Meditazioni italiano > 1969 > LE APPARIZIONI DI FATIMA: INVITO ALLA PREGHIERA E ALLA MORTIFICAZIONE

LE APPARIZIONI DI FATIMA: INVITO ALLA PREGHIERA E ALLA MORTIFICAZIONE

MI262 [04-02-1969]

4 febbraio 1969

Don Matteo Pinton aveva conseguito la licenza in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Probabilmente don Ottorino si riferisce al grande miracolo del sole dell’ultima apparizione del 13.10.1917.

Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che all’epoca era ancora novizio.

Don Ottorino fa lo spelling del nome dell’autore. Il riferimento è al libro di WILLIAM THOMAS WALSH, Madonna di Fatima, Editrice Nigrizia Ancora Milano 1965. Accenna poi al libro del padre gesuita L. Gonzaga De Fonsera, il testo forse più conosciuto sulle apparizioni di Fatima.

MI262,1 [04-02-1969]

1. Sia lodato Gesù Cristo!
Questa mattina cominciamo i nostri incontri parlando di Fatima, e cioè delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli. Prima di tutto, voi sapete che se uno non crede a queste apparizioni non è un eretico: mettiamo le cose in chiaro. Dico male, lei, don Matteo, che ha studiato filosofia, dico male? Però, però, sono tanti i miracoli accaduti! Il grande miracolo, poi, voi ben lo conoscete. E poi la Chiesa si è già pronunciata dicendo che le apparizioni sono attendibili; poi i Pontefici, ultimo dei quali Paolo VI, che è andato perfino per la chiusura del cinquantenario delle apparizioni. Perciò direi, insomma, non ti pare don Giuseppe, che possiamo credere che la Madonna sia apparsa lì. E se abbiamo tutti i motivi per crederlo, allora dobbiamo anche esaminare perché è apparsa e che cosa ha chiesto al mondo e a noi in modo particolare. Negli incontri che faremo settimanalmente su questo tema non ho intenzione di ripetere la storia, tutta la storia delle apparizioni, ma di prendere alcuni punti di meditazione, perché più o meno la storia la conoscete e, caso mai, voglio stuzzicarvi un pochino a prendere in mano il libro e a leggervela. Il testo che ho in mano è di Thomas Walsh; non so se sia inglese, comunque... è un inglese che lo ha scritto. Questo testo, guardate, vorrei dire che è proprio arido, storico. L’autore nella sua prefazione dice chiaramente che ha intenzione di far conoscere soltanto la Madonna, e sarà ben lieto se alla fine della lettura qualcuno amerà di più la Madonna. Ma ha scelto un criterio storico: è andato sul posto, - ha scritto il libro nel 1946 - ha interrogato le persone, è rimasto là, ha voluto... ha preso in mano i libri scritti dal Da Fonseca e da altri, ha consultato tutti gli interrogatori fatti pubblicamente, sia quelli fatti ufficialmente che quelli fatti privatamente. È un sacerdote che vi è andato per conto proprio. Tutto quello che ha raccolto l’ha messo a confronto in modo da cavare la verità, insomma, e ha messo giù scheletricamente la verità. Perciò non è un libro di devozione, dove ci sono dei bei fatterelli edificanti; è un libro di informazione, che presenta il succedersi di fatti. Noi prenderemo in mano alcuni di questi fatti come ce li presenta l’autore. E partiamo con la nostra meditazione.

MARIA Fatima

CHIESA

CHIESA Papa

MONDO

MARIA amore di...

MARIA fiducia di..

MARIA devozione a ...

“Questa come quella”: don Ottorino usa una espressione dialettale del sud d’Italia.

