Don Pietro De Marchi, sacerdote diocesano, era passato dal seminario vescovile di Vicenza, dove esercitava l’incarico di vicerettore, alla Congregazione da poco tempo ed ora iniziava l’anno canonico del noviziato.
Zeno Daniele, che all’epoca aveva completato il 1° anno del corso teologico, aveva accompagnato don Ottorino nel suo recente viaggio in America Latina.
La Filotea ovvero L’introduzione alla vita devota è l’opera spirituale più conosciuta di San Francesco di Sales. Pubblicata a Lione nel 1609, ancora vivente il santo vescovo, ebbe 40 ristampe e nel 1656 era già stata tradotta in ben 17 lingue. Il libro è composto di cinque parti e fu scritto per “... insegnare la devozione a coloro che vivono tra le faccende domestiche, nei pubblici impieghi e che dalla propria condizione sono obbligati a fare, quanto all’esterno, la vita che tutti fanno...”.
MI203,1 [16-10-1967]
1 Intanto presentiamo le nostre congratulazioni al carissimo fratello don Pietro che quest’oggi entra giuridicamente in noviziato, anche se per noi ha già fatto i voti perpetui perché quando uno entra ha già fatto i voti perpetui. Adesso c’è tutta la trafila, ma sono tutte disposizioni giuridiche. La conclusione è che siamo tutti donati alla stessa causa: siamo nella stessa barca per farci santi insieme, per dividere insieme gioie e dolori, e per seguire il Signore e salvare anime. Questa è la sostanza. Questa mattina ho celebrato la Messa per lui. Penso che anche voi quest’oggi direte qualche preghiera per lui, perché quando arriva in casa un seme, il seme deve moltiplicarsi, affinché lui possa farsi santo, ma possa essere fonte di altri santi ancora. Ed ora un pensiero di meditazione. Ti prego di non scandalizzarti, don Pietro, perché la meditazione la facciamo con stile familiare, parlando con semplicità. Una delle cose che ho cercato di fare, andando in giro per il mondo, è stata questa: vi ricordate - non so se l’ho accennato a voi, comunque a un gruppo di voi l’ho accennato - che mi ero ripromesso durante questo periodo, questo mese e mezzo, di studiare nelle meditazioni e nei tempi liberi una scala per la direzione spirituale. Faccio un esempio. Io sono un insegnante di matematica e viene da me uno che dice: “Avrei bisogno di alcune ripetizioni di matematica”. La prima preoccupazione è vedere il suo livello di preparazione perché non è lo stesso che venga uno della 3ª media o uno della 2ª liceo, e anche se è uno di 2ª liceo non è lo stesso se devo cominciare dal programma di 1ª media per fargli matematica. Bisogna quindi vedere quale classe ha frequentato e a che punto è arrivato. Cioè bisogna fare prima un pochino di esame e studiare il caso concreto per capire se bisogna incominciare ad insegnargli la scacchiera, due più due fa quattro, ovvero cominciare con l’algebra. Bisogna vedere a che punto è arrivato. E poi io devo sapere dove arrivare; la matematica è sempre quella, ma nel metodo di insegnamento - ognuno ha un metodo di insegnamento - uno sa fare meglio, uno sa fare peggio, ma comunque dobbiamo arrivare a un determinato punto. La santità, l’unione con Dio è una sola, come la matematica - due più due fa quattro, non c’è niente da fare -, ma ci può essere un metodo per arrivare. Allora, prima di partire ci siamo proposti di trovare un metodo, che ognuno poi adatterà per poter prendere in mano prima la propria anima, e poi per portare le altre anime a nostro Signore. A questo scopo io e Zeno abbiamo cercato di studiare la La Filotea di San Francesco di Sales, e a tempo opportuno vedremo di fare un piccolo schema e di tirar fuori qualcosa in altra sede che non sia quella della meditazione, e tratteremo la faccenda.CONGREGAZIONE appartenenza
