1.Vediamo se è possibile di metterci in contatto col Signore un pochino.Le xe giornate da andar su a Bosco queste, no star qua. No, Zeno, cosa ghin dito? In seminario, luri quando che i vole i fa vacanza e noialtri non poderla fare. Un bel giorno mandarghe dire in seminario: "Gnente scola perché semo 'nda in gita". Se podarìa far così anca noialtri per dimostrare la libertà umana. Ieri Bottegal ha detto: "El diga tre Ave Maria - ha detto - che doman forse i fa vacanza, perché i nostri compagni forse i va in gita". Podarissimo fare anca noialtri: che luri diga tre Ave Maria parchè 'ndemo in gita noialtri.Sentite fratelli: "Cantemus Domino canticum novum". Avete già sentito che il diaconato l'è come un stropolo de 'na bottiglia. Te tenti con le man... dài, dài, dài, el ga comincià a movarse adesso, no? Le bottiglie che le se verxe con la man: e struca de qua e de là... finalmente el comincia moverse una s-cianta. Vegnerà el momento che el s-cioca, vero; stè attenti de non ciapare 'na sbiansada, allora...Perché ieri il venerabile Antonio Bottegal, mio... di cui io sono indegno di essere, vero, il segretariato... come che xe mons. Fanton che l'è l'ausiliato e l'ausiliare... il segretariato. Bene, dixeva, desso anca ciacolon l'è, perché vegnendo su per le scale ghi sentìo che go dito: "Silenzio!", gera lu che ciacolava con coso per domandarghe le fotografie a quell'ora lì, el fotografo là... Beh, attenti, el ga dito: "Adesso che xe rivà sta grazia qua... - el ga dito - Sabo sette preti e adesso questa qua... Adesso, eh, - el ga dito - el se parecia!", el ga dito. Ecco, mi dirìa mejo: “Parecemose!”. Non so se el gapia dito che "el se parecia" o "parecemose", me par che el gapia dito: "El se parecia!"; comunque mi dirìa: "Parecemose!". Però mi fa piacere sentire che da voi è già scontato che prima o dopo le grazie del Signore bisogna pagarle.Se nella Casa dell'Immacolata avessimo capito questo, è già qualche cosa. Non vi pare? Perché sa, almanco... Essere poareti sì, ma onesti, vero; poareti sì, ma onesti. Perciò i debiti pagarli. Sapere che se il Signore ti dà una grazia, o prima o dopo sei disposto a pagarla; sai già che è una grazia di Dio e che bisogna pagarla col sacrificio. Domani vai a confessare, viene un'anima. "Che grazia grande!". Beh, sappi che bisogna pagarla, non sta’ a meravigliarti se poi andando a casa il parroco ti dirà su o ti capita uno scontro o una persona... Devi pagarla, devi pagarla! E se sai che stai pagando, allora sai anche che il sacrificio è minore. Perché, per esempio, se tu hai centomila lire in tasca, a un dato momento tu ti accorgi che ne mancano 60.000: "Orco, le ho perse!". È diverso averle perse, o aver pagà el pan e altra roba in bottega, no? Dice: "Scusa, per forza, ghi n'avevo 100.000, sessanta go vudo da pagare in bottega qua e là; me son comprà, volèa tore una bicicletta e go pagà... Par forsa ghi n'ho quaranta". Ma se i te manca, te li ghe persi, xe diversa la storia. Perciò pagare... soffrire per pagare è diverso che soffrire per niente: persa la sofferenza...E ora partiamo.
MO237,2[09-04-1968]
2.Bene, è la prima volta che ci troviamo riuniti insieme qui dopo... Mi par con i novelli sacerdoti, mi par... sabato sera, ma era tardi e perciò non ho rivolto la parola; adesso non ci sono neanche tutti... Va ben che caso mai la rivolgeremo in altro momento. Soltanto raccomandare ai nostri cari sacerdoti che preghino anche per i poveri vecchi. Le loro preghiere certo hanno già ottenuto qualche cosa presso il Signore. Non è vero, don Paolo? Non so se le Messe sia valide quando che ghe xe le candele spente... speremo de sì. Don Luciano stamattina nol se ga gnanca accorto che el ga dito Messa con le candele smorsà. Quando che l'è rivà verso el Pater Noster son 'nda mi impisarghele, vero? Eh, ma non importa; è laureato in liturgia, vero, Luciano caro! I xe tanto su de giri che non i se accorxe gnanca. Sta’ attento, fiolo! Mi me commovo. Varda che questo è un segno positivo, no negativo per te. Questo, varda... Se fusse da mandarte studiar liturgia, questo te porta su la quota, non te la tira indrìo, vero. Vol dire che l'è talmente pien de fede, de amore de Dio, che nol se accorxe neanche del mondo esterno. Non me meraviglio neanche s'el scumissiasse con l'Ite Missa est.Voi direte: "Ma semo nella Settimana Santa, ghe vorrìa qualcosa altro". Ma c'è un pensiereto qui che me par ch'el vaga ben.Il rosario... Cosa c’entra il rosario con la Settimana Santa? C’entra subito.
