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GESÙ MODELLO ANCHE NEI MOMENTI DI STANCHEZZA

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1.Sia lodato Gesù Cristo!
Sono gli ultimi giorni che abbiamo l'onore di avere con noi un consigliere generalizio, il nostro caro Vinicio, vero. Ancora un poco e poi non sarà con noi, e potrebbe essere con Dio. Potrebbe capitare anche a noi, figlioli. Caro ti, Raffaele, te dixi che "te muri ti", te podarissi morir ti prima de lu: lu dall'apparecchio rivarghe, e ti con na scorsa de banana sbattere el naso par terra e morire. Ora, siccome un bel giorno ci incontreremo con Dio tutti... Ghe gera mons. Sebbèn l'altro giorno ca semo 'nda trovarlo, te sentivi ch'el parlava de Faliva, perché el gera morto: in quegli ultimi giorni, ultime ore, eccetera. E te vedevi che el gavea un po' de fifa anca lu, perché el ga dito che el se sentiva poco ben. Caro don Piero, un bel giorno se more anca noialtri. O in apparecchio o a piè o in macchina... E allora compariremo dinanzi a Dio. O col nostro cuore o col cuore de un simioto, non importa gnente, compariremo dinanzi a Dio. E allora? Quello che resterà della nostra vita sarà l'amore, la carità; il resto val niente. Sai, John? Anche i tamburelli, niente. Solo l'amore di Dio. E noi diciamo al Signore che bruci tutto quello che non vale in noi, e che ci faccia aumentare l'amore, la carità. Dobbiamo incontrarci ancora col Signore, dobbiamo conoscerlo il Signore. Guardate, si può dire che tutte le meditazioni fatte precedentemente nella nostra vita, cominciando da quando eravamo ragazzi, dovevano portarci a questa meditazione, a questo incontro con Dio, a divenire una cosa sola con il Signore. Ma ricordatevi che incontrarsi con Dio non è incontrarsi con qualcosa di ideale: incontrarsi con l'uomo-Dio. E sottolineo quello che ho detto le altre volte, e che troveremo continuamente qui: guardate che Gesù è uomo, è uomo. Soltanto che è uomo perfetto ed è uomo-Dio. Ora anche noi bisogna che ci rassegniamo ad essere uomini. Vedete, vi accorgerete quando che sarete un po' più vecchi, cominceranno gli acciacchi della gioventù avanzata, non della vecchiaia, gioventù avanzata. Una volta sarà male a una gamba, un'altra volta sarà male allo stomaco, una volta sarà male alla testa, un'altra volta sarà la constatazione di una deficienza e di un'altra deficienza, e allora verrebbe voglia di dire:"Ma, se io fossi, se io non avessi, se io avessi la salute, se io avessi più intelligenza, se io da giovane fossi stato educato meglio, eccetera eccetera". Cioè, in altre parole, costatando la nostra natura, le debolezze della natura, è facile che noi cerchiamo di trovare una scusa, per non fare quello che dovremmo fare e che possiamo fare. Ora, guardate che anche Gesù era uomo: sentiva la stanchezza, il sonno, la pesantezza, eccetera, però la volontà dominava la natura. Impariamo questo dalla meditazione. Abbiamo visto Gesù all'età di dodici anni. Facciamo un passo più avanti. “Nel capitolo secondo di San Luca troviamo maggiori dettagli sulla vita di Gesù a Nazareth, ma è molto poco ciò che sappiamo. Aspetta, vediamo... Scusate.

