Don Ottorino prende spunto anche per questa meditazione dal libro di P. FRANCESCO FRANZI, Esercizi mariani per sacerdoti, Casale Monferrato 1960. Le citazioni, prese dalle pagine 22-24, vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami specifici.
Gv 4,10.
Don Ottorino aveva narrato la sera precedente, durante il fioretto predicato in chiesa, presenti anche i ragazzi delle medie, alcuni episodi della vita di San Francesco di Sales tralasciando, per convenienza, alcuni esempi meno adatti ai ragazzi più giovani.
Don Ottorino, scherzando, cita a memoria Mc 4,11.
MI14,1 [08-05-1965]
1."Nel discorso con la Samaritana Gesù usa un'espressione che meglio di ogni altra rivela l'intima natura della Grazia. Alla donna, che alla richiesta di Gesù: "Dammi da bere", aveva risposto in modo beffardo, Gesù dice: "Si scires donum Dei!". “Si scires donum Dei! Se tu conoscessi il dono di Dio!”. Proprio ieri sera leggevo nella biografia di San Francesco di Sales alcune esperienze che il Signore gli ha fatto vivere. Naturalmente non posso presentarle tutte qui in chiesa. Per esempio, non posso dire in chiesa che quando è andato a studiare a Padova - aveva vent'anni quando è andato a Padova a studiare e vi rimase dai venti fino a ventiquattro anni - i ragazzi, gli studenti suoi amici, ce l'avevano con lui. Una volta lo trovarono in chiesa, di sera, al buio, mentre si flagellava: sono andati là con delle lampade, lo hanno visto, lo hanno preso in giro, ne hanno fatto di tutti i colori cercando di ridicolizzarlo e di sbeffeggiarlo. Un altro giorno hanno fatto finta di baruffare con lui per provocarlo ad usare la spada che portava al fianco, pensando che fosse un povero stupido e che non sapesse maneggiarla. Quando, però, cominciò a duellare li fece scappare tutti. Allora dissero: "Basta provocarlo con la spada: lo facciamo cadere nel peccato, bisogna farlo cadere nel peccato!". Questo aneddoto della spada posso tirarlo fuori in chiesa, anche in forma un poco allegra, ma la seconda parte, che viene adesso, non posso tirarla fuori in chiesa. Però "vobis datum est nosse mysterium regni"! Un giorno lo hanno fermato e gli hanno detto: "Senti, Francesco. È arrivato un professore nuovo all'università; andiamo a salutarlo". Partono per andare a salutarlo. Entrano in un appartamento, dove c'era una distinta signora che sul più bello dice: "Si accomodi, mio marito arriva subito; si accomodi". Intanto Francesco si è accomodato e gli altri, uno alla volta, si sono ritirati tutti e l'hanno lasciato solo con lei. La signora, quando è rimasta sola con lui, ha cominciato a dire: "Ci sono tante cose belle a Padova. Però, la cosa più bella siete voi!". Dicendo così si avvicinò a Francesco e cominciò a stringerlo a sé. "Ah, brutta donnaccia! - reagì Francesco con parolacce - E io che pensavo che foste una gentildonna". E gliene ha dette di tutti i colori. Poi scese, lasciandola là sola, mentre gli altri compagni continuavano a deriderlo!PAROLA DI DIO Vangelo
ESEMPI di Santi
PENITENZA mortificazione
CROCE
CONSACRAZIONE castità
VIRTÙ
Don Matteo Pinton, che sarebbe stato consacrato sacerdote il 26 di quello stesso mese di maggio, era destinato a perfezionare gli studi filosofici presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, insieme con il confratello Giorgio Girolimetto. In un primo tempo ambedue sarebbero stati ospitati nella Casa Buoni Fanciulli di Via Giambattista Soria 7 (Roma), e in seguito si sarebbero uniti alla Comunità di Monterotondo, non appena la casa parrocchiale di Gesù Operaio fosse stata completata.
Don Ottorino nomina Mariano Apostoli come immaginario integrante della Comunità di Monterotondo, quando questa ancora non esisteva, ma era solamente progettata: sarebbe stata inaugurata l’anno seguente, e precisamente il 7.8.1966, festività di San Gaetano.
