2 Questa mattina, la meditazione... se sia il caso di stabilire... con la grazia di Dio, ringraziando il Signore, abbiamo superato abbastanza bene... Però c'è una cosa... cioè se fra un anno lui fosse sacerdote... Il primario me ga assicurà che con la grazia di Dio l'intervento è stato secondo i postulati. Però importa un po' di convalescenza, ma, comunque... Domani potrebbe stare coi novizi. Cosa vi pare? Siete d'accordo voialtri, no? Chissà se il maestro dei novizi domani, magari in America Latina, magari a Buenos Aires, chissà dove... Si dice: "Impara l'arte e mettila da parte".Però resta questo: che ci sono alcune cose che per sé xe robe piccole, come può essere un piccolo neo. Vero, signor maestro dei novizi? Una cosa che per sé è un polipo, può essere una cosa... le medie, il seminario minore... abbiamo esaminato se ghe gera quello o questo... se quello xe andà a finire nel sangue, non ghe xe niente da fare, no?Amici miei, sono tutte cose che tante volte si attaccano al nostro corpo e... "Principiis obsta", altrimenti quando si ricorre alla medicina è troppo tardi. Sono cose che se si curano da principio possono essere un raffreddore, se non si curano, se si strapazzano, il raffreddore diventa una brutta malattia, come capitò alla sorella di mio papà... è degenerata in una tisi ed è degenerata in un tumore. Chiaro? Cominci col prendere un forte raffreddore, strappazzarti quando hai il corpo che non va bene, cominci a non farci caso... A un dato momento ti prendi un'influenza, dal raffreddore vai a finire alla tisi, dalla tisi passi al sepolcro, come è capitato a mia zia, neanche a vent’anni, qui da Anconetta.Ora, vedete, nel campo del nostro corpo noi siamo preoccupati, non ci accorgiamo, perché abbiamo sentito dire, perché abbiamo visto, perché... Di solito siamo preoccupati. Quantunque qualche volta bisognerebbe preoccuparsi un po' di più, no? Perché tante volte non si fa caso: "Per quella roba lì...". Ma, sa, sentendo... di solito si è preoccupati.Ora, vedete, vorrei fare un parallelo questa mattina con lo spirito. Noi possiamo, senza accorgerci, non essere preoccupati perché non vediamo, non tocchiamo con le mani, non abbiamo la possibilità di vedere, diremo, se c'è il cancro, non sentiamo un dolore, non vediamo un qualche cosa di apparente esternamente che può essere, che so io, un foruncolo o qualcosa. C'è però un qualche cosa. E vorrei anche dire questo: che di solito tutti abbiamo un qualche cosa che, se non curiamo a tempo, può degenerare, e può degenerare in una forma tremenda, può degenerare non portandoci al sepolcro, ma...
MO346,3 [23-04-1971]
3 Supponiamo che Battista, approfittando della confidenza o meglio... della fiducia che gli concede la Teresina, approfittando de questo, no, quando va a tagliare la carne, all'insaputa de tutti, va lì e beve un bicerin alla volta; prima un bicerin picolino picolino, poi un pochetin più grande, e dopo in fondo la scudela, va bevare la graspa con la scudela. E naturalmente con grande danno "contra Giorgium", vero, che, poareto, se vede partire, una al giorno ogni mattina, de quelle bottiglie famose. Amici miei, ricordeve ben che un alcolizzato non diviene alcolizzato perché una volta ha straripato un pochino; diviene alcolizzato perché piano piano, piano piano, si abitua all'alcool.Ora, vedete, nel campo spirituale è proprio così. Non è perché uno commetta una mancanza grave che diviene domani... proprio sull'orlo lì della morte, si porta sull'orlo della morte spirituale. Quante volte qui o nell'altra chiesa io vi ho detto: a me fa meno paura uno, un religioso che ne commetta una di grossa grossa. A un dato momento cosa succede? Che Marco va a Crotone, o meglio va in Romagna a trovare là suo fratello, sta lì tre quattro giorni, e dopo un po' di tempo ti mandano a dire che ghe xe un "Marchetto" che sta camminando in giro par de qua e par de là. Te capissi cosa che vojo dire? Naturalmente, viene qui piangendo Marco: "Cosa vuole? È stato così, che me son incontrà... xe sta un caso, xe sta 'na "Marchetta", eccetera, me son incontrà". Va ben, un momento di debolezza. Mi, caro Dario, andiamo piano, mi meraviglierei meno, mi meraviglierei meno che succedesse che Marco porta a casa un "Marchetto", vero, - così moltiplichemo le vocazion almanco, no? - che non qualche cos'altro. Lasciamo stare lo scherzo, ma guardate che è più pericoloso qualche cos'altro che non una mancanza grave.
