Nell’annuario della Congregazione si trova che nel 1966, l’anno a cui don Ottorino si riferisce, ci fu una professione religiosa il 6 gennaio e altre tredici il 25 settembre.
Forse si tratta di Paolo Baron, che era passato dal seminario diocesano alla Casa dell’Immacolata dopo il 1° anno del corso liceale, e che all’epoca stava facendo l’anno del noviziato
La registrazione originale non è buona; molti punti non sono comprensibili, e allora vengono messi in evidenza con puntini sospensivi.
MI135,1 [7-01-1967]
1 Questa sera sono presenti anche i Religiosi che hanno fatto i voti un anno fa. Poiché hanno detto che bisogna stabilire il dialogo - vero, Paolo ? - vorrei sentire da ciascuno di voi come va il noviziato. Poi, se avanziamo tempo, vi dico come penserei di impostare in una forma nuova l’“impegno di vita”... se non vi è già stata riferita. E allora cominciamo rompendo il ghiaccio, e dopo proseguiamo con il resto. Intanto come distrazione...CONGREGAZIONE storia
COMUNITÀ
dialogo
Cfr. Giovanni 13,35.
MI135,2 [7-01-1967]
2 Bisogna mantenere lo spirito nella Comunità, cioè continuare a mantenerlo e anche ad aumentarlo. L’“impegno di vita” è un incontro per far vivere la Comunità come abbiamo parlato lassù ad Asiago. Abbiamo detto che se viviamo la comunione, la fraternità fra noi, siamo sicuri che l’apostolato sarà fecondo di bene; in caso contrario moriremo, perché le credenziali stabilite dal Signore sono proprio queste. Lui le ha stabilite, e non c’è niente da fare; è il Vangelo: “Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli” . Perché l’“impegno di vita” sia vivo è necessario che non sia una conferenza da parte del superiore o di qualche altro, ma sia uno scambio di esperienze, sia un’effusione dello Spirito Santo che dice una parola a tutti.COMUNITÀ
Impegno di Vita
COMUNITÀ
comunione
PAROLA DI DIO Vangelo
DIO Spirito Santo
Don Piero Lanzarini, nato a Bassano del Grappa (VI) il 23.1.1932 e ordinato sacerdote nel 1956, era insegnante e vicerettore del seminario vescovile, e ricorreva spesso a don Ottorino per la confessione e la direzione spirituale.
Zeno Daniele frequentava all’epoca il 1° anno del corso teologico.
MI135,3 [7-01-1967]
3 Ho sentito da don Piero Lanzarini che ora, in seminario, alcuni chierici stanno facendo insieme con lui un lavoro comunitario sullo stile dei famosi “gruppi del Vangelo”: hanno fatto un esperimento che è valido, e cioè scelgono un brano del santo Vangelo, lo leggono ognuno per conto proprio, non con l’intenzione di fare uno studio di ascetica, anche se è necessario danno un’occhiatina per rendersi conto di che cosa voleva dire il Signore per poi applicare a se stessi il Vangelo, ma per sentire che cosa il Signore vuole dire adesso con quel brano, che cosa vuole dire a me, perché il Vangelo è scritto per me, non è scritto per gli altri; è scritto per tutti, ma specialmente per me. Il Vangelo è arrivato in mano a me, è una lettera scritta che arriva a me. E allora ognuno prende in mano questo passo del Vangelo, lo legge, lo medita, e dice: “Sento che il Signore vuole questo da me, questo dalla comunità, questo dal nostro apostolato”. Alla fine della settimana si raccolgono insieme e ognuno dice le impressioni che ha avuto leggendo il santo Vangelo. Capite che per fare questo voi sareste già un numero troppo grande, per cui per fare un’esperienza di questo genere bisognerà fare due gruppi. Allora io direi che sarebbe bene portare nel nostro “impegno di vita” questa esperienza. Supponiamo che in questo mese ci sia l’impegno di pregare per le vocazioni. Mettiamo in fondo alla paginetta i riferimenti biblici ovvero un pensiero biblico, insomma tutto quello che si vuole. Ad esempio, prima settimana: Giovanni cap. 13, versetto tale... seconda settimana... terza, quarta settimana... a seconda di quante settimane ci sono in quel mese. È una cosa che per gli amici che non conoscono il nostro lavoro non dice niente, ma per quelli che questo lavoro lo conoscono, per noi, dice tutto, e