MI83[02-08-1965]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata durante il campeggio estivo al Monte Verena sull'altopiano di Asiago (VI). Don Ottorino, prendendo spunto da alcuni passi del libro di René Voillaume "Sulla traccia di Gesù", insiste sulla necessità di conoscere intimamente Gesù, e indica l’umiltà e la semplicità come condizioni indispensabili per avvicinarsi al mistero di Dio. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 30’. 1. Il cammino da seguire per conoscere GesùLa registrazione è lacunosa all’inizio per cui la prima fase sembra sospesa nell’aria. Si intuisce ad ogni modo che Girolamo Schiavo, che all’epoca faceva parte della Comunità dell’Istituto San Gaetano di Vicenza e aveva partecipato a una Mariapolis, aveva trasmesso con entusiasmo la sua esperienza a tutto il gruppo riunito nel campeggio estivo.
Cfr. Mt 18,20.
Don Ottorino legge qualche frase del libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Editrice Ancora, Milano 1966. Le citazioni, che sono prese dalle pagine 16-19, vengono riportate sempre in corsivo senza ulteriori richiami.
MI83,1[02-08-1965]
1.Quando abbiamo sentito le esperienze narrate ieri sera siamo stati attratti come un alcoolizzato dinanzi a un'osteria, e ci ha commosso sentire parlare così fraternamente di Lui, di nostro Signore Gesù; ci ha commosso sentire il nostro caro Girolamo che, trasformato dal Tabor, è disceso in mezzo a noi, poveri mortali, a parlarci di Lui. Ora, attenzione: noi che cosa stiamo facendo qui? Siamo qui perché vogliamo conoscere Lui. Ieri sera dicevate: "Bisogna che portiamo Cristo in mezzo a noi perché, dove ci sono due o tre radunati insieme, Lui è con noi". Ieri sera è stato sottolineato che bisogna sforzarci di capire che quando siamo due o tre insieme, quando andiamo a pregare insieme, quando ci mettiamo insieme per discutere i nostri problemi, Lui è in mezzo a noi. Ed è vero perché l'ha detto Lui nel santo Vangelo: "Quando due o tre saranno uniti in nome mio, Io sono in mezzo a loro". Però bisogna che riconosciamo chi è Lui, perché se per noi Gesù è uno sconosciuto, non ci farà nessuna impressione pensare che l'avremo insieme con noi; ma se per noi Gesù è il nostro tutto, sentiamo vibrare il cuore quando sentiamo che è arrivato Lui. Non è la stessa cosa, per esempio, che chiamino uno in portineria e dicano: "È arrivato il tal dei tali", ovvero: "È arrivata tua mamma". Se uno è in studio, lo vengono a chiamare e dicono: "In portineria c'è tua mamma", il cuore di quel giovane improvvisamente comincia a picchiare forte: è la mamma che arriva. Quando parliamo di Gesù, quando noi, per esempio, leggendo in un libro troviamo la parola Gesù, quando pensiamo e ci ritorna alla mente il nome di Gesù, dovremmo sentire vibrare il cuore fortemente perché è l'unica persona che ha preso e conquistato il nostro cuore. Ora quello che ci ripromettiamo è appunto di conoscere Lui. Ed ecco qui: “Quali vie dobbiamo seguire per conoscere Gesù? Mi sembra che una conoscenza di Gesù non possa essere perfetta se non percorre queste tre vie. Per conoscere Gesù bisogna anzitutto conoscere Dio suo Padre. Potremo anche dire l'opposto: che per conoscere Dio bisogna conoscere Gesù. Non è Egli la Via, la Verità, la Vita? Certo, ma perché allora Dio ha atteso tanti secoli: perché prima di mandare Gesù, ha atteso d'aver inculcato nel cuore del suo popolo le nozioni più vigorose della trascendenza divina, e un rispetto della divinità spinto a un punto tale che ci spaventa? Le molteplici interdizioni che circondavano l'accostarsi al Dio tre volte Santo avevano lo scopo di educare in quegli uomini il vero senso di Dio”.GESÙ
conoscenza
COMUNITÀ
unità
nella carità
COMUNITÀ
comunione
GESÙ
centro
ESEMPI centralità
Il riferimento di don Ottorino è alla notte che precedette la conversione dell’Innominato, raccontata da A. MANZONI, I promessi sposi, cap. XXI.