MO237,3[09-04-1968]
3."Noi parleremo qui dell'uno e dell'altra indistintamente, né occorre dire che si tratta non di una preghiera puramente vocale, ma di una preghiera pervasa e animata dalla meditazione dei misteri.Fermiamoci qualche momento per scrutarne l'anima segreta e per svelare i tesori spirituali racchiusi nel Rosario così concepito, in questo 'Salterio della Vergine', come l'hanno chiamato diversi Pontefici Romani”.Leggo soltanto tre pensieri.“Prima di tutto, convinciamoci che non ci si chiede di amare la Corona per se stessa, perché ci piace, perché troviamo gusto a sgranare questa catena di Avemmarie. Ciascuno è libero di pensare, lì per lì, che l'interminabile ripetersi delle Ave sia abbastanza monotono e fastidioso, o di lamentarsi delle inevitabili distrazioni che l'accompagnano.Se la Chiesa domanda ai suoi fedeli di attaccarsi alla Corona, evidentemente è perché questa piace alla Regina del Cielo. A noi basta sapere che piace a Lei: nient'altro".E adesso qui va avanti tirando fuori Leone XIII, Pio IX, eccetera, eccetera. Io direi questo: noi sappiamo che piace alla regina del cielo.Perché l'ho tirata fuori oggi? Perché siamo nella Settimana Santa, e vorrei che oggi recitassimo bene almeno una corona, la recitassimo bene per ringraziare la Madonna del stropolo che xe drio vigner fora, e per domandare alla Madonna la grazia che i nostri diaconi siano come i primi diaconi. Chiaro? Per domandare alla Madonna la grazia proprio... non soltanto di avere il diaconato, ma che siano come il Signore li vuole, per preparazione spirituale, per preparazione culturale nel campo apostolico, cioè perché siano come li vuole il Signore; che siano proprio i prototipi come li vuole il Signore. Chiaro? Ora questo noi lo domandiamo alla nostra buona mamma, la Madonna. Perciò, ecco, volevo proprio tirar fuori il pensiero della corona, perché proprio vorrei che la Madonna fosse il punto di arrivo e il punto di partenza: ringraziamento e preghiera.Vedete, in questi ultimi tempi abbiamo sentito tante belle cose sulla liturgia e... questo, tutte quante bellissime cose, no, don Luciano, e siamo d'accordo. Ma vi dico: non abbandoniamo la corona del rosario per questo. Abbiamo sentito tanti che hanno parlato male di questa benedetta corona; abbiamo sentito, si sente in giro anche: "Adesso l'accorceranno, adesso qua, adesso là, adesso su, adesso giù...".State attenti, figlioli. La Madonna è apparsa a Lourdes con la corona in mano. Vi ricordate? Quando Bernardetta ha cominciato a recitare la corona e ha cominciato col segno di croce fatto male, in fretta, s'è fermata la mano, non era capace di muover la mano. La Madonna si univa a Bernardetta per recitare il Gloria Patri, per recitare, là, il Padre nostro, e sorrideva ed era contenta vedendo Bernardetta che recitava la corona. A Fatima è apparsa ancora la Madonna, insistendo per la recita del rosario, insistendo con i bambini...
