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LA SANTA MESSA VISSUTA

MI235[28-03-1968]

28 marzo 1968

A questo punto don Ottorino concede, come era sua abitudine all’inizio di ogni meditazione, un momento di silenzio per facilitare il contatto personale con il Signore.

Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.

Il gruppo citato da don Ottorino in pietra di Nanto si trova a Tremignon, piccola frazione del comune di Piazzola sul Brenta, al bivio dell’ingresso del paese tra la strada provinciale che porta a Padova e la strada che corre lungo l’argine del Brenta e che congiunge Tremignon alla statale Valsugana. Il gruppo, molto ben riuscito, comprende un leccio su cui è posata Maria e ai suoi piedi i tre pastorelli e alcune pecore; il tutto è circondato da piante di rose.

Lo scultore Canton aveva modellato le quattordici formelle in terracotta per la Via Crucis della chiesa dell’Immacolata: è una Via Crucis molto bella e piena di pathos, con il volto di Cristo sempre in primo piano.

MI235,1[28-03-1968]

1.Sia lodato Gesù Cristo.
Avete mai avuto l’occasione di tenere una conferenza di sera, con la luce accesa, lo schema davanti, un bel gruppo di persone, e improvvisamente viene a mancare la corrente e si spegne la luce? Voi vi trovate lì, senza luce e senza poter consultare lo schema sulla carta. Immaginate un momentino la situazione: trovarsi senza luce e senza carta. Il guaio sarebbe minimo se fosse una predica o una conferenza che sapete bene, ma se dovete seguire uno schema... e non potete vedere le persone e sentite un certo brusio... Questa è la situazione di un apostolo che non è in contatto con Dio nella vita apostolica: un uomo che parla, che ha la carta davanti e non vi può leggere, eppure deve dire qualcosa, sperando intanto che arrivi la corrente. Mettiamoci ora in contatto con il Signore e domandiamogli la grazia che la sua luce risplenda continuamente in tutti i giorni della nostra vita, affinché possiamo leggere quello che lui vuole che noi diciamo alle anime. Non so se tu, don Pietro , conosci Canton Felice. Conosci lo scultore Canton Felice? Ah, povero uomo, hai perso metà della tua vita! Canton Felice è lo scultore delle nostre statue: un bravo figliolo. Voleva farsi religioso qui da noi, ma a condizione di continuare a fare lo scultore. Gli ho detto di no perché il nostro fine è un altro. Gli ho spiegato che se lui veniva per donarsi al Signore, allora sì, e che poteva darsi che poi avrebbe potuto dedicarsi anche alla scultura. È un uomo che lavora molto bene, che scolpisce bene; ha fatto la statua della Madonna, ha fatto anche il gruppo di Fatima che si trova a Tremignon. Un giorno sono andato da lui, mi sono fermato a parlare un momentino e mi ha detto: “Don Ottorino, ha visto le ultime cosette che ho fatto?”. Canton è l’artista che ha fatto il busto di monsignor Rodolfi e la Via Crucis della nostra chiesa. Lavora bene, è uno che lavora veramente benino, e si può dire che lavora proprio con l’anima: vive quello che fa, ci mette passione. Canton non si farà mai ricco perché non ha il coraggio di chiedere quello che costano le sue opere; lui ce la mette tutta, ma soprattutto vuole fare opere che siano vive. Mi ha detto: “Don Ottorino, ha visto le ultime cosette che ho fatto?”. Aveva i modelli del lavoro che aveva fatto per le suore Rosarie di Udine e altre cosette. Poi mi ha detto: “Ha un po’ di tempo che le faccio vedere qualcos’altro?”. Mi ha fatto entrare nella sua stanza da lavoro: polvere di marmo dappertutto, e in cima a uno dei ripiani c’erano le statuette di piccole dimensioni che poi vengono riprodotte sul marmo.

DIO contatto con

CONSACRAZIONE offerta totale

Nella parrocchia di Fondo Gesù, a Crotone, c’è questa statua in pietra di Nanto. Alcuni anni dopo avrebbe scolpito, sempre in pietra di Nanto, per la parrocchia del Rione San Francesco, una Madonna con Bambino che è posta nel piccolo giardino coltivato a rose nei cortili da gioco della parrocchia.

