1.È conveniente, invece che continuare con le solite meditazioni, fermarsi un momentino e leggere così, fermandoci un momentino a meditare, il discorso che il Santo Padre ha fatto ai quaresimalisti e ai parroci di Roma. Lo farei questo perché sono stato commosso qualche sera fa, quando monsignor Dal Grande è venuto qui e si è fermato cinque minuti con me, cioè dalle 6,30 alle 8. Ha detto cinque minuti, e poi ci siamo fermati dalle 6,30 alle 8. E, una cosa mi ha detto: "In questo momento di tanto disorientamento io sento la responsabilità di conservare la dottrina giusta, quella di Cristo, e ho cercato una strada: leggo tutti i discorsi del Papa, ma tutti, e me li medito, ma proprio li peso parola per parola. E cerco - ha detto - di fare un confronto fra quello che penso e quello che pensa il Papa, e voglio, ecco, stare col Papa. Quando vedo qualche rivista, vedo qualche libro, vedo qualche cosa, ecco, cerco la parola del Papa e io mi aggrappo là perché son sicuro che là sono al mio posto. Ci sono dei momenti, - e ve lo dico proprio con la stessa confidenza con cui mi diceva mons. Dal Grande - ci sono di quei momenti in cui si esce un po' disorientati, si viene un po' disorientati, perché tante cose sono presentate in una forma piuttosto speciosa. Primo momento, tu riesci un pochino: cos'è, cosa non è? - ha detto - Ma allora sento la parola del Papa: il Papa dice così, basta! Il Papa mi dice questo; per me il Papa è la voce di Cristo, e io vado avanti per questa strada".Ora, sentite, ci sono tanti che mettono in discussione non solo la voce del Papa, ma anche forse più in su un pochino, più in su. Noi sappiamo che il Santo Padre può anche lui essere uomo, su certe cose può sbagliare, quando che non parla "ex cattedra", eccetera. Ma io preferisco stare con mio papà, è vero, anche se in qualche cosa potesse anche sbagliare.Amici, io direi, ricordiamo quello che è stato stabilito dal nostro Capitolo generale. Non è la dottrina di don Ottorino, di don Aldo o di qualcuno della Casa dell'Immacolata o dell'Istituto a cui mi appello. Il Capitolo generale ha codicizzato certe idee fondamentali, per cui non sono più né di Pietro né di Paolo, sono della Congregazione. Sono cose che ognuno di noi deve vivere e difendere come patrimonio non proprio, ma come patrimonio ricevuto in consegna e in deposito. Perciò lo spirito della Congregazione... Guardate che non si deve dire: "Don Ottorino diceva così". No! È la Congregazione che vuole così, o meglio, Cristo che vuole così da tutti i membri della Congregazione.È stato stabilito nel Capitolo generale che noi dobbiamo improntare la nostra vita sul Vangelo e tenere come linea, come linea, il magistero della Chiesa. È vero? È stato anche insegnato e ricordato che nelle nostre case si deve cercare di leggere la parola del Papa, di vivere la parola del Papa. E guardate, in questa circostanza, il nostro Santo Padre ha parlato proprio ai sacerdoti, ha tracciato una linea per i sacerdoti. E credo sia mio dovere e dovere di tutti fermarci un momentino e dire: cos'è che Cristo, in questa Quaresima, chiede a noi attraverso il suo vicario?
