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IL PADRE SPIRITUALE.

MO337 [07-12-1970]

07 dicembre 1970

MO337,1 [07-12-1970]

1. Ieri, in corridoio, a bruciapelo uno del seminario minore me ga fatto una domanda, uno dei boce, parola che non diria se ghe fusse don Venanzio, e siccome don Venanzio non el me sente posso dire pure dei boce, no; el me sentirà dopo. Dunque el me fa sta domanda qua: “El senta, don Ottorino, lu che dixe che bisogna sempre fare la volontà de Dio. Ma come se fa a savere che la xe la volontà de Dio?". Ciò, alta metafisica qua, no, alta metafisica. "Come se fa savere che la xe volontà de Dio?".
In altre parole uno, avrebbe potuto... un vecchio avrebbe detto: "Sa, se viene un angelo del cielo, come don Girolamo, e piove giù dal cielo e mi dice: "Questo mi manda a dirti il Signore: lascia il tuo popolo e vieni nella terra che io ti mostrerò", è abbastanza facile; ma così nella vita ordinaria, senza robe straordinarie, come si fa a conoscere la volontà di Dio?". Ed io ho cercato di rispondere un pochino, un po' semplicemente: "La volontà di Dio... Non dobbiamo pretendere che il Signore, quando vuol mostrarci una cosa, faccia lampi e tuoni e saette, e vegna xo e: “Francooo... lascia la terra dei tuoi padri e vieni nella terra che ti mostro io, dove xe tanta gente che dorme... indormensà, vero? - Proprio go fatto il proposito di tegnerli svèi, perciò no sta meravigliarte. - Vien e fa’ così...". Eh, xe abbastanza facile! Il Signore parla, direi, come un venticello, parla... Io non vi dico quello che ho risposto all'altro; press'a poco go risposto così, ma con altri termini più semplici, per lui, no: "Beh! Parla semplicemente attraverso la coscienza, una coscienza retta. Parla attraverso chi? I superiori, il regolamento, le Costituzioni, e di tutto ci rende un po' garante... specialmente, chi? Mah... il padre spirituale”.

MO337,2 [07-12-1970]

2. Ora, ecco, io vorrei proprio, stamattina, che ci soffermassimo un momentino su questo, cioè sulla necessità che abbiamo tutti, no che avete voi, che abbiamo tutti di sottoporre un po’ a persone esterne, a qualche altra persona, un po’ il nostro orologio per vedere se è giusto o non è giusto il nostro orologio. Cioè, che non ci lasciamo ingannare da una autosufficienza, credendo di far la volontà di Dio mentre, senza accorgerci, vero, facciamo la nostra santa volontà. Guardate che noi camminiamo in un banco di nebbia, e quello che vediamo sempre è il nostro io: questo lo abbiamo sempre vicino. Ed è molto facile, non per cattiveria, guardate, non per cattiveria, non dico per cattiveria, non penso neppure che uno dica: “Io voglio andar nel fosso per cattiveria”. Chi è quello stupido, no? Ma è facilissimo, è facilissimo che il nostro io, piano piano, piano piano, ci porti fuori rotta e, senza accorgerci, a un dato momento ci troviamo all’opposto di dove dovevamo andare.
Ora, ieri sera, per esempio, siamo partiti per andare a Grossa: voi sapete a cosa fare, no? Eravamo con due macchine. Quelli dell'altra macchina hanno detto: "Ehi, almanco uno che sappia la strada con noialtri, almanco uno che sappia la strada!". E allora è salito di là sull’altra macchina “Von” don Matteo, e don Matteo è arrivato anche lui, è arrivato... Per istrada deve essere capitato qualche cosa, perché là ho sentito, quando siamo arrivati là, che Walter diceva, insomma gera Walter che guidava, no, cioè Sergio, sì, Sergio che diseva: “Insomma, - el ga dito - mi capia gnente: "Attento, una curva! Attento de qua! Attento!”, mi non capiva gniente... “El staga attento: fra poco una curva, fra poco de qua, fra poco de là...”. Insomma semo arrivà. Mi no savaria tornar indrio - el ga dito - non savaria tornar indrio... ma a forza de "Attento, una curva, l'altra...”, go xercà de andarghe drio a quel che el me dixea”, el ga dito, no? Ecco, tante volte non abbiamo bisogno che quello che ci è vicino in macchina ci dica: "Questa è la strada", perché la vediamo anche noi; ma può capitare in un momento nella vita che, se non abbiamo qualcuno in macchina con noi, è chiaro, non sappiamo dove andare e non sappiamo come tornare indietro. Ecco la necessità di un padre spirituale. Vorrei proprio sottolineare... potrei sottolineare questa mattina che la volontà di Dio la possiamo trovare nel regolamento, che non c’illudiamo di fare la volontà di Dio se facciamo un po' quello che vogliamo, che la possiamo trovare nell'obbedienza, che non c’illudiamo di fare la volontà di Dio se scegliamo noi, senza i permessi, di fare quello che vogliamo... Questa mattina vorrei sottolineare la necessità del padre spirituale. Per quale motivo? Perché una regolarità col padre spirituale è indizio certo di un'anima che sta salendo; una irregolarità con il padre spirituale è indizio infallibile di un'anima che sta scendendo. Guardate che lo affermo, e potrei tirarvi fuori cento nomi e cento nomi. Uno che è regolare nella direzione spirituale, - regolare, va bene, sarà dieci giorni più, dieci giorni meno, non importa - uno che lavora con la direzione spirituale, no, quello, state sicuri, che è un'anima che sta salendo; uno che non è fedele certamente è un'anima che sta scendendo.

