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SAN PAOLO NEL DESERTO SCOPRE CRISTO INCARNATO, MORTO E RISORTO

MI113[30-11-1966]

Meditazione ai Religiosi della Casa dell’Immacolata: è la seconda meditazione pomeridiana di un ritiro spirituale. Don Ottorino, facendo uso di appunti personali autografi pubblicati in “Scritti spirituali 1” pag.239-243, presenta l’esempio di San Paolo che, ritiratosi nel deserto, riesce a saturarsi di Cristo nella meditazione dei misteri della sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 29’. 1. Paolo nel deserto medita e si satura di Cristo

Mons. Luigi Volpato fu il padre spirituale di don Ottorino durante il periodo del seminario e nei primi anni di sacerdozio.

Congregazione religiosa sorta dopo la morte di Charles de Foucauld e che si ispira alla sua spiritualità.

Piccolo fiume del vicentino che si getta nel Bacchiglione e che scorre ai confini del terreno che circonda la Casa dell’Immacolata.

Luciano Bertelli frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico e accompagnava il gruppo dei giovani novizi.

Dalla liturgia del mercoledì delle ceneri: cfr. Genesi 3,19.

Esclamazione intercalare frequente tra i Veneti col significato di : caspita! perbacco!; ha anche il significato di parolaccia.

MI113,1[30-11-1966]

1.Ave Maria...
Regina Apostolorum... Abbiamo concluso la prima meditazione del pomeriggio con queste due asserzioni: - è impossibile incontrarsi con Cristo ed accettarlo e non essere apostoli. - è impossibile essere veri apostoli senza essersi incontrati con Cristo ed averlo accettato. San Paolo sulla via di Damasco si è incontrato con Cristo, ha avuto un momento di luce, ha accettato il Cristo; poi, però, si è ritirato per tre anni nel deserto per meditare, quasi per fissare questo incontro con Cristo, per comprendere questo incontro con Cristo. Guardate che questo è importante! Ricordo che monsignor Volpato ci diceva questo: “Molti di voi, nella vostra vita, avrete certamente passato una giornata da santi, da grandi santi, più grandi di quei santi che veneriamo sugli altari. È mancata solo una cosa: la continuità di quella giornata!”. Voi ve ne intendete un po’ di chimica e sapete che se prendete una fotografia dopo di averla impressionata con la luce e di averla sviluppata e la mettete a contatto con la luce, quella fotografia dopo un po’ scompare perché non è fissata. Non sto a descrivervi il processo chimico che avviene perché lo sapete meglio di me. C’è bisogno di un lavaggio e di un fissaggio, in modo che la luce poi non abbia da colpire certe parti che non si sono sciolte... Amici, guardate che il Signore passa: ci dà un momento di luce e bisogna saper afferrare a quel momento di luce. Ma quello è l’inizio della nostra trasformazione; da lì comincia la nostra conversione a Cristo. Paolo afferra quel momento di luce, si ritira nel deserto e in mezzo a quei luoghi selvaggi, a contatto con Dio, sviluppa e fissa quelle cose che il Signore gli ha rivelato, e forma, si può dire, riduce a sistema la dottrina. La Casa dell’Immacolata deve essere per noi questo deserto. Se noi osserviamo anche i Piccoli Fratelli di Gesù, vediamo che prima di iniziare la loro attività apostolica si ritirano qualche anno nel deserto. Noi facciamo il nostro periodo di preparazione all’apostolato in questa Casa, che non è un deserto: è aperta, è a contatto un po’ con il mondo, e questo contatto con il mondo lo facciamo appunto per essere gli uomini del 2000. Ma questo non ci dispensa dall’andare nel deserto, periodo che necessariamente l’anima deve vivere a contatto con il suo Signore, distaccandosi completamente da tutto e da tutti. Bisogna che noi arriviamo a un dato momento della nostra vita a far sì che viviamo con gli altri, ma non viviamo con gli altri. Per noi l’interesse primo è Lui, il Cristo, e tutti quei libri che parlano di Lui; tutto il resto non ci interessa più niente. Dobbiamo arrivare al momento in cui tutto quello che non parla di Lui ci disgusta, tutto quello che non ha il profumo di Lui ci è pesante, e ci sarà naturale parlare di Lui con i nostri confratelli, per cui, anche vivendo in mezzo ai confratelli, ci si sente nel deserto con loro. Sarebbe inutile che noi creassimo un deserto vero e proprio; che giù, verso l’Astichello , costruissimo tante celle e dicessimo: “Ecco, per due anni mettiamo Bertelli in una cella”. Adesso ci sono le catene di montaggio: facciamo delle catene di montaggio, e così abbiamo trovato la soluzione per i nostri laboratori, costruiamo catene di montaggio e gli facciamo arrivare una volta al giorno un vaso d’acqua, un po’ di pesce e qualcosa d’altro, e poi una frase del Vangelo: “Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris” . Tornerebbe indietro, allora, qualche “ostrega” . Che cosa vi pare? È chiaro! Non è necessario fare delle commedie; non è il caso, perché diverrebbe una bella commedia: un giorno vedresti arrivare un mazzo di carte e si comincerebbe a giocare le carte da una casetta all’altra con i segni, con l’alfabeto Morse o con l’alfabeto muto.

