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IL PENSIERO DELL’INCONTRO FINALE CON IL SIGNORE

MI98[26-10-1966]

Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino mette in guardia dal lasciarsi abbagliare dalle cose del mondo, anche se belle e attraenti, e invita a pensare con tranquillità, senza agitazioni, ma con serietà, alla vita futura e all’incontro finale con il Signore. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 27’. 1. Introduzione

Severino Stefani era uno dei Religiosi designati ad aprire la prima comunità della Congregazione in Guatemala nella diocesi di Zacapa.

Daniele Comboni (1831-1881), vescovo missionario in Africa, fondò nel 1867 a Verona l'Istituto delle Missioni Africane che poi divenne una Congregazione religiosa con il nome di Figli del Sacro Cuore di Gesù: i Religiosi di questa Congregazione vengono comunemente chiamati "Comboniani".

MI98,1[26-10-1966]

1.Se vi viene sonno durante la meditazione faremo l'esperimento, domani mattina, di fare una corsa in cortile prima della meditazione; se anche questo non riesce, al posto della meditazione, berremo un bicchiere di vino... finché riusciremo a trovare il metodo adatto per meditare bene.
2. Il pensiero dell’eternità dà il giusto senso alle realtà terrene Questa mattina, durante la Santa Messa, i nostri cari figlioli del noviziato hanno cantato all'offertorio un canto le cui parole mi hanno fatto venire una distrazione; le parole non le avevo davanti e mi hanno impressionato. Come sono le parole? "Rammenta cristiano che un giorno morrai...". Quando? E dopo? Mi sono domandato: "Crediamo e camminiamo alla luce della cassa da morto?”. Caro Severino , tu che sorridi, lo sai che in Guatemala potresti morire mangiato da un animale feroce, che di sicuro, dopo, muore avvelenato? Lo sai che potresti arrivare a Zacapa: "Oh, sono arrivato!" e, preso il cibo da una vile scatola di sardine, potresti morire avvelenato, come è capitato a padre Chiozzo, mio carissimo prefetto in seminario? Era mio prefetto quando io facevo la prima media, dunque nel ventisette. Divenuto Comboniano sognava di andare in missione; quando è stato sulla nave mi ha mandato perfino una cartolina di saluti; quando è arrivato là, dopo avere mangiato una scatola di sardine, è morto avvelenato dopo pochi giorni, neppure un mese dall’arrivo. Figlioli miei, io credo che uno degli inganni del demonio sia quello di stordire e di distrarre, come facevano i sacerdoti quando immolavano i bambini al dio Moloc: uccidevano i bambini e, perché la gente non sentisse le grida dei bambini, continuavano a battere i tamburi: bum, bum, bum... così non si sentiva e non ci si inteneriva. Credo che qualcosa di simile stia succedendo in questo momento. Il mondo, con le sue comodità, con la sua velocità, al giorno d'oggi non lascia il tempo per riflettere. Una volta succedeva che la vita era quella dei campi con i lavori sussidiari; la luce elettrica non c'era, e quando io ero piccolo bisognava per forza adattarsi a stare in casa, nella stalla o da una parte o dall'altra. Adesso, con la luce elettrica, si trasforma la notte in giorno, mentre noi siamo ancora del tempo quando non c'era la luce elettrica. Quando non c'era la luce elettrica chi pretendeva di mettersi a lavorare? Una tipografia? Le tipografie lavoravano con le macchine a pedale; non avevano i motori. A Vicenza c'era Rumor che aveva un po' di tipografia industriale, perché aveva il mulino, e così per mezzo delle cinghie e dell'acqua faceva muovere i macchinari. Noi in tipografia avevano uno addetto a girare il volano a mano per far funzionare la macchina piana, e non doveva fermarsi per non rompere tutto. Alla prima macchinetta, la platina, abbiamo applicato un pedale, come pure ai torni, che poi sono scomparsi in pochi anni. Io ricordo ancora i torni a pedale richiedevano vere sudate per funzionare!

