Meditazioni italiano > 1971-1972 > IL VERO MISSIONARIO

IL VERO MISSIONARIO

MI369 [14-3-1972]

14 marzo 1972

MI369,1 [14-3-1972]

1 15 anni fa: sogni missionari.
6 anni fa: poesia.ora: prosa.È l'ora più bella, se si comprende: missionario.Mandato da Dio a far conoscere, amare ed accettare Gesù.Il vero missionario:1) si sente missionario in qualsiasi luogo dove c'è un fratello da amare in Gesù.2) con qualsiasi tempo: sole, nubi, pioggia, tempesta.3) a qualsiasi costo: delusioni, insulti, martirio.

APOSTOLO missione

GESÙ

Don Ottorino partì per il 6° ed ultimo viaggio in America Latina il 14 marzo 1972. Visitò solamente le Comunità del Brasile e dell’Argentina, e rientrò in Italia il 29 aprile, il giorno prima della morte di Lorenzo Centomo.

Allusione ad un intrattenimento organizzato nella festa dell’Immacolata, probabilmente nel 1958, nel quale si immaginava la corrispondenza dei futuri missionari dalle varie parti del mondo. Fra le varie missioni c’era anche la Russia perché in quel periodo, all’approssimarsi del 1960 e dell’apertura del segreto di Fatima, don Ottorino sognava che i paesi dell’est europeo aprissero le porte ai missionari cattolici.

Il primo viaggio di don Ottorino in America Latina, insieme con don Aldo, si realizzò nei mesi di febbraio e marzo 1966, e fu vissuto da tutti come un momento storico e veramente eccezionale per tutta la Congregazione.

Don Ottorino rievoca con qualche rapidissimo accenno le avventure del primo viaggio in America Latina, durante il quale fece tappa a New York ospite di mons. Rettagliata, a Guatemala ospite del vescovo mons. Luna, a Buenos Aires e nel Chaco ospite del vescovo mons. Di Stefano, e infine a San Paolo in Brasile ospite dei Padri Paolini fra i quali si trovava don Elio Baron Toaldo.

MI369,2 [14-3-1972]

2 Partirò quest’oggi per le nostre missioni dell'America Latina, e allora voglio dire una parola sulle missioni.
Quindici anni fa, in una festicciola di famiglia, si cercò di rappresentare come si immaginava il futuro della Congregazione. Ricordo che i nostri cari amici della Casa dell'Immacolata con tanto entusiasmo pensarono di far arrivare lettere dalle zone di missione, persino annunci radiotelevisivi... avevano immaginato missioni un po' dappertutto, perfino a Mosca e in altri posti. Era il tempo in cui si sognavano le missioni e naturalmente, quando si sogna, ci si lascia trascinare dall'entusiasmo, specialmente se coloro che sognano sono giovani ragazzi del corso ginnasiale o del terzo anno della scuola media: sognavano l'avvenire della Congregazione o, meglio, le sue future opere apostoliche. Allora era impossibile avere un'idea realistica delle missioni, raffigurarsi la dura realtà. Specialmente i giovani non potevano senz'altro immaginare la realtà della vita quotidiana nelle missioni. Quello era il periodo dei sogni delle missioni. Serviva molto per affrontare le difficoltà della giornata, dello studio, dell'obbedienza, anche della ricreazione che in quei tempi era obbligatoria e si faceva pensando che bisognava abituarsi un po' alla vita futura.Venne poi, cinque o sei anni fa, la seconda epoca, quando le missioni ci apparvero in un alone di poesia. Chi non ricorda il nostro primo viaggio in America insieme con don Aldo, l'addio nella sala accademica, i disegni, i quadri...? Per noi, allora, l'America era... oltre la luna! Adesso, ormai, arrivano frequentemente lettere dall'America, ma allora una lettera con un francobollo dall'America era una cosa rara. Le prime lettere arrivate dal Guatemala, il primo incontro con mons. Luna che diede un po' di carica a questi apostoli, a questi missionari volanti, e il nostro arrivo a Buenos Aires... Insomma, tutto sembrava un pochino quasi sull'aria di «Arrivano i nostri...».