MO337,3 [07-12-1970]

3. Ora, però, c’è una difficoltà nella direzione spirituale. Prima difficoltà: è l’io. Sa... andare da un altro, dire questo, dire quello, è sempre una cosa che pesa. Non possiamo pensare che la direzione spirituale, l'avere un direttore spirituale, l'andare da un direttore spirituale sia come andare a mangiare un coniglio in casa di don Matteo. Chiaro? È un lavoro, è una fatica, è un continuare un lavoro, è un continuare a salire, è un continuare a prendere lo zaino sulle spalle e dire: “Io devo andare in cima alla montagna”. E questo, amici miei, è chiaro: non è una cosa facile.
Non ha detto Gesù: "Guarda, prendi la tua croce, vieni e seguimi, e la croce ti porterà in aeroplano”. No, il premio ce lo ha promesso di là. Perciò, ecco perché la fedeltà alla direzione spirituale è segno sicuro che un'anima sta salendo. Perché se uno va regolarmente dal padre spirituale, con una certa regolarità insomma, no, può essere anche un mese che non va e dopo riprendere, insomma... ma... che c’è una certa regolarità di salita, cosa vuol dire? Vuol dire che quell'anima lì, quell’anima lì mette giù lo zaino e si ferma un momentino e sale, si ferma e sale, e ma... è uno, è un alpino che sta salendo in su, non un alpino che sta andando in giù. È chiaro? Un'anima invece che fa: "Ah! Massa fadiga!", lascia là el zaino, e torna xo anca senza el zaino e, naturalmente, more de fame... Questo è chiaro. Ora, attenti. Prima cosa: mettere in chiaro che il lavoro col padre spirituale è un lavoro che non è secondo la natura, è un lavoro che pesa un pochino. Perché pesa un pochino? Perché naturalmente io vado dal padre spirituale come vado da un dentista un pochino per farmi cavar un dente, e sa... è diverso andare da una pasticceria e verzer la bocca, o andar da un dentista e verzer la bocca. La bocca si apre in un posto e anche nell'altro, solo che da una parte va dentro, e dall’altra parte va fora, no? In pasticceria entra qualche cosa e dal dentista esce qualche cosa: una roba diversa, una roba diversa! Sa, tutti preferiscono andar in pasticceria, no, Valerio, aprire la bocca, piuttosto che dal dentista; ma se bisogna andar dal dentista, si va dal dentista. Dunque, mettere già in preventivo che è una cosa che pesa un po' alla natura umana, perché la natura umana tende al basso, mentre il lavoro spirituale tende all'alto.

