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IL CORAGGIO APOSTOLICO RENDE TUTTO POSSIBILE

MO229[05-03-1968]

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1.Dovete portar pazienza questa mattina: dobbiamo parlare molto più semplice, vero; abbiamo dinanzi a noi la santa infanzia, poveretta... Vero, Bettega? Gnanca degno non son de avere sti santi fioli qua davanti! Vedemo se semo boni parlare mejo o pexo stamattina.
Ad Asiago... cioè, no, scusate, a Bosco... - beh, xe istesso, sa, una montagna vale l'altra, no? - a Bosco abbiamo un telefono: ga scumissià a fare el matto un pochettin... adesso pare che el gappia fatto giudizio. Funzionava da una parte solo. Telefonavi da là in qua andava bene, da qua in là niente. Quella famosa sera del ritiro spirituale, no? Prova telefonare da qua in su: gnente, non se taca; da là in qua sì, funzionava. Mi pare che qualche volta il telefono con Dio ha un po' questo difetto. Riusciamo a telefonare in su, specialmente quando che vogliamo qualche cosa, no, Bepi? "Signore, go me papà che sta poco ben... Signore, - dixe l'altro - a go l'acqua che non riva gnanca in zima qua, la riva solo fin al naso... Signore, i me ga tajà na recia, giustemela, no? Xe sta el brigante de Magrin: son sta tajarme i cavej, el me ga tajà la recia, Signore, giustemela". Beh, in su funziona; in giù... "Bettega!" Eh, sì, po, Bettega... non funziona, non suona il campanello in basso qualche volta, no? E allora succede questo... Domandi: "Ma prima di fare quella data azione hai domandato al Signore?". "Sì, ho domandato". "E cosa galo risposto?". Robe capitate ieri, eh! "Senti, prima di fare quella data cosa, hai domandato al Signore?". "Sì che ho domandato". "E cosa ti ha risposto?". "El male xe - el ga dito - che go scumissià a farla prima de spetare la risposta”, el ga dito. Capìo? "El male xe che go scumissià farla prima de spetar la risposta". Ecco... E allora sentite un momentino: mettiamoci in contatto col Signore e chiediamo al Signore che interessi l'ufficio guasti, in Paradiso, o riparazioni e metta a posto i campanelli, in modo che ci conceda la grazia, in tutti gli istanti della nostra vita, di poter telefonare in su, ma di aspettare la risposta che viene in giù prima di compiere le azioni. "Signore, fa’ che ogni mia azione io la faccia soltanto dopo di averti domandato e dopo di aver aspettato la risposta". Capito, Aldo? Partiamo!

