La frase iniziale è detta evidentemente in tono scherzoso, anche se l’invito è serio ed importante.
A questo punto don Ottorino concede un momento di silenzio per facilitare l’incontro personale con il Signore.
Forse a questo punto don Ottorino imita un predicatore che apre la bocca senza emettere il suono delle parole.
Don Guido Massignan era all’epoca il segretario generale della Congregazione e il direttore della Casa dell’Immacolata.
Don Ottorino si riferisce a tutte le meditazioni precedenti, fatte prendendo lo spunto dal libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana, Treviso 1966, del quale si serve anche per la presente meditazione. Le citazioni, prese dalle pagine 85-90, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
MI220,1[23-01-1968]
1. Ho detto ai fratelli che “vi hanno preceduto nella vita eterna” di mettersi alla presenza del Signore, e lo hanno fatto per tre o quattro minuti. Adesso cercate di mettervi anche voi alla presenza del Signore, cioè cerchiamo, come al solito, e questo facciamolo anche nelle altre meditazioni quando siamo da soli, di metterci dinanzi a lui e diciamogli: “Signore, quanto sono stato cattivo! Quante grazie tu mi hai fatto! Come dovrei essere perfetto e invece che cosa sono!”. Questo atto di umiltà, questo atto di adorazione dinanzi al Signore è la condizione indispensabile per poter prendere veramente contatto con Dio. Procedamus! Ricordate la storia di quel predicatore che non era preparato a fare la predica e ha detto: “Comprenderanno la mia predica solo coloro che sono in grazia di Dio; gli altri non capiranno niente”? E ha cominciato a parlare: così, così... E tutti, dopo, avevano capito. Non la conoscete la storia? Non l’hai mai sentita, don Guido ? Tutti hanno detto di aver capito perché avevano paura di ammettere di essere in peccato mortale. Qualcosa di simile capiterà stamattina. Prescindiamo dalla preparazione di chi parla. Qui, adesso, siamo proprio arrivati ad incontrarci con il Cristo. Tutte le meditazioni che abbiamo fatto in precedenza hanno avuto lo scopo di prepararci ad incontrarci con il Cristo. Adesso, caro don Pietro , vedremo se ti incontrerai con il Cristo o no. Tutti dopo direte di sì. Noi ci incontreremo con Cristo nella misura in cui saremo andati al Giordano, avremo fatto un po’ di penitenza, ci saremo sforzati di domandare perdono al Signore dei nostri peccati, ci saremo messi nella disposizione spirituale di incontrarci con lui. Se abbiamo fatto questo cammino e siamo in questo spirito, “cor contritum et humiliatum”, noi possiamo incontrarci con lui; se non siamo in questo spirito di umiltà, è impossibile incontrarci con lui. Perciò, durante la meditazione, cerchiamo di fare di nascosto questo atto di umiltà o almeno di metterci in contatto con lui. “Conoscere Gesù Cristo”. Quanta gente, fratelli, e ve ne accorgerete quando sarete più vecchi e girerete il mondo, parla di cose che non conosce! Troverete persone che parlano di cose che non conoscono, professori che fanno scuola e non conoscono la materia che insegnano. Un professore ha esclamato: “Che cosa pretende che io mi ricordi del francese? Che vuole: mi hanno messo ad insegnare francese, ma io l’ho studiato solo fino alla V ginnasio e poi basta, non l’ho più studiato, e mi hanno messo come professore ad insegnare il francese! Devo studiarmelo prima io!”.DIO presenza di...
DIO contatto con
VIRTÙ
umiltà
PENITENZA
CONVERSIONE
GESÙ
Ad esempio, uno che ha studiato biologia all’università ha i titoli per insegnare materie scientifiche nelle scuole medie. Ha studiato biologia per andare a lavorare in un reparto di ricerche specializzato in biotecniche, ma non trovando lavoro nel suo campo specifico è costretto, magari, a ripiegare sull’insegnamento per poter campare.
Don Ottorino chiama “esternato” la scuola Ferdinando Rodolfi per ragazzi semiconvittori, nella quale facevano servizio di assistenza i giovani chierici della Casa dell’Immacolata.
