La parabola è narrata in Mt 25,14-30, alla quale corrisponde quella narrata in Lc 19,11-27.
Per rendere la parabola più vivace don Ottorino la applica a suo modo nominando dapprima don Guido Massignan, che all’epoca era direttore della Casa dell’Immacolata, e poi l’assistente Giuseppe Filippi che insegnava materie scientifiche sia alla Casa dell’Immacolata sia all’Istituto San Gaetano.
Nell’esempio don Ottorino nomina successivamente, oltre le persone già nominate precedentemente, don Venanzio Gasparoni, don Erasmo De Poli e l’assistente Vinicio Picco.
MI184,1 [26-05-1967]
1 Il nostro buon maestro Gesù parlava spesso attraverso le parabole per essere più semplice e per lasciare poi anche un ricordo più facile da meditare. No vi dispiaccia, pertanto, che questa mattina ci fermiamo un momentino su una parabola di Gesù, sviluppandola un pochino, cioè applicandola a noi. È la parabola dei talenti. Gesù ci dice che c’erano tre servi, ai quali il padrone ha consegnato dei talenti: ad uno cinque, a un altro due, a un altro uno. Quello che ne ha ricevuto cinque ha trafficato e ne ha restituiti dieci, quello che ne ha ricevuto due ha trafficato e ne ha consegnato quattro, quello che ne ha ricevuto uno lo ha nascosto e ha riportato quello solo. Ora raffiguriamoci un po’ la scena. Immaginiamo uno di noi come il servo che ha ricevuto cinque talenti. Chi prendiamo? Don Guido? Don Guido: va bene. Don Guido ha ricevuto cinque talenti. Poi un altro ne ha presi due: chi? L’assistente Filippi? Filippi: va bene, ne ha presi due. Un altro ne ha preso uno: prendiamo don Ottorino, ecco, don Ottorino ne ha preso uno. Ed ecco il momento in cui si viene davanti al Signore. Fate conto che questa mattina veniamo qui davanti al Signore. Arriva don Guido, con la sua motoretta con il portabagagli. Immaginiamo che i talenti siano cinque kilogrammi d’oro, cinque verghe d’oro, per cui voi vedete sopra il portabagagli dieci verghe d’oro. Don Guido passa in mezzo alla gente che commenta: “Oh, che cosa meravigliosa! Guarda che bravo: quello è un bravo trafficante di cose sacre, è uno che sa imbrogliare bene! Come è diventato grande dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini: aveva cinque chilogrammi d’oro e ora ne ha dieci, dieci chilogrammi d’oro!”. Viene avanti subito dopo il nostro caro Giuseppe con la sua motoretta fuoriserie: arriva con quattro lingotti d’oro, quattro bei lingotti d’oro. E anche per lui battono le mani: bene, benissimo! Da ultimo arriva il povero prete che ha ricevuto un talento e lo ha nascosto, tanto che ora è anche un po’ arrugginito. Però, nel momento di partire per venire qui, arriva la Madonna e dice: “Senti, fammi un piacere, già che fai il viaggio e tu hai poco da portare perché hai un solo talento. Prendi questo furgoncino Fiat 1100 invece di andare con la motoretta, che fra l’altro è rotta anche quella, e poiché sai guidare guida e butta sopra il talento. Già che porti il tuo talento, porta anche la mia roba”. E allora sopra il camioncino mette un bel calice d’oro: supponiamo che sia don Guido; poi una bella pisside: supponiamo che sia don Venanzio; poi un portacenere tutto d’oro con gemme preziose: supponiamo che sia don Erasmo. E aggiunge altre cose preziose: braccialetti d’oro, un calibro tutto d’oro che è il nostro caro Vinicio, e un regolo tempestato di gemme preziose che è Fillippi, e tante altre meraviglie. Il furgoncino si riempie non solo del mio lingotto d’oro, ma di cose preziosissime che siete voi: siete voi che la Madonna mette sopra questo furgoncino. Quando passo la gente dice: “Altro che Filippi, altro che don Guido: questo è il più bravo di tutti!”. E io da ventisette anni sto facendo questa bella figura di condurre un camioncino sopra il quale ci sono delle gemme preziose che non sono mie; sotto queste gemme preziose c’è il mio talento che ho nascosto, che ho trafficato male e ho rovinato tutto, e devo continuare ad andare avanti facendo questa figura. Così vuole il Signore e così bisogna fare!GESÙ
maestro
DOTI UMANE talenti
PAROLA DI DIO Vangelo
ESEMPI talenti
ESEMPI Maria
MARIA mediatrice
FAMIGLIA papà
MI184,2 [26-05-1967]