MI83,2[02-08-1965]
2.Nell'Antico Testamento troviamo che c'era quasi un terrore di Dio: non si poteva neppure nominare il nome di Dio, tanto era santo. Nella pedagogia divina c'è stato questo primo passo: far capire agli uomini la grandezza e la potenza di Dio. È quello che noi dobbiamo fare con le nostre meditazioni: dobbiamo renderci conto di chi è Dio: l'onnipotente, il creatore, l'eterno, l'immenso, e soltanto allora si comprende che cosa vuol dire che Dio si è fatto uomo. “Questa conoscenza del Padre trascendente è dunque preliminare e necessaria all'incontro con Gesù. Per quel che ci riguarda, potremo anche dire che sono due cose simultanee, perché noi nasciamo membri di Cristo per il Battesimo e abbiamo anzitutto conosciuto Gesù. Dobbiamo però ben convincerci che non abbiamo veramente conosciuto Gesù se non abbiamo conosciuto Dio”. L'Innominato ripeteva tra sé la notte della sua crisi interiore: "Dio, chi è questo Dio?". Ricordo la prima volta che mi sono trovato in mare mentre viaggiavo verso Trieste, la prima volta che ho visto scomparire la terra in mezzo alle onde, in mezzo al mare: c'erano alcuni che andavano al bar, che chiacchieravano, che ridevano, mentre io mi sono messo sulla parte anteriore della nave, sul ponte e guardavo avanti: si sentiva l'immensità di Dio. Non si vedeva terra: dinanzi, soltanto cielo e acqua. Mettendomi a prua non vedevo neanche la nave: cielo e acqua. Sentivo quasi il pulsare del cuore di Dio. La prima volta che mi sono alzato per aria, e vedevo, sotto, la terra lontana, lontana e per aria il cielo, ho avuto la stessa sensazione. A un dato momento, sopra le nubi correvi, viaggiavi velocemente sopra le nubi... Figlioli, non è possibile guardare l'universo e non sentire la presenza di Dio, del Dio creatore, del Dio che provvede, che continuamente è presente con la sua provvidenza in mezzo al mondo. E questo è un elemento base se vogliamo conoscere Gesù. Noi continuiamo a dire: Gesù in mezzo a noi; dobbiamo sentirlo in mezzo a noi; dobbiamo fare in modo, quando ci troviamo insieme, di sentire la sua presenza. È giusto, giustissimo! Però, ricordate che questo vale molto poco, per non dire niente, se non sappiamo chi è Gesù; e non possiamo capire chi è Gesù, cioè la seconda persona della SS. Trinità che si è incarnata e fatta uomo, vero Dio e vero uomo, se non siamo capaci di sforzarci, se non ci sforziamo di capire, chi è il Padre, chi è Dio. “Di più, la conoscenza del volto umano di Gesù ci è stata data perché è indispensabile a una rivelazione perfetta di Dio. Gesù, con tutto ciò che è, rivela un aspetto del mistero di Dio che nella rivelazione dell'antica Legge era solamente intravisto. Perciò dobbiamo conoscere Gesù come l'hanno conosciuto gli Apostoli, e vedremo quale è la parte attiva e personale che dobbiamo portare in questa ricerca.DIO creatore
GESÙ
incarnazione
AUTOBIOGRAFIA viaggi
CREATO
DIO amore di...
PROVVIDENZA
MONDO
GESÙ
conoscenza
DIO presenza di...
DIO Trinità
DIO Figlio
DIO Padre
GESÙ
Cfr. 1 Re 3, 4-14.