Cfr. Matteo 7,1.
MI220,2[23-01-1968]
2.Quante volte capita che un professore fa scuola e non solo non è per niente specializzato nella materia, ma nemmeno la conosce come dovrebbe saperla un ragazzo di quelli a cui fa scuola. Eppure fa scuola! Don Guido, è o non è così? Qualche volta non ha neanche mai studiato la materia e va a fare scuola perché ha il titolo di studio ed è arrivato in quel posto per un’altra strada e ora deve insegnare quella materia che non ha neanche mai visto. Quante volte vi accorgerete che ci sono, purtroppo, anche uomini di Dio che parlano di Cristo senza mai avere visto Cristo! Voi certamente sareste scandalizzati se vi sentiste dire che un professore insegna il francese e non lo ha neanche mai studiato... non sa niente di francese. Se uno facendo i suoi corsi regolari avesse studiato l’inglese, si fosse laureato e lo avessero mandato all’esternato a insegnare il francese, verrebbero a casa gli assistenti a dire: “Oh, mamma mia, don Aldo... Ah, don Ottorino... se sapesse! C’è una professoressa che insegna francese e, pensi, non conosce neppure l’alfabeto francese; deve studiarselo lei per poi poterlo insegnare ai ragazzi! Ma, insomma, la scuola italiana ...”. Vi straccereste le vesti. Ebbene, fratelli miei, vi sono tanti uomini, maestri in fatto di religione, che non sanno neanche l’alfabeto del Cristo. Adesso qualcuno, magari don Pietro, potrebbe osservare: “Che cosa può dire lei di me?”. Non parlo di te, caro tesoro! Però vi accorgerete in giro per il mondo quante sono queste persone! Non basta avere una scuola con venti professori; bisogna che i professori siano all’altezza del loro compito, altrimenti è meglio averne dieci soltanto. Supponiamo di avere all’esternato venti professori e che nessuno di loro sappia la sua materia; è meglio averne sette o otto soltanto, ma che sappiano la materia: ci si arrangerebbe in qualche modo, ma almeno non si avrebbe l’illusione di avere dei professori. Fratelli miei, è facile che vi incontriate con uomini che sono posti sulla cattedra per parlare del Cristo e non conoscono Cristo. Vogliamo con questo giudicare? No, non tocca a noi giudicare, però dobbiamo esaminarci, perché anche noi siamo diretti su questa strada. Fratelli, non giudichiamo. “Nolite judicare” . Quei tali in Paradiso saliranno, forse, mille volte più in alto di noi. La constatazione che noi facciamo deve essere solo per noi, esclusivamente per noi. E quando nell’apostolato ci troveremo vicino a qualcuna di queste creature, con la carità di un fratello dobbiamo aiutarla ad essere come il Signore vuole che sia. Ma guai a noi se giudichiamo! Se ci fossimo trovati noi nelle stesse condizioni, saremmo mille volte peggiori.APOSTOLO uomo di Dio
GESÙ
GESÙ
unione con...