MO346,4 [23-04-1971]
4 In genere, in tutti questi anni ormai che sono in mezzo, non a voi, ma alla casa, perché trent’anni fa voi non c'eravate, almeno alcuni di voi, e ho visto una cosa: le gravi mancanze non sono state motivo di disastri. E sono capitate, sono capitate. Ho visto alcuni, che oggi stanno lavorando in modo meraviglioso, piangere le loro mancanze, i loro sbagli, i loro errori; ma non sono state quelle che hanno rovinato una vocazione, una vita cristiana. Sono le piccole cose non curate, appunto perché sono piccole, trascurate, come un raffreddore, perché se ti capita una febbre a quaranta, se ti capita un qualche cosa così, di broncopolmonite, ti metti a letto per forza, non sei capace di stare in piedi: ma è quel raffreddore, che tu credi sia una stupidaggine da niente, è quello che porta alla morte di solito nel campo spirituale. Non è la grande caduta che tu piangi, che tu dici: "Ma che bestia che sono stato!".Ricordo una volta un chierico, che non era dei nostri qui, quanto ha pianto con me, quanto ha pianto: "Che cosa ho fatto! Come è capitata una roba così? Go ancora da capire". E dopo anni e anni che è prete, quando lo incontro ogni tanto: "Ma go ancora da capire", e piange di nuovo, dopo anni che è prete, anche non molto tempo fa che l'ho incontrato. Perché? Perché insomma ha capito: è stato un momento di debolezza.Pietro: "Flevit amare; exiit foras et flevit amare". Pietro chissà quante volte durante la sua vita si sarà domandato: "Ma come ho fatto? come ho fatto? come ho fatto?". Giuda invece, siccome teneva la cassa, e la cassa gaveva un busetto, no... è stato lì, attraverso quel busetto, capissito, Bepi, attraverso quel busetto.
MO346,5 [23-04-1971]
5 Non è uno che mi vada un bel giorno, perde la testa e ti va a prendere in cucina una bottiglia de graspa e el se imbriaga lu con tutto el so gruppo: "Va ben, go sbaglià, go sbaglià!", ma xe quel che me roba un bicerin al giorno. perché ogni giorno fa un atto di volontà e dice: "Voglio rubare". Capissito, Battista? Ogni atto... ogni giorno fa un atto di volontà e dice: "Non mi interessa di Dio, non mi interessa della legge, delle disposizioni, voglio... voglio...". Non è un voglio in un momento che dopo ti porta mal de stomego, no, come che è capitato a Piergiorgio quando che gli è capitata un'ulcera: "È stata una bottiglia di graspa, è capitata l'ulcera; pazienza, ho sbagliato!", fa un po' di penitenza la sua ulcera, no? Ma, ma è quella piccola mancanza... Ora, vedete, bisognerebbe che ognuno di noi avesse il coraggio di guardare dentro se stesso e avesse proprio la forza di dire: "Anch'io ho un qualche cosa dentro di me che può degenerare".Vedete, se noi facciamo l'esame di coscienza, di solito guardiamo quelle cose che insomma sono gravi, quelle cose che insomma apparentemente mostrano di essere più gravi, e sono veramente, “realiter”, le più gravi, in se stesse: uno commette un peccato impuro, uno manca di carità, uno non compie bene il suo dovere... insomma realmente dice: "Qui insomma son sta un lazzaron! Non ho fatto bene il mio dovere, io mangio il pane a tradimento". Un altro manca di carità, o ha criticato alle spalle uno, o qualche cosa... insomma, ci si accorge subito se si commette una cosa di questo genere qui, si dice subito: "No, non lo dovevo... Son stato un vigliacco: io col mio compagno parlar male del terzo, mentre che in faccia non avrei il coraggio di dirglielo, e lo dico così". "Ma è vero!". "Non importa! Io non avrei piacere di essere trattato così". Queste cose le vediamo di solito, di solito le vediamo.Invece, guardate, forse siamo portati tutti, sapete, per natura, il sottoscritto compreso, a non guardare quelle piccole cose che sembrano piccole, ma dovrebbero essere curate più di quelle grandi cose lì, perché sono legate tra loro da un vizietto, da un piccolo vizio, che piano piano, piano piano, piano piano, ti porta ad essere un alcolizzato, ti porta ad essere un impuro, ti porta generalmente ad essere un superbo, un egoista. Generalmente prima passa l'egoismo e dopo passa l'impurità: novantanove per cento dei casi di queste malattie sono piccoli polipi di egoismo, che poi degenerano piano piano in un egoismo perfetto e arrivano all'impurità la più perfetta possibile. Vero?Se noi analizziamo, per esempio, le cadute dei preti, delle suore, e dei papà e delle mamme di famiglia, cioè dei cristiani, praticamente vi accorgerete che in fondo c'è una dominante, una dominante che è proprio quella che piano piano ha portato a quel disastro.