MO266,2 [21-02-1969]
2.Ecco, con questo spirito leggiamo la parola del Santo Padre. Saltiamo la prima parte di esordio e passiamo addirittura..."Il sacerdote nella società contemporanea"."Dobbiamo innanzitutto ricordare alcune idee dinamiche, che percorrono oggi tutta la Chiesa, e che specialmente fra gli ecclesiastici suscitano non poco turbamento. La prima di queste idee riguarda la figura del prete. La si considera quasi sempre esteriormente, nella sua posizione sociologica, nel quadro della società contemporanea, la quale, come ognuno sa, è tutta in movimento, tutta in trasformazione. Il prete, rimasto al suo posto, s'è visto abbandonato dalla sua tradizionale comunità; il vuoto s'è fatto intorno a lui, in molti luoghi; in altri la clientela pastorale è cambiata; difficile avvicinarla, difficile capirla, difficile interessarla alle cose religiose, difficile ricomporla in una comunità affiatata, fedele, orante. Il prete, allora, si è chiesto che ci sta a fare in un mondo così diverso da quello che egli una volta assisteva. Chi lo ascolta. E come può egli farsi ascoltare. Egli si è sentito un fenomeno sociale strano, anacronistico, impotente, inutile, perfino ridicolo. Ed ecco allora l'idea nuova e dinamica: bisogna fare qualche cosa, bisogna osare tutto per riavvicinarsi al popolo, per comprenderlo, per evangelizzarlo. L'idea, per sè, è ottima; e noi l'abbiamo vista germinare dalla carità del cuore desolato del prete, che si è sentito escluso dal mondo storico sociale ed umano, in cui egli doveva trovarsi personaggio centrale, maestro e pastore; ed in cui invece è diventato forestiero, solitario, superfluo e deriso. La incongruenza e la sofferenza di questa sorte si sono fatte intollerabili. Il sacerdote ha cercato ispirazione ed energia nella profondità e nell'essenza della sua vocazione. Bisogna muoversi, ha detto, e riprendere la 'missione'; e talvolta così lo ha detto a scapito anche della celebrazione del culto divino e della normale amministrazione dei sacramenti.Ottima, diciamo, l'idea e segno d'una altissima coscienza sacerdotale. Il sacerdote non è per sè, è per gli altri; il sacerdote deve lui rincorrere gli uomini per farne dei fedeli, e non solo aspettare che gli uomini vengano a lui; se la sua chiesa s'è fatta vuota, egli dovrà uscire 'per le piazze e i vicoli delle città' in cerca della povera gente, e poi ancora 'per le vie e lungo le siepi', e spingere invitati raccogliticci ad entrare. Questa urgenza apostolica preme sui cuori di tanti sacerdoti, le cui chiese sono diventate deserte. E quand'è così, come non ammirarli? Come non sostenerli?".
MO266,3 [21-02-1969]
3.Ora mi fermo un momentino. Non so se prima, perché non l'ho letto intero, l'ho letto dall'"Avvenire d'Italia", non se prima o se poi, comunque poi lo troveremo, il Santo Padre aveva messo una frase molto incisiva: "Il sacerdote è nel mondo, ma non è del mondo. È nel mondo, ma non è del mondo".Ora, vedete, questo uomo di Dio, che si trova improvvisamente che la gente lo abbandona, che i metodi forse bisogna cambiarli, eccetera, a un dato momento è corso in questo pericolo: bisogna correre dietro alla gente! E senza accorgersi è diventato come loro, come loro. E, cioè, è diventato laico, si è laicizzato.Questo, qualche anno fa, andando in America Latina, l'abbiamo visto con don Aldo benissimo: come questi sacerdoti, per andare in mezzo alla gente, si sono laicizzati, e di sacerdote si trovava molto e molto poco.Ora, vedete, mentre leggevo queste parole del Santo Padre, ripensavo a quei discorsi che il Santo Padre ha fatto a Milano ai sacerdoti e a quelle lettere che ha rivolto ai sacerdoti. È una idea dominante nel Santo Padre che bisogna uscire di chiesa, bisogna andare in mezzo alla gente, bisogna - vorrei dire - buttarsi in mezzo alla gente, renderci quasi, guardate, vorrei dire, come lo diceva allora, quasi mimetizzarsi un pochino, proprio mettersi così... Tanto è vero che la prima volta che ho letto quei discorsi, parecchi anni fa, mi sembrava quasi un po'... un po' troppo spinto. "Bisogna buttarsi proprio in mezzo...", così. Ve l'assicuro. E invece vi dico: son pienamente d'accordo, pienamente d'accordo; anche quello che diceva prima di essere Papa: bisogna buttarsi in mezzo alla gente. Però, ecco il pericolo, qui sta il pericolo.Vedete, quando dal cielo è sceso un angelo, San Raffaele, e si è presentato a Tobiolo che stava cercando una guida per andare, mi pare fosse a Razes, no? Bene. Ha visto non un angelo dal cielo, ha visto un uomo Tobiolo; si è presentato in veste da uomo. E quando gli ha chiesto... l'angelo ha detto di sì, lo ha condotto, e gli è stato proprio amico, compagno di viaggio, in tutto come gli uomini. Però, quando c'è stato il pericolo, ha salvato Tobiolo; quando c'è stato il momento di metter via il fegato, eccetera, il cuore, gli ha detto: "Fa' questo, fa' quello!". È sempre stato la guida, prudente, ma non si è mai... si è mostrato proprio come, si è mostrato proprio come...
