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IL PADRE SPIRITUALE.

MI337 [07-12-1970]

7 dicembre 1970

Don Ottorino si riferisce a un ragazzo dei corsi inferiori della Casa dell’Immacolata, chiamati abitualmente “seminario minore”, dei quali era responsabile all’epoca don Venanzio Gasparoni.

Don Girolamo Venco faceva parte all’epoca del gruppo dei responsabili dei giovani dei corsi superiori della Casa dell’Immacolata.

Il riferimento potrebbe essere a Franco Faggian, che all’epoca frequentava l’istituto magistrale, o a Franco Forlin, che stava preparandosi per il noviziato.

MI337,1 [07-12-1970]

1. Ieri, in corridoio, un ragazzo del seminario minore mi ha fatto a bruciapelo una domanda; è stato uno dei “bambini”, parola che non direi se ci fosse don Venanzio, e poiché don Venanzio non mi sente posso dirla anche se mi sentirà in seguito. La domanda è questa: “Don Ottorino, lei dice che bisogna far sempre la volontà di Dio. Come si fa per conoscere la volontà di Dio?”. È una domanda di alta metafisica, di alta metafisica: “Come si fa per riconoscere la volontà di Dio?”.
In altre parole uno più anziano avrebbe potuto dire: “Se viene un angelo dal cielo, come don Girolamo , e mi dice: “Questo mi manda a dirti il Signore: lascia il tuo popolo e vieni nella terra che io ti mostrerò...”, sarebbe facile. Ma nella vita ordinaria, senza manifestazioni straordinarie, come è possibile conoscere la volontà di Dio?”. Io ho cercato di rispondere molto semplicemente: “Non dobbiamo pretendere che il Signore, quando vuole indicarci qualcosa, mandi lampi, tuoni e saette, e scenda per dirci: “Franco... lascia la terra dei tuoi padri e vieni nella terra che io ti mostrerò, dove c'è tanta gente che dorme, gente addormentata. - Ho fatto il proposito di tenerli svegli... perciò non meravigliarti - Vieni e fa’ così”. Eh, sarebbe abbastanza facile! Il Signore parla, direi, come un venticello. Non vi dico quello che ho risposto alla domanda, ma pressappoco ho risposto così, con termini più semplici, adatti per il ragazzo: “Dio parla attraverso la coscienza retta, attraverso i superiori, il regolamento, le Costituzioni, e specialmente attraverso il padre spirituale”.

VOLONTÀ

di DIO

FORMAZIONE

Don Ottorino porta l’esempio di un viaggio a Grossa di Gazzo (PD), paese dove abita la famiglia di don Matteo Pinton, per una cena con i collaboratori impegnati nella produzione degli audiovisivi catechistici e pastorali.

Nel testo registrato don Ottorino prima nomina Walter e poi Sergio, ambedue impiegati nell’avviare l’attività degli audiovisivi: Walter Cavallini era l’operatore alle macchine da presa e Sergio Scaroni era un esperto radiotecnico addetto agli impianti sonori.

MI337,2 [07-12-1970]