Don Ottorino vuole indicare con questa espressione l’ambiente libertino e depravato, almeno sotto l’aspetto della morale sessuale, dei giovani universitari padovani del tempo.
Don Ottorino vuole dire che le grandi università del tempo erano nate dalla Chiesa e conservavano una impronta cristiana, mentre nei tempi recenti erano retaggio della cultura marxista.
MI14,2 [08-05-1965]
2.Ne ha subito più di uno di questi cattivi scherzi, come potrà capitare magari a don Matteo che quest'anno si trasferisce a Roma per studiare. Sarai preparato, figliolo? Sarete preparati, Mariano, quando gli altri verranno là? La grazia, bisognava salvare la grazia! Per questo Francesco continuava a digiunare, e, anche se mezzo morto, digiunava, si flagellava e digiunava. Perché? Perché sentiva anche lui quello che avete voi, che abbiamo tutti: la carne che tira verso il basso. Si trovava in una cloaca massima. Quando gli hanno conferito la laurea, gli hanno fatto l'elogio con un discorso che ci è stato tutto riportato; l'avranno senza dubbio archiviato perché il discorso è riportato per intero. Il sacerdote che lo fece, forse il rettore magnifico, ad un certo punto dice: "Voi vi siete conservato puro in mezzo a mille difficoltà, e questo vale più della laurea. Per il vostro profitto negli studi - c'erano quarantotto professori presenti - voi meritate questo elogio pubblico, ma soprattutto perché vi siete conservato puro in mezzo a questo ambiente e avete conservato le virtù", e fa un elogio che è una meraviglia. E dopo ci sono i brani del discorso di risposta, dove Francesco dice che quello che ha lo ha ricevuto dal Signore e che ha il dovere di conservare tutto ciò sempre, per tutta la vita, impegnandosi e sperando che sia un aiuto per un buon vivere da cristiani, per vivere meglio la fede. Una volta l'università era nostra, e non era invasa dai comunisti.GRAZIA
PENITENZA
PECCATO passioni
ESEMPI di Santi
CONSACRAZIONE castità
VIRTÙ
DIO riconoscenza a...
Il riferimento è a Giuseppe Giacobbo, che proveniva da Belvedere di Tezze sul Brenta (VI) e che, per una serie di situazioni impreviste, era nato effettivamente nella stalla annessa alla casa colonica dove i genitori abitavano. La levatrice presente al parto aveva profetizzato la sua vocazione sacerdotale perché era nato come Gesù in una stalla.
MI14,3 [08-05-1965]
3.Leggendo le pagine della biografia di San Francesco di Sales si sente la sua vera preoccupazione: la grazia. Diceva infatti: "Questi uomini, che camminano per il mondo, non comprendono a un certo momento che la vita è un punto da dove parte una linea". Ecco il pensiero: la vita è un punto da dove parte una linea. Sono preoccupati del punto e si dimenticano della linea. Figlioli, la nostra vita è una semiretta, matematicamente parlando: parte da un punto e va all'infinito. Tu, Giacobbo, sei partito da Belvedere, perché sei nato a Belvedere dentro una stalla come Gesù Bambino. Tutti partiamo da un punto, e si va avanti. La gente si preoccupa solo del punto di partenza, si preoccupa solo della vita terrena, del poco tempo che restiamo qui sulla terra. Invece, quando si parte per l'eternità, comincia la linea. Adesso che sei vivo giri attorno al punto, e dopo parti come un missile che va molto in alto. E se invece di andare in alto va in giù? Se va verso il centro della terra invece di andare in alto? Se sbaglia tiro? La gente si preoccupa solo di questo mondo di carne... Miserabili! San Francesco di Sales era preoccupato di questo, di se stesso e dice: "Questa umanità si preoccupa solo di questo punto e non si preoccupa della linea che parte e continuerà, continuerà".ESEMPI eternità
NOVISSIMI eternità
Daniele Galvan, che aveva emesso la professione religiosa nel 1963, frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.
