PAOLO INSEGNA AD ESSERE APOSTOLI TESTIMONIANTI E GIOIOSI
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Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata.Don Ottorino, prendendo lo spunto dal commento ai versetti iniziali della prima lettera ai Tessalonicesi, insiste sull’importanza per l’apostolo di incarnare la figura di Gesù, di predicare con la parola e di testimoniare con la vita, di saper suscitare gioia spirituale e intima allegrezza.Il testo originale è registrato e la sua durata è di 29’.1. Introduzione
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1.Ieri sera la “compagnia fiaschi” ha fatto il primo recipiente. Ehi, Antonio, questa notte ho pensato come si può fare... siamo in otto: Otto-rino, sette dormono e uno pensa
Versicolo numero sei del primo capitolo della prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi: “Voi allora vi faceste imitatori nostri e del Signore, accogliendo il nostro annunzio, tra grandi vessazioni, con la gioia dello Spirito Santo...”.Tutto questo è un poema: “Quando noi siamo venuti a predicare, vi faceste imitatori nostri e del Signore” .Belle parole: “Accogliendo il nostro annunzio, avete fatto due cose: siete diventati imitatori e avete accolto l’annunzio”. Sono due cose distinte, unite ma distinte: avete imitato noi e accolto l’annunzio; dunque una cosa è la dottrina e una cosa è l’imitazione. E questo l’avete fatto tra grandi vessazioni. Se aveste accolto solo l’annunzio, non avreste avuto la forza di divenire imitatori di Cristo tra grandi vessazioni. Siete diventati imitatori di Cristo tra grandi vessazioni perché avete potuto, cioè avevate davanti a voi un esempio, noi; per cui, diventando imitatori nostri, siete diventati imitatori di Cristo anche tra grandi vessazioni. Se vi fosse mancata questa nostra presenza, questo nostro prototipo da imitare, voi non avreste avuta la forza, tra grandi vessazioni, di riuscire ad essere imitatori di Cristo! E questo con la gioia dello Spirito Santo
E adesso cominciamo.2. L’apostolo incarna la figura di Gesù
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2.“Noi sappiamo quel che sia l’imitazione di Cristo”.
Noi sappiamo che cosa vuol dire imitare Cristo. Dobbiamo smetterla di dire che la “Imitazione di Cristo” è una cosa dei secoli scorsi: qualche frase sarà superata, ma non l’imitazione di Cristo! Dobbiamo essere imitatori di Cristo: imitare Cristo nel compiere la volontà del Padre, nel compiere la sua missione di salvatore attraverso la sofferenza, la sua missione di pastore attraverso la predicazione, di santificatore delle anime. Imitatori di Cristo! Comunque questo lo sapete già meglio di me.“Ma come può Paolo aspettarsi che imitiamo anche lui, l’apostolo?”.Scusatemi tanto: capisco che Paolo dica: “Siate imitatori di Cristo”, ma che dica: “Siate miei imitatori”, questa è grossa!Che Pietro, il piccolo, perché quello grande è quell’altro, vada nel Chaco e dica: “Sentite, cari chacheñi, siate imitatori di Cristo!”, lo capirei; ma che Pietro salga sul pulpito e dica: “Siate imitatori miei, di Antonio e degli altri; cercate di imitarci!”, questa sarebbe grossa!Antonio, che cosa ne dici? Puoi andare a Cittadella, sabato, a dire apertamente alla gente: “Sentite, amici miei, cercate di imitare me...”. Voi direste: “È un peccato di superbia”. Sì, perché non sei come Cristo. Quel giorno che sarai come Cristo potrai dire con tutta semplicità: “Sentite, cari, scusatemi, ma sforzatevi di fare come faccio io!”.Adesso fa una certa impressione dover dire questa parola, come Adamo ed Eva quando si sono accorti di essere nudi dopo il peccato. Invece il giorno che saremo veramente imitatori di Cristo, non sentiremo più questo disagio.Andiamo avanti, perché questa mattina il cammino è lungo.“È perché nell’apostolo incontriamo Cristo stesso”.Ecco perché Paolo dice: “Siate miei imitatori”, perché nell’Apostolo incontriamo Cristo stesso, e l’Apostolo è convinto che Cristo è in lui. È per merito di Dio, per bontà di Dio, ma Paolo è convinto che Cristo è in lui!“Farsi cristiani significa quindi, in maniera concretissima, accogliere la forma di vita apostolica, che ha origine dal Signore stesso”.Caro Natalino , non si tratta solo di accogliere la dottrina di Cristo; si tratta di accogliere la forma di vita di Cristo. Non puoi dire: “Accolgo la dottrina, la filosofia e abbraccio il cristianesimo”. Tu devi abbracciare la vita di Cristo. Non si tratta di accogliere una dottrina, di aderire a un pensiero, ma si tratta di aderire a una vita, perché è logico che se uno aderisce a una vita deve aderire anche a un pensiero. Questo è chiaro, è chiarissimo! Ma qui, io dico, saltate via se volete la prima parte che a me interessa relativamente; mi interessa la seconda, perché se c’è la seconda c’è anche la prima. Se viene la testa, seguono anche le gambe. Perciò aderire al cristianesimo significa aderire alla forma di vita del Cristo.