2. Questa mattina vorrei che ci soffermassimo un momentino su questo, cioè sulla necessità che abbiamo tutti, non solamente voi, ma tutti, di sottoporre al controllo di persone esterne, cioè di qualche altra persona, il nostro orologio per vedere se è esatto, affinché non ci lasciamo ingannare dall’autosufficienza, credendo di fare la volontà di Dio mentre, senza accorgerci, facciamo la nostra santa volontà. Guardate che noi camminiamo in un banco di nebbia, e quello che vediamo sempre è il nostro io: questo lo abbiamo sempre vicino. Ed è molto facile, non certamente per cattiveria, perché non penso neppure che uno dica: “Io voglio andare nel fossato per cattiveria”, ma è facilissimo, è facilissimo che il nostro io, piano piano, piano piano, ci porti fuori rotta e, senza accorgerci, ci troviamo a un dato momento dalla parte opposta a quella dove dovevamo andare.
Ieri sera, per esempio, siamo partiti per andare a Grossa, e voi sapete per quale motivo. Eravamo con due macchine. Quelli dell'altra macchina hanno detto: “Ehi, almeno uno che conosca la strada salga con noi!”. E allora è salito con loro don Matteo, che alla fine è arrivato anche lui. Per strada deve essere capitato qualcosa, perché quando siamo arrivati ho sentito Sergio che diceva: “Io non capivo niente perché continuamente gridava: “Attento, una curva! Attento di qua! Attento!”. Io non capivo niente con tante raccomandazioni: “Sta’ attento: fra poco c'è una curva... fra poco di qua... fra poco di là...”. Insomma siamo arrivati. Io non saprei ora ritornare, ma a forza di “attento, una curva, un'altra” ho cercato di seguire le indicazioni di colui che me le dava”. Tante volte non abbiamo bisogno che chi ci siede vicino in macchina ci dica: “Questa è la strada”, perché la vediamo anche noi; ma può capitare in un momento della nostra vita che, se non abbiamo qualcuno in macchina con noi, non sappiamo dove andare e non sappiamo come tornare indietro. Ecco la necessità di un padre spirituale. Potrei sottolineare questa mattina che la volontà di Dio possiamo trovarla nel regolamento e che non ci illudiamo di fare la volontà di Dio se facciamo un po' quello che vogliamo, che la volontà di Dio possiamo trovarla nell'obbedienza e che non ci illudiamo di fare la volontà di Dio se scegliamo noi, senza i permessi, di fare quello che vogliamo, e invece voglio sottolineare la necessità del padre spirituale. Per quale motivo? Perché la frequenza abituale del padre spirituale è indizio certo di un'anima che sta salendo, il ricorso saltuario al padre spirituale è indizio infallibile di un'anima che sta scendendo. Lo affermo per esperienza, e potrei indicarvi cento e cento nomi. Chi è regolare nella direzione spirituale, - il problema non è di dieci giorni più o dieci giorni meno - chi lavora con la direzione spirituale, statene sicuri, è un'anima che sta salendo; chi non è fedele, certamente è un'anima che sta scendendo.

FORMAZIONE direzione spirituale

ESEMPI volontà

di Dio

VOLONTÀ

di DIO

Il riferimento è a Valerio Geremia, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.

MI337,3 [07-12-1970]

3. Ci sono, però, delle difficoltà nella direzione spirituale.
a) La prima difficoltà è il proprio io. È naturale che ricorrere ad un’altra persona per esporre la propria situazione interiore è sempre una cosa che pesa. Non possiamo pensare che la direzione spirituale, l'avere un direttore spirituale, l'andare da un direttore spirituale sia come andare a mangiare un coniglio in casa di don Matteo. Chiaro? È un lavoro, è una fatica, è un continuare un lavoro, è un continuare a salire, un continuare a riprendere lo zaino e metterlo sulle spalle e dire: “Io devo andare su quella montagna”. E questo, amici miei, non è una cosa facile. Gesù non ha detto: “Prendi la tua croce, vieni e seguimi, e la croce ti porterà in aereoplano”. Il premio ce lo ha promesso per la vita futura. Questo è il motivo per cui la fedeltà alla direzione spirituale è segno sicuro che un'anima sta salendo. Infatti chi frequenta regolarmente il padre spirituale, con una certa regolarità che può avere anche qualche interruzione e poi viene ripresa, manifesta di essere un’anima che mette giù lo zaino e si ferma un momentino e sale, si ferma e sale... è un alpino che sta salendo, non un alpino che sta andando in giù. È chiaro? Se, invece, un'anima dice: “Ah, troppa fatica!”, e lascia lo zaino, e torna anche senza lo zaino, naturalmente muore di fame. Questo è chiaro! La prima cosa allora da mettere in chiaro è che il lavoro con il padre spirituale non è secondo la natura: è un lavoro che pesa un po'. E perché? Perché andare dal padre spirituale è come andare da un dentista a farsi levare un dente: è diverso andare in una pasticceria e aprire la bocca che andare da un dentista e aprire la bocca. La bocca si apre sia nel primo posto come nell'altro, solo che in pasticceria entra qualche cosa e dal dentista esce: è una esperienza diversa, una esperienza diversa. Tutti preferiscono andare in pasticceria, non è vero, Valerio , e aprire la bocca, piuttosto che dal dentista; ma se è necessario andare dal dentista, si va dal dentista. Dunque bisogna mettere già in preventivo che la direzione spirituale è una cosa che pesa un po' alla natura umana, perché la natura umana tende al basso, mentre il lavoro spirituale tende all'alto.