ESEMPI conoscenza di Gesù
CONVERSIONE esame di coscienza
MI220,3[23-01-1968]
3.Perciò dobbiamo usare tanta carità dinanzi a una simile realtà. Nel mondo ci sono tanti che siedono sulla cattedra, che parlano tanto di Cristo, che dicono tante cose di Cristo, ma...Verrebbe voglia di domandare: “Ma tu, Cristo, lo hai visto?”. Sarebbe lo stesso caso di coloro che parlano tanto dell’America... e non hanno mai messo piede in America! “Ma, tu sei stato in America?”. “No!”. “Ma, allora, anima di Dio...”. “Eh, ne ho sentito parlare”. “Prima visita e dopo parla!”. “Tu hai visto Cristo? L’hai sentito? Ti sei incontrato con Cristo?”. “No”. “Bene, prima incontrati con Cristo e dopo parla di lui!”. Bisogna porre attenzione a questo! Studiare tanto è importante, fratelli. Ve lo dicevo dieci o quindici anni fa: prima bisogna incontrarsi con lui e poi su questa base studiare il più possibile. Però questa è la base! Posta questa base, vi accorgerete che anche in fatto di studi, in fatto di lauree, sarò più largo di quanto non crediate. Ma ci vuole questa base! Quando tu mi presenti uno che veramente si è incontrato con lui, che vive con lui, allora possono essergli concessi tutti gli altri mezzi, il più possibile. Perché vuoi che vada in bicicletta se può andare in aereo? È chiaro? Però, fratelli miei, questa è la base! E su questo punto ognuno deve continuamente esaminarsi, tanto il giovane quanto l’anziano, e ognuno è responsabile dei propri fratelli, oltre che di se stesso. Domani in una Comunità non basta che tu dica: “Io mi sono incontrato con il Cristo questa mattina e non me ne importa degli altri”. No, siamo tutti responsabili! Perciò se in una Comunità si vede che un fratello sta abbandonando il Cristo e per abbandonare il Cristo non occorre andare a donne o a fare peccati mortali, l’altro fratello, anche se è più giovane, ha il dovere di aiutare il fratello ad incontrarsi con il Cristo.CARITÀ
amore al prossimo
GESÙ
unione con...
GESÙ
incontro personale
CONVERSIONE esame di coscienza
COMUNITÀ
fraternità
Cfr. Luca 2,45-46.
MI220,4[23-01-1968]
4.Figlioli miei, scusate se faccio una divagazione, ma io vi supplico in nome di Dio, in nome della mamma nostra, la Madonna, in nome delle anime: non lasciatevi prendere dall’attivismo esterno! È facilissimo, facilissimo, tremendamente facile che veniate assorbiti dalle attività che dovrebbero essere mezzi e divengono fine: può essere la costruzione di un oratorio, la formazione di un centro giovanile, di un’associazione sportiva, di una associazione di uomini, di giovani. Guai se quelle cose, che possono essere un mezzo meraviglioso e che sono necessarie, non restano un mezzo e, senza volerlo, a un dato momento divengono fine. Se io parlo con uno di questi confratelli e dico: “Sta attento! Bisogna che questi siano mezzi e non fine”, mi risponde: “Eh, certo! Siamo d’accordo!”. Però non basta che sia d’accordo con la testa; deve mostrare con i fatti che è d’accordo. Ecco il punto tremendamente pericoloso! L’uomo di Dio, che si è incontrato con Cristo, a un dato momento perde la testa: esce di qui, si tuffa nelle attività, fa... ed ha l’illusione di essere ancora con Cristo. E invece che cosa fa? Ha un attivismo che è tutt’altro che quello di Cristo e, senza accorgersene, sta accontentando se stesso. Siete d’accordo? Questo è il pericolo. A un dato momento un bravo figliolo che si è messo con tutta la buona volontà, si è tuffato in mezzo alle opere, diventa arido e non ha più niente da dare. Così comincia a fare male la meditazione, la tralascia o la fa svogliatamente, comincia a fare male le altre pratiche di pietà... Comincia così! Ricordatevi: è lui che salva le anime, e quando vi accorgete che lui non c’è, che non l’avete più, fate come la Madonna e San Giuseppe, tornate indietro, tornate indietro! Loro sono tornati a Gerusalemme. Quando vi accorgete che non l’avete più, domandate al vostro superiore: “Mi concede una giornata di ritiro? Mi permette che esca per un po’?”. “Ma c’è tanto da fare!”. Se ti viene la febbre ti fermi, non è vero? E questa cosa è peggiore di una febbre! Andiamo avanti!MARIA la nostra buona mamma
APOSTOLO attivismo
APOSTOLO uomo di Dio
GESÙ
incontro personale
APOSTOLO salvezza delle anime
Il riferimento è a Raffaele Testolin, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.
