato. Quando uno è agitato è ancora più balbuziente del solito, per cui era ritornato a casa balbuziente tre volte invece che una e non riusciva a dire più niente alla mamma. La mamma gli disse: "Canta", perché cantando riusciva a comunicare, e lui si è messo a cantare: "Mio fratello è annegato..."; cantando ha detto: "Mio fratello è annegato!". Così, anche voi: cantate, cari, cantate! Quando non avete commesso peccati, dite, come San Filippo Neri: "Sia lodato Dio che le cose non vanno a modo mio!". Avete i geloni? Cantate! Avete le smanie? Cantate! Purché non ci sia il peccato. Quando c'è il peccato: alt, basta cantare; allora bisogna recitare il "Miserere mei Deus", il "Mea culpa", il "Confiteor", ma bene! Perciò, ecco la prima cosa: avere un desiderio solo sopra la terra: fare la volontà di Dio. Secondo: l'unico male, ricordatevelo, è il peccato; il resto non è male, il resto si mette a posto, ma con il peccato state attenti! 3. La vigilanza in attesa della morte

GRAZIA

FAMIGLIA coppia

ESEMPI volontà

di Dio

DIO presenza di...

NOVISSIMI morte

MONDO

ESEMPI vita interiore

PECCATO

PREGHIERA

VOLONTÀ

di DIO

Il "cariolon" era la grande carriola che serviva al trasporto del letame dalla stalla alla concimaia. Don Ottorino vuole sottolineare che la lezione di fede viene da un povero contadino.

Cfr. Luca 12,40.

La lezione giusta è: "Tanto è quel bene ch'io aspetto, che ogni pena m'è diletto". Questa frase è il tema della predica che San Francesco rivolse, nella fortezza di San Leo nelle Marche, ai nobili riuniti per una festa di investitura cavalleresca su invito del suo grande ammiratore il conte Orlando da Chiusi del Casentino (Arezzo) anch'egli presente alla festa (Fonti Francescane n.1897).

Cfr. Filippesi 1,23. La lezione giusta è: "... desiderium habens dissolvi et esse cum Christo...".

L’espressione non si trova nelle lettere paoline, anche se Paolo esprime lo stesso concetto nel passo ai Filippesi sopra indicato; si trova invece in bocca a San Martino di Tours morente: “Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica” (seconda lettura dell’ufficio delle letture dell’11 novembre, memoria di San Martino di Tours).

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3.Poi c'è un'altra cosina ancora.
Questi genitori hanno detto: "E abbiamo imparato una cosa. Siamo contenti di avere fatto la volontà di Dio; siamo contenti che Giorgio è morto in grazia di Dio, e abbiamo imparato una cosa da Giorgio: che bisogna vivere sempre pronti per morire, essere sempre preparati alla morte". Che meditazione hanno fatto! Ricordatevi che viene da uno che è tutto il giorno con il "cariolon", cioè con quel mezzo che serve per fare quell'operazione chimica che si fa in quel dato ambiente con la forca: raccogliere i residui... È una bella lezioncina: "... faccio la volontà di Dio... sono contento che Giorgio sia morto in grazia di Dio... qui in casa abbiamo imparato che bisogna essere sempre pronti a partire!". Figlioli, la Scrittura dice: "Estote parati; quia qua hora non putatis Filius hominis veniet”. Stiamo pronti, perché nell'ora in cui meno ce lo aspettiamo verrà Lui, il Figlio dell'uomo. Siamo stati creati per il Paradiso e dobbiamo vivere ogni istante della nostra vita diretti al Paradiso. Dobbiamo sempre tenere il registro pronto, la contabilità pronta, quella interna e quella esterna. Siamo creati per il Paradiso! Il giorno più bello della nostra vita è il giorno in cui si aprirà il Paradiso per noi. Per Giorgio non è stata una disgrazia, è stato il giorno più bello della sua vita. Quella sera era buio, ma è stata l'aurora del giorno più lungo della sua vita: il giorno eterno. 4. La nostalgia del Paradiso Perciò bisogna desiderare il Paradiso, vivere per il Paradiso... "Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m'è diletto”. "Quando sarà, o mio Dio, che aprirò questi miei occhi per vederti nei giorni eterni lassù in Paradiso": al mattino, ditela con coscienza quella preghiera, quasi con il dispiacere di non essere partiti durante la notte. Vivere, ma avendo il desiderio di unirci a Cristo. San Paolo dice: "Cupio dissolvi et esse cum Christo”. Il cristiano dovrebbe avere sempre la nostalgia del Paradiso, dovrebbe vivere nostalgicamente sopra questa terra, sognare il Cristo, sognare la nostra buona mamma la Madonna, sognare il nostro fratello Giorgio che è lassù che ci attende. Figlioli, io direi questo: non dovrebbe passare - dico una brutta parola - ora della nostra vita senza che dal nostro cuore esca un desiderio del Cielo: il Paradiso! Non un desiderio di Paradiso per rifiutare le croci della terra, - dice San Paolo: "Laborem autem non recuso" - ma un desiderio di Paradiso per essere con Cristo, per vivere con Cristo, per unirci a Cristo, per cantare con Cristo, senza interruzioni, senza distrazioni e senza ripetizioni quelle laudi di Paradiso che canteremo per tutta l'eternità. Figlioli, ecco che cosa ci insegnano questi genitori: vivere sempre pronti per il Paradiso; e io aggiungo: sempre desiderosi, ardenti e desiderosi del Paradiso! Però, questo desiderio ardente del Paradiso non ci deve impedire di lavorare tanto per andare in Paradiso noi e per condurvi i nostri fratelli. Se da una parte io desidererei morire immediatamente, dall'altra avrei da fare... Ho ancora tanti pasticci da combinare! Perciò, da una parte: "Signore, fammi partire subito!"; dall'altra: "Signore, bisogna che mi rimbocchi le maniche e stia qui fino a novantanove anni e mezzo, con la barba lunga tre metri, finché tu vorrai, anche fino a centocinquant’anni e anche di più, anche fino alla fine del mondo per predicare il Vangelo, purché ti accontenti delle quattro balordaggini che faccio!". Perciò, nel desiderio del cristiano il "cupio dissolvi" e "laborem autem non recuso" devono essere congiunti insieme. Bisogna avere un grande desiderio di essere con Cristo e un grande desiderio di lavorare per Cristo, perché Cristo sia amato da tutti gli uomini. 5. La domanda di nuove vocazioni

