IL CORAGGIO, VIRTÙ INDISPENSABILE PER L’APOSTOLATO
MO226[22-02-1968]
MO226,1[22-02-1968]
1.Continuiamo ad avere coraggio, dunque. Primo coraggio cerchiamo di averlo avvicinandosi almeno un istante al Signore, domandandogli perdono dei nostri peccati, chiedendogli la grazia di poterlo comprendere, capire e vivere."Il coraggio, virtù necessaria".Il cardinale parla, come vi dicevo già, alla Legione Mariana. Leggiamo pure questo pezzettino iniziale."La parola che domina questo paragrafo della Promessa è quella di 'soldato', e... - lui sta commentando la promessa che fanno i Legionari e perciò prende parola per parola, la commenta sviluppandola - e il gesto che la sottolinea è di stringere con la mano lo stendardo. Questo ‘vexillum’ fu modellato appositamente su quello della legione romana, come dallo stesso esercito di Roma sono stati desunti gli altri elementi della Legione.Motivo di tale scelta è che la Legione romana rappresenta nella storia un corpo scelto, la cui reputazione di bravura e fedeltà è rimasta leggendaria. Erano i Legionari romani che tenevano gli avamposti dell'impero e fronteggiavano le invasioni senza posa rinnovantesi".Qui potrebbe essere il nostro carissimo dottore che potrebbe darci una spiegazione a questo proposito. È vero, don Giuseppe? A dire se xe vero. Non xe vero che "vulgus vult decipi"? "Altro xe vero", el ga dito quell'altro."Il Manuale cita, non senza ragione, l'esempio di quel centurione romano, che fu ritrovato, ritto al suo posto, sepolto sotto le macerie di Pompei e sotto la lava; ed evoca anche il ricordo della legione tebana, che fu massacrata per la fede durante la persecuzione di Massimino. Ci ricorda anche quel Legionario che vide morire il Cristo e che - per il primo - glorificò l'Altissimo, esclamando: "Veramente questo uomo era Figlio di Dio!".Quest’omaggio reso alla bravura romana è un invito ad ispirarci ad essa. Sottolinea fortemente che il coraggio è una virtù indispensabile per il servizio di Dio, ed è un tratto caratteristico della vera devozione a Maria. Ci viene in mente la parola del beato Pio X: "Il più grande ostacolo all'apostolato è la timidità, o piuttosto, l'accidia dei buoni".Non mi fermo a commentare perché c'è materia più avanti.“Parole, ahimè, troppo vere! La Legione vorrebbe non meritarle. Ecco perché esige dai suoi membri il coraggio morale come parte integrante del loro dovere di cristiani”.E siamo arrivati dove abbiamo citato ieri mattina un pezzettino.“L'eroismo non è un lusso facoltativo, un sovrappiù del dovere, come alle volte lo si vorrebbe far credere. Almeno non sempre è tale l'eroismo. Il medico che cura un ammalato contagioso non fa che il suo dovere di medico, e il soldato che, a rischio della vita, obbedisce ad un ordine d'attacco, eseguisce un dovere indiscutibile".