per gli altri, che lo conoscono, dice qualcosa e potrebbero fare lo stesso lavoro che facciamo noi. L’amico che vuole piano piano vivere la nostra spiritualità, o nel seminario di Padova o in qualche altra parte, piano piano comincerà a fare il lavoro che facciamo noi. Ma questo è un lavoro comunitario, che l’amico non può fare da solo, o meglio può da solo meditare la pagina evangelica... ma poi è un lavoro comunitario. Supponiamo che adesso venga mandata fuori una paginetta con la spiegazione dell’“impegno di vita” proposto e in fondo le quattro citazioni per le quattro settimane: al principio della settimana ognuno prende il suo Vangelo, o il Vangelo o l’Antico Testamento, legge quel brano, lo medita. Quando facciamo l’incontro comunitario per l’“impegno di vita” si legge dapprima il testo evangelico e il commento, e poi si fa specialmente una comunicazione fraterna. Tenete presente che questo brano evangelico o scritturistico deve essere in relazione con l’“impegno di vita”, e questo è un lavoro che bisogna fare in redazione. Come si fa la comunicazione fraterna? Si comincia dicendo: “Tu, Zeno , hai letto quel brano del Vangelo?”. “Sì...”.“E allora, che cosa ti pare?”. “Ecco, ho scoperto una cosa nuova...”.PAROLA DI DIO Impegno di Vita
COMUNITÀ
Impegno di Vita
COMUNITÀ
condivisione
COMUNITÀ
dialogo
L’assistente Giorgio Pieropan era morto il 12.11.1966 a causa di un incidente automobilistico presso Este (PD) mentre stava rientrando in auto da Roma, ove aveva accompagnato i primi missionari in partenza per il Guatemala.
Don Sergio Tovo era il preside della scuola professionale dell’Istituto San Gaetano, mentre i professori Riccardo Vicari e Renato Carraro erano insegnanti alla Casa dell’Immacolata.
Cfr. Luca 17, 10.
MI135,4 [7-01-1967]
4 Ricordo che il giorno in cui è morto Giorgio è venuto qui il professor Tovo e c’erano il professor Vicari, il professor Carraro e le loro signore. Il professor Tovo ha detto: “Vi assicuro che in questi giorni ho scoperto una frase del Vangelo che non avevo mai scoperto prima. Già la conoscevo, l’avevo letta tante volte, l’avevo citata tante volte, ma l’ho scoperta in questi giorni. Mi ha fatto un’impressione di cui non avete neanche idea. La frase dice: “Servi inutiles sumus” ; dopo che hai fatto tutto sei servo inutile; tu hai fatto tutto, hai lavorato: ma siamo servi inutili!”. Il professor Tovo ha scoperto una frase del Vangelo a cinquant’anni! E voi credete di aver scoperto il Vangelo? Forse avete scoperto qualche parola del Vangelo, non il Vangelo. Scusi, maestro dei novizi, ma neanche lei ha scoperto tutto il Vangelo, neanch’io ho scoperto tutto il Vangelo! E allora, ecco che cosa si deve fare: scoprire il Vangelo. Allora succederà che in una riunione uno dirà un pensiero, uno ne dirà un altro, e alla fine ti accorgerai che leggendo quella pagina del Vangelo hai non soltanto le tue nozioni, ma quelle che hanno manifestato tutti gli altri, e per te, allora, quel brano del Vangelo parlerà molto di più e, forse, di qui a sette o otto anni scoprirai ancora aspetti nuovi. In questo modo noi facciamo parlare tutti, facciamo che ognuno metta in comune, con semplicità, il suo pensiero, la sua ispirazione, quello che il Signore gli ha detto, a meno che non siano cose intime. Si fa così ed è alla portata di tutti, e allora ecco un elemento di carità. Queste esperienze, questo dire insieme le cose diventa un elemento di fusione.PAROLA DI DIO Vangelo
COMUNITÀ
condivisione
COMUNITÀ
comunione
Luciano Bertelli frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Cfr. Giovanni 8, 10-11.
Il riferimento è a un episodio narrato da padre Matteo Crawley-Boevey della Congregazione dei Sacri Cuori, grande predicatore e autore di opere ascetiche, zelante propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Don Pietro Martinello e Antonio Bottegal lavoravano accanto a don Ottorino in segreteria.
Nel testo registrato si ascolta, a questo punto, uno che domanda: “Pensa di restare solo nel Vangelo?”.