MO237,4[09-04-1968]
4.Ecco, io direi, fratelli miei, piuttosto bisogna vedere come si recita il rosario.Guardate, ed ecco qui il pensiero di meditazione.Oggi è martedì, i misteri della giornata sono i misteri dolorosi. Il rosario, recitato senza pensare ai misteri, è certo che è una preghiera monotona, una preghiera pesante, è una preghiera direi, direi quasi neanche da farsi, se si fa così, se si fa così... Ma raffiguratevi un pochino, adesso, figlioli... Vi ricordate che abbiamo fatto quella pellicola là dei Salesiani, no, dove si cambia il quadro ogni volta? Quella pellicola, se non lo sapete, siamo stati noi un pochino insistere perché la facessero i Salesiani. Lo sapevate questo? Quando sono venuti qui a Vicenza i Salesiani, proprio quelli che hanno in mano la direzione lì, ho insistito: "Fatene una sul rosario, fatene! In modo che si...". L'hanno fatta, abbiamo ringraziato il Signore. Ho insistito due tre volte io perché la facessero quella pellicola lì. Ora quella... lasciamo stare la pellicola, ma guardiamo la realtà.Per esempio, oggi ci sono i misteri del dolore. Come si dovrebbe fare?Prima di tutto intanto pensare cosa che diciamo: "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo". Vedete, prima di tutto ci vuole questo inno di apertura, questo inno di apertura. È bello vedere, per esempio, nella Messa, prima si canta un inno di apertura. L'inno di apertura, per conto mio, nel rosario è il "Gloria Patri", no, proprio l'inno di apertura. Ma tu il "Gloria Patri" lo reciterai bene se sei abituato alla sera o qualche momentino a fermarti davanti al tabernacolo: "Mio Dio, io credo, Padre..." e te la intendi col Padre, "Figlio" ... e te la intendi col Figlio, e "Spirito Santo" ... e la intendi con lo Spirito Santo. Se tu hai questa comunione con la SS. Trinità, Dio trino ed uno, col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e col tuo Dio, se tu hai spesso questa comunicativa e ti fermi ogni giorno a pensare a questo, allora ti sarà naturale, quando fai il segno di croce: "Nel nome del Padre e pensi al Padre, del Figlio e in un attimo hai la fotografia del Figlio, e dello Spirito Santo".E allora ti sarà facile: "Deus in adjutorium meum intende", pensare a Dio Trinità, e: "Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo com'era in principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen".Ma, vedete, se il "Gloria Patri" non viene detto così, io sono il primo a dire: prendiamo la corona, buttiamola via, non serve a niente. "Gloria Patri...". Certe corone, fratelli, dette su, dette su, ma cosa volete che... Lo so anch'io, dopo ti verrà...
MO237,5[09-04-1968]
5.Diceva anche il testo: "Inevitabili distrazioni". Siamo d'accordo, ma noi dobbiamo fare qualche cosa perché non ci siano queste inevitabili distrazioni. Perché qualche volta: "Ma sa, la corona non sono capace di dirla...". Ma cosa abbiamo fatto per preparare la nostra anima? "Ante orationem praepara animam tuam". Il mistero, per esempio, che viene annunciato così... Quando diciamo la corona da soli, ci fermiamo un pochettino per un po' di composizione di luogo? Per esempio, oggi: misteri del dolore. Detto il "Gloria Patri", ci si rivolge col "Padre nostro"; adesso io non sto qui a fare una meditazione sul Padre nostro perché la capite anche voi, no, questo incontro con il papà: "Padre nostro, che sei nei cieli"; quello ti prepara l'animo, no? Prima saluti la SS.Trinità: l'incontro col Padre nostro... Ma, composizione di luogo...Eccola lì: Gesù nell'orto degli ulivi. Gesù uomo, Dio, ma uomo, che capisce cosa vuol dire morire. Pensate quando che qualcuno ha da andare a cavarse un dente: "Non te sì mia andà?". "Ma, sa, adesso me fa pochetto male, doman...". Bisogna che vegna tanto male per andare cavarse el dente, no? E sì che fanno una iniezione, e sì che... ma, sa, cavarse el dente, sa...Eppure Gesù sa che, non cavarse un dente, ma deve andare a morire. E capite, la natura umana ne sente tutto il peso, no? Lasciarsi prendere, umiliare, flagellare, incoronare di spine, eccetera, eccetera, e lui accetta..."Padre, però se è possibile, se è possibile...". E lì gli altri tre che dormono... Ah! Pensate cosa deve aver sofferto Gesù nel vedere i tre che dormono... la raccomandazione che ha fatto loro di non dormire, di pregare perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole, e si vede abbandonato da tutti! Fatemi un piacere...Se io dovessi domandare questa sera a due, tre di voi: "Per piacere, vi dispiacerebbe venire con me?". Ma, no! Per i vostri capricci magari star su fino a mezzanotte, vi domando un piacere: no!Gesù domanda un piacere... No! Se li avesse condotti a Betania da Lazzaro, tirar fora quattro bottiglie de Gambellara, no, o de Torcolato, certamente non i gavarìa dormìo... una partìa de carte, no i gavarìa mia dormio... però lì si dorme. Guardate che l’è storia nostra, eh, è la storia nostra...Ora, in quella scena lì noi cerchiamo di andare a vedere, insieme con la Madonna. Ora, se le nostre Ave Marie non sono un pochino davanti alla scena di Gesù nell'orto degli ulivi: "Santa Maria, mamma di Dio, prega Gesù lì per noi poveri peccatori, dighe a Gesù ch'el me insegna a soffrire, m'insegna a patire, m'insegna a capire... Fammi capire, Gesù, fammi comprendere, Gesù".Figlioli miei, così la Chiesa vorrebbe che fosse recitata la corona, così la Madonna vorrebbe la recita della corona: meditazione e preghiera.