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2.Tanto per mettere al corrente i nostri giovani figlioli qui, stiamo parlando del coraggio. È una meditazione che abbiamo messo in mezzo alle altre così; si prolunga già da qualche settimana e siamo arrivati a questo punto: che tante volte nella vita quotidiana, e in modo particolare possiamo dire nella vita apostolica, - qui stiamo parlando specialmente della vita apostolica - ci troviamo dinanzi a delle difficoltà che sembrano insormontabili, i cosiddetti impossibili, ci troviamo dinanzi a una cosa: "Non è possibile! È impossibile!". Allora, dice qui il nostro caro card. Suenens: "L'impossibile si può dividere in tanti possibili".
Portiamo un esempio pratico... Portate pazienza. Quando si ha... - vero, Vittorio? - quando si ha una chiesa piena, con tanti fanciullini davanti, bisogna parlare ai fanciulli, per sperare che capiscano anche gli altri. C'è, per esempio, uno di voi che vuol raggiungere Venco per darghe un basetto sulla punta del naso. Cosa si fa? Mettiamo sia Francesco là, Francesco Ragno vuol raggiungere Venco. Non ci arriva perché Venco è un campanile, no? E allora cosa fa? Prende una sedia, sale su una sedia, poi prende la sedia e la mette sopra un tavolo e sale sopra la sedia del tavolo, e allora, poi, con un po' di fatica, forse arriva a baciargli la punta del naso. Cosa vi pare? Prima si sale su una sedia, butti la sedia sopra il tavolo, sali in cima alla sedia e forse ci arrivi, forse ci arrivi. Vero, Venco? Amici miei, così bisogna fare anche nella vita apostolica. "Ma è impossibile!". “Cominciamo! Un passetto alla volta...”. "Ma non si può arrivarci, è una montagna troppo alta!". “Beh, intanto andiamo fino a sto punto qua, no?”. "Come si fa ad arrivare fino a Bosco?". “Beh intanto andiamo fino a Santorso”. "Ma come si fa?". “Adesso andemo fino a metà strada, lì, cosa xela? Piana o Piane che sia. Piano andiamo a San Ulderico, a San Ulderico”. "Ma è troppo lontano!". “Bevendo anca un quarto o anca mezzo litro, e dopo piano piano si arriva”. Dopo che ti si rivà a Bosco: "Non se podarìa andare più in su ancora, andare al Novegno?". Ecco, nella vita spirituale, nella vita apostolica, è la stessa cosa. Procedamus! "Volete una applicazione immediata di questo principio? - cioè, l'impossibile si può suddividere - Esaminiamo il nostro atteggiamento di fronte al problema delle masse da ricondurre a Dio e alla Chiesa". Vai... domani ti mandano in una parrocchia, caro don Vittorio, là al Chaco. Don Aldo ha scritto in questi giorni agli assistenti di là... Un momento! Vai in una parrocchia: 10-15-20 mila anime, 30 chilometri da una parte, 40 dall'altra... È vero che hai le gambe lunghe, ma a un dato momento te vien voia de far così, no? Quando è cascato un libro da una biblioteca, lo tiri su, ma se è cascata la biblioteca intera, te vien voja de perdarte de corajo, no? È vero, no? Se cade una tegola della casa, beh, vien voglia de tirarla su, ma se casca xo tutto el cuerto? Senti, se cade xo tutto el cuerto, piano piano, una tegola alla volta, te tiri su tutto el cuerto. È facile dinanzi a una massa di gente miscredente, di gente contraria, di gente che non ama il Signore, ignoranza più completa, è facile scoraggiarsi e dire: "Cosa podemo fare? Cossa vuto ca fassa?". Se c'è una montagna da spostare: "Cossa vuto ca fassa?". Se c'è in mezzo al cortile, c'è lì un mucchietto di roba, puoi anche portarla via, un mucchietto di spazzatura puoi portarlo via, ma se è una montagna? Eh, niente da fare! Comincia a prenderti la carriola, e comincia col portar via una carriola; dopo verranno i tuoi figli, dopo i figli dei figli, dopo la quarta e quinta generazione la montagna sarà andata via, no? Tu comincia intanto nella parrocchia: riuscirai a far qualcosa. Poi verrà un altro dopo di te, poi un altro dopo di te, finché a un dato momento vedrai che quella montagna sarà scomparsa.