MI135,5 [7-01-1967]
5 Facciamo un esempio. Da un mese vedo in senso negativo, per alcune cose importanti, Bertelli , il quale, leggendo quel brano del Vangelo, dice: “Vorrei dire una cosa che ho osservato: quanto siamo cattivi quando ci mettiamo a criticare, abbiamo poca carità, facciamo un problema o l’altro! Noi siamo preoccupati...”. Io, mentre sento parlare Bertelli, penso: “Questo parla per me senza volerlo... Questo è un altro Bertelli...”. Il Signore si serve di questi sentimenti di Bertelli per mostrarmi non il Bertelli che io ricordo perché una volta mi ha pestato i piedi, ma quello che devo vedere anche nei suoi aspetti buoni. Guardate che l’aspetto buono non è tanto quando uno tira fuori dei bei pensieri, ma specialmente quando uno si umilia, quando riconosce le proprie miserie, perché la vera grandezza comincia dal basso. Supponiamo che, mentre stiamo facendo un commento del Vangelo, uno esca con un bel sproloquio: non pensate che sia quello l’aspetto buono; l’aspetto buono è quando uno si umilia veramente, perché quando ci si incontra con Cristo si abbassa la testa. Quando ci si incontra con Cristo ci si abbassa, e quando vedi uno abbassato senti il bisogno di porgergli la mano per rialzarlo. “Donna, chi ti ha condannata?”. “Nessuno”. “Neanch’io ti condanno; va’ in pace...!”. Ecco, questo è Vangelo, questo è Vangelo! Vorrei che l’“impegno di vita” ci portasse a questa forma di incontro comunitario fraterno, e nello stesso tempo alla conoscenza del Vangelo. San Gaetano aveva imposto ai Teatini di leggere ogni mese tutto il Vangelo per potersi improntare del Vangelo. Noi non lo leggiamo tutto, ma quattro volte al mese mastichiamo un pezzo di Vangelo; lo mastichiamo insieme con i fratelli e assorbiamo qualche cosa dai fratelli o, se non altro, facciamo un atto di umiltà dicendo: “I miei fratelli sanno mangiare questo pane e io non lo so mangiare: io non ho ricavato niente. Forse la colpa non è del Vangelo, la colpa è mia. La colpa non è del sole, la colpa è mia: se loro vedono questa luce e io non la vedo, la colpa non è della luce, ma la colpa è mia”. Così direbbe padre Matteo . Che ve ne pare? Ho parlato della cosa con gli assistenti del seminario minore, ma ho fatto poche parole soltanto; stamattina ho parlato con don Pietro, con Bottegal, ho parlato con qualcuno, separatamente, per vedere che cosa ne pensano: tutti l’hanno presa bene. Bisognerà che studiamo la possibilità di farla, di sperimentarla... No! San Paolo, l’Antico Testamento: è sempre Dio che parla, è Dio che parla... in essi ci sono dei punti meravigliosi, dei punti meravigliosi! Per esempio, le vocazioni dei profeti sono meravigliose! Per esempio, la vocazione di Eliseo e degli altri sono meravigliose! Che cosa ve ne pare? Siete d’accordo? Procedamus! Adesso io ho voluto soltanto annunciarvi il tema, e poi scenderemo ai particolari. Io vorrei fare un’esperienza; poi studieremo l’esperienza e la annunceremo in una forma un pochino più chiara...COMUNITÀ
critica
PAROLA DI DIO Vangelo
VIRTÙ
umiltà
GESÙ
incontro personale
COMUNITÀ
Impegno di Vita
CONVERSIONE esame di coscienza
COMUNITÀ
Nel testo registrato, si ascoltano, a questo punto, interventi di difficile comprensione e frasi che non si possono cogliere adeguatamente.
Il riferimento è a Giorgio De Antoni, che frequentava all’epoca il 1° anno del corso liceale.
Anche a questo punto, nel testo registrato, si ascoltano voci che non si è in grado di riportare fedelmente.