MI83,3[02-08-1965]
3.Vi è una terza fonte di conoscenza senza la quale non possiamo conoscere né Dio né il Vangelo. Essa è forse la più trascurata, quella alla quale siamo meno attenti: è la Sapienza Divina, è la Parola dello Spirito Santo nel nostro cuore, è l'insegnamento dato per mezzo dello Spirito di Gesù”. In varie circostanze abbiamo sottolineato questo: bisogna che noi ci intratteniamo a parlare con lo Spirito Santo. Leggendo la Sacra Scrittura troviamo che Dio si rivolge al re Salomone e gli dice: "Dimmi che cosa vuoi e io te la darò", e Salomone ha chiesto la sapienza. Il Signore è stato contento e ha risposto: "Mi fa piacere che tu mi abbia chiesto questo, e perché non hai chiesto ricchezze e altre cose, ti saranno date anche queste...". Anche noi abbiamo bisogno della sapienza, abbiamo bisogno della luce dello Spirito Santo. Questa mattina, mentre celebravo la S. Messa e avevo Gesù tra le mie mani prima della comunione, ho detto: "Signore, fa' ch'io veda, fa' ch'io veda...!", e dicendo "io veda" intendevo questo: "Fa', o Signore, che io capisca spiritualmente tutte le cose, e cioè che comprenda le cose nello Spirito"; in altre parole: "Riempimi, Signore, di Spirito Santo affinché io veda tutte le cose alla luce dello Spirito Santo". Non possiamo disgiungere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: arriveremo al Figlio con la luce dello Spirito Santo, e arriveremo al Padre con la grazia del Figlio!DIO Spirito Santo
DIO sapienza di..
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PREGHIERE per chiedere lo Spirito Santo
DIO Trinità
Don Guido Massignan era all’epoca direttore della Casa dell’Immacolata.
"La cura del sole" è uno dei punti qualificanti della spiritualità della Congregazione, sulla quale don Ottorino ha sempre insistito molto, e che consiste nel rimanere del tempo davanti al tabernacolo in adorazione parlando con Gesù, cuore a cuore con Gesù Eucaristia, in un incontro personale e profondo.
MI83,4[02-08-1965]
4.Perciò, come diceva bene ieri sera don Guido , leggendo il santo Vangelo dobbiamo fermarci, dobbiamo lasciar parlare Lui, lasciare che Lui parli alle nostre anime. Quello che diceva ieri sera il nostro carissimo assistente Girolamo, cioè che dobbiamo sentire Gesù presente, è una cosa meravigliosa, ma Gesù lo sentiremo presente soltanto se prima lo avremo conosciuto intimamente; se prima, facendo la santa comunione, abbiamo dato ad un determinato momento a Gesù tutta la nostra anima; se abbiamo lasciato a Gesù prendere possesso di noi; se abbiamo lasciato a Gesù la possibilità di rinnovarci, di farci diventare anche noi dei piccoli Gesù. Allora, allora è possibile sentire la presenza di Gesù: bisogna prima che diventiamo Gesù. E questo è uno sforzo che deve fare il singolo nella preghiera e nella meditazione. Giustamente ieri sera veniva fatta un'osservazione: sarebbe bene che qualche volta ci si trovasse in chiesa davanti al Signore. In altri tempi vi dicevo: bisogna fare la "cura del sole" , bisogna andare vicino a Lui, anche senza parlare, ma lasciando parlare Lui, domandando a Lui. Abituatevi, fratelli, a domandare a Lui qualunque cosa. Per conoscere Gesù bisogna, ad un dato momento, andare vicino a Lui e dire al suo Spirito che è dentro di noi: "Dimmi, o Signore; insegnami, o Spirito Santo: come posso fare a credere a Lui che è presente, come posso fare ad amare Lui che è presente? Dimmi, Signore, che cosa devo fare adesso?". Abituatevi a domandare a Lui tutto. Lo ripetevamo: Papa Giovanni nel suo ringraziamento alla Messa raccontava al Signore le sue cose, le cose capitate e le cose che doveva compiere nella giornata. Abituiamoci a parlare con Dio che è presente in noi e che abita in noi e a raccontare quello che ci è capitato, le difficoltà che abbiamo incontrato, anche gli insuccessi. Abituiamoci a dire a Lui tutto e domandiamo a Lui, con confidenza: "Che cosa dobbiamo fare, Signore? Illuminami, Signore!". Per esempio, mentre sto parlando a voi, io continuo a dire a Lui: "Signore, dimmi Tu, dimmi Tu: che cosa devo dire?". Per ogni frase che sto dicendovi mi sto rivolgendo a Lui: "Dimmi, Signore, che cosa devo dire a questi tuoi figli?". Se vogliamo veramente conoscere il Padre, dobbiamo conoscere Gesù; se vogliamo conoscere Gesù è indispensabile la nostra unione intima con lo Spirito Santo che è dentro di noi, che parla continuamente dentro di noi. 2. Lo studio di Dio richiede umiltà e semplicitàPAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
conoscenza
GESÙ
incontro personale
EUCARISTIA comunione
CONSACRAZIONE offerta totale
PREGHIERA
PREGHIERA meditazione
EUCARISTIA cura del sole
DIO Spirito Santo
PREGHIERE allo Spirito Santo
PREGHIERA vita interiore
DIO rapporto personale
DIO Trinità
L'assistente Vinicio Picco era incaricato dell'infermeria della Casa dell'Immacolata e spesso don Ottorino scherzando lo chiamava "dottore".