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3.Eccolo qui: "Vi è una specie di pessimismo in materia di apostolato, che è impastato di incredulità e di sfiducia in Dio".
Guardate, una delle caratteristiche nostre deve essere il sorriso, la gioia e un senso di ottimismo, figlioli. Ottimismo non vuol dire andare avanti là, andare comprare el pan senza schei, e neanche mettersi a fare il muro senza malta e senza quarei. Ottimismo vuol dire mettercela tutta, insomma, per adoperare quelle energie che il Signore ci ha date, no? Non metterse là a guardare i quarei distante un chilometro e dire: "I pesa massa". Prova! E dopo vedrai che, invece che uno, dopo un'ora te ghin porti tre alla volta par non far tre giri invese che uno. Non la xe cusì de solito? Tante volte facciamo così: "Oh, portarli in zima la casa sti quarei! I pesa massa, i pesa massa!". Bene, comincia a torghine su uno... Tante volte io ho osservato... Vedi giovani che prima si sentivano incapaci di portarne uno, dopo, per far più presto, i ghin portava tre alla volta. È così! Non bisogna che ci arrendiamo a questo senso di pessimismo; un po' di ottimismo, benedetti dal Signore! Supponiamo c'è là un assistente, prendiamo Zeno, che si trova nel suo gruppo, e dice: "Ma come fasso mi a convertire quella gente là? Gaetano... Piero Simonetto... Come se fa? Come se fa?". Amici miei, non scoraggiamoci. non scoraggiamoci! Vorrà dire che se non è capace Zeno di convertire Simonetto, Simonetto convertirà Zeno, non importa niente. "Vi sono delle sapienze comode molto diffuse, ma che contraddicono in pieno gli ordini di Gesù". Ho detto scherzando: Zeno con il suo gruppo. Ma prendiamo adesso, a un dato momento, un assistente con il suo gruppo di questi qua davanti, che son qui davanti. Arrivato a quel dato punto, non deve dire: "Cossa vuto fare? Mi ghe lo digo che i fassa silenzio, mi ghe digo che i fassa qua, mi ghe digo che i fassa là...". Un momentino, lui deve domandarsi: "Come è che Gesù vuole questi giovani qua?". E quando sa come li vuole Gesù, non deve darsi pace finchè non li porta come vuole Gesù. A un dato momento non rassegnarsi, un pochino: "Eh, cossa vuto fare... go provà, non ghe rivo, non riesso". Ma se tu sai che Gesù li vuole qua, un toco alla volta, ma li porto qua. Se io so che Gesù vi vuole in granaro stanotte, vegno là: o vegnì o ve porto. "Ma peso massa", dixe Aldo. Magari un toco alla volta, ma te porto su. Se so che per mezzanotte Gesù vi vuole in granaro, stè sicuri, anche se scappè in zima a Monte Berico, ve corro drio in macchina... o intieri o a tochi in granaro! Ris-cio de ciamare el ciapacan perché el me aiuta a ciaparve. Ora bisogna sapere cosa è che vuole Gesù. Vuole questo? E allora, mi dispiace tanto, ma ti te te buti qua e mi te tajo a tochi. "Ma te tiro dosso le scarpe". Tireme le scarpe fin che te vui, mi intanto te tajo a tochi e dopo discuteremo. Figlioli, tante volte è facile, è facile rassegnarsi.

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4.Andate all'Esternato: "Cossa vulio fare coi tusi? Gnente da fare! Ghe lo go dito tante volte, go provà tante volte...".
In una parrocchia: "Cosa volìo fare? Sì... eh...". Dopo si va dal parroco A, dal parroco B, siccome i discorsi de tutti i xe compagni, no? "Se la xe così... gnente da fare!”. Rassegnemose! Xe vegnù l'influenza? Rassegnemose! Fèmo de manco de tore le medicine, vero: rassegnemose! "Vi sono delle stanchezze o codardìe spirituali peggiori delle apostasìe, perché acclimatano il disfattismo invece di buttarlo fuori. Guai a colui che toglie al proprio fratello il coraggio di credere anche oggi al Vangelo e di entrarvi francamente". Voi dovete avere il coraggio di credere al Vangelo e di entrarvi francamente. Voi dovete essere uomini che credono al Vangelo, che non si lasciano influenzare dalle correnti esterne, né calde né fredde: il Vangelo! Magistero della Chiesa che lo interpreta. Vangelo e Magistero della Chiesa! E avere il coraggio di viverlo, di predicarlo, “opportune et importune”, ma francamente, entrare con la vita francamente. Mi riallaccio a quello che ho detto in principio: telefonare al Signore, ogni azione metterla alla luce del Vangelo. "Signore, cosa devo fare adesso? Devo parlare in tempo di studio?". "No". E allora non parlo. "Devo rimanere in ricreazione o andare su di sopra?". "In ricreazione!". E allora resto in ricreazione. "Devo mangiare?". "Sì!". E allora mangio. "Devo mangiare pan duro o la torta?". "La torta!". E allora mangio la torta. "Adesso cosa goi da fare?". "Adesso? Andare a scola!" E allora vao scola. "Ma non ghi no mia voia, Signore...". "Non importa gnente!". E allora vo istesso. La Pia Società San Gaetano... “La Legione vorrebbe immunizzare i suoi membri contro questa viltà incosciente”. Semo tutti vigliacchi incoscientemente, cominciando da mi, son el vigliacco più grande. Ma ghe sì anche voialtri, mi el vigliacco, voialtri i vigliacchetti. Seto, Gaetano? Incoscientemente, ma siamo tutti vigliacchi. Tolti i due mori, no, perché, poareti, se no i se arrabbia, siamo tutti un po' vigliacchi.