MI135,6 [7-01-1967]
6 Adesso io vorrei che ci fermassimo sull’argomento che vi propongo: luci e ombre del noviziato. Voi sapete qual è il programma del noviziato: “Incominciare ad amare Dio, e a volerci bene fra noi”. E dopo? E dopo? Faccio questa domanda perché il monopolio del noviziato non l’ho né io né il maestro dei novizi né voi: lo ha lo Spirito Santo. Tutti siamo preoccupati di fare la volontà del Signore in tutto, ma specialmente in quanto si riferisce alla formazione. Per questo vorrei sentire se secondo voi stiamo camminando sulla strada tracciata dallo Spirito Santo o se stiamo andando troppo a destra o troppo a sinistra, e in che cosa, secondo voi, potremmo essere fuori di strada o essere sulla strada buona. Dico male, maestro? Cominciamo dai più vecchi ai più giovani, ma vorrei sentire il pensiero di tutti: chi non dice niente vuol dire che... Si va d’accordo se siamo tutti animati dallo stesso ideale e se siamo tutti ugualmente impegnati. Supponiamo che Giorgio sia impegnato nell’ideale l’80, il 90%: è chiaro che non si può andare d’accordo. Non è l’età che non fa andare d’accordo; è l’impegno nell’ideale che ci deve far andare d’accordo. Finché uno è impegnato l’80 o il 90% o il 98%, non può andare d’accordo con uno che lo è al 100%: è difficile andare d’accordo. Ma se sono impegnati tutti e due al 100%, anche se continuano a capriole tutti e due, perché uno ci riesce e l’altro non ci riesce, si va d’accordo... Se il più anziano ha capito che cosa vuol dire darsi al Signore, discende dal piedistallo dove si trova, si abbassa e diventa piccolo, allora io vado ancora più in basso. Io dico che è possibile andare d’accordo. Se, come ho detto, uno parte al 100% per darsi a Signore, è possibile; ma se uno si dà al 98% non si può andare d’accordo. Allora, adesso, io vi spiego che cosa vuol dire questo cento per cento. Quando uno comincia a donarsi al Signore, capisce che bisogna diventare bambini perché il primo passo è sempre la capanna di Betlemme, il secondo passo è il Calvario, il terzo passo è il tabernacolo: ecco i tre passi!FORMAZIONE noviziato
DIO Spirito Santo
COMUNITÀ
unità
nella carità
VIRTÙ
semplicità
Cfr. Filippesi 2, 7.
Cfr. Apocalisse 3, 16.
Il testo registrato è sempre lacunoso e difficilmente intelligibile, per cui si preferisce omettere alcune frasi e passare dove il testo è più chiaro
Don Erasmo De Poli, all’epoca, era il direttore del semiconvitto Ferdinando Rodolfi.
Cfr. 1 Corinzi 13, 1-13.
MI135,7 [7-01-1967]
7 Il primo passo è diventare bambini. È capire Gesù Bambino e cioè “semetipsum exinanivit, formam servi accipiens...” . Se si capisce questo si ha capito tutto, se non si capisce questo non si capisce niente! E allora ci perdiamo nelle stupidaggini umane, ci perdiamo nelle piccole mancanze di disciplina, ci perdiamo nelle piccinerie, e allora “... incipiam te evomere ex ore meo” . Il primo passo indispensabile perché ci sia l’unione è che ogni individuo abbracci Gesù Bambino e desideri diventare bambino, e che capisca che cosa vuol dire “exinanivit semetipsum”. Ma finché ognuno non prende se stesso e non si butta a terra dinanzi a Dio è impossibile, è spiritualmente impossibile che poi si possa avere la vera unione. Si può avere l’unione di un mese, di quindici giorni: è un frutto di virtù umana esterna, ma non è la vera virtù! Che cosa vuol dire essere santi? Vuol dire desiderare di donarsi interamente... E allora se ci si vuol far santi bisogna cominciare col dire: io so che se voglio fare qualcosa devo desiderare di essere umiliato. Se ti fanno un’osservazione, non dire: “È sbagliata!”, ma ubbidisci al superiore come incaricato da Dio. Se tu non desideri di essere pestato per amore di quel Dio che “exinanivit semetipsum” non hai capito niente, figliolo, non hai capito niente: hai sbagliato strada, hai sbagliato strada! Vuoi salire? Comincia ad abbassarti. Costa, sapete, costa! Ad Asiago vi ho detto ripetutamente che noi non dobbiamo avere altri desideri se non quello di fare la volontà di Dio: in manicomio, umiliati... Belle parole, belle parole... Ieri sera, io stavo poco bene, non ce la facevo più e non avevo la forza di venire qui a incontrare voi: vi confesso che non ne avevo la forza perché avevo paura di manifestarvi un senso di tristezza e di amarezza. Sono andato in chiesa a piangere; ho detto tre corone e non ero capace di andare avanti con queste tre corone. Ho fatto la Via Crucis e ho detto: “Signore, ecco! Signore, pestami... Fa’ di me quello che vuoi!”. Sono ritornato alle tre, ma mi è costato un paio d’ore di lavoro, un paio d’ore. Niente da fare, figlioli! Il Signore pesta. È il Signore che pesta. Tante volte si trovano dei papà di famiglia, delle mamme di famiglia che vorrebbero uccidersi: “Io non ne posso più...vorrei uccidermi...”. Don Erasmo è andato a confessare in un paese oltre Castelfranco e uno dei sacerdoti voleva ammazzarsi. I giornali non mettono la cronaca nera, ma sono moltissimi coloro che si uccidono, che muoiono dalla disperazione. Il Signore, invece di ammazzarsi, prega: “Padre mio, se è possibile passi questo calice. Però non si faccia la mia, ma la tua volontà” . Dico questo per chi va prete, per chi diventa papà di famiglia e per chi va nel mondo. Il cristianesimo, fino a un certo punto, è uguale per tutti, e questa parte che stiamo trattando adesso è uguale per tutti. Non c’è un vero cristiano se non ha capito la prima parte, cioè l’“exinanivit semetipsum” e non desidera imitare Cristo nell’ “exinanivit semetipsum”. Pensate che cosa vuol dire in latino questa parola “exinanivit semetipsum”: quasi un distruggere se stesso, annientare se stesso.VIRTÙ
umiltà
GESÙ
incarnazione
COMUNITÀ
unità
nella carità
CONSACRAZIONE santità
COMUNITÀ
superiore
COMUNITÀ
correzione fraterna
VOLONTÀ
Non sono molto comprensibili le frasi slegate e incomplete che si colgono nel testo registrato.