FORMAZIONE noviziato
APOSTOLO salvezza delle anime
CONSACRAZIONE santità
PREGHIERA meditazione, contemplazione
FORMAZIONE direzione spirituale
MI203,2 [16-10-1967]
2 Uno degli aspetti sui quali mi sono soffermato è questo: la meditazione. Non è il caso che tiriamo fuori adesso ogni cosa, ma solo quello che riguarda la meditazione. Ricordate come per il passato io ho sempre insistito su questo punto: prima della meditazione bisogna mettersi in contatto con il Signore, e ho visto come San Francesco di Sales insiste proprio su questo. Mi pare che La Filotea sia fatta per noi, perché San Francesco di Sales dice: “Io parlo a quelle anime che vivono nel mondo, non a quelle di clausura, e che vogliono farsi sante”. In altre parole vuole dire ‘carmeli ambulanti’, cerca di fare delle anime contemplative in mezzo all’azione. Siamo proprio in casa nostra! In altra sede tratteremo questo problema: sembra che questo santo abbia parlato proprio per noi. Per il passato ho insistito sulla necessità di mettersi in contatto con il Signore prima di fare la meditazione, perché la meditazione per noi è fondamentalmente incontro con Dio; è il soldato che parla con il suo ufficiale, o l’ufficiale che parla con l’ufficiale maggiore. Io mi incontro con il Signore, sto insieme con lui, tratto con lui le questioni mie e sue, sue e mie, gli interessi nostri. San Francesco di Sales, parlando di questo punto della meditazione, che per conto mio è il più importante, perché altrimenti minacciamo di fare uno studio, di leggere, di leggicchiare, di fare una cosa intellettuale e basta, dice: “Io consiglio vari modi per mettersi in contatto con Dio...”. Per esempio, uno può mettersi in contatto con Dio pensando alla sua immensità o alla sua potenza; un altro può mettersi in contatto con Dio presente dentro di noi che siamo templi dello Spirito Santo perché Dio è dentro di noi; un altro può mettersi in contatto con Dio pensando alla sua umanità, cioè pensando a Gesù che si trova in cielo e che un giorno sarà nostro giudice; e un altro invece può rappresentarsi Gesù presente, cioè, meglio ancora se siamo in chiesa, nel tabernacolo, nell’Eucaristia. Per il passato, sempre seguendo San Francesco di Sales, io vi dicevo anche questo: cerchiamo di avere davanti a noi un’immagine di Gesù. Per esempio, quando io penso a mia mamma non penso a lei quando aveva quindici o vent’anni perché non mi ricordo com’era... io non c’ero! Penso a mia mamma quando era a Grumolo, negli ultimi anni della vita.PREGHIERA meditazione, contemplazione
PREGHIERA
DIO rapporto personale
SLOGANS carmeli ambulanti
ESEMPI preghiera
Monsignor Marco Scalco è stato per molti anni rettore del seminario vescovile di Vicenza e poi padre spirituale. Era quindi una figura conosciuta da don Ottorino, e anche da don Pietro De Marchi nominato subito dopo.
Cfr. 1 Cor 2,2; Gal 3,1 e 6,14.
Nell’esempio don Ottorino nomina l’assistente Antonio Zordan e don Pietro Martinello che si trovavano missionari in Argentina.