MO226,2[22-02-1968]
2.Ora bisogna che noi ci mettiamo in testa questo: che l'essere cristiani per noi significa essere eroi; e c'è un'esigenza... Dico male, don Giuseppe, lei che se ne intende? Un cristiano, se vuol vivere da cristiano, per forza un certo eroismo lo deve avere, no? Eh, per forza! Prima di tutto per vincere le sue passioni e poi per manifestare il suo cristianesimo.Ora, vedete, non possiamo pretendere, per esempio, noi che siamo donati al Signore, essere veramente dei consacrati ed essere veramente degli apostoli senza un certo eroismo, vorrei dire, senza consumare quelle forze che ognuno dentro di sè ha. Ognuno ha un po' una certa forza, vero, che un dato momento lo fa diventare un eroe. Sbaglio? Non la xe cusì qualche volta? E qua cita più avanti: ghe xe certuni, el ga dito, pararìa impossibile, abituà a essere sempre sentà in ufficio, qualche volta in guerra i se rivela degli eroi. Nei momenti di pericolo... chi gavarìa pensà che quell'uomo potesse essere un eroe? Bè, dentro di noi abbiamo delle energie, e in certi momenti, non si sa dove fossero nascoste, ma sentiamo di averle. Bene! Se vogliamo essere apostoli, bisogna tirarle fuori, bisogna trovare el modo de tirarle fuori. L'apostolo non deve accontentarsi soltanto, vorrei dire, di andare con le forze normali. Sa, ghe vole la 1100 che gavevo prima TV. Vi ricordate che aveva un acceleratore che scattava a un certo momento, cioè, mi pare, tu, Berto, non era così, cioè, quando che arrivava a una certa velocità..."Perché non osar di considerare le cose da questo stesso punto di vista, quando si tratta del dovere apostolico? Quando si tratta di Dio, eccoci diventati particolarmente timorosi e cauti. Come per istinto, diventiamo casuisti. È questa una delle grandi ragioni per cui troppi cattolici non inducono gli increduli - direbbe Rivière - 'in tentazione di credere'".Noi dovremmo indurre gli altri in tentazione di credere. Con la nostra condotta noi dovremmo mettere gli altri nella tentazione di farsi cristiani; la nostra condotta dovrebbe essere talmente luminosa da condurre gli altri a dire: "Anch'io voglio fare altrettanto". Quando il Signore ci ha comandato di volerci bene 'affinchè il mondo creda', in fondo ci ha comandato di risplendere, ci ha detto: “Mostratevi, mostratevi”, no? Quando Gesù passava nelle vie della Palestina, più di uno poi diceva: "Vengo anch'io con te". È un po' naturale quando trovi un capitano come Gesù, che parla così bene, che vuol far del bene a tutti, che conquista con la sua bontà e con la sua dottrina, è quasi naturale dire: "Signore, posso venire anch'io con te? Posso seguirti, o Signore?".
MO226,3[22-02-1968]
3.Ecco, noi dobbiamo mostrare Gesù, ma mostrarlo in una forma così luminosa in mezzo alle anime, in mezzo alla gente, in modo che la gente si senta proprio nella tentazione di dire: "Varda, vorrei venire anch'io".Una volta avevamo i fascisti che conducevano alla tentazione, no, e c'erano i legionari anche là; dopo, magari, quando che era il momento di andare in Africa, i se ritirava tutti, ma intanto i firmava lori.Ora, "il coraggio è una virtù che ha una rara forza di attrazione e che ottiene maggior effetto dei più eloquenti discorsi del mondo.Quando la Legione domanda ai suoi membri di fare a due a due delle visite apostoliche, sa di chiedere un servizio difficile".E qui cominciamo adesso a entrare nel pratico. Dunque: quando... Voi sapete, i legionari hanno l'obbligo. Non so se savì cosa è la Legione, ma l'abbiamo in Guatemala che funziona bene: e loro ogni settimana si trovano, s'inginocchiano per terra, recitano la corona, e vedere là, Cleto con il suo gruppo, una quarantina, cinquantina di legionari, anche a Estanzuela c'è la Legione di Maria che funziona: ogni sabato, inginocchiati per terra, recitano la corona, e poi, relazione! Ognuno deve fare relazione della visita che ha fatto. Devono fare una visita caritativa, apostolica, fare del bene, fare del bene; e devono dire il bene che hanno fatto durante la settimana. Ora, dice, non è la visita di S. Vincenzo. No, è una visita proprio di amore e di carità; devono compiere qualche cosa, devono avvicinare una persona. Ebbene, dice qui, che l'andare a due a due a fare questa visita sa di chiedere un servizio difficile. Perché, fin che si tratta di un momento di entusiasmo... questo chiedere settimanalmente che il legionario vada e faccia questa visita, e che devono andare in due...
