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UNA CONGREGAZIONE DI RELIGIOSI AUTENTICI

MI200 [22-08-1967]

22 Agosto 1967

Monsignor Carlo Fanton, vicario generale della diocesi, era molto legato a don Ottorino e alla Congregazione, e durante il periodo estivo visitava volentieri i giovani della Casa dell’Immacolata in vacanza e a volte si fermava anche alcuni giorni con loro.

Daniele Galvan, che all’epoca aveva già completato l’anno propedeutico al corso teologico, era dotato di particolari qualità organizzative.

MI200,1 [22-08-1967]

1 La Congregazione deve essere un organo qualificato. Voi capite che cosa vuol dire. Ora, la Congregazione è fatta di individui, per cui bisogna che ci siano nella Congregazione individui qualificati.
Questa mattina, mentre monsignor Fanton faceva la meditazione dicendo una parola al Vangelo, pensavo che gli individui, gli organi qualificati della Congregazione, dovrebbero vivere quello che monsignor Fanton ha detto: fede, speranza e carità. Se il mondo va male è perché non ci sono più queste virtù, e noi dovremmo fare in modo che le anime che incontriamo sul nostro cammino vivano quella vita. Un religioso, uno che si è donato interamente al Signore, non può avere altri centri di interesse che non sia il Cristo; gli altri ci possono essere in tanto in quanto hanno rapporto con lui. Per esempio, voi vi siete dati da fare per la gita di domani e per organizzarla bene. Se adesso venissero quassù tre o quattro ragazzi e fosse necessario fermarsi per seguire le vocazioni, dovreste dire: “Sì, sì, per carità, seguiamo le vocazioni”. Avete capito? Bisogna badare al centro di interesse. È giusto che domani andiate a fare la vostra gita e vi auguro che troviate il tempo bello e che vi divertiate, ma se nel momento in cui state mettendo il piede sulla corriera, dopo aver sognato una gita di tre giorni e aver fatto i vostri itinerari, vedeste passare per la strada un giovane in cui può esserci speranza di vocazione, dovreste essere pronti a spostare il piede e dire: “Rimango qui tre o quattro giorni a servire Dio per vedere se in quel giovane c’è la vocazione”. Mentre monsignor Fanton parlava, io mi domandavo: se Daniele , per esempio, che ha organizzato la gita così bene, con tanta passione, arrivato il momento di partire vedesse arrivare un giovane e gli passasse per la testa l’idea che in lui ci potrebbe essere una vocazione, sarebbe capace di dire: “Bene, bene, voi andate perché io ho un’altra cosa da fare”. Daniele, saresti capace di fare questo? Sì? L’amore di Dio dovrebbe arrivare per noi a questo punto. Non vi pare giusto? È vero che bisogna mangiare, bisogna muoversi, bisogna distrarsi, ma ogni tanto bisognerebbe che faceste un po’ di esame di voi stessi riguardo all’amore per il Signore.

CONSACRAZIONE religioso

CONGREGAZIONE appartenenza

VIRTÙ

fede

VIRTÙ

speranza

CARITÀ

MONDO

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE offerta totale

APOSTOLO animazione vocazionale

ESEMPI apostolo

FORMAZIONE

DIO amore a Dio

La cartolibreria Galla, una delle ditte più antiche e prestigiose del centro storico, era situata sul corso Palladio all’incrocio con la via dei Filippini.

Don Venanzio Gasparoni era stato consacrato sacerdote proprio in occasione del XXV di sacerdozio di don Ottorino.

MI200,2 [22-08-1967]

2 Ve l’ho detto anche altre volte che io ho preso l’abitudine da ragazzo di fare questo esame: sarei disposto a rinunciare a tutto? Ho niente attorno a me di cui direi: “Questo, no!”? Ricordate che ve l’ho detto, con semplicità, come un papà parla ai suoi figli. Quando ho celebrato il venticinquesimo aniversario di Messa, ho fatto un esame severo con me stesso per vedere se c’era qualcosa a cui ero attaccato. Ho trovato che ero attaccato alla corona, e ho dato via anche quella. Ricordate che ve l’ho detto? Non ve l’ho detto? L’ho data via e mi dispiaceva privarmene perché quando facevo il terzo anno del corso liceale monsignor Volpato ci raccomandava di tenere la corona ben conservata, di non metterla in tasca in mezzo a tutte le altre cose perché altrimenti si rompeva a pezzettini. Allora sono andato dalla signorina Veglia, quella che lavora presso la cartolibreria Galla che allora era sull’angolo e adesso si è trasferita in un’altra parte, e le ho chiesto una corona di quelle buone, di cocco, e ho sempre portato il gilè appositamente per metterci dentro l’orologio e la corona: un taschino era per la corona. E sono arrivato al venticinquesimo di Messa che avevo ancora la stessa corona, anche se una volta l’ho fatta rilegare. Monsignor Volpato diceva: “Io ho una corona che ha diciasette anni!”, e io ero arrivato che la mia aveva ventinove anni! Perciò, capite chiaramente, è durata ventinove anni perché l’ho tenuta con rispetto e sentivo la gioia di avere questa corona perché mi ha accompagnato per tutta la mia vita, praticamente dalla prima tonsura a tutti gli ordini sacri finché sono stato consacrato prete; l’avevo sempre addosso, l’ho sempre avuta in tasca, e il rosario l’ho detto alla mattina e alla sera, dalla terza liceo fino al venticinquesimo della Messa. Guardando un po’ mi sono chiesto: “Sono attaccato, c’è qualcosa, qualcosina a cui sono attaccato?”. Allora ho preso la corona e l’ho data via; Venanzio è stato pronto a portarmela via, me l’ha presa, e dopo io ne ho acquistato un’altra.
Questo non lo dico per mettermi sul piedistallo, per carità, perché mi pare che sia una cosa che dovremmo fare tutti. Non è un virtuoso chi fa queste rinunce! Non siamo religiosi se non facciamo queste scelte, non siamo religiosi! Esaminiamo la nostra vita, i nostri desideri: può esserci una cosa, può essere un desiderio, può essere lo sport, può essere un libro, può essere un qualcosa di cui direste: “Sì, a quello farei fatica a rinunciare!”. Guardate che avete rinunciato a tutto mettendovi sopra l’altare il giorno che siete andati a consacrarvi: “Faccio voto...”; rendetevi conto delle parole che avete detto: vi siete immolati interamente al Signore, e se vi immolate al Signore poi non potete cercare ancora voi stessi. Figlioli, non si può scherzare con il Signore! Vi pare sbagliato?