MI203,3 [16-10-1967]
3 Se, per esempio, noi pensiamo a monsignor Scalco : voi non pensate a monsignor Scalco quando aveva quindici o vent’anni, e neanche tu, don Pietro, pensi a monsignor Scalco nell’ultimo tempo quando lo hai visto in seminario. Pensiamo, per esempio a monsignor Rodolfi, a una persona amica che ci è stata vicina: la pensiamo nelle circostanze in cui l’abbiamo conosciuta, in cui siamo vissuti insieme. Quando penso a mia mamma la ricordo specialmente negli ultimi tempi della sua vita. Non vi pare? Quando dico Gesù, questo nome dovrebbe dirmi qualcosa, perciò io dovrei sforzarmi, quando lo contemplo nel tabernacolo, quando vado in chiesa, quando parlo con lui, di vederlo anche un po’. Non dobbiamo fare del sentimento, ma il Signore bisogna vederlo. Ognuno di noi quando pensa a sua mamma la vede in casa, la vede in quella circostanza... Se pensate ai nostri fratelli che sono in America o a Crotone, voi li pensate anche fisicamente, e allora non fate male pensare Gesù, immaginandolo vivo, e per far questo non dobbiamo essere tutti inquadrati con lo stesso schema. Qualcuno, per esempio, può pensarlo nell’orto degli ulivi; qualcuno può pensarlo crocifisso come San Paolo che diceva: “Conosco uno, uno solo, Cristo, e questo crocifisso” ; un altro più giovane potrebbe dire: “Io preferisco pensarlo nella casa di Nazaret che lavora, che si sacrifica, che obbedisce alla Madonna, che è preoccupato di fare la volontà del Padre”; un altro può pensarlo mentre risuscita i morti o sta predicando; uno può pensarlo anche in Paradiso, risuscitato e glorioso che ci attende e che desidera che arriviamo a lui. Comunque, qualche volta bisogna fermarci e rappresentarcelo un pochino facendo la meditazione. Per esempio, volete rappresentarvelo crocifisso? Nella meditazione settimanale che fate della Via Crucis, perché la Via Crucis è meditazione, voi continuate a ricalcare questo pensiero di Gesù crocifisso: lo vedete mentre si offre vittima per noi, mentre si lascia crocifiggere per noi... E allora se voi nella meditazione che fate nella Via Crucis, se negli incontri che fate con Gesù nell’Eucaristia, vi raffigurate il Cristo presente, ecco che nella meditazione voi lo vedete. Io vedo mia mamma. Mio fratello Zordan? Voi vedete Zordan qui presente; voi vedete don Pietro Martinello in segreteria, da una parte e dall’altra.GESÙ
MISSIONI
MARIA
Cfr. Gv 1,1.
Cfr. Filippesi 2,8.
MI203,4 [16-10-1967]
4 Gesù, io devo vedere Gesù! “In principio erat Verbum et...” . In principio c’era il Verbo, e il Verbo si è fatto carne e abitò in mezzo a noi: ed eccolo crocifisso per noi, per esempio. E io lo vedo che si distende “factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis” . Perciò io direi e insisterei questa mattina proprio sulla necessità di metterci alla presenza del Signore, in contatto con il Signore quando incominciamo la meditazione, di vederlo il Signore. E questo Gesù che vediamo io lo immagino in un certo momento della sua vita pubblica o privata; ma se uno dice che invece preferisce contemplare l’immensità di Dio o che preferisce pensare ad altri misteri di Dio... ognuno è libero perché qui non si costringe nessuno. La cosa necessaria è che prima della meditazione mi fermi, perché la meditazione non divenga uno studio, e allora mi metto in contatto con il Signore e parlo con il Signore. Che cosa dirò al Signore? Prima di tutto lo saluterò. Per esempio, io personalmente preferisco seguire questa traccia: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo”. Un altro può dire: “Io preferisco invece fare un atto di adorazione”. Ad ogni modo bisogna passare per il momento dell’adorazione, che è un atto di fede, di ringraziamento: “Signore, ti ringrazio. Quanto bene mi hai voluto! Se io fossi nato...”. In America Latina ho commentato con don Zeno: “Se fossimo nati in mezzo a questa gente, in quella capanna... Se fossi nato in mezzo a quella povera gente... Se fossimo nati là!”. Che cosa abbiamo meritato noi, che cosa abbiamo dato al Signore per avere avuto una mamma come l’abbiamo avuta noi? Abbiamo avuto dei sacerdoti vicino, abbiamo avuto... È stato tutto dono di Dio! E noi, come abbiamo corrisposto? Se noi mettiamo questi due punti: un atto di fede nella presenza di Dio, di adorazione di Dio, e consideriamo poi il contrasto fra quello che Dio ha fatto per noi e le nostre miserie, siamo preparati per la meditazione, siamo in atteggiamento adeguato per poter trattare con Dio. E allora cominciamo con la verità, a fare la verità.GESÙ
crocifisso
DIO rapporto personale
PREGHIERA meditazione, contemplazione
VIRTÙ
fede
DIO riconoscenza a...
MISSIONI
A questo punto don Ottorino concede alcuni minuti di silenzio per ravvivare il contatto personale con il Signore.