NOVISSIMI morte

FAMIGLIA coppia

VOLONTÀ

di DIO

GRAZIA

PAROLA DI DIO Vangelo

NOVISSIMI paradiso

PREGHIERE desiderio del paradiso

PAROLA DI DIO

GESÙ

MARIA

CROCE

GESÙ

unione con...

PREGHIERA

FAMIGLIA

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

L’assistente Giorgio Pieropan lavorava come falegname ed era anche economo della Casa dell’Immacolata per cui spesso aveva relazioni con la cucina.

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4.Poi, i genitori di Giorgio hanno espresso nella loro lettera un altro pensiero: "Che bello sarebbe se il Signore volesse chiamare un altro figlio dei nostri per sostituire Giorgio!". Che bello! Che cosa vi pare? E aggiungono una sfumatura che è veramente da Spirito Santo: "... saremmo contentissimi se questa fosse la volontà di Dio. Noi preghiamo perché, se questa è la volontà di Dio, il Signore prenda un altro nostro figlio per sostituire Giorgio, per prendere il posto di Giorgio".
Se un giorno vedrete entrare per le porte della Casa dell'Immacolata un altro Pieropan ricordatevi che il motivo è questo: lassù, in Paradiso, Dio ha accolto la preghiera di due genitori che hanno offerto un altro figlio a Dio per prendere il posto di quello morto. In questo momento le preghiere addolorate di due genitori si innalzano a Dio e dicono: "Signore, tu hai chiamato in Paradiso nostro figlio, però, se tu vuoi che nel campo apostolico ce ne sia un altro a sostituirlo, ecco, noi ne abbiamo ancora di figli qui in casa, prenditelo e saremo lieti!". E con questo "prenditelo" loro hanno inteso dire: "Se vuoi che arrivato a ventitre anni anche questo muoia, sia fatta la tua volontà, Signore!". Ecco i nostri genitori, figlioli! Per finire vorrei aggiungere un piccolo particolare. Non si potrebbe imbrogliare un po’ il Signore? Piano, piano, mentre sta chiacchierando con lo Spirito Santo, noi dobbiamo metterci d'accordo e combinare qualcosa qui fra noi. Supponiamo che occorra una matita all'assistente e che invece di andare a prenderla uno solo da don Guido, dicendogli: "Per piacere, mi dà una matita? Mi manda l'assistente", ci vanno in molti e così a un dato momento, se i ragazzi sono quindici, vanno a prendere quindici matite. I genitori di Giorgio hanno chiesto al Signore uno che sostituisca Giorgio; hanno chiesto: "Signore, se vuoi, noi diamo un figlio". Non potremmo noi chiedere uno che sostituisca Giorgio nel laboratorio, uno che sostituisca Giorgio nella vita missionaria, un altro che sostituisca Giorgio in cucina? Potremmo domandare sette o otto Giorgi. Finché c'è un po' di confusione in Paradiso, si potrebbe anche ottenere... Che ne dite voialtri? Si potrebbe cercare - don Guido, che cosa ne dici? - di imbrogliare un po' la matassa nella confusione. Qualche volta capita anche questo: che paghi il marito e che paghi anche la moglie, e quando si è pagato i soldi non vengono più restituiti!