CONSACRAZIONE

APOSTOLO vita interiore

FORMAZIONE direzione spirituale

GESÙ

CROCE

Nel testo registrato don Ottorino usa alcune espressioni dialettali colorite e molto significative.

MI337,4 [07-12-1970]

4. b) La seconda difficoltà è che cosa dire al padre spirituale.
Ognuno comprende la necessità di ricorrere al padre spirituale se ha commesso una colpa grave, se ha combinato una mancanza pesante che deve confessare, ovvero ha una decisione importantissima da prendere per cui veramente si trova in difficoltà e sente la necessità di un consiglio valido : si sente solo e allora ricorre perché ha bisogno dell’appoggio di un’altra persona. Io direi che non dobbiamo andare dal padre spirituale e pretendere ogni volta di avere problemoni da presentare, questioni da risolvere, grandi situazioni da affrontare. Mi sembra, invece, che dobbiamo avere l'amicizia del nostro padre spirituale, e andare da lui con semplicità e dire: “Questa settimana non ho niente di speciale da raccontare e sono venuto a parlare un pochino”. Non bisogna pretendere ogni volta di fare cose straordinarie, perché quando si va con un amico in macchina non occorre che io dica: “Volta di qua, volta di là”; quando già l'autista vede la strada non occorre dire niente. Però viene il momento del dubbio e allora c’è l'amico per chiedere: “Adesso com'è?”, e per la strada si può conversare anche di altre cose. Essenziale è avere l'amicizia con una persona che noi abbiamo scelto dinanzi al Signore e che possiamo cambiare in qualunque momento, ma alla quale affidiamo un po' l'anima nostra con fiducia: “Tu che sei un po' vicino, fammi la carità, sii l'interprete della volontà di Dio perché ho paura di essere ingannato”. E sottomettiamo a questo padre spirituale con semplicità la nostra vita: “Padre, mi è capitato questa settimana di fare questo, questo e questo. Secondo lei, - o secondo te se è un padre spirituale al quale si dà del tu - ho fatto bene o ho fatto male?”. Altre volte diremo con semplicità: “Non ho niente da chiedere”, e si conversa un po', ma solo parlando esce qualcosa dell'anima nostra, per cui a un dato momento lui può fare anche un'osservazione, dire una parola che allinea un po' la nostra vita.

CONSACRAZIONE

VIRTÙ

semplicità

ESEMPI direzione spirituale

VOLONTÀ

Il riferimento è a Vittorino Gonella, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico ed era rosso di capelli.

Il riferimento è a Giampietro Fabris, che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico, evidentemente distratto in quel momento.

MI337,5 [07-12-1970]