MI235,2[28-03-1968]

2.Non so se a voi è mai capitato di trovarvi in compagnia di persone come lui: vi mostrano con gioia quello che hanno fatto, che io chiamerei le loro creature perché sono opere uscite dalla loro anima. “Guardi questa Madonnina: le piace? Guardi questo Sacro Cuore che ho fatto, - ha appena fatto un Sacro Cuore anche per Crotone - guardi bene questo Sacro Cuore, lo osservi bene in controluce”. Accompagnare un artista che ti mostra le sue opere è una cosa veramente piacevole e bella, anche perché vedi che ti mostra qualcosa di suo.
Quando si accompagna un artista nel suo studio e questi mostra le sue opere, quale sentimento si prova? A meno che non si tratti di Picasso, perché allora bisogna proprio dirne di bugie, se sono lavori fatti bene, quale sentimento viene da esprimere? Una parola di lode. Non vi pare? Corriamo avanti con l’immagine. È logico che si dica: “Caro Felice, è proprio bella quest’opera che ha fatto!”. “Le piace? Sono contento che le piaccia...”. E poi ti fermi a lodare le varie opere, e ne lodi in modo particolare due o tre. Ora facciamo un passo, che nella realtà della mia visita al laboratorio di Canton Felice non è successo. Visitando queste opere - di solito i modelli sono di gesso o di terracotta - tu sbadatamente ti appoggi, rovesci una di queste opere e la rompi. “Felice...”. “Beh, don Ottorino, non si preoccupi, la metto a posto io!”. “Scusi, sa, Felice”. “Non si preoccupi!”. Prima lo avevo tanto lodato per le sue opere e poi ne rompo una. Insomma, io mi confondo e gli domando scusa. E lui: “Don Ottorino, lasci stare; la rimetterò a posto io!”. “Sì, ma lei capisce...”. Prima di andarmene lui aveva visto che avevo adocchiata una sua opera, l’avevo particolarmente esaltata, e lui mi ha voluto regalare il modellino. Quali sono, dunque, i sentimenti che dovrebbero accompagnarmi alla partenza dalla casa di Felice? Primo: un sentimento di lode: “Felice, guardi, mi congratulo con lei. Era un pezzo che non venivo qui dentro. Mi congratulo sinceramente con lei; ha fatto delle cose veramente belle!”. E poi un sentimento di scusa: “Felice, mi scusi per quell’incidente, mi perdoni!”. “Ma, don Ottorino...”. “Che razza di danno le ho fatto!”. “Ma non ne parli neanche!”. E poi ringraziare per il dono: “Grazie, tante grazie del dono che mi ha fatto”.

ESEMPI vari

Fernando Murari frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.

Don Ottorino scherza. La Sassonia è una regione della Germania mentre in italiano non esiste un termine simile per indicare una raccolta di sassi in generale come il discorso che don Ottorino sta facendo vorrebbe.

Il riferimento è a Leonzio Apostoli, che all’epoca stava completando il corso teologico.

Anche per questa meditazione don Ottorino prende motivo dal libro di L. G. SUENENS, Teologia dell’apostolato della Legione di Maria, Coletti Editore Roma 1953, che poi in realtà non usa minimamente.

Il detto latino, che trova riscontro in una sentenza di Aristotele, significa: “Le cose abituali non fanno impressione”.

MI235,3[28-03-1968]