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2."Gesù al pozzo...".
No, no. “Sappiamo semplicemente che Gesù era un uomo come gli altri. È nato come tutti i bambini, è stato necessario fasciarlo e deporlo come qualsiasi neonato. Ed è cresciuto. Questo dettaglio è messo esplicitamente in evidenza al versetto 52: si dice che Gesù cresceva in statura. Niente di straordinario: Gesù è diventato grande come tutti i bambini ed è divenuto un adolescente, e poi un giovane”. Scusate... “Gli anni sono passati; Gesù è stato battezzato da Giovanni, e dopo il suo digiuno nel deserto, ha cominciato il suo ministero. Dopo qualche giorno passato a Gerusalemme dove fece, dice il Vangelo, “molti miracoli", ritorna in Galilea e, ci dice ancora il Vangelo, giunge a una città della Samaria chiamata Sychar, dove si trova il pozzo di Giacobbe. Il Vangelo ci dice che Gesù, “stanco per la strada fatta, si sedette presso un pozzo; era press'a poco l'ora sesta", cioè mezzogiorno. Tratteniamoci un momento con lui e osserviamolo bene. È veramente un uomo come noi: conosce la fatica; il lungo cammino del mattino l'ha stancato”. Vedete, noi facciamo presto a dire: "Gesù si portò da Gerusalemme in Galilea". Sa, con do parole lo combinemo, no? "Da Gerusalemme si portò a Gerico". Ma quando sarete più ricchi e avrete la possibilità di fare un viaggio in Palestina, quando ca scominsiarì ciapar schei, vero, sarì parroci, capellani, che so mi... allora vi accorgerete cosa vuol dire partire da Gerusalemme e andar finire al lago di Galilea. Quando in corriera farete cinque sei ore di corriera su e xo, su e xo, con quel caldo da matti, e arriverete stanchi morti solo perché l'avete fatte in corriera... anche la depressione, perché siamo bassi, eccetera. Mi sono domandato io: sto benedetto Gesù, per esempio, su per il monte Tabor: "È andato sopra il monte Tabor". E va bene. Provè vardare el monte Tabor: l'è su così... Le corriere non riescono andar su, è troppo ripido, con la strada. In quel tempo non c'era la strada, dunque bisognava andar su traverso ancora de più. E mi sono domandato: "Questo benedetto Gesù era uomo. El gavarà sudà anca lu, no? Si sarà stancato, chissà che stanchezza!". Ora, bisogna raffigurarsi il divino maestro che da uomo, uomo, sentiva la stanchezza. E co se ga magnà se sta ben, quando che non se ga magnà se fa più fadiga camminare, no? E penso che anche lui...

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3.Ed eccolo qui. Quando che sentiamo che Gesù "stanco per la strada fatta", come dice il Vangelo, "si sedette presso un pozzo", stanco per la strada fatta, questa parola "stanco" vuol dire stufo morto, nol ghin podea pì. Quello che provate anche voi qualche volta quando fate una gita: cammina, cammina... non ne potete... "Basta! Me sento qua". Quando quest'estate vi ho mandato su il pasticcio, su là in alta montagna, mi ricordo che qualcuno diceva, vero, Bepi Biasio, diceva: "A gerimo drio andar xo dala montagna e dixivino: mamma mia, mettarse far da magnare! Gerimo talmente stufi, xe rivà la provvidenza ancò...". No, xe rivà la provvidenza, e cioè, xe rivà el pasticcio fatto. Perché? "Gerimo talmente stufi che ne vigneva male pensarse solo de metterse far da magnare". Bene.
Pensiamo Gesù, proprio in questo stato. Supponiamo che arrivati giù dalla montagna così, quando eravate in questo stato d'animo: "Come femo adesso metterse far da mangiare?", fosse arrivata la Samaritana. Eh, no la samaritana... perché qualche giovanotto, se el ghesse trovà la tosa... Parlo a giovani chierici, eccetera perciò non penso a questa samaritana. Un'opera buona da fare, un atto di carità da compiere, magari cusinare na pastassuta par gli altri e far de manco mangiarla. "Tratteniamoci un momento con lui e osserviamolo bene. È veramente un uomo come noi: conosce la fatica; il lungo cammino del mattino l’ha stancato". Qualche volta ricordo la mia povera mamma che parlava fra donne... "Benedetta Clorinda, la savesse cosa me xe capità!". "Eh capisso, perché anca mi, varda, me capita spesso anca mi robe cossì". Avete mai sentito dire: "Me capita anca mi spesso cose così"? Come che le se capisse fra donne! Quando che una porge la sua croce, e sa che anche l'altra portava la stessa croce, no? Mi ricordo quando che era ammalata mia mamma e don Giuseppe Messi era a Grumolo, e mi ricordo che diceva: "Come ch'el me capisse don Giuseppe! Anca l'altro che gera prima me voleva ben, eccetera.. ma non l'è mai sta malà quelo, quelo non le mai stà malà. Don Giuseppe che l'è stà in sanatorio, dopo l'è stà in sanatorio n'altra volta... come el me capisse! Come el comprende! Se vede che l'è... Quelo l'è un santo, quelo l'è un santo!". Perché? Perché è stato ammalato e capisce. Ora, qualche volta, amici miei, quando stanchi non ne possiamo più, perché la stanchezza porta anche un po' di scoraggiamento, no, porta un po'... fa veder nero tutto.

