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GLI ESERCIZI SPIRITUALI, IL RITIRO MENSILE, L’IMPEGNO DI VITA

MO270 [08-03-1969]

8 marzo 1969

MO270,1 [08-03-1969]

1.Il venerabile padre Ruggero ha protestato perché ha detto che non prendiamo più in mano queste carte; e allora continuiamo. Vero, padre? Speriamo questa mattina di leggere in fretta, senza distrazioni, queste ultime delibere riguardanti la vita di pietà e poi passiamo avanti, perché, se per caso il Signore durante quest'anno ci chiama in Paradiso, mi spiacerebbe dover arrivare all'altro Capitolo prima di finire di leggere le delibere del I Capitolo generale. Mi sembra, se non sbaglio, di essere arrivato alla delibera n.° 15, cioè abbiamo fatto, mi pare l'altra volta, quello che riguarda la Confessione, no? "Grande importanza hanno i ritiri spirituali mensili, che permettono ai religiosi di rinnovarsi nel loro sforzo di perfezione e nel loro spirito apostolico. Imitando il Signore e i santi, i religiosi interrompano mensilmente le loro occupazioni ordinarie, per interessarsi più a fondo di Dio e della propria anima, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Ogni anno poi i religiosi facciano cinque giorni di esercizi spirituali. Per la buona riuscita sia dei ritiri che degli esercizi, il superiore veda in particolare che vengano eseguite le disposizioni dei superiori maggiori in proposito". Riguardo al ritiro mensile, io penso una cosa: che se una volta bisognava fare il ritiro mensile, oggi ci vorrebbe il ritiro settimanale, no? Perché voi capite... Il ritiro mensile a che cosa serviva? Negli esercizi spirituali ogni anno ci si mette un po' lontani dal mondo, in contatto più intimo con Dio. E anche lì vale quello che abbiamo detto: che bisogna incontrarsi personalmente con il Signore. Non è tanto, - facciamo insieme un po' gli esercizi spirituali e il ritiro, prendiamoli un po' insieme un pochino gli esercizi spirituali - non è tanto venir qui, sentire delle prediche, farsi delle note circa le prediche. Bisogna sì... bellissime le prediche, bellissime le note che si fanno, ma specialmente l'anima che si trova con il suo Signore e che con il suo Signore prende in esame la propria vita,il lavoro compiuto, il lavoro da compiere, la missione affidata.

MO270,2 [08-03-1969]

2.Per esempio, quando noi andiamo a fare gli esercizi spirituali, non possiamo disgiungere la nostra santificazione con... Io, per esempio, devo farli insieme con voialtri. Io faccio gli esercizi spirituali: devo mettermi davanti al Signore, vedere un po' se il Signore è contento di me, se c'è qualche cosa, tirarla via... Ma poi, insieme col Signore: “Eccomi, Signore, dimmi cosa devo fare”. Vorrei dire che gli esercizi spirituali sono un "ecce ancilla Domini: ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola". È un guardare indietro se sono stato veramente fedele a quello che avevo detto prima. Perché anche l'anno prima, anche il giorno della mia ordinazione sacerdotale, il giorno del mio suddiaconato ho detto: "Ecce ancilla Domini". Ma sono stato veramente fedele a questa mia promessa, a questa mia donazione? Ecco la prima parte degli esercizi: è vedere se sono rimasto fedele alla mia donazione. La seconda parte degli esercizi deve essere, vedere: "Signore, parla, il tuo servo ti ascolta. Dimmi, adesso cosa devo fare?". E perciò uno sguardo alla mia vita, ma alla vita della Comunità, alla vita della Congregazione. Perciò io non posso andare a fare gli esercizi spirituali senza guardare l'America... senza guardare... Voi direte: “Ma quelle son altre cose”. No, io devo guardarle dinanzi a Dio, devo guardarle, non per vedere se devo costruire una chiesa o costruire un laboratorio, ma per vedere cosa Dio vuole da me, cosa io devo fare per portare Cristo in quei posti. Devo vedere riguardo alle vocazioni, riguardo un pochino la formazione dei novizi, riguardo la spiritualizzazione delle Comunità, ma le devo vedere dinanzi a Dio in quanto che... primo vedere se ho fatto, secondo vedere cosa devo fare.