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3.Uno potrebbe dire: “C’è tanto da soffrire!”. Sei cristiano? Sì. Questo lo sapevi già!“Vogliono mettermi in croce”. Sei cristiano? Sì. Gesù Cristo è in croce o no?Non hai quello che ti spetta, il tuo talento? Conoscete la storia dei talenti riscossi alla sera? Non hai ricevuto il tuo? Se alla fine della vita, caro Luciano , tu sei stato disprezzato, trattato male, messo in prigione, perseguitato, calunniato, sputacchiato... niente, non significa niente!“Ma guarda come il Signore mi ha trattato!”. Come ti ha trattato? E come ha trattato Gesù Cristo? Tu vuoi essere imitatore di Cristo: allora sei al tuo posto.Qualche volta, purtroppo, si sente qualche anima che, scoraggiata, va dicendo: “Ma, insomma, qui è meglio fare il cattivo, e meglio mettersi a fare le puttane...”, scusate la brutta parola. Una donna mi diceva: “È meglio fare la puttana... - non vi spaventate; tutt’al più vi scandalizzo - Guardi quella: ne fa di tutti i colori, e tutte le cose le vanno bene, e ha soldi, e una storia e l’altra. Io cerco di fare il mio dovere di cristiana e, ringraziando Dio, ho fatto questo e quello, e guardi come sono ridotta. Sarebbe meglio fare...”. No, appunto perché sei stata brava ti sono successe queste difficoltà. Appunto perché hai fatto la buona cristiana, appunto perché non sei andata a fare porcherie con gli uomini, appunto perché non hai rubato, appunto perché hai aderito alla dottrina della Chiesa il Signore ti fa il dono di farti partecipe della sua vita.Caro Antonio, se non comprendi queste cose non hai capito niente; sei una campanella che suona, una campanella crotonese che suona andando in giro cantando; sei un “cariolòn”, uno di quei “carioloni” senza carillon.
3. L’apostolo annuncia con la parola e testimonia con la vita
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4.“Ed accogliere la forma apostolica di vita implica due cose...”. Non accadrà mai che dimentichiamo questo: sono necessarie e l’idea e la vita, specialmente la vita! “... due cose: accettazione della fede e imitazione morale. Infatti, agli Apostoli Gesù affidò sia il compito della predicazione che quello dell’esempio della santità”.Agli Apostoli - ed è tutto qui, figlioli - il Signore non ha affidato solo l’incarico di predicare, ma ha affidato anche il compito della santità. Sono due cose che sembrerebbero distinte, ma sono unite pur essendo anche distinte.Vedi, Luciano, tu puoi andare un domani dove il Signore ti manderà, lassù, su Marte, a predicare il Vangelo di Cristo. Ma il Vangelo di Cristo deve essere predicato e mostrato, perché il Signore vuole che si predichi... ma l’efficacia non è qui, è specialmente nella dimostrazione. Il Vangelo deve essere annunciato e dato. “Fratelli, io sono venuto a portarvi il Vangelo”, e allora si descrive un pochino, ma poi bisogna darlo. E lo dai attraverso la vita : lo annunci con la parola e lo dai attraverso la vita. Dio ha stabilito che gli apostoli abbiano ad annunciare il Vangelo e a dare, a dare, e lo si dà attraverso una vita.“... Gesù affidò sia il compito della predicazione che quello dell’esempio della santità. Un apostolo quindi non deve separare le due cose”.Non si può separare perché Dio ha messo insieme le due cose. È come comprare la resina senza catalizzatore: non si possono separare le due cose. Non si può fare le barche usando la resina senza catalizzatore, altrimenti saranno barche che fanno acqua. Non è vero, Leonzio? Sarebbe come un corpo senz’anima: l’uomo è un essere ragionevole composto di anima e di corpo. Ogni persona ha anima e corpo: se tiri via uno, casca il palco. Figlioli, il Signore ha stabilito che i suoi uomini che vanno in giro per il mondo a portare la Buona Novella devono essere predicatori e testimoni attraverso la vita.“Un apostolo quindi non deve separare le due cose. In lui, l’ufficio di predicare e garantire la fede, e l’esempio di vita che testimonia e spiega la stessa fede, sono un tutt’uno”.L’ufficio di predicare la fede e la testimonianza della vita sono un tutt’uno: uno dice, l’altro fa e spiega. Il Signore ha voluto mandare agli uomini teoria e pratica. È come per gli esami di guida, ove c’è la teoria e la pratica: si fa prima l’esame di teoria e poi quello di guida pratica, per cui l’istruttore insegna e la teoria e la pratica. D’altra parte è anche logico. Perché, ad esempio, puoi trovare Giampietro che dice agli altri: “Guardate che per andare in Paradiso bisogna andare su per questa corda“. E va bene, ma adesso insegna loro tu per primo come si fa. Un maestro di ginnastica incapace che cosa insegna? Sarebbe ridicolo: riuscite a concepire un maestro di ginnastica che non è capace di fare neanche un esercizio ginnico? Un maestro di ginnastica dovrebbe essere capace di fare gli esercizi che insegna, e allora insegna e mostra.Il Signore ha proprio stabilito così: tu apostolo devi andare ad insegnare e a mostrare. Dio ha stabilito proprio questo, per i suoi che aspettano...