MO229,5[05-03-1968]

5."Essa mostra loro la massa neopagana che popola le nostre città, e dice che se ci si volesse mettere sul serio - se ciascun cattolico avesse un'anima di apostolo! - e noi dobbiamo rendere i cattolici come tali in apostolato - sarebbe possibile, dopo il primo sforzo lealmente compiuto, ricondurre almeno il cinque per cento di questa massa a riscoprire il cristianesimo".
Don Vittorio... "Maa...". Almanco il 5% in dieci anni; te me concedarè, no? Almanco il 5% in dieci anni. Dopo pensa quel 5% quando ch'el sarà lancià. "E perché questa prima scossa non aprirebbe l'adito ad un'altra, e così di seguito? Indietreggiare davanti all'impresa, sotto pretesto della sua ampiezza, non è forse misconoscere questa 'divisibilità dell'impossibile' di cui si è parlato?". E adesso Natalino me dixe: "Eppure, alle volte, non si vede come sferrare il primo attacco. Che fare allora?". Qua ghe xe una cosa veramente bella. Perché, sa, el 5%... ma bisogna farlo! Riuscire in qualche parte a portare il 5%. Alle volte ci sono delle situazioni veramente difficili, no? E guardate questi della Legione di Maria come hanno trovato nel loro manuale una cosetta che credo che può servire anche a noi. Quando che c'è una cosa che sembra quasi impossibile, no, una situazione che non si sa neanche cosa fare, pare che sia una cosa impossibile... Dice che bisogna fare... "Qualunque cosa, eccetto che restar con le mani in mano". Quando le situazioni sembrano proprio impossibili: "Ma non ghe xe gnente da fare"... Ghe xe un gruppo de tusi: “No ghe xe niente da fare... eccoli qua, niente da fare proprio niente da fare!”. "Qualunque cosa, eccetto che restar con le mani in mano... Se non trovate altro, - ecco il punto - piuttosto che incrociare le braccia, fate un gesto, sia pur minimo, nella direzione indicata".

MO229,6[05-03-1968]