AUTOBIOGRAFIA

PREGHIERA rosario

AUTOBIOGRAFIA seminario

CONSACRAZIONE religioso

CONVERSIONE esame di coscienza

CONSACRAZIONE immolazione

Il riferimento è alla preghiera e prostrazione a terra insegnate dall’angelo della pace, nella sua prima apparizione ai tre veggenti di Fatima, nella primavera dell’anno precedente alle apparizioni mariane del 1917.

Cfr. Filippesi 2,7.

MI200,3 [22-08-1967]

3 Questo è il primo punto: la Congregazione è fatta di individui, e gli individui devono avere con Dio un rapporto di veri consacrati. Dopo, comunitariamente, svolgeranno quella missione che Dio ha affidato alla Congregazione, ma prima bisogna che ogni individuo stabilisca il suo rapporto con Dio in una forma da vero e proprio consacrato, da immolato nel vero senso della parola.
E allora ecco che subito scaturisce la necessità della fede, di una fede viva: bisogna alimentare questa fede, bisogna credere. È inutile che ripeta quello che ha detto monsignor Fanton perché lo avete già sentito: occorrono fede, speranza e carità. Ricordate quando ci buttavamo per terra? Io ho sempre battuto su questi chiodi. Un tempo facevamo il mese di maggio e ci buttavamo per terra in mezzo al cortile pregando: “Mio Dio, io credo, io spero, io ti amo...”. Adesso non facciamo più il gesto di buttarci per terra in mezzo al cortile. Lo facevamo anche in chiesa e ci buttavamo per terra a fare la preghiera dell’angelo: questo non lo facciamo più. Ma resta che l’individuo deve farlo. Nelle vostre stanze, se non siete buttati per terra o in ginocchio con la faccia a terra, bisogna che piegate la testa e che vi fermiate a dire: “Mio Dio, credo che tu esisti, mio Dio, io ti amo, ti adoro, spero in te!”. E dopo “... exinanivit semetipsum, formam servi accipiens...” , il Cristo redentore, Cristo che si è fatto uomo, che mi ha amato e si è consegnato per amor mio. Queste verità, figlioli, sono la base di tutto, altrimenti casca il palco! È chiaro? Cioè ci vuole la fede in Cristo redentore, la fede in Cristo presente nell’Eucaristia: tutta la nostra forza è lì, e dovete innamorarvi di lui perché, a un dato momento, ci si innamora di lui con un amore puro e santo. Vi innamorate di lui e allora siete pieni di fede, speranza e carità e siete pronti ad andare in capo al mondo, altrimenti diventate dei mestieranti, e allora andrete in cerca di mille cose, andrete in cerca di tutti i compromessi. Vi ripeto che fare il prete è il peggiore dei mestieri; la più sublime delle missioni, ma il peggiore dei mestieri! Perciò non pensate che sia un mestiere, e perché non sia un mestiere bisogna essere totalitari, perché se conservate per voi un filo, un solo filo, diviene un mestiere. Ricordatevelo: è sufficiente conservare un solo filo perché diventi un mestiere.

CONGREGAZIONE appartenenza

CONSACRAZIONE immolazione

VIRTÙ

fede

PREGHIERE dell’

Angelo

GESÙ

uomo

GESÙ

redenzione

ESEMPI Eucaristia

SACERDOZIO prete

CONSACRAZIONE offerta totale

A Natalino Peserico, che aveva completato il 1° anno del corso teologico, venne chiesto di attendere all’animazione sportiva dei ragazzi dell’esternato e anche della Casa dell’Immacolata per le sue indubbie capacità fisiche e per le sue doti di organizzatore.

Nel dopoguerra la maggioranza delle sale cinematografiche in Italia era gestita dalle parrocchie.

Zeno Daniele stava preparandosi ad accompagnare don Ottorino per il suo terzo viaggio in America Latina, che si realizzò dal 31 agosto al 14 ottobre di quell’anno 1967.