MISSIONI

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI vita missionaria

MISSIONI

Nella cattedrale di Vicenza, il 4 novembre 1966, avveniva la cerimonia della consegna del crocefisso ai primi dodici missionari della Congregazione destinati all’America Latina.

Mons. Carlo Fanton, all’epoca vicario generale della diocesi di Vicenza e strettamente legato alla Congregazione, in occasione del commiato dei missionari in partenza per il Guatemala legò un filo ad un banco della cappella consegnando il resto del gomitolo ai partenti per indicare il vincolo ideale che doveva tenere uniti i primi missionari alla Casa dell’Immacolata.

Nella poesiola la Vergine Maria è diventata Marietta per esigenze di rima.

Il riferimento è al cap. III del capolavoro di Alessandro Manzoni.

È l’inizio della descrizione della scena commovente di una mamma con il corpicino morto della figlia in braccio a causa della peste, narrata nel cap. XXXIV del romanzo manzoniano.

Don Ottorino allude al racconto vivace e avventuroso scritto da don Vittorio Venturin, con il quale narra un suo viaggio in una zona estrema del Chaco (Argentina), chiamata Impenetrabile per il fitto bosco che la ricopre, per accompagnare il vescovo in una visita pastorale. Il racconto è stato pubblicato a puntate in Unità nella carità negli anni 1970-1971.

MI369,3 [14-3-1972]

3 C'era la poesia: di noi che partivamo, di voi che restavate a casa, e poi la poesia dei primi partenti, il saluto dato loro in cattedrale : l'abbraccio fraterno, il ricevere il crocefisso, la partenza... e poi, in seguito, mons. Fanton, che ha legato una cordicella fissandola ad un banco della nostra chiesa e raccomandato ai confratelli in partenza per il Guatemala di tenersi sempre legati ad essa. Fu anche quello un periodo bellissimo, però di poesia.
Dopo è subentrato il periodo della prosa, il periodo della realtà missionaria. È stata senz’altro l'ora più bella quella della poesia, purché si riesca a comprenderla; del resto, anche rimanendo sul piano letterario, chi legge una bella poesia perché ha la rima può dire: «Che bella questa poesia!», e magari potrebbe essere come quella che un mio prefetto compose in seminario: “Volgo gli occhi al cielo, vedo una nuvoletta, dentro c'è Marietta, che prega Dio per me”: a qualcuno potrebbe piacere questa forma poetica perché alla fine del verso ha la rimetta. Chi invece ha una buona conoscenza della letteratura italiana gode nel leggere una pagina de “I promessi sposi” come, per esempio, quella nella quale il Manzoni descrive Renzo che si incontra con il dottor Azzeccagarbugli e lo ritrae davanti a lui nel disagio di quel momento, la poltrona del dottore con il cuoio accartocciato agli angoli e i poveri capponi in mano a Renzo... Ci sono certe descrizioni! Un altro passo è quello che comincia con le parole: «Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci...». Ci sono delle descrizioni, anche in prosa, che solamente chi capisce l’italiano può cogliere in tutta la sua bellezza.Fra i racconti poetici possiamo collocare anche l'avventura dell'Impenetrabile o qualcosa del genere, ma c'è una bellezza che è quella del compimento del dovere missionario fatto giorno per giorno, ora per ora.Questo appunto io vorrei sottolineare brevemente questa mattina.

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI vita missionaria

ESEMPI missioni

Il termine latino vuol dire: mandato, inviato.

Non abbiamo indicazioni sufficienti per capire chi sia questo missionario, senz’altro uno dei tanti amici di don Ottorino, che da giovane aveva pensato di farsi comboniano.

