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IL DONO DEL SACERDOZIO

MO184 [26-05-1967]

26 Maggio 1967

MO184,1 [26-05-1967]

1 Il nostro buon maestro Gesù parlava spesso attraverso le parabole per essere più semplice, per lasciare poi anche un ricordo più facile da meditare.
Non vi dispiaccia pertanto che questa mattina ci fermiamo un momentino su una parabola di Gesù, portandola un pochino più avanti, cioè applicandola un momentino a noi. È la parabola dei talenti. Gesù ci dice che c'erano tre servi, e il padrone a quei servi ha consegnato dei talenti. Ad uno cinque, a un altro due, a un altro uno. Quello dei cinque ha trafficato e ne ha dati dieci. Quello di due ha trafficato e ne ha consegnato uno. Quello di uno, lo ha nascosto e ne ha portato uno solo. Ora raffiguriamoci un po' la scena. Prendiamo uno di noi. Il servo che ha ricevuto cinque talenti. Chi prendiamo? Don Guido? Don Guido: va bene! Don Guido ha ricevuto cinque talenti. Poi, un altro ne ha presi due: chi? L'assistente Filippi? E va bene! Filippi ne ha presi due. Un altro ne ha preso uno. Prendiamo don Ottorino, ecco: don Ottorino ne ha preso uno. Ed ecco il momento che si viene davanti al Signore. Fate conto questa mattina veniamo qui davanti al Signore. Arriva don Guido, con la sua motoretta anche lui, il portabagagli. Facciamo conto che i talenti siano cinque chilogrammi d'oro, cinque verghe d'oro, e sopra il portabagagli voi vedete dieci verghe d'oro. Passando don Guido in mezzo alla gente: "Oh, che cosa meravigliosa! Guarda che bravo! Quello è un bravo figliolo, un bravo trafficante di cose sacre, no, è uno che sa imbrogliare bene. Guarda come è diventato grande dinanzi a Dio, dinanzi agli uomini: dieci chilogrammi d'oro, ne aveva cinque e ne ha dieci!”. Viene avanti poi subito dopo il nostro caro Giuseppe con la sua motoretta fuoriserie e arriva: quattro lingotti d'oro, bei lingotti d'oro, e anche qui battono le mani: "Bene, benissimo!". E da ultimo arriva il povero prete che ha ricevuto un talento e lo ha nascosto, un po' arrugginito anche. Però, nel momento di partire per venire in qua, arriva la Madonna e dice: "Senti, fammi il piacere già che fai il viaggio. Tu hai poco da portare, perché ne avevi uno, sei restato con uno; invece se mi fai il piacere, prendi questo 1100 qua, furgoncino invece che la motoretta, che hai rotta anche quella, e monta qui, guida, dato che sai guidare un pochino, e ci butti insieme il talento. Già che porti, porta anche la roba mia”. E allora sopra il camioncino mette sopra un bel calice d'oro. Supponiamo che sia don Guido; poi una bella pisside, ed ecco supponiamo sia don Venanzio; poi un portacicche tutto d'oro e gemme preziose, supponiamo sia don Erasmo, eccetera, tutte cose preziose, tutte cose preziose, braccialetti d'oro, so io, un calibro tutto quanto d'oro, il nostro caro Vinicio, e un regolo tutto quanto di gemme preziose, Filippi, e giù, giù, insomma: pieno non solo di lingotti d'oro, ma cose preziosissime, siete voi insomma, siete voi sopra questo motocarro. Passando, la gente dice: "Altro che Filippi, altro che don Guido, questo, questo è!". Ed io da ventisette anni sto facendo questa bella figura: di condurre un camioncino sopra il quale ci sono delle gemme preziose che non sono mie. Sotto queste gemme preziose c'è il mio talento che ho nascosto, che ho trafficato male e ho rovinato tutto e devo continuare ad andare avanti a fare questa figura. Così vuole il Signore e così bisogna fare.