MO270,3 [08-03-1969]

3.Io ho sempre visto, guardate, che negli esercizi spirituali, quando non li ho fatti qui in mezzo a voi, - scusate la parola, perché allora c'era uno che viene e l'altro che non viene, eccetera - quando son stati fatti fuori, tu, don Guido, ti ricordi, si veniva fuori sempre con qualche cosa di nuovo. Ti ricordi? Si tornava con qualcosa di nuovo. Quando si facevano qua insieme, no, perché allora c'era uno che veniva a domandarti... Allora, si può dire, è un conservare le posizioni, quando si fanno insieme. Ma quando si andava via, vi ricordate bene, o a Bassano o da una parte o l'altra, allora si era soli con Dio. Allora: primo, si guardava indietro per domandare perdono a Dio, perché insomma qualcosa c'è sempre che si poteva far meglio... non vi pare, sia nella pietà individuale, sia nel lavoro della Comunità; secondo, tu sentivi il bisogno di metterti con Dio e di parlare con Dio e di lavorare con Dio. Allora, vedete, il predicatore ha un'importanza, scusate, sì, ha un'importanza per quei più giovani, perché hanno bisogno di aiuto, ma vorrei dire quasi secondaria. E allora, arrivati a una certa età, si dovrebbe sentire il bisogno anche di fare degli esercizi anche da soli, di ritirarsi da soli. Si dovrebbe sentire il bisogno di mettersi là con nostro Signore e di rivedere con nostro Signore un po'... Basterebbe prendere in mano le delibere del Capitolo, prendere in mano le nostre relazioni capitolari. Per fare un corso di esercizi spirituali potrebbe essere sufficiente una delle relazioni, per esempio quella dei sacerdoti e i diaconi. Non so se sbaglio? Basterebbe prendere in mano il santo Vangelo, qualche capitolo del santo Vangelo. E allora ci si mette là, perché in fondo, in fondo è quasi l'esca che ti mette in contatto con Dio e, quando sei con Dio, pensa lui a fare una revisione totale. Quando che ti metti davanti allo specchio, pensa lo specchio a mostrarti se c'è qualche cosa che non va e se c'è qualche cosa che può essere messa meglio.

MO270,4 [08-03-1969]

4.Se noi gli esercizi spirituali li consideriamo così, allora sì, allora gli esercizi spirituali sono per noi una tappa di salita. Ma se li consideriamo come una moneta che dobbiamo pagare ogni anno alle costituzioni, o una moneta che dobbiamo pagare ogni anno, un pochino, al codice di diritto canonico, allora no, allora gli esercizi spirituali non ti portano in su. Allora è proprio da dire: "Temo il Signore che passa". È una responsabilità che abbiamo davanti al Signore. Invece no, vedete; alla vostra età, giovani che vogliono amare il Signore, che vogliono essere del Signore, che capiscono quanto è fatica trascinare una natura in alto, dovrebbero desiderarli gli esercizi spirituali. Lo capisco, guardate: dentro di noi abbiamo la parte sensibile, la parte sensibile che ci porta giù qualche volta. Sa, queste benedette concupiscenze, eccetera, eccetera, e perciò dico: la parte umana, è chiaro... piuttosto di fare un corso di esercizi spirituali prenderebbe in mano una macchina e andrebbe in giro al lago di Garda o andrebbe in barca. È chiaro! Per tutti, sapete, questo! Ma la parte, diciamo, spirituale, nonostante un po' il peso come può esserci per la parte più bassa di noi, la parte spirituale dovrebbe dire: ancora quattro, cinque, sei mesi e poi posso ritirarmi una settimana col Signore! Vedete, io non sono stato presente agli ultimi esercizi spirituali, ma sono stato presente su a Bosco, a quelli che si sono fatti a Bosco quest'anno. No! Certo che gli esercizi spirituali fatti in quel modo, fatti in quel modo non sono certo quegli esercizi spirituali che si desiderano. Sono quelli esercizi: "Uff... bisogna farli, bisogna farli gli esercizi spirituali!". Sì... vedete. Il silenzio, il raccoglimento! Può darsi che si dica: chiacchieriamo un'ora alla sera. E allora si chiacchiera un'ora alla sera. Ma quello non deve interrompere gli esercizi spirituali. Può darsi benissimo che si dica: “Beh, ogni sera facciamo un po' di ricreazione”. Non interessa questo. Ci saranno dei metodi e ogni metodo differisce dall'altro. Ma, ma si fa presto a vedere. Se tu dai un'ora di ricreazione supponiamo alla sera, le altre ore dovrebbero essere ore nelle quali... non uno va cercando... si vede dei giovanotti che vanno là, uno in cerca dell'altro, perché, sa, bisogna dire una parola. Si vede della gente che non sa pensare. E allora, non sapendo pensare, trova tutti i motivi per chiacchierare di qua... Ti accorgi immediatamente se è un ambiente di anime che sono in contatto con Dio, o se è un ambiente di... là, che stanno... bisogna che passino i cinque giorni.