MI14,4 [08-05-1965]
4.Ecco, figlioli, il problema della grazia. Voi dovreste sentire dentro di voi la gioia di essere in grazia, sentire che cosa vuol dire essere in grazia, essere uniti a Cristo, e il dispiacere di affievolire la grazia quando commettete anche delle semplici imperfezioni. È vero che se tu fai un peccato veniale, un piccolo peccato, non perdi la grazia, ma è sempre come uno spago attorcigliato alle vigne. Avete notato, in cortile, dove ci sono i pioppi, che c'era un pezzo di spago che pendeva? Un giorno ordinai di levare quello spago che era attorcigliato al pioppo, e lo hanno tagliato. Sei stato tu, Daniele? C'era un solco attorno al tronco; si vedeva il solco dello spago che era rimasto incastrato dentro, come un'incavatura. La pianta soffre quando è stretta da un legame. Chissà quanti spaghi abbiamo attorcigliati alla nostra vita spirituale! Certamente non siamo morti, ma con tanti spaghi che stringono da una parte e dall’altra il sangue della grazia non circola come dovrebbe, perché ne ritardiamo la circolazione. Se io prendo uno di voi e lo lego, con uno spago di qua e uno spago per le gambe, non è certamente morto, ma senza dubbio incapace di correre perché ne è impedito ed è tutto appesantito: sembra il piccolo Davide con le armi di Saul che non riesce a muoversi. Provate a mettere a uno le scarpe strette, tre centimetri più corte del piede; dopo mettetegli un paio di spaghi sui polpacci; dopo aggiungete nelle cosce un altro spago, legato forte, meglio se tirato con i morsetti; infine legatelo ancora più in alto e ditegli: "Adesso fai le corse campestri!".PECCATO
GRAZIA
ESEMPI peccato
APOSTOLO distacco
CONSACRAZIONE radicalità
L’espressione latina indica: "L’immagine della morte".
L’accenno è a don Venanzio Gasparoni, che sarebbe stato consacrato sacerdote verso la fine del mese.
MI14,5 [08-05-1965]
5.Molte volte accade così, e si dice: "Non è morto: è ancora vivo! Non sono in peccato mortale, sa... Ho la grazia di Dio, perché questo non è peccato mortale!". È vero, ma non vedi come sei ridotto: sei la "imago mortis". Non vedi che neppure ti muovi? Non vedi che hai qualcosa che ti tiene legato? È vero che non hai fatto peccati gravi e non hai perso la grazia di Dio, anche se sarebbe preferibile che ne avessi fatto uno e dopo tutto fosse finito. Così ti saresti rotto la testa, l’avresti fasciata e ti saresti rimesso a posto: meglio questo che tutti gli spaghi che ti tengono legato! Dico male, don Venanzio ? È preferibile un peccato grave che fa piangere per tutta la vita, come ha fatto San Pietro, purché poi tutto sia finito!CONVERSIONE pentimento
Con questa espressione molto forte don Ottorino vuole inculcare che al centro della vita missionaria ci deve essere il fuoco apostolico, non il desiderio dell’avventura.
Il riferimento è, evidentemente, a don Lino Dal Moro, don Venanzio Gasparoni e don Matteo Pinton, che sarebbero stati consacrati sacerdoti pochi giorni dopo, cioè il 26 maggio.