MO184,2 [26-05-1967]

2 Voi fate festa perché sono da ventisette anni sacerdote, fate festa. E io piango. Perché? ventisette anni di sacerdozio: circa diecimila volte che mi accosto all'altare per dire le parole della consacrazione, per offrire a Dio la vittima santa; più di diecimila volte che recito l'ufficio; molte decine di migliaia di volte che ho alzato la mano per assolvere; tante volte per parlare a voi, per parlare alle anime.
Figlioli, è vero, è consolante assistere ai miracoli della provvidenza, assistere a tutto quello che il Signore ha fatto, ma, figlioli, arrivati a questo punto ci si domanda: "E quante altre anime avrei potuto salvare? E se avessi corrisposto di più al Signore, quanto di più sarebbe stato possibile fare per la salvezza delle anime, per il regno di Cristo?". Però, ecco, vi posso dire che, arrivato a questo punto, ai piedi dell'altare, viene questo pensiero: "Ah, se avessi trafficato di più!". C'è però una consolazione, ed è giusto così in famiglia potersela dire. La consolazione è questa: se in questi ventisette anni ho condotto un camioncino sopra il quale ci sono cose preziose che non sono mie ed ho dovuto riscuotere delle lodi non per cose mie, ma per cose che sono soltanto e proprio soltanto di Dio, la consolazione è questa: che mi sono sforzato di guidare il camioncino, però sempre col foglio rosa. Ho detto che bisogna parlare per immagini no, lo diciamo allora ai più piccoli: vedete, si può guidare la macchina con la patente o senza patente o con il foglio rosa. Senza patente si guida abusivamente e non si può, si va in galera. Si può guidarla con la patente o col foglio rosa. Quando hai la patente tu puoi guidarla anche da solo, puoi andare in giro per le strade da solo, ma se hai il foglio rosa devi sempre avere vicino uno con la patente, perché tu da solo puoi guidarla, ma con uno con la patente vicino. Ora, ecco, l'unica consolazione è questa: che in questi ventisette anni ho guidato il camioncino col foglio rosa e cioè non ho mai tradito il dovere di avere uno vicino, almeno mi pare, dinanzi al Signore, di essermi sforzato di fare quello che voleva lui, di aver domandato sempre quello che voleva lui. E se qualche volta non lo avessi fatto chiedo perdono al Signore. Figlioli, quello che interessa in questo momento è la missione che abbiamo dinanzi al Signore. Ricordatevi: il mio sacerdozio è il vostro sacerdozio, la mia missione è vostra missione, i miei doveri sono vostri doveri, i doni che Dio ha dato a me sono doni vostri, sono doni nostri.

MO184,3 [26-05-1967]

3 Abbiamo sentito giorni fa da questo posto il nunzio apostolico del Brasile, come in poche parole ci ha tracciato una linea, ci ha ricordato un dovere, ci ha fatti consapevoli di quello che il Signore ha fatto, di quello che il Signore sta per fare a noi.
E allora sentite: qui, dinanzi all'altare, ringraziamo insieme il Signore per tutto quello che ha fatto in questi anni. Domandiamo insieme perdono per quello che noi abbiamo fatto di male, per le nostre incorrispondenze alla grazia di Dio. E quando, fra poco, insieme celebreremo i sacri misteri, diciamo al Signore che ci dia la grazia di poter corrispondere sempre degnamente alla nostra vocazione, affinché questa Congregazione religiosa possa fare quello che Dio vuole. Quante volte, fratelli miei, noi ci siamo detti che siamo piccole tesserine di un mosaico; quante volte abbiamo detto che la Congregazione è un pezzo del grande mosaico dell'universo! E allora ecco la grazia che nella santa Messa chiederemo insieme al Signore: che ognuno di noi possa essere sempre al suo posto e che la Congregazione nostra nella Chiesa possa essere sempre, in ogni istante, al suo posto. Preghiamo, fratelli, per i nostri fratelli che sono lontani da qui, quelli che sono nei luoghi di missione, quelli che si trovano giù in bassa Italia, a Roma, ad Asiago, in Istituto; preghiamo per tutti quei fratelli che Dio ha creato, perché vengano qui e ci aiutino a salvare le anime. In altre circostanze io vi ho detto che nel mondo ci sono tanti giovani che Dio ha già preparato per questa Famiglia religiosa. Ebbene questa mattina a Gesù noi diremo: “Signori, mandali presto questi giovani in mezzo a noi, perché i nostri fratelli che si trovano in luogo di missione hanno già cominciato a domandare aiuto. E noi manderemo aiuto soltanto se tu, o Signore, manderai qui fra noi quelli che tu hai creato e hai preparato per questa Famiglia religiosa”.