MI83,5[02-08-1965]
5.“Tutte le volte che ci accostiamo alla conoscenza del mistero di Dio - e quando dico mistero di Dio o mistero del Cristo intendo tutto ciò che sappiamo di Dio per rivelazione, dal mistero della Trinità che deve essere vivente nella nostra vita al mistero della Chiesa - quando ci accostiamo a questo mistero nelle nostre meditazioni, nelle nostre riflessioni teologiche, lo facciamo noi con l'animo di uno a cui Dio si rivela, con l'umiltà di un bambino? Quando studiamo la teologia, quando leggiamo gli scritti dei santi, quando meditiamo il Vangelo, siamo consapevoli di accostarci alla conoscenza di un Dio misterioso? Teniamo presente che quelle conoscenze che nel nostro studio ci sembrano razionali non possono essere vivificate se non quando il nostro cuore è nelle disposizioni richieste per essere ammaestrato da Dio? È il rischio terribile del teologo...”. Siamo arrivati, fratelli, a un punto piuttosto forte. Il nostro caro autore, il Voillaume, ci parla di un "rischio terribile del teologo". Vorrei dire che il teologo si trova nello stesso rischio in cui si trova il chirurgo, il quale è così abituato a tagliare corpi che a un dato momento non ha più un po' di compassione per il sangue che esce. Avrete visto anche voi, almeno tu, dottor Vinicio . In chirurgia, purtroppo, qualche volta si fa talmente un'abitudine per cui tagliano con una certa insensibilità, specialmente nelle camere mortuarie ove eseguono le autopsie con una certa indifferenza. Lo stesso pericolo esiste anche per chi studia Dio. “... senza l'umiltà totale, senza quella docilità interiore che dobbiamo avere quando giudichiamo con la nostra intelligenza, lo sforzo stesso dello studio teologico rischia di appesantire la fiducia nella "nostra" ragione e nelle sue deduzioni, fino a chiuderci il cuore e la mente alla vere intuizioni della sapienza divina”. Lo studio è una cosa meravigliosa, ma bisogna essere preparati a studiare Dio. Vi ripeto: lo studio è una cosa meravigliosa, ma bisogna essere preparati a studiare Dio. Bisogna studiare tanto, tanto, perché dobbiamo anche essere la luce del mondo. Però ricordatevi che dobbiamo essere "sale". Studiare Dio senza l'umiltà totale è un rischio tremendo, terribile, perché rischiamo di studiare senza cuore e di studiare senza fede: avere delle convinzioni, ma non avere la fede. Il Signore ci manda nel mondo a portare la fede, non a portare chiacchiere: noi dobbiamo portare la fede, portare il Dio vivo in mezzo agli uomini. Porteremo il Dio vivo in mezzo agli uomini in tanto in quanto lo avremo noi. Ora studiare Dio, studiare la Sacra Scrittura soltanto per avere delle cognizioni, per sapere, per fare sfoggio della nostra sapienza o per prendere un dieci a scuola, è un delitto. È un delitto studiare soltanto per sapere, per il gusto di sapere, per essere all'altezza dei tempi, perché il sacerdote deve conoscere. Sì, il sacerdote, l'assistente, il nostro diacono deve conoscere, ma prima deve credere, deve vivere; altrimenti, se non c'è l'umiltà totale alla base, è un rischio terribile. Penso che siate d'accordo. Lo sottolineo, fratelli, perché ci sono tanti preti nel mondo, ma: perché non c'è tanta santità nel mondo? perché tante defezioni nel nostro campo? perché tanta freddezza, tanta tiepidezza in fatto di religione? Il motivo eccolo qui: alla base dello studio teologico, alla base della cultura, che è pure necessaria, manca quell'umiltà totale che è necessaria per poter studiare Dio. E continuiamo:ESEMPI vari