MI14,6 [08-05-1965]
6.Non si può camminare, pur essendo senza peccati gravi, legati da piccoli lacci. Anche se i peccati veniali non sono gravi, anche se le imperfezioni non sono vere offese del Signore, non permettono di vivere a pieni polmoni quella che è la vita di Dio, la vita del Cristo. Questo dovete sentirlo dentro di voi; bisogna che viviate voi per primi queste cose per poi farle vivere agli altri. È inutile che noi andiamo a salvare le anime, andiamo a battezzare, se non siamo in grado di sentire, quando andiamo in una parrocchia, che c'è gente che non vive in grazia. Se riuscite a comprendere che cos'è la grazia di Dio, quell'innesto con il Cristo, allora diventate missionari, perché la vita missionaria non è vita di cavalli nella foresta, non è poesia forestale. La vita missionaria è conquistare le anime a Cristo, è un vedere le anime e sentire il bisogno di innestare in esse il Cristo. Voi dovreste allora pensare: "Mamma mia, quante anime! Ci sono tante altre pecorelle che non sono del mio ovile: che cosa si potrebbe fare?". E allora ci si mette alla ricerca di anime che pregano, di anime che soffrono; e allora si va alla ricerca di mezzi per salvare. Non dovete essere dei funzionari; se diventerete dei funzionari, miei cari, sarà veramente una brutta cosa. La più sublime delle missioni può diventare il più miserabile dei mestieri. La più sublime delle missioni, anche per voi che fra poco sarete preti, può diventare il più miserabili dei mestieri!GESÙ
imitazione
APOSTOLO salvezza delle anime
PASTORALE parrocchia
GRAZIA
MISSIONI vita missionaria
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO attivismo
SLOGANS fuoco apostolico
L’allusione è all’episodio, raccontato all’inizio della meditazione, accaduto a Francesco di Sales durante la sua permanenza a Padova per gli studi universitari.
Si tratta di Giuseppe Giacobbo.
Ampelio Reghellin frequentava, all’epoca, i corsi del magistero.
Giuseppe Azzolin aveva già completato il 5° anno ginnasiale nella Casa dell’Immacolata e, all’epoca, faceva parte del gruppo dei novizi.
Il richiamo è a Luciano Bertelli o a Luciano Gallinaro o a Luciano Rizzi, tutti allievi del corso teologico.
MI14,7 [08-05-1965]
7."Si scires donum Dei" disse Gesù alla Samaritana, e credo che lo direbbe anche a me, se venisse qui. Sono sicuro che mi direbbe: "Don Ottorino, tu credi di sapere... Si scires donum Dei... Se tu sapessi che cos'è la grazia! Ah, allora, non ti perderesti in stupidaggini, in piccoli spaghi che ti legano attorno... Allora, anche se c'è una giornata un po' nera, oppure tre, quattro, cinque giornate nere; anche se il mondo ti mostra qualcosa di attraente; anche se gli amici ti accompagnano in una stanza, dove c'è il professore nuovo che è venuto all'università di Padova ... beh, non ti perderesti!". E invece si vende un tesoro per un piatto di lenticchie, quando non se ne conosce il valore. Caro Giacobbo , annota tutto perché queste cose ti fanno bene. Si vende un tesoro per un piatto di lenticchie, quando non se ne conosce il valore. Ecco, ad esempio, Reghellin che possiede una FIAT millecento; passa per la strada uno che vende gelati e gli dice: "Senti, me la dai la FIAT millecento? Ti do un gelato!". Lui incomincia a leccarsi le labbra. L’altro insiste: "Guarda che è buono, sai: ha il cioccolato, ha la vaniglia...". Alla fine lui accetta: "Bene, dammi il gelato e portatati via la FIAT millecento". Evidentemente non conosce il valore della FIAT millecento. Senza dubbio Reghellin non farebbe questo cambio per una FIAT millecento. Potrebbe, però, farlo con una gemma preziosa incastonata in un anello di ferro, un anello di ferro con una perla preziosa, un anello di ferro tutto arrugginito con una perla preziosa incastonata nel mezzo. Ci sono, infatti, delle perle preziose che a un profano possono sembrare dei pezzi di vetro, mentre invece valgono anche cento milioni. Ce ne sono che valgono cento milioni? Prendiamone allora una che sia abbastanza comune e che valga dieci milioni. C’è Azzolin con il suo anello di ferro arrugginito che ha trovato fra il ferro vecchio; passa il gelataio e gli dice: "Senti, me lo dai? Ti do cinquanta gelati, uno al giorno; passo di qui e tu, a un dato momento, fai finta di venire davanti, nell'ora della ricreazione, e io vengo a portartene uno di quelli belli...". Azzolin accetta: "Subito, per carità!". Oh uomo insensato! È vero che era un anello arrugginito, ma aveva una perla preziosa! Noi vendiamo tante volte le cose preziose, o contrattiamo con il demonio o con il piacere o con le soddisfazioni del mondo. Troviamo anche la scusa che è difficile lottare, che è faticoso resistere. Il vero motivo è che non conosciamo il valore, non meditiamo sufficientemente sul valore del tesoro che abbiamo. "Si scires donum Dei", Luciano ... Si scires donum Dei. Scusate se insisto su questo punto stamattina: tanto saremo apostoli, tanto saremo zelanti, tanto ci sacrificheremo per salvare le anime in quanto conosceremo il valore della grazia.GRAZIA
CROCE
MONDO
ESEMPI tentazioni
ESEMPI sapienza di Dio
VIRTÙ
fortezza
CROCE Demonio
PECCATO
APOSTOLO
L’Astichello, un piccolo corso d’acqua che bagna Vicenza celebrato nelle poesie di Giacomo Zanella, segna il confine delle proprietà della Casa dell’Immacolata.