6.Anche una cosetta piccola, attenti, anche una cosetta piccola. Prenderò... Primo: ghe dirò na bona paroletta. Ah, i se ribella! Ma una robetta piccola. Non c'è possibilità di un'azione, insomma... Almeno un'azione piccola verso la direzione, muoverò magari un passo, ma verso quella direzione là.
"È ciò che la Legione chiama 'l'azione simbolica'". Non si può far altro? Almeno un'azione simbolica verso là. E questo dico altrettanto di te quando che hai da vincere te stesso. Vorrei dire anche nella penitenza: almeno un'azione simbolica, una piccola robetta de penitenza. Vorrei dire in tutte le azioni che compiamo: se non siamo... non abbiamo... "Ma non son bon, non son bon". Quando, per esempio, Sant’Ignazio domandava: "Vero, hai voglia di farti santo? Desiderio di farti santo?". "Ma...". "Hai almeno il desiderio del desiderio?". "Beh, questo sì". Ecco, io penso che chiedesse proprio un'azione simbolica. "Almeno una s-ciantina daghe al Signore". "Sì, ben, questo sì". Cominciate col domandare... Del resto, anche nel male, cominciate voi cedere un filetto, no, un filetto... Guardate che il demonio è furbo qui, eh, non ti domanda mai le grandi cose, ti domanda sempre l'azione simbolica. Anche il demonio stesso, nella sua tattica, non ti domanda mai cose grandi, non ti dice mai: "Francesco, va’ fuori nel mondo, abbandona il mondo". Ma ti porta qua un pochino di mondo, ti lascia un fiorellino del mondo. "Boh, che male ghe xe?". "Toh, ciapa Francesco", no? "Toh, ciapa". E piano piano tu ti accorgi, vero, che è come un pezzo di... Adesso, se io metto questo in bilico così, lo metto in bilico: carica, carica qua un granellino alla volta, a un dato momento fa così, casca giù dalla parte di qua, no? È vero che è così? Vince il punto e... Il demonio fa così: mette un granellino alla volta, cioè una robetta simbolica sulla bilancia... tan, tan, tan... Se venisse il demonio e buttasse sopra... Eh, sarebbe facile; ma ti butta un granello alla volta, e questo granello alla volta un dato momento fa andare l'equilibrio dall'altra parte, no? Ora, vedete, come il demonio fa nel male, e guardate che la maggioranza delle vocazioni delle anime, cadono proprio per questo: attraverso piccole azioni simboliche da parte del demonio così, che poi diventano corde; sono piccoli fili... Se io dicessi a te, Giuseppe: "Lascia che io ti leghi". "Eh no!", te dirissi, no? "Lascia che ti leghi almeno un filo fino", e te lo butto là. "Ah ben, par 'sta roba qua..", te te metti ridare. "Basta ca fassa cussì", no? Poi un altro, e dopo un altro, e tu ridi, tu ridi... A un dato momento ti accorgi che tirando non scappi più, anche se son fili di seta... Pianelo xe sta fatto la corda. Tu vedevi un filo alla volta che veniva, non ti ricordavi più che ne avevi un altro di dietro, no? Un filetto... e tu dicevi: "Sì", facevi un sorriso ogni filo che ti buttava il demonio. A un dato momento sei preso dal demonio. Guardate, figlioli, tutte le cadute sulla purezza, sull'amor proprio, una storia o l'altra, sono stati dei fili buttati là, alle anime buone. Ora noi dobbiamo imparare nel bene. Anche noi, non possiamo fare cose grandi nel bene. Non ci dobbiamo scoraggiare; cominciamo almeno con un'azione simbolica, anche noi con un filo.

MO229,7[05-03-1968]

7."Tale fu l'offerta del giovane del Vangelo che portò al Maestro cinque pani d'orzo e due pesci. Come nutrire una moltitudine con sì magra provvista? Azione simbolica, gesto non proporzionato allo scopo da raggiungere...".
Andiamo su a Bosco quest'estate, siamo là un centinaio e arriva l'economo, no? Arriva... "Cosa hai portato?". "Un etto de pasta". "Un etto de pasta?". "Sì, e un quarto de vin". "E dopo?". "Una sardela. E ga da bastare par tutti". Scusa... sì... e magari trovarse là, in alta montagna, sopra il Pasubio, e arriva un etto de pasta, una sardela e un quarto de vin. Magnare e bevare tutti. Si mangia con la lente, cari... "Toh, da magnare!". Guardate che tante volte il Signore ci mette in queste condizioni nel lavoro; vorrei dire quasi sempre. Ci mette con un etto di pasta, un quarto de vin e na sardela, e ghemo da darghe da magnare a 'sta gente. Mi go tanta stima dei nostri missionari che xe là nel Guatemala, ma cosa xeli in confronto della fame che ga quella gente là? Mi go tanta stima de don Piero, per esempio, ma se mi lo mandasse in Brasile là, in qualunque parte, cossa xelo? El garà... invesse che un etto de pasta, un etto e mezzo, toh, invesse che 'na sardela, el garà un scopeton e 'na sardela, ma gira e rigira... Don Giuseppe xe laureato: va ben, demoghe tre sardele, toh, tanto, una pì una manco, ma se el ghesse el Brasile da sfamare, fioli, non ghe xe proporzione, no? È chiaro? Non c'è proporzione fra la fame della gente e quele due tre sardele, ma poi una più una manco, che ghemo in man. E allora cosa bisogna fare? Questo gesto almeno simbolico di dare tutto. Attenti! "Azione simbolica, gesto non proporzionato allo scopo da raggiungere, ma un gesto che Dio attende per far agire la sua Onnipotenza". Questo xe belo! Quella piccola cosa che tu, Giuseppe, dai al Signore per la salvezza delle anime, è piccola. Cosa vuoi che sia quel piccolo sacrificio supponiamo, no, piccolo fioretto... piccola cosa. Però è quel gesto simbolico che forse il Signore attende da te per dare il diaconato, è quella piccola offerta che il Signore attende da te per dare una vocazione. Ma ci rendiamo conto che forse il diaconato non è ancora arrivato perché qualcuno di noi non ha ancora fatto il gesto simbolico di dare quelle due tre pessatele che el ga in scarsela? Che forse tante vocazioni non sono arrivate qui perché non abbiamo ancora fatto il gesto simbolico di essere pronti, per esempio, a trovarci in posti dove il Signore ci domanda, ci chiede di essere istante per istante? Queste piccole cose sembrano piccole, come sembravano pochi quei pesci e quei pani, vero, lì, ma erano necessari, attenti, perché... cosa necessaria perché agisse l'onnipotenza di Dio. Non so se sbaglio, no? Guardate che è necessario quel piccolo atto di virtù, quel piccolo atto di mortificazione, quel piccolo atto quotidiano fatto da ciascuno di voi, perché agisca l'onnipotenza di Dio. Se quel piccolo avesse detto: "Ah, mi me dispiase, ma non dago i pesci e el pane, magno mi! Che i altri se rangia!", forse non avremmo avuto il miracolo.