MO270,5 [08-03-1969]

5.Amici miei, amici miei! Un giovane che durante l'anno si intrattiene spesso con il Signore, sente il bisogno di chiudersi, di scappar via un pochino e di intrattenersi col Signore. E se anche durante gli esercizi due o tre dovessero ad un dato momento incontrarsi, finirebbero per andare in estasi, come si può dire, San Benedetto e Santa Scolastica, cioè parlare di Dio. Vedete, non è la materialità di parlare o non parlare insieme un'ora o mezz'ora; è l'entrare in questo clima di unione con Dio e, guardate, passare delle ore proprio in contatto col Signore, senza leggere... senza, vorrei dire, pregare, nel senso di recitare preghiere, ma proprio di meditazione, di meditazione, in contatto con lui, proprio in intima conversazione con lui per vedere un po' la missione che lui ci ha affidato. Se ogni anno noi passiamo un periodo proprio così, come gli Apostoli nel Cenacolo, allora vedete noi usciamo dagli esercizi spirituali ringiovaniti. Dagli esercizi spirituali noi usciamo con un fervore nuovo, noi usciamo come gli Apostoli e saltiamo sopra il tetto delle case, perché sentiamo il bisogno di parlare di lui. Ci siamo incontrati con lui, abbiamo ricevuto lo Spirito suo e sentiamo il bisogno di diffondere l'amore di lui nel mondo. Guardate che ognuno di noi negli esercizi spirituali dovrebbe uscire con programmi nuovi, non programmi di lavoro umano, ma di santificazione propria e di lavoro apostolico, e di santificazione per gli altri. Si dovrebbe vedere una Congregazione ringiovanita, rianimata, con progetti nuovi, dopo gli esercizi spirituali.

MO270,6 [08-03-1969]

6.E ecco allora qui il ritiro mensile. Il ritiro mensile non si può disgiungere dagli esercizi spirituali annuali. Non si può dire: ho fatto il ritiro perché sono venuto ad ascoltare una predica e nella predica abbiamo fatto anche la disputa, vero, la discussione in chiesa. Interessa relativamente. Sì, c'è il predicatore che ci aiuta, siamo d'accordo, siamo pienamente d'accordo. Ma nel ritiro mensile, tra una predica e l'altra, c'è un'ora di tempo. Quell'ora di tempo non ve la porta via nessuno. C'è un'ora di meditazione, c'è un'ora nella quale voi dovete tornare agli esercizi spirituali, dovete rivivere le sensazioni provate negli esercizi spirituali, dovete rivedere quella parola: "Ecce ancilla Domini", e vedere se in questo mese, in questi tre, quattro, cinque mesi la "ancilla Domini" è rimasta "ancilla Domini" o è divenuta invece qualcosa di peggio. Dovete vedere se in quel mese vi siete preoccupati di fare la volontà di Dio, come avevate promesso, come desideravate ardentemente durante gli esercizi, ovvero se vi siete affievoliti un pochino. Vedete, ricordo il nostro caro monsignor Passuello che, da giovane sacerdote - io andavo spesso a Bassano... qualche volta scappavo là, così - ogni mese passava una giornata intera a Bassano, da solo. Tu, don Guido, te lo ricordi bene, andava là. E poi è nata la “Casa degli esercizi”. Don Domenico ha tanto lavorato in mezzo ai giovani come assistente diocesano dei giovani, pieno di spirito e poi... “Casa degli esercizi”. Ma lui ogni mese... E mi ricordo che mi diceva: "Vedi, don Ottorino, sento il bisogno ogni mese perché ho un'attività... sento il bisogno di andare lì...". Si metteva là in una stanza, passeggiava in cortile, scriveva, si faceva le note, organizzava dopo il suo lavoro spirituale e anche le altre cose. Ma lui andava proprio per lavorare spiritualmente.