DOTI UMANE studio
MONDO
VIRTÙ
umiltà
VIRTÙ
fede
DIO
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
VIZI superbia
SACERDOZIO prete
CONGREGAZIONE assistente
DIACONATO diacono
CONSACRAZIONE santità
MI83,6[02-08-1965]
6.“Le riuscite dei grandi dottori sono rare...”. Perché, per esempio, da quando sono entrato io in seminario, e nel frattempo sono passati alcuni anni, mi sono sempre sentito dire che quelli che nell'apostolato fanno una peggiore riuscita sono i più intelligenti? Fin da quando facevo la prima media nel 1927 mi sono sentito dire: "Quelli che riescono peggiori nell'apostolato sono i migliori nella scuola". Non ci credevo: passarono gli anni e ho constatato la stessa storia; potrei portarvi prove, ma non è il caso che lo facciamo, lo faremo in un'altra sede se volete. Ma vi assicuro che i migliori a scuola, tolta qualche piccola eccezione, sono stati quelli che non sono riusciti i migliori nel servizio pastorale. Le riuscite dei grandi dottori sono rare, sono rare. E, allora, prendiamo gli ignoranti? No! Prendiamo gli umili, prendiamo gli umili che trafficano i loro talenti! Perciò rendiamo grazie a Dio se c'è qualcuno che ha dieci talenti, ringraziamo il Signore, ma se questi non è umile, è meglio che se ne vada. Le nostre Costituzioni parlano chiaro: "I superbi siano allontanati quanto prima". Perché? Perché con i superbi non si può costruire, ricordatevelo bene. Non si può costruire sulla sabbia; abbiamo bisogno di un punto di appoggio per costruire l'apostolo. Siamo d'accordo che superbi siamo tutti, che superbia ne abbiamo tutti, ma l'umile sa che ha la superbia in sé e la combatte e desidera d'essere umile. Perciò alla base di tutto c'è l'umiltà. “Un san Tommaso d'Aquino non lo ha prodotto ogni secolo. Sono le vette dell'intelligenza umana, dove lo spirito d'infanzia ha generato la Sapienza”. Perché non potremmo avere un San Tommaso ogni secolo? Perché non potremmo averlo ogni dieci anni? Il motivo, forse, è perché mancano le intelligenze? No, manca l'umiltà, manca la santità, ricordatevelo bene! Non è che manchino gli uomini intelligenti, e che Dio ne mandi a migliaia nella nostra Congregazione di questi uomini! Però, ricordatevi: questi uomini realizzeranno il piano che Dio ha su di loro se saranno umili, altrimenti per loro l'intelligenza sarà fonte di rovina. “Questa è la disposizione che dovete portare nella meditazione del Vangelo e ogni volta che vi accostate al mistero di Dio, ogni volta che ne parlate, che ne discutete. Su questo terreno i sacerdoti che devono legittimamente mettere a profitto la loro scienza e intelligenza per sondare i misteri di Dio possono incontrare un grave pericolo”. Dice il Voillaume che sono più fortunati sotto un certo aspetto coloro che non vanno sacerdoti, come le nostre buone vecchie, le nostre mamme, perché se i sacerdoti non sono abbastanza umili possono incontrare un grave pericolo.AUTOBIOGRAFIA seminario
APOSTOLO apostolato
DOTI UMANE
PASTORALE
DOTI UMANE talenti
VIRTÙ
umiltà
CONGREGAZIONE Costituzioni
VIZI superbia
APOSTOLO
FORMAZIONE
DOTI UMANE intelligenza
CONSACRAZIONE santità
Anche in questo caso, nel testo registrato, don Ottorino cita il testo di Gv 3,10 in latino "magister in Israel".
Il "San Felice" era il manicomio di Vicenza.
Nel testo registrato don Ottorino ripete le ultime due parole, naturalmente per sottolinearle con forza.
Nel testo registrato, a questo punto, don Ottorino aggiunge: "... e guardate che mancano se non lo fanno".
