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VIVERE PREPARATI ALL’INCONTRO CON IL SIGNORE

MI116[11-12-1966]

Omelia domenicale ai giovani della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, ricordando il trigesimo della morte di Giorgio Pieropan, invita a vivere sempre preparati all’incontro definitivo con il Signore. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 12’. 1. Introduzione

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1.Sia lodato Gesù Cristo.
Questa mattina avremo ospiti in casa una sessantina di persone: ex allievi del Patronato Leone XIII di Vicenza. Queste persone vengono per fare mezza giornata di ritiro spirituale e lo faranno nei locali del noviziato. Ora vi pregherei tutti di fare un piccolo sacrificio e di creare nella zona un po’ di silenzio, sia in portineria che per le scale, evitando di correre sia per le scale come nel corridoio sotto le sale del noviziato. Fate un sacrificio; si tratta di alcune ore. Facciamolo per collaborare a questa opera di bene. I novizi, se hanno qualche cosa da portare giù, biancheria o altro, lo facciano subito e presto e poi entrino soltanto quelli di servizio, e basta. Quelli che sono di servizio in portineria facciano in modo che i parenti, o l’uno o l’altro, non si fermino fuori della porta, sotto le finestre, a chiacchierare. Cercate di aiutare un pochino in quest’opera di bene! 2. Rievocazione di Giorgio Pieropan nel trigesimo della morte Domani celebriamo il giorno trigesimo della morte del nostro caro Giorgio. Sono passati trenta giorni da quando Giorgio è salito dinanzi al Signore, trenta giorni da quando abbiamo iniziata la nostra casa in Paradiso. Perciò è giusto che questa mattina ci fermiamo un istante per fare qualche considerazione. Giorgio è partito da Roma per venire a casa, è partito da Roma dopo di avere ascoltato l’ultima Santa Messa. Non so se sia stato don Flavio o don Matteo o don Graziano a celebrare quella Messa, ma, certo, lui ha ascoltato lì l’ultima Santa Messa, ha fatto l’ultima santa comunione, per l’ultima volta ha assistito al Sacrificio Eucaristico, per l’ultima volta ha ricevuto la comunione, quella comunione che doveva essere il suo viatico. Il nostro caro Giorgio è partito, è partito per venire a casa e per strada pregava... Si è fermato anche dove ci sono i Focolarini, all’Incisa, a parlare del Signore, a conversare della carità, a conversare delle cose sante. Si è incontrato con il Signore al mattino nella Santa Messa, si è incontrato con Lui nella santa Comunione, si è incontrato con Lui durante la strada: in altre parole correva verso casa insieme con Dio, in unione con Dio. E lì, ad Este , c’era proprio Lui ad accoglierlo per condurlo alla vera casa, non a quella che abbiamo in affitto in terra, ma per condurlo a casa sua, in Paradiso. Lui è partito insieme con il Signore pieno di fede, perché il primo incontro che si fa con il Signore è un incontro di fede: pieno di fede nella Santa Messa, pieno di fede nella Santa Eucaristia; ha telefonato ripetutamente durante la strada al suo Signore, e lì, ad Este, proprio lì, si è incontrato con il Signore. A Lourdes sono state innalzate delle basiliche bellissime, maestose, per ricordare il luogo dove Bernardetta si è incontrata con Maria. A quell’incrocio dove Giorgio era atteso da Cristo si dovrebbe innalzare una chiesa grandiosa, non una croce dolorosa, una chiesa che dica: “Qui un Religioso della Pia Società San Gaetano si è incontrato con il Signore ed è partito per il Paradiso.”. 3. L’incontro con Cristo si realizza nella fede che sente dovunque la presenza di Dio

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2.Figlioli, la Chiesa oggi ci invita a rallegrarci, ci invita a godere perché “il Signore è vicino”, e in un altro passo del santo Vangelo ci dice: “... guardate che il Signore è in mezzo a voi. Voi non lo conoscete, ma è in mezzo a voi”.
Il nostro pellegrinaggio sopra la terra si potrebbe raffigurare al viaggio che Giorgio ha fatto da Roma a Este. Anche noi, figlioli, siamo in viaggio verso un incrocio dove ci incontreremo con Dio. La Messa che celebro questa mattina potrebbe essere la Messa che Giorgio ha ascoltato a Monterotondo; la comunione che faccio questa mattina potrebbe essere la comunione che Giorgio ha fatto a Monterotondo; il cammino che percorriamo durante la giornata potrebbe essere il tratto di strada che ci separa dall’incrocio con Nostro Signore. Perciò, figlioli, ecco che cosa è necessario: è necessario correre pieni di fede sulla strada che ci conduce al quel’incrocio! Bisogna credere, figlioli; bisogna credere, perché solo allora c’incontreremo gioiosi con il Cristo che ci attende. Il contributo che il Signore vuole che noi diamo a Lui, la testimonianza dell’affetto che dobbiamo portargli è la fede. Bisogna che ci sforziamo di credere alla sua presenza, alla sua presenza in ogni cosa. Bisogna che ci sforziamo di vederlo il Signore nella bellezza di un fiore, nella bontà di un fanciullo; dobbiamo sforzarci di vederlo nel tramonto e nell’aurora; dobbiamo sentire la presenza di Dio, di quel Dio che ha creato l’universo, che riempie l’universo. Figlioli, dobbiamo sentire la presenza dello Spirito Santo dentro di noi, che lavora dentro di noi, che ci dirige nei nostri affetti e nelle nostre azioni. Dobbiamo sentire la presenza di Cristo nell’Eucaristia: Lui vivo e vero! E quando prendiamo in mano Gesù o quando lo riceviamo, dobbiamo parlare con Lui come si parla con una persona viva. È vivo, figlioli, quel Cristo che è dentro il tabernacolo; è vivo quel Cristo che anche voi riceverete fra poco. Bisogna che non ci abituiamo a queste cose, che non prendiamo il Cristo così, un po’ alla buona. No, perché nell’Eucaristia c’è proprio Lui, c’è proprio Lui: generato “ab aeterno” dal Padre, concepito nel seno purissimo della Vergine santa, nato a Betlemme; proprio Lui che sulle rive del lago ci ha insegnato cose meravigliose; proprio Lui che è salito sul patibolo della croce per lavarci col suo sangue; proprio Lui che ha scosso il sepolcro, è risorto ed è già là che ci attende, figlioli, e ha dato a noi la possibilità di risorgere. 4. L’attesa dell’incontro definitivo con il Signore