MO229,8[05-03-1968]

8.Avete mai pensato che forse noi, perché non siamo stati generosi nella nostra donazione, forse noi abbiamo arrestato dei miracoli del Signore qui dentro? Siamo contenti perché siamo in 100 qui dentro, religiosi, ma chi vi dice che non potremmo essere forse già in 200 o 300? Siamo contenti perché quando vengono qui persone esterne dicono: "Che spirito!". Il cardinal Rossi, vien qua l'un e l'altro, poeti o artisti, non so cosa che sia 'sta gente: "Oh guarda che bel spirito!". Siamo contenti perché, mettendo il termometro qui, trovano che c'è, vero, un po' di calore, dodici tredici gradi sopra zero. Ma, ma... forse qualcuno di noi, perché non ha accettato quel piccolo spirito, quella piccola donazione, forse qualcuno di noi ha arrestato il calore, per cui invece che dodici tredici gradi dovremmo avere... il Signore vorrebbe, insomma, che qui ci fossero settanta ottanta gradi di calore. Non dobbiamo insuperbirci per il calore che c'è, dobbiamo invece domandarci: "Quale sarebbe il calore se io...".
Non guardate in testa. Io guardo me stesso, e lo confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine Maria e a voi fratelli, che se la Casa dell'Immacolata non è arrivata a cento gradi, io ho tirato giù. Ma anche voi dovete essere altrettanto leali e dire: "Anch'io ho contribuito a tirar giù". Finché, figlioli non vi buttate, guardate, generosamente, ma proprio generosamente, proprio nelle mani di Dio, guardate che assolutamente... Guardate, ieri proprio... possiamo dire questo... Raffaele, non ti offendi mica se tiro fuori una frase che mi hai detto ieri di don Guido, no? In fondo è stata una roba... niente di male. Parlando con Raffaele ieri, da amici, un pochino ho detto questo: "Senti, ma secondo te, se io dicessi a don Guido in questo momento: 'Senti don Guido, fai un piacere, vai a Grumolo, cavati la veste e resta a Grumolo’; cosa è che farebbe don Guido?". E tu cosa hai detto? "El ghe 'ndarìa", el ga dito, "el ghe 'ndarìa". E se ghe dixesse: "Varda che bisogna che te diventi vescovo, il Padre ga stabilìo che te diventi vescovo, cosa farisselo?". "El ghe 'ndarìa", el ga dito. Ecco. E sono convinto, vero, che con semplicità el ghe 'ndarìa. Ora, guardate che io devo poter dire, o meglio Dio deve poter dire di ciascuno di noi questo. Sennò non siamo così come vuole il Signore. Non sarà mai detto che don Ottorino dica a don Guido: "Va' a Grumolo!". Ma, ma, se io dicessi a don Guido: "Va' a Grumolo!", don Guido non direbbe: "Son vegnù qua a fare el boaro?". Se io dicessi in questo momento: "Zeno, vai a Grumolo!", io sono convinto che Zeno dirìa... el ghe 'ndarìa e basta, con tutta semplicità. Non sarà mai detto che io dica questo, però se Zeno non è in questo atteggiamento spirituale, ma proprio dire: "Eh, basta 'ndarìa con tutta semplicità, sapendo che così salvo le anime", guardate che non è in cordata giusta. Guardate... fate un po' di esame dentro di voi; se non siete in questo atteggiamento spirituale, ma proprio di una semplicità e dire: "Sì, Signore...".