MI200,4 [22-08-1967]

4 Dico male, Natalino? Adesso parliamo da buoni fratelli: ricordi, Natalino, quando ti sei preso l’incarico di animatore sportivo e sei andato in giro raccomandando ai ragazzi: “Guardate che io mi butto nello sport, però...”, perché tu eri ben lontano di essere sportivo? Dico male? Chiaro? Guardate che io ho avuto una venerazione per Natalino in quel momento. Dopo, quanto ci ha messo lo sport a catturarti, quanto ci ha messo lo sport a prenderti? È un attimo, è un attimo! Ringrazia il Signore finché è lo sport, e se invece dello sport fosse stata una sportiva a prenderti, sarebbe stato peggio ancora! Ma guardate che è un attimo essere presi dentro!
Stiamo esaminando il caso particolare di un fratello a cui tutti vogliamo bene e che sappiamo essere un buon figliolo. Si parte con l’idea: “Guardate che io faccio questo...”, e ha sentito il bisogno di dirlo ai fratelli e di pregare: “Ragazzi, guardate che lo faccio solo per...”, ma a un dato momento si scivola e si viene presi dentro. Si può essere presi dentro nello sport, si può essere presi dentro nel cinema: “Faccio il cinema solo per le anime” , si può essere presi dentro nella televisione: “Compro la televisione solo per le anime”, e dopo si passano le ore davanti alla televisione per vedere un programma e l’altro. Ragazzi, guardate che siamo uomini, e se non c’è un sufficiente amore verso Dio, un attaccamento forte verso Dio, a un certo momento le cose ci prendono, il demonio ci vince, e allora diventiamo dei mestieranti. Sbaglio? Ve lo vi dico in nome di Dio. Stiamo attenti; io, voi, ci caschiamo tutti. Per esempio, non è vero, Zeno , si potrebbe partire per andare a fare un giro missionario in aereo e trovare gusto dell’aereo, e dire: “Già che siamo qui perché non potremmo fare...”, e a un dato momento si fa una crociera per il gusto di farla, e si trova sempre il pretesto apostolico, se si vuole. Condurre un pellegrinaggio... uno trova mille modi per fare quello che gli piace.

CONSACRAZIONE

APOSTOLO salvezza delle anime

DIO amore a Dio

MISSIONI

Don Fabiano Dalle Carbonare era un sacerdote padovano, insegnante presso il collegio vescovile di Thiene (VI), e spesso frequentava la Casa dell’Immacolata.

MI200,5 [22-08-1967]

5 Ricorderò sempre una donna, che mi vedo ancora davanti nel mio ufficio perché è venuta a protestare da me. Ve l’ho raccontata la storia? C’era un prete che era innamorato di lei, che era maestra. Era cominciato con un piccolo filo, una cosa da poco, come lo sport. Ha cominciato con conversazioni sante, e dalle conversazioni sante sono andati a finire ad azioni cattive, sono andati a finire proprio nel male. A un dato momento il prete è andato a fare gli esercizi spirituali, e ritornato a casa le disse: “Basta! - privatamente si davano del tu, ma non pubblicamente - Ehi, senti: io dico basta! Vedo anch’io che sono fuori strada: non posso più dire Messa e fare peccati. Ti domando un sacrificio: io, se tu mi sei vicina in ufficio, non posso resistere, e allora, fa’ un piacere, va’ via un po’ di tempo”. E lei: “Vado via per amor tuo, però...”. E decise di andare via, e per un anno andò a vivere in un altro posto. Quando tornò, dopo un anno, trovò che il prete si era innamorato di un’altra e che era sempre insieme con quest’altra. E allora non seppe resistere e venne da me per dire: “Senta, io lo odio, sento di odiarlo, perché allora doveva stare con me. Siete tremendi voi preti... sapete darla ad intendere, sapete tradire!”. Ne ha dette di tutti i colori contro i preti.
Non c’è niente da fare, cari: il prete o è un sole o fa tempestare! Perciò vi raccomando in nome di Dio, specialmente in questo momento: bisogna che vi preoccupiate, ma seriamente, seriamente, di mettervi in contatto con il Signore e di vivere quello che ha detto monsignor Fanton e quello che ha detto don Dalle Carbonare , quello, insomma, che ha sempre detto la santa madre Chiesa. Su questo siamo d’accordo? E allora facciamo un passo in avanti.

SACERDOZIO prete

CHIESA

Paolo Crivellaro, che aveva già completato il 3° anno del corso teologico, aveva collaborato per la stesura dell’opuscolo che don Ottorino sta commentando in questa meditazione.

Cfr. Luca 1,49.

Don Gabriele Grolla, sacerdote da appena un anno, aiutava all’epoca nella parrocchia cittadina di San Michele, detta dei Servi.

Ruggero Pinton aveva già completato all’epoca il 1° anno del corso teologico.

Il riferimento è a una lettera di don Pietro Martinello dall’Argentina.

Nel testo registrato si ascolta la risposta di don Guido Massignan: “Per conto mio la Chiesa olandese è psicologicamente già fuori della Chiesa cattolica. I vescovi hanno perso il controllo dei sacerdoti”. In seguito don Ottorino riporta un giudizio, attribuito a mons. Fanton, molto duro e senza dubbio esagerato a proposito del catechismo olandese.