2 Voi fate festa perché io sono sacerdote da ventisette anni, e io piango. Perché? Ventisette anni di sacerdozio significano circa diecimila volte che mi accosto all’altare per dire le parole della consacrazione, per offrire a Dio la vittima santa; più di diecimila volte che recito l’ufficio; decine di migliaia di volte che ho alzato la mano per assolvere; tante volte che ho parlato a voi, che ho parlato alle anime. Figlioli, è consolante assistere ai miracoli della provvidenza, assistere a tutto quello che il Signore ha fatto. Ma, arrivati a questo punto ci si domanda: “E quante altre anime avrei potuto salvare? E se avessi corrisposto di più al Signore, quanto di più sarebbe stato possibile fare per la salvezza delle anime, per il regno di Cristo?”. Ecco, vi posso dire che, arrivato a questo punto, ai piedi dell’altare, viene questo pensiero: “Ah, se avessi trafficato di più!”. C’è però una consolazione, ed è giusto poterla comunicare in famiglia. La consolazione è questa: se in questi ventisette anni ho condotto un camioncino sopra il quale ci sono cose preziose che non sono mie e ho dovuto riscuotere lodi non per meriti miei, ma per doni che sono soltanto di Dio, la consolazione è che mi sono sforzato di guidare il camioncino, però sempre con il foglio rosa. Ho detto che bisogna parlare per immagini, e allora spiego ai più piccoli che si può guidare l’auto con la patente o senza patente o col foglio rosa. Senza patente si guida abusivamente e non si può, si va in galera. Si può guidarla con la patente o con il foglio rosa: quando si ha la patente si può guidare la macchina anche da soli, si può andare in giro per le strade da soli, ma se si ha il foglio rosa si deve sempre avere accanto una persona con la patente, cioè non si può guidare da soli, ma soltanto avendo a fianco uno con la patente. Ecco la mia unica consolazione: in questi ventisette anni ho guidato il camioncino con il foglio rosa, e cioè non ho mai tradito il dovere di avere uno vicino; mi pare, almeno, dinanzi al Signore, di essermi sforzato di fare quello che voleva lui, di aver domandato sempre quello che voleva lui. E se qualche volta non lo avessi fatto chiedo perdono al Signore. Figlioli, quello che interessa in questo momento è la missione che abbiamo dinanzi al Signore. Ricordatevi: il mio sacerdozio è il vostro sacerdozio, la mia missione è la vostra missione, i miei doveri sono i vostri doveri, i doni che Dio ha dato a me sono doni vostri, sono dono nostri!SACERDOZIO prete
EUCARISTIA S.Messa
AUTOBIOGRAFIA
PREGHIERA
GRAZIA Sacramenti
FAMIGLIA papà
PROVVIDENZA
DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
CONSACRAZIONE
VIRTÙ
VOLONTÀ
di DIO ricerca della...
CONGREGAZIONE missione
Il riferimento è a S.E. mons. Sebastiano Baggio, di origini vicentine, che in quei giorni aveva fatto una visita alla Casa dell’Immacolata.
MI184,3 [26-05-1967]
3 Giorni fa abbiamo sentito da questo posto il nunzio apostolico del Brasile che in poche parole ci ha tracciato una linea, ci ha ricordato un dovere, ci ha fatti consapevoli di quello che il Signore ha fatto e di quello che il Signore sta per fare a noi. E allora, dinanzi all’altare ringraziamo insieme il Signore per tutto quello che ha fatto in questi anni. Domandiamo insieme perdono per quello che noi abbiamo fatto di male, per le nostre incorrispondenze alla grazia di Dio. E quando fra poco insieme celebreremo i sacri misteri, diciamo al Signore che ci dia la grazia di poter corrispondere sempre degnamente alla nostra vocazione, affinché questa Congregazione religiosa possa fare quello che Dio vuole. Quante volte, fratelli miei, ci siamo detti che siamo piccole tesserine di un mosaico, quante volte abbiamo detto che la Congregazione è un pezzo del grande mosaico dell’universo! E allora ecco la grazia che nella S. Messa chiederemo insieme al Signore: che ognuno di noi possa essere sempre al suo posto e che la nostra Congregazione nella Chiesa possa essere sempre, in ogni istante, al suo posto. Preghiamo, per i nostri fratelli che sono lontani, per quelli che sono nei luoghi di missione, per quelli che si trovano nell’Italia meridionale, a Roma, ad Asiago, all’Istituto; preghiamo per tutti quei fratelli che Dio ha creato perché vengano qui ad aiutarci a salvare le anime. In altre circostanze vi ho detto che nel mondo ci sono tanti giovani che Dio ha già preparato per questa Famiglia religiosa. Ebbene, questa mattina noi diremo a Gesù: “Signore, mandali presto questi giovani in mezzo a noi, perché i nostri fratelli che si trovano nei luoghi di missione hanno già cominciato a domandare aiuto, e noi manderemo aiuto soltanto se tu, o Signore, manderai fra noi, quelli che tu hai creato e hai preparato per questa Famiglia religiosa”.CONGREGAZIONE storia
DIO
DIO riconoscenza a...
GRAZIA
PECCATO omissioni
EUCARISTIA S.Messa
CONSACRAZIONE
CONGREGAZIONE missione
SLOGANS comunità
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO chiamata
APOSTOLO vocazione
MONDO
PASTORALE giovani