MI203,5 [16-10-1967]
5 Se non vi dispiace, scusate se ho mangiato dieci minuti della meditazione; adesso per un paio di minuti proviamo a metterci in contatto col Signore, e poi partiamo. Quando alla mattina vi dico: “Prima di tutto mettiamoci in contatto con Dio...”, voi avete già capito che cosa dovete fare. Partite per conto vostro; stiamo fermi un momentino e poi partiamo. Può darsi che qualche mattina facendo la meditazione, quando siete da soli, vi fermiate su questo primo punto, su questo inizio: cominciate a ringraziare il Signore e a domandare perdono e...vi svegliate dopo mezz’ora di meditazione. Dico ‘svegliate’ nel senso spirituale; qualche altra volta può darsi anche nel senso materiale, pazienza! Dice Santa Teresina del Bambino Gesù che i bambini piacciono ai genitori anche quando sono addormentati. Può darsi che qualche mattina il Signore voglia vedervi addormentati. Che cosa volete fare? Pazienza! Domandate perdono al Signore e cercate di svegliarvi durante il giorno, con tanta semplicità. Io vi dico che può darsi che qualche mattina, mentre state facendo la meditazione da soli, vi perdiate in questa parte introduttiva: cominciate a mettervi alla presenza di Dio, cominciate a ringraziare il Signore e a domandare perdono per quella volta che avete disgustato il Signore, cominciate a conversare con il Signore delle grazie e dei dispiaceri. Più bella meditazione di questa! Vi siete incontrati con Dio, vi siete rianimati spiritualmente, e adesso avanti. Offritela al Signore quella meditazione e non preoccupatevi, perché qualche volta lo Spirito Santo può prendervi così.PREGHIERA meditazione, contemplazione
DIO rapporto personale
PREGHIERA dialogo con Dio
VIRTÙ
semplicità
MI203,6 [16-10-1967]
6 Adesso vediamo con un pensiero di entrare un pochino nel tema della meditazione. Ieri un confratello mi ha dato una consolazione grande. Parlavamo delle missioni, e ad un certo momento mi ha detto una frase che a prima vista sembrerebbe un pochino noncurante: “A me non interessa quale missione dovrò compiere. Quello che a me interessa, e le dico la verità, è di fare la volontà del Signore; perciò un posto o l’altro è per me lo stesso. Quello che interessa a me è compiere in ogni istante la volontà del Signore”. Fratelli miei, mi pare che la volontà del Signore sia proprio questa: che tutti noi arriviamo a questa disposizione nelle mani di Dio, essere come morti nelle mani di Dio: “Signore, io voglio fare solo la tua volontà, ma farla completamente la tua volontà!”. A prima vista sembrerebbe quasi di avere in mano quattro imbranati, senza volontà. Ma non è vero. Ma adesso qual’è la volontà di Dio? Una volta con Zeno in terre lontane abbiamo detto guardando tutta quella povera gente, gente senza pastore e senza sacerdoti, gente disponibile: “Volontà di Dio è che questa gente abbia da credere, che questa gente sia istruita, che questa gente possa avere fede. La volontà del Signore è che tutti gli uomini abbiano a credere, che si faccia una bella famiglia, una grande famiglia di credenti, che queste donne che vediamo qui siano come le nostre buone mamme, che questi papà che vediamo siano come i nostri buoni papà, che questi ragazzini siano come quelli dell’Immacolata, come li vuole il Signore”. Il Signore poi, io penso a me e voi pensate a voi stessi, ha scelto me, sacerdote, perché io faccia questo. Sicché volontà di Dio è che tutti gli uomini credano, che tutti gli uomini diventino una grande famiglia, la famiglia di Dio, e volontà di Dio è che io faccia questo, cioè che mi consumi interamente, che consumi tutte le doti che lui mi ha dato per fare questo. Sicché la evangelizzazione del mondo si può dire che è tutta opera mia, e allora io desidero solo una cosa: fare la volontà di Dio, ma Dio vuole che io salvi il mondo. Non so se dico eresie. Don Pietro, dico eresie? Speriamo di no. Allora: da una parte io riconosco che sono niente, che sono un servo inutile, che sono una povera creatura, ma dall’altra io sento che quello che il Signore mi chiede è tutta cosa mia, e perciò devo mettercela tutta.APOSTOLO missione
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE radicalità
MISSIONI
FAMIGLIA
SACERDOZIO prete
DIO piano di salvezza
CONSACRAZIONE offerta totale
VIRTÙ
Cfr. Matteo 9,38.