MI200,6 [22-08-1967]

6 “Organo qualificato”, dice il nostro Paolino. Quando noi siamo uomini di Dio, allora è chiaro che siamo in grado di esercitare nel mondo e nella Chiesa la missione che il Signore ha stabilito. E qual’è questa missione? Figlioli, ve l’ho detto altre volte: il Signore ha preso noi, povere creature - “fecit mihi magna qui potens est” - per dire a questo benedetto mondo: “I preti li voglio così! Le anime consacrate le voglio così!”. Vi sentite la forza di essere proprio come il Signore vi vuole? Vi pare di essere così? Se in questo momento il Santo Padre prendesse a caso uno di voi, prendesse don Gabriele e dicesse: “I sacerdoti li voglio come il cappellano dei Servi. I sacrestani li voglio come Ruggero ”. Oh, non scherziamo mica, eh? Il Signore ci ha scelti per questo, figlioli! Io ho paura a dire questo, ma è così. Il Papa dovrebbe poter dire: “Io, i preti oggi nel mondo, in nome di Dio, li voglio così!”. Perché? Perché è Dio che li vuole così.
Rendetevi conto della preoccupazione che noi dobbiamo avere. Se tante volte vi dico: “O fate questo o se no ritiratevi”, ve lo dico sul serio, sapete! Io ve lo dico, ma, per carità, non ritiratevi perché abbiamo bisogno anche del numero; ma io non posso un domani tradire me stesso, la mia vocazione e la vocazione della Congregazione. Il Signore ha preso questi benedetti uomini, poveri, miseri, pieni di peccati e tutto quello che volete, e vuole preparare un gruppo di apostoli e poter dire nella Chiesa di Dio: “I preti li voglio così!”. Sono eretico? E allora, scusatemi tanto, come potete voi andare avanti dicendo: “Beh, andiamo avanti un tanto al cento”? Bisogna che vi preoccupiate, figlioli, altrimenti ritiratevi: o prendete l’impegno sul serio o vi ritirate! Sono troppo cattivo? Io non posso tradire la Congregazione. Un domani questo manipolo di uomini, lanciati nelle varie parti del mondo, deve essere la semente nuova che Dio ha stabilito in questo momento. Siamo un organo, e ce ne sono tanti altri organi nella Chiesa di Dio: i Focolarini e altri ancora... Noi abbiamo la nostra vocazione. La nostra vocazione è questa: essere prototipo, ad esempio, in Argentina. Avete sentito quella sera che cosa ha detto don Pietro quando è arrivato in Argentina, come sono i seminaristi a Santa Fe. Ieri sera monsignor Fanton accennava al problema dell’Olanda; monsignor Rettagliata, che conoscete prete prete, è andato in Olanda per rendersi un po’ conto della situazione. È tornato e ha detto... Don Guido, che cosa ha detto? Ecco, riguardo al fatto che è scismatica, qual è la verità che si salva nella Chiesa olandese? Nel compendio di morale e dogmatica che è stato pubblicato, il famoso ‘catechismo olandese’, monsignor Fanton dice che si salva soltanto che Dio esiste. Le altre verità, come il mistero della SS.Trinità, la storicità del Cristo, cioè che Cristo è veramente esistito, la sua passione e morte la sua resurrezione, la verginità della Madonna, il peccato originale, tutte queste cose sono presentate in modo che, se uno vuole, capisce che si tratta di verità e le prende come verità, ma possono essere anche interpretate soltanto come ipotesi: potrebbe essere così. E quindi potrebbero essere anche saltate, non ritenute come verità autentiche, verità di fede. Poi, riguardo al Papa: lo chiamano il vescovo di Roma e non vogliono riconoscere nessunissimo dominio del Papa; l’obbedienza al Papa... non interessa niente. Infatti, riguardo a quel catechismo, prima di tradurlo la Santa Sede ha stabilito una commissione di vescovi, i quali devono esaminare se può essere tradotto integralmente oppure no.

CONGREGAZIONE appartenenza

APOSTOLO uomo di Dio

MONDO

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE fondatore

FORMAZIONE

APOSTOLO chiamata

CONGREGAZIONE missione

MISSIONI

CHIESA

CHIESA Papa

MI200,7 [22-08-1967]