MO266,4 [21-02-1969]
4.Però, però, esaminando dopo, si è visto che era tutto per gli altri. Quando, arrivato il momento della separazione, il papà e il figlio fanno consiglio fra loro: "Cosa daremo a quel tale? Cosa daremo? In fondo, guarda, mi ha condotto e ricondotto, mi ha salvato la vita, ha ridato la vista a te... Cosa potremo dargli? Chiediamogli se si degnasse di accettare metà di tutte le ricchezze", no? E lo avvicinano. E allora lui dice: "Io ero in mezzo a voi, però, però ricordatevi, sembrava che io mangiassi, ma io non mangiavo. Io sono l'angelo Raffaele, sono venuto mandato da Dio e ritorno a Dio. Ringraziate lui, ringraziate lui. Lui vedeva quando voi facevate l'elemosina, quando seppellivi i morti, eccetera, eccetera. La tua preghiera è stata gradita al Signore e io sono venuto". Ed è scomparso.Ora, vedete, questo è... Questa, si può dire, deve essere la missione del nostro sacerdozio, la nostra missione. Noi dobbiamo essere gli uomini di Dio, proprio gli uomini di Dio, che vivono di Dio. La nostra vita: il tabernacolo. Il nostro momento più grande della giornata: la celebrazione del sacrificio. Si può dire che tutte le nostre ventiquattro ore hanno un centro, come un cerchio: la Messa, la Messa; preparazione alla Messa, sacrifici da portare sopra l'altare, energie da portare ai fratelli. Noi dobbiamo vivere, come abbiamo detto ripetutamente, il sacrificio della Messa. Dobbiamo preparare, come faceva Luigi Gonzava: mezza settimana a prepararsi alla comunione e mezza settimana per ringraziare. Noi abbiamo celebrato i sacri misteri questa mattina, e adesso dovremmo quasi dividere la giornata in due parti: una per ringraziare e una per prepararci. Noi dobbiamo avere una vita, una vita quasi contemplativa, una vita di unione col Signore, altrimenti non possiamo dire di essere i "carmeli ambulanti".Vedete, noi abbiamo rinunciato al mondo, abbiamo abbandonato completamente il mondo, siamo chiusi in una casa che per noi dovrebbe essere un monastero, un cenobio; per noi dovrebbe essere un deserto la nostra casa.