FORMAZIONE noviziato

NOVISSIMI morte

MISSIONI

ESEMPI novissimi

AUTOBIOGRAFIA seminario

ESEMPI mondo

CROCE Demonio

MONDO

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE storia

Nel testo registrato don Ottorino nomina qualcuno che evidentemente stava prendendo appunti: “Moro, capo, Berto”, riferendosi, forse, ad Alberto Baron Toaldo, che frequentava l’anno di propedeutico alla teologia, o a Umberto Cappelletto o Umberto Manzardo, ambedue novizi.

Don Ottorino si riferisce a un libro in particolare, che lui stesso aveva letto e aveva fatto circolare: P. RAYMOND, La famiglia che raggiunse Cristo, Edizioni Paoline, Modena 1964.

Il riferimento è a Daniele Galvan, che frequentava, all’epoca, l’anno propedeutico al corso di teologico.

Modello d'auto della FIAT di media cilindrata.

Famosa motocicletta in voga a quel tempo.

MI98,2[26-10-1966]

2.Ora, figlioli miei, sono altri tempi, però allora c'era più tempo per riflettere, c'era più tempo; finita la giornata il lavoro terminava e ci si fermava un pochino. Adesso il mondo è comodo, ed è pieno di belle cose.
Il fratello di San Bernardo ha detto a San Bernardo... Ragazzi, vi consiglierei di non scrivere perché, se vi mettete a scrivere, praticamente scrivete e così non fate meditazione. La meditazione è qualcosa che deve entrare dentro di te: non sono cose nuove quelle che diciamo. Se dopo la meditazione vi viene in mente un pensiero buttatelo giù, ma qui mi interessa che ci convertiamo, perché altrimenti facciamo una raccolta di appunti. È preferibile stare attenti. Riguardo alla morte, riguardo al pensiero dell'eternità, guardando il mondo adesso ripeto quello che diceva San Bernardo, del quale la maggioranza di voi ha letto la biografia. San Bernardo ha chiesto a suo fratello: "Secondo te... dimmi un po': il maestro dei novizi che carattere dovrebbe avere? Quali dovrebbero essere le sue qualità?". E il fratello ha risposto: "Il maestro dei novizi dovrebbe essere uno svezzatore". "Uno svezzatore? Sono cose da dire?”, ha ribattuto. Uno svezzatore! Sapete che cosa vuol dire svezzatore? Daniele , sai che cosa vuol dire? Quando eri piccolino succhiavi il latte della mamma e la mamma ti ha svezzato, ti ha slattato. Ecco, avete capito adesso? So che lo capivate anche prima, ma adesso l'ho spiegato meglio. Slattato! E allora, in altre parole, dice: "Non svezzare un bambino dicendogli di non mangiare quel cibo perché è una porcheria, ma dagli qualcosa che sia migliore, che sia più buono. Al bambino non dirgli che lo zucchero non è buono: presentagli del miele e digli che è più dolce". Alla stessa maniera diceva il fratello di San Bernardo: "Non dire a uno che il mondo è brutto, che certe cose sono brutte... Presenta qualcosa di buono, qualcosa di migliore". Ora non ti posso dire che avere una Fiat 1100 o una fuoriserie o una bella Guzzi sia una cosa cattiva del mondo. No, no, sono cose che gli uomini hanno fatto con l'intelligenza che ha loro dato il Signore, usando le cose che il Signore ha dato loro! È giusto?

MONDO

PREGHIERA meditazione

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI eternità

FORMAZIONE noviziato

ESEMPI vari

MONDO progresso

Il riferimento è a don Luigi Furlato, maestro dei novizi.

Ulisse Salin viveva, all’epoca, nella comunità di Crotone.

MI98,3[26-10-1966]

