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IL DONO DEL DIACONATO ALLA CONGREGAZIONE

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26 gennaio 1969

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1. Una sera del 1941 con un giovane di diciasette anni mi sono portato in viale Astichello per amministrare l'Estrema Unzione e portare il Viatico ad un'ammalata. Nel ritorno passai con quel giovane lì dove attualmente noi vediamo l'Istituto San Gaetano, dove allora si stava costruendo la prima casa, e a quel giovane rivolsi una parola: "Senti, fra poco questa casa sarà terminata, - la chiamavamo allora la casa nuova - e dovremo trasportare quei ragazzi che abbiamo sotto il palco qui in questa casa; però mi trovo solo, ho bisogno di aiuto. Non verresti tu con me ad aiutarmi? Guarda, io potrei compiere le funzioni strettamente sacerdotali: celebrare la Messa, confessare; le altre cose le potremmo fare insieme, potremmo aiutarci da buoni fratelli, vivere insieme e lavorare insieme". Quel giovane mi ha detto di sì. È stato il primo Assistente.
Dopo quello, altri giovani ancora. Sono aumentati gli orfani, sono aumenti i bisogni della nostra Famiglia, ma il Signore con il pane ha mandato anche questi elementi preziosissimi, i quali, a fianco di don Aldo e a fianco mio, sono stati veramente le braccia, non soltanto le braccia, ma anche il cuore in mezzo ai nostri giovani. Li abbiamo chiamati Assistenti. Perché? Perché pensavamo all'assistente nell'oratorio, perché pensavamo all'assistente dei giovani, perché pensavamo anche all'assistente del sacerdote. Questi Assistenti bisogna proprio che qui, dinanzi all'altare oggi, noi li ringraziamo; non soltanto quelli che hanno continuato poi per questa strada, cioè per la vita religiosa, ma anche quei primi Assistenti che durante la guerra sono venuti per alcuni mesi, per qualche anno, e hanno offerta la loro attività generosa, in un momento eroico nel quale si pativa sotto tutti i punti di vista e nel quale bisognava lavorare esclusivamente per amore di Dio e con tanta e tanta fede. Con questo gruppo di giovani, eroici giovani, noi siamo arrivati al 1961, siamo arrivati con un programma ben definito dinanzi a noi: andare nelle diocesi scarse di clero, prendere in mano la cura d'anime, penetrare nel mondo del lavoro, portare quei doni spirituali che Dio ha concessi alla nostra cara diocesi di Vicenza, doni che sono venuti a noi attraverso quei santi vescovi e quei santi sacerdoti che Dio ha messo in questa nostra città, in questa nostra diocesi; portare questi doni dove fossero necessari.

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2. Ci siamo presentati allora a Roma per vedere un po', sondare un po' il terreno, prima del riconoscimento ufficiale della Congregazione religiosa. Mi sono presentato al cardinale Larraona: presentato un po' il programma della Famiglia religiosa, lui attentamente ha letto la descrizione che noi facevamo allora dei nostri Assistenti. Porto proprio in mano il testo come era allora, lo stesso formato... Mi par di vedere questo santo cardinale, principe della Chiesa, che attentamente legge.
"Gli Assistenti - dice quel numero 8 delle nostre Costituzioni - saranno preparati con una sufficiente cultura classica, filosofica e teologica. Avranno una certa disinvoltura e praticità nel trattare in modo da poter penetrare facilmente tra il popolo. Essi avranno la stessa formazione spirituale dei sacerdoti con i quali divideranno gioie, ansie, dolori e lavoro apostolico. Gli Assistenti si occuperanno in modo particolare degli uffici che erano riservati ai diaconi nei primi secoli della Chiesa. Avranno perciò cura delle cose del culto e di tutto ciò che riguarda la Chiesa e le cerimonie sacre; a loro sarà affidata l'assistenza dei giovani negli oratori, l'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, e possibilmente la direzione e l'assistenza delle scuole professionali. In modo particolare gli Assistenti dovranno portare nei vari settori della parrocchia, con opera di penetrazione, lo spirito cristiano del lavoro". Il cardinale, appena letto questo articolo, ha alzato gli occhi e mi ha detto: "Questa Congregazione è attesa in questo momento dalla Chiesa di Dio; non troverà alcuna difficoltà per essere approvata". Infatti abbiamo visto, in pochi mesi ha battuto tutti i record ed è stata approvata. Ha detto: "Però, - dice - la figura dell'Assistente è meravigliosa! La caratteristica di questa Congregazione è data da questa figura; è questa figura che dà la fisonomia a questa Congregazione, per cui oggi è necessaria nella Chiesa di Dio". Allora è stato azzardato un pochino e abbiamo detto: "Che sia possibile avere il diaconato?". Non era ancora incominciato il Concilio. Abbiamo avvicinato qualche elemento delle commissioni preconciliari e ci è stato detto, così amichevolmente: "Andate avanti tranquilli, perché se anche il Concilio non dovesse lasciar aperta la finestra per il diaconato per voi, cioè la porta, per voi lasceremo aperta la finestra; in un modo o nell'altro il diaconato lo avrete". Ed ecco che invece il Concilio ha lasciato aperta la porta. Ecco il 'motu proprio' del Santo Padre; e proprio l'anno scorso l'11 maggio il Santo Padre stesso ha mandato una lettera attraverso il cardinale Cicognani a sua eccellenza il nostro carissimo vescovo perché ci esortasse a fare regolare domanda secondo lo spirito delle nostre Costituzioni. Voi sapete, cari amici, come il diaconato poi è stato introdotto dal nostro Capitolo generale in settembre, introdotto ufficialmente con decreto 4 novembre da sua eccellenza monsignor Zinato, e come mercoledì scorso il Signore ci ha concesso la grande gioia di vedere i primi sette nostri Assistenti consacrati diaconi.

