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GLI ESERCIZI SPIRITUALI, IL RITIRO MENSILE, L’IMPEGNO DI VITA

MI270 [08-03-1969]

8 marzo 1969 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, commentando alcune delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà, sottolinea l’importanza degli esercizi spirituali, del ritiro mensile e dell’‘impegno di vita’, mezzi indispensabili per alimentare la comunione con il Signore. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 26’.

Il riferimento è a Ruggero Pinton, che all’epoca stava completando il 3° anno del corso teologico.

Don Ottorino si riferisce alle delibere del 1° Capitolo generale.

Il riferimento è alla meditazione del 18 febbraio di quell’anno, dopo della quale aveva commentato dapprima un discorso di Paolo VI ai sacerdoti e poi la storia delle apparizioni di Fatima.

MI270,1 [08-03-1969]

1. 1. Gli esercizi spirituali
Il venerabile padre Ruggero ha protestato perché non riprendiamo più in mano queste carte, cioè il testo delle delibere, e allora riprendiamole. Non è vero, padre? Speriamo di leggere questa mattina in fretta, senza distrazioni, queste ultime delibere riguardanti la vita di pietà e, poi, passiamo avanti perché, se per caso il Signore mi chiamasse durante quest’anno in Paradiso, mi dispiacerebbe arrivare al 2° Capitolo generale senza aver finito di leggere quelle del primo. Mi sembra, se non sbaglio, di essere arrivato alla delibera n.° 15. L’ultima volta abbiamo trattato quella che riguarda la Confessione. «Grande importanza hanno i ritiri spirituali mensili, che permettono ai religiosi di rinnovarsi nel loro sforzo di perfezione e nel loro spirito apostolico. Imitando il Signore e i santi, i religiosi interrompano mensilmente le loro occupazioni ordinarie per interessarsi più a fondo di Dio e della propria anima, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Ogni anno, poi, i religiosi facciano cinque giorni di esercizi spirituali.

NOVISSIMI paradiso

CONGREGAZIONE Capitolo

DIO rapporto personale

Il testo della delibera n.15 sulla vita di pietà, il cui testo venne fissato nel 1° Capitolo generale e qui riportato in corsivo, è pubblicato negli Atti con alcune lievi correzioni.

Don Ottorino ama spesso ricorrere al testo evangelico di Lc 1,38 che sintetizza in poche parole la totale disponibilità di Maria al progetto del Signore.

Il riferimento è alla risposta del piccolo Samuele a Dio, in 1° Sam 3,10.

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2.Per la buona riuscita sia dei ritiri che degli esercizi, il Superiore veda in particolare che vengano eseguite le disposizioni dei Superiori maggiori in proposito».
Se una volta bisognava fare il ritiro mensile, io penso che oggi occorrerebbe fare il ritiro settimanale, perché se ne sente la necessità. A che cosa serviva il ritiro mensile? Negli esercizi spirituali annuali ci si mette un po’ lontani dal mondo, in un contatto più intimo con Dio. E anche in questo caso vale quello che abbiamo detto: bisogna incontrarsi personalmente con il Signore. Consideriamo un po’ congiuntamente sia gli esercizi spirituali che il ritiro mensile. Gli esercizi spirituali non sono un venire qui, sentire delle prediche e farsi delle annotazioni su di esse. Bellissime le prediche, bellissime le note, ma bisogna specialmente che l’anima si incontri con il suo Signore e con lui prenda in esame la propria vita, il lavoro compiuto, il lavoro da compiere, la missione ricevuta. Per esempio, quando noi facciamo gli esercizi spirituali, non possiamo disgiungere la nostra santificazione dalla nostra vita. Io, per esempio, devo farli con voi, e devo mettermi davanti al Signore e vedere un po’ se il Signore è contento di me, se c’è in me qualcosa da togliere, ma poi, collaborare con il Signore e dirgli: “Eccomi, Signore! Che cosa devo fare?”. Vorrei dire che gli esercizi spirituali sono un ripetere: “Ecce ancilla Domini, ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”, sono un guardare indietro per esaminare se sono stato veramente fedele a quello che ho promesso in precedenza. Perché anche l’anno prima, anche il giorno della mia ordinazione sacerdotale, il giorno del mio suddiaconato avevo detto: “Ecce ancilla Domini”, ma sono stato veramente fedele a questa mia promessa, a questa mia donazione? Ecco: la prima parte degli esercizi consiste nell’esaminare se sono stato fedele alla mia donazione. La seconda parte degli esercizi è fondata sul: “Signore, parla: il tuo servo ti ascolta! Dimmi, adesso, che cosa devo fare”. È, perciò, uno sguardo alla mia vita, in rapporto a quella della Comunità e della Congregazione. E allora io non posso fare gli esercizi spirituali senza pensare all’America, senza guardare le Comunità dell’Italia. Voi direte: “Ma queste sono cose estranee”. No, io devo pensarle dinanzi a Dio, non per vedere se devo costruire una chiesa o un laboratorio, ma che cosa Dio vuole da me, che cosa devo fare per portare Cristo in quei luoghi; devo pensarle in rapporto alle vocazioni, alla formazione dei novizi, alla spiritualizzazione delle Comunità, e dinanzi a Dio devo vedere: - primo: se ho fatto quello che dovevo fare. - secondo: che cosa devo fare.