Don Ottorino nomina di seguito don Vittorio Venturin, don Luigi Furlato e l’assistente Livio Adessa.
MI203,7 [16-10-1967]
7 E per venire al pratico, io pensavo così: adesso bisogna reclutare vocazioni perché qui ci vogliono uomini. E allora io devo non soltanto pregare, pregare: “Pregate il padrone della messe...” , perché questo è indiscusso. Fermo restando tutto questo, dobbiamo cercare anime che soffrono, ammalati che offrono le loro sofferenze più che sia possibile. Siamo d’accordo? Ma, dopo aver fatto questo, resta chiaro che io come uomo devo essere come un industriale, uno che impianta una fabbrica, supponiamo una falegnameria o un’industria qualunque. Un uomo che cosa fa? Ce la mette tutta per organizzare, per vedere, per fare, per realizzare il suo sogno umano. Ebbene, io per realizzare la ricerca delle vocazioni devo mettercela tutta, come un industriale ce la mette tutta per impiantare la sua fabbrica. Supponiamo che uno voglia fare una fabbrica di automobili: studia tutti i particolari; lui non dice: “Beh, aspetto che i disegni vengano giù dal cielo”. No! Cerca gli ingegneri, cerca i tecnici, i mezzi, i fondi, il terreno, la fabbrica, cerca... cioè lui organizza la cosa in forma umana. Anche noi nella ricerca delle vocazioni, per esempio, dobbiamo mettercela tutta, come se dipendesse tutto esclusivamente da noi, e questa è la volontà del Signore. Perciò noi dobbiamo ricercare le vocazioni, cioè investire tutti i mezzi umani per la ricerca delle vocazioni come se fosse tutta opera esclusivamente nostra. Dico eresie, don Vittorio? Dico eresie? Siete d’accordo? Tu, maestro dei novizi? Livio? Mi pare che sia questa la volontà del Signore. Devo arrivare a quello che ha detto il confratello ieri sera: “Per me non c’è più niente, io non desidero niente, desidero solo fare la volontà del Signore”. Adesso il Signore mi ha messo in questo posto: qual è la volontà del Signore? La volontà del Signore è che salviamo tutto il mondo.PREGHIERA
PENITENZA
GRAZIA Corpo Mistico
APOSTOLO uomo
ESEMPI impegno
APOSTOLO animazione vocazionale
VOLONTÀ
di DIO
Don Marcello Toniolo e don Antonio Costa erano due sacerdoti diocesani molto legati alla Congregazione.
Don Ottorino ci teneva molto che i suoi religiosi fossero uomini di criterio, cioè uomini di buon senso, avveduti anche nelle cose del mondo, equilibrati nei giudizi e nelle scelte operative, misurati nel parlare e nell’agire, simpatici e affabili nel trattare con le persone
MI203,8 [16-10-1967]
8 E allora cominciamo. Parte prima: preghiera. Bisogna mettere le spalle al sicuro: preghiera e sacrifici, devo pregare io e far pregare la gente. Mettiamo le spalle al sicuro! E poi ricerca delle vocazioni. Qui devo mettercela tutta, tutta l’organizzazione umana. E che cosa fa quell’industriale che vuole impiantare una fabbrica? Va anche in cerca di consiglio, va a vedere se quel terreno è migliore, se c’è l’energia elettrica, cioè cerca consigli umani, consulta persone esperte. E allora anche noi dobbiamo cercare qualche sacerdote, qualche buon sacerdote come don Marcello Toniolo, don Antonio Costa, gli amici che abbiamo fuori... Non fanno così gli industriali? Cercano consiglio di qua e di là in modo da fare un’organizzazione di ricerca più grande che sia possibile. Secondo passo: dobbiamo formare questi uomini come fossimo noi soli a formarli, sapendo poi che è il Signore che li forma, sapendo che è il Signore che li trasforma, che è il Signore che li porta a quel dato punto di santità, ma noi dobbiamo, sia nella formazione spirituale di questi individui, come nella formazione tecnica, nella formazione intellettuale, mettercela tutta come