5. È necessario, come dicevo prima, avere un padre spirituale ed essere fedeli con lui anche se non c'è niente di straordinario da esporgli, anche se si constata che non c'è niente di nuovo da affrontare. Ringraziamo il Signore: vuol dire che non ci sono pesi da levare.
Se viene da me Vittorino e non dice niente di nuovo, vuol dire che è ancora rosso, che non ha cambiato di colore. Se viene e lo vedo nero gli chiederò: “Vittorino, come mai? Chi ti ha tinto i capelli? Sei diventato nero”. È chiaro che direi così. Invece se tutto è normale vuol dire che è ancora Vittorino: ringrazieremo il Signore e staremo insieme cinque minuti a conversare fraternamente. Se viene Vittorino da me e sento che puzza di sudore, gli dirò: “Ehi, Vittorino”. Se io ho confidenza e viene sempre da me gli dirò: “Vittorino, scusa la libertà, ma guarda che sai puzza di sudore”. E Vittorino risponderà “Ha ragione, non mi sono cambiato ieri, e stanotte ho sudato”. “Per favore, cambiati, perché se c'è qualcuno che lo sente, capirai che resta male impressionato”. Questa è la confidenza che deve avere un padre spirituale. Per cui a un dato momento si dice e si mostra, ma anche senza parlare il padre spirituale sente l'odore: “Che hai oggi che non sei uguale? Mi sembra che tu non sia come le altre volte: hai gli occhietti che non sono come il solito”. “Ma... sa... sì... stanotte sono andato a rubare una bottiglia, ho bevuto insieme a Fabris... il quale ora si sta mangiando le unghie, perché... si sta mangiando le unghie, eccetera, eccetera”. Bisogna creare questa atmosfera tra il padre spirituale o il fratello spirituale o l’amico spirituale, dare la confidenza in modo tale che se c'è odore di sudore o ci sono gli occhietti un po' più torbidi possa dire: “Oggi non mi sembri come al solito”. E allora nasce l'amicizia, anche senza la presenza di cose straordinarie, senza miracoli straordinari, senza scalate eccezionali perché il cammino verso Dio deve essere una cosa semplice, molto semplice. Sei d'accordo con questo o sbaglio? So che voi siete specializzati in materia. Questa amicizia porta, quando si vuole decidere qualche cosa che non è ordinaria, al bisogno, anche se si è sicuri, di sentire avvallata un po' la propria decisione anche da un confratello. Amici, voi direte: “Perché è necessario che io vada dal padre spirituale a dire: “Padre, stia attento... o stai attento. Avrei desiderio di fare questo, avrei desiderio di fare quest’altro”, quando mi pare che sia chiaro e preciso?”. Amici miei, quando si sta andando verso la stazione e c'è un treno che parte ad una data ora e si ha paura di perdere il treno, si dubita anche del proprio orologio che ha sempre funzionato bene e si chiede: “Scusa, voglio vedere se il mio orologio funziona bene: io faccio le sette e venti, e tu che ora fai, per piacere?”. “Sette e venti!”. “Ah, bene, grazie! Sì, so che funziona bene, ma non vorrei perdere il treno”. È chiaro? Non è per dubitare di un orologio che ha sempre funzionato bene, ma è per accertarsi che proprio questa volta non funzioni bene quando io potrei perdere il treno.

CONSACRAZIONE

ESEMPI padre spirituale

DIO

Don Matteo Pinton insegnava all’epoca filosofia nella Casa dell’Immacolata e nel seminario diocesano e si prestava per la direzione spirituale, e Franco Forlin si stava preparando per il noviziato.

MI337,6 [07-12-1970]

6. Amici miei, io sottopongo al mio padre spirituale - e lo faccio anch'io che ho più di cinquantacinque anni - le mie cose come quando, per esempio, do una bastonata a uno di voi e dico: “Senta, mi è capitato questo... È avvenuto un fatto così e così, ho fatto così... Che cosa ne dice?”, ovvero: “Avrei intenzione di fare questo... Che cosa ne dice?”. Lo faccio, amici miei... Cento volte su cento mi ha detto che va bene, anzi vorrei dire che sempre mi dice che va bene, ma almeno io sto un po' tranquillo. Qualche volta poi non sottopongo ogni problema al mio padre spirituale perché è fuori dell'ambiente e potrebbe dirmi sempre di sì perché io gli faccio dire di sì, ma a qualche amico di casa. Ad esempio, proprio ieri sera ho sottoposto un caso al nostro caro don Matteo. Non è vero, don Matteo? Sono andato nella sua stanza: c'era dentro Franco Forlin, l'ho pregato se poteva uscire un momento e poi l'ho sentito reclamare perché sono stato dentro troppo. È vero? A don Matteo ho domandato: “Che cosa ne dici, per piacere, di questo problema, che cosa mi consigli di fare?”.
Amici miei, io sapevo già che cosa dovevo fare e avrei potuto fare liberamente quello che poi ho fatto, ma la prudenza consiglia che è meglio decidere in due che decidere in uno solo. Se si cade dalla finestra ci si rompe la testa e basta cadere una volta sola, e allora per prudenza faccio controllare l'altezza anche da qualche altro oltre che da me, affinché non mi capiti di rompermi la testa. Il demonio vuole che si vada avanti da soli perché quando siete soli, ricordatevi bene, piano piano lui sposta l'ago della bussola, e a un dato momento non si capisce più niente. Io posso assicurare che in trent'anni di sacerdozio mi sono capitati decine e decine di casi di giovani che si sono presentati ed hanno detto: “Ho deciso di andare via”. Allora io ho chiesto: “Hai parlato con il padre spirituale?”. “No!”. “Quanto tempo è che non vai dal padre spirituale?”. “Cinque, sei mesi, un anno che non vado dal padre spirituale”. Va bene!