MO337,4 [07-12-1970]

4. Secondo: può esserci un'altra difficoltà nell'andare dal padre spirituale, una ed è questa: “Cosa vado a dire?”. Cioè, io capisco che vado dal padre spirituale se ho, per esempio, da fare una roba grossa, se go combinà una de grossa: go copà uno... beh... allora vado a confessarme, ovvero ho una decisione importantissima da prendere per cui veramente me trovo in braghe de tela, no, e vado lì perché el me metta su un par de braghe de frustagno un pochettin più grosse, no, e allora sento il bisogno de uno: mi sento solo e allora vado lì perché, sa, bisogna che me posa a uno, me poso a quello.
Ecco, state attenti. Io direi che non dobbiamo pretendere di andare dal padre spirituale e ogni volta che andiamo avere problemoni da presentare, avere questioni da presentare, avere grandi cose da presentare. No, io direi che dobbiamo avere l'amicizia del nostro padre spirituale, e anche andare lì con semplicità e dire: “Questa settimana non go niente e sono vegnù a contarmela na s-cianta”. Senza pretendere ogni volta di fare cose straordinarie perché già quando si va avanti con un amico in macchina insieme non occorre mica che io dica: “Volta de qua, volta de là”, quando che xa l'autista vede la strada non occorre mica dir niente. Però, vien el momento del dubbio e allora hai l'autista... l'amico che dice: “No! Adesso come xela?''. E per la strada si può raccontarsi anche delle altre cose. Essenziale è questo: avere l'amicizia con una creatura che noi abbiamo eletta dinanzi al Signore, e possiamo cambiarla a qualunque momento, ma alla quale affidiamo un po' l'anima nostra per dire: "Senti. Tu che sei qua un po' vicino, fammi una carità, sii un po' l'interprete della volontà di Dio perché ho paura di essere ingannato". E sottomettiamo a questo padre spirituale con semplicità la nostra vita: "Padre, me xe capità questa settimana qua che mi go fatto questo, questo e questo. Secondo lu, dopo, - o secondo ti, se xe un padre spirituale che se ghe dà del ti - gonti fatto ben o gonti fatto male?". Con semplicità: "Non go niente?". Se se la conta una s-cianta, ma solo contandosela una s-cianta vien fuori un po' dell'anima nostra, per cui a un dato momento viene fatta anche una osservazione, viene detta una parola che è quella che allinea un po' la nostra vita.

MO337,5 [07-12-1970]