3.Dovendo andare in aereo, non si può dire: "Oh, che sacrificio andare in aereo!", come don Luigi che ha paura: sarà stato un sacrificio la prima volta, ma dopo vi ha preso gusto.
Anche Ulisse , in un’occasione che si trattava di venire a Vicenza... la prima volta che gli ho fatto la proposta di venire in aereo - avevo lasciato la FIAT 1100 a Ciampino, a Roma - gli ho detto: "Senti, vieni in aereo: invece di andare fino a Vicenza in treno, vieni fino a Roma con me". A dire il vero Ulisse non era presente alla mia proposta, che gli fu riferita dai confratelli. In seguito io ero andato ai servizi - ci sono due gabinetti uno accanto all'altro e si sente tutto - e anche lui è andato al gabinetto e diceva: "Io in aereo? Quelli sono matti, sono matti! C'è un comandamento che dice: non tentare il Signore Dio tuo. Questo è tentare il Signore". Poi continuava lungo il corridoio: "È un tentare il Signore! Mettere la vita in pericolo senza necessità è contro la legge di Dio". E continuava a fare prediche... Io scoppiavo dal ridere, ma ho taciuto e ho lasciato che se ne andasse; dopo siamo andati a mangiare e allora ho detto: "Penso che andare in aereo sia tentare il Signore!". E Ulisse: "Ecco, è quello che dico anch’io se non c'è necessità!". In seguito ho raccontato la cosa al vescovo e il vescovo lo ha canzonato scherzando un po'; e allora, per punto d'onore, ha detto: "E no, vengo anch'io in aereo". Io gli ho ribattuto: "Eh, no! Tu vai in treno, vai in treno!". Ma lui: "No, no, vengo anch'io, vengo anch'io". Quando è stato in aereo, seduto vicino a me perché era più bello stare seduto lì vicino, mettono in moto i motori e si parte. Ulisse chiede: "Quanto ci vuole perché si alzi?". Eravamo già alzati, eravamo già per aria ed era scuro. E lui: "Quando l'aereo si alza si sente?". Gli dissi: "Sentirai il colpo quando si alza, ma non avere paura: è solo un colpetto!". Insomma ho scherzato un po', e invece eravamo già alti. Allora gli dissi: "Ehi, prova a guardare fuori!". "Ahhh!". Vedeva le città illuminate: "Guarda, guarda!", e se la godeva tutto. Quando siamo stati qui, a Vicenza, dice: "Adesso devo andare giù in treno; quanto più bello sarebbe andare giù in aereo! Andare giù in treno... Andrei più volentieri in aereo". Gli chiesi: "Ci andresti?". "Certo che andrei giù in aereo". È logico che dopo la prima volta uno si abitua!

CONGREGAZIONE storia

AUTOBIOGRAFIA viaggi

Cfr. Siracide 7, 36.

MI98,4[26-10-1966]

4.Anche quando noi eravamo piccoli le nostre buone nonne dicevano: "Non ti vergogni, tu che sei una donna, andare in bicicletta; lasciala perdere, vagabonda che sei, vergognosa, una donna in bicicletta!". E quante ne dicevano quando qualche ragazza aveva il coraggio di salire in bicicletta! Dopo hanno cominciato a strepitare perché le donne andavano in macchina. Adesso vedi anche le suore in macchina, suore in bicicletta, preti, frati...
Però, però, resta vero, figlioli, che queste cose che Dio ci ha dato e delle quali dobbiamo servirci, non devono prenderci in modo tale da dominarci. È qui l'errore grave, questo è l'errore del mondo, degli uomini del mondo che noi dobbiamo correggere. Ma se anche noi siamo nell'errore, come facciamo a correggere gli altri? Un domani andremo in America e non potremo dire: "Se vuoi andare in Paradiso, vendi la macchina, vendi la bicicletta, vendi la moto, vendi il rasoio da barba e tieniti la barba lunga, vendi il termosifone... (In America puoi anche venderlo, a meno che non sia l'America del Nord). Vendi qua, vendi là: un giaciglio, un crocifisso, una cassa da morto e ti metti dentro ogni sera... Requiem aeternam dona eis, Domine”. No, per carità! Soltanto vi devo dire che ci deve essere una luce che illumina tutte queste cose, una luce: "Memorare novissima tua" , ricordarci dei Novissimi, cari, ricordarci di Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso! Di tutto quello che abbiamo qua in terra dobbiamo servircene, dobbiamo servircene per forza: il Signore ce lo ha dato e ringraziamo il Signore che ci ha dato queste cose. Ma ricordiamoci che dobbiamo servircene per arrivare là, per arrivare là. E il demonio, che essendo il demonio è figlio di un cane - questo si può dirglielo - cerca di tutto per farci dimenticare le realtà ultime e attaccarci a queste cose: "Abbiamo qui la nostra gioia; stiamo qui, divertiamoci: non abbiate paura, non pensateci!". 3. Il pensiero dell’eternità invita a riempire la valigia di realtà sante