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3.E allora, figlioli, ecco quello che la Chiesa ci invita a considerare quest’oggi: siamo in pellegrinaggio e Cristo è più vicino di quello che possiamo pensare. Egli è vicino per mezzo della fede, ma è vicino anche perché è vicina l’ora del nostro incontro con Lui. Gli anni passano velocemente!
Quando penso ai giorni del sottopalco mi sembrano tanto vicini! Quando domenica, cioè il giorno dell’Immacolata, ci siamo portati nell’ex cappella, in una delle tante cappelle che abbiamo fatto, - cosa volete, gli uomini fanno tante cappelle nella loro vita e io di cappelle ne ho fatte più degli altri! - ebbene, quando ci siamo portati in quella cappella, è stato naturale ripensare a tutte le meditazioni che sono state fatte là dentro, a tutte le preghiere dell’angelo che si sono fatte... Pare ieri, pare ieri che siamo entrati per la prima volta in quella cappella, che poi non è bastata più e allora l’abbiamo allungata, l’abbiamo spinta fino in fondo dove c’era la stanza per il refettorio che si è buttata giù perché bisognava allargare per i “bimbi” che crescevano, erano diventati sempre più numerosi e sempre più grossi... E poi non è più bastata neanche quella, e ne abbiamo fatta un’altra più grande. Chissà quante cappelle faremo, figlioli, in giro per il mondo; chissà quante anche di quelle metaforiche! Figlioli, figlioli... si vede che il tempo passa veloce. San Francesco Saverio a quarantacinque anni era santo! Santa Teresina del Bambino Gesù quando aveva ventidue o ventiquattro anni era già santa! Si arriva a cinquantun anni e si è già fatta una damigiana, una autobotte, una auto cisterna... Figlioli, figlioli, finché avete tempo, finché avete tempo dite di sì al Signore! Dite di sì al Signore, perché verrà il momento che anche voi vi sentirete vecchi, cadenti, come qualche altro; vedrete anche voi che il tempo vi è fuggito, vi è fuggito! Prendetelo questo tempo e lavoratelo; prendetelo questo tempo e mettetelo dinanzi al Signore, fatelo fruttare per la vita eterna! Ma, ricordatevi: se non vivete di fede, se non lavorate con Dio, se non vi preoccupate solo delle cose eterne, figlioli - ricordatevelo! - perdete il tempo inutilmente e piangerete quando dovrete dire: “Ah, se avessi saputo...! Ah, se avessi la retromarcia!”. Quante volte mi sono sentito dire da qualche uomo anziano: “Quand’ero piccolo la mucca mi ha mangiato i libri”! Avete mai sentito dire questa frase: ‘ la mucca mi ha mangiato i libri’? “Se tornassi indietro... adesso, studierei! Mio padre voleva che studiassi... Sono stato un po’ stupido a non studiare. Se tornassi indietro... adesso sì che studierei!”. Ebbene, figlioli, che non vi tocchi dire: “Ah, quante volte mi sono sentito dire che bisogna vivere di fede ed io, invece, sono vissuto di pagnotte e di patate americane! Eh, non sono vissuto di fede!”. Figlioli, finché c’è tempo cerchiamo di dire di sì al Signore. 5. Conclusione Allora, accogliamo l’invito della Chiesa che ci chiama a rallegrarci perché il Cristo è vicino. Accogliamo l’invito di Nostro Signore a stare gioiosi, perché possiamo anche in questo pellegrinaggio sentire la presenza del Signore, la presenza di Cristo dentro di noi, di Cristo nel tabernacolo. Ma, ricordatevi: il nostro cammino sia sempre rivolto all’incrocio di Este, il nostro pellegrinaggio sopra la terra sia sempre rivolto verso il giorno del nostro incontro con il Signore, perché - ricordatevelo! - quel cadavere che abbiamo benedetto proprio qui, dinanzi a voi, è stato il primo, ma non sarà l’ultimo. 13 dicembre 1966