MI262,2 [04-02-1969]

2. Cominciamo addirittura da pagina 66. Dunque, come vedete, saltiamo sessantacinque pagine d’un colpo solo, nelle quali l’autore non fa altro che presentarci il paese, l’ambientazione... Potreste leggervele privatamente: sono bellissime. Quando tu hai letto questo, hai un po’ una fotografia, quasi un documentario dell’ambiente, sia per la parte storica come per quella geografica: sembra quasi trovarsi in mezzo ai veggenti.
Quello che è importante, cosa che l’autore non ha trascurato, è la descrizione dei tre pastorelli. Niente di straordinario! La Madonna non è apparsa a questi tre pastorelli perché fossero diversi da tutti gli altri: erano ragazzi come tutti gli altri, disponibili se volete, ma ragazzi come tutti gli altri. Voi direte: “Ma recitavano la corona”. Sì, perché in casa, a quel tempo, la recitavano tutti e avevano l’abitudine di recitarla, però usavano il trucco di recitarla in fretta: “Ave Maria... Santa Maria”; la dicevano così per fare più presto, usavano proprio il trucco di dirla così. La mamma avrà domandato: “Avete detto la corona oggi?”. “Sì, mamma!”, e continuavano a giocare, a giocare. E a un dato momento si saranno messi a dire: “Ave Maria... Santa Maria”, “Chista comme chilla”: si fa presto in questo modo arrivare alla fine della corona! Perciò i tre veggenti non avevano nulla di straordinario: ragazzi, buoni figlioli, che naturalmente erano disponibili. Però, attenti. Un particolare che ho osservato e che nel libro è stato messo bene in risalto è questo: Lucia aveva fatto amicizia con i due cuginetti - beh, è naturale che un cugino faccia amicizia con i cugini quando sono pressappoco della stessa età! - e tutti e tre avevano trovato la gioia di fermarsi vicino al pozzo, il loro pozzo, di contemplare la natura e di chiacchierare fra loro. Lucia raccontava delle storie. Voi direte: “Ma i ragazzi si mettono a fare proprio questo?”. Pensate che allora i giornaletti non c’erano, ‘Topolino’ non c’era, la televisione non c’era, altre cose non c’erano. Che volete che facessero i ragazzi? Basta che io torni indietro di quaranta o cinquant’anni: si stava a giocare a bottoni e dopo, finito di giocare a bottoni si cominciava a dire: “Io ho la nonna che ha le scarpe più lunghe...”, e quell’altro: “Io...”; si raccontava di questo e di quello, sempre nella cerchia delle nostre conoscenze. Perciò era anche naturale che questi ragazzi stessero lì fermi a chiacchierare fra loro, a discutere fra loro, perché non c’erano le distrazioni che ci sono adesso. Quando mai trovi adesso tre o quattro ragazzetti così, che si fermino a chiacchierare fra loro? Ma se torniamo indietro di quarant’anni, troviamo che era una cosa naturale: vedevi spesso i ragazzi starsene là così, a chiacchierare, a fare le casette, a fare altre cose; si lavorava una mezz’oretta a fare una casetta, si chiacchierava: “Io... mia mamma...”, ognuno raccontava qualcosa.

MARIA Fatima

Vicino al pozzo dietro la casa di Lucia, dove i tre cuginetti si trovavano spesso per giocare e per parlare delle loro cose, c’era un fico che ombreggiava il pozzo durante la calura estiva.

Cfr. Genesi 3,7 e Giovanni 1,48. Il fico è nella Bibbia segno di benessere e di quieto vivere: “Stare all’ombra del proprio fico e della propria vigna” è sinonimo di vita in pace e nell’abbondanza.

Lucia era la più piccola dei figli, tre femmine e un maschio, di Antonio e Maria Rosa Dos Santos, e a sette anni dovette prendersi cura del piccolo gregge paterno per aiutare l’economia della famiglia.

A Cova da Iria il papà di Lucia possedeva alcuni appezzamenti di terreno.

MI262,3 [04-02-1969]