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4.Quando, caro Piero Simonetto, adesso vai tutto contento, vai in America, e arriverà una sera, stanco, e le xe andà tutte storte, cominciando dal legno ch'el se ga spacà, vero, tutto quanto el toco... e vai dinanzi al tabernacolo e dici: "Non ghin posso più! Non ne posso più!". E ti verrà in mente la mamma, ti verrà in mente il passato, te verrà in mente, eccetera, allora, in quel momento lì è il caso di guardare Gesù, "fatigatus itinere", stanco per la strada. E allora ti verrà voglia di dire: "Senti, Signore, anch'io sono stanco per la strada che ho percorso oggi, del lavoro che ho compiuto; sono stanco, non ne posso più". Ma sai, vedere lui, vedere lui stanco, ti deve dar forza. Anche lui, anche lui ha voluto provare questa stanchezza, questo momento di stanchezza.
"Senza dubbio doveva essere robusto". Eh, sì! Nol gavea mia bisogno delle pillole, caro don Luigi, par dormire; eh, no, era robusto. “Ne abbiamo la prova nello stile di vita che conduceva, perché fu dura la vita di Cristo! Non solo faceva molta strada, ma faceva interminabili predicazioni; e quando finiva di parlare, si occupava degli ammalati che erano venuti da tutte le parti e passava in mezzo a loro, imponeva le mani su ciascuno; e questo lo impegnava per delle ore, tanto che, dice il Vangelo, "non aveva il tempo di mangiare". Dirissimo noialtri: "El gera sotto dalla mattina alla sera". “Quando sopravveniva la notte gli Apostoli dormivano, ma lui vegliava nella preghiera...”. Basta pensare nell'Orto degli ulivi, no? Quei altri, stufi morti, i dormìa, i pesava i peri, don Piero, no? "Una hora non potuistis vigilare mecum?". “... e spesso trascorreva nella preghiera a Dio la notte intera”. Ma state attenti che questo lavoro, questo trascorrere la notte intera in preghiera, non era per lui mangiare caramelle: era una fatica per il fisico. “Ma la sua buona salute non gli impediva di sentire la fatica. E quando era stanco, provava esattamente ciò che proviamo anche noi: non solamente quella fatica fonda che ci toglie le forze, ma anche quell'impressione di abbattimento che paralizza in qualche modo l'esercizio della nostra immaginazione”.

MO221,5[30-01-1968]

5.Guardate che è importantissimo questo. Quello cui alludevo in principio quando abbiamo cominciato la meditazione era proprio questo: quando siamo stanchi, siamo quasi paralizzati nella nostra immaginazione e nel nostro lavoro, cioè siamo pessimisti. Tutti abbiamo una dose di pessimismo, eh, tutti! Guardate che tutti l'abbiamo. Però, quando siamo stanchi, o ammalati o stanchi, guardate che allora abbiamo una dose centuplicata di pessimismo; e allora vediamo un po' tutto nero; e allora: "E chi me lo fa fare? Ma varda cosa che go fatto! Ma varda, venire anca in America, venire qua in America. Ma varda dove ca son! In Guatemala... Ma guarda! Ma chi me lo fa fare? E insomma...".
E tu vedi qualche buon parroco che prima sognava andar parroco, consumarsi... Io li ho visti questi buoni parroci che venivano da me: "Sa, don Ottorino, e come xe che se podarìa fare? Anca el vescovo, xe anni ca ghe domando de essere parroco, el me ga promesso... e qua e là...". E dopo qualche anno: "Don Ottorino, sa, non ghin posso più! Cossa ghe pare? Sa... co se xe stà un pochi de anni su una parrocchia... Mi vorria andar dal vescovo e domandar de cambiare, perché, sa, a un dato momento, se se fossilizza... eccetera". Banderuole semo, omeni semo, no, Piero, omeni semo! Ed eccolo qua, Gesù che anca Lui è uomo, è uomo. Ora, bisogna accettarci così come siamo. E questa è la prova, e questa è la prova dell'amore verso Dio. Perché seguire il Signore quando tu senti che stai bene, quando tu senti la gioia di quello che fai, va bene... ma questo lo fa anche l'uomo del mondo. Quante volte io ho sentito qui dentro dire: "Se la gente fuori, i giovani fuori sentissero quanto è bello star qui, verrebbero qui tutti". Ma verrebbero perché si sta bene o verrebbero per servire il Signore? Capite? È vero che la vita comune è una cosa meravigliosa, eccetera, ma guardate che non dobbiamo essere qui per questo. Dobbiamo mettere in preventivo che ci siano le giornate nere, le ore nere. Vi ricordate che ho detto altre volte che in principio ho messo in preventivo settimane nere e settimane bianche; poi le giornate nere e le giornate bianche, e poi le ore nere e le ore bianche. E a un dato momento le se ga missià su insieme, cioè a un dato momento xe vignù tanto nero che il bianco scompariva come i globuli bianchi nel sangue che non i se vede gnanca, no? Pazienza! Cosa importa? Siamo qui per dare al Signore una attestazione di amore, siamo qui per dire al Signore: "Ti seguirò, o Signore, anche su per il Calvario; ti seguirò anche se è notte; non importa niente! Anche se tu non ti fai vedere; anche se io non sento gioia esternamente per quello che faccio. A me interessa soltanto sapere qual'è la tua volontà. Cosa vuoi tu da me? Vuoi che io arrivi là? E va bene, non importa. Stanco o non stanco, ammalato o non ammalato, io ce la metterò tutta".