MO266,5 [21-02-1969]
5.Come, vero, per Paolo eremita, per noi proprio dovrebbe essere questo deserto, dove ci incontriamo con Dio, dove viviamo solo di Dio. Siamo proprio i contemplativi. A un dato momento il Signore ci manda fuori, come l'angelo Raffaele discende dal cielo e va per la sua missione. Ah, allora sì! Se noi siamo uomini che viviamo così, che viviamo la nostra giornata, il nostra sacrificio, la nostra preghiera, in modo particolare la nostra Santa Messa la viviamo con questo spirito, allora sì possiamo andare nel mondo e buttarci vestiti in borghese, possiamo buttarci come che vogliamo. Perché? Perché allora noi saremo sempre angeli, noi saremo sempre gli ambasciatori di Dio, i portatori di Dio. Allora sì abbiamo non solo la possibilità, ma il dovere, ma il sacrosanto dovere, ce lo dice il Santo Padre che è vicario di Cristo, di affrontare sistemi nuovi, e anche di arrischiare un pochino, diciamolo sinceramente, di arrischiare, sì!Io sarei ben felice domani che si arrischiasse anche qualche cosa, e anche che si sbagliasse. Però, quello che mi pare che Dio vuole prima: che siamo angeli. Si può rischiare, si può sbagliare, si potrà tentare, amici miei; lo si fa per la salvezza delle anime. Qualche fiasco lo hanno fatto anche gli Apostoli, basta domandare a San Paolo là all'Areopago, no? Qualche fiasco bisognerà anche farlo. Però, amici, quello di essere angeli e di restare angeli, questo è essenziale! Se noi siamo angeli, cioè uomini di Dio, uniti a Dio e ambasciatori di Dio, allora sì, fratelli miei, possiamo anche andare a fare quello che dice il Santo Padre.Vedete, la preoccupazione che io ho nella Congregazione è appunto questa: che bisogna che noi siamo convinti di questa prima parte. Non solo convinti, ma interessati, preoccupati, fortemente preoccupati di questa prima parte. E direi proprio, quelle prime parole del Santo Padre: "Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo", vogliono alludere proprio a questo. Noi, per forza... Non siamo una Famiglia religiosa solo contemplativa; noi siamo chiamati a lavorare in mezzo alle anime, siamo chiamati ad andare nelle parrocchie, vorrei dire quasi a confondersi in mezzo ai fedeli, però a confondersi, ci capiamo... Non perché diventiamo... Siamo in mezzo a loro, siamo un po' fratelli come loro, ma siamo i portatori di Dio, siamo proprio gli araldi del Signore. Vedete, questo non lo possiamo perdere, questa caratteristica, altrimenti diviene un mestiere il nostro; non resta più una missione, non siamo più... Questo non si può mettere in contestazione assolutamente.
MO266,6 [21-02-1969]
6.Continuiamo il discorso del Santo Padre."Ma facciamo attenzione, proprio in omaggio del carattere sperimentale e positivo dell'apostolato. Primo: non è sempre così".Io vorrei sottolineare un altro particolare. Il Santo Padre, vedete, quando fa un'osservazione... Se avete osservato bene, è amante di San Francesco di Sales il Santo Padre; non so se vi siete accorti, ma ha una spiritualità improntata molto a San Francesco di Sales; e una delle arti di Francesco di Sales era questa: di fare una correzione, ma prima fare una lode, no? Il Santo Padre vedete cosa fa? Prima dice bene: "È una roba necessaria, così e così...". E adesso dice: "Però, eh... Però, state attenti". E ho sentito anche ieri in una certa conferenza che il Santo Padre si è incontrato con delle persone. Prima... - erano fuori di ogni grazia di Dio, si direbbe - però lui trova sempre la parte buona, sempre la parte dove si può dire. Ora, questo, direi, anche noi, nei nostri contatti con la gente, nei nostri contatti col prossimo, troviamo... Dopo voi direte: "Ma don Ottorino invesse nol fa mia così". Cosa volete fare? Siamo tutti peccatori, no? Tutti