MO346,6 [23-04-1971]
6 Quando voi per il passato, parlo ai più vecchi, se vedevate forse don Ottorino reagire in un modo villano, forte, eccetera, contro qualcosa che a voi sembrava una stupidaggine, voi capite chiaro, voi capite chiaro, che lo facevo perché vedevo in quella stupidaggine non una cosa che poteva essere curata così... e anche non curata, ma che vedevo lì un qualche cosa che era legato a un filo e che poteva degenerare.Per esempio, vedere uno, per esempio, che ha un foruncolo piccolo qui, e che io dubito che sia domani un pericolo, e continuo a dirgli su: "Vai all'ospedale, vai a farti vedere!". "Mamma mia, par 'na baleta qua... Cossa vuto che sia!". E magari l'altro che ha una gamba mezza sota e... e quello non ghe digo niente. "Che testa che ga don Ottorino! Mi par 'na roba qua... a quell'altro nol ghe dise gnente, a quell'altro nol ghe fa gnente". Quell'altro ga zugà el balon, se ga gonfià la gamba, e adesso ghe toca far penitenza fin ch'el se metterà a posto, no? Ma quello so che nel giro di poco tempo el ghe penserà sora come zugare un'altra volta, sennò el porta pazienza un'altra volta, no? Ma qui, qui c'è una cosa che se lui aspetta troppo, va là, el medico manda a casa un bigliettino: "Non ghe xe più gnente da fare!".Ora, se per il passato, dico, e anche il presente, tante volte faccio il cattivo con piccole cose, posso sbagliare la diagnosi fin che volete, ma preferisco sbagliare la diagnosi con dieci foruncoli e salvare l'undicesimo, piuttosto che sbagliarli tutti undici. Capite chiaro, no? È affetto e amore questo. Quando voi mi vedevate fare quelle scene, un po' dure qualche volta, che naturalmente io sapevo che portavano come conseguenza il distacco del cuore da parte di chi le riceveva, ma era l'affetto così grande per voi, per le anime, per il Cristo, che accettavo anche questo pur di salvare una vocazione, salvare un cristiano, pur di darvi la forza e mettere il naso dove forse il demonio non voleva che lo metteste. Perché? Perché sapeva che avrebbe persa la battaglia lui.
MO346,7 [23-04-1971]
7 Ora, adesso ormai avete raggiunta un'età che questa operazione dovete farvela da soli. Vedete che io adesso in questi ultimi tempi non reagisco in forma forte, anche perché ho visto che qualcuno di voi ha preso le cose sul serio e ha capito che bisogna a un dato momento... Dagli avvicinamenti che ho con qualcuno di voi mi rendo conto che siete impegnati, buona parte di voi, su questo punto qui. Ma guardate che qui bisogna che vi impegniate sul serio. Adesso qui non si tratta di arrivare allo scrupolo, ma si tratta di avere la coscienza che bisogna affrontare un pochino una ricerca di noi stessi nell'intimo, per vedere quelle cose che assolutamente dobbiamo estirpare, e naturalmente estirpando quelle facciamo crescere le altre. Perché, vedete, far crescere certe virtù che sono in noi e anche certi doni naturali che sono in noi... guardate che tante volte si fanno crescere in forma indiretta, togliendo i parassiti. Perché questi difetti che sono piccoli apparentemente, guardate che di solito sono dei parassiti talmente grandi che fermano anche la personalità un po' esterna, quelle che sono le doti esterne; riducono il giovane, tolgono un pochino la bellezza giovanile a voialtri qualche volta, tolgono anche quella forma gioiosa, gaiosa, quel crescere naturale.Vi ricordate quelle piante che avevamo in cortile, e qualche volta c'era qualchedun de quei bai, no, che dentro, grossi, faxeva un buso là... tutta la pianta ne soffriva. Robe piccole per sé, insignificanti... Cosa xelo un piccolo buco così a confronto de una grande pianta? Ma, pure, uno così è sufficiente per poter creare una disfunzione, far morire una pianta. Quante volte ho sentito dire da don Aldo: "Varda quelle piante lì: o le curè o sennò... O copè quei bai o sennç... la pianta more”. Un piccolo insetto, che poi diventa un po' più grande, a un dato momento può far morire una pianta.E guardate che tante volte non è necessario che il difetto divenga tale, che appaia esternamente. Tante volte in noi può esserci un difetto piccolo piccolo, e che si conserva esteriormente piccolo; per cui dinanzi agli altri uno può apparire più santo di un altro. Quell'altro magari ha un difetto esterno: cossa vuto, quello xe un villan... qualche cosa... eccetera. Mentre un altro c'ha una fine superbia, un fine egoismo, che non si vede, non si vede; però se tu lo esamini in fondo, più che tu, lui si esamina a fondo dinanzi a Dio, deve concludere: "Guarda, onestamente io cerco me stesso. Dico che cerco Dio, faccio vedere esternamente... anzi qualche volta inganno me stesso, credo di cercare Dio, credo di cercare la gloria del Signore, e invece praticamente sto cercando quello che mi piace, sto cercando quello che mi serve, sto facendo un piedistallo per me, così, umano, senza accorgermi."