PREGHIERA meditazione

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

GESÙ

incontro personale

APOSTOLO vita interiore

CONSACRAZIONE santità

ESEMPI Dio presenza

CONVERSIONE

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

APOSTOLO distacco

APOSTOLO apostoli del Duemila

GESÙ

centro

GESÙ

profumo di...

COMUNITÀ

Don Ottorino legge degli appunti scritti preparati per il ritiro; le citazioni vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.

MI113,2[30-11-1966]

2.Figlioli, si tratta che a un dato momento ognuno di noi deve convincersi di questa realtà: io non potrò uscire dalla Casa di formazione e andare in giro per il mondo a predicare il Vangelo se prima non sono andato un po’ di tempo nel deserto, se prima non mi sono messo con Gesù proprio nell’intimità. Qui si tratta di una santità collettiva che assolutamente deve essere preceduta da una santità individuale; si tratta di una Comunità che deve divenire una fraternità soltanto a condizione che ognuno abbia come fratello Gesù e lo abbia come intimo amico suo. Ed è questo ciò che, in altre parole e in altre forme, abbiamo cercato di dire lassù ad Asiago; che abbiamo gridato in mille modi, che, forse, altri avrebbero potuto dire in una forma più brillante e con meno anacoluti nella forma italiana e, forse, in una forma anche più forte... ma ricordatevi: la sostanza è questa!
Paolo... Saulo o Paolo, noi ci capiamo: potevamo dire Saulo invece che Paolo, ma adesso lasciamo stare. Paolo si incontra con Cristo, riceve la grazia, il colpo di grazia; va nel deserto, medita su quella grazia, fissa quella grazia e ne tira tutte le conseguenze logiche. Pensa alle parole di Cristo: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”, e conclude: “Dunque io, perseguitando i cristiani, perseguito il Cristo: dunque i cristiani formano un corpo con il Cristo”, e continua a scendere giù, giù nei particolari. Qualche buon sacerdote gli avrà dato i temi della meditazione, gli avrà dato le spiegazioni necessarie, e lui: meditazione, meditazione! Dal deserto allora esce quell’uomo che, come abbiamo detto prima, sconvolge il mondo. Con una frase un po’ forte si potrebbe dire: “Saulo nel deserto si è saturato di Cristo e solo allora poté uscire a comunicarlo agli altri. Non basta conoscere tante cose, saper parlare in forma elegante, attirare la simpatia della gente: è necessario essere saturi di Cristo”. Ecco la sostanza!

FORMAZIONE

PAROLA DI DIO

GESÙ

unione con...

COMUNITÀ

fraternità

GESÙ

amico

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

GRAZIA grazie attuali

PREGHIERA meditazione

GRAZIA Corpo Mistico

Don Ottorino si riferisce al commento della prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi.