MI83,7[02-08-1965]
7.E allora può capitare questo, come è capitato e come potrei dimostrarvi chiaramente: un giovane parte dalla sua casa con la fiaccola accesa perché la mamma gli ha dato in mano una fiaccola, e lui parte per il seminario o parte per una Casa religiosa, e dopo dodici o tredici anni la mamma va a riabbracciare suo figlio sacerdote e il sacerdote ha meno luce della mamma; ha studiato teologia, ha studiato tanti libri, sa tante cose, ma ha meno fede del giorno in cui è partito dalla sua casa. La mamma ha dato la fede al figliolo, e voi capite in che modo gliela ha data; la mamma ha aiutato il figliolo per alimentare in lui la fiaccola della fede: è partito da casa, ritorna a casa, e lui che ha studiato teologia conosce meno Dio di sua mamma, mentre dovrebbe essere il "maestro in Israele". Dico queste cose e sono pronto a dimostrarle in una forma schiacciante. Il figlio che parte per andare a farsi prete, o ritorna prete santo o ritorna prete disgraziato, cioè con meno fede, e le defezioni che vediamo stanno a dimostrare che quello è arrivato prete con meno fede, altrimenti la defezione non ci sarebbe. Con questo non voglio condannare lo studio: no, no; ci vuole, è necessario. Studiate tanto, tantissimo, ma alla base ci vuole la semplicità di un bambino, ci vuole la semplicità di un bambino come vuole Gesù. Bisogna continuare ad avere la semplicità delle nostre mamme mentre si studia. Bisogna studiare meditando, bisogna studiare in ginocchio. Bisogna studiare con Dio presente, non mandando Dio lontano e studiare come quando si prende in mano un cadavere: bisogna studiare un Dio vivo, non un Dio morto. Bisogna pregare studiando e, contemporaneamente, mentre prego studio: studio e prego. Allora sì, allora sì avremo il Tommaso. È tremenda l'affermazione del Voillaume; se l'avessi fatta io meriterei di essere rinchiuso a San Felice. "Su questo terreno i sacerdoti che devono legittimamente mettere a profitto la loro scienza e intelligenza per sondare i misteri di Dio possono incontrare un grave pericolo". Lo studio della teologia, quindi, può essere un grave pericolo se non hai fede, se non hai amore, e specialmente se non hai umiltà. “Non siate troppo attaccati alle vostre idee. Non pretendete di avere ragione. Siate piccoli, siate umili. Che cosa avete da scoprire, voi, con la ragione? Ripetetevi spesso che il giorno in cui vi lascerete trascinare a discutere su tali argomenti, il solo fatto di inasprirvi nella discussione sulle cose di Dio vi allontana da Lui”. Alle volte si sentono questi giovanotti discutere, discutere, discutere, ma nello stesso tempo che si discute delle cose di Dio ci si allontana da Lui. “E ciò è tanto più grave in quanto la caratteristica del messaggio spirituale che vi è comunicato e che voi dovete trasmettere agli altri è fatta proprio di semplicità e di umiltà. Queste disposizioni non sono affatto opposte alla scienza: la scienza di Dio suppone lo spirito di povertà, di distacco, di umiltà, di docilità”. 3. La conoscenza di Dio è rivelata da Dio stessoDOTI UMANE studio
ESEMPI studio
VIRTÙ
fede
FORMAZIONE educazione
FAMIGLIA mamma
SACERDOZIO prete
CONSACRAZIONE santo
VIRTÙ
semplicità
DIO presenza di...
Frate Ginepro fu uno dei primi e dei più ragguardevoli compagni di san Francesco d'Assisi. Dalle Fonti Francescane è ricordato nei "Fioretti" (cap. XLVIII) e nella "Leggenda di Santa Chiara" come: "... famoso per saper vibrare ardenti giaculatorie al Signore, calde parole dal cuore...". L'aneddoto del suo "minestrone ", nato tardivamente e per l'edificazione popolare, narra che fra Ginepro, essendo cuciniere della comunità ed essendo i suoi frati di gusti diversi, mettesse a cuocere nel pentolone tutte le qualità di cibo che sapeva piacevano ai suoi frati in modo che poi ognuno trovando nella pentola il suo cibo preferito rimanesse contento. In tal modo accontentò tutti, ma chissà che razza di gusto aveva il minestrone!