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6.Ma mettere in preventivo che abbiamo il corpo da trascinare, che abbiamo una natura umana da trascinare. Una volta perché xe freddo, non semo boni far meditassion; una volta perché xe caldo, la testa che gira, non ghemo voia de pregare; un'altra volta perché ghemo magnà massa e un'altra volta perché ghemo ancora da magnare; una volta perché, insomma, ghe xe la pression massa bassa e una volta perché la xe massa alta... sempre qualcosina. "Pauperes semper habetis vobiscum", e el primo poareto l'è el nostro corpo, cari, gnente da fare. D'accordo, Gaetano? Na volta perché l'è piccolo, perché l'è drio fare lo sviluppo; n'altra volta perché el ga finìo lo sviluppo e ghe manca el cuore che non ghe manda su l'acqua sulla testa, vero, Bertelli, giusta... Che l'altra volta perché scuminsiemo diventar veci e allora scuminsiemo diventar orbi e ne fa male la testa, mettemo su i ociali come le vece... Cussì la xe.
"Quando si è veramente stanchi, si pensa una sola cosa: riposarsi; non si può far altro. E in tutto ciò non vi è peccato: è una debolezza umana". Se xe stufi morti..."Senti, lasseme stare, adesso son stufo!" "Gesù ha voluto essere stanco come noi....". Qualche giornata piena... Per esempio adesso c'è don Giuseppe, poareto, sta lavorando là con la tesi; l'è sta su fin, me pare, le do stanotte, e adesso l'è corso là, finìo de pregare in ciesa, l'è corso a lavorare ancora. Quando ch'el ga consegnà la tesi: "Basta, lassème stare! Adesso son stufo! Adesso lassè che me repossa na s-ciantina",no? Ebbene, anche Gesù: stanco morto! Me par de vederlo là rivare al pozzo: "Beh, fe un piassere, ve tor da magnare! Mi speto qua. Fème na carità, parecè da magnare voialtri, perché mi son stufo". "Gesù ha voluto essere stanco come noi: egli può comprenderci bene quando siamo stanchi e quando non ne possiamo proprio più! Conosce per esperienza tutto ciò. Possiamo parlargli della nostra fatica: ci capirà". Dirìa proprio, se ghe xe un momento in cui dobbiamo metterci dinanzi al Signore proprio con fede, proprio con amore, è proprio in questi momenti di stanchezza, fisica e spirituale. Mettete in preventivo, sai, Natalino caro, mettete in preventivo questi periodi di stanchezza, perché verranno. Non solo la stanchezza fisica, ma proprio la stanchezza intima, spirituale. Guardate che vi capiterà. Mettetela in preventivo. E allora cosa si fa? Sedetevi al pozzo, vicino a Gesù; andate in chiesa, state là: mi lo vardo e lu me varda: "Signore, son stufo! Signore, son stufo! Molo tutto! Sisto, Domine? Sisto Domine?". Vi ricordate, no? Ma mettersi là, pensando che anche lui ha provato questo. "Padre, se è possibile passi questo calice. Padre, perché mi hai abbandonato?". Proprio, il senso della stanchezza provata anche da lui, lo dobbiamo provare. È una delle prove d'amore che noi dobbiamo dare al Signore.