MO237,6[09-04-1968]
6.Voi direte: come si fa sta cosa? Si fa benissimo, si fa benissimo. Mi porto lì nell'orto degli ulivi, mi fermo un momentino a considerare, vengo con la Madonna a vedere e prego, prego: prima la SS. Trinità, il Padre, e poi prego la Madonna contemplando la scena. Seconda scena dei misteri.Perciò io vi pregherei oggi: fermatevi un istante vicino al mistero... Piuttosto guardate, se avete da dire tre corone, ditene una sola piuttosto, vi dispenso dalle altre due; ditene una, ma ditela bene, proprio meditandola un pochino.Secondo mistero: mistero di Gesù flagellato.Raffiguratevi il nostro Dio spogliato delle vesti, legato a una colonna e flagellato. Guardate che facciamo presto a dire: "Si considera Gesù flagellato alla colonna", ma... vi rendete conto cosa vuol dire flagellato? Vi rendete conto cosa vuol dire un uomo che prende e bastona, bastona, cioè colpisce in modo tremendo il Divino Maestro? E lui là, per i nostri peccati! Scusate, chi può dire: io non c'entro?Guardate, mi diceva ieri... Domenica io ero lì a Quinto, vicino a me c'era don Gaetano e davanti a una tavola c'era una donna e dei bambini, c'erano... una donna: è la cognata di mia zia e ha sette otto figlioli, è rimasta vedova. E giorni fa aveva i tre più piccoli e stava contando la passione, è meravigliosa... vive di fede quella donna, son quelle donne... piena di spirito di sacrificio, stava contando la passione del Signore e i tre piccoli si sono messi a piangere tutti e tre a un dato momento. Quando che è venuta a casa la sorella più vecchia che era andata a lavorare, sono andati vicino i più piccoli: "Seto chi che xe stà a far male al Signore? A semo stà noialtri con i peccati, semo stà noialtri con i peccati". Ecco! Il più vecchio ha fatto gli esami di maturità e adesso è impiegato in Comune, cioè no, nelle scuole, segretario delle scuole di Bolzano, della scuola media di Bolzano. Intanto prende qualche cosa per aiutare la famiglia. Beh, il più piccolo: "Seto chi che xe stà, seto chi che xe stà? Semo stà noialtri con i peccati".Ora, fratelli miei, quando noi abbiamo accontentato il nostro corpo, e chi può dire di non aver mai peccato accontentando la carne? Bisognava pagare; per entrare in Paradiso bisognava pagare; o l'uno o l'altro doveva mettere... E Gesù ha pagato! E quando noi pronunciamo "Gesù flagellato", quaranta colpi meno uno, guardate che forse uno di quei colpi lo abbiamo dato noi, l'ho dato io, o forse anche tutti trentanove. Però come si fa a non fermarsi un pochino, almeno dire grazie un pochino, almanco dire: "Grazie, Signore, che mi hai purificato"?Vedete noi andiamo là: "Ego te absolvo", dice il sacerdote; ovvero "Gesù mio misericordia", e Dio ti perdona. Ma guardate che qualcuno deve pagare. È vero, è vero che Gesù ci perdona, è vero che Dio ti perdona, ma qualcuno deve pagare, e ha pagato lui. L'equilibrio l'ha messo a posto lui. Quel peccato impuro commesso, quella imperfezione, quella miseria... guardate che qualcuno l'ha pagata, e l'ha pagata lui. S'è messo là vicino alla colonna, si è lasciato incoronare di spine, per pagare; quel pensiero, quello sguardo, è stato pagato, figlioli miei. E noi non andremmo in Paradiso se uno non avesse pagato. E allora ecco, il secondo e il terzo mistero ci portano ancora là nel pretorio di Pilato: "Gesù flagellato, Gesù incoronato di spine".