3.Mi sembra che questo dovrebbe essere l’atteggiamento che noi dobbiamo avere con Dio, sempre, ma in modo particolarissimo in un momento che è veramente grande, cioè al momento della Santa Messa, nell’incontro che abbiamo ogni giorno con Cristo all’altare. Ogni momento della giornata dobbiamo sentire il bisogno di cantare le glorie di Dio.
Questa mattina ho chiesto a uno di voi - non dico il nome, altrimenti Fernando si arrabbia - fuori della porta della chiesa: “Hai già salutato il Signore?”. “Veramente - mi ha risposto - l’ho ringraziato perché c’è il sole, ma mi sono dimenticato del resto”. Questo è già qualcosa; dimostra di essere abbastanza cristiano. Bisogna ringraziare il Signore, cioè, adorare il Signore, adorare. Il primo sentimento è proprio quello di sentire la presenza del Signore. Ieri vedevo qualche confratello intento a osservare i sassi, i sassetti... ‘la sassonia’ ; era arrivato a casa con un pacco di ‘sassonia’, non è vero, Leonzio ? Ebbene, com’è bello, vedendo queste cose, adorare il Signore! Come entrando nello studio di Felice dobbiamo sentire quasi il bisogno di ammirare Felice riprodotto nelle sue opere, vorrei dire ammirare l’impronta di Felice, l’anima di Felice che vibra dentro le sue opere, così in tutte le meraviglie del creato dobbiamo vedere Dio, vedere Dio. Se io, per esempio, fossi andato a visitare lo studio di Felice e non avessi trovato lui a casa, incontrandolo poi gli avrei detto: “Felice, sono andato a casa sua e la signora mi ha mostrato tutte le sue opere: belle, sa! Sono veramente contento di averle viste”. Ecco il mio primo incontro con il Signore al mattino: deve essere un inno di adorazione, ma proprio un inno di adorazione. Il nostro cardinale qui ci parla appunto di questo: il punto centrale della giornata è l’incontro con il Signore per il nostro rinnovamento. Purtroppo noi ci siamo fatta l’abitudine di questo incontro. “Ab assuetis non fit passio”, dice la massima. Anche noi abbiamo l’abitudine. Noi dovremmo fare in modo che ogni Messa debba essere la prima Messa, ogni comunione come la prima comunione: la prima Messa e l’ultima Messa, la prima comunione e l’ultima comunione.

EUCARISTIA adorazione

EUCARISTIA S.Messa

PREGHIERA

DIO riconoscenza a...

DIO presenza di...

CREATO

Don Ottorino si riferisce alla consacrazione sacerdotale che sarebbe avvenuta il 6 aprile di quell’anno dei sette diaconi dell’ultimo anno del corso teologico, fra i quali c’era anche don Luciano Bertelli nominato scherzosamente.

MI235,4[28-03-1968]

4.Se domani io dovessi celebrare la Messa e sapessi che è l’ultima Santa Messa che celebro e che domani sera sarò già morto, capite bene che quella Messa - ne ho celebrato migliaia di Messe! - sarebbe diversa dalle altre. Se fosse la prima Messa che celebro, l’unica, per esempio, che io potessi celebrare... Se un prete avesse soltanto la possibilità di celebrare una sola Messa in tutta la sua vita, a turno, ah, come si aspetterebbe quel turno! Se un cristiano potesse fare una sola comunione, a turno, come aspetterebbe quella comunione!
Fratelli miei, il fatto di poterci avvicinare ogni mattina a lui non deve cambiare niente: verrà tolta la parte del sentimento, la parte esteriore, ma quella interessa relativamente. Per esempio, adesso che i nostri cari figlioli stanno preparandosi al sacerdozio, tu vedi che incominciano già a non capire niente. Siamo già rassegnati: per un mese, un mese e mezzo, non capiranno niente. Poco capivano prima... - vero, don Luciano? - poco capivano prima, adesso capiscono niente, e dopo neanche un mesetto capiranno ancora meno, anche perché dovranno fare il catalogo dei doni che hanno ricevuto nella festa della prima Messa. Fratelli miei, è importante l’incontro con il Cristo al mattino; escludiamo la parte sentimentale, la parte sensibile, che ci può essere o non essere, ma la fede dovrebbe portarci lui presente. Per cui al mattino, quando ci avviciniamo all’altare, dovremmo sentire la presenza di lui, e il primo sentimento dinanzi a lui deve essere proprio un sentimento di adorazione. I cieli e la terra cantano le lodi del Signore, tutto l’universo canta le lodi del Signore, e noi dinanzi a lui dovremmo rivedere tutte le sue opere, tutto quello che ha fatto il Signore e sentire il bisogno di prostrarci dinanzi a lui e dire: “Signore, tu sei il mio Dio; tu sei il mio creatore; tu hai creato l’universo, hai creato l’anima mia, mi hai dato la grazia! Signore, io ti adoro, io ti riconosco per il mio Dio!”. Noi sacerdoti, prima di celebrare la Messa e prima di fare la comunione, dovremmo proprio fare questo atto di fede: “Mio Dio, io credo!”.

EUCARISTIA S.Messa

EUCARISTIA comunione

SACERDOZIO prete

DIO presenza di...