fosse opera nostra. Noi dobbiamo dire: “Beh, abbiamo raccolto questo elemento che il Signore aveva prescelto, lo abbiamo raccolto con il nostro lavorio umano”, naturalmente aiutati dalla grazia di Dio. Adesso si tratta di formarlo, sempre con la grazia del Signore: formarlo uomo, uomo di Dio, formarlo santo, come abbiamo detto altre volte. Bisogna formare un uomo di criterio. Per esempio, una delle qualità che abbiamo visto necessaria in missione è che i nostri religiosi siano uomini di criterio, uomini di buon senso. Il buon senso è necessario, sapete, cioè sapere un pochino scegliere dall’A alla Z: bisogna avere buon senso e criterio. E allora ci dovrà essere il nostro sforzo per farli uomini di criterio, per farli uomini colti, per prepararli, in modo che siano preparati anche sotto l’aspetto umano, intellettuale, e sotto l’aspetto della cultura religiosa. E anche a questo proposito è importante farsi aiutare da elementi esterni, se fosse necessario, se non avessimo forze interne sufficienti: insegnanti, laici... ambienti moderni.PREGHIERA
PENITENZA
GRAZIA Corpo Mistico
APOSTOLO animazione vocazionale
ESEMPI vocazioni
FORMAZIONE
GRAZIA
APOSTOLO uomo di Dio
DOTI UMANE criterio
MISSIONI
FORMAZIONE noviziato
Davanti alla facciata nord della Casa dell’Immacolata c’era un pergolato di viti di varie qualità, che maturavano uve da agosto fino a ottobre. I giovani della Casa dell’Immacolata andavano a piluccare gli acini maturi e così si vedevano grappoli mezzi piluccati e mezzi ancora da maturare.
L’allusione è a don Matteo Pinton e a Giorgio Girolimetto, studenti di filosofia presso l’Università Gregoriana di Roma.
MI203,9 [16-10-1967]
9 Si possono avvicinare, per esempio, i movimenti che ci sono attualmente nella Chiesa, scegliendo fior da fiore; quello che c’è di buono scegliamolo dappertutto. È sbagliato? Quello che c’è di buono scegliamolo. Sapete chiaramente che non tutto il male è male, e non tutto il bene è bene. Come l’ape passando in un fiore prende quello che c’è di buono, anche voi quando andate a racimolare, a vendemmiare i racimoli d’uva , non raccogliete i pampini, non mangiate i pampini, ma se c’è un racimolo maturo lo vendemmiate, quello che c’è di buono si porta via. Perciò anche quando leggete qualche rivista, qualche libro, non dovete leggere tanto per passare il tempo, ma leggere per raccogliere: “Questo è buono! Il resto non mi interessa”. Noi abbiamo un’idea, abbiamo un programma, perciò quello che c’è di buono mettiamolo via, potiamolo da quelle che possono essere stupidaggini umane. Può darsi che ci siano due o tre ciliegie buone, e quelle tiriamole via, mettiamole via. Chi ha scritto quelle cose può essere partito da un’idea buona, ed essere poi andato fuori strada: prendiamo l’idea buona. Non so se esagero nel dire questo. Sono fuori strada nel dire questo? Spero di no. Tu, Zeno, che sei stato in America? Qui abbiamo voci della Gregoriana. Dobbiamo mettercela tutta nella formazione di questi uomini, come fosse tutta opera nostra. Terza cosa: lanciarsi alla conquista delle anime, cioè alla realizzazione della grande famiglia di Dio, e lanciarsi anche in questo come fosse tutta una organizzazione umana. Non è sufficiente che si mandino altri uomini a predicare il Vangelo; un’organizzazione umana non fa così.CHIESA Movimenti ecclesiali
ESEMPI discernimento
FORMAZIONE
APOSTOLO salvezza delle anime
I Marzotto erano industriali tessili ma con interessi in molti altri campi economici; Ernesto Gresele era industriale nel campo dell’acciaio che aveva nelle ‘Acciaierie Valbruna’ un’industria leader per la produzioni di acciai inossidabili e con leghe speciali.