MO229,9[05-03-1968]

9.Se dicessero: "Don Giuseppe, varda, ti te ve a Grumolo, là così...". Se non sei in questo modo nelle mani di Dio, bisogna mettersi in questo modo, perché altrimenti noi, ricordatevi, siamo responsabili di non aver dato quei tre pesci che sono necessari.
Non andiamo cercando in giro... il vescovo di Vicenza che non capisce niente, che non vol darne el diaconato, non stiamo andare cercare in giro i preti che non vole darne vocazioni, il re, i capi, eccetera. Non stiamo... Cerchiamo qui la causa, in casa nostra la causa. Perché guardate, se tu x non sei disposto, oggi, con questo atteggiamento di andare vescovo e a Grumolo con la stessa indifferenza, non sarai capace domani essere strumento nelle mani di Dio per salvare le anime, neanche per sogno! Perché naturalmente tu finirai per alzarti quando vuoi al mattino, finirai per fare quel che vuoi, cioè praticamente non sei a disposizione di Dio, non sei a disposizione di Dio, non sei un uomo nelle mani di Dio, non sei preoccupato istante per istante a fare la volontà di Dio. Tu sei un uomo che sì... ma... hai fatto qui la tua piccola città, il tuo piccolo mondo. “Quanto è bello stare qui, si sta così bene!”. Guardate, preoccupazioni eccessive non ne abbiamo, stiamo bene, siamo un gruppo di amici, eccetera. Non hai fatto qui la città di Dio, hai fatto la tua piccola città. Figlioli, non siamo venuti qui per fare la nostra città; siamo venuti qui per metterci in mano di Dio, per lasciarci ammazzare se è necessario. E se un desiderio dovremo esprimere a Dio, dovremmo dire: "Signore, patire e non morire. Se con la sofferenza si possono salvare anime, io scelgo la croce. Fra la corona di spine e la corona di rose, Signore, tu porti quella di spine, io scelgo quella di spine". Fra la gioia e il dolore: "Signore, come si salvano più anime?". "Col dolore". "Dolore, Signore!". State attenti, state attenti, figlioli, perché è facile... Il mondo di oggi porta tante novità, tante belle cose, ma è facile che ci lasciamo prendere di fare un apostolato un po' glorioso, sa, un apostolato umano; e allora facciamo niente, facciamo niente. Perché non c'è proporzione, anche se andiamo domani su in montagna con cento persone e portiamo anche un chilo o due di pane, cosa vuoi che sia un chilo di pane con cento persone, no? Essenziale è portare quello che si può portare, ma portare Dio con noi, il quale, Dio, sa trasformare quel pezzettino di pane in tante pagnotelle che le basta par tutti. Figlioli, andiamo, pensiamoci sopra un pochino. La domanda che io faccio a me durante la giornata e che prego fare, e che voi dovete fare a voi stessi, è questa: forse nella Casa dell'Immacolata non siamo arrivati dove Dio ci attendeva, siamo forse in ritardo col treno, forse per causa mia. Guardate, se qualcuno dovesse dirmi, per esempio: "Don Ottorino, cosa ghin dixelo, che sia par causa mia?", purtroppo dovrei dire: "Sì, varda, un pochettino anca par causa tua". E io vi dico, se voi mi domandate: "E lu, don Ottorino?". Posso giurare dinanzi al Signore: "Sì, anche per causa mia". Ma attenti che nessuno può dire: "Io non c'entro!". 8 marzo 1968