MI135,8 [7-01-1967]
8 E il secondo passo: Cristo crocifisso, il Calvario, che non è poi tanto lontano dal primo passo! E dopo c’è il tabernacolo... Scusatemi se ho interrotto il discorso con questa lunga divagazione, ma era giusto che sottolineassi questo aspetto perché, umanamente parlando, sarebbe logico mettere insieme tutti coloro che hanno la stessa età, lo stesso carattere, la stessa cultura, cioè togliere tutte le difficoltà che potrebbero esserci. E allora potremmo dire alla fine... se volessimo togliere via tutte le difficoltà umane che ci sono. È logico che Giorgio debba fare un sacrificio per venire con un vecchiotto come me. Non ti pare, Giorgio? Invece di avere un vecchio sarebbe meglio avere un giovanotto, o meglio ancora una giovanotta, umanamente parlando, senza pensare male. Però la virtù lo porta piuttosto ad andare insieme con uno che ha, perlomeno, esperienza di vita sacerdotale e potrebbe, nel pericolo di andare fuori strada, sostenerlo e tirarlo per un braccio. Altro è sentire, altro è desiderare! In nome di Dio: avanti! Per esempio, il maestro dei novizi fa qualche osservazione sottolineando qualche aspetto pratico, e anche se ne sbaglia qualcuno non è lo Spirito Santo: può anche sbagliare, ma è per farvi del bene. In pratica deve essere quello che, vedendovi, vi dice dove sbagliate, vi aiuta nella parte esterna, vi aiuta ad aggiustarvi i pantaloni, a pulire la giacca... vi aiuta a fare uscire l’uomo di Dio. Cioè dovrebbe dirvi quello che più o meno gli altri possono vedere esternamente. Lui dice quello che vede, quello che lo ha colpito, ma voi lasciate stare, poi, e non perdetevi a fare un processo per dimostrare che avete ragione voi: che cosa interessa, anche se qualche volta sbaglia? L’essenziale è che vi vuole bene, e se è vero quello che dice, sta bene, e se non lo è, pazienza! Ma vorrei sottolineare che questo lavorio dovrebbe essere frutto della collaborazione fra voi, il maestro dei novizi e quello che fa da confessore in “foro interno”, per cui il materiale dovrebbe essere unito insieme, trattato insieme, tra giovane e maestro dei novizi, un lavoro vero e proprio fatto insieme. Comunque, avanti!GESÙ
crocifisso
EUCARISTIA tabernacolo
COMUNITÀ
uniti nella diversità
CROCE difficoltà
FORMAZIONE
Non è facile determinare con certezza a chi si riferisca don Ottorino in questo esempio perché erano ben tre in quell’anno i novizi con il nome di Mario; gli altri sono Fernando Murari del 1° anno del corso liceale, Paolo Baron novizio, e l’assistente Vinicio Picco, consigliere generale e maestro di lavoro.