MI113,3[30-11-1966]

3.Quando, poi, Paolo è pieno di Cristo, è saturo di Cristo, allora comincia le sue esperienze apostoliche: la sua prima esperienza a Damasco, poi le altre esperienze, finché, si lancerà come un vulcano in giro per il mondo a portare Cristo.
Ecco un altro punto da considerare: Paolo, pieno di Cristo comincia le sue esperienze apostoliche, però con umiltà! Anche voi, dopo esservi ritirati nel deserto, pieni di Cristo, cominciate umilmente le vostre esperienze apostoliche. Esperienza indica saper mettere in preventivo qualche fiasco; si può essere pieni di Cristo e nelle esperienze apostoliche fare qualche fiasco. Va bene? Bisogna fare con umiltà le prime esperienze, sottomettendo il proprio giudizio al giudizio degli anziani, anche se sono più stupidi. E poi, pieni di Cristo, fatte le prime esperienze, il Signore vi manda! E allora, ecco, tu vieni mandato nel Chaco, tu vieni mandato a Rio, tu vieni mandato a Estanzuela, tu vieni mandato in chissà quante altre parti del mondo. E allora tu andrai come una valanga a portare il Cristo, sarai come un vulcano che porterà il Cristo. Ma guardate che i passaggi logici necessari sono questi: - deserto; - esperienze, umili esperienze nelle quali si sottopone il proprio giudizio, anche quando si è sicuri, a qualche confratello o a qualche superiore o al padre spirituale; - e poi, dopo avere fatto umilmente queste esperienze, ci si lancia “in nomine Domini”... e nessuno vi fermerà! Qui siamo arrivato un po’ al punto finale. 2. Paolo scopre Cristo nel mistero dell’incarnazione, della morte e della risurrezione Che cosa dice in sostanza questo benedetto Paolo quando, saturo di Cristo, esce dal deserto e va in giro a predicare: che cosa va a dire? Qui bisognerebbe leggere tutte le sue lettere e fare tutte le meditazioni sulla teologia di San Paolo. Voi tutto questo lo approfondite a scuola e non voglio che sia una ripetizione delle lezioni scolastiche. Dicendo qui tante cose finiremmo per fare il minestrone di fra Ginepro e per non digerirle. Seguo sempre il solito sistema: poche cose, ma che diventino piloni; le altre le raccoglieremo per strada. Il pensiero del Corpo Mistico lo tireremo fuori senz’altro, ma c’è un punto fondamentale di Paolo che assolutamente bisogna tener presente. Questa sera, poi, finita questa meditazione, partiremo addirittura con la prima lettera ; ma questo punto lo dobbiamo tenere presente! Lo leggo: l’ho scritto per essere preciso.

APOSTOLO uomo di Dio

VIRTÙ

umiltà

CROCE fallimento

APOSTOLO ambasciatore di Dio

GESÙ

incarnazione

GESÙ

mistero pasquale

Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco.

Cfr. Giovanni 1,1.

È difficile sapere a quale Giuseppe don Ottorino volesse rivolgersi perché erano molti i Religiosi presenti con tale nome.

Cfr. Giovanni 1,14.

Nel senso di “perdono valore, non hanno più alcun senso”.

MI113,4[30-11-1966]