MO226,4[22-02-1968]
4.“"Qualcuno, per esempio, sarà capace di affrontare senza paura una grandinata di palle sul campo di battaglia, mentre si sentirà venir meno alla minaccia d’una burla o di un sorriso beffardo".Vediamo in casa nostra... È più facile, se vien dentro un comunista e che comincia a dir su, male del Papa, della Chiesa, eccetera... è più facile che don Giuseppe si metta in portineria, con un gruppo di giovani da una parte, e lui e Natalino cominciano con sto comunista: "Pim, pum; pim, pum; pim, pum"... discussione... un'ora, no, perché l'altro le spara grosse, e questi qua i cerca de ribattere e allora: "Pim, pum, zum"... una battaglia accanita di un'ora..."Dai! Corajo!". Ah, è facile, è facile far questo. Ma invece, per esempio, che Natalino abbia il coraggio di prendere a braccetto don Giuseppe e dire: "Senti, senta, don Giuseppe, o senti, don Bepi caro, varda, me dà l'idea che te fumi massa sigarette durante il giorno; varda che te ghin fumi massa. Sì, xe vero, capisso che te vien dal mondo, ma me pararìa un pochettin...", eccetera eccetera. Ciaparse così a brassetto. Eh, caro mio! "Ma, mi, sì, qua, là, sotto, sora", no? Affrontare un comunista, discutere due ore, un'ora, sa... Eppure, avere la carità di prendere un confratello a braccetto e dirgli: "Senti, ciò, varda, scusa, ma me pare che qualche volta in cortile... Guarda, mi son pèso de ti, lo so; ma me pare che qualche volta quele parole che te ghe dixi ai compagni, quella frase... me pare... scuseme, seto, ma...". Ditemi... "Ma sì, lo sa, non me toca miga mi, ghe xe l'assistente, po' ghe xe tutta na squadra là de gente, proprio mi, proprio mi me toca?". Proprio ti, perché te te si accorto, e se te te si accorto, el Signore te ga ispirà un pensiereto, no di critica, ma di amore... Ti pare, Luciano?
MO226,5[22-02-1968]
5."Vi son delle mortificazioni a pane ed acqua che appaiono meno dure di questo rischio dell'apostolato, e più di un legionario preferirebbe, senza esitare, una giornata di silenzio assoluto ad una uscita nella notte, in cerca delle pecorelle smarrite".Anche de giorno, no de notte solo, savìo? Andare in cerca, per esempio, della pecorella smarrita, quando che te sè che xe fadiga, dirghela... perché te sè xa che el te risponderà male; te sè xa che se te ve da quel tale. "Eh! Sì, va ben...", el cercherà mille scuse. Eppure, ecco la notte, la notte nera. Andar da Luciano a dirghe, per esempio, che l'è massa magro, o se no dirghe a Paolino che l'è massa grasso, che bisogna chel magna manco per smagrarse un pochino, no? Dove xelo Paolino? Vero, Paolino? Andare a dirghe, no? Eh, sa! Non xe miga vero? E dimostrarghe...Vardè che...Sentite, amici miei, tutti sappiamo dove dobbiamo andare, tutti sappiamo la strada che dobbiamo percorrere, lo spirito che ci vuole, ma guardate che ci vuole il coraggio di aiutare il fratello perché, vedete, ognuno vede la schena dell'altro, no, non vede la sua, vede quella degli altri, ed è facile camminando sempre avendo gli altri davanti, che te vedi la giacchetta sporca de uno, la manega de quell'altro e st'altro e st'altro... e xe facile fra amici, va bene, uno dire: "Varda, ciò, che giacchetta! Ma varda