MI220,5[23-01-1968]
5.“Cercheremo dunque di conoscere Gesù Cristo attraverso alcune pagine del Vangelo. Non faremo né un trattato di teologia né un trattato di spiritualità. Ci sforzeremo solo di contemplare Cristo. In ogni scena del Vangelo lo contempleremo innanzi tutto nella sua natura umana”. Cristo è uomo; siamo uomini anche noi. Caro Raffaele , se avrai la grazia di essere prete, anche dopo essere consacrato prete resterai uomo. Il giorno dopo ti accorgerai di aver fame come prima e, alla sera, avrai sonno come prima: resterai uomo! “Gesù è perfettamente uomo come noi. Richiamate quello che è detto a questo riguardo nelle lettere ai Filippesi e agli Ebrei. Nell’epistola ai Filippesi troviamo questa formula: “Egli ha preso la forma di schiavo, divenuto simile gli uomini e apparso in aspetto di uomo” (2,7). Nell’epistola agli Ebrei leggiamo prima questa formula: “È divenuto in tutto simile ai suoi fratelli” (2,17). E poi quest’altra: “Non abbiamo un sommo sacerdote incapace a compatire le nostre debolezze; egli è stato provato in tutto in una maniera simile a noi, ad eccezione del peccato” (4,15). È molto utile avere la profonda convinzione che Gesù è veramente un uomo come noi; diversamente non potremmo entrare nella sua intimità”. Come potresti entrare nella sua intimità se egli fosse soltanto Dio e non anche uomo? Possiamo entrare nell’intimità se c’è un punto comune. “D’altronde, come potremmo aiutare i nostri fratelli ad entrare nel mistero dell’Incarnazione se non giungessimo a persuaderli che Gesù è veramente un uomo? Troppo facilmente si correrebbe il pericolo di pensare a Gesù come a un essere intermedio: né pienamente Dio come il Padre, né pienamente uomo come noi. Un giorno esortavo una povera donna ad accettare volentieri la sua sofferenza e le rievocavo la sofferenza di Gesù al Gethsemani. Essa mi rispose: “Per lui non era la stessa cosa: egli era Dio”.GESÙ
uomo
APOSTOLO uomo
GESÙ
unione con...
MI220,6[23-01-1968]
6.Un’altra volta un prete mi diceva che nel Vangelo non si parla delle mortificazioni volontarie. Allora io gli risposi: “Che cosa bisogna pensare del digiuno di Cristo?”. E con un sorriso aggiunsi: “Quando lei avrà digiunato per quaranta giorni, allora discuteremo nuovamente sul problema della mortificazione volontaria nel Vangelo”. Anche noi, preti, corriamo il rischio di dimenticare che Gesù è veramente uomo. Ma questo non basta, dobbiamo anche ricordarci che Gesù è un uomo perfetto”. E qui ti voglio! Avremmo tante cose da dire in questi giorni, peccato che non mi lascino fare la meditazione più di due volte la settimana! “Senza dubbio è uomo come noi, ma ha realizzato alla perfezione tutta la bellezza della natura umana. Ricordiamo le parole del salmo: “Tu sei bello, il più bello dei figli degli uomini” (Salmo 45,3). Lui che ha voluto chiamarsi “Figlio dell’uomo” ha dunque realizzato la bellezza umana e la grandezza umana molto più di coloro che noi definiamo “grandi uomini””. Anche la palestra per gli esercizi fisici è una bella realizzazione che contribuisce a fare l’uomo, ma qui c’è un’altra palestra, più grande della nostra. E vedrete la conclusione. “Del resto, a rigor di termini, non ci sono “grandi uomini”. Ci sono, è vero, grandi scienziati, grandi poeti, grandi capi di stato, anche grandi atleti; ma gli uomini non sono grandi che a condizione di sviluppare in loro la tale o la tal’altra qualità, il che provoca quasi sempre un certo squilibrio nella loro vita”. Perché se uno si sviluppa solo in un senso, ne risulta un certo squilibrio. “Al contrario la grandezza umana di Gesù è fatta di armonia e di equilibrio: è una grandezza semplice, tanto semplice che spesso si rischia di non porvi attenzione. Attraverso i testi del Vangelo che mediteremo insieme faremo in modo di scoprirla. Gesù è veramente uomo e uomo perfetto; ma è anche, insieme, il Figlio di Dio. Ma qui non possiamo spiegare nulla: tocchiamo il mistero.APOSTOLO uomo
APOSTOLO uomo di Dio
Il professor Marcello Peretti era titolare della cattedra di pedagogia all’università di Padova. Frequentava spesso la Casa dell’Immacolata e di tanto in tanto teneva delle lezioni di psicopedagogia ai giovani sui problemi dell’adolescenza e della crescita verso un autentica maturità umana.