CONVERSIONE esame di coscienza

MARIA modello

CONSACRAZIONE fedeltà

Don Guido Massignan era all’epoca segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.

MI270,3 [08-03-1969]

3.
Ho notato che quando gli esercizi spirituali non li ho fatti qui in mezzo a voi, perché allora c’era l’uno e l’altro che veniva a interpellarmi, ma quando li facevo fuori casa, e tu, don Guido, lo ricordi, usciva sempre qualcosa di nuovo. Quando si facevano qui insieme, no, perché c’era sempre qualcuno che veniva a parlare, e allora, si può dire, è un conservare le posizioni. Quando però, si andava - e voi lo ricordate bene - o a Bassano o in qualche altra parte, allora si era soli con Dio. Allora: - primo: si faceva un esame sul passato per domandare perdono a Dio, perché, insomma, c’è sempre qualcosa che si poteva fare meglio, sia nella pietà individuale, sia nel lavoro della Comunità. - secondo: si sentiva il bisogno di mettersi in contatto con Dio, di parlare con Dio, di lavorare con Dio. Allora, vedete, il predicatore ha un’importanza vorrei dire quasi secondaria; scusate, ha importanza per i più giovani, perché hanno bisogno di aiuto. Arrivati a una certa età si dovrebbe sentire il bisogno di fare gli esercizi anche da soli, di ritirarsi in solitudine; si dovrebbe sentire il bisogno di mettersi in disparte con nostro Signore e di rivedere un po’ la nostra vita con lui. Basterebbe prendere in esame le delibere del Capitolo, le nostre relazioni capitolari; per fare un corso di esercizi spirituali potrebbe essere sufficiente una delle relazioni, per esempio quella sui sacerdoti e i diaconi. Non so se sbaglio! Basterebbe prendere in mano il santo Vangelo, qualche brano del santo Vangelo. E allora ci si mette là. Perché questa è quasi l’esca che ti attira al contatto con Dio e, quando sei con Dio, pensa lui a fare una revisione totale della tua vita. Quando ti metti davanti allo specchio, è lo specchio che provvede a mostrarti se c’è qualcosa che non va o che può essere accomodato meglio.

CONGREGAZIONE spiritualità

CONVERSIONE esame di coscienza

DIO rapporto personale

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE Capitolo

MI270,4 [08-03-1969]

4.Se noi consideriamo gli esercizi spirituali in questo modo, essi sono per noi una tappa di salita; ma se li consideriamo come una moneta che dobbiamo pagare ogni anno alle costituzioni o al codice di diritto canonico, allora gli esercizi spirituali non ci portano in alto. Allora sarebbe proprio il caso di dire: “Temo il Signore che passa”; è una responsabilità che abbiamo davanti al Signore.
Invece no! Alla vostra età, i giovani che vogliono amare il Signore, che vogliono essere del Signore, che capiscono quanto è faticoso trascinare in alto una natura difficile, dovrebbero desiderare gli esercizi spirituali. Capisco che in noi c’è la parte sensibile che qualche volta porta giù, come le concupiscenze, eccetera, eccetera. È chiaro che la parte umana, piuttosto che fare un corso di esercizi spirituali, prenderebbe una macchina e andrebbe in gita al lago di Garda o in barca. Ma è chiaro! E questo vale per tutti, sapete! Ma la parte spirituale, nonostante il peso della parte più bassa di noi, dovrebbe dire: “Ancora quattro, cinque, sei mesi, e poi posso ritirarmi una settimana con il Signore!”. Io non ero presente agli ultimi esercizi spirituali, ma quest’anno sono stato presente a quelli fatti a Bosco. No, gli esercizi spirituali fatti in quel modo non sono certo gli esercizi spirituali che si desiderano; sono di quelli che sbuffando si dice: “Uffa, bisogna farli!”. C'è bisogno di silenzio, di raccoglimento! Può darsi che si dica: “Rompiamo il silenzio un’ora alla sera”, e allora si chiacchiererà per un’ora, ma questo non deve interrompere gli esercizi spirituali. Può darsi benissimo che si dica: “Beh, ogni sera faremo un po’ di ricreazione”, ma questo non interessa. Ci possono essere vari metodi e ogni metodo differirà dagli altri, ma si fa presto a vedere. Se si dà un’ora di ricreazione, supponiamo, alla sera, le altre non dovrebbero essere ore nelle quali si va a cercare distrazioni: si vedono giovanotti che vanno l’uno in cerca dell’altro, perché si deve dire una parola. Si vede che qualcuno non sa pensare, e allora trova tutti i motivi per chiacchierare di qua e di là... ti accorgi immediatamente se c’è un ambiente di anime in contatto con Dio o di persone superficiali che stanno là attendendo che passino i cinque giorni.