quello là! Nol gavea altre giacchette da metterse! Ma guarda questo, ma guarda quello!". Gli altri da drìo i lo fa con ti, no? Invece la carità dixe: "Senti, ciò, fermete una s-cianta. Varda che te ghe la giacchetta sporca. Ciò guarda qua...". La carità, proprio la carità, ma non per critica; con quella carità...Se non avete il coraggio oggi di fare la correzione fraterna, ma proprio per amore, proprio per fraternità, proprio un senso di dire: "Io voglio che il mio fratello sia santo", guardate che non la farete domani la conquista apostolica, perché nasce dallo stesso forno questo pane e l'altro pane.Se oggi tu non hai la carità di dire, per esempio, a Tonello: "Varda che te parli massa de notte", vero, se non hai carità di dire perché hai paura di Tonello... domani, non andrai domani dal macellaio che imbroglia o da quel munaro che imbroja a dirghe: "Varda che te imbroji massa. Imbroja sì, ma un pocheto manco". Non avrai il coraggio di andare in cerca di questa creatura che c'è... "Sì, va ben, mi lo digo in cesa". Ti accontenterai di gridare in chiesa, invece il Signore dice: "No! Se è necessario prendilo a braccetto quel munaro, prendilo a braccetto quel scarparo, quello là che bestema, quello che dixe male; te sì vegnù a savere che non i se vol ben... prendilo a braccetto...”. "Mai".
MO226,6[22-02-1968]
6.So, è fatica, ci vuol coraggio, ma non illudetevi: se non avete oggi il coraggio di farlo con il fratello che in fondo, se te ve da Tonello nol te magna mia... Gheto mai magnà nessun, Tonello, no, vero? Ecco, se non avete il coraggio di andare oggi da un fratello qui, con la scusa: "Ma xe fadìga! Ma qua...", non lo avrete domani, perché il salto sarà più grande. Voi, don Piero e don Giuseppe, che venite dal mondo fuori, no, xe vero o no che il salto xe più grande? Perché de solito se trova sta scusa qua: "Ma, sa, xe fadiga, ma domani...". No, domani non lo fate! O avete fame oggi e ne avrete anche domani, o avete sete oggi e ne avrete anche domani; se non avete sete oggi non l'avrete neanche domani. Se tu oggi non hai il coraggio di prendere il tuo fratello e dargli una mano, e se... Noi guardiamo attorno, guardate.Se io cominciassi adesso a dire, ma proprio sinceramente, a chiamare qui uno, chiamare, per esempio, don Luigi Furlato, sentarse qua, e: “Dimmi un po', dimmi: cosa gheto da dire ti de Luciano Rizzi? Secondo ti". E allora lu te dirìa: "Queste xe tutte le perle preziose che ga Luciano Rizzi, però, ghe xe queste do tre perlete nere". E dopo, sotto Gaetano. E ti sta sicuro che don Luigi trovarìa su tutti delle perle preziosissime, ma anche qualche perleta nera, digo male, digo male? Beh! Un momentino! E allora bisogna domandare: "E scusa, e glielo hai detto tu a tutti quanti questi?". "Ma, sa, sì, ma xe vero... sì, qualche volta".Ecco, guardate che se io prendessi Giovanni Orfano e lo mettessi qua, mi dovrebbe dire... "Ciò, dimmi, Giovanni, come xela? Gheto qualcosa da dire de don Luigi?". "Sì, xe un bon fiolo". "Qualcosseta de nero?". "Ben, de nero ghe xe le scarpe, il primo che el ga nero!". "Ghe lo gheto dito che el ga le scarpe nere?". "Ma, sa, el ga da vedare anca lu che el ga le scarpe nere, vero?".