MO270,7 [08-03-1969]

7.Ora, ho detto che per noi dovrebbe esserci quasi un ritiro mensile settimanale. Abbiamo messo nelle nostre delibere che la nostra Comunità dovrebbe, ogni settimana, avere almeno mezza giornata: impegno di vita, uscire, metterci un pochino... E perché allora non potremmo prendere la bella abitudine: ogni settimana di rivedere un pochino, un po' fare come si chiuderebbe la cassa. I nostri cassieri là chiudono la cassa ogni sera, vero, Zeno? Nelle banche quando la chiudono? No, non parliamo di noi. Noi l'abbiamo sempre aperta la cassa; è chiusa soltanto la cassaforte che tien le cambiali. Bene... Guardate un pochino, insomma, nelle aziende chiudono la cassa alla sera, mi pare le banche, eccetera. Anche noi, con l'esame di coscienza serale, chiudiamo un po' la cassa la sera; ma dare un'occhiatina un po' più a fondo una volta alla settimana. Quando che si va fuori... aspetta un momentino, andiamo su, per esempio, a Bosco, si va lì... Insomma, trovare il sistema. Vedete, qui non si può dare una legge uguale per tutti. Bisogna che ognuno, come don Domenico Passuello, trovi il suo Bassano direi, trovi il sistema. Può essere quando si fa la Confessione, può essere quando si fa la direzione spirituale. Ma adesso qui non vogliamo essere matematici e dire: “Guardate che bisogna alle otto della mattina far colazione, a mezzogiorno far colazione, e se non è mezzogiorno non si può far colazione”. Io dico: Guardate che bisogna mangiare se no si muore”, no? È chiaro? È necessario mangiare altrimenti si muore. E allora vi dico: spiritualmente guardate che è necessario non soltanto dire, ma anche ascoltare. Bisogna ascoltare Dio. E si va ad ascoltare Dio una volta l'anno, un bel corso di esercizi spirituali; ogni mese, un po' di ritiro spirituale, fuori dall'ambiente. E non soltanto parlare insieme, ma anche parlare con lui, solo con lui. Rivedere non soltanto la Comunità insieme, ma anche la mia piccola comunità con lui. E la mia responsabilità riguardo alla Comunità. E poi se è possibile, anche settimanalmente, con questi impegni di vita, eccetera; ma, guardate, questo assolutamente è necessario, cioè è necessario prendere degli impegni e vedere se siamo in orario.

MO270,8 [08-03-1969]