Laghetto è un rione periferico della città di Vicenza, a pochi minuti di strada dalla Casa dell’Immacolata. Per capire meglio l’esempio, è bene annotare che don Venanzio era, in quell’anno, responsabile del gruppo di 5ª ginnasio.
Tresche Conca è una località dell'altopiano di Asiago.
Il riferimento è a Vinicio Picco.
MI14,8 [08-05-1965]
8.Tante volte da noi, in dialetto, si dice: "Boh, per quella cosa là? Sono seduto e non mi alzo neppure in piedi!". Se, per esempio, ti dicono che, là, in fondo, vicino all'Astichello , c'è una caramella: "Don Venanzio, se vai là, in fondo, vicino all’Astichello c'è una caramella; è di quelle piccine, piccine", diresti: "Faccia un piacere. Forse i bambini di quinta potrebbero fare una corsa e andarci. Mi dispiace tanto, ma neppure se ci fosse un sacchetto di caramelle ci andrei!". Ma sei io dicessi: "Là, in fondo, c'è una bicicletta per tutti i ragazzi di quinta ginnasio - supponiamo sia un regalo di don Ottorino -. È un regalo per voi! Si trovano a Laghetto ; bisognerebbe che andaste a prendervele". Don Venanzio lascerebbe la minestra dicendo di non avere più fame e andrebbe, insieme con i ragazzi di quinta ginnasio, a prendere le biciclette. Il valore, il valore, è importante! Se mi dicessero, mentre sto andando a letto alla sera: "Ad Asiago c'è un tale che ti aspetta, vicino a Tresche Conca : ti aspetta e ha un assegno di cento milioni da consegnarti, ma vorrebbe che andassi subito". Anche se fosse mezzanotte e stessi andando a letto, non direi certo che ho sonno, che sono stanco, che non ne ho voglia. Scommetto che pure Vinicio , anche se si è appena addormentato, direbbe: "Bene, vengo subito!", e per sbaglio, dal sonno che ha, metterebbe la giacca al posto dei calzoni, ma verrebbe! Tutto dipende dal conoscere il valore delle cose, essere coscienti del valore del "donum Dei!". "Si scires donum Dei".ESEMPI sapienza
ESEMPI discernimento
VIRTÙ
sapienza
Nella registrazione, all’interno della citazione del testo di p. Franzi, don Ottorino aggiunge: “I distinguo della filosofia, no? Il prof. Caliaro, latino, greco...”.
In questa frase don Ottorino nomina di seguito: Severino Stefani e Ampelio Reghellin che frequentavano il corso del magistero, Paolo Crivellaro il corso teologico, e Giuseppe Azzolin l’anno di noviziato.
La citazione del testo di p. Franzi termina con la frase della 2ª Pt 1,4: “Partecipi della natura divina”.