MONDO progresso

ESEMPI apostolo

MONDO

MISSIONI

APOSTOLO distacco

NOVISSIMI paradiso

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI inferno

NOVISSIMI giudizio

CROCE Demonio

CROCE tentazioni

MI98,5[26-10-1966]

5.E allora, se tu prendi una persona del mondo, prendi chiunque sia in questo mondo e gli domandi:
"Sei convinto che morirai?". "Sì, ma non pensare a quelle cose, suvvia!". "Ma, sei convinto che morirai?". "Sì!". "E sei convinto che nell'aldilà c'è la vita eterna?". "Si, ma non pensiamoci! Sono giovane e non ho tempo di pensarci su". Non escludono che la morte ci sarà perché si muore, non escludono neanche la vita eterna, però sono incoscienti che camminano come se non ci fosse la morte e non ci fosse la vita eterna. Ora, figlioli miei, state attenti perché questo potrebbe essere l'errore nel quale anche noi, parzialmente, caschiamo. Ricordate che, durante la guerra, anche a Vicenza ogni tanto avveniva, da una parte o dall'altra, una decimazione. Supponiamo che qui ci fosse un gruppetto di una sessantina di persone: è successo che è stato ammazzato un militare tedesco, e allora: "O dite chi è il colpevole e puniamo quello, o altrimenti ne uccidiamo dieci". E allora mettevamo tutti in fila e sceglievamo dieci persone: uno, due, tre, quattro, cinque... tac! Uno, due, tre... tac! “O esce il colpevole, o accusate chi ha commesso il fatto, o se no uccidiamo questi dieci". Capitava questo! Questa decimazione, cari, c'è per tutti noi che siamo qui dentro. Sulla fronte di ognuno di noi sta scritta l'ora; può darsi che proprio per oggi sia stabilita la mia ora! Hai compiuto oggi diciotto anni? La tua ora è finita... un colpo al cuore: paf! Queste cose continuano a capitare fuori, nel mondo: noi un pochino siamo fuori dal mondo, ma potrebbero capitare, figlioli.

MONDO

ESEMPI novissimi

NOVISSIMI eternità

Albino Tomasi era, all’epoca, novizio.

Nel testo registrato si ascolta la risposta: “Penso trentatre”.

Don Ottorino nomina di seguito il novizio Ugo Gandelli, Roberto che non si riesce ad individuare, e l’assistente Vinicio Picco.

Monsignor Costantino Luna, vescovo di Zacapa in Guatemala, era molto amico di casa.

MI98,6[26-10-1966]

6.Domandate al nostro caro Albino “Per piacere, Albino, quanti anni ha tua zia?”. Ed è là che sta morendo! Trentadue, trentatre anni... io invece quell'età l'ho già passata!
Può capitare a te, caro Ugo, che non hai ancora trent'anni; può capitare a Roberto; può capitare al nostro caro Vinicio. La morte capiterà a tutti: non conosciamo l'ora, ma capiterà a tutti; non dobbiamo scherzare. La luce della morte ci spinge... Ieri mattina parlavamo della preghiera, l'altra mattina della mortificazione, ma la luce della morte ci dà la forza di mortificarci e di pregare, perché capiamo che tutto quello che "aeternum non est, nihil est", quello che non è eterno non vale niente! Se io so che devo morire, so che l'unica cosa che devo portare via è quel po' di bene che faccio. Supponiamo che don Luigi Furlato stia preparandosi per andare a Roma: è da tutta la sera che prepara valigie, prepara valigie, prepara valigie e dentro nelle valigie mette, ad esempio, anche un trapano, una macchina tipografica, una offset, e poi valigie, e valigie e valigie; insomma riempie la stanza di valigie. A un dato momento entra monsignor Luna e dice: "Caro dalla Madonna! Che cosa fai, caro?". "Preparo le valigie per andare a Roma". "Ma, sta attento, caro: con te, in aereo, non puoi portare che una valigetta che pesa venti chilogrammi al massimo!". Arriva il momento che bisogna partire. E allora che cosa succede? Disponendo solo di due o tre minuti finisce per dimenticare a casa il rasoio, il sapone, il pettine... tutte le cose necessarie le dimentica a casa perché ha lavorato tutta la giornata a preparare valigie! Questa è la storia della maggioranza degli uomini che lavorano tutto il tempo della loro vita per fare questo e quello, e non si preparano quella valigetta famosa che è l'unica che si può portare nell'aereo che va verso l'eternità. È una realtà che fa impressione a vedersi: la gente del mondo, per esempio, di settanta, ottanta e anche più anni, è in mezzo agli affari, in mezzo alle cose materiali, e non si preoccupa. "Benedetto dal Signore! Prendi la corona in mano, preparati quella valigetta perché devi andartene via". Mi sembra che non siamo coerenti con quello che diciamo di credere. 4. L’attesa dell’incontro finale con il Signore impegna a compiere il proprio dovere