4.Qual’è stata la scoperta di Paolo? L’abbiamo detto prima: ha scoperto Cristo. “La realtà meravigliosa scoperta da Paolo, alla quale aderì con tutta l’anima è questa: Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto”. Ha scoperto Cristo? Sì!
Quando io per esempio dico: “Ho scoperto Vinicio ”, con la parola “Vinicio” io intendo tutto l’uomo. Penso che sia inutile che vi faccia il panegirico di Vinicio. Se dico: “Ho scoperto un professore”, intendo che ho scoperto quel tal professore, tutto di lui. Bene! Ora, scoprire Cristo, per Paolo, vuol dire questo, e questo deve significare per noi qualche cosa: egli ha scoperto Cristo, Figlio di Dio; ha scoperto Cristo incarnato, morto e risorto. Chissà quanti mesi di meditazione San Paolo avrà fatto nel deserto su ognuna di queste parole: Figlio di Dio! Quando sentiamo San Giovanni che scrive: “In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum...” , questi concetti devono essere oggetto di meditazione. Bisogna cominciare. Giuseppe , ti metti a meditare: “Io devo scoprire Cristo”, e ti chiedi: “Chi è questo Cristo?”, e rifletti: “In principio era Verbum, et Verbum erat apud Deum...”. E resti a meditare questa prima parte, la prima realtà: Cristo, Figlio di Dio, generato dal Padre, da cui procede, dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo; questa corrente di amore, “ab aeterno”, prima che le cose fossero, Lui, Figlio, esisteva! Le cose si succedono: avviene il peccato; Lui, Figlio, eccolo qui, incarnato... ”Et Verbum caro factum est”! Figlioli: come possiamo dire di voler bene al Cristo se non ci mettiamo a piangere, a meditare queste realtà? Ma non tre minuti... No, no, no! Bisogna fermarsi a meditare ore, ore e ore nel deserto del nostro cuore, in chiesa; bisogna passare ore e ore, considerando i vari punti della Sacra Scrittura. Questo è un tema che, se uno non lo conosce, è ignorante nel vero senso della parola. È come un medico che non sa neanche fare un’iniezione! Se uno non conosce queste cose, se un prete, un assistente, un apostolo non vive, ma veramente non vive, non salta in aria quando dice “Cristo”, allora tutte queste verità saltano per aria.

GESÙ

GESÙ

mistero pasquale

PREGHIERA meditazione

GESÙ

centro

GESÙ

incarnazione

DIO Trinità

GESÙ

amico

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

Le ultime due espressioni sono tratte dal Simbolo Niceno-Costantinopolitano.

Cfr. Filippesi 2,7.

Cfr. Filippesi 2,7.

Cfr. Filippesi 2,8.

MI113,5[30-11-1966]

5.Se io dico “Gesù”, la parola Gesù deve farmi esplodere. “In principio erat Verbum... Et incarnatus est... Crucifixus etiam pro nobis”. Queste tre parole sono un’esplosione e la parola Gesù deve essere un terremoto!
Penso: “Et incarnatus est... Il Verbo si fece carne”. E allora mi vengono alla mente tutte le altre frasi: “... formam servi accipiens... prende la forma di servo”. Ah, figlioli miei! “... semetipsum exinanivit... exinanivit" : quel verbo! Tu capisci l’exinanivit soltanto se capisci che Cristo è Figlio di Dio, se no non capisci l’exinanivit! Se tu mediti a fondo Cristo, Figlio di Dio, capisci la potenza di questo verbo “exinanivit”. È impossibile tradurlo bene in italiano. Il latino lo conoscete un po’ tutti; pensateci bene: “... semetipsum exinanivit, formam servi accipiens”. È già un “exinanivit” prendere la forma del servo. E adesso prendi costui in questa forma di servo e mettilo in croce, condannalo a morte: “Factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis” . Ecco che cosa ha scoperto Paolo. Però, questo Cristo morto è risorto, risorto: ecco che cosa ha davanti lui, ecco che cosa predica lui. C’è una cosa però che forse non abbiamo meditato sufficientemente. “La vita successiva dell’apostolo fu un atto continuo di fedeltà e di amore a quella luce che ha ricevuto; il suo pensiero non fece altro che enucleare e approfondire appassionatamente, dando loro formulazione teologica, quei dati immediati e evidenziali che la visione di Damasco con forza accecante gli aveva proposto”. Perciò Paolo ha capito questo: il Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto! Prima per tre anni nel deserto e, poi, per tutta la sua vita Paolo non ha fatto che meditare su queste verità per renderle vive e trasfonderle negli altri. In che modo? Come abbiamo sottolineato poco fa, “di Cristo considera tre stadi: a) la sua preesistenza presso il Padre. b) la sua umiliazione e la sua morte. c) la sua resurrezione. La morte è stata una pausa della sua avventura terrena”. Queste verità sono importanti: mettere in chiaro Cristo che vive in Dio, e la sua morte, meditare sulla sua morte; ma la morte di Cristo è stata una pausa della sua avventura terrena, una pausa con la quale Lui ha pagato per noi.