MI14,9 [08-05-1965]
9."L'espressione si può intendere in senso soggettivo e in senso oggettivo. In senso soggettivo: Dio fa un dono. Ogni cosa è dono di Dio; ogni creatura. E Dio potrebbe moltiplicare i suoi doni a dismisura. Non Gli costerebbe nulla lanciare nei Cieli milioni di altre stelle, fornire l'uomo di altre capacità, di altri sensi...". Il Signore potrebbe dare le ali a Severino, fargli il regalo delle ali: mentre gli altri camminano, lui potrebbe volare come un merlo; a Reghellin potrebbe fare il dono della coda, per esempio, e allora lo vedresti con la coda, come gli asini; a Paolino fargli il dono delle orecchie lunghe come quelle di un asino, e a Azzolin il naso lungo come quello di Pinocchio . Il Signore potrebbe farlo. "Ma quand'anche Iddio moltiplicasse questi doni, Egli non si sentirebbe pago nel suo amore. Il suo amore ha un tendenza ineffabilmente più grande. Dio vuol dare se stesso". Dio vuol dare se stesso. Può dare ad Azzolin il dono del naso lungo, il dono della coda, il dono delle ali, e tutto quello che volete, ma Dio vuole dare se stesso. "Donum Dei" in senso oggettivo: Dio dona se stesso. Tra Dio e la creatura vi è l'infinito". Quando diciamo soggettivo intendiamo Dio che dona. Quando diciamo oggettivo intendiamo quello che dona, cioè se stesso. Sicché, soggetto e oggetto, tutto è sempre Dio. "Tra Dio e la creatura vi è l'infinito. La trascendenza di Dio lo pone infinitamente al di sopra di noi; ed Egli farà il prodigio ed eleverà la creatura ragionevole fino a farla "divinae consortes naturae" .DOTI UMANE
DIO creatore
DIO amore di...
CREATO
Gv 3,16.
Cfr. Il Simbolo Niceno Costantinopolitano.
MI14,10 [08-05-1965]
10.Tra me e Dio c'è l'infinito: la trascendenza di Dio lo pone infinitamente superiore a me. Dio si abbasserà per alzare: verrà il Cristo, si farà uomo, ma non per restare lui uomo, ma per farci dei, per farci partecipi della sua natura: "Consortes divinae naturae". Vuole farci un dono, Lui è il soggetto; il dono di se stesso, e questo è l’oggetto: eleva l'uomo! Non capiremo mai sufficientemente queste verità! Adesso che avete le vostre carte credete di avere capito; quando avrete quarant'anni crederete di avere capito qualcosa di più; a cinquanta di più ancora. E io penso che se anche arrivaste a novant'anni non arrivereste a capire abbastanza e in Paradiso diremo: "Ah... ah... eravamo così finché eravamo sulla terra?". Che eccelso il mistero di Dio che si abbassa, attraverso l'infinito con migliaia di anni luce, e viene giù per salvarmi, per elevarmi. Se sapessimo, se sapessimo chi siamo noi uomini per il Signore! "Tutto il piano di Dio infatti tende a questo dono che Egli vuol fare di sé. Questo dono si compie mirabilmente nell'Incarnazione..." - è lì che avviene il dono - "... quando "sic Deus dilexit mundum ut Filium suum Unigenitum daret" . Il Padre si dona al Figlio! E il Figlio si dona a noi: "Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de Coelis et incarnatus est Mistero abbagliante! Opera di ineffabile amore! E Dio è felice: si è donato alla creatura. O ineffabile Carità che è Dio! Al confronto, incredibile, imperdonabile la nostra noncuranza, la nostra indifferenza".GESÙ
incarnazione
GESÙ
uomo
NOVISSIMI paradiso
DIO piano di salvezza
Si tratta del cav. Danilo Barban, amico e benefattore della Congregazione, che seguiva da vicino nel suo sviluppo e nelle sue opere.
Don Ottorino scherza a proposito del matrimonio del cav. Barban, che lui stesso benedisse, perché giunse in una età piuttosto avanzata. Infatti viveva in casa con la madre anziana e ammalata, e questa situazione lo spinse a posticipare sempre la formazione di una famiglia propria.