FORMAZIONE

PREGHIERA deserto

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5.Amici miei, il giovane che durante l’anno si intrattiene spesso con il Signore, sente il bisogno di chiudersi, di scappare via un pochino e di intrattenersi con il Signore. E se durante gli esercizi due o tre dovessero, a un dato momento, incontrarsi, finirebbero per andare in estasi, come San Benedetto e Santa Scolastica, finirebbero per parlare di Dio. Non è il fatto materiale di parlare o non parlare insieme mezz’ora o un’ora quello che importa, ma entrare in questo clima di unione con Dio, passare delle ore proprio in contatto con il Signore, senza leggere, vorrei dire anche senza pregare nel senso di recitare delle preghiere; proprio ore di meditazione in contatto con lui, in intima conversazione con lui, per pensare un po’ alla missione che egli ci ha affidato.
Se ogni anno noi passassimo un periodo di tempo così, come gli Apostoli nel Cenacolo, allora noi usciremo dagli esercizi spirituali ringiovaniti, con un fervore nuovo come gli Apostoli, e salteremo sui tetti delle case perché sentiremo il bisogno di parlare di lui: ci siamo incontrati con lui, abbiamo ricevuto il suo Spirito e sentiamo il bisogno di diffondere il suo amore nel mondo. Ognuno di noi dovrebbe uscire dagli esercizi spirituali con programmi nuovi, non programmi di lavoro umano, ma di santificazione propria e di lavoro apostolico, di santificazione degli altri: si dovrebbe vedere una Congregazione ringiovanita, rianimata, con progetti nuovi.

FORMAZIONE

DIO rapporto personale

PREGHIERA deserto

PREGHIERA dialogo con Dio

PREGHIERA meditazione, contemplazione

APOSTOLO missione

DIO Spirito Santo

CONGREGAZIONE spiritualità

A Bassano del Grappa (VI) i Gesuiti hanno una casa di spiritualità: Villa San Giuseppe. Don Ottorino si recava spesso in questo luogo, pieno di pace e di silenzio, per pregare e riflettere con un po’ di tranquillità.

Don Domenico Passuello, sacerdote di eccezionali doti umane e spirituali, dopo aver formato migliaia di giovani all’impegno cristiano, fu mandato dal vescovo monsignor Carlo Zinato, nel 1960, a dirigere la nuova Casa diocesana degli esercizi spirituali a Costabissara.