7 Diceva ancora monsignor Rettagliata - tanto per portarci in un’altra parte del mondo - che a Boston il cardinale, che conoscete come un uomo straordinario e che ha sessanta chierici in seminario, ha creduto conveniente cambiare il rettore. Là è una cosa anche più facile che qui in quanto certi cambiamenti sono una cosa un po’ naturale, tipo quelli militari: uno va da parroco a rettore, da rettore ad un altro incarico, invece qui quando uno è rettore quasi quasi deve morire rettore. Dalle nostre parti comunque adesso sta entrando un po’ di novità; anche a Padova stanno cambiando il rettore. Non è vero, Zeno? Corre voce che lo cambino un’altra volta, corre voce che vogliono mettere rettore monsignor Foffani di Este. Comunque là hanno cambiato rettore. I chierici hanno protestato e hanno chiesto di essere ricevuti tutti e sessanta dal cardinale. Io ho visto a Lourdes, quando vi sono andato, questo cardinale: vedeste che tipo! Il cardinale, saputo che andavano per protestare, ha accettato il dialogo, ma che si presentassero uno alla volta, e allora non è andato nessuno. Avevano in seminario diciotto diaconi: undici di loro sono usciti dal seminario in clergyman. Tenete presente che in seminario portano la veste, mentre fuori del seminario, finché non sono preti, non portano né la veste né il clergyman, nessuna divisa; soltanto quando sono preti vanno con la veste dentro e quando vanno fuori mettono il clergyman. Perciò là è tradizione che il chierico vada vestito in borghese finché non è prete, mentre quando è prete mette la veste o il clergyman; loro, mettendosi in questo modo, avevano già fatto un gesto di protesta, perché avevano già fatto una cosa che non potevano fare. Questi undici sono andati e si sono piantati davanti all’episcopio, e sono andati con la divisa, in modo che la gente la vedesse. Si sono messi davanti al palazzo del cardinale per essere ricevuti in massa e per protestare, come si va davanti alla Prefettura con i cartelli per protestare; sono rimasti là quasi tutta la giornata. Il cardinale ha telefonato al rettore del seminario dicendo: “Quando ritorneranno di’ loro che prendano le loro cose e che se ne vadano, perché sono espulsi dal seminario. Se fanno in tempo questa sera a farsi le valigie bene, se no, che dormano fuori del seminario e che domani vengano a prendersi le loro cose e lascino il seminario. Se vogliono trovarsi qualche altro vescovo che li prenda, bene, e se invece desiderano essere dispensati dagli impegni che hanno assunto, che facciano la domanda attraverso la curia e io li appoggerò presso Roma”. Li ha mandati tutti undici a farsi benedire.
Nella Chiesa abbiamo oggi questo fermento di insubordinazione all’autorità. Dialogo vuol dire fare quello che si vuole. Dialogo vuol dire: “Dovete fare quello che vogliamo noi!”. Il senso dell’umiltà, dell’obbedienza, di fare qualcosina che costa un pochino, lo spirito di mortificazione, sono tolti completamente e stiamo scalzando le verità fondamentali, come l’Eucaristia e tante altre.

VIRTÙ

umiltà

Cfr. Giovanni 6,68.

Nel testo registrato si ascolta una voce che suggerisce di porre tale impegno di fedeltà e di testimonianza per iscritto, e di aggiungerlo alla relazione di Paolo Crivellaro.

Don Ottorino nel 1936 era prefetto dei ragazzi del seminarietto, ospitati nel palazzo vescovile per attendere ai servizi liturgici della cattedrale, e ricevette scandalo dal comportamento poco sacerdotale di alcuni preti e nel suo cuore sorse l’esigenza di ‘non essere prete così’.

Il professor Nordera fu per molto tempo direttore dell’ospedale psichiatrico di Vicenza in corso San Felice. Popolarmente dire a uno: “Sei da Nordera!” era lo stesso che dargli del pazzo.

MI200,8 [22-08-1967]

8 Fratelli miei, il Signore ci ha chiamati per essere apostoli capaci di protesta, ma di una protesta viva, reale, nella verità. Perciò ha preso i più insulsi, cominciando da me, e dopo anche voi, un pochino; ha preso i più ignoranti, ha preso i più straccioni che non valgono niente, perché vuole dimostrare, ancora una volta, che è lui l’autore di tutto.
Mi sembra giusto, come dice Paolino, che questo sia un momento in cui dobbiamo stringerci tra noi e prendere coscienza della nostra vocazione comunitaria, e stringerci alla Chiesa, cioè al Papa. Qui lui ha parlato bene e mi ha fatto veramente piacere che abbia tirato fuori la questione del Papa perché, se in questo momento, il Papa si trova perseguitato e abbandonato, noi dobbiamo dirgli come San Pietro: “Se anche tutti ti abbandonassero, Signore, noi no, perché solo tu hai parole di vita eterna!”. In questo momento in cui perfino nella curia romana ci sono degli elementi che sono contro il Papa e che protestano a destra e a sinistra perché anche loro sono in un momento di dialogo, proprio in questo momento vi dico, figlioli, che noi dobbiamo stringerci al Papa e dirgli: “Solo tu sei il canale della nostra salvezza, l’anello che ci congiunge al Paradiso, e perciò siamo pronti a morire per Cristo!”. Si vi sentite questo coraggio state con me, altrimenti c’è il pulmino, c’è la Fiat millecento, ci sono tante altre macchine e le mettiamo a disposizione anche stamattina... o volete andarvene dopo la gita? Giuseppe, vuoi andare? Basta, ho finito! Ho esagerato? Una affermazione di questo tipo bisognerebbe metterla in una forma tale da non suscitare reazioni, perché se noi diciamo: “Vogliamo dare una testimonianza al mondo attuale di come si deve vivere da preti”, è facile suscitare reazioni. Se io avessi cominciato a dire nel trentasei quando ho visto certi esempi che mi hanno scandalizzato : “Voglio preparare una Congregazione che dia questa testimonianza!”, mi avrebbero messo in manicomio subito, presso Nordera , mi avrebbero messo in manicomio di colpo. Non si può dire: “Noi prepariamo una Congregazione per...”, ma dirlo in casa nostra, non per fare ostentazione, ma come un dovere che nasce da noi. Non so se ho reso il pensiero: è un dovere, non un atteggiamento di superbia.