sbagliamo. Ma guardate che se vogliamo salvare le anime, se vogliamo avvicinare i peccatori, se vogliamo essere, insomma, buoni papà in mezzo alle anime, bisogna che sottolineiamo la parte positiva. Ecco, scusate, ma era giusto far vedere che anche il Papa fa così."Primo: non è sempre così. Vi sono tuttora comunità di fedeli straripanti di numero e desiderose di regolare osservanza: perché lasciarle? perché cambiare per loro il metodo del ministero, quando questo è ancora autentico, valido e magnificamente fecondo?".Sono stato alla Montanina di Velo d'Astico alcuni giorni fa, e lì ci sono le indiane. E mi diceva la superiora: "Oggi abbiamo fatto fare il secondo piatto alle indiane. Abbiamo detto alle indiane: “Preparate voi il secondo piatto, preparatelo. Siccome voi mangiate sempre quello che mangiamo noi, è giusto, ma anche noi mangiamo quello che mangiate voi una volta, no?”. E allora hanno messo tanto di quel pepe, tante di quelle droghe! Hanno fatto su delle frittelle... Una cosa! Abbiamo fatto un atto di virtù per mangiarle". E hanno detto: "Sa, ne abbiamo messo molto meno di quello che mettiamo in India, han detto, molto meno". E anzi hanno invitato un giorno i diaconi. Hanno detto: "Potrebbero una volta, una sera, venire i diaconi. E facciamo proprio una Messa, una concelebrazione, e poi facciamo che preparino tutta la cena, no soltanto il secondo piatto, tutta la cena che la preparino le indiane".Ora, state attenti... Vedete, vedete, in India bisogna preparare il mangiare all'indiana; qui in Italia bisogna preparare il mangiare all'italiana, no? Ora, sentite, è giusto certe novità, certe cose, dice il Santo Padre, ma se noi troviamo una comunità, una comunità che vive bene e che va bene, perché vogliamo improvvisamente portarci la chitarra in chiesa, per esempio, quando che vediamo la gente che... parla un'altra lingua? Ecco, direi, direi, mi pare che il Santo Padre sottolinei molto bene. Se ci sono delle persone che parlano il francese, parliamo francese! Ma essenziale è fargli conoscere il Cristo attraverso il francese, no?
MO266,7 [21-02-1969]
7.Non è il caso che in sede di meditazione discutiamo questo, ma mi pare che sia sufficiente quello che dice il Santo Padre, e non siete mica bambini e capite cosa che vuol dire.Dunque: "... desiderose di regolare osservanza: perché lasciarle queste? perché cambiare per loro il metodo del ministero, quando questo è ancora autentico, valido e magnificamente fecondo?".Ci sono certe comunità, per esempio, dell'America Latina col metodo... per esempio, nel Chaco o in altre parti... basta portare le innovazioni della liturgia, fatte bene, regolarmente, ma è ancora validissimo ancora in certi posti: la Messa celebrata bene, con i suoi lettori, fatta bene, quello che è la liturgia. Ma perché dobbiamo fare un passo, esperienze nuove, quando che è sufficientissimo, là, quando che manca ancora la base, piuttosto, del catechismo, son anime sitibonde di...? Facciamo far prima che vivano lì. Mi pare..."Non faremmo torto alla fedeltà di tanti buoni cristiani per tentare avventure d'esito incerto? E, secondo, quando basta aprire una nuova chiesa e accogliere con amorosa premura la gente che vi accorre spontanea ed avida di parola divina e di grazia sacramentale, perché escogitare forme nuove e strane d'apostolato di dubbia riuscita e forse di precaria durata? Non conviene forse perfezionare quelle tradizionali, e farle rifiorire, come il Concilio c'insegna, di realismo pastorale, di nuova bellezza e di nuova efficacia, prima di tentarne altre, spesso arbitrarie e di non sicuro risultato, o ristretto a gruppi particolari e staccati dalla comunione della plebe fedele? Oh! Noi non dimenticheremo la parola di Gesù, che ci raccomanda di lasciare