MI14,11 [08-05-1965]
11.Da una parte c’è Dio che si dona e dall'altra la nostra indifferenza. Pensate un momentino a questo esempio. L'anno scorso, mi hanno regalato la macchina, la FIAT 1100. Se a un dato momento io avessi detto: "Se facevate a meno di regalarmela mi facevate un piacere. Io non la uso; la metto là in garage", e fosse trascorso un anno e non l'avessi mai adoperata, pensate al disappunto degli offerenti! Il cav. Barban , ogni volta che viene - poiché ha contribuito anche lui per l’acquisto - chiede: "E allora, va bene la macchina? E allora, com'è, va bene?". Io gli rispondo: "Ho ancora un po’ di rimorso perché è troppo ricca. Era quello il mio timore, ma la macchina va bene". Lui sente la gioia di avermi donato una macchina che va bene; e la gioia è stata ancora maggiore quando gli ho detto che avevo fatto già più di ventitremila chilometri. Se gli avessi detto di averne fatti cinquantamila, sarebbe stato ancora più contento: si sarebbe sposato tre mesi prima! Certamente, è stata tale la gioia del dono della macchina che dopo un anno si è sposato; dalla gioia di aver fatto un dono ha trovato la fidanzata! Figlioli, bisogna sentire gratitudine per Dio: Dio, avendomi donato questo, vorrebbe trovare corrispondenza. Invece dall'altra parte, e forse anche da parte nostra, c’è a volte indifferenza.DIO riconoscenza a...
ESEMPI riconoscenza
ESEMPI ingratitudine
Gv 1,14.
Gv 14,21-23.
2 Pt 1,4.
Ebr 3,14.
1 Gv 3,1.
MI14,12 [08-05-1965]
12."Da quando il Padre ci donò il Figlio, l'umanità non dovrebbe fare altro che adorare e ringraziare". Da quando il Padre ci ha donato il Figlio e siamo diventati fratelli di Cristo, da quel momento l'umanità non dovrebbe fare altro che adorare e ringraziare. "La terra nostra, fatta dimora di Dio, è centro spirituale dell'universo. "Verbum caro factum est et habitavit in nobis!". E noi non vi pensiamo! Perdonate, o Dio, la nostra indifferenza! Ma il "donum Dei" fatto nell'Incarnazione a tutta l'umanità non soddisfa ancora l'inesauribile volontà divina di amare: Egli vuol donarsi ad ogni anima. "Qui diligit Me, diligetur a Patre Meo... et ad Eum veniemus et mansionem apud Eum faciemus". È la Grazia increata, la inabitazione cioè della SS. Trinità nell'anima. Dio, già presente nell'anima "per praesentiam, per potentiam, per essentiam", si comunica ancora in modo del tutto nuovo, del tutto indebito, alla creatura: Dio si dona, si fa presente nell'anima in un mistero di donazione. Nell'anima, Iddio, fattosi dolce ospite, vive la sua vita trinitaria: il Padre genera il Verbo; dal Padre e dal Verbo procede lo Spirito Santo. Ricevendo questo "donum Dei" l'anima mirabilmente comunica con Dio, è tempio di Dio. Nell'intimo dell'anima, Iddio, che vi risiede, produce una qualità soprannaturale nuova, inerente alla sostanza stessa dell'anima, la Grazia santificante o abituale che ci rende deiformi, "consortes divinae naturae". "participes Christi" , figli adottivi di Dio. In questi termini la Divina Rivelazione esprime la realtà ineffabile che è la Grazia e il rapporto nuovo che per mezzo di essa si stabilisce tra Dio e noi. Dio si dona a noi! Dio ci deifica! Mio Dio, che io creda!".DIO Figlio
EUCARISTIA adorazione
DIO Spirito Santo
GRAZIA
MI14,13 [08-05-1965]
13.Ci sarebbe da continuare ancora, ma è meglio che ci fermiamo un momentino ripetendo queste parole: "Mio Dio, che io creda!". Guardiamo un po’ il tabernacolo; guardiamo un po’ dentro di noi. Dio Padre genera il Figlio; Padre e Figlio da cui procede lo Spirito Santo, e questo avviene dentro di me! E io sono inserito, partecipo di questa vita! Ripetiamo per un istante: "Signore, che io creda!".EUCARISTIA tabernacolo
DIO Trinità