GESÙ

centro

CREATO

DIO creatore

VIRTÙ

fede

È la rivista mensile dei Focolarini. Su questa rivista l’ingegnere Piero Pasolini di Milano, focolarino della prima ora, scriveva articoli di taglio scientifico, soprattutto di astronomia, di astrofisica e sullo sviluppo che la scienza stava compiendo nel campo atomico e sub atomico e nei sistemi elettronici che avrebbero rivoluzionato la tecnologia.

Per ‘tagliatelle’ in gergo militare si intendono delle striscioline di vari colori o dorate o argentate, cucite sulle maniche della giacca della divisa militare e che servono a distinguere i gradi dei sottufficiali. Gli ufficiali portano i gradi in forma di stellette, da una a tre, in argento o oro, sulle spallette della giacca della divisa.

MI235,5[28-03-1968]

5.Quando ci si presenta a una persona... Per un soldato non è la stessa cosa presentarsi al caporale o al generale; è giusto sapere chi c’è dentro l’ufficio. Se, per esempio, io dovessi andare: “Scusi, chi c’è dentro?”. “Il generale”. Eh, non è la stessa cosa entrare in un magazzino ed entrare nell’ufficio del comandante d’armata, non è la stessa cosa! Tu prova ad osservare un sergente quando entra in cucina e quando entra nell’ufficio del suo comandante: tu vedi che si esamina per essere tutto in ordine per presentarsi al suo comandante.
Ora noi dobbiamo presentarci dinanzi al nostro Dio e sentire che c’è il creatore dell’universo. Figlioli, quando vi dico: “Andiamo in chiesa, fermiamoci lì, facciamo la ‘cura del sole’, mettiamoci lì...”, la prima cosa a cui pensare è che lì c’è il nostro creatore, il nostro Dio. Quando arriva Città Nuova mi diverto a leggere la pagina di Pasolini: è il primo articolo che leggo perché, quanto più grandi vedo le opere di Dio, tanto più grande vedo il mio ‘papà’. Si sente talvolta dire: “Oh, mio papà...”. “Che cosa faceva?”. “Faceva il carabiniere”, ha detto quell’altro. “Mio papà, eh!”. Eh, si sa, aveva le ‘tagliatelle’. Ecco, più vedo grande l’opera di Dio, più vedo grande l’universo, più vedo le bellezze dell’universo, anche leggendo la rivista medica, e più sento la grandezza di mio padre. Bisogna che ci aiutiamo un pochino. Per esempio, quando salite in montagna o quando andate in mezzo ai campi, adesso che la primavera sta un pochino risvegliandosi, fermatevi un istante. Quando avete visto quel filmato sulla natura, con tutti quei fiori, vi è stato più facile sentire che è nostro padre che ha fatto tutte queste cose. Cercate di sentire che quella particola santa che abbiamo in mano o che stringiamo dentro di noi è proprio il nostro Dio, il quale ha fatto tutte queste cose, e le ha fatte per noi. Perciò è necessario avere questo senso di adorazione. E allora bisogna fermarsi, figlioli, bisogna fermarsi e pensare a queste cose.

ESEMPI Dio unione con...

DIO Padre

CREATO

ESEMPI Eucaristia

Il riferimento è a Zeno Daniele e all’assistente Vinicio Picco che avevano accompagnato o don Ottorino o don Aldo nella visita alle Comunità della Congregazione nell’America Latina, in luoghi poveri e climaticamente duri e difficili.

MI235,6[28-03-1968]