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6. 2. Il ritiro mensile
Il ritiro mensile non può essere disgiunto dagli esercizi spirituali annuali. Non si può dire di aver fatto il ritiro perché si è andati ad ascoltare una predica, e durante la predica si è fatta in chiesa anche la discussione. Questo interessa relativamente. Sì, è vero, nel ritiro c’è il predicatore che aiuta; siamo d’accordo, pienamente d’accordo, ma tra una predica e l’altra c’è un’ora di tempo, e quell’ora di tempo non ve la porta via nessuno. È un’ora di meditazione, un’ora nella quale voi dovete tornare agli esercizi spirituali, rivivere le sensazioni provate negli esercizi spirituali, riesaminare quelle parole: “Ecce ancilla Domini”, e vedere se in questo mese, se in questi tre, quattro, cinque mesi la “ancilla Domi” è rimasta “ancilla Domini” o invece è divenuta qualcosa di peggio. Dovete vedere se in quel mese vi siete preoccupati di fare la volontà di Dio come avevate promesso e come desideravate ardentemente durante gli esercizi, ovvero se vi siete un pochino affievoliti. Io andavo spesso a Bassano, qualche volta scappavo là; ricordo il nostro caro monsignor Passuello che, quand’era giovane sacerdote, passava ogni mese una giornata intera a Bassano, da solo. Tu, don Guido, te lo ricordi bene. E poi è nata la “Casa degli esercizi”. Don Domenico ha tanto lavorato in mezzo ai giovani come assistente diocesano dell’Azione Cattolica, e con pienezza di spirito, e poi il vescovo lo ha messo a dirigere la “Casa diocesana degli esercizi”. Lui ogni mese andava a Bassano, e ricordo che mi diceva: “Vedi, don Ottorino; sento il bisogno di andare là ogni mese perché ho un’attività impegnativa”. E si metteva là in una stanza, passeggiava in cortile, scriveva, faceva delle note, organizzava il suo lavoro spirituale e anche le altre cose, ma lui andava proprio per lavorare spiritualmente.

FORMAZIONE

PREGHIERA meditazione, contemplazione

CONVERSIONE esame di coscienza

VOLONTÀ

di DIO

AUTOBIOGRAFIA

Zeno Daniele frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico, ma lavorava anche nella parte amministrativa della Congregazione, come aveva lavorato presso la ditta Grassetto prima di entrare nella Casa dell’Immacolata.

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7. 3. L’impegno di vita
Ho detto che per noi dovrebbe esserci quasi un ritiro mensile ogni settimana. Nelle delibere abbiamo messo che la nostra Comunità dovrebbe avere ogni settimana almeno mezza giornata a propria disposizione per l’impegno di vita, per uscire, per mettersi un pochino in contatto con Dio. E perché, allora, non potremmo prendere la bella abitudine di rivedere ogni settimana la nostra vita, di fare come quando si chiude la cassa? I nostri cassieri la chiudono ogni sera. Non è vero, Zeno? Parliamo delle banche, non parliamo di noi; noi l’abbiamo sempre aperta; è chiusa soltanto la cassaforte che conserva le cambiali; ma nelle aziende, nelle banche, mi pare, chiudono la cassa ogni sera. Anche noi con l’esame di coscienza serale chiudiamo un po’ la cassa, ma dovremmo dare un’occhiatina più a fondo una volta la settimana. Per fare questo si potrebbe uscire di casa o andare, per esempio, a Bosco. Insomma, bisogna trovare il sistema! A questo proposito non si può dare una legge uguale per tutti. Bisogna che ognuno, come faceva don Domenico Passuello, trovi il suo ‘Bassano’, cioè il suo sistema. Può essere quando fa la Confessione o quando va per la direzione spirituale, ma adesso, qui, non vogliamo essere matematici e dire: “Bisogna fare colazione alle otto della mattina, pranzo a mezzogiorno; e se non è mezzogiorno non si può pranzare”. Io dico: “Bisogna mangiare altrimenti si muore”. È chiaro? Sul piano spirituale è necessario non soltanto parlare, ma anche ascoltare: bisogna ascoltare Dio! E si va ad ascoltare Dio una volta all’anno con un bel corso di esercizi spirituali e ogni mese con un po’ di ritiro fuori del proprio ambiente. E non soltanto si va a parlare insieme, ma soprattutto per restare da soli con lui, e rivedere insieme con lui non soltanto la Comunità e la propria responsabilità riguardo ad essa, ma anche la mia piccola ‘comunità’. Poi, se è possibile, ci si ritira anche settimanalmente con gli impegni di vita, eccetera. Però, guardate che è assolutamente necessario prendere degli impegni e vedere se siamo in orario.

COMUNITÀ

Impegno di Vita

ESEMPI vari

CONVERSIONE esame di coscienza

APOSTOLO vita interiore

La Scuola è una delle case editrici italiane più importanti, specializzata soprattutto in libri scolastici e formativi per ragazzi.

Il riferimento è all’assistente Danilo Gasparotto, che all’epoca era responsabile della tipografia dell’Istituto San Gaetano di Vicenza.

Don Ottorino si rivolge a don Giuseppe Rodighiero, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.