NOVISSIMI morte

PREGHIERA

PENITENZA

ESEMPI novissimi

CONGREGAZIONE amici

NOVISSIMI eternità

MONDO

Il riferimento è a Aldo Bernardi, un giovane della Casa dell’Immacolata.

La signorina Nilde Rigon era la responsabile del personale di cucina della Casa dell'Immacolata.

Antonio Pernigotto, che prima di entrare in Congregazione lavorava nella azienda agricola di famiglia specializzata nella coltivazione della vite, si interessava delle viti piantate nella proprietà della Casa dell’Immacolata.

MI98,7[26-10-1966]

7.Aldo , chi è quel famoso ragazzo? Guido de Font-Galland, quando sentì che doveva morire, decise di non studiare più. E allora lo hanno rimproverato, e lui ha risposto: "Se devo morire...". Questo è sbagliato: "Io non studio più, io non faccio più niente perché devo morire!". No! Fino all'ultimo istante dobbiamo fare il nostro dovere, altrimenti, a un dato momento, la Nilde non prepara più da mangiare e allora siamo tutti rovinati, Antonio non va più a piantare viti e così non possiamo più bere un bicchiere di vino! Che succede? Siamo rovinati!
Bisogna che ognuno, istante per istante, compia il suo dovere. Per buona sorte il Signore ci ha tenuto nascosto il giorno della morte, altrimenti, gli ultimi otto giorni vorremmo fare festa. Sì, bisogna che ognuno compia il suo dovere, ma ricordatevi: ognuno pensi che arriverà l'istante in cui morirà, e l'unica cosa che resterà sarà quel po' di bene che ha fatto. Supponiamo che oggi giunga la giornata della mia morte e io debba presentarmi davanti al giudizio di Dio: che cosa mi vale, figlioli miei, che mi abbiano data la medaglia d'oro o la medaglia d'argento, che mi abbiano indirizzato delle belle parole o che mi abbiano indirizzato delle brutte parole? Quello che mi vale è quel po' di amor di Dio che mi ha condotto nella vita, che mi ha fatto affrontare certi sacrifici per amore del Signore, e quel po' di dolore che ho avuto per cancellare i miei peccati. L'unica cosa che io devo avere, figlioli miei, sono queste cose: l'amore di Dio, il dispiacere dei peccati, quel po' di calore che mi ha accompagnato nella vita; il resto vale niente, figlioli, vale niente!

NOVISSIMI morte

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI vari

ESEMPI novissimi

DIO amore a Dio

PENITENZA sacrificio

CROCE sofferenza

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO salvezza delle anime

MISSIONI

DIO

NOVISSIMI inferno

NOVISSIMI paradiso

Cfr. Luca 16,2.