MI220,7[23-01-1968]
7.È Dio come il Padre, dunque l’Eterno e l’Onnipotente; in lui c’è la pienezza dell’essere e dell’amore. Egli è Dio. Certamente la sua divinità non si vede in un modo sensibile, ma non avremmo fatto niente se non arrivassimo ad essere in contatto con la divinità di Cristo per mezzo della fede. Ecco ora qualche scena del Vangelo. Vi proporrò tre testi in questa istruzione ed altri tre nell’istruzione seguente”. Cominciamo con un testo. “Gesù a Nazaret”. “È nel capitolo secondo di San Luca che troviamo maggiori dettagli sulla vita di Gesù a Nazaret, ma è molto poco ciò che sappiamo. Sappiamo semplicemente che Gesù era un uomo come gli altri. È nato come tutti i bambini, è stato necessario fasciarlo e deporlo come per qualsiasi neonato (2,7). Ed è cresciuto. Questo dettaglio è messo esplicitamente in evidenza al versetto 52: si dice che Gesù cresceva in statura. Niente di straordinario in questa crescita: Gesù è diventato grande come tutti i bambini, ed è divenuto un adolescente, e poi un giovane e poi un adulto”. Gesù è divenuto adolescente, come il professor Peretti vi ha spiegato nelle sue lezioni. “Il Vangelo ce lo presenta ancora all’età di dodici anni mentre andava con i suoi genitori alla festa della Pasqua. Era come tutti i ragazzi della sua età e gli piaceva andare da una parte all’altra. Neppure i suoi genitori si inquietarono quando non lo videro con loro durante il cammino di ritorno: erano persuasi che Gesù fosse con gli altri ragazzi della sua età, con i loro parenti e conoscenti”.PAROLA DI DIO Vangelo
Il riferimento è a Marco Pinton che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.
MI220,8[23-01-1968]
8.I ragazzi non stanno mai fermi. San Giuseppe e la Madonna si chiedevano: “Sarà lì, sarà là...?”. Erano convinti che fosse nella carovana, perché era un ragazzino. Gesù non era certo con la corona o con i salmi penitenziali: era un ragazzino come tutti gli altri! “Sappiamo ancora dal Vangelo che egli cresceva in sapienza e in grazia (vv 40 e 52). Non bisogna dunque pensare che Gesù abbia dimostrato nella sua fanciullezza una forma di santità propria degli adulti: niente in lui lo distingueva dagli altri ragazzi; era perfettamente saggio, è vero, ma nel modo conveniente a un ragazzo, non a un adulto. L’avremmo potuto incontrare a Nazareth senza che nulla ce lo facesse distinguere dagli altri. Ma questo ragazzo, che è in tutto simile agli altri, li supera tuttavia per la perfezione della sua natura umana. Vi era certamente in lui una squisitissima sensibilità...”. Bisogna che portiate pazienza perché c’è poco tempo, altrimenti avremmo potuto spiegare ulteriormente il brano, ma la spiegazione verrà. “Vi era certamente in lui una squisitissima sensibilità: doveva avere per il padre suo verginale e per la madre sua una grandissima delicatezza nel suo modo di agire. In questo contesto si deve comprendere la riflessione di Maria quando lo trovò al tempio. Ella gli disse: “Figlio mio, perché ci hai fatto questo? Vedi, tuo padre e io ti cercavamo con angoscia” (v. 48). Gesù aveva una tale delicatezza nel suo affetto filiale, che la madre non arrivava a capire perché avesse agito così. Sapeva tuttavia che Giuseppe e lei sarebbero stati nell’angoscia e nella sofferenza a causa sua. Non è un rimprovero, è un problema che ella si pone”. Perciò c’è in questo la parte umana, la parte sensibile di Gesù. Non si può dire: “Gesù si assenta da suo padre e da sua madre e non capisce niente, non sente niente per questo!”