MO237,7[09-04-1968]
7.Eh, cari figlioli miei, qui bisogna pensare ai nostri peccati, non c'è niente da fare! Secondo e terzo mistero, dobbiamo fermarci lì e pensare alle nostre miserie. Non si può andare avanti con la corona così, figlioli miei. Se a un dato momento... bisogna buttarla via la corona, ma se noi la meditiamo in quella forma lì, ricordatevi che è ancora un mezzo di santificazione meraviglioso.Quarto mistero, per esempio: "Condannato a morte, Gesù condannato a morte".Quando penso condannato a morte - bisogna aiutarsi un pochino con la fantasia - io penso spesso a quel sacerdote qua in Italia che è stato condannato a morte, e con la vanga sulle spalle è stato condotto verso il posto dell'esecuzione; arrivato là, gli hanno fatto scavare la fossa e poi giù una raffica... l'hanno ucciso e seppellito. Pensate a questo uomo che porta, attraverso la città, la vanga sulla spalla, per andare a scarvarsi la fossa. Pensate, è successo qua da noi in Italia, no?Pensate al nostro Dio. Viene in mezzo agli uomini per salvare gli uomini, per insegnare agli uomini la via che conduce al Paradiso, e loro te lo condannano a morte e gli mettono addirittura lo strumento del supplizio sulle sue spalle!Ma sentite... Ho l'impressione, vedete, fratelli miei, che ci pensiamo troppo poco noi a queste cose qui. Questo Gesù crocifisso è diventato un oggetto di ornamento ormai nelle nostre case. Forse troppo poco oggetto di meditazione, forse, fratelli, troppe poche lacrime abbiamo versato nella nostra vita dinanzi a Gesù crocifisso. Guardate che i santi hanno trovato la santità, la via della santità attraverso il crocifisso, sapete, ed è stato attraverso il crocifisso che hanno imparato a soffrire.San Paolo: "Conosco uno solo: Cristo, et hunc crucifixum".San Francesco d'Assisi e tanti altri santi.Il crocifisso, figlioli miei! Ma non crediamo di baciarlo il crocifisso, avere un bel crocifisso, qui si tratta che bisogna meditare il Cristo crocifisso. Bisogna accompagnarlo, accompagnarlo in cima al Calvario, fermarsi vicino, parlare con lui e qui abbiamo la Madonna sempre vicina; anche durante la flagellazione, la coronazione di spine, su per il Calvario, possiamo avere la Madonna vicino, dobbiamo averla vicino.La scena, poi, ultima della crocifissione: un susseguirsi, un susseguirsi di particolari, fino all'ultimo: "Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?". Questo “passio” che ormai sappiamo a memoria, questo sentirsi: "Oggi sarai con me in Paradiso. Figlio, ecco tua madre... Madre ecco tuo figlio...". State attenti, figlioli, che non ci siamo abituati troppo a queste cose. State attenti che non lasciamo quella fonte d'acqua viva per andare a cisterne avvelenate. State attenti che non andiamo a cercare in altri libri, riviste, cose che sconvolgono il mondo e non adoperiamo invece il vero ascensore che potrebbe portare noi e anche gli altri in Paradiso, e cioè la meditazione attenta, intima, della passione del Signore.Guardate, vi lascio due o tre minuti soltanto, perché il tempo è passato... Domandiamoci, ma proprio così, da buoni fratelli: questa mattina, per esempio, abbiamo letto il “passio” o ascoltato il “passio”; cosa ci ha detto il “passio” questa mattina? Come l'abbiamo ascoltato? Come una cosa viva o come una cosa che è passata solo? E a conclusione di questi due o tre minuti di meditazione, nei quali io e voi dobbiamo domandare perdono al Signore per la nostra freddezza, la nostra poca buona volontà nel meditare la passione del Signore, alla conclusione facciamo un proposito: oggi vogliamo recitare bene una corona, ma proprio meditando i misteri. Perché? Per ringraziare la Madonna per il dono che sta per arrivare del diaconato, per chiedere alla mamma la grazia per i nostri diaconi.5 maggio 1968