MO346,8 [23-04-1971]
8 Ora, vedete, io qui non mi riferisco a nessuno, guardate, perché se vedessi adesso apparentemente una cosa così glielo direi; non gli direi a uno se el se imbriaga una volta, ma se vedessi che l'altro va a prendere i bicchierini di nascosto glielo direi, sentirei il bisogno di dirvelo. Questa mattina non è qui che vi dica questo per dire: "Varda, Ugo, che ti te ghe questo e questo e non go el corajo de dirtelo". Vi dico questo perché ognuno di noi, me compreso, dobbiamo a un dato momento metterci dinanzi a Dio e con l'aiuto del padre spirituale e con l'aiuto dei compagni, che in questo caso valgono spesso di più del padre spirituale perché vedono, ci vedono da vicino, con l'aiuto anche dei superiori, dei fratelli maggiori che sono in mezzo a noi, dobbiamo ricercare proprio questa dominante negativa che ognuno ha dentro di sè, ricercarla dentro di noi per correggerla, per tenere sempre un missile pronto, basta premere un bottone. E non che a un dato momento scoppia qualche cosa e tu hai il missile rivolto da un’altra parte... Fin che tu giri, tu sei già morto.Guardate che ho visto più di una morte in trent’anni di sacerdozio, provocata da questi insetti interni, che sono le passioni... In fondo è la passione dominante, no, che ci porta al vizio dominante. Ora, io direi, guardate che ci dovrebbe essere una preoccupazione, ma proprio una vera preoccupazione da parte dei singoli per dire: "Io voglio assolutamente scoprire me stesso". E se uno di voi, guardate, se uno di voi in questo momento, dinanzi al Signore dicesse: "Beh, grazie a Dio, mi pare di no", ecco, io dico, guardate: quello è più ammalato degli altri, perché non ho ancora trovato io un'anima che lavori sul serio e che non conosca, che non abbia questo. Perché io, io conosco benissimo il mio: e vi dico mi fa sudare ancora. So, se io non lo curo... se io lo lascio andare, allora non mi fa sudare niente, ma se io continuo a metterci l'occhio lì, io mi accorgo che influisce tremendamente in tutte le mie azioni.