5. Vedete, è necessario, dicevo prima, avere questo padre spirituale ed essere fedeli anche se non c'è niente di straordinario, anche se si dice: “Io vado dal padre spirituale, non dice niente di nuovo”. Ringrazia el Signore; vol dir che no ghe xe gnocchi da tirar via. Giusto, no?
Se vien da me Vittorino e nol dixe niente de novo, vuol dir che el xe ancora rosso, no? Chiaro? No el ga cambià colore. Se el vien là e lo vedo nero: “Ciò, Vittorino, come mai? Chi xe sta darte la patina in testa che te si diventà nero?”. È chiaro, ghe diria così. Vuol dire che el xe ancora Vittorino, ringraziamo el Signore; staremo insieme cinque minuti, è già... Scusate, vedete ci sono delle cose che se Vittorino viene da me e io sento che puzza di sudore: “Ciò, Vittorino...”, se io ho confidenza e viene sempre da me dico: "Senti, Vittorino, scusa seto la libertà, ma varda che te se una spussa de sudore che non te ghe gnanca idea...". “El ga rajon, non me son neanche cambià ieri, e stanotte go sudà". "Fa’ un piacere, cambiete, perché se xe qualcuno che magari el te sente, te se... te capissi". Questa è la confidenza che deve avere un padre spirituale. Per cui a un dato momento si dice e si mostra, ma anche senza parlare el padre spirituale sente l'odore: “Cossa gheto che ancò no te si compagno? Me par che non te si miga come el solito, te ghe i ocieti miga come el solito”. “Ma, sa, sì, stanotte son andà a robar una bottiglia, e bevù insieme con Fabris, sa, sa, il quale deso xe drio magnar le onge perché... xe drio magnar le onge, eccetera, eccetera". Vien fora... bisogna creare quest’atmosfera tra il padre spirituale e fratello spirituale e amico spirituale, per cui dare la confidenza in modo tale che se c'è odore di sudore o ci sono gli occhietti un pochino un po’ più torbidi possa dire: “Ma, senti, cossa gheto? Non te me par miga quel solito". E allora, ecco, allora che nasce l'amicizia, è chiaro. Però questa amicizia portata senza esigere cose straordinarie, senza miracoli straordinari, senza pretendere di andar là e scalate e... no, perché il cammino deve essere una cosa molto semplice verso Dio, molto semplice. Sei d'accordo con questa roba qua o sbaglio? So che voi siete specializzati in materia, vero? Attenti! Questa amicizia porta, porta che quando si vuole decidere qualche cosa che non è ordinaria, che non è ordinaria, si sente il bisogno, anche se si è sicuri, di sentire avvallata un po' questa verità, questa cosa da un confratello. Vedete, amici. Voi direte: "Ma cosa xe necessario che mi vada dal padre spirituale a dirghe: “Padre, el staga attento, mi... o sta’ attento, mi garia voia de far questo o go voia de far quelo”, quando me pare che sia chiaro e preciso?". State attenti, amici miei. Quando si sta andando verso la stazione e c'è un treno che parte a una data ora e si ha paura di perdere il treno, si dubita anche del proprio orologio: “Scusa, seto, vedemo se el me orologio el xe giusto; mi fasso le sette e venti e ti che ora feto, per piaxer?”. "Sette e venti". "Ah, bene, grazie! Sì, so che el xe giusto, ma, sa, non voria perdere el treno”. È chiaro? Ora non è per dubitare di un orologio che è sempre andato bene, ma è per accertarsi, accertarsi che proprio questa volta non vada bene quando io potrei perdere il treno.

MO337,6 [07-12-1970]

6. Amici miei, quando io sottopongo al mio padre spirituale, e lo faccio anch'io che ho più di cinquantacinque anni, le mie cose... e quando io, per esempio, do una bastonata a uno di voi e dico: "Senta, me xe capità questo... xe capità un fatto così e così, go fatto così: cosa ghin diselo? Ovvero, avrei intenzione di far questo: cosa ne dice?". Lo faccio, amici miei... Cento su cento mi ha sempre detto sì che va bene; vorrei dire sempre, va ben! Ma almanco io sto un po' più tranquillo perché, insomma... Lo sottopongo e, guardate che tante volte lo sottopongo, vero, no al mio padre spirituale, perché è fuori d'ambiente e potrebbe dirmi sempre di sì perché gli faccio dir sì io, lo sottopongo a qualche amico di casa. “Exempli gratia”. Proprio ieri sera un caso l’ho sottoposto al nostro caro don Matteo; sì o no, don Matteo, o dico bugie? Sono andato in stanza, c'era Franco Forlin dentro, l'ho pregato se poteva uscire un momentino e poi l'ho fatto bestemare anche perché sono stato dentro troppo, va ben. È vero? Vero, ti...? Fa parte della sveglia anche queste piccole oche qua, e ho domandato un po': "Cosa ne dici, per piacere, cosa mi consigli di fare, don Matteo?".
Amici miei, lo sapevo già cosa dovevo fare; avrei potuto farlo liberamente quello che poi ho fatto; ma, ma prudenza dice che è meglio decidere in due che decidere in uno. Prudenza dice che se si è... se se sbriscia xo dalla finestra se se rompe la testa, e basta cascar xo una volta sola, e allora per sicurezza fasso controllare l'altezza anca da qualche altro oltre che mi, come quella volta, che no me capita de romperme la testa, vero? Ora, state attenti, quello che il demonio vuole, vuole, è questo: che si vada avanti da soli, perché quando siete soli, ricordatevi bene, piano piano piano lui sposta l'ago della bussola, e a un dato momento non si capisce più niente. Io posso assicurare che in trent'anni di sacerdozio mi sono capitati decine e decine di casi che, giovanotti, che si sono presentati e hanno detto: "Ho deciso di andar via", e ho chiesto: "Hai parlato con il padre spirituale?". "No!". "Quanto tempo è che non vai dal padre spirituale?". "Cinque, sei mesi, un anno che non vado dal padre spirituale". Va bene.