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3. Ora, vedete, però una cosa, che proprio qualche giorno prima di questa grande gioia, è passato il Signore ancora una volta e l'ha segnata col sangue. Qualcuno degli amici mi ha detto: "Ma voi, voi, quando ricevete qualche grazia dal Signore dovete pagarla col sangue sempre?". Ecco, cari amici e fratelli, voi sapete che Dio concede le sue grazie, ma bisogna pagarle; e quanto più grandi sono le grazie di Dio tanto più bisogna pagarle. Diceva la Vergine Santa a Bernardetta: "Ricordati che io ti farò felice nell'altra vita, non in questa vita".
Noi in questa vita avremo dei momenti di gioia; per noi, capite, l'arrivo del diaconato è stata una gioia immensa. Perché? Perché la Congregazione ha presa la sua fisonomia, perché i nostri cari Assistenti hanno preso il loro posto definitivo. Per anni e anni abbiamo sognato questo giorno: la Congregazione composta di sacerdoti e diaconi. Il nostro caro Assistente, che nel laboratorio sta in mezzo ai giovani, che va negli uffici, che lavora e che gioca, che va domani in mezzo al popolo di Dio, ma che in chiesa, qui vicino all'altare, viene ad attingere assieme al sacerdote quella forza che gli è necessaria per il suo apostolato. Quanto è bello vedere questi giovani che lavorano nelle officine, ma che qui, come vedrete tra poco, divideranno con noi il pane consacrato e prenderanno in mano il calice e verranno poi lì alla balaustra per dare a voi la santissima Eucaristia! Dico, il Signore ha voluto purificarci qualche giorno prima con una croce, ha voluto che la gioia del 22 fosse solo una gioia spirituale, che niente di trionfalismo avesse da entrare in questa gioia, ma fosse solo la gioia di anime consacrate che gustano lo spirito di Dio che è entrato dentro di loro. E allora ecco, cari amici, mentre continuiamo con il santo sacrificio che noi offriremo per la Congregazione, per i benefattori, per voi, per le vostre famiglie, dico, mentre continueremo questo sacrificio, io vi inviterei tutti a unirvi con noi per ringraziare il Signore. Dev'essere una Santa Messa di ringraziamento a Dio: ringraziamolo per quello che Dio ha compiuto in tutti questi anni nella nostra Famiglia religiosa, ringraziamolo per quello che Dio sta compiendo con i nostri fratelli oltre oceano, questi nostri cari fratelli che hanno lasciato mamma e babbo, i nostri cari fratelli che hanno qui presenti i loro parenti, proprio in questo momento sono uniti a noi. Ebbene, ringraziamo Dio per quello che stanno compiendo questi nostri missionari, ma nello stesso tempo preghiamo il Signore. Guardate, permettete che ve lo dica in confidenza, mia mamma, prima che fossi sacerdote, tante volte ha detto: "Piuttosto che tu divenga un cattivo sacerdote, prego Dio che ti faccia morire". Ebbene, guardate, diciamolo, ditelo anche voi assieme con me: piuttosto che qualcuno di questi diaconi e di quelli che verranno, e dei sacerdoti della Congregazione e di quelli che verranno, piuttosto che qualcuno abbia da tradire Dio, abbia da tradire la Chiesa, abbia da ribellarsi alla autorità della Chiesa, fratelli, unitevi a me che sono responsabile della Famiglia religiosa, al carissimo don Aldo che condivide in pieno con me la responsabilità, unitevi e dite al Signore: "Signore, se è necessario, non un altro martire, ma se è necessario tutti morti piuttosto che abbiamo da tradire la nostra religione, che abbiamo da far piangere il Santo Padre, che abbiamo ancora una volta da scagliare del fango contro Cristo e contro la Chiesa".