3. Ebbene questi tre bambini, che si trovavano spesso vicino al pozzo a chiacchierare, a giocare insieme, incominciano a contemplare il cielo: cosa importantissima! Io direi proprio che il Signore ha cominciato a mettere dentro nel loro cuore una grazia attuale: il desiderio di guardare in alto. Pare di vedere Santa Teresina del Bambino Gesù che dice: “Papà, il mio nome è scritto nel cielo. Guarda, c’è una T: il mio nome è scritto in cielo”. Invece, ecco là i bambini che cominciano a dire: “Guarda! In cielo ci sono le stelle, la luna...”, e guardavano il cielo attraverso una pianta di fico - la pianta di fico è sempre stata una cosa interessante nella storia della religione - perché così, attraverso i rami del fico, vedevano un piccolo tratto di cielo e riuscivano a contare meglio le stelle, perché altrimenti il cielo è troppo grande per vedere tutte le stelle e contarle... sono tante, e allora le contavano in quel trattino di cielo che vedevano tra le fronde del fico. E andavano dicendo: “La luna è la lampada della Madonna, la sua lampada; le stelle sono le lampade degli angeli e il sole è la lampada del Signore”. Francesco, da uomo, diceva: “A me piace di più la lampada del Signore!”; le bambine, naturalmente: “Eh, no! La lampada della Madonna è più bella!”. E allora piccole baruffe, piccole, si sa: “No, è più bella quella del Signore!”, “No, è più bella quella della Madonna!”. Che semplicità!
In seguito escono a passeggio... conducono le pecore al pascolo. È Lucia che a un dato momento comincia ad uscire con le pecore, e allora anche gli altri due piccoli vogliono uscire con le loro pecore perché non hanno più la loro compagna di gioco. Ma la mamma non vuole lasciarli andare perché sono troppo piccoli, e allora, baruffa e ribaruffa, finché a un dato momento la mamma di Giacinta e Francesco permette che anche loro escano con le pecore insieme con Lucia. Così mentre prima, finché erano piccoli, tutto si svolgeva intorno al pozzo, giocare, guardare le stelle alla sera, guardare la lampada del Signore durante il giorno, a un dato momento il piccolo gruppo si trasporta a Cova da Iria, e quello che facevano al pozzo, lo fanno ora mentre le pecore fanno un po’ di distruzione a destra e a sinistra perché vanno a brucare nei prati degli altri. Allora succedevano le relative baruffette con i vicini: “Ehi, bambini, richiamate le pecore perché vanno a mangiare i pampini delle viti!”. Erano cose che capitavano negli anni passati. Non so se sia mai capitato a voi di uscire a pascolare con la vaccherella e di mettervi poi a giocare a qualcosa: la vaccherella va di qua e di là e i vicini cominciano a gridare. I tre fanciulli hanno poi scoperto, in mezzo alle rocce, una specie di piccola caverna, e quando pioveva andavano là a ripararsi. Quando cominciava a piovere un pochino le pecore si mettevano unite tra di loro e i tre bambini andavano in quella piccola cavità tra le rocce; non era una caverna, era una piccola incavatura nel monte, ma ci si riparava un pochino. È chiaro: comincia a piovere e si cerca un posto dove stare al coperto. E andavano lì, lì giocavano e lì pregavano, naturalmente con le Ave Marie ridotte, i Padrenostri ridotti; e lì facevano la loro colazione. Perciò la loro era una vita semplice, una vita che non aveva niente di straordinario.

CREATO

GRAZIA grazie attuali

DIO angelo custode

PREGHIERA Ave Maria

Lucia, parlando della prima apparizione dell’angelo della pace, dice di aver scorto assieme ai cuginetti una luce lontana, oltre le cime degli alberi, che veniva verso di loro. E benché il chiarore fosse qualcosa di diverso e del tutto nuovo, Lucia vi riconobbe “la strana bianchezza di quel ‘qualcuno’ avvolto in un lenzuolo” veduto da lei e da altre tre ragazze che con lei stavano pascolando le greggi di famiglia l’anno precedente nello stesso luogo, una zona da pascolo chiamato Loca do Cabeço molto vicina al loro villaggio natio di Aljustrel, frazione di Fatima.

Don Ottorino non segue fedelmente il testo del libro del Walsh: salta da un paragrafo all’altro, da una frase all’altra, come lo porta l’ispirazione. Le citazioni, prese dalle pagine 65-70, vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.

Nel testo registrato don Ottorino aggiunge a questo punto: “Ecco i ragazzi... tira sassi, tira sassi”.

Si tratta delle tre apparizioni dell’angelo della pace che ebbero luogo a primavera inoltrata, in agosto e all’inizio dell’autunno dell’anno 1916. Lucia non sapeva, come lei stessa afferma, computare ancora bene il tempo.

Il riferimento è alla visione dell’Inferno. Per quanto riguarda le croci e le bastonate prima della terza apparizione, Don Ottorino forse si riferisce ai contrasti, accompagnati anche da qualche scapaccione, che Lucia dovette subire da parte della mamma. La grande prova per i tre pastorelli avvenne dopo la terza apparizione quando furono portati in prigione il 13 agosto 1917, dal sindaco stesso, a Villa Nuova d’Ourém e minacciati di morte.

Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca faceva parte della Comunità della Casa dell’Immacolata con impegni di insegnamento e di ministero.

MI262,4 [04-02-1969]

4. Se volessimo trovare qualche cosa di straordinario, potremmo dire che una grazia che il Signore aveva infuso nell’animo di questi fanciulli e che aveva cominciato a germogliare era questo vedere nella natura il Signore, ricorrere spesso al Signore, leggere un pochino il libro della natura. Quand’ecco che compare un angelo. Lasciamo da parte il fatto che sia apparso qualche cosa, un segno uno o due o tre anni prima, una luce, un qualcosa, a Lucia mentre era insieme con due amiche; lasciamo da parte questo e andiamo al concreto, ai fatti veri e propri. Un bel giorno sono lì che stanno giocando; a un dato momento dicono: “Recitiamo la corona”.
E adesso leggo una paginetta del libro e poi faremo la nostra conclusione. «Trascorso un po’ di tempo sentirono fame e consumarono la colazione; quindi si inginocchiarono a recitare il Rosario. Lucia non si ricorda se lo dicessero completamente oppure scheletrizzato: ‘Ave Maria... Padre nostro...’. Ma si ricorda, che, quando ebbero finito, cessò di piovere - perciò, se pioveva, erano andati in quella specie di grotta in cui si rifugiavano in caso di maltempo - e il sole ritornò a sfolgoreggiare come prima, bruciante e chiaro, in un cielo sereno. Essa e gli altri presero a buttare sassi nella valle sottostante. Ma, passati alcuni istanti, ecco levarsi improvvisamente un forte vento attraverso le cime dei pini, che ondeggiarono e gemettero in maniera mai vista. Impressionati, i fanciulli cessarono dal buttare sassi volgendosi attorno per vedere quale fosse la causa. Scorsero allora una luce lontana oltre le cime degli alberi, che si spostava sopra la valle da est a ovest e veniva verso di loro. E benché il chiarore stesso fosse qualcosa di diverso e del tutto nuovo, Lucia vi riconobbe la strana bianchezza di quel ‘qualcuno avvolto in un lenzuolo’ veduto da lei e dalle altre ragazze l’anno precedente. Sembrava che fosse tutto fatto di una radiazione più bianca della neve; e questa volta si avvicinò tanto, che, quando arrivò sopra una roccia quadrangolare alla entrata della ‘caverna’, lo si poteva distinguere come la forma di un ‘giovane trasparente’ di quattordici o quindici anni di età, ‘più brillante di un cristallo penetrato dai raggi del sole - così Lucia lo descrive - oppure ‘come neve fatta cristallina e illuminata dal sole’. Ed ora potevano osservare che aveva lineamenti di un essere umano, bello oltre ogni descrizione. Stupefatti, rimasero a guardarlo senza parola. “Non abbiate paura”, egli disse. “Io sono l’Angelo della pace. Pregate con me». In queste meditazioni che precedono l’incontro con la Madonna, io vi direi di osservare come Dio prepara queste creaturine, finché verrà poi la Madonna. Ma le prepara anche negli incontri con la Madonna, primo, secondo, terzo incontro, finché alla terza apparizione la Madonna mostrerà loro l’Inferno e dirà... insomma, quello che sentiremo. Adesso non voglio fare anticipazioni. Però esaminate il comportamento di Dio. E se osserviamo anche in noi, nel nostro passato, pure in altra forma, vediamo che Dio ha sempre la stessa pedagogia: prepara, prepara le sue grazie, le prepara con le difficoltà. Vedremo, poi, come per arrivare alla grazia della terza apparizione, il Signore mandi certe croci, certe bastonate. Sempre uguale il Signore, eh, don Pietro, sempre uguale: bastona, ama bastonando, ama bastonando, purifica perché si possano capire queste cose.

GRAZIA

CREATO

PREGHIERA meditazione, contemplazione

PREGHIERA Ave Maria

MARIA

NOVISSIMI inferno

DIO stile di...

GRAZIA grazie attuali

CROCE difficoltà

DIO amore di...