MO337,7 [07-12-1970]

7. Vi assicuro che le decisioni più importanti della vita molti nostri ex confratelli le hanno prese da soli, da soli. Ora, è inconcepibile che uno prenda una decisione della vita, per esempio: uno che ha fatto i voti e a un dato momento non rinnova più i voti, e va via e va a casa, per esempio, no, senza aver parlato con il suo padre spirituale; una cosa così importante come è la decisione di una propria vita. Per me è inconcepibile, solo inconcepibile. Ma nasce da un'autosufficienza che uno comincia a dire: "Bo, insomma, per quella roba lì, per quella roba lì!". Piano piano, piano piano, si sente autosufficiente e poi si sente autosufficiente anche nelle grandi cose, e naturalmente se disgraziatamente sbaglia strada in una grande cosa può capitare che vada a finire in un grande fosso, in una grande rovina.
Ora, ecco, guardate: oggi avete la possibilità qui di scegliere il padre spirituale uno, l'altro, st'altro. Domani, nella vita apostolica, non avete possibilità di qualche sacerdote voi, andate a confessarvi fuori, prendete caso mai un vostro confratello, un vostro amico con il quale domani potete aprire il vostro cuore. Domani fossimo, per esempio, in vita missionaria insieme, avessi Marco con me, ma con tutta semplicità dico: "Senti, Marco, te me fe un piaxere, a parlemo insieme delle nostre robe... Senti, Marco, mi gavaria voia de far questo: cossa ghin dito? Che sia el caso ca vaga in chela fameja o che non sia el caso? Che sia conveniente o che non sia conveniente?". E lu me dixe: "Senti, don Ottorino: no! Varda, te sconsiglio perché podaria capitar questo e questo". "Varda, gnanca pensà”. Perché bisogna che ci mettiamo in testa che il Signore parla attraverso i suoi uomini, e io ne ho un esempio chiarissimo e ve l'ho raccontato ancora, quando monsignor Volpato mi ha detto: "La tua missione è qua a Vicenza". Ed è inutile che ve lo ripeta adesso... Guardate che il Signore ha parlato anche attraverso la mussa de Balaam. Qualcuno può dire: “Mi go un padre spirituale e fasso fadiga, ho un padre spirituale che è un musso, go un padre spirituale...”. Oh, per carità, don Matteo non l’è mia un musso. “Ho un padre spirituale che è un agnello”. Importa niente. Amici miei, ci vuole umiltà; alla base della santità c'è l'umiltà. Va bene. Ma il mio padre spirituale non mi dà niente, non mi dà soddisfazione, non mi dà niente... Beh, vuol dire che è l'uomo di Dio perché se ti dasse troppo, vero, vuol dire che el te dà troppi ciuccetti; ghe credo poco mi ai padri spirituali che dà massa caramelle, massa caramelle: pericoloso! Può darsi che i fassa mal ai denti, rovina i denti, vero, Silvano? Amici miei, non dobbiamo pretendere che il padre spirituale sia la nostra fidanzata; non dobbiamo pretendere che il padre spirituale sia un po' d'integrazione affettiva. Il padre spirituale può essere ruvido quanto vuoi, può essere secco quanto che te voi, anca se l’è grasso... Ricordatevi: è un uomo che noi abbiamo scelto perché ci metta la firma, ci metta la firma sul buono, vero, che dobbiamo riscuotere nel regno dei cieli.