MI203,10 [16-10-1967]
10 Se, per esempio, domani partissero da Vicenza quattro o cinque uomini, mandati in Brasile per sfruttare una montagna di ferro: c’è una montagna che ha il 70% di ferro, e una organizzazione vicentina manda quattro o cinque uomini a sfruttare la montagna: “Andate e impiantatevi!”. Supponiamo che siano uniti insieme in società Marzotto e Gresele per lo sfruttamento di quella montagna; voi pensate che mandino un gruppo di tecnici e poi li lascino là? Dopo un pochino vanno a vedere, scrivono, si interessano delle difficoltà: “Beh, vediamo, mandiamo un’altra macchina. Abbiamo sbagliato sistema? Vediamo se è il caso di cambiare”. In altre parole danno un’assistenza tecnica agli uomini che sono là e tengono il collegamento, in modo che si lavora insieme. Poi, se c’è un altro gruppo che sfrutta una montagna in Guatemala invece che in Brasile e ha trovato un altro sistema, si cerca di scambiare le esperienze degli uni e degli altri. Se poi è il caso di fare gli altiforni si costruiscono a metà strada, in modo che servano a tutti quanti, a quelli del Brasile e quelli del Guatemala. Cioè si cerca di fare una organizzazione umana. Voi capite che le cose nel campo umano sono organizzate. Perché? Se andate a vedere la Fiat, per esempio, voi vedete che non si fa un’automobile alla buona: si parte disegnandola e poi si fa l’automobile. No! Si fa tutto un insieme di disegni e poi si finisce per fare le automobili a catena; c’è un’organizzazione per rendere di più. Anche nel campo apostolico noi dobbiamo portare tutti gli elementi che sono dono di Dio, l’intelligenza che ci ha dato il Signore, e anche qui vedere di organizzarci in modo tale da rendere il massimo possibile con il minimo sforzo: salvare più anime che sia possibile.MISSIONI vita missionaria
SOCIETÀ
tecnica
SOCIETÀ
lavoro
APOSTOLO salvezza delle anime
Cfr. Lc 17,10.
MI203,11 [16-10-1967]
11 La ricerca delle vocazioni, la formazione degli uomini e il lavoro apostolico, ricordatevi, sono tutta opera di Dio. Alla fine, anche se riuscissimo a realizzare che tutti gli uomini fossero una famiglia, la famiglia di Dio, che tutti vivessero in grazia di Dio e che tutti fossero santi, noi dovremmo essere capaci di fare quell’atto di umiltà che è verità, e dire: “Siamo servi inutili!”, riconoscendo che è stata tutta opera di Dio. Dobbiamo essere veramente convinti che tutto è opera di Dio, che Dio si è servito di noi, della nostra pochezza, e che se abbiamo fatto qualcosa, lo abbiamo fatto con i doni di Dio. Dobbiamo proprio arrivare alla fine e dire : “Siamo servi inutili!”. Allora siamo come ha detto il confratello ieri: “Per me, io sono nelle mani di Dio! Voglio solo fare la volontà di Dio!”. Con questi uomini Dio realizza grandi cose. Non so se sono fuori strada. E allora, anche perché il tempo è passato, concludendo la meditazione con un paio di minuti di silenzio, vi invito a dire al Signore - diciamolo, ma diciamolo chiamando la Madonna perché ci dia una mano -: “Signore, io voglio fare solo la tua volontà. Tu mi hai dato la vocazione e vuoi che io lavori con te per salvare il mondo. Ebbene, Signore, sono a tua disposizione, però come uomo ti assicuro che ce la metterò tutta. Ce la metterò tutta per ‘corrompere’ i miei vicini per portare dentro vocazioni, per cercare le perle preziose dove tu le hai messe. Ce la metterò tutta per formare me stesso e per aiutare i fratelli a formarsi”. Ecco perciò la necessità della correzione fraterna: quando tu vedi un compagno, un fratello che ha un difetto, che magari non va bene nella vita apostolica, ecco la necessità amorosa della correzione fraterna, perché tu senti il bisogno che tuo fratello sia santo, che si presenti bene. “Signore, te lo prometto, e anche nel campo apostolico, se lo Spirito Santo mi suggerirà qualche cosa, non la terrò dentro di me, ma la dirò fuori”. Questa è la disposizione che il Signore vuole da ciascuno di noi.VIRTÙ
umiltà
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE disponibilità
MARIA maestra, guida
PREGHIERE di donazione
COMUNITÀ