. Invece avrà sofferto più lui che non suo padre e sua madre nel pensare che erano in cerca di lui, cioè la sua parte sensibile avrà sofferto. Supponiamo che tu, Marco , a un dato momento faccia una disobbedienza: scappi via. Sei a casa e, invece di andare a scuola, vai in un’altra parte. Tu senti che questo non va bene, e pensi al dispiacere della mamma. Ora anche Gesù avrà sofferto perché la sua parte sensibile era come la nostra. Sonno era sonno, fame era fame, però la sua parte sensibile era dominata dalla volontà: ecco l’uomo perfetto, ecco la sostanza! Anche Gesù aveva la parte sensibile come noi, però la sua parte sensibile era dominata dalla volontà, e la sua volontà era in comunicazione con la volontà del Padre. Questo è l’uomo che vorrei ci fosse qui dentro! Restate uomini, per carità, restate uomini, però la parte sensibile sia sempre dominata dalla volontà. Non siate mai governati dalla parte sensibile, e la volontà sia sempre messa in relazione con quella del Padre. Ecco, questo vorrei! Datemi un pugno di uomini così e sconvolgeremo il mondo. Comunque sottolineo solo questo perché c’è poco tempo, altrimenti si potrebbe sottolineare molto di più. Ho voluto metterci quel cappello all’inizio, ma ripareremo tra qualche giorno.PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
uomo
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO uomo
MONDO
Il riferimento è a don Vittorio Venturin, che era già sacerdote dal mese di aprile del 1967.
Nell’atrio esterno della Casa dell’Immacolata c’erano due gruppi scultorei in pietra di Nanto: il primo rappresentava Maria in atteggiamento di benigna accoglienza e il secondo rappresentava due giovanetti, Gesù e un ragazzo, che si rivolgevano a Maria con atteggiamento di fiducia e di amore.
Don Pietro De Marchi era all’epoca nell’anno del noviziato.
MI220,9[23-01-1968]
9.“Dunque Gesù aveva una sensibilità estremamente delicata, ma nello stesso tempo questa sensibilità di figlio era perfettamente sottomessa alla sua volontà. Lo si vede nettamente nella risposta alla madre: “Perché mi cercavate? Non sapevate che mi devo interessare delle cose del Padre mio?”. La sua sensibilità lo portava a rimanere con la mamma e con il papà, non a fermarsi al tempio, e caso mai ad avvisarli: “Mamma, papà, guardate che devo fermarmi al tempio”. Questa sarebbe stata la sua sensibilità, ma la sua volontà, messa in comunicazione con la volontà del Padre, cioè con una telefonata in alto gli dice: “No, tu ti fermi senza avvisare”. La sua sensibilità ne soffre, ma non importa: la volontà comanda! “Gesù sapeva che i genitori avrebbero sofferto per la sua assenza, ma non poteva, sotto il pretesto di evitare loro questa sofferenza, disobbedire al Padre suo. E il Padre aveva voluto che egli restasse al tempio senza preavvertirli. Quale perfezione umana a dodici anni! Una sensibilità molto delicata, ma che non comanda. Quale forza di volontà fin d’ora! Sì, Tu sei bello, il più bello dei figli dell’uomo”. “Che non comanda”! Questo è il nostro pericolo, il nostro disastro, quando la sensibilità comanda. “Mi piace giocare il calcio”, e allora la sensibilità comanda. “Mi piace leggere”, e allora comanda. “Mi piacciono altre cose, la musica”, e allora comanda. Non vi condanno perché vi piace lo sport, non vi condanno perché vi piace la lettura, non vi condanno perché vi piace la musica: vi condanno perché non è la volontà che comanda a queste tendenze. Non vi condanno perché vi piace bere un bicchiere di vino; vi condanno perché è il vino che comanda a voi, non voi al vino. Non ti sembra giusto, don Vittorio ? Avere una sensibilità, una bella sensibilità, vuol dire senz’altro essere uomini, altrimenti è essere come le statue che sono fuori della porta. Chi ha avuto una sensibilità più grande di quella di Gesù? Ringraziamo il Signore se abbiamo una grande sensibilità, però comandata dalla volontà e questa diretta dalla volontà di Dio. Gli Apostoli... Don Pietro , ecco gli uomini che occorrono a noi! Pensa che paradiso sarebbe una comunità parrocchiale formata da uomini così, con il cuore grande come quello di un bue... non per correre dietro alle ragazze. Sensibilità: si vede una bella ragazza... Ah! “No, piano! - dice la volontà - Sciocco, scherzi?”. E allora fuggo? No! Perché? È figlia di Maria, poverina, andiamo a farle una carezza... Occorre un equilibrio meraviglioso. Oh, Gesù! “Ma troviamo un altro segno della grandezza umana di Gesù.GESÙ
uomo
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE
DOTI UMANE sensibilità
Cfr. Luca 2,47.