MO337,8 [07-12-1970]

8. Ora, per essere sicuri di non fare la propria volontà, amici, non abbandonate la direzione spirituale. Guardate che l'inganno è tremendo oggi perché il demonio dice: "Tu perdi la tua personalità". Invece io penso una cosa: prima di partire per un posto, mettiamo per Milano, guardo la carta, guardando la carta guardo la strada, faccio i miei calcoli, i miei piani e poi parto e premo l'acceleratore fin in fondo; se invece non guardo la carta continuo a chiacchierare fino a Milano con gli amici... a un certo momento: che la sia, che non sia, che sia là, che no la sia là? Co semo là, a chi ghe domandemo? Mi pare che il fermarsi un momento, sottoporre un pochino a una carta un po’ il proprio giudizio, voglia dire risparmiar tempo.
Ora, il scegliere un uomo, che domani tra l'altro non ti è mica imposto dall’alto, da nessuno, se non ti va bene uno prendi un altro, no? Ora, penso che questo non ti fa perdere la personalità, anzi, ti aiuta ad andare avanti sicuro senza, vero, senza deviare per strada, senza fermarti a tutti i capitei per domandare la strada a tutto... a... ogni vigile per domandare la strada. Carta in mano, occhio aperto e si va in giro anche per Milano. È chiaro? Ora, ecco, scusate se ho insistito su questo, perché le settimane scorse io ho battuto sulla questione della pianta che potrebbe essere viva, che potrebbe essere morta, che potrebbe essere moribonda. Guardate che non c'è alcuna pianta moribonda che non segni vicino: “Padre spirituale abbandonato o non valorizzato”. Non c'è nessuna pianta morta che non segni: “Padre spirituale abbandonato”. Non c'è nessuna pianta viva che non segni vicino: “Padre spirituale valorizzato, interrogato, ascoltato”.

MO337,9 [07-12-1970]

9. E scusatemi tanto, si va da un padre spirituale, si sente, se il padre spirituale dice: "No... Adriano, varda che sarebbe meglio, forse, far cussì". Non è mica proibito dopo andar da un superiore e dire: "Guardi, mi son andà dal padre spirituale; el me ga dito... Cosa ghin dixelo?”. E adesso tornare dal padre spirituale ancora, da Ponzio Pilato ad Erode. Non è mica proibito. Chiarire, parlare e cioè... miga dito: "Vado là e sbasso la testa". No... si parla, si discute, così. Però l'unica cosa che vi dico in nome di Dio: non fidiamoci, no non fidatevi... non fidiamoci di agire da soli, perché toccando l'alta tensione basta una volta sola per morire. Ci sono certe esperienze della vita che si fanno una volta sola.
Guardate che su questo campo io ho visto amici vostri piangere e ho dovuto dire: "Quando io ti dicevo: non fidarti di te stesso, perché non mi hai creduto?", “Sì, ma, credevo, non pensavo...”. Ma arriva un momento nella vita in cui tornare indietro è troppo tardi. Io vi auguro che non capiti per voi questo momento in cui è troppo tardi. Ma guardate che è capitato per tanti, e potrei dire nomi e cognomi. Vi supplico, pertanto, in nome della nostra buona mamma, la Madonna, siamo in preparazione della sua festa, che vi illumini la Madonna, che vi faccia umili la Madonna, che vi faccia obbedienti la Madonna, che vi faccia aperti con quel sacerdote che voi avete scelto o sceglierete, in modo che, condotti per mano da Dio, dalla Madonna e da questo uomo che vi siete scelto voi, possiate camminare sicuri, vero, senza pericolo di fossi o di svolte improvvise, come ieri sera... Sia lodato Gesù Cristo!