8.Vedete... fuori nel mondo, quando ci si prende un impegno, bisogna mantenerlo. Mi diceva ieri don Girolamo Venco che sono andati a Brescia, alla Scuola di Brescia. E la Scuola di Brescia dà delle buone prospettive di lavoro per la nostra tipografia e legatoria. Però, dice Venco, sa, ci sono due cose: "Il lavoro deve essere fatto bene; e dopo, sa, una cosa che loro ci tengono assolutamente, è la matematicità nelle consegne, insomma. Perché hanno impegni scolastici, eccetera, prenderci un paio di giorni di più, ma poi che sia quello insomma, le scadenze che siano quelle". Ora sapete che, fuori nel mondo, danno anche le multe quando che uno s'impegna alla consegna... la consegna è una cosa importantissima oggi. Ora, vedete, anche noi con Dio dobbiamo dare delle consegne, dobbiamo dare delle scadenze. Dobbiamo fare un programma. E non si può dire, quando che si va in tipografia... Ieri ero in tipografia: è venuto un sacerdote a prendere della roba. "Sa, - dice Danilo - me dispiase, no go possuo farlo", el ga dito. "E allora me lo dalo per doman de sera?". "Ah, non so, non posso mia... el vegna a vedare luni". Ecco, non si può mica. Aveva detto per ieri... "Domani no; el vegna a vedare luni". Non si può mica col Signore dire così. Quando hai fatto col Signore un programma e lui ti stabilisce: "Per venerdì sera mi darai questo", per il venerdì sera bisogna dare al Signore. Adesso lì in tipografia ci saranno stati dei motivi, per carità; sarà stato lui forse che voleva per ieri sera e non Danilo che ha promesso per ieri sera, perciò non diamo nessuna colpa. Ma quando noi ci prendiamo un impegno con Dio bisogna che, se non ci sono motivi, guardate che Dio ci giudica all'interno: sa lui se sono motivi o se sono scuse. Ora, anche nel campo apostolico bisogna che facciamo un pochino da uomini e che prendiamo con serietà quello che è il lavoro che stiamo compiendo. Si prendono con serietà degli impegni umani, perché non dobbiamo prenderci con serietà degli impegni con Dio? Scusate se ho un po' insistito su questo. Ma mi pare che col mondo di oggi, col mondo di oggi che è tanto un pochino umanizzato, c'è il pericolo che questi mezzi non vengano più valutati come un tempo. Ecco. Il sistema, siamo d'accordo. Per esempio, quel sistema che si faceva una volta dai Gesuiti a Bassano: e predica, e poi in chiesa, e poi lettura spirituale, e poi... Siamo d'accordo, vero, don Giuseppe, siamo d'accordo. Gli esercizi spirituali fatti in quel modo rischierei di farli neanche io... Ma un corso di esercizi dove ci sia la possibilità di ognuno lavorare per conto proprio, di pregare per conto proprio, di meditare e di stare raccolto, questo sì, no, questo sì. Adesso il sistema può essere discutibile finché volete; io non vi dico: fate tre prediche, fatene cinque, fatene una. Vi dico soltanto: abbiamo bisogno di trovarci da soli a soli con Dio, almeno un pochi di giorni all'anno. Di questo c'è assolutamente bisogno. Abbiamo bisogno ogni mese... Adesso che sia un mese, che siano venti giorni, che siano trentuno, adesso non stiamo perderci. Non è sufficiente una volta all'anno. Bisogna che ci fermiamo per strada. E guardate, adesso non vogliamo essere matematici, benissimo un incontro a Bosco può supplire un ritiro mensile, no? Se è fatto bene un incontro a Bosco, fatto lì, può supplire un ritiro mensile. Guardate: non è sufficiente, per esempio, due ore star lì discutere alla sera e un'ora di meditazione alla mattina, se l'individuo poi da solo a solo non si trova un momento con Dio.

MO270,9 [08-03-1969]

9.Ecco, vorrei proprio sottolineare questo: è bellissima cosa, un incontro a Bosco può supplire benissimo un incontro mensile, però, attenti, ci vuole anche il lavoro del singolo con Dio. Don Matteo, la filosofia è d'accordo su questo? Perché guardate, altrimenti ci svuotiamo, altrimenti facciamo un cristianesimo esterno, di organizzazione. La parte esterna sta su benissimo se c'è questa struttura portante, vorrei dire questo ferro nascosto dentro il cemento, dato che vi siete specializzati in cementi armati. Tuxi, xe ora de andare... Don Guido, xe ora de andare? Due minuti... Sempre la solita storia, vero!