MO226,7[22-02-1968]
7.Ecco, guardate che tutti vediamo, tutti vediamo le gemme preziose, ma anche le scarpe nere di ogni confratello; e tutti noi che vediamo, abbiamo il dovere di aiutare il fratello a cambiare il colore delle scarpe. Esagero, don Piero? Perché guardate, se, oggi qui, domani in un paese dobbiamo vedere le gemme preziose e anche le scarpe nere, e allora abbiamo il dovere dinanzi al Signore di pregare, ma dopo non soltanto di pregare, ma anche di agire, perché il pregare è l'inizio dell'azione, no? Avevamo detto ieri, e l'azione deve essere accompagnata dalla preghiera, ma dobbiamo anche agire, no, Tonino, cosa ghin dito? Non xe giusto, eh! Anca ti, pregare: ma el formaio nol se faseva mia. Bisogna pregare e anche fare el formaio, no? E dopo pregare el Signore che non el se brusasse, che nol ciapasse el fumo."Niente paralizza più di quella paura sottile che si chiama il rispetto umano".Tutto qua, caro, tutto qua: rispetto umano! "Se mi ghe digo a Momi una paroletta, sì, ma nol me paga più le caramelle!"."La paura ha fatto rabbrividire S. Pietro davanti a una serva del pretorio. Se trionfa, ogni lavoro per le anime si riduce subito a proporzioni insignificanti.La paura di darsi all'apostolato diretto conduce talvolta a relegare questo in secondo piano. Sua Santità Pio XII ci mette in guardia contro tale capovolgimento di valori: 'Chi non si sente stringere il cuore a vedere quanto la miseria economica e i mali sociali rendono più difficile la vita cristiana... Ma da ciò non si può conchiudere che la Chiesa debba cominciare col mettere da parte la sua missione religiosa e procurare prima di tutto il risanamento della miseria sociale. Se la Chiesa è stata sempre sollecita nel difendere e nel promuovere la giustizia, essa, fin dal tempo degli Apostoli, anche dinanzi ai più gravi abusi sociali, ha adempiuto la sua missione e, con la santificazione degli animi... ha cercato di iniziare il risanamento anche dei mali e dei danni sociali, persuasa com'è che le forze religiose e i principi cristiani valgono, meglio di ogni altro mezzo, a conseguirne la guarigione'".
MO226,8[22-02-1968]
8.È più facile mettersi là, per esempio, un gruppo e fare questioni sociali, far questioni... eh, tu che vuoi studiare sociologia. È più facile mettersi là cioè praticamente in un gruppo e condannare gli altri che non sono presenti: "E adesso andiamo a rivendicare!". Ma invece che andare a rivendicare, avere il coraggio di fare come padre Cristoforo e andare là nella tana de don Rodrigo. È più facile nel paesetto di Lucia radunare un gruppetto là di operai e fare una dimostrazione pubblica contro don Rodrigo e andar magari fora a sventolare le bandiere, è più facile! Ma prendersela e andare a battere alla porta del palazzone e prendersi là nel pericolo... cioè, mettersi in pericolo de ciapare quattro legnà sulla testa, no? Sa... questo coraggio deve avere anche l'apostolo. Sbaglio, voialtri? Tu, don Giuseppe, dime... Cari miei, e avere il coraggio dopo de insegnarghe a don Rodrigo a diventare un santo... È questo che dobbiamo fare noi! Guardate che sembrerebbe, sembrerebbe più facile, ma è più difficile. È più facile organizzare una dimostrazione contro don Rodrigo che non andare in casa de don Rodrigo e parlargli a tu a tu, e anche poi rassegnarse che il frutto vegnerà dopo, magari là al lazzaretto de Milano, el frutto de quella predica; perché dopo nel sogno el ga visto quella man, no? "Eee...". El ga visto un frate, co ghe ga comincià el male. Quando el corpo se frusta, l'anima se giusta. El ga cominsià a sentire el bubbon qua, quella notte, e ghe parea de veder una mano alsà, vero: "Eee", un frate in ciesa. E subito el ga comincià subito el ricordo de quella predica; el ga portà frutto un pochettin tardeto, ma lo ga portà."Se per predicare il Vangelo gli Apostoli avessero atteso che tutte le giustizie sociali e politiche fossero soddisfatte, il mondo non avrebbe ancora ricevuto il loro messaggio".