MO221,7[30-01-1968]

7."Ma Gesù non è semplicemente un uomo come noi; egli è nello stesso tempo l'uomo perfetto, e la perfezione dell'uomo vuole che egli sia sempre padrone di sè, qualunque sia l'impressione che prova nella propria sensibilità o nel proprio corpo".
Dunque, sente sta stanchezza, però la volontà che domina. Eh, no, la stanchezza non deve dominare; la volontà che domina. Per esempio... ecco adesso qui dopo sentiremo nella scena che segue, no? Viene la Samaritana, lui è stanco; c'è un'opera buona da fare e non si discute più! L'uomo perfetto salta fuori e la volontà domina: la volontà dominata dalla volontà di Dio. Quante volte può capitare anche a noialtri ca semo stufi, strachi morti, eccetera eccetera. Vien uno chiedere un piacere: "Ma va' farti benedire! Va' in malora! Eccetera. Adesso non ghi n'ho voia, adesso son stufo...", no? Saper dominare la natura. Avere il volante in mano della nostra macchina, no? "Gesù è stanco. Ha fame. Non ne può più. Ma ecco che arriva una donna e questa donna è peccatrice; ha bisogno di essere salvata, e malgrado i suoi peccati ha un fondo di buona volontà. Allora Gesù dimentica in un certo qual modo la sua stanchezza e immediatamente si mette a parlare con lei". Ecco là un pompiere: stufo morto. Va in letto, sona el telefono: c'è una casa qui in città, la Prefettura che sta incendiandosi... Broom, salta su, si dimentica la sua stanchezza, domina la volontà. Ecco un medico che va a letto, stanco, non ne può più. Telefono: un incidente stradale. Salta su, la so borsetta: via! Il suo dovere. Ecco un sacerdote che va a letto e battono alla porta... Che cosa fa il sacerdote? Che cosa fa il sacerdote? Ah? Se alza su e corre dall'ammalato grave, no? Ma se invece di un ammalato grave, batte alla porta un uomo che vien qua: "Gavarìa da dire quattro parole con lu". “Eh, parchè l'è lu!”. Se i lo ciama da un ammalato grave, si alza immediatamente, corre dall'ammalato. E se invece vien lì: "El scusa, gavarìa da domandarghe un piassere...". "Ma nol ghèa altra ore da vegnere? Adesso? No, son stufo, go mestieri da fare". E forse el Signore ha mandato la samaritana proprio in quel momento lì.

MO221,8[30-01-1968]

8.Vedere quel filetto de buona volontà che il Signore ha trovato nella Samaritana, e saper dire: "Adesso il Signore mi manda questa creatura e io devo portarla al Signore".
Chissà quante anime forse non entreranno in Paradiso perché non sapremo captare questo momento! Chissà quante volte io ho mancato verso di voi! Ero stanco e voi venivate lì; il Signore mi aveva mandato magari uno vicino perché dicessi una buona parola, perché lo facessi camminare di più... e forse per la mia stanchezza non ho saputo capire che era il momento di Dio. Se mi avessero chiamato, uno si fosse rotta la testa in cortile, sarei corso; ma, perché ero stanco non ho saputo prendere il momento giusto e dare una mano a quel fratello. "Nonostante tutto, le sue prime parole rivelano lo stato nel quale egli si trovava". Gesù vede sta Samaritana; primo stato è stato di stanchezza. “Queste parole sono certamente il punto di partenza di un cammino verso una conversione, ma esse esprimono contemporaneamente un bisogno: "Dammi da bere", dice". Perciò lui, stanco, viene questa donna lì... La volontà subito comanda: adesso qui bisogna fare un'opera apostolica. E comincia il famoso dialogo. In che modo? Nella forma più umana possibile. El gavea sen, el ghe domanda da bevare, no? Se ga sen, se va da Giovanni lassù e se ghe domanda un quarto, no? La roba più semplice de sto mondo. Parchè ghemo da far cominciare...? Cominciemo col "Veni Creator"... intanto cominciemo, vero... "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". “E più tardi, quando gli Apostoli gli porteranno da mangiare, non accetterà il loro cibo e dirà: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". I discepoli che vivevano con lui ogni giorno e lo vedevano mangiare e bere come ogni altro uomo, non supposero il motivo che, per così dire, gli aveva tolto l'appetito, e si domandavano tra loro: “Qualcuno gli avrà portato da mangiare". Ma Gesù risponde loro: "Il mio cibo è di fare la volontà di colui che mi ha mandato a compiere la sua opera". Mio cibo è questo. Basta! Gli Apostoli pesca una notte intera, non i ciapa gnente; loro mestiero xe fare i pescatori; dice Gesù: "Gettate le reti". Buttano le reti: vien la barca piena de pesci. Il loro mestiere era pescare. La nostra missione è salvare. Perciò il nostro cibo è fare quello che vuole lui, istante per istante, gettare le reti continuamente dove vuole lui.