MI98,8[26-10-1966]

8.Figlioli miei, ci rendiamo conto che queste sono le verità eterne, che queste cose dobbiamo predicare? Questo vuol dire quando diciamo: andiamo a salvare anime! Quando diciamo che vogliamo andare in America a salvare quelle povere anime, vuol dire ricordare a quelle creature che siamo creati per la vita eterna, e che dobbiamo camminare sopra la terra usando di tutte le cose di Dio, ma ricordandoci che dobbiamo andare nell’aldilà. E verrà molto presto il giorno che il buon Dio dirà: "Alt! Redde rationem villicationis tuae : rendimi conto del tuo lavoro, della tua giornata!". E quell’ultima giornata sarà il riflesso di tutta l'eternità: come sarò in quel giorno sarò per tutta l'eternità. In quel giorno per me vi saranno due strade solo: o salvezza o rovina!
Figlioli miei, se pensassimo seriamente a queste cose, allora troveremmo la forza per fare un po' di penitenza e per pregare di più, perché, ricordatevi, senza penitenza e senza preghiera non possiamo salvarci l'anima. Guardate, e qui vorrei insistere, che si può andare all'inferno senza avere commesso peccati mortali contro la legge di Dio, ma facendo peccati di omissione. Una mamma, per esempio, che non ha educato bene i suoi figlioli; una mamma o un papà che non ha fatto niente per educare i suoi figli cristianamente, senza avere fatto peccati contro la purezza, senza avere bestemmiato e pur andando a Messa tutte le feste, può capitare all'Inferno. Un sacerdote, un parroco per esempio, un vescovo - guardiamo se c'è qualcuno che prega: "Chissà se il Signore mi dà la grazia di essere vescovo! Quando sarò... Chissà che possa essere vescovo!" - può andare all'Inferno senza commettere peccati mortali, perché c'è questo peccato mortale, quello di non compiere bene la nostra missione. E allora qualcuno dice: "Beh, faccio a meno di andare prete, almeno, così me la cavo!". Non può essere quella la volontà di Dio, magari? Qualcuno fuori nel mondo dice: "Ah, io non voglio avere responsabilità...". Ma se Dio te ha date, le responsabilità, non puoi togliertele. Se Dio ti ha creato per essere papà di famiglia, per educare quattro o cinque figlioli, non puoi cavartela. Il papà di Santa Teresina del Bambino Gesù non poteva dire: "No, io non accetto di essere papà!", perché Dio aveva già prestabilito che nella Chiesa di Dio ci fosse una stella che si chiamasse Teresina e facesse luce a tante anime, e fosse di esempio e incitamento a tante anime. Il papà di Santa Teresina non poteva esimersi da questo, e non poteva esimersi da portare la croce di perdere la moglie e di rimanere solo, e di avere l'altra croce di andare a finire, poverino, in una casa di cura perché mezzo matto, e di accettare... Amici miei, ognuno deve assolutamente portare la sua croce perché siamo qui sopra la terra!

PREGHIERA

PENITENZA

NOVISSIMI inferno

PECCATO

PECCATO omissioni

FAMIGLIA mamma

SACERDOZIO prete

PASTORALE parroco

FORMAZIONE educazione

CHIESA Vescovo

ESEMPI fedeltà

ESEMPI vocazione

VOLONTÀ

di DIO

MONDO

FAMIGLIA

CHIESA

MI98,9[26-10-1966]

9.Mi sembra di avervi già raccontato di quella persona, con la quale mi è capitato di parlare, che mi diceva così: "Io ho tanto pregato il Signore prima del matrimonio perché la mia strada era il matrimonio; ho tanto pregato il Signore che non mi desse una croce. So che bisogna portare una croce perché siamo sulla terra, e bisogna portarla; è da sciocchi non volere portare la croce! Penso, però, che non sarei stato capace di portare una croce, cioè quella di avere una moglie con la quale non fossi andato d'accordo. Avere la pena di non andare d'accordo, la pena di non essere capiti, è un tormento tremendo. E allora, prima del matrimonio, per un paio di anni, ogni sera dicevo la corona; inginocchiato vicino al letto dicevo la corona perché la Madonna mi liberasse da questa croce e ottenesse dal Signore di non avere questa croce: mi mandasse qualunque altra croce, ma non questa croce. E adesso sono più di vent'anni che sono sposato: posso dire che sono vent'anni che recito la corona ogni sera per ringraziare la Madonna di non avere avuto questa croce. Non posso lamentarmi delle altre croci perché quelle ho potuto portarle senza sforzo, ma il Signore mi ha liberato da questa croce. E poiché vedo che tanti miei amici ce l'hanno, ringrazio proprio il Signore che mi ha fatto questa grande grazia".
Figlioli, non si può andare avanti così, da piccoli, senza pensare a queste cose! 5. Conclusione

FAMIGLIA matrimonio

CROCE

AUTOBIOGRAFIA

PREGHIERA rosario

MARIA mediatrice

ESEMPI Maria

Don Ottorino si diverte a nominare qualcuno dei Religiosi più anziani: Ulisse Salin che si trovava a Crotone e Livio Adessa che aveva iniziato il corso teologico dopo una esperienza all’Istituto San Gaetano di Asiago (VI).