le novantanove pecorelle che sono al sicuro per andare in cerca dell'unica smarrita; e ciò specialmente se la proporzione, come oggi capita in certe situazioni, fosse contraria, quella cioè di una sola pecorella al sicuro mentre novantanove fossero smarrite... - Chiaro? Se sono smarrite si va in cerca in tutti i modi e in tutte le forme - ma sempre il criterio della unità e della completezza del nostro gregge, il criterio dell'amore pastorale e della responsabilità nostra verso le anime e del loro inestimabile valore ci sarà di guida.Bisogna fare attenzione. Il bisogno, anzi il dovere, della missione efficace e inserita nella realtà della vita sociale può produrre altri inconvenienti, come quello di svalutare il ministero sacramentale e liturgico, quasi fosse di freno e d'intralcio a quello dell'evangelizzazione diretta del mondo moderno; ovvero quello, oggi piuttosto diffuso, di voler fare del prete un uomo come qualsiasi altro, nell'abito, nella professione profana, nella frequenza agli spettacoli, nell'esperienza mondana, nell'impegno sociale e politico, nella formazione d'una famiglia propria con l'abdicazione al sacro celibato".Ora attenti, voi direte: queste cose qui sono di altri posti. Guardate che posso dirvi, ma proprio con dolore, che ho sentito non uno, ma parecchi sacerdoti, buoni sacerdoti, ma vi dico buoni, buoni, che mettono purtroppo... Sono stati un po' avvelenati un pochino, hanno forse sentito parlare troppo, hanno forse letto troppo, io non lo so, Dio lo sa, e non voglio giudicare. Eh, scusate... Resta questo, che ho sentito dei buoni sacerdoti, ma, guardate, stimati sacerdoti, a dire che per conto loro insomma la questione del celibato è una cosa che si tratterà di qualche anno, ma insomma il celibato per forza il Papa deve cedere perché... Qualcuno che mi ha detto, mi ha detto: "Sa, non per me, io resterò sempre celibe, ma mi pare in giro...". Qualche altro, ma vi dico ottimo sacerdote, ha detto: "Per me è una cosa assurda, insomma. Io non son capace di digerire il celibato". Ora, preti di trentacinque quarant’anni che ti dicono questo, sa... A un dato momento lo sapevi. Ti sei sposato, no? Eh, scusa, non tradire il tuo matrimonio. Ti sei donato, ti sei offerto...
MO266,8 [21-02-1969]
8.Ora, questo, per esempio, lavorare solo in forma orizzontale, lavorare, dare tanta importanza a questa forma orizzontale e dar meno importanza alla forma verticale, guardate che è facile, guardate che è una tentazione tremenda, sapete! Guardate che potrei io e anche voi caderci a un dato momento: bisogna fare, bisogna fare...E non vi nascondo che a un dato momento in principio anche del mio sacerdozio è stata una tentazione tremenda, perché vedevi tante cose, durante la guerra specialmente. Ma... credevi di esser solo a fare. A un dato momento invece bisogna guardare la lampada del Santissimo e dire: “Siamo in due; e io sono inviato da lui, le mie azioni, sono mandato, sono un po' commesse da lui”. A un dato momento sai, corri di qua corri di là, e insomma credi di esser tu, credi di esser tu. E quasi la preghiera, sì... perché go el breviario da dire...I primi tempi dell'Istituto, durante la guerra, dover far da maestro anche dei ragazzi di officina: meditazione, breviario, lettura spirituale... Come si fa? Insomma, come si fa mettersi là alla sera, cominciare magari il breviario alla sera alle 10,30-11, dopo aver messo a letto i ragazzi? A un dato momento dici: “Ma insomma, ma insomma... ho lavorato per loro, insomma”. L'eresia dell'azione di cui parlava il Chautard, guardate che è una cosa, insomma, è una tentazione tremenda, e ti può prendere a un dato momento. E hai tante frasi della Sacra Scrittura che potrebbero giustificarti, no, che potrebbero, sa, essere