MI83,8[02-08-1965]
8.Figlioli, più volte ho sentito qualcuno - non mi riferisco a uno, dico qualcuno, e vorrei dire parecchi - dire: "Sì, io capisco, io so che cosa bisognerebbe fare: bisognerebbe avere la forza di dare tutto!". E io vi dico: "O avete la forza di dare tutto o abbiate la lealtà di ritirarvi". Ve lo ripeto: a un dato momento capite anche voi che bisogna avere la forza di dare tutto al Signore. E allora, o avete la forza di dare tutto o abbiate la lealtà di ritirarvi, perché altrimenti sarete come uno che non è capace di compiere un'operazione e pretende di andare a operare, magari facendo un'operazione al cuore o alla testa. Il Signore ci ha scelti per essere i portatori di Lui in mezzo agli uomini, e bisogna essere coerenti, assistenti e sacerdoti: bisogna essere coerenti! Qui non si tratta di fare una società; non si tratta di dire: ci mettiamo insieme in quattro o cinque e facciamo quello che ci viene in mente. Siamo in mano di Dio e dobbiamo fare quello che Dio vuole, non quello che voglio io o che volete voi. Siamo tutti nello stesso piano. Dio ha scelto un uomo, povero, misero, ma per trasmettervi solo quello che vuole Lui e basta; poi, siamo tutti sullo stesso piano, siamo tutti a servizio. “Sappiamo ricevere, sappiamo essere tali che Dio possa rivelarsi a noi”. Se non siamo così Dio non si rivela a noi; e allora porteremo parole umane, porteremo stupidaggini umane, porteremo scienza umana, porteremo esperienze umane. Andremo cercando nei libri, qua e là, faremo uno zibaldone e quando parleremo ne uscirà un minestrone di fra Ginepro perché diremo: "Quel tale diceva così, quell'altro diceva così; sarebbe bene fare così, sarebbe bene fare colà..."; tireremo fuori vere stupidaggini senza connessione l'una con l'altra. Perché? Perché ci manca lo Spirito di Dio; perché non siamo capaci di ricevere la parola di Dio e, allora, andiamo raccattando parole di uomini, belle frasi, frasi reboanti, che non sono quelle che convertono. “Quando si tratta di conoscere Dio, tutto è rivelato, tutto è insegnato da Lui”.CONSACRAZIONE offerta totale
DOTI UMANE coerenza
APOSTOLO
CONGREGAZIONE assistente
SACERDOZIO prete
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE disponibilità
ESEMPI testimonianza
Il riferimento don Pietro Martinello,che all’epoca era già sacerdote, e lavorava nella segreteria della Congregazione.
MI83,9[02-08-1965]
9.Ve ne accorgerete quando incomincerete a lavorare nel campo apostolico. Vi accorgerete che per salvare un'anima potrete fare ragionamenti, potete tirar fuori argomenti, ma alla fine ci vuole un colpo di grazia di Dio. Per portare la fede a un'anima ci vuole il momento della grazia, e questo avverrà quando voi direte a quell'anima una parola che vi è rivelata da Dio. Voi potrete dire a quell'anima un vocabolario di parole, ma finché non arriva la parola magica che colpirà e trasformerà quell'anima, quell'anima non si muoverà; e quella parola, ricordatevi, ve la rivela Dio, non ve la rivelano gli uomini; ve la rivela Dio. “Il nostro povero ragionamento non vi potrà aggiungere nulla, se non nell'umiltà. (Infatti è legittimo che l'intelligenza cerchi di approfondire la fede; ma con quanta docilità di cuore e di intelligenza dovremmo noi cercare di approfondire questa conoscenza!)”. 4. Conclusione Punto esclamativo e fine. Se qualcuno ha da obiettare qualche cosa alzi la mano. È troppo forte? La colpa non è mia! C'è qualcosa da obiettare? D'altra parte, però, tu capisci una cosa, don Pietro : bisogna che a un dato momento ci decidiamo insieme perché abbiamo una responsabilità anche sociale. Io penso questo, anche se posso sbagliarmi. Questa è la strada che vuole il Signore. Qui siamo tutti fratelli e dobbiamo discutere insieme il modo per arrivarci. 3 agosto 1966APOSTOLO apostolato
APOSTOLO salvezza delle anime
GRAZIA
VIRTÙ
fede
COMUNITÀ
dialogo