MO221,9[30-01-1968]

9."Così Gesù ci manifesta la perfezione della sua natura umana. La perfezione umana dell'attività fisica, infatti, non consiste innanzitutto negli atti che si possono compiere, ma in una totale disponibilità del nostro corpo alla nostra volontà. Un corpo è perfetto quando si lascia dimenticare".
"Un corpo è perfetto quando si lascia dimenticare". Leggevo ieri in un altro libro che la Madonna, quando c'era un po' questo senso di stanchezza, dinanzi alle prove, è sempre stata trovata in piedi dal Signore. Era sempre in piedi, pronta. Capito? Sempre in piedi. Anche noi proprio dinanzi alle difficoltà, eccetera., il Signore dovrebbe sempre trovarci in piedi. Quando, supponiamo, un momentino, siamo qui stanchi... se dirìa: se buttemo là, proprio messi male; in dialetto se dirìa “stravacà”, no?... a un dato momento, venisse dentro il vescovo: oh, pronti, se se alza in piedi! Ecco, la volontà di Dio deve trovarci sempre in piedi. Non vi pare? C'è il momento della stanchezza, c'è il momento dello scoraggiamento, c'è il momento in cui vediamo nero; ma quando intravediamo la presenza del Signore, la volontà del Signore, quando intravediamo... sentiamo la voce di Dio, pronti! Supponiamo, siamo in stanza, guardate, mi butto là, fossi io in stanza alla sera, stanco; mi levo le scarpe, con le savate, mi metto là sulla poltrona e lì tutti torno: uno sentà sul letto, uno l'altro... Sentissimo fora dalla porta la voce di mons. Fanton, se saltarìa in piè, metti su le scarpe: "Oh, Eccellenza, l'è vegnù qua!". Perché? Una voce amica che è fuori. Ci si mette subito in assetto di guerra, no? Ebbene, bisogna che noi quando sentiamo passare la volontà di Dio, immediatamente saltare in piedi. No, John? Capisci? Bene, bravo.

MO221,10[30-01-1968]

10."Gesù aveva tutto dimenticato: la fatica, la fame, la sete; vi era un'anima da salvare, ed egli era venuto per questo.
È veramente bello il nostro Maestro! Sì, è un uomo come noi. Sente come noi che cosa significa essere stanchi, ma è l'uomo perfetto. Potessimo non solamente conoscerlo, ma anche trovarci in lui e partecipare alla sua forza! Quando ci comunichiamo con lui, ci comunichiamo non solo con la sua divinità, ma anche con la sua umanità: se aprissimo la nostra anima, farebbe certo passare in noi qualche cosa della sua forza". Quando facciamo la comunione, anche al mattino, quando ci mettiamo in chiesa lì dinanzi a lui, poter dire: "Signore...". Anche mostrarse proprio... buttar xo i brassi: "Signore, non ghin posso pì!" E lui ci capisce. E lui ha provato. "Infine troviamo, nella medesima scena del Vangelo, i segni che ci mostrano che Gesù viene dall'alto. Per noi che sappiamo essere egli il Figlio di Dio, questi segni ci ricorderanno la sua divinità. Dopo una prima discussione con la donna, Gesù le dice: "Va' e chiamami tuo marito, e ritorna". E adesso dobbiamo fermarci perché il tempo è passato. Concludiamo, vero, in fondo soltanto, perché non femo tempo fare la parte centrale. "In qualunque situazione ci troviamo, - fratelli carissimi - anche se il peccato e la tiepidezza avessero avvilita la nostra anima, possiamo mediante questo testo riconoscerlo per il Cristo, il Salvatore del mondo. Signore, sono un povero cieco, fa' che io veda!". Conclusione della meditazione sia proprio questa: non scoraggiamoci mai e poi mai quando ci accorgeremo di essere uomini, poveri uomini, miseri uomini, deboli uomini. Guardiamo Gesù, che non era misero uomo, ma era uomo, e dalla sua stanchezza, dalla sua, vorrei dire, senso di pesantezza., impariamo anche noi a dire: "Bene, il corpo non vuol venire, ma la volontà dice di sì, perché Dio vuole che diciamo di sì". 3 febbraio 1968