APOSTOLO animazione vocazionale

DIO Spirito Santo

VOLONTÀ

di DIO

DIO

PREGHIERA domanda

CROCE

FAMIGLIA

ESEMPI preghiera

PREGHIERA

"Ninin Poceti" era il soprannome dialettale che veniva dato scherzosamente a Luigi Smiderle, che all’epoca stava completando il corso teologico.

Giorgio Pieropan aveva confidato a don Ottorino, proprio la domenica precedente la sua morte, che metteva volentieri la sua vita nelle mani del Signore per la Congregazione.

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5.Figlioli, state attenti e lasciate da parte lo scherzo: se i suoi genitori sentono il bisogno di rimpiazzare il posto di Giorgio, noi dobbiamo sentire il bisogno di domandare in questa circostanza qualche cosa di più. Non vogliamo rinfacciare niente al Signore, però, in questi giorni, abbiamo sofferto tutti, abbiamo tutti patito, abbiamo tutti pianto. E allora noi domandiamo al Signore: "Signore, per queste lacrime che noi abbiamo accettato dalle tue mani, non ti domandiamo né oro né argento, non ti domandiamo neppure di pagarci i debiti. Signore, ti domandiamo soltanto: moltiplica questa semente che è caduta a terra perché quando si semina un grano per terra non ne esce uno solo, ma una spiga e più di una spiga. Tu, o Signore, hai sepolto nella terra un nostro fratello; noi aspettiamo una spiga di fratelli!". Il Signore ci chiederà questo: domandiamolo con fede! In fondo siamo disposti un domani a sacrificarne qualche altro, se ne uscirà una spiga. Che ne dite ? Se, sepolto Giorgio, ricavassimo altri venti assistenti, si potrebbe seppellire anche un prete se poi ne uscissero venti preti! Che ne dite? Mi offrirei volentieri io, purché ne uscissero altri venti; e se subito dopo qualche altro facesse lo stesso... c'è anche "Ninin Poceti” che offrirebbe la sua vita prima di essere prete purché ne uscissero altri venti.
6. Conclusione Un ultimo pensiero, anche perché sono pensieri detti da fratello a fratelli. Vi dice proprio niente, figlioli, l'offerta che ha fatto Giorgio della sua vita per noi? Giorgio ha offerto la vita, in modo particolare per chi non vive bene il nostro spirito qui dentro. E allora non è questo un richiamo per me e per voi? Non dobbiamo continuamente fare un esame di coscienza? Guardando la fotografia di Giorgio ed esaminando noi stessi dovremmo chiedergli: "Giorgio, dimmi un po': sei contento del tuo papà don Ottorino? Sei contento di questo tuo fratello? Tu che adesso sei lassù, vicino al Signore, dimmi un po': il tuo sangue... a che cosa è valso il tuo sangue? Qual è il frutto del tuo sangue?". State attenti, figlioli, che il sangue di Gesù e il sangue di Giorgio non siano stati sparsi inutilmente per qualcuno di noi: quel sangue, un domani, sarebbe la mia o la vostra condanna. Dobbiamo corrispondere, e ogni volta che siamo lì con il passo vacillante, guardiamo in alto: Dio ci guarda, il nostro fratello ci guarda e Gesù ci dice: "Io e Giorgio abbiamo sparso il sangue perché tu non abbia da sbagliare, perché tu abbia da camminare diritto sopra questa strada!". Questo è il monito che il Signore ci dà attraverso la morte del nostro fratello. Riassumendo. Due santi genitori ci dicono che bisogna fare la volontà di Dio e ce ne danno l'esempio. Ci dicono che bisogna vivere sempre in grazia di Dio, pronti in ogni istante ad apparire dinanzi al cospetto del Signore e che bisogna vivere unicamente per il Paradiso. Ci dicono ancora: guardate che il nostro figlio ha offerto la vita per voi; rendetevi degni di nostro figlio e di vostro fratello! 23 novembre 1966

CROCE prove

PREGHIERE per le vocazioni

VIRTÙ

fede

CONGREGAZIONE fondatore

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CONSACRAZIONE offerta totale

PREGHIERE dialogo con Dio

CROCE sangue

GESÙ

redenzione

DIO

GESÙ

maestro

FAMIGLIA

VOLONTÀ

di DIO

NOVISSIMI paradiso

GRAZIA Corpo Mistico