DIO cuore di...

DIO bontà

MI262,5 [04-02-1969]

5. Il Signore aveva preparato un po’ l’animo dei bambini a contemplare Dio nella natura; aveva mostrato loro un qualche cosa, ed ecco, adesso si presenta un giovane: «Sono l’Angelo della pace». Niente di straordinario!
«Ed inginocchiatosi si prostrò con la fronte a toccare la terra, dicendo: ‘Mio Dio, io credo, io adoro, io spero, ed io Vi amo! Vi domando perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non amano Voi’. Tre volte egli pronunciò le stesse parole, mentre i fanciulli, come incantati, le ripetevano dopo di lui. Poi, alzandosi, continuò: “Pregate in questa maniera. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”. Dopo questo disparve, come se la luce del sole l’avesse disciolto». Perciò ecco la prima lezione: viene un angelo, un ambasciatore del cielo, si prostra, dà un esempio, dice come si deve pregare, insegna la preghiera ai fanciulli: “Pregate. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alle vostre preghiere, stanno in ascolto. Perciò quando voi fate questo, pensate che stanno ascoltandovi”. È già qualche cosa, non vi pare? L’angelo non comincia col dire cose grandiose: i bambini non possono capire tante cose; la lezione sarebbe stata troppo lunga, troppo difficile. Però domanda questo: “Pregate, perché mentre voi state pregando, Gesù e Maria stanno ascoltandovi”. Se imparassimo anche noi questa prima lezione, e cioè che quando noi preghiamo, Gesù e Maria stanno ascoltandoci; quando noi adoriamo, Gesù e Maria stanno ascoltandoci; quando preghiamo siamo in contatto diretto col cielo, perché la nostra preghiera è veramente un colloquio, un dialogo con Dio! Se l’umanità imparasse a pregare, a mettersi in contatto intimo con il Signore! Capite che qui ci si potrebbe fermare questi dieci minuti che restano, proprio per dire come si dovrebbe pregare. Ma in questi dieci minuti vorrei parlare della seconda apparizione dell’angelo, ed è forse bene che lo faccia per aggiungere un po’ di materiale sul quale pensare durante la settimana.

PREGHIERA meditazione, contemplazione

CREATO

PREGHIERA preghiera dell’

Angelo

GESÙ

MARIA

Il pozzo apparteneva ai genitori di Lucia e si trovava nel podere chiamato ‘Arniero’.

MI262,6 [04-02-1969]

6 Adesso il nostro autore si dilunga un pochino a descrivere l’impressione di questi bambini. Ehi, hanno visto quest’angelo! Promettono di fare silenzio, di non dirlo a nessuno, di pregare. E si mettono a pregare: stanno delle ore intere a pregare, prostrati a terra: “Mio Dio, io credo, adoro...”. Voi capite chiaramente che avranno ripetuto questa preghiera non come qualche volta la ripetiamo noi. Noi ci sforziamo di dire: “Credo... Padre, Figlio, Spirito Santo...”. Poveretti, l’avranno ripetuta un po’ materialmente, pensando che Gesù e Maria stavano là a guardarli. Non possiamo pretendere che i bambini ne capissero la sostanza; l’avranno detta così come viene detta una preghiera da un bambino, ma intanto la dicevano per ore intere.
Però, dopo tre settimane... «Dopo una siffatta esperienza la loro vita in questo mondo non poteva più essere la stessa. E non finì qui perché l’Angelo apparve loro ancora, non una, ma due volte. La seconda apparizione avvenne alcune settimane dopo la prima. Era un dei giorni più caldi di quella estate. Avevano condotto a casa le loro pecore a mezzogiorno, per chiuderle durante le brucianti ore della siesta, e passavano il tempo giocando quietamente al pozzo, sotto l’ombra dei fichi, dietro la casa degli Abòbora, senza il più piccolo pensiero di ciò che stava per accadere. Quand’ecco , alzando gli occhi, videro l’Angelo lì al loro fianco. “Cosa state facendo?”, egli domandò». Che cosa avrebbero dovuto fare questi fanciulli a mezzogiorno? Se adesso venisse in cortile da voi un angelo del Signore, nel pomeriggio, e vi chiedesse: “Che cosa state facendo?”, voi rispondereste senza tante storie: “Stiamo giocando al pallone, stiamo giocando un pochino!”..