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CHIESA Papa

NOVISSIMI paradiso

CONGREGAZIONE fondatore

SACERDOZIO prete

Don Ottorino si riferisce evidentemente alle esperienze vissute durante i primi due anni del corso teologico come prefetto del seminarietto della cattedrale.

MI200,9 [22-08-1967]

9 Messa per iscritto una cosa di questo genere potrebbe danneggiarci. Vedete che io vi ho presentato la cosa piano piano. Tu, don Guido, e tu, don Luigi, vi ricordate che alcuni anni fa, durante una meditazione, ho detto qualche parola, ma ho atteso anni prima di esternare una cosa di questo genere; avrei potuto esternare già nel 1936 queste idee. Non avrei potuto parlare della parrocchia vera e propria, ma del resto sì. Ti ricordi, don Guido, come queste cose, più o meno, sono state dette?
Il Signore vuole questa testimonianza, e lo capiamo sempre più mano a mano che andiamo avanti, perché forse venticinque anni fa io non pensavo allo sviluppo successivo, pensavo soltanto a quelle mormorazioni, a quelle critiche. Per esempio, sentivo i preti che parlavano male dei confratelli, che baruffavano, che quasi bestemmiavano l’uno contro l’altro; vedevo che dicevano male del vescovo, che dicevano male del prete e dopo andavano a dire Messa. Non riuscivo a concepire questa mancanza di carità fra loro e il rapporto con l’Eucaristia, ma ero ben lontano dal pensare che arrivassimo anche a negare l’Eucaristia; questa non era che la conclusione naturale, perché quando non c’è l’amore fraterno casca il palco. Se uno in sacrestia sparla di un altro, e io ho visto dei preti dire: “Bu, bu, bu, bububuh!” e dopo andare a dire Messa, che Messa possono dire? E poi tornavano in sacrestia e continuavano la baruffa che aveva lasciato interrotta prima. E magari sospendevano la baruffa perché il sacrestano li chiamava: “Ehi, dai, andiamo! Dai, è passato il tempo, dai!”. Suonava la campanella per andare a celebrare e allora cessava, ma al ritorno riprendeva un’altra volta: secondo tempo! Fra un tempo e l’altro in mezzo c’era il tempo che si chiamava Messa. Era naturale che un bel giorno si dicesse: “Beh, insomma, l’Eucaristia è soltanto una cosa!”. Un prete, perché continuavano a chiamarlo per distribuire la comunione, ha perfino detto: “Hanno inventate tante cose moderne e non hanno ancora inventato una macchinetta che, premendo un bottone, faccia uscire l’ostia consacrata!”. Ha detto così, e l’ho sentito con le mie orecchie! Potete immaginare se dentro di me non ho sentito una reazione.

CONGREGAZIONE storia

SACERDOZIO prete

EUCARISTIA S.Messa

ESEMPI Eucaristia

CARITÀ

amore al prossimo

AUTOBIOGRAFIA seminario

Don Ottorino andò a consultare il rettore maggiore dei Salesiani per avere un parere autorevole in merito al progetto di mettersi al servizio delle parrocchie gestendo gli oratori. Don Ricaldone sconsigliò don Ottorino di perseguire questo indirizzo.

Epiteto dato dall’oste a Renzo in “I promessi sposi” di A. Manzoni.

Erano così chiamati da San Giuseppe Cottolengo gli handicappati gravi che lui accoglieva e curava nell’Istituto da lui fondato a Torino.

MI200,10 [22-08-1967]

10 E allora dinanzi a questo ho detto: “Facciamo un gruppo di apostoli che credono. Prendiamo in mano gli oratori - in un primo tempo, nel 1942-1943, pensavo di andare negli oratori, non pensavo di prendere in mano la parrocchia -, andiamo con umiltà, con semplicità, andiamo a servire come le suore che vanno in una convento, andiamo in una parrocchia a servire: andiamo a servire, ma a dare una testimonianza di come deve essere il prete e di come deve essere il diacono”. Avete capito?
Sennonchè don Ricaldone, rettore maggiore dei Salesiani, mi disse: “Per carità, non ci pensi neppure perché va bene andare a servire, ma diventerebbe schiavo”. E allora maturò l’idea di prendere in mano addirittura le parrocchie: andiamo a servire la Chiesa, prendendo in mano una parrocchia, ma allora lì diamo l’esempio di come dev’essere il prete e il diacono. Capite che dire fuori queste cose è un po’ pericoloso, perché possono interpretarle diversamente da noi e darci del “povero untorello” , però per noi devono essere vita della nostra vita, sangue del nostro sangue. Che cosa dite? Noi in casa non possiamo non dircele e non renderci conto di esse. Perciò vi dico che se non vi sentite il coraggio, tiratevi indietro, ma fatemi il piacere: non rovinate tutto, perché basta un pugno di terra dentro un secchio d’acqua per rovinare tutto. Non ho paura dei vostri peccati, ho paura della mancanza di ideale. Scusate la brutta parola che dico. Non ho paura delle vostre miserie; preferisco uno pieno di miserie che uno innocente, ma senza ideali. Di uno che è anche buono, ma senza ideale... che tira avanti, non so che farne, la Congregazione non sa che cosa farne: abbiamo bisogno di gente che ha l’ideale chiaro e preciso di dove dobbiamo arrivare, e che se capita un incidente si butta per terra e piange: “Dio mio, abbi pietà di me! Non lo voglio!”. Non è la miseria che vi fermerà, che fermerà la Congregazione: è la mancanza di ideale, l’andare avanti alla buona. Se abbiamo persone che magari non hanno mai fatto un peccato veniale, ma sono prive di ideale, non abbiamo niente in mano. Preferisco avere un peccatore piuttosto che i ‘buoni figli’ del Cottolengo!