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8. 4. La necessità di programmare momenti d’incontro con il Signore
Fuori nel mondo, quando si prende un impegno, bisogna mantenerlo. Ieri alcuni confratelli sono andati alla Scuola di Brescia, e ieri sera don Girolamo Venco mi diceva che la Scuola di Brescia offre delle buone prospettive di lavoro per la nostra tipografia e per la legatoria, però, a due condizioni: il lavoro deve essere fatto bene e, cosa a cui loro tengono assolutamente, con puntualità nelle consegne perché hanno degli impegni scolastici da rispettare; possiamo fissare un paio di giorni di più per il lavoro, ma poi, la data di consegna sia quella, le scadenze siano rispettate. E voi sapete che fuori nel mondo si pagano anche delle multe quando chi si impegna alla consegna non è fedele; la consegna è una cosa importantissima oggi. Anche noi con Dio abbiamo delle scadenze, dobbiamo fare delle consegne: dobbiamo, perciò, fare un programma. Ieri ero in tipografia quando è venuto un sacerdote a ritirare del materiale. Danilo ha detto: “Mi dispiace, ma non ho potuto farle il lavoro”. “E allora me lo prepara per domani sera?”. “Ah, non so, non posso, venga a vedere lunedì”. Eh, non si può... non si può dire così con il Signore! Quando hai fissato con lui un programma e lui ti stabilisce: “Per venerdì sera mi farai questo”, per venerdì sera tu devi farglielo. In tipografia ci saranno stati dei motivi, per carità; sarà stato il sacerdote che forse pretendeva la consegna ieri sera e non Danilo che gliela avrà promessa, perciò non diamo nessuna colpa. Ma quando noi ci prendiamo un impegno con Dio, bisogna che siamo fedeli all’impegno, se non ci sono motivi gravi d’impedimento; guardate che Dio ci giudica nell’interno, lui sa se i motivi che adduciamo sono seri o sono scuse. Anche nel campo apostolico bisogna che ci comportiamo da uomini e che prendiamo con serietà il lavoro che stiamo compiendo. Se si prendono con serietà degli impegni umani, perché non dobbiamo prendere con serietà quelli con Dio? Scusate se ho insistito un po’ su questo, ma mi pare che, con il mondo di oggi tanto umanizzato, ci sia il pericolo che questi mezzi non vengano più valutati come un tempo. Ecco, sul sistema siamo d’accordo. Per esempio, quel sistema che si seguiva una volta dai Gesuiti a Bassano: predica e poi in chiesa e poi lettura spirituale, e poi... D’accordo, non è vero, don Giuseppe? Gli esercizi spirituali in quel modo rischierei di non farli neppure io! Ma un corso di esercizi che dia a ognuno la possibilità di lavorare e di pregare per conto proprio, di meditare e di stare raccolto, questo sì! Il sistema può essere discutibile quanto volete, e io non vi dico che le prediche siano tre o cinque o una. Vi dico soltanto: abbiamo bisogno di trovarci da soli con Dio almeno alcuni giorni all’anno; di questo c’è assoluta necessità, e anche ogni mese. Ora che questo tempo sia veramente di un mese, di venti o trentun giorni, non perdiamoci in queste cose. Però, non è sufficiente una volta all’anno: bisogna che ci fermiamo per strada! Adesso non vogliamo essere matematici: un incontro a Bosco può supplire benissimo a un ritiro mensile, purché sia fatto bene. Tuttavia non è sufficiente, per esempio, mettersi a discutere due ore alla sera, e fare un’ora di meditazione alla mattina, se poi non ci si trova un momento da soli a soli con Dio.

SOCIETÀ

lavoro

DOTI UMANE buona volontà

CONSACRAZIONE fedeltà

Don Ottorino sembra interpellare don Matteo Pinton, che si era specializzato in filosofia all’università Gregoriana di Roma e la insegnava nel corso liceale.

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9.
Vorrei proprio sottolineare questo: un incontro a Bosco è una bellissima cosa e può supplire benissimo al tradizionale ritiro mensile, però attenti che ci vuole anche il lavoro del singolo con Dio. Don Matteo, la filosofia è d’accordo su questo? Guardate che altrimenti ci svuotiamo e facciamo un cristianesimo esterno, di organizzazione! La parte esterna si sostiene benissimo se c’è questa struttura portante, vorrei dire questo ferro nascosto nel cemento... voi siete specializzati in cemento armato! Il tempo è scaduto. Don Guido, è ora di andare? Ancora due minuti. Sempre la solita storia, non è vero?

È l’ultima delibera, riportata in corsivo, del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà.

Il riferimento è a Natalino Peserico, che all’epoca stava completando il 3° anno del corso teologico.