6.Il secondo pensiero, immediatamente successivo, che ci deve accompagnare nella Santa Messa è il ringraziamento. Dobbiamo ringraziare. Fratelli, forse ringraziamo poco perché adoriamo poco, ringraziamo poco perché ci pensiamo poco. Come è possibile non ringraziare?
Tante volte noi ci comportiamo come i ragazzi che sono esigenti: vedono solo quello che manca e non capiscono quello che ricevono. I ragazzi sono fatti così anche nelle famiglie: non pensano ai sacrifici fatti dalla mamma per loro, capiscono solo una cosa: “Oh, mamma, non mi hai neanche preparato... non mi hai neanche comprato...”, e tutto quello che la mamma dà è per loro un diritto ed esigono: “Io voglio... Io voglio...”. E invece no, figlioli! Pensiamo anche noi che cosa abbiamo ricevuto dal Signore! Per esempio, pensate adesso alla primavera che sta venendo avanti. I nostri fratelli Zeno e Vinicio, che hanno girato il mondo , capiscono il dono di questa nostra temperatura. Pensate, invece, ai fratelli che vivono nel Chaco, in mezzo a quel calore e alle difficoltà... e, per contrapposto, alle bellezze naturali della nostra terra. Bisogna sentire questi doni e non farci l’abitudine. È una cosa brutta, sapete, abituarsi ai doni di Dio: doni naturali e doni spirituali... Non abituatevi al dono di essere in questa casa, figlioli miei! Non guardate solo a quello che manca in una casa! Siamo un pochino tutti così, sapete, come il ragazzo che vede solo quello che manca e non quello che riceve: vediamo quello che ci manca e critichiamo e mormoriamo o nel nostro interno o esteriormente: “Ma qui ci vorrebbe... Ma qui si dovrebbe fare...”. E invece di cominciare ad operare in forma attiva, ci si mette in un atteggiamento di mormorazione e di critica per quello che ci manca o per quello che si vorrebbe ci fosse qui in casa. Figlioli miei, guardate che questa è una delle più tremende tentazioni del demonio. Ringraziamo invece per quello che abbiamo ricevuto; ringraziamo, in questo momento, per i doni straordinari che Dio ci ha dato qui in casa. È una cosa tremenda non essere riconoscenti a Dio per quello che abbiamo ricevuto! Forse pensiamo troppo poco a quello che abbiamo ricevuto e pensiamo troppo a quello che ci sembra mancare, e critichiamo troppo quello che, forse, ci viene dato male a causa degli ‘strumenti’. Per esempio, può essere che don Ottorino non vi dia in misura sufficiente, ma se il Signore ha permesso questo, che volete farci? Se ha permesso che certi cibi vengano serviti su un vassoio di terracotta, non dimenticate che sono i cibi che vi dà il Signore. Non so se esagero quando affermo questo. No, vero?

EUCARISTIA S.Messa

DIO riconoscenza a...

FAMIGLIA figli

CREATO

DIO bontà

di...

CROCE Demonio

Il riferimento è ai dodici religiosi che già operano in Guatemala, Brasile e Argentina.

MI235,7[28-03-1968]

7.Figlioli, ringraziamo il Signore! Io ho proprio l’impressione, ed è quello che ho detto all’inizio, che non ringraziamo perché non adoriamo, perché non ci rendiamo conto di quello che il Signore ci ha dato.
È come avviene nel caso della salute: si capisce la grazia che si è ricevuta quando l’abbiamo perduta. Per esempio, quando una persona è a letto ammalata e vi deve rimanere per anni e anni, allora capisce il dono della salute. Così chi si trova spiritualmente ammalato - abbiamo parlato ultimamente di una povera creatura che piangeva perché non era capace di rialzarsi dal peccato, nonostante che provasse e riprovasse: “Ormai sono disperata!” - allora capisce il dono di avere la grazia di Dio. Ma perché dobbiamo aspettare di perdere i doni di Dio per capire che sono doni di Dio? Perché bisogna aspettare che muoia la mamma per capire il dono di una mamma? Perché dobbiamo aspettare che scoppi una guerra per capire il dono della pace? Perché dobbiamo aspettare la carestia per capire il dono dell’abbondanza? Figlioli, mi pare che questo sia proprio mancanza di intelligenza, oltre che del resto. E allora il giovane intelligente deve fermarsi dinanzi al Signore e vedere che cosa ha ricevuto, e ringraziare, ringraziare; non solo domandare, ma ringraziare! Non siate esigenti, ma ringraziate per quello che avete a tavola, e non osservate soltanto quello che vi manca. Scusate se insisto su questo, ma guardate che su questo punto, cominciando da me, tutti manchiamo. Vi dicevo, in altri momenti, che agli inizi si correva in chiesa quando arrivava un’offerta. Vi ricordate? Ve l’ ho detto in altre circostanze: si correva in chiesa quando arrivava un’offerta! Adesso non ci si fa più caso... Ma quello che arriva adesso non è meno dono di quello che arrivava ieri. Vi prego in nome di Dio: pensate, pensate, per esempio, al dono delle missioni, alla grazia attuale che viene a noi attraverso il lavoro dei nostri fratelli nelle missioni, alla predica che ci fa il Signore attraverso il loro sacrificio. Questi dodici fratelli che si sacrificano lontano, e si affannano e lavorano per la salvezza delle anime, sono per noi una grazia attuale. Questi fratelli, che nelle circostanze particolari in cui sono stati messi, poveretti, sono stati proprio degli eroi, riuscendo a superare tante difficoltà con l’aiuto della grazia di Dio... Sono per noi un dono, una grazia attuale, una spinta per l’anima nostra. Potremmo continuare fino a sera se volessimo passare in rassegna i doni che abbiamo ricevuto da Dio. Vi prego in nome del Signore: aprite gli occhi e guardate quello che Dio vi ha dato e non lasciatevi ingannare dal demonio sottolineando solo quello che vi manca. È questo il secondo pensiero che dobbiamo avere dinanzi all’Eucaristia, dinanzi al Signore.