PREGHIERA

PREGHIERA preghiera dell’

Angelo

DIO Padre

DIO Figlio

DIO Spirito Santo

Il riferimento è alla morte tragica del giovane Lino Zuin nel cortile della Casa dell’Immacolata.

MI262,7 [04-02-1969]

7«Pregate! Pregate molto!».
A tre bambini che stanno giocando! Si direbbe: “Ma questo è l’angelo della pace o della guerra, della bontà o...”. Scusate, volevo dire della crudeltà, ma sarebbe una parola un po’ troppo grossa. A tre bambini! Erano stati tutta la mattinata al pascolo con le pecore, ora sono lì, nell’immediato pomeriggio d’estate, e viene a dire: “Che cosa state facendo adesso? Pregate, pregate!”. Amici, ci vuole un bel coraggio, no? Bisogna venire dal cielo per dire queste cose? Però, amici miei, che rimprovero per me, per voi! Io ho letto e riletto cinque o sei volte in questi giorni questo passo, e mi ha fatto un’impressione tremenda. Che rimprovero per noi! Vedete: per noi è facile prendere la vita alla leggera, cioè una vita che si vive sulla terra con alcune preghiere. Si crede che noi abbiamo pagato il nostro contributo perché abbiamo detto le nostre preghiere e che così siamo a posto. Guardate che c’è questo pericolo: facciamo della nostra vita, una vita così, una vita umanizzata con alcune preghiere. È come quando si fa una torta: vi si sparge sopra un po’ di zucchero e tutto è a posto. E invece, no! La preghiera deve essere uno zucchero che trasforma tutta la torta, tutta la nostra vita, che prende tutta la nostra vita. Pregate sempre! Non una vita con alcune preghiere, ma una vita di preghiera deve essere specialmente la nostra, di apostoli, figlioli miei! Guardate che la missione che questi bambini hanno ricevuto dal cielo, l’abbiamo ricevuta anche noi. Essi sono stati chiamati fra gli altri bambini per dire qualcosa all’umanità, ma anche noi siamo stati chiamati in mezzo agli altri uomini per dire qualcosa all’umanità. E se gli altri uomini possono stare seduti vicino al pozzo a giocare, noi non lo possiamo più: noi dobbiamo pregare, dobbiamo discutere sulle cose nostre, dobbiamo leggere le cose nostre, dobbiamo cercare d’imbeverci dello Spirito di Dio. Figlioli, bisogna che assolutamente cambiamo un pochino qualcosa. Io sento il bisogno di cambiare qualcosa in me, ma dovete anche voi fare qualcosa, perché Dio passa in tanti modi... Anche la morte di Lino è stato un passaggio di Dio. A loro è apparso un angelo, a noi è apparso l’angelo della morte. Sono richiami di Dio, sapete, sono richiami di Dio! E guai a noi se non li ascoltiamo! In questo momento in cui il mondo non sta più trovando la strada, dove c’è tanto materialismo, tanta indifferenza religiosa, dove la religione è ridotta per tanti solo ad alcune pratiche esterne, il Signore vuole qualcosa di più da noi. Non crediate di accontentare il Signore perché dite: “Io, le pratiche di pietà, le faccio tutte!”.

PREGHIERA

APOSTOLO vita interiore

PREGHIERA pratiche di pietà

ESEMPI preghiera

APOSTOLO missione

APOSTOLO uomo

CONGREGAZIONE spiritualità

DIO passaggio di...

Il riferimento è a Alberto Baron Toaldo, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.

MI262,8 [04-02-1969]