MO346,9 [23-04-1971]
9 Voi sapete, voi sapete, che adesso arriverà la sviluppatrice fra non molto, e a Luino ci hanno detto che ci vuole un apparecchio... Toni, cosa se ciamelo, caro? "Piaccametro", che brutta parola, no, che serve a misurare l'acidità dei bagni. Perciò al mattino, al mattino, prima di partire, bisogna misurare l'acidità di tutti i bagni, eventualmente correggere.Ora, vedete, ognuno di noi dovrebbe avere un piaccametro e mattina e sera misurare l'acidità dei bagni: vorrei dire, spesso dovrebbe misurarla anche durante le azioni. Fatta una predica, fatta una confessione, avvicinata un'anima... col suo piaccametro, regolato secondo Dio e che guarda in modo particolare l'influenza che ha avuto la passione predominante nei riguardi di quell'azione, con onestà dire: "Quanto è che ha influito quella mia passione predominante in questa mia azione?". E se il piaccametro segna acidità superiore al normale, chiaro, allora io devo dire: "No, questo non piace al Signore".Ora, non andiamo a casi pratici perché non voglio fare nessuna allusione a nessuno, perché dovrei farla a me stesso; ma mi pare, ecco, che bisognerebbe che noi, se vogliamo prendere sul serio la nostra missione apostolica, che è appunto missione di aiuto ai fratelli per raggiungere Dio, bisognerebbe che prima ci rendessimo conto cosa vuol dire raggiungere Dio e che prendessimo sul serio la nostra salita verso Dio. Guardate che in questo punto non siamo mai, mai, mai sicuri. Qui non si tratta di mettersi in un timorismo, torno a dire, in uno scrupolo... Guardate che la passione predominante non è mai a posto: è un cane non morto, legato a catena, e perciò ogni tanto bisogna controllare la catena. Non si deve aver paura; a un dato momento tu hai dominato la tua passione, non devi aver paura. Però, sapere che c'è un cane, che hai un cane in casa e che deve essere controllato. Uno che ha fatto un infarto ha un po' di riguardo. Vero, Raffaele? Perché, sa, lui ha fatto due infarti, due infarti.Uno che ha visto la sua debolezza, anche se non è caduto in peccati gravi, ma ha visto che la sua passione predominante l'ha portato lì fino all'ultimo orlo, deve dire: "Piano! È capitato già due volte, tre volte in vita mia; e potrebbe capitare la quarta volta e potrebbe essere la mia rovina". Se, per esempio, domani il caso della purezza, un giovane, per esempio, che ha perso un po' la testa di qua e di là... arrivato a cinquant’anni, sessant’anni, sposato, con famiglia, deve stare attento, deve dire: "Può capitare a sessant’anni che io rovino la mia famiglia, vado insieme con un'altra donna"; come è capitato ultimamente quello di novant’anni che ha chiesto il divorzio. Sapete, no? Ha la moglie, ottantaquattro anni, lui ne ha novanta - me l'ha detto un avvocato - e ha chiesto il divorzio, perché, sa... divorziare. Capite... cosa vuoi, è così. Non state illudervi, dire: "Sono arrivato a una data età, e basta: la mia passione è terminata, l'ho uccisa, con la grazia di Dio, con l'aiuto di Dio". State attenti, che le passioni dominanti non muoiono. Possono essere legate, possono essere... sembrare morte, ma bisogna vigilarle fino al giorno della morte, perché sono i nostri punti deboli, sono quei punti saldati, no, punti saldati della nostra costruzione. E allora io posso dirvi questo: quante volte ho visto, sempre nel campo confessionale, questi ritorni di fiamma! Quante volte ho visto delle lacrime! "Pensavo... pensavo... sì, da giovane mi è capitato qualche volta". "Ma, se gala curà poi?", o "Se galo curà?...". "No, sa, mi pensavo che non ghe fusse più". E invece il momento, l'occasione, il momento debole... Paff, disastro!
MO346,10 [23-04-1971]
10 Ora, mi pare, ecco, siccome noi dobbiamo trattare con le anime, siamo continuamente domani in mezzo a un po' occasioni... - come il medico che è in un ospedale e che è in mezzo alle cose un po' infette - a un dato momento, per non essere travolti, per non essere contagiati, noi bisogna che prendiamo degli antibiotici, prendiamo qualche cosa. Perciò la nostra, direi, passione predominante, va curata con qualche pilloletta continuamente.È quella della superbia? Andrà curata con un atto di umiltà; con semplicità ti metterai dinanzi a Dio ogni giorno: "Signore, tieme la man sulla testa, donami la grazia di essere umile". Basta una pilloletta forse di questo genere qui: un riconoscere ogni giorno della tua vita che se il Signore non ti tiene una mano sulla testa te diventi, non è vero, un superbo.E quella un po' della purezza, per cui senti insomma che è difficile che tu abbia da agire proprio onestamente. Facilmente agisci guardando le persone: perché uno ga... sa, una certa simpatia, e perciò sei portato più dalla simpatia che dall'amore di Cristo. Cari miei, siccome che è umano che uno te piasa de più e uno te piasa manco... Perché può succedere questo, no, che allora quelo che piase de più te ghe de tre bisteche, quelo che te piase manco te ghe de 'na grosta de formajo. Ma el Signore te dixe: "No! Mi te go dà da darghe da mangiare a tutti. Forse quello che ti piace meno aveva più bisogno della bistecca che non quell'altro". E allora, perché tu, distributore dei doni di Dio, non abbia da compiere ingiustizie, ecco allora che tu devi avere controllata la tua passione. Perciò, se uno te piase de più, la natura è natura e non c'è niente da fare; però, sopra la natura c'è un dovere, e devi compiere il tuo dovere.Amici, guardate che... Non state dirmi che voi non siete influenzati dalle passioni, non state dirmi che non avete niente, perché mi direste una bugia. Ho ancora da conoscere un uomo, che ho avvicinato proprio intimamente, che non abbia un qualche cosa che domina dentro di sè, un qualche cosa che può degenerare in modo tremendo.