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5.Ha stabilito per quelli del Chaco: adesso io manderò alcuni in mezzo a voi i quali vi insegneranno e mostreranno come si fa a raggiungere il regno dei Cieli. E in Brasile, caro don Luigi , alla gente sono già stati annunciati gli uomini di Dio che arriveranno, anche per radio. È stato annunciato: “Verranno degli uomini dall’oriente e dall’occidente...Verranno, vi insegneranno e vi mostreranno...Vi insegneranno la via e vi mostreranno come si fa a percorrerla; vi daranno loro l’esempio, vi mostreranno come si fa!”.“I vescovi, oggi, quali successori degli apostoli nell’ufficio della predicazione, possono esigere che sia accolta la dottrina; ma l’imitazione possono esigerla soltanto i santi, i quali continuano in se stessi attraverso i secoli l’esempio di perfezione e di santità degli apostoli”.Tu puoi esigere che venga accolta la fede, ma che vivano da cristiani puoi esigerlo soltanto se sei santo. Voi andate in una parrocchia, voi andate in Brasile, potete esigere, specialmente se siete vescovi, che sia accolta la dottrina. Immaginate don Luigi Mecenero con mitria e pastorale! Non si sa mai, cari, potrebbe venire ordinato don Pietro, visto che è riuscito a convincere mons. Fanton . Monsignor Fanton potrebbe parlarne con mons. Baggio , e mons. Baggio si interessa subito.In seminario mi hanno fatto cantore perché ho detto: “Lectio Epistolae Beati Pauli Apostoli ad Barnabaaa!”: ho detto così! E monsignor rettore ha sentito, lo ha detto a monsignor Dalla Libera , e per tre anni son stato cantore, solamente perché ho detto: “Barnabaaa”!Se mons. Baggio passa per la strada per caso mentre va verso il santuario dell’Aparecida e sente la Messa cantata, sente il “Gloria in excelsis Deo”, lo sentono dal Mato Grosso al Rio delle Amazzoni, dal centro del Brasile fino al Mato Grosso. Verrà un giorno, caro don Luigi, che avrai la mitria o il mitra, ma ricordati una cosa: un domani tu puoi dire la dottrina, ma per fare i cristiani devi dare la vita, devi dare la vita!