8 Guardate, qui ci vorrebbe un’ora questa mattina, ma intanto vi faccio solo qualche accenno.
«Pregate! Pregate molto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno disegni di misericordia sopra di voi. Offrite costantemente all’Altissimo orazioni e sacrifici». Le stesse parole potrebbero essere ripetute a ciascuno di voi: “Caro Alberto, prega, prega molto. I Cuori di Gesù e di Maria hanno dei disegni di misericordia su di te. Offri costantemente - attenti alle parole! - all’Altissimo orazioni e sacrifici”. Voi, per il fatto che siete qui, o meglio noi, per il fatto che siamo qui, siamo oggetto di un disegno particolare di Dio. Dio ha disegni di misericordia su di noi, cioè per il mondo, e se vogliamo rispondere a questo, bisogna che facciamo preghiere e sacrifici. Ecco che Lucia domanda semplicemente: «Come ci dobbiamo sacrificare?”. “In tutto ciò che potete...”. Guardate che affermazione, eh! Una bambina che chiede: “Come dobbiamo sacrificarci?”, e la risposta: “In tutto ciò che potete!”». Queste parole sono per tutti i membri della Pia Società San Gaetano, altrimenti, figlioli, io vi consiglio: cambiate casa! Se non riuscite a capire queste parole, vi consiglio: cambiate casa! Io mi presto per tutte le dispense che volete, anche dal diaconato appena ricevuto. Il Signore, in questo momento, ci domanda questo; lo domanda a tutti gli uomini, ma in modo particolare a noi che siamo in una Famiglia religiosa.

PREGHIERA

GESÙ

MARIA

PENITENZA sacrificio

PENITENZA riparazione

MONDO

CONGREGAZIONE appartenenza

Giovanni 19,30.

MI262,9 [04-02-1969]

9 «Come ci dobbiamo sacrificare?”, domandò Lucia.
“In tutto ciò che potete; offrite un sacrificio al Signore in atto di riparazione per i peccati con i quali egli è offeso, e supplicate per la conversione dei peccatori. Attirerete così la pace sopra il vostro paese... Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà"». Altro che contestazione! Altro che ribellione dinanzi a qualsiasi cosa che costa! Altro che discussione per eliminare tutto quello che è pesante! “Accettate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà”. Perciò occorre saper accettare dalle mani del Signore anche un’ingiustizia scolastica, anche un qualcosa che turba i nostri piani; bisogna saper prendere dalle mani del Signore l’obbedienza... Per esempio, ieri sera, ho contato che a un dato momento c’erano ventinove giovani in chiesa. Dov’erano tutti gli altri? Stavano facendo la volontà del Signore gli altri? Avevano il permesso regolare per essere fuori di chiesa? E se non lo avevano, quella non era una disobbedienza? “Ma, io sono stato assente per questo... sono stato assente per quello...”. Quella non era preghiera! Se durante lo studio non studi, quella non è preghiera, è chiacchierare, è disobbedire, è fare un dispiacere al Signore. Ah, amici miei, ci sono tante piccole cose, sapete, che non piacciono al Signore; tante piccole cose nelle quali noi facciamo quello che piace a noi invece che quello che piace al Signore, e con le quali, credendo di fare il nostro dovere, facciamo il nostro capriccio! Non è questa la vita religiosa, non è questa la vita di santità. Se non sapete dare queste piccole cose, se nelle vostre confessioni non vi confessate anche perché siete arrivati con un minuto di ritardo in chiesa o con un minuto di ritardo in studio o perché avete perduto cinque o dieci minuti di studio, se non avete questa delicatezza di coscienza, io vi dico: credo poco alla vostra missione di domani, perché voi siete chiamati a dare una testimonianza di santità. Penso che la Madonna abbia fatto sempre bene il suo dovere. Gesù, alla fine della sua vita, ha potuto dire con verità: “Tutto è compiuto”, e quindi ha fatto la volontà del Padre, sempre. Maria l’ha fatta sempre, e noi la dobbiamo fare sempre! Crearci una vita religiosa un po’ alla buona, fatta per conto nostro, interpretata a modo nostro, in altre parole una vita che non pesi, che non costi, cercando di evitare un po’ tutto quello che è sacrificio, con il pretesto che la vita moderna lo richiede, significa, fratelli miei, che non abbiamo capito niente del rapporto che esiste tra cielo e terra, fra noi e Dio.

PENITENZA sacrificio

CONVERSIONE pentimento

CROCE sofferenza

PECCATO peccatore

CROCE sofferenze morali

VOLONTÀ

di DIO

CONSACRAZIONE obbedienza

PECCATO omissioni

PECCATO tradimento

PREGHIERA

DOTI UMANE studio

VIZI egoismo

CONSACRAZIONE santità

APOSTOLO missione

APOSTOLO testimonianza

MARIA obbedienza di ...

GESÙ

servo