MO226,9[22-02-1968]
9.È vero che il cardinale di San Paolo ha detto che le riforme sociali o avvengono con noi o senza di noi o contro di noi, ma il fatto di dire che avvengono "con noi" non vuol dire che devono essere fatte "da noi", giusto? Se avvengono con noi, non vuol dire che devono essere fatte da noi.Supponiamo che adesso i nostri amici là, Giuseppe insieme con Piero, che ve a Resende, allora incomincè a parlare là... comizi politici, eccetera eccetera. No, caro! Fe cristiani e dopo i se rangia i cristiani. Voi fate i cristiani ben equilibrati, voi saprete che... Insegnerete loro il dovere di essere buoni cristiani, buoni cittadini del cielo e della terra, no? E allora faranno loro. Noi abbiamo il dovere di fare cristiani, di farli cristiani e farli vivere veramente da cristiani. Questo è il nostro dovere."Dobbiamo dunque camminare avanti, senza aspettare e senza temere la sconfitta e la sofferenza. Fratelli, le anime si pagano. Un proverbio spagnolo attribuisce a Dio queste parole: 'Prendi ciò che vuoi, ma pàgane il prezzo'. Dio predilige le anime coraggiose".È tutto qui, fratelli! "Prendi ciò che vuoi, caro Antonio, ma pàgane il prezzo". Vuoi prendere mille vocazioni di diaconi? Prendi pure. Pàgane il prezzo, Giuseppe, pàgane il prezzo. È tutto qui, vedete: che noi vorremmo non pagare, cercare la via più comoda per non pagare. E invece guardate che le anime bisogna pagarle, pagarle!Supponiamo nella Casa dell'Immacolata che io dovessi lasciar passare certe cose. Le vedo io tante cose, ma le lascio passare: “Vuto che vaga romperme l'anima, romperme el fegato? Non dormire la notte per una roba, per una stupidaggine?”. Eh, sarebbe comodo, guardate che è comodo, sapete! Ma vuoi santi? Bisogna pagarli! Ma pagarli col proprio sangue, pagarli con la propria sofferenza. Non farli pagare col sangue degli altri. È facile farli pagare col sangue degli altri. Perciò guardate che bisogna affrontare... specialmente il coraggio, avere il coraggio di dire bianco al bianco e nero al nero, e di andare in cerca della pecorella smarrita, guardate che vi farà sudar tanto sangue che non avete neanche l'idea. Perché andrete incontro a tanti di quei grattacapi, che non avete neanche idea.Infatti guardate quel povero fra Cristoforo, vero, padre Cristoforo: i te lo ga mandà là a Rimini, i lo ga mandà in tanta malora... Cossa ghe ga costà a lu aver avuto quell'atto di coraggio?E guardate che è la storia di tutti gli apostoli. Perché, se la te va ben te ghe un amico, e se la te va male te ghe un nemico, vero? È chiaro? E se la te va ben, te ghe un amico lì e te ghe settantaquattro diavoli nemici, perché tutti i diavoli che te pari via da quelo, i xe contro de ti. Non ghe xe niente da fare! Se la te va ben, te riesci a convertirlo, i diavoli che i gera contro de lu, i vien contro de ti, e allora sta sicuro che comincia le tentazioni de tutti i generi... de scoraggiamento... de tutto... quei diavoli te vien contro de ti. Se la te va male, quello xe un nemico e quello tin farà una par colore. Eppure... E allora te vien la tentazione de dire: "Beh, fasso de manco! Senti: se la me va ben... la me va sempre male, insomma! Se la me va ben, go i diavoli contro; se la me va male, se la me va male a go lu contro. Xe mejo che fassa de manco". Eh, no! Allora te ghe Dio contro. Qua se tratta de scegliere: o avere i diavoli del convertito, o avere lu contro, o avere Dio contro. Bepi, scegli, caro.Ite Missa est!27 febbraio 1968