MI98,10[26-10-1966]

10.Ora mancano cinque minuti. Io vorrei che ciascuno, senza dormire in questo momento, si mettesse a meditare: la morte, figlioli, la morte fa mai un po' di impressione? Cioè, in altre parole, siamo abituati, qualche volta, a metterci a letto alla sera e dire: "Se dovessi morire questa sera? Se questa sera dovessi morire, se questa notte dovessi svegliarmi dinanzi al giudizio di Dio, avrei niente da cambiare, sarei contento della mia giornata, delle mie preghiere? Ho pregato proprio come voleva il Signore? Di me, Gesù, direbbe: "Sì, sono tanto contento di te, della tua comunione, della tua visita al Santissimo..."? Potrebbe dirti che sei proprio un bravo ragazzo, hai fatto meditazione, hai pregato, sei stato fedele? Sarebbe contento di me?". Fa paura pensarci. Provate a mettervi a letto alla sera, e prima di spegnere la luce dite: "Signore, se dovessi morire questa notte, dimmi un po', saresti contento di me, della mia giornata? Che cosa mi diresti nell'incontro?".
Figlioli, queste verità bisogna pensarle! Non si può andare avanti alla leggera e non pensarci, perché il giorno arriverà, arriverà. Quando guardo indietro, vedo che nel mio paese c'erano tante altre persone: sono scomparse tutte, morte tutte, morte tutte... Qualche volta vado in seminario con la mente, e comincio a ricordare: monsignor Scalco, monsignor Volpato, monsignor Snichelotto, professor Bolfe, professor Fantin, monsignor Zilio... dieci, dodici, quindici persone, e giù, giù, giù... il professor Filippini... e giù, giù... scomparsi tutti! Il seminario è cambiato completamente! Questa cosa mi fa impressione, sapete! Verrà il momento che alla Casa dell'Immacolata si dirà: “Povero don Ottorino, don Aldo, don Guido...”. I più giovani diranno: "Quanti sono scomparsi!". Fra alcuni anni, quando vi troverete insieme, commenterete: "Ti ricordi? Ulisse, Adessa, poverini : erano là... uno è morto mangiato dai pesci, quell'altro di qua, quell'altro di là! Poverini! Quell'altro in un incidente d'auto, quell'altro in aereo, quell'altro... guarda, guarda, guarda!” Ecco, per pensare alla morte io ho cominciato in questa maniera, e ricordo che trovavo gusto a fare così: li mettevo in chiesa, nel coro della nostra cappella e cominciavo: mons. Rodolfi, mons. Roveran... A un dato momento non ci stavano più e ho dovuto fare due file e fare anche il giro perché erano tanti i preti morti che conoscevo. Ultimamente ho aggiunto anche mons. Franchetto, mons. Adda, l'arciprete di Sandrigo, eccetera, tutta gente con la quale ero in comunicazione. Sono partiti: partito, partito, partito...! A un dato momento ci sarà anche il "partito" nostro! Finché capita agli altri è una cosa, quando capita a me, per me è finita per sempre: se sono santo, lo sono per tutta l'eternità, e se sono un mascalzone, lo sarò "in saecula saeculorum. Amen!". Se morissimo oggi, come saremmo? z1 novembre 1966

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI giudizio

PECCATO esame di coscienza

EUCARISTIA comunione

EUCARISTIA adorazione

GESÙ

VIRTÙ

impegno

PREGHIERA i cinque minuti della sera

PREGHIERA meditazione

AUTOBIOGRAFIA

AUTOBIOGRAFIA seminario

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

ESEMPI novissimi