MI135,9 [7-01-1967]
9 A proposito della questione di Mario, se si prende ad esempio, Fernando o Paolo e si chiede: “Paolo, io non capisco: tutti vogliono bene a Mario... e Mario così e Mario colà... Mi sembra che il maestro dei novizi... Mi sembra che Vinicio... Mi sembra che uno, mi sembra che l’altro...”. Questa si chiama mormorazione vera e propria, se non è calunnia: o è mormorazione o è calunnia, e se è mormorazione ci si deve confessare perché come minimo è peccato veniale. Forse non siamo arrivati a capire queste cose. Ora, uno si accorge che il maestro dei novizi ha una preferenza per Mario; supponiamo che questa preferenza ci sia, e anche vera e propria perché è fallibile anche lui e può sbagliare come posso sbagliare io. Tu vedi, però non sei d’accordo. Due sono le possibilità: o offri al Signore e taci sempre e cerchi anche dentro di te di dire: “Può darsi che mi sbagli”, ovvero vai a consigliarti con il tuo confessore e dici: “Guardi; mi trovo in una situazione così e così, in una situazione di disagio...”. Il tuo confessore ti dirà: “Va’ da don Ottorino e di’ a lui la cosa, o va’ dal maestro dei novizi, apri il tuo cuore e digliela...Va’ da don Ottorino e digli: ‘Mi trovo a disagio per questo e questo motivo. Non sono del parere che... Sto male, soffro tremendamente...”. Se c’è danno in questo, hai il dovere di evitare che avvenga; se non c’è del danno, puoi soffrire e tacere. Il confessore quando dà un giudizio deve dire... Se io fossi il confessore potrei dire: “In ciò vengono danneggiati gli altri? C’è qualcosa di male? Non vedi che è la tua superbia che è stata umiliata, non vedi che stai facendo un confronto perché non sei... Ringrazia il Signore, figliolo, di essere umiliato!”. Ma se c’è qualcosa che non va, direi: “Va’, avvisa il superiore da buon figliolo dicendo: ‘Posso sbagliarmi, per carità, ma io sento il dovere di dirglielo’, e riferisci con tutto il cuore”. Questa è carità, l’altra, come minimo, è mormorazione, se non anche calunnia; nell’uno e nell’altro caso, come minimo, c’è peccato veniale, c’è offesa al Signore; è peccato veniale e potrebbe succedere che morendo ti dovresti accollare uno o due o tre o quattro anni di Purgatorio... fare tre o quattro anni di Purgatorio solo per aver fatto questo! Da qui puoi capire quanto la cosa dispiaccia al Signore. Non puoi andare a dire al Signore: “Ti amo con tutto il cuore!”. Non dire bugie, perché non ami il Signore con tutto il cuore. San Luigi Gonzaga è svenuto per aver fatto un peccato veniale. E allora vuol dire che non hai il concetto del peccato, che non hai la giusta misura di che cosa vuol dire offesa di Dio, che non hai la concezione della grandezza di Dio dal momento che fai un peccato di questo genere con tanta leggerezza.PECCATO mormorazione
PECCATO calunnia
FORMAZIONE noviziato
FORMAZIONE direzione spirituale
CROCE difficoltà
CROCE sofferenza
COMUNITÀ
promozione fraterna
VIRTÙ
umiltà
CARITÀ
amore al prossimo
Cfr. 1 Corinzi 13, 1-13.
MI135,10 [7-01-1967]
10 Ho sottolineato questo perché si commettono spesso peccati veniali, e questo non va bene, questo non va bene! Capito? Non va, non va, in tutto, ma specialmente per quello che riguarda la carità. È facile ripetere il panegirico sulla carità in San Paolo: “La carità... tutto comprende, tutto sopporta...” . Tu puoi essere bravissimo a fare un bel discorso, un panegirico sulla carità in San Paolo, ma a me interessa che tu prima viva la carità e poi ne parli, perché se hai la bocca sporca contro la carità non puoi parlare della carità. È come se un vino acido uscisse dalla tua bocca; è come un vino buono messo in una botte dove c’era l’aceto lasciato là otto giorni e poi attinto: il vino era buono, ma la tua bocca era acida, il tuo recipiente era acido, e per questo non può venir fuori buon vino.PECCATO
CARITÀ
La frase, coniata da don Ottorino per invitare all’unione personale con il Signore nella preghiera, era stata scritta su una ceramica e posta sulla parete del corridoio centrale della Casa dell’Immacolata.
Piergiorgio Paoletto era all’epoca novizio, dopo essere passato alla Casa dell’Immacolata dal seminario vescovile alla fine del corso liceale.
Luciano Bertelli frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico e collaborava con il maestro dei novizi per l’assistenza e la formazione dei giovani.