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6.La mia preoccupazione, sulla quale ho battuto tante e tante volte, è proprio questa: bisogna che coloro che escono dalla Pia Società e che vanno in giro per il mondo siano santi. Perché? Perché devono essere testimoni. Oggi, figlioli miei, la gente della prima parte, cioè di dottrina, ne sente anche troppa, e dalla radio e dai giornali: della prima parte anche troppo! Troppa resina, manca il catalizzatore! Certo, la resina è sempre poca per la necessità del mondo, siamo d’accordo, però non c’è proporzione. Che cosa importa a me che mandino un camion e rimorchio di resina e non mandano neanche un litro di catalizzatore? Se mi avessero mandato soltanto un camion di resina e un ettolitro di catalizzatore, si poteva lavorare; ma se ti mandano solo un camion e rimorchio di resina, non si può lavorare. È vero, i preti oggi sono pochi: è vero, è vero! Però, io ripeto: se ci fosse catalizzatore proporzionato non sarebbero pochi, o per lo meno il mondo non sarebbe così. A San Paolo, in Brasile, ci sono mille preti: pochissimi, pochissimi, lo so. Fossero catalizzati, il Brasile non sarebbe così. È chiaro che ce ne vogliono di più, ma il primo problema, vi dico, è questo: c’è sproporzione, figlioli, c’è sproporzione tra la predicazione e la santità, tra la dottrina e la testimonianza di vita autentica.“Per conoscere quindi la retta fede e per apprendere la vita santa, nella Chiesa si fissa lo sguardo sugli apostoli e su quelli “che camminano” come loro. In altri termini: lo Spirito di Cristo si incarna nella Chiesa, nella sua gerarchia e nei suoi santi. Ed esige da noi quello ‘spirito ecclesiale’ che segue le direttive della gerarchia e l’esempio dei santi. In tal modo ci conformiamo concretamente a Cristo”.Le direttive della Chiesa non le dobbiamo discutere. La gerarchia ci dà direttive; non diciamo: “Se il vescovo è santo lo seguo, altrimenti no!”. No, non importa niente! “Obbedite ai vostri preposti, anche se prepotenti”. Anche se il vescovo domani bestemmiasse, anche se il Papa dovesse bestemmiare, quando mi comanda obbedisco. Quando non mi comanda cose contrarie alla fede o cose contrarie alla morale, obbedisco. Uno potrebbe obiettare: “Ma, se la gerarchia...”. Risponderei: “A me non importa. È vero che lui il vescovo, lui il Papa, dovrebbe essere anche santo. A me dà le direttive. Io, da sacerdote, so che se voglio salvare, devo dare direttive e santità: questo è il mio dovere, di questo devo rispondere davanti al Signore. Di se stesso risponda lui! Io devo rispondere di aver seguito le sue direttive.
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7. Se poi lui mi fa mancare il suo esempio, ebbene, non avrò la responsabilità di una grazia particolare che il Signore doveva darmi attraverso lui, ma io devo darla agli altri”.Tu, parroco, non puoi dare le direttive se non dai l’esempio. È ora di finirla con queste commedie, figlioli: sono vere ed autentiche commedie! Qualche volta voi mi parlate della professoressa M., di qualche altra professoressa, di qualche professore di matematica, che a scuola fanno commedie. Ebbene, quanti preti fanno la commedia, quanti preti fanno la commedia! Quanti meritano il “Libera me, Domine... Libera me, Domine, de morte perpetua”! Qui non si tratta di vedere il male che c’è in loro perché fanno anche del bene, però è ora, figlioli, di cambiare strada!Se il Signore ha chiamato una Congregazione alla ribalta, l’ha chiamata perché deve vivere lo spirito di duemila anni fa. Perciò “imitatores mei estote, sicut et ego Christi”. Il Signore ha detto agli Apostoli di predicare e dimostrare, mostrare il Cristo, e voi siete stati chiamati qui soltanto per questo: perché andiate nel mondo a predicare e a mostrare.Caro don Vittorio , tu devi presentarti sul pulpito e dire: “Io adesso vi dico e vi mostro come si deve fare. Io vengo in questa parrocchia per dirvi che cosa dovete fare e mostrarvelo. Io vi spiegherò la dottrina, e se volete vedere come questa dottrina si applica, guardate il mio esempio. Io vi insegnerò a pregare: guardate come prego io; vi insegnerò ad amare : guardate come amo; vi insegnerò a soffrire: guardate come soffro; vi insegnerò a fare penitenza: guardate come faccio penitenza!”. Figlioli, questa è la realtà.4. L’apostolo suscita intorno a sé gioia e allegrezza