VIRTÙ

umiltà

VIRTÙ

semplicità

CONGREGAZIONE appartenenza

ESEMPI ideale

Il fontanon era una sorgente che scaturiva proprio accanto al villaggio San Gaetano. L’acqua veniva raccolta in grandi vasche, opera militare della prima guerra mondiale, per poi venire distribuita alle varie contrade di Bosco di Tretto. L’acqua che tracimava dalle vasche usciva in un abbeveratoio in cemento; era freschissima e particolarmente leggera.

Cfr. Giovanni 1,46.

Marco Pinton aveva completato all’epoca il 1° anno del corso liceale.

Nel testo registrato si ascolta una voce, forse quella di Marco, che dice: “Ci vuole coraggio”.

Nel testo registrato don Ottorino scherza un po’ sulla fede semplice e sincera della gente semplice e priva di una particolare preparazione culturale.

Livio Adessa aveva completato all’epoca il 1° anno del corso teologico.

Daniele Galvan aveva completato all’epoca l’anno propedeutico al corso teologico.

MI200,11 [22-08-1967]

11 Quando tre o quattro dei nostri religiosi vanno in un certo posto, rendetevi conto che intanto le buone anime incominciano ad avvicinarli; la buona gente cerca subito lì perché sono una fonte, sono il “fontanon” . Perché, figlioli, la gente si ferma al fontanon, anche se non c’è alcuna propaganda in giro? C’è la propaganda dell’acqua di Recoaro, dell’acqua di Staro, ma la propaganda dell’acqua del “fontanon” non l’ho mai vista in giro, però la gente si ferma. Perché? Perché quando ne hanno bevuto una volta, tornano; per niente il Signore ci ha portato vicino al “fontanon”! Voi dovete essere il fontanon in giro per il mondo, l’acqua di Fiuggi senza propaganda. Perciò non arrivate con grandi titoli, non arrivate con grandi nomi, non siete licenziati alla Gregoriana o in qualche altra università... “Può venir fuori qualcosa di buono da Vicenza? Può venir fuori qualcosa di buono da Bosco?” : niente di straordinario, con santa semplicità, ma è l’acqua del “fontanon” e chi beve torna.
Ho finito. Zeno, hai qualcosa da aggiungere? Marco , dimmi tu... Ci vuole coraggio, Marco, il coraggio di tua mamma che vuole vivere da cristiana; quello basta! Se io vi domandassi: “Dovete diventare degli oratori, dovete diventare delle cime”, ma a me basta che siate come vostra mamma; non vi domando tanto, sapete! Sarebbe diverso se domandassi cose grandiose: sii come tua mamma che non va dietro alle disquisizioni teologiche e dice : “Io non credo a quelle chiacchiere, ma inginocchiati perché passa il padrone del mondo”. Il Signore non vi domanda cose straordinarie; dopo studiate più che potete, leggete più che potete, però salvatemi questo, salvatemi questo. Non so se sbaglio; ti pare, Livio , non è giusto? Mi guardano e tacciono. Sono diventati tutti ‘buoni figli’ del Cottolengo; bisognerebbe invece baruffare. Daniele , sei d’accordo?

CONGREGAZIONE appartenenza

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

ESEMPI apostolo

VIRTÙ

semplicità

FAMIGLIA mamma

ESEMPI Eucaristia

Il riferimento è all’epoca della guerra, quando i ragazzi dell’Istituto vennero fatti sfollare in parte presso il santuario della Madonna delle Grazie a Costabissara (VI) e in parte presso la villa Thiene delle Garziere di Santorso (VI).

Da Pian delle Fugazze a Bosco di Tretto ci sono circa 50 km di strada da percorrere

Nel testo registrato una voce commenta: “Ma a quelle cose non ci credono neanche i preti!”.

MI200,12 [22-08-1967]