DIO riconoscenza a...

GRAZIA

DIO bontà

di...

PROVVIDENZA

MISSIONI

APOSTOLO salvezza delle anime

CROCE

CROCE Demonio

S.E. monsignor Antonio Mistrorigo, prima di essere nominato vescovo, aveva svolto una intensa attività nel campo dell’educazione liturgica a livello popolare. Era di alcuni anni più vecchio di don Ottorino e in seminario, forse, era stato suo prefetto, cioè animatore e responsabile della sua classe.

MI235,8[28-03-1968]

8.Quando mi accosto all’altare di Dio, quando prendo tra le mani la particola santa:
- la prima cosa che devo fare è adorare. - la seconda ringraziare. - la terza, fratelli, domandare perdono. Non una statua soltanto, ma chissà quante statue abbiamo rotto nella sala di lavoro di quell’altro artista, che non è Felice Canton, ma Dio padre onnipotente! Quante piccole e grandi statue ognuno di noi, volontariamente o involontariamente, non ha rotto, figlioli, e tante volte non così, per caso, ma proprio volontariamente! Entrare nello studio di Felice Canton e rompere per sbaglio una statua è una cosa compatibile, ma prendere in mano una statua e spezzarla di proposito è un’offesa, una vera offesa. Eppure io e voi - scusate, penso di non offendervi - se non sarà stata una statua grande grande, almeno qualche piccola statua, l’abbiamo rotta tutti; tutti siamo entrati nello studio di Dio, abbiamo preso in mano qualche sua opera e l’abbiamo spezzata sapendo di fare un dispiacere a Dio. L’abbiamo spezzata, come si farebbe entrando in cucina, cioè in sala da pranzo, e prendendo un tovagliolo che è messo lì per pulirsi la bocca lo usiamo invece per pulirci le scarpe. Noi abbiamo compiuto azioni di questo genere, cioè abbiamo fatto un uso profano di una cosa che era riservata alla tavola. Fratelli miei, e allora dinanzi all’altare ci sentiamo peccatori: non è proprio ridicolo recitare il ‘confiteor’ a fior di labbra? Non è forse incomprensibile non mettersi veramente nell’atteggiamento di peccatori, non sentirsi peccatori? Poco vale al mattino cominciare: “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa...”, e dirlo solo con le labbra. Ringraziando il Signore, il ‘confiteor’ lo so a memoria, anche in italiano, ma voglio avere il foglio davanti per aiutarmi a vedere quasi concretamente le mie colpe, per non avere nessuna distrazione, per sentire, insomma, la presenza di tutta la corte celeste dinanzi alla quale mi dichiaro peccatore. Ricordo che è stato monsignor Mistrorigo , quando facevo la prima liceo, ad abituare noi seminaristi a questo. Diceva: “Quando vi accostate alla Messa prendete l’abitudine - come l’aveva presa lui - di rappresentarvi una grande sala, una sala meravigliosa, con il trono di Dio, la Madonna e tutta la corte celeste attorno, e noi nel mezzo vestiti malamente, pieni di colpe, come il figliol prodigo”. Immaginate adesso che in mezzo a questa corte piena di tappeti e di cose bellissime - aiutatevi un po’ con la fantasia - si presenti questo povero uomo, peccatore, figlio prodigo, e si inginocchi per dire: “Confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine Maria, a San Michele - e giro intanto lo sguardo di qua e di là - e a tutti, che sono peccatore, che ho peccato in pensieri, - fate conto che vedano tutti i vostri pensieri - in parole, in opere, per mia colpa - non mi scuso: è colpa mia! - e perciò prego la Madonna, San Michele e tutta la corte celeste di pregare per me il Signore Dio nostro”. Ecco l’atteggiamento che dovete avere durante la recita del ‘confiteor’, altrimenti che vale dire: “Confiteor Deo omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli... mea culpa, mea culpa... mea...”? Che vale? Vale niente! È preferibile una sola Messa in tutta la vita. Sì, sì, c’è l’ “ex opere operantis, ex opere operato...”, la Messa è certamente valida, ma non è la Messa che il Signore vuole che noi celebriamo. Il nostro atteggiamento non deve essere quello di un disperato, ma di chi sa quello che realmente siamo, e la realtà è che siamo peccatori e che abbiamo peccato. Anche se aveste commesso una sola piccola mancanza in tutta la vostra vita, ne avreste a sufficienza per piangere la vita intera, perché volontariamente avete offerto un’opera di Dio e l’avete spezzata. Perciò alla Messa, dinanzi all’altare, bisogna presentarsi incominciando con il domandare perdono. Io vi dico: cominciate prima con il credere che Dio è presente, ecco l’adorazione!