MO346,11 [23-04-1971]
11 Ora, voi direte: “Ma come si fa? Cosa si dovrebbe fare?”. Qui c'è tutto un lavoro positivo che adesso io avevo messo qui, ma quello lo accenno appena.Cari miei, ci vuole un programma di vita vero e proprio, un programma di vita tracciato con Dio, tracciato col proprio padre spirituale, un programma di vita insomma onesto. Come si va dal medico e ti dà un modo di vivere, una specie... una specie di dieta da seguire, una cura: "Lu, ghe assicuro mi, el starà ben fino a cent’anni; però el beva birra, - campa cent’anni chi beve birra, no? - beva birra ogni giorno; el fa, el me scolta mi, ogni anno el vaga una settimanetta a Montecatini, dopo... lu el staga sicuro, e ogni giorno el fassa questo e questo, lu el staga tranquillo". Ecco, bisogna arrivare a questo punto, a questa piccola... Perché guardate che di una cura... il fegato malato lo abbiamo tutti, questo fegato qui, no?Ci vuole una cura spirituale che non è uguale per tutti: uno può darsi che vada bene la birra, un altro che vada bene il cognac... non c'è niente da fare, non si può dire: "Tutti quelli che son superbi, così...", ma per carità! I mezzi son diversi. Uno basta ch'el magna magari ogni giorno un chilo de pissacan che ghe fa ben, un altro invece un chilo de stracaganasse... Le cure son diverse. Essenziale è che se tu hai quella malattia, devi curarti. E siccome l'abbiamo tutti, vero, bisogna tenerla sotto controllo. È una cosa che va controllata. Uno che è stato in sanatorio; ma per carità! Però ogni anno vada a farsi le radioscopie, si tenga sotto controllo, in modo che se c'è qualcosa, pronti. Non farne un'altra malattia; con semplicità, ma con serietà. Dinanzi a Dio e dinanzi al padre spirituale, con l'aiuto anche dei confratelli, vedere un pochino di tenere sotto controllo il cane, perché è un cane, guardate, che ci può divorare quattro giorni prima di morire, può portare dei disastri proprio... portare dei disastri che dopo sono irrimediabili.
MO346,12 [23-04-1971]
12 Qui c'è un pericolo, ed è questo, quel famoso pericolo: "Cras, cras, cras...", no? I santi invece hanno detto: "Hodie, hodie, hodie...". E cioè, traduciamo per Bepi che non sa el greco, vero? "Cras” vuol dire domani, "hodie" vol dire oggi. Bisogna che... I santi si sono fatti santi facendo oggi quello che avevano stabilito di fare, e non facendolo domani. Gli altri invece hanno rimandato sempre domani. "Eh, doman vo confessarme... Doman comissio... Doman comissio...". Qui si tratta proprio di dire: "Io oggi voglio cominciare. Io oggi voglio vedere dentro di me, voglio cercare con l'aiuto... se non son capace da solo, con l'aiuto di qualcuno che mi dia una mano, senza scoraggiamenti, senza abbattimenti, con lealtà e con sincerità". Guardate che, penso, siccome la vita è tanto breve, che ognuno di voi desideri raggiungere la santità, una santità serena e gioiosa, che ognuno di voi voglia essere un po' uno specializzato nel guidare le anime.Ricordatevi bene che oggi la gioventù in modo particolare si lamenta perché non si trovano dei direttori di anime. Non si può guidare uno su per una scalata di montagna se non si è fatta la scalata prima. Perciò penso che se volete divenire dei maestri, dei direttori di anime, bisogna prima che voi vi convinciate che bisogna salire, che prendiate sul serio piccozza e tutto il necessario e che cominciate la scalata. Da principio se pianterà un ciodo e se farà un passo in avanti e due indrio, se se romperà qualche toco de gamba, ma dopo si avrà la gioia del nostro caro Vinicio de impiantare una bandiera sopra. Dove? Sopra la montagna di Dio.