12 Ai primi tempi dell’Istituto facevamo queste esperienze per allenarci alla disponibilità. Io ho fatto questo ancora nel 1944 quando eravamo alle Garziere di Santorso. Usavo la tattica delle lettere: consegnavo una lettera da aprire proprio alla stazione di Santorso, ove si andava a piedi per recarsi a Vicenza, e nella lettera era scritto: “Va a Vicenza uno e tutti gli altri tornano indietro!”.
Dopo io ve l’ho fatta ad Asiago. Se vi ricordate l’ho fatta parecchie volte ad Asiago con una lettera da aprirsi ai piedi di Cima Dodici: una lettera da aprirsi qui, una lettera da aprirsi là, e arrivati ai piedi di Cima Dodici aprivate la lettera dove era scritto: “Rinunciate ad andare sulla vetta!”, e qualche volta con l’ordine di non raccogliere neppure una stella alpina. Tutto questo aveva il sapore della prova e, in principio, quando i ragazzi erano meno maturi, si poteva fare anche questo. Adesso, però, questa disponibilità deve essere intima, per cui se domani, per esempio, mentre andate a Pian delle Fugazze vi arrivasse l’ordine di tornare a casa, cioè quando siete là trovaste uno che vi dicesse: “E adesso tutti tornate a casa a piedi senza andare in cima alla montagna!”, sarebbe una prova un po’ grossa! Eppure io ho bisogno di giovani che arrivando ai piedi di Cima Dodici siano disposti a tutto, anche se questo non ve lo farò, ma potrebbe capitare un’altra prova di questo genere. Per esempio, arrivati a Pian delle Fugazze, smontati dalla corriera, potrebbe venire uno a dirvi: “Don Ottorino ha detto che torniate indietro tutti quanti a piedi!”; voi dovreste, dopo aver aperto lo zaino, mettervi a mangiare e, dopo aver fatta una cantatina, ritornare a casa a piedi. Questi sono gli uomini che rivoluzioneranno il mondo. Un domani può capitare benissimo che un vescovo vi dica: “No, non ho piacere che si faccia quella cosa!”. “Eccellenza, non sarebbe il caso...?”. “No, no, è meglio fare a meno di farla...”. E va bene, fate a meno di farla. Bisogna che crediamo ancora all’intervento della grazia; bisogna che crediamo ancora che Nostro Signore è andato a finire a Betlemme, che è nato a Betlemme perché un superbo ha voluto fare il censimento.

CONGREGAZIONE storia

FORMAZIONE

CONSACRAZIONE disponibilità

ESEMPI disponibilità

Girolamo Venco aveva completato all’epoca il 3° anno del corso teologico.

Il testo registrato termina con rumori e disturbi, per cui la meditazione si conclude con quest’ultima domanda.

MI200,13 [22-08-1967]

13 Ed è per questo che io ho bisogno di un gruppo di anime che, attraverso le circostanze, attraverso anche - come diceva Paolino - i difetti di un vescovo, perché ci possono essere anche dei difetti in un vescovo, capiscono che Dio si serve per compiere le sue opere. Adesso il Signore vi manda in montagna: andateci e ringraziate il Signore. Domani capita improvvisamente che bisognerebbe invece cambiare programma e fare un’altra cosa, si fa con tanta semplicità. Perché perdere la pace? Questa disponibilità sarà la mina che farà saltare il mondo, che farà saltare i piani di Satana. Satana ha lavorato tremendamente con i massoni, con i comunisti, e adesso sta lavorando anche nella casa del Signore; vedete che razza di confusione è entrata in casa!
Ci vuole il coraggio di un gruppo che alzi la mano come il piccolo Davide e che si metta dinanzi al gigante Golia. E questo gruppo deve essere formato da gente che sia pronta a leccare la terra, a strisciare per terra perché il demonio ha paura dell’umiltà. È solo l’umiltà che diventa disponibilità: “Non m’importa niente che mi sputino in faccia, che mi pestino sotto i piedi, non m’importa niente; voglio solo fare la volontà di Dio, e Dio si manifesta anche attraverso le circostanze. Io ho solo quello in testa, non mi interessa altro!”. Domani andate a fare la gita? La vostra gioia più grande non è la gita, è la volontà di Dio che c’è nel fare la gita. Se domani invece di fare la gita venisse l’ordine di stare a casa: voi dovete amare la volontà di Dio. Dopo, che sia dolce o che sia amara è un’altra cosa: se è dolce, ringraziamo il Signore; se è amara, faremo un fioretto. Ma è la volontà di Dio che io amo, non la gita in sé; prima della gita c’è la volontà di Dio. Domani sarete contenti perché andate a fare la volontà di Dio. Se voi non amate questa volontà di Dio e amate più le cose che ci sono dentro a questa volontà che non la volontà del Signore, figlioli, non siete arrivati ancora dove il Signore ci aspetta; non abbiamo ancora uomini da seminare, non abbiamo ancora la semente giusta! Per esempio, può darsi che quest’anno capiti che i novizi invece di fare i voti in settembre li facciano l’otto dicembre; adesso lo proporrò al Consiglio. L’ho già detto, l’ho già accennato, l’ho già detto in chiesa. Adesso i novizi dovrebbero essere contenti, ma non perché hanno rimandati i voti e sono liberi per alcuni mesi, ma contenti perché sono disposti alla volontà di Dio anche se il Signore vuole farli aspettare fino a novant’anni per fare i voti. Voi siete di Dio, e siete di Dio se cercate la sua volontà. Adesso immaginiamo quelli che faranno la vestizione: ho detto che forse la faremo fare il giorno prima che vengano ordinati diaconi o suddiaconi. Va bene? Fate la volontà di Dio e basta! A chi ha già la veste abbiamo detto che faremo fare loro un saio da frate, una divisa nuova per metterli in ridicolo dinanzi al mondo. Che cosa ne dite? Venco , hai niente da dire?

VIRTÙ

semplicità

CROCE Demonio

MONDO comunismo

ESEMPI coraggio

VIRTÙ

umiltà

CROCE persecuzioni

VOLONTÀ

di DIO