EUCARISTIA S.Messa

PECCATO peccatore

CONVERSIONE pentimento

ESEMPI pentimento

CONVERSIONE esame di coscienza

DIO presenza di...

Cfr. Filippesi 2, 8.

Nel testo registrato si ascolta a questo punto don Vittorio Venturin, che all’epoca era già sacerdote, rispondere: “Giustissimo”.

Don Vittorio Venturin interviene nuovamente dicendo: “Volevo dire che stamattina stavo per saltare il Kyrie. È successo perché mi aveva distratto l’introito. Comunque non si tratta di questo, ma se riuscissimo a vivere la Messa avremmo vissuto tutto il nostro cristianesimo”.

MI235,9[28-03-1968]

9.Poi viene il quarto punto: quello di domandare, domandare.
Nella Messa abituatevi a non domandare tante cose; domandatene una sola: poter fare sempre e solo la volontà di Dio, la grazia di poter cercare in tutta la vita soltanto la sua volontà. Il “factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis...” deve essere presente nella Messa. Lui, lui è lì presente, “factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis”, è entrato nel piano del Padre obbediente fino alla morte di croce. Ecco la grazia, vorrei dire l’unica grazia che noi dovremmo domandare al Signore: “Signore, fa’ che anch’io entri come lui. Padre Santo, come lui è entrato nel piano meraviglioso della salvezza, fa’ che anch’io entri in pieno nel piano della salvezza!”. Ecco la domanda che dobbiamo rivolgere a Dio attraverso il Cristo durante la Messa: “Caro Gesù, aiutami ad essere come te! Padre, Kyrie eleison; Signore, pietà, Cristo, pietà”. Così pure dite allo Spirito Santo, quando incominciate la Messa: “Signore, pietà! Signore, pietà!”. Io ho preso l’abitudine di rivolgermi un po’ in alto, pensando al Padre quando dico: “Signore pietà”. Questo “Signore, pietà!” significa: “Aiutami, o Signore, ad adorare; aiutami a ringraziare; aiutami a pentirmi e ad essere come lui, come Gesù”. “Cristo, pietà!”: questa parola “pietà” deve per noi significare che gli domandiamo la forza di essere come lui. E poi: “Signore, pietà!” è rivolto allo Spirito Santo che è dentro di me. Prima mi rivolgerò al Padre dicendo: “Signore, pietà”; poi al Cristo che è nel tabernacolo o che è presente davanti a me; infine dicendo: “Signore, pietà” allo Spirito Santo che è dentro di me, ma con la parola “pietà” io faccio un atto di adorazione, di ringraziamento, di riconoscimento delle mie miserie e, nello stesso tempo, domando di poter essere, come il Cristo, inserito in pieno nella volontà del Padre. Siamo abbastanza ortodossi, maestro dei novizi? Sì o no? Se non viviamo così la Messa, fratelli miei, vi chiedo: perché andiamo alla Messa ogni giorno? Se la comunione non la viviamo così, perché andiamo ogni giorno a cibarci del Cristo? Se siamo troppo umanizzati nel nostro lavoro, un po’ troppo presi dalla materia, dalle cose del mondo, non è forse perché viviamo troppo poco la nostra Messa? Tu, don Vittorio che sei esperto in materia, è abbastanza giusto questo pensiero? Dimmi, dimmi... Vuoi esprimere qualcosa? Che cosa stai dicendo?