MI135,11 [7-01-1967]
11 “Dio è al telefono: perché lo fai attendere?”. Noi diciamo tante belle cose, ma le facciamo, come ad esempio la telefonata a Dio prima o dopo di ogni azione? Io penso che la malattia del noviziato sia una malattia un po’ umana, ed è questa: troppa superbia e troppa poca unione con Dio. Si è maggiormente preoccupati di vivere il proprio io, di vivere un po’ la propria vita, che non fare la volontà del Signore. E allora è logico che vediamo più facilmente la parte nera del nostro confratello e viviamo alla giornata. Perciò io sottolineerei quello che hai detto prima tu, Piergiorgio : se vogliamo che il noviziato vada bene, e se vogliamo che vada bene anche la nostra vita cristiana, dobbiamo essere preoccupati di fare la volontà di Dio in ogni momento. Supponiamo che tu, Bertelli , abbia deciso di uscire prima di farti prete: ti direi le stesse cose, le identiche cose : “Se vuoi vivere veramente da buon cristiano, in ogni tua azione tu devi essere preoccupato di fare la volontà del Signore e in ogni tua azione devi domandarti qual’è la volontà di Dio in questo momento”. Sono papà di famiglia : ho preso la busta paga e tolgo diecimila lire per comprarmi il fucile che pago a rate con diecimila lire al mese. È volontà di Dio che io lasci mancare alla mia famiglia, per esempio, il frigorifero per comprarmi il fucile? È volontà di Dio che io lasci la moglie senza la lavatrice, supponiamo, per comprami il fucile? Guardate che un cristiano deve vivere alla luce del Vangelo, alla luce di Dio, e se questo è per un cristiano, tanto più vale per noi che dobbiamo essere un domani i maestri dei cristiani. Perciò mi pare che questo è un difetto grave: siamo troppo preoccupati di fare quello che piace a noi piuttosto di quello che piace al Signore.SLOGANS unione con Dio
PREGHIERA telefonate a Dio
FORMAZIONE noviziato
VIZI superbia
DIO rapporto personale
VOLONTÀ
di DIO
CHIESA cristianesimo
FAMIGLIA papà
Forse si tratta di Umberto Manzardo, che stava per fare la professione religiosa verso la fine del mese.
Cfr. Matteo 7, 21; 1 Giovanni 2, 15-17.
MI135,12 [7-01-1967]
12 Se io, per esempio, quest’oggi volessi fare un po’ di esame di coscienza, prendessi uno di voi e dicessi: “Adesso vieni qui, e onestamente davanti al Signore prendiamo in rassegna tutte le tue azioni della giornata e tutti i minuti della giornata”. Immaginiamo che io cominci a filmare con la cinepresa... non 16 o 18 fotogrammi al secondo, ma 1000 fotogrammi al secondo. Vi rendete conto che cosa succederebbe? Immaginiamo che si tratti di Umberto e lo fotografiamo con mille fotogrammi al secondo: li prendiamo in mano e vediamo se in ognuno dei fotogrammi c’è la firma di Dio. Tutti quelli che non hanno la firma di Dio li mettiamo da una parte, e distinguiamo quelli che sono fuori posto e quelli che invece sono indifferenti, cioè distinguiamo le azioni indifferenti, senza firma di Dio, e le azioni fatte contro Dio. Sarebbe da avere paura se per caso andassi a letto alla sera pensando a queste cose; prenderei paura! In noviziato dovete allenarvi a questo! Il primo impegno in noviziato è quello di amare il Signore, e amare il Signore vuol dire fare la volontà del Signore, vuol dire che in ogni istante devo domandarmi: “Adesso, in questo momento, che cosa devo fare, qual è la volontà di Dio?”. Figlioli, a un dato momento è facile scagliarsi contro i superiori, contro i compagni, contro l’ambiente, contro l’uno, contro l’altro, ma se tu sei preoccupato di metterti nella volontà del Signore, anche sotto l’aspetto umano, senza volerlo, diventi simpatico, perché se siamo tutti preoccupati della stessa cosa si sta bene in compagnia. Se uno è amante dei francobolli, è filatelico, e trova un altro che è amante dei francobolli, senza volerlo finiscono per stare volentieri in compagnia. Forse la colpa è tua perché non si va d’accordo e perché non ti trovi bene. Forse non sei ancora entrato in questa linea, in questo ingranaggio, perché se tu, ad un dato momento, ti trovassi anche abbandonato, solo, trattato male, ma quella fosse la volontà di Dio, l’accetteresti volentieri per la salvezza delle anime. Ho paura, ho paura che non siamo entrati in questa linea, che ci manca questo ingranaggio. È questa una domanda che mi sto ponendo.VOLONTÀ
di DIO firma di Dio
FORMAZIONE noviziato
DIO amore a Dio
COMUNITÀ
unità
nella carità
CROCE
Don Luigi Furlato era il maestro dei novizi.
A Monteviale, paesino delle colline vicentine, la Congregazione aveva una casa che serviva per ritiri e incontri dei Religiosi e dei Novizi.