Don Ottorino si richiama all’aureo libretto di Giovanni Battista Chautard, L’anima di ogni apostolo.

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10. 5. Il pericolo dell’eresia dell’azione
«Il Superiore senta la responsabilità di aiutare i confratelli a compiere fedelmente le loro pratiche di pietà e perciò faccia in modo che ognuno abbia il tempo necessario per non tralasciare pratiche importanti che potrebbero minare alla base tutta la vita religiosa». Qui ci sarebbe da fare un bel discorsetto. Penso che nella Casa dell’Immacolata vi sia lasciato il tempo per questo, ma adesso in due minuti non possiamo fare questo ragionamento. Bisogna che coloro che un domani saranno superiori, e più o meno ci diventerete tutti, non è vero, Natalino, almeno tra cinquant’anni, almeno una volta speriamo di arrivarci, altrimenti vi toccherà sempre obbedire, obbedire... Guardate che è una tentazione tremenda l’eresia dell’azione! C’è la tentazione tremenda di dire: “Beh, beh, dopo ti arrangerai! Ci sarebbe da fare la meditazione? Intanto fa’ questo, e dopo si vedrà!”. Ecco, una volta si può fare anche questo, ma state attenti, perché il pericolo enorme potrebbe essere quello di trascurare la Comunità per lavorare in mezzo alle anime. Ricordatevi: è un pericolo enorme, è il pericolo numero uno che il religioso trascuri la sua vita interiore per lavorare in mezzo alle anime. Il Chautard la chiama ‘eresia dell’azione’. C’è anche il pericolo, che non è meno grave, di trascurare la Comunità per lavorare, per fare del bene. Sarebbe come dire: io, individuo, faccio a meno di mangiare perché non ne ho il tempo; io, superiore, faccio a meno di dare da mangiare alle mie membra, cioè alla mia Comunità, perché c’è tanto da fare. Naturalmente questo è uno degli inganni più tremendi del demonio. Abbiamo detto e, se ricordate, anche un po’ gridato, che c’è una gerarchia di valori. Il mio primo apostolato è per l’anima mia. Siamo d’accordo? Ma per forza, perché la prima carità incomincia da me. È inutile che io vada predicando agli altri che bisogna pregare e io non preghi.

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

APOSTOLO attivismo

COMUNITÀ

CONSACRAZIONE religioso

COMUNITÀ

superiore

CROCE Demonio

CARITÀ

MI270,11 [08-03-69]

11.Il secondo punto, per conto mio, è che il superiore deve prendersi cura della Comunità, e questo anche per un vero e proprio interesse apostolico. Perché, se egli si prende cura della Comunità, ha tante braccia che arrivano alle anime. Se un domani quel diacono o quel sacerdote è pieno di Dio, in un’ora, voi capite, farà più che in una settimana, per cui c’è un vero e proprio interesse apostolico e, per conto mio, una responsabilità gravissima davanti a Dio. Per carità, insisto e ve lo dico proprio con tutto il cuore: se un domani vi accorgeste che un superiore non cura la Comunità come dovrebbe, non potete lasciarlo come superiore. Dinanzi a Dio, per conto mio quello non può fare il superiore. Voi direte: “E perché? Per quali motivi?”.
Guardate in avanti, lasciate passare qualche anno, ma quando arriva il momento di poterlo fare, dovete farlo a costo di qualsiasi sacrificio, perché non si può lasciare nella casa una mamma che non dà da mangiare ai propri bambini. Parlo male? Neanche le bestie lo fanno, perché se c’è una femmina che non dà da mangiare ai suoi piccoli, le tolgono i maialini e li affidano ad un’altra. Così non si può lasciare come superiore di una Comunità un religioso che manca al suo primo dovere che è quello di alimentare la Comunità, di far vivere la vita comunitaria, e naturalmente di stare a disposizione dei suoi confratelli, cioè se toglie alla Comunità il tempo necessario per parlare di Dio, per fare l’impegno di vita, per avere quel momento di distensione fraterna che è utile per fondersi insieme. Può esserci l’eccezione, ma che un domani non debba capitare questo delitto, a mio giudizio enorme, altrimenti dopo un po’ d’anni, statene sicuri, noi vedremo un confratello che va da una parte e quell’altro dall’altra. In una Comunità di cinque o sei individui avremo cinque o sei congregazioni, non religiose, ma purtroppo a-religiose.

COMUNITÀ

superiore

APOSTOLO missione

ESEMPI vari