EUCARISTIA S.Messa

ESEMPI Eucaristia

VOLONTÀ

di DIO

GESÙ

servo

DIO piano di salvezza

GESÙ

imitazione

DIO Trinità

Il riferimento è al papà di Luigi Tonello, alunno all’epoca del 2° anno del corso teologico, che evidentemente era ammalato.

MI235,10[28-03-1968]

10.“Ante orationem praepara anima tuam”: prima della Messa e prima della comunione bisogna preparare questi sentimenti, e prepararsi mentre si è ancora in stanza. Non potete improvvisare. Un po’ di composizione d’ambiente ci vuole senz’altro, ci vuole un momentino per entrare nei sentimenti di cui abbiamo parlato. Non si può passare improvvisamente da una festa da ballo a una predica sulla passione del Signore: siamo uomini e il passaggio sarebbe un po’ troppo brusco. È troppo brusco il passaggio alla Messa, senza preparazione, perché l’azione della Messa è veramente grande, e dico della Messa che celebriamo insieme, perché celebrate anche voi, e poi c’è la comunione che fate.
Aprendo le finestre la mattina, vedendo il sole, la natura, dovete cominciare a cantare. L’introito della Messa comincia in stanza, a mio modo di vedere. Non vi sembra? L’introito inizia con questi sentimenti di adorazione, di ringraziamento, di pentimento e di preghiera. Avete capito cos’è la preghiera: chiedere di fare la volontà del Padre come Gesù; quella deve essere la preghiera dominante! Non è proibito poi dire, per esempio: “Signore, guarisci il papà, aiuta il papà del nostro caro Tonello ”; non è proibito domandare questo, ma la preghiera dominante deve essere l’altra e anche quella deve terminare: “Signore, se questa è la tua volontà!”. Non è giusto, caro Luigi? Dico male, figliuolo? Dobbiamo farlo; queste cose dobbiamo domandare al Signore per noi e per i nostri fratelli, ma poi dobbiamo terminare con la preghiera dominante che è sempre il piano di Dio che noi dobbiamo realizzare, introducendovi pure la segnalazione di bisogni, ma concludendo: “Se ciò è possibile... se no, sia fatta la tua volontà, o Signore”. In sintesi vorrei dire questo: quando la mattina si va in chiesa, si recitano le preghiere cominciando dalle lodi... Non potete pretendere che quel tempo sia sufficiente per la preparazione alla Messa. Dovete fin dalla sera precedente dire: “Signore, fa’ che domani possa celebrare la Messa come se fosse la prima e l’ultima. Signore, domani ci incontreremo!”. E al mattino, appena svegli: “Signore, stamattina ci incontreremo. Fa’, o Signore, che almeno questa comunione sia come piace a te”. Vorrei dire che la preparazione è più necessaria del ringraziamento quando ti sei già incontrato con il Signore; è necessaria la preparazione... poi lo porti via con te! Io non escludo il ringraziamento che è necessario, ma vorrei dire che la preparazione, remota e prossima, è più necessaria del ringraziamento, perché la vita è incontrarci con lui; e se anche una volta, per caso, tu dovessi correre via dopo qualche minuto, il Signore lo porti via con te. Se, invece, non hai fatto la preparazione, celebri una Messa alla buona, e alla fine: “Oh, ma guarda! Non ho neanche pensato...”. No, non è possibile questo! Ciò non toglie che siamo uomini, che ci possa essere un momento di distrazione, può esserci e ci sarà sempre, ma almeno il desiderio, il nostro sforzo ci deve essere. Scusate se stamattina ho abbandonato il testo; d’altra parte sentivo il bisogno di dire una parola da papà... Andiamo!

EUCARISTIA S.Messa

EUCARISTIA comunione

CREATO

PREGHIERA

VOLONTÀ

di DIO

PREGHIERE a Gesù