applicate, tirate o stiracchiate.Ora, dopo tanti anni di sacerdozio, mi son convinto, cari, che l'opera è di Dio, l'opera apostolica. Quando ti trovi dinanzi a un'anima che è in peccato mortale, quando ti trovi dinanzi a uno che da anni e anni non si confessa, quando ti trovi dinanzi a uno che vuoi mettere in contatto con Dio, se non sei legato alla carrucola non puoi tirar su, non puoi prendere uno e buttarlo su, bisogna che ci sia una carrucola in cima, che ci sia la corda in cima, e tu tiri, tiri. Ci vuole l’azione tua del tirare, ma ci vuole anche la carrucola in cima, ci vuole un attacco in cima, ci vuole un collegamento con Dio. Ora, se noi non abbiamo questo collegamento con Dio, ma continuo collegamento con Dio, non possiamo tirar su le anime. Guardate che minacciamo di fare come un predicatore in una grande cattedrale, che parla dinanzi a un microfono dove manca la corrente elettrica: lui parla, si dimena e non si sente, non si sente; sentono lì vicino, ma non si sente.Ora, la nostra azione è un'azione soprannaturale, è un'azione insieme con Dio, è un'azione di Dio, tutta di Dio, il quale si serve di noi per moltiplicare i pesci, per moltiplicare i pani; dove ci vuole l'azione nostra, completamente nostra, dove ci dobbiamo mettere tutti noi stessi, ma guardate che è un'azione di Dio.
MO266,9 [21-02-1969]
9.Ecco. Io direi, conludiamo la meditazione questa mattina e fermiamoci qui.Il Santo Padre cosa ci dice in sostanza in questa prima parte? Ci dice questo: guardate, amici, che voi siete nel mondo ma non del mondo; dovete essere gli uomini di Dio e dovete spingervi nel mondo, fino alle estremità del mondo, fino alla luna se è necessario, ma essendo sempre gli uomini di Dio.Perciò io direi: durante questa Quaresima sforziamoci, ecco, di essere gli uomini di Dio. E io metterei a fuoco due cose in questa Quaresima. Quello che abbiamo detto ripetutamente, primo: penitenza! Facciamo un po' di penitenza. Ma questa penitenza in preparazione alla Santa Messa, per vivere meglio la Messa. Cioè, ogni mattina, quando ci presentiamo per celebrare i sacri misteri, sopra quella patena, durante la Quaresima, cerchiamo che ci sia qualche cosa. Gli “oremus” della Messa vedete che durante la Quaresima parlano sempre "inchoata ieiunia", parlano di digiuno: "Signore, benedici il nostro digiuno, benedici la nostra penitenza". Come sarebbe ridicolo dire: "Signore, benedici queste mie vesti bianche", e fossi vestito di nero! Cosa vi pare? "Signore, guarda che belle vesti bianche che ho!", e se fossi vestito di nero! Ora, ci presentiamo al mattino e preghiamo il Signore di benedire la nostra penitenza. E allora cerchiamo ogni giorno di offrire qualche cosa al Signore. Voi sapete che queste grazie, la grazia di vivere un po' in carmelo, di vivere un po' in un cenobio quasi nella nostra Casa, la possiamo ottenere da Dio. E allora, qualche cosa, qualche cosa che costi; non vengo qua a suggerirvi... avete il vostro padre spirituale: mettetevi d'accordo. Fate qualche cosa, però. Fate in modo di non dire bugie celebrando la Messa. Vi dico, no fate, facciamo in modo di non dire bugie celebrando la Messa.E facciamo in modo che durante la Quaresima, seconda cosa, di viverla la Messa, di capire con chi ci incontriamo, di capire che celebriamo il sacrificio con Cristo, che siamo noi il piccolo Gesù ogni giorno che deve essere di nuovo crocifisso.Guardate, se ci sforzeremo di far questo, allora potremo essere anche la parola di Dio, perché noi siamo il Cristo che continua, che continua a soffrire e che parlerà agli uomini. Ricordatevi che potremo parlare agli uomini nella misura che noi soffriremo col Cristo, saremo voce del Padre nella misura che saremo crocifissi per il Padre e per i fratelli.