GESÙ

centro

GESÙ

servo

GESÙ

incarnazione

GESÙ

mistero pasquale

APOSTOLO vocazione

GRAZIA Corpo Mistico

GESÙ

redenzione

MI113,6[30-11-1966]

6.“La risurrezione lo colloca invece in uno stato di vita gloriosa e di operazioni salvifiche”. È qui, figlioli, che dobbiamo arrivare. È qui la nostra potenza: considerare Cristo, Figlio di Dio; Cristo incarnato, Cristo morto, Cristo risorto...
Ecco il punto di partenza missionario, ecco la bandiera alzata dal Padre e la nostra bandiera alzata. E lo proviamo. Con Cristo che risorge, è la creazione stessa che riceve un impulso verso l’alto. “Il cristiano, soprattutto in quel mistero di vita che è simboleggiato e realizzato nel Battesimo, viene assunto a partecipare alla gloria e alla luce della risurrezione”. Guardate che il pensiero è un po’ difficilino, ma bisogna che lo facciamo andare dentro, fare vita nostra. Dunque, attenti! Il Cristo muore e, morendo, che cosa fa? Uccide il peccato, paga per noi. Ora anche noi, in un certo senso, nasciamo morti; però con il Battesimo noi risorgiamo e, come Cristo, cominciamo anche noi una vita gloriosa, perché abbiamo già il seme della risurrezione, siamo già in partenza verso la gloria e, anche se incontreremo per strada qualche temporale, anche se incontreremo per strada la morte, non sarà la morte: è la morte che dà la vita! Per il cristiano, se non commette peccato, non c’è più morte vera. Perciò noi dobbiamo sentire che siamo risorti con Cristo, e il Battesimo è lo strumento che simboleggia e dà questa risurrezione ad ognuno di noi. Perciò noi battezzati siamo risorti... È giusto contemplare Cristo morto, Cristo che patisce, però con Cristo adesso stiamo camminando gloriosi verso il Paradiso. Le comunità cristiane non possono essere comunità di musoni, comunità di piangenti; devono essere comunità di gente gioiosa che canta l’alleluia anche in mezzo alla croce, alle sofferenze. Perché? Perché Cristo è risorto! Bisogna capire chi è questo Cristo: è Dio che si fa uomo, che si umilia, che muore e risorge. E allora avanti, avanti tutti insieme con Lui! Risorti con Cristo, andiamo avanti. Ecco la comunità cristiana!

GESÙ

mistero pasquale

APOSTOLO missione

PECCATO

GRAZIA Battesimo

GRAZIA Corpo Mistico

CROCE

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI paradiso

CHIESA cristianesimo

GESÙ

uomo

CHIESA Concilio

Cfr. Filippesi 1, 23. La lezione giusta è: “... desiderium habens dissolvi, et cum Christo esse...”.

MI113,7[30-11-1966]