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8.“Ovunque sia predicata viva e autentica, la parola di Dio suscita gioia spirituale e intima allegrezza”.Quando si presenta un uomo veramente di tempra, scoppia la gioia, arriva la gioia, arriva l’allegrezza. In mezzo alla tristezza, in mezzo a tanti dolori e sofferenze, dove arriva un uomo di questa tempra arriva l’uomo che suscita un incendio, proprio un incendio di gioia.Nella nostra casa, ci siamo sforzati di fare questo, e vedi che la gente che viene qui si dice l’un l’altro: “Che gusto, che bello essere qui! Che cosa avete voi, che cosa avete?”.Ieri sera mi ha telefonato l’avvocato Cappelletti, l’onorevole Cappelletti, e mi ha detto: “Mi sono incontrato ieri sera con un vostro sacerdote ai Servi. Ma che cos’hanno i vostri ragazzi? Hanno un timbro particolare. Don Ottorino, io devo venire una sera da lei, prima di Natale; voglio venire da lei a sfogarmi un pochino! Bisogna che venga a sfogarmi, sento il bisogno di sfogarmi!”. Perché questo? Perché ha visto don Gabriele, ha visto in lui qualche cosa... E che cos’è questo qualche cosa? È lo sforzo di essere aderenti con la vita a quello che si predica, è lo sforzo continuo e costante di essere aderenti con la vita a quello che si predica, e allora si porta la gioia.Questo benedetto mondo va in cerca di gioia, e non è capace di trovarla: ne parla, la intravede. È come uno che va in cerca di funghi e vede un fungo: “Ecco là, ecco là”; sente l’odore di funghi subito e si mette alla ricerca. Luciano , non è così? Senti l’odore, ne vedi uno: “Ecco, eccolo, c’è!”. Questo benedetto mondo che va cercando gioia, e finalmente la troverà: “Il nostro cuore è inquieto finché non ci riposa in te”. E dove troverà la vera gioia? Nella vostra casa, cioè nella casa di Dio.“E da tale allegrezza si può riconoscere l’azione dello Spirito Santo, che fa germogliare nei cuori un gioioso sì alle verità della fede, un lieto consenso della volontà e della vita. Perciò una predicazione che non sprigioni gioia nei cuori, non è, manifestamente, abbastanza autentica; e una fede che non colmi di letizia, non è del tutto sana”.Certi predicatori, certi preti, certi assistenti, che un domani li vedi là, seri, seri, marcia funebre... è cristianesimo? Macché, macché! Vedi uno che mangia polenta e salame in un angolo; quell’altro mangia un po’ di pane e olio nell’altro angolo; quell’altro... No, no, no!
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9.Per esempio, un domani al Chaco: vedi Antonio che è con una coscia di vitello da solo come un cane in un angolo; vedi il nostro caro Zordan invece che ha preso le trippe e le mangia da solo, magari senza lavarle; vedi don Pietro che mangia la lingua di vitello, da solo, come i cani che portano via un pezzo di carne e lo mangiano da soli...Voltiamo pagina. Vai là e vedi don Pietro nella sua stanza. Chiedi: dov’è don Pietro? è nella stanza a leggere e studiare. E Antonio Zordan? È in un angolo a scrivere musica. E Antonio Ferrari? Sta guardando “La gazzetta dello sport”. E tutto il giorno è così: la mattina è così, a mezzogiorno è così, alla sera è così. Che differenza c’è tra loro e tre cani che hanno mangiato un osso uno andando in un angolo e uno in quell’altro? È mezzogiorno e stanno mangiando insieme: vedi che dicono qualcosa, ma lo fanno soltanto perché bisogna dire qualcosa. “Che tempo fa?”.“Oh, bello!”. “Domani che giorno è?”. “Domani è venerdì”.“Chi è il presidente della Repubblica Italiana?”. Vedi che cercano per un quarto d’ora la domanda che devono fare, tanto per parlare di qualcosa! È gioia questa? La gioia di essere ancora vivi, di non morire...“E la gioia della fede resiste perfino nelle tribolazioni e nelle persecuzioni”.Ecco, quella è gioia! Quando uno ha abbracciato la dottrina e la vita del Cristo ha trovato la gioia, e la gioia per resistere alle tribolazioni. Per cui vai in una Casa e trovi tribolazioni e difficoltà, ma vedi i confratelli contenti perché fanno la volontà del Signore.“Più sotto si parlerà di questo argomento; Paolo a proposito dei fedeli della Macedonia, potrà ben dire: “In mezzo alle tribolazioni che grandemente li provarono, la loro gioia si fece traboccante”. Naturalmente, le tribolazioni abbatterebbero; ma la gioia della fede è nutrita da forze più profonde, che nelle persecuzioni crescono anziché diminuire. Ogni gioia pasquale, infatti, è frutto della morte di Gesù in croce”.Ogni vera gioia è frutto di morte! Soltanto quando una mamma ha sofferto può apprezzare il dono che Dio le ha dato di un bambino. Perciò, ricordatevi: ogni gioia pasquale è preceduta dal venerdì santo, o seguita, perché qualche volta il Signore “taglia” un anno dopo... perché gli uffici postali del Paradiso sbagliano un pochino nell’inviare le lettere!Diceva padre Venturini , che io conoscevo perchè ho parlato insieme con lui più di una volta, che le grazie di Dio, o prima o dopo, bisogna pagarle!Perciò la gioia di essere di Dio, di vivere con Dio, caro Raffaele , o prima o dopo il sabato bisogna pagarla!Figlioli, portate nel mondo i libri della Sacra Scrittura, ma anche la “Sacra Scrittura” che siamo noi!Ave Maria.20 dicembre 1966