CONSACRAZIONE

FORMAZIONE

VIRTÙ

prudenza

CROCE Demonio

SACERDOZIO prete

Il riferimento è a Marco Pinton, che all’epoca stava frequentando il 2° anno del corso teologico.

Don Ottorino ricorda l’episodio accaduto alla fine del 5° anno del corso ginnasiale, quando aveva già stabilito con i superiori di passare dal seminario diocesano ai Padri Comboniani di Verona, e inaspettatamente il padre spirituale, mons. Luigi Volpato, lo invitò a restare a Vicenza.

L’episodio biblico è narrato in Num 22,22-30.

Nel testo registrato don Ottorino a questo punto aggiunge: “Oh, per carità, don Matteo non è un asino!”.

Il riferimento è a Silvano Tovo.

Nel parlare comune il “buono” è il documento che autorizza la riscossione di qualche bene.

MI337,7 [07-12-1970]

7. Vi assicuro che molti nostri ex confratelli hanno preso le decisioni più importanti della vita da soli, da soli. È inconcepibile che uno prenda una decisione della vita - per esempio, uno che ha fatto i voti, a un dato momento non rinnova più i voti, e va via e va a casa - senza aver parlato con il suo padre spirituale, trattandosi di una cosa così importante come è la decisione di una propria vita! Per me è inconcepibile, solamente inconcepibile! Ma nasce da un'autosufficienza per cui uno comincia a dire: “Beh, insomma, per quella cosa, per quella scelta!”. Piano piano, piano piano si sente autosufficiente nei problemi di poco conto e poi si sente autosufficiente anche nelle grandi scelte, e naturalmente se per disgrazia sbaglia strada in una grande decisione può capitare che vada a finire in un grande fossato, in una grande rovina.
Oggi avete la possibilità di scegliere il padre spirituale fra l’uno e l'altro qui in casa; un domani, nella vita apostolica, non avrete sempre la disponibilità di qualche sacerdote, e allora andate a confessarvi dove vorrete e prenderete eventualmente un vostro confratello, un vostro amico, con il quale aprire il vostro cuore. Se un domani, per esempio, mi trovassi in vita missionaria insieme con Marco , con tutta semplicità gli direi: “Marco, mi fai un favore: parliamo insieme delle nostre cose... A me piacerebbe fare questo: che cosa ne dici? Che sia il caso che vada in quella famiglia o che non sia il caso, che sia conveniente o che non sia conveniente?”. E lui potrebbe rispondermi: “Senti, don Ottorino: ti sconsiglio perché potrebbe capitare questo e questo”. “Grazie, non ci avevo pensato”. Bisogna che ci mettiamo in testa che il Signore parla attraverso i suoi uomini. E io ne ho un esempio chiarissimo e ve l'ho raccontato ancora, quando monsignor Volpato mi ha detto: “La tua missione è qui a Vicenza”. È inutile che ve lo ripeta. Il Signore ha parlato anche attraverso la mula di Balaam. Qualcuno può dire: “Io ho un padre spirituale con il quale faccio fatica, ho un padre spirituale che è un asino, ho un padre spirituale che è un agnello. Importa niente! Amici miei, ci vuole umiltà; alla base della santità c'è l'umiltà”. Se il mio padre spirituale non mi dà niente, non mi dà soddisfazione, vuol dire che è l'uomo di Dio perché se ti desse troppo, sarebbe uno che ti dà troppi zuccherini. Io credo poco ai padri spirituali che danno troppe caramelle, troppe caramelle: è pericoloso... può darsi che facciano male e rovinino i denti. Non è vero, Silvano ? Amici miei, noi non dobbiamo pretendere che il padre spirituale sia la nostra fidanzata, non dobbiamo pretendere che il padre spirituale ci offra un po' d'integrazione affettiva. Il padre spirituale può essere ruvido, può essere secco, ma ricordatevi che è l’uomo che noi abbiamo scelto perché metta la firma sul buono che dobbiamo riscuotere nel regno dei cieli.