MO270,10 [08-03-1969]

10."Il Superiore senta la responsabilità di aiutare i confratelli a compiere fedelmente le loro pratiche di pietà e perciò faccia in modo che ognuno abbia il tempo necessario per non tralasciare pratiche importanti, che potrebbero minare alla base tutta la vita religiosa". Qui ci sarebbe un bel discorsetto da fare. Penso che il tempo vi sia lasciato qui nella Casa dell'Immacolata. Ma vi dico: adesso, con due minuti non facciamo sto ragionamento. Ma bisogna che quelli che saranno superiori domani... e più o meno ci sarete tutti, vero, vero, Natalino? Almanco fra cinquant’anni... speremo de rivarghe almanco una volta... se no me toca sempre obbedire, obbedire, no? Attenti, guardate che c'è una tentazione tremenda: l'eresia dell'azione. C'è la tentazione tremenda di dire: "Beh, beh, dopo ti arrangerai! C'è la meditazione? Beh, intanto fa' questo... dopo...". Ecco, una volta si può fare anche questo, ma state attenti che il pericolo enorme potrebbe essere questo: trascurare la Comunità per lavorare in mezzo alle anime. Ricordatevi, è un pericolo enorme, pericolo enorme, numero uno. C'è il pericolo che l'individuo trascuri la sua vita interiore per lavorare in mezzo alle anime, e il Chautard dice: "Eresia dell'azione", no? C'è il pericolo, che non è meno grave, che non è meno grave, di trascurare la Comunità, la Comunità per lavorare, per fare del bene, per lavorare. Ecco, sarebbe come dire: io individuo faccio di meno di mangiare perché non ho tempo di mangiare. Io, superiore, faccio a meno di dare da mangiare alle mie membra, qua, alla mia Comunità, perché c'è tanto da fare. Naturalmente questo è uno degli inganni più tremendi del demonio. Abbiamo detto, e vi ricordate che ho un po' gridato su questo punto, c'è una gerarchia di valori, no? Il mio primo apostolato è per l'anima mia. Non so, siamo d'accordo? Io, per forza, la prima carità incomincia da me. È inutile che io abbia ad andare a predicare agli altri che bisogna pregare e io non preghi.

MO270,11 [08-03-69]

11.Il secondo punto, per conto mio, è che il superiore deve: la Comunità, la Comunità. Questo anche per un interesse vero e proprio apostolico. Perché se io curo la Comunità, io ho tante braccia che arrivano alle anime. Se domani quel tale diacono, quel tale sacerdote è pieno di Dio, capite che fa più in un'ora che non in una settimana. Ora c'è anche proprio un vero interesse apostolico. Ma per conto mio qui c'è una responsabilità gravissima davanti a Dio. Guardate, domani, per carità, insisto e ve lo dico proprio con tutto il cuore, per carità, se vi accorgete che un superiore non cura la Comunità come si deve, non potete lasciarlo superiore. Guardate, dinanzi a Dio, per conto mio... Voi direte: “E perché, per qua, per cosa, per come?”. Guardate in avanti, lasciate passare un pochi di anni. Ma quando si arriva a poterlo fare, si deva fare qualsiasi sacrificio, ma non si può lasciare nella casa una mamma che non dà da mangiare ai propri bambini. Dico male? Neanche fra le bestie lo fanno, perché se c'è una bestia che non dà da mangiare ai suoi bambini, tirano via i maialini e li portano da un'altra parte. Perché assolutamente non si può lasciare superiore di una Comunità un superiore che non capisce... che manca cioè al suo primo dovere, quello di alimentare la Comunità, di far vivere la vita comunitaria e, naturalmente, per stare a nostra disposizione. Toglie alla Comunità il tempo necessario per parlare di Dio, per fare l'impegno di vita, per avere quel momento di distensione insieme, cioè per fondersi insieme. Può esserci l'eccezione, ma che domani non capiti questo... per conto mio questo delitto, questo enorme delitto, perché altrimenti dopo un po' d'anni state sicuri che noi vedremo uno che va da una parte... In una Comunità di cinque, sei individui avremo cinque, sei congregazioni, ma purtroppo non religiose, ma areligiose!