MI135,13 [7-01-1967]
13 Proprio ieri don Luigi ha chiesto quando ci potevamo incontrare un momentino, e poiché non si va neanche a Monteviale , ho accettato volentieri perché è da qualche giorno che penso di incontrarmi con voi per questo. Quando alla sera vi vedo camminare in corridoio e cominciare la Via Crucis quando sono già passate le dieci e un quarto, mi verrebbe la voglia, qualche volta, di avvicinare qualcuno e chiedergli: “Adesso stai incominciando la Via Crucis. Sei a posto con l’orario? Hai il permesso del tuo superiore per cominciarla dopo le dieci e un quarto?”. Naturalmente non posso fare giudizi temerari e suppongo di sì. Qualche volta ho visto cominciarla alle dieci e tre quarti, e allora penso: “Signore, avrà il permesso... per carità!”. A te, don Luigi, non ho detto niente, niente, perché avevo paura che tu mi dicessi qualche scusa. Ho cercato di fare un giudizio buono, però io dico che se voi non avevate il permesso, la Via Crucis non valeva niente: quella Via Crucis era una disobbedienza e il Signore non sa che cosa farne di quella Via Crucis, di quella corona che hai voluto terminare non restando fedele all’orario. Ho detto, per esempio, a don Luigi che una delle cose che io non approvo e che vorrei che non faceste più, è quella di dire la corona insieme alla sera, perché dopo si fa un commento spirituale, che naturalmente diventa umano-spirituale, e dopo, magari, continua anche in camera come chiacchierata.CONSACRAZIONE fedeltà
Era una sigla che don Ottorino spesso usava per indicare: Santità, Uomini e Mezzi.
Nel testo registrato don Ottorino ripete per tre volte “della volontà di Dio”.
Il testo registrato si interrompe improvvisamente, e quindi la conferenza rimane incompleta.
MI135,14 [7-01-1967]
14 Figlioli, forse ci si dimentica che c’è Dio presente, e si è più preoccupati di vivere un po’ alla buona che di piacere a Lui. Io vi domando: sareste pronti questa sera a lasciarvi prendere da Dio e a farvi buttare nel centro dell’Africa, in qualunque parte, senza compagni, senza conoscere la lingua, senza niente, per amore di Dio? C’è proprio questa disponibilità nelle mani di Dio? Ecco, io sono preoccupato degli uomini, ma prima della U c’è la S: sono preoccupato della società S.U.M., ma prima della U c’è la S, e io ho sempre visto che la U e la M vengono se c’è prima la S perché sono tutte condizionate dalla S. Prima viene la testa dell’asino e dopo viene la coda. Ora, se la provvidenza non viene, se gli uomini non vengono come io mi aspetto che arrivino, guardate che forse la S non è ancora arrivata del tutto. Ci siamo troppo umanizzati, troppo umanizzati! Mi riferisco per esempio al problema del calcio di cui prima si parlava. È semplicemente inconcepibile in noviziato quello che sta succedendo; vi dico che in noviziato è inconcepibile. Viene dato l’ordine di interrompere la partita sul più bello? Ebbene, si interrompe la partita per andare, magari, a scaricare un camion di letame, ma si va a scaricare. Voi dite: “Ma, queste cose?!”. State buoni perché un domani il Signore vi domanderà queste cose. Ad esempio, sul più bello che uno è sposato, che ha una famiglia, improvvisamente, e magari ingiustamente, viene licenziato e resta su una strada, senza pane. Il Signore domanda queste prove e quell’uomo non può ribellarsi, ma deve accettare la situazione dalle mani di Dio. Chi è vissuto fuori sa, e chi è a contatto con il mondo sa quante cose tremende il Signore domanda nella vita degli uomini; guardate che qualche volta sono tremende, quando Dio mette alla prova la fede, proprio nuda e cruda! E solo noi restiamo a mangiare e a fare festa, e quando il Signore domanda qualcosina che costa, prima si giudica e poi si fa. Eh, no! Questa non è vita religiosa! Ricordate ciò che diceva San Giovanni Bosco a San Domenico Savio : “Tu devi essere come un fazzoletto nelle mani del superiore che può fare alto o basso, così!”. Figlioli, non si tratta qui di voler fare l’idolatria dell’autorità, ma si tratta che tutti insieme dobbiamo fare la volontà di Dio. L’obbedienza è una ricerca amorosa della volontà di Dio, non della nostra; volontà di Dio che può essere espressa anche attraverso il più insulso dei superiori. È facile obbedire quando l’obbedienza sembra logica, quando ti sembra che anche tu avresti comandato così; invece si deve obbedire anche quando i superiori comandano qualche cosa che tu non avresti comandato...DIO passaggio di...
DIO scoperta di...
DIO amore a Dio
CONSACRAZIONE disponibilità
SLOGANS fuoco apostolico
CONSACRAZIONE santità
FORMAZIONE noviziato
CONSACRAZIONE obbedienza
CONSACRAZIONE vita religiosa
CROCE
VIRTÙ
fede