MI220,10[23-01-1968]
10.Osserviamolo nel tempio di Gerusalemme come Maria e Giuseppe l’hanno visto nel momento di ritrovarlo. “Era seduto in mezzo ai dottori: li ascoltava e li interrogava”(v.16). Talvolta si presenta Gesù che insegna in mezzo ai dottori: è un errore, ciò non è conforme al Vangelo. Gesù era un ragazzo di dodici anni: non insegnava, ascoltava, come devono fare i ragazzi di dodici anni. Poneva delle domande: era normale per un ragazzo di dodici anni. Non c’è niente nella vita di Gesù che non sia veramente conforme alle leggi dello sviluppo umano. Ma è detto nel Vangelo: “Tutti coloro che l’ascoltavano era stupiti della sua intelligenza e delle sue risposte” . Ci si accorgeva dunque, attraverso questo comportamento di ragazzo, che Gesù oltrepassava tutti gli altri. È bello nella sua sensibilità perfettamente controllata dalla volontà, ed è bello nella sua intelligenza così perfetta. Ma già, in certo qual modo, si rivela la sua divinità. Voi avete certamente messa a confronto la risposta di Gesù alla domanda di Maria. Ella gli disse: “Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”. “Tuo padre e io”: intendeva parlare di Giuseppe, il padre verginale. E Gesù rispose: “Non sapevate che io mi devo interessare delle cose del Padre mio?"”. Sarebbe come se un domani un parroco dicesse: “Ma non sapete che io devo fare la volontà di Dio, non la mia?”. “Ma, io mi aspettavo che lei...”. “Capisce che io devo fare la volontà di Dio? Io non sono qui per fare la mia volontà!”. “Gesù parla di suo Padre che è Dio. È la prima volta che nel Vangelo egli rende testimonianza su questo punto: comincia già ad affermare che è Figlio di Dio. Fu un tale mistero per Maria e Giuseppe, che è detto esplicitamente nel Vangelo: “Essi non compresero le parole che aveva detto loro” (v. 50). Certamente Maria sapeva che suo Figlio era il Figlio di Dio: l’Angelo glielo aveva annunciato. Ma sembra che in questo contesto così semplice, non abbia pienamente compreso come tutto ciò fosse legato. Anche noi contempliamo il Cristo Gesù. Ma facciamo come la Vergine Maria; è detto infatti: “Sua madre conservava fedelmente tutti quei ricordi nel suo cuore” (v. 51). Voglia lei ottenerci di conoscerlo, lui, il Verbo di Dio che ha voluto farsi bambino e che ha manifestato nella sua fanciullezza tutta la bellezza della natura umana e che ci ha permesso di percepire, attraverso i tratti di un ragazzo, lo splendore eterno del Verbo di Dio. Gesù più tardi dirà: “Colui che ha veduto me, ha veduto il Padre” (Gv. 14,9)”. Io vi faccio l’augurio che in questa giornata possiate avere tanta sensibilità, ma che siate uomini perfetti, che la vostra sensibilità sia comandata dalla volontà e, imitando Gesù, possiate fare in modo che la vostra volontà sia diretta dalla volontà del Padre.GESÙ
uomo
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE
APOSTOLO uomo