CONSACRAZIONE voti

FORMAZIONE direzione spirituale

MISSIONI vita missionaria

APOSTOLO vita interiore

AUTOBIOGRAFIA

CONSACRAZIONE fedeltà

VIRTÙ

umiltà

MI337,8 [07-12-1970]

8. Per essere sicuri di non fare la propria volontà, amici, non abbandonate la direzione spirituale. Guardate che l'inganno è tremendo oggi perché il demonio insinua: “Tu perdi la tua personalità”. Invece io penso una cosa: prima di partire per Milano guardo la carta e osservo la strada, faccio i miei calcoli, i miei piani, e poi parto e premo l'acceleratore fino in fondo; se invece non guardo la carta e continuo a chiacchierare con gli amici, a un certo momento vengo preso dal dubbio di non essere nella direzione esatta. Mi pare che fermarsi un momento e sottoporre un pochino il proprio giudizio ad una carta stradale voglia dire risparmiare tempo.
Penso che scegliere un uomo, che un domani tra l'altro non ti è imposto da nessuno per cui se non ti va bene puoi prenderne un altro, non ti faccia perdere la personalità, anzi ti aiuta ad andare avanti sicuro senza deviare per strada, senza fermarti a tutti capitelli per domandare la strada a tutti o interrogare ogni vigile. Con la carta stradale in mano e l’occhio aperto si gira anche per Milano. È chiaro? Scusate se ho insistito su questo perché le settimane scorse io ho battuto sulla questione della pianta che potrebbe essere viva, che potrebbe essere morta, che potrebbe essere moribonda. Guardate che non c'è alcuna pianta moribonda che non segni vicino: “Padre spirituale abbandonato o non valorizzato”, non c'è nessuna pianta morta che non segni: “Padre spirituale abbandonato”, non c'è nessuna pianta viva che non segni vicino: “Padre spirituale valorizzato, interrogato, ascoltato”.

CONSACRAZIONE

ESEMPI direzione spirituale

FORMAZIONE

Il riferimento è ad Adriano Vigolo, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.

Don Ottorino chiude la meditazione richiamandosi all’esempio dell’andata a Grossa di Gazzo per la cena in casa di don Matteo.

MI337,9 [07-12-1970]

9.E... scusatemi tanto, quando si va da un padre spirituale, si ascolta quello che dice. Se il padre spirituale dice, per esempio: “No! Adriano , sarebbe meglio, forse, fare così”. Non è proibito poi andare da un superiore e dire: “Sono andato dal padre spirituale che mi ha detto così: che cosa ne dice lei?”. E poi tornare dal padre spirituale ancora, come da Ponzio Pilato ad Erode, non è proibito. È importante chiarire, parlare e non dire: “Vado là e abbasso la testa”. No... si parla, si discute, però l'unica cosa che vi dico in nome di Dio è l’invito a non fidarsi di agire da soli... perché è sufficiente toccare una sola volta l'alta tensione per morire. Ci sono certe esperienze della vita che si fanno una volta sola.
A questo proposito io ho visto amici vostri piangere e ho dovuto dire: “Quando io dicevo di non fidarti di te stesso, perché non mi hai creduto?”. Ma arriva un momento nella vita in cui è troppo tardi per tornare indietro. Io vi auguro che non capiti per voi questo momento in cui è troppo tardi. Guardate che è capitato per tanti, di cui potrei dire nomi e cognomi. Vi supplico, pertanto, in nome della nostra buona mamma, la Madonna, la cui festa stiamo preparando, e la prego perché vi illumini, che vi faccia umili, che vi faccia obbedienti, che vi faccia aperti con il sacerdote che voi avete scelto o che sceglierete, in modo che, condotti per mano da Dio, dalla Madonna e da questo uomo che vi siete scelto, possiate camminare sicuri, senza pericolo di fossi o di curve improvvise, come ieri sera. Sia lodato Gesù Cristo!

CONSACRAZIONE religioso

FORMAZIONE direzione spirituale

MARIA la nostra buona mamma