7.Mi permetto questa sera di insistere su questo perché è il tema che salta fuori continuamente nelle lettere di San Paolo. Questo è il timbro della comunità, delle nostre parrocchie. Mi pare che il Concilio abbia sottolineato parecchie volte questo, e lo ha sottolineato perché è il concetto giusto del cristianesimo. Se non capiamo queste verità, facciamo piccole devozioncelle e basta. L’essenza eccola qui: il mistero pasquale! Il cristiano, perciò deve vivere sempre in clima di festosa e trasparente mattina di Pasqua.
Ecco, allora, la preghiera quando ci alziamo al mattino: “Quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi per vederti nel giorno eterno lassù in Paradiso?”. Quando sarà? Quando sarà? Quando avverrà? Quando potrò vederti, o mio Dio? È così bello al mattino, quando cantate: “Quando...”! Come sono le parole che voi cantate? Ecco, voi cantate: “Quando vedrò il tuo volto, o Signore?”. Ecco la nostra attesa; ecco, allora, il “cupio dissolvi” ; ecco come si capisce il “cupio dissolvi, et esse cum Christo” di San Paolo. È tutto armonia... Le parole di San Paolo che noi leggiamo escono da un animo; gira e rigira, escono da questo spirito. Il “cupio dissolvi”: perché cupio dissolvi”? Perché? Ah, Cristo è risorto, e desidero essere con Cristo anch’io! Stiamo correndo verso là. Però, se devo fermarmi ancora un poco, per carità, mi fermo: “Non recuso laborem”, per carità! Se c’è da sacrificarsi, Signore... Naturalmente, come un sasso tende verso il centro della terra, così anch’io tendo verso Lui, naturalmente tendo verso Lui, verso Lui risorto, Lui glorioso, anche se sento questa benedetta carne che continuamente mi tira indietro. “Va’ a farti benedire!” dirò a questo animalaccio di corpo, a questo porco che tende verso l’impurità, verso la superbia. “Via, via queste cose, perché sono risorto; devo andare con Lui che è risorto!”. La nostra è una marcia trionfale! E alle comunità cristiane dovete imprimere questo spirito, che non significa non interessarsi della famiglia, non interessarsi dei beni materiali, non interessarsi delle cose: no! È necessario interessarsi perché, se facciamo una marcia, bisogna andare con lo zaino, portare con noi il necessario: ma è sempre una marcia. Ah, figlioli, queste cose ve le insegnerà il Signore! 3. Paolo scopre la bellezza della vita vissuta alla luce dell’eternità

PAROLA DI DIO

COMUNITÀ

GESÙ

mistero pasquale

CHIESA cristianesimo

PREGHIERE desiderio di Dio

NOVISSIMI paradiso

GESÙ

unione con...

PENITENZA sacrificio

ESEMPI Gesù

unione con...

Cfr. Colossesi 3,1-2.

MI113,8[30-11-1966]

8.“Se pertanto siete risuscitati con Cristo, cercate le cose che stanno in alto, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; abbiate la mente alle cose di Dio e non a quelle della terra”.
Questi pensieri non sono rivolti all’élite, agli anacoreti. No, no! Sono rivolti ai cristiani. Ai Colossesi insegna: “Voi cristiani, voi cristiani che siete risorti con Cristo, guardate alle cose dell’alto, non attaccattevi alle cose della terra. Andate avanti guardando in alto...”. Cioè insegna a pesare tutte le cose alla luce dell’alto, tutte le azioni alla luce dell’alto, tutti gli affari alla luce dell’alto. Come sarebbe bello il mondo se a un dato momento fosse realizzato un cristianesimo di questo genere! E guardate che Lui, il Signore, vuole un cristianesimo così sopra la terra. E quando la Madonna a Fatima si lamenta che il mondo non va bene, che Gesù non è contento, è perché le comunità cristiane non vivono questo cristianesimo come Lui, Gesù, lo vuole, e come Paolo ce lo insegna. Ora, in questo tempo, ci siamo messi alla scuola di Paolo perché vogliamo che lui ci insegni a vivere secondo Gesù, come Gesù vuole che siano le comunità cristiane; lui ha cercato di realizzarlo in sé questo spirito e di realizzarlo negli altri. La vita del cristiano non è la vita vissuta sulla terra: è avere un piede in terra e la testa al Cielo; è un guardare tutte le cose alla luce di Dio, alla luce dell’avvenire, alla luce della nostra risurrezione finale. Per esempio, che bello è stato, quando è morto il nostro caro Giorgio, vedere che tutti voi avete visto tutto alla luce di Dio: anche la morte porta gioia! Si piange e si è contenti. Si piange perché il corpo non può non piangere, ma si è contenti perché si vede tutto mandato da Dio: mandato da Dio il diaconato, mandata da Dio la morte, mandata da Dio una beneficenza, mandata da Dio un’umiliazione. Figlioli, bisogna vedere così le cose! A noi devono interessare solo le cose che ci conducono a Lui, quasi come uno che va in cerca di perle preziose e ne raccoglie varie: le esamina e se vede che qualcuna non è preziosa la butta via. Oppure come uno che va a pescare e tira su i pesci: se vede il pesce buono lo mette - che so io - nel cestino, se vede che il pesce non è buono, lo butta via; viene fatta una cernita. Così anche noi, in tutte le nostre azioni, in tutti i nostri pensieri, in tutti i nostri affetti, dobbiamo fare uno spoglio: quello che è secondo Cristo lo teniamo, quello che non è secondo Cristo lo lasciamo; questa è la vita dei veri cristiani! “Con l’esempio della sua vita e con la luce delle sue lettere Paolo ci invita a protenderci in avanti, noi risorti dal peccato, per guadagnare Cristo nel quale solo è vita, salvezza e speranza per tutti gli uomini”.

PASTORALE laici

VIRTÙ

fede

CHIESA cristianesimo

MARIA Fatima

GESÙ

APOSTOLO uomo di Dio

NOVISSIMI morte

CROCE

DIO piano di salvezza

DIACONATO

Don Ottorino intende dire “annacquato”, riferendosi al pensare popolare comune che nelle cantine sociali il vino venga prodotto anche con l’uva!

Don Giuseppe Rodighiero, all’epoca, stava maturando la decisione di entrare nella Casa dell’Immacolata.

MI113,9[30-11-1966]

9.Il mondo, umanamente parlando, va molto male: abbiamo guerre impiantate un po’ dappertutto, odio, il Cristo continuamente bestemmiato vuoi a destra vuoi a sinistra; abbiamo ingiustizie sociali di ogni genere, peccati che fanno proprio gridare vendetta dinanzi al cospetto di Dio, cristiani che si dicono tali e che non sanno neanche dove stia di casa il Cristo. Penso che sia un’ora tremenda nella storia della Chiesa. Ci sono anche delle anime sante, veramente sante, però Gesù non può essere contento di un cristianesimo come è vissuto ora, e non può essere contento che tante anime non conoscano il Cristo. Il Signore ci ha radunati qui e ci manda a predicare il Vangelo. Però, ricordatevi: il Signore vuole che predichiamo un Vangelo integro, un Vangelo come lo ha predicato Lui, non un Vangelo che è passato attraverso le cantine sociali per cui alla fine non si sa cosa ci sia dentro a certi vini che passano attraverso certe cantine sociali!
Don Giuseppe Rodighiero oggi diceva che hanno provato ad esporre al caldo un certo vino da Messa che portano ad Asiago, e non è diventato aceto! Che sia vino? L’hanno fatto esaminare all’università di Padova: esaminandolo si trova il glucosio, si trovano tutti i componenti del vino, però non è diventato aceto! Ecco, esaminando qualcuno, di lui si potrebbe dire: “È a posto perché predica in modo corretto, dice belle parole... ma non diventa aceto”. Eh, ci capiamo che cosa voglio dire! Non nascono cristiani, da lui non nascono cristiani. Sì, sì, teologicamente è a posto, predica bene, non commette cose gravi, ma gli manca qualcosa e questo qualcosa è proprio l’essenziale. Anche se tu lo guardi esternamente, non c’è nie nte da dire, per carità: non bestemmia, non commette gravi mancanze, celebra benino la Messa, recita il breviario... però, però, però, manca qualche cosa! Che cosa? Manca una vita! E il Signore sta domandando questo a noi. 4. Conclusione Ritorno al punto di partenza: questo è possibile soltanto se entreremo nel deserto, se lì ci incontreremo con Cristo, se lì ci sforzeremo di meditare profondamente Lui, Figlio di Dio, Lui incarnato, Lui crocifisso. Allora balzeremo fuori gridando: “È risorto! Siamo risorti anche noi!”, e andremo nel mondo a gridare: “Guardate che stiamo correndo verso il Cristo risorto che è là che ci attende nell’eternità”. Amen! 1 dicembre 1966

SOCIETÀ

MONDO

PECCATO

CHIESA cristianesimo

GESÙ

PAROLA DI DIO Vangelo

ESEMPI apostolo

APOSTOLO

PREGHIERA

EUCARISTIA S.Messa

SACERDOZIO prete

GESÙ

incontro personale