L’espressione scherzosa di don Ottorino vuol dire che le vecchiette non sono in grado di apprezzare le attenzioni e i manicaretti della suora cuoca.

Nell’esempio don Ottorino nomina Santa Francesca Cabrini (1850-1917), dinamica suora missionaria che dedicò la sua vita agli emigrati italiani, e Santa Maria Bertilla Boscardin (1888-1922), suora vicentina che si fece santa facendo l’infermiera, umile e disprezzata, ma grande nell’amore.

MI369,4 [14-3-1972]

4 Per capire la bellezza della vita missionaria, cioè della missione che è affidata a un povero uomo, bisogna capire chi è il missionario. Certo non è uno che va a cavallo, a compiere grandi imprese e avventure, ma è uno mandato da Dio - «missus» - per far conoscere, amare e accettare Gesù. Io lo definirei così.
Perciò egli non è missionario perché ha o non ha la barba, perché è comboniano o dell'Istituto San Gaetano: è un uomo che ha capito di essere chiamato e mandato da Dio per far conoscere, amare e accettare Gesù.Allora bisogna ridimensionare l'immagine del missionario. Perciò vi presento alcune considerazioni divise, come al solito, tre brevi punti che mi limiterò a leggere soltanto.Prima di tutto il vero missionario si sente tale in qualsiasi luogo dove c’è un fratello da amare in Gesù. Chi ha veramente lo spirito missionario, si sente missionario qui nella Casa dell'Immacolata, nell'Istituto San Gaetano, in Guatemala, a Crotone, all'Isolotto. È indifferente il posto. Dove c'è un'anima che non ama Gesù, il missionario si sente a casa sua; dove c'è un'anima che potrebbe amare di più Gesù, conoscere di più Gesù, egli sente di essere proprio al suo posto, dove Dio lo vuole. Il missionario infatti è uno che ha fame e sete di anime, è uno che ama il Signore e desidera accendere nel cuore del fratello l'amore che arde nel suo cuore.Perciò io direi come quel missionario che una volta mi scrisse una lettera mentre stava salpando per l'Africa e, al porto, durante l’attesa della partenza della nave, si era incontrato con alcuni facchini ed era rimasto qualche ora a discorrere con loro: «Caro don Ottorino, sapesse come sarei rimasto volentieri fermo al porto per far conoscere Gesù. Sono partito perché sono religioso; dovevo partire, ma le assicuro che non mi sarei sentito meno missionario se mi fossi fermato al porto per far conosce Gesù...». Cari giovani, siete venuti qui non per le avventure, ma per qualcosa di più grande: per immergervi in Cristo e per portare Cristo.È giusto sognare, avere un po' di poesia, un po' di entusiasmo, ma guardatevi dall'entusiasmo che non sia quello di Cristo. Non illudetevi! Se non siete capaci di fare i missionari nel posto dove siete, non lo sarete altrove. Se una suora, per esempio, non è capace di fare la missionaria in cucina, e magari nella cucina dell'infermeria dove non ci sono che vecchiette che rispondono poco alla voce dell'artista , non sarà capace di fare la missionaria come la Cabrini. Statene sicuri! Se una suora non è capace di comportarsi come suor Bertilla, non sarà capace di essere madre generale. È impossibile! Perché se non sa soffrire, non sa amare.

MISSIONI vita missionaria

APOSTOLO missione

GESÙ

APOSTOLO chiamata

APOSTOLO salvezza delle anime

GESÙ

Don Ottorino ebbe vari incontri con don Giovanni Calabria, e le parole ora riportate risalgono all’incontro avuto in auto, davanti alla casa parrocchiale di Araceli, quando il santo sacerdote veronese incoraggiò don Ottorino a dedicarsi ai ragazzi poveri mettendo in preventivo croci e difficoltà.

MI369,5 [14-3-1972]

5 Il vero missionario è tale non soltanto in qualunque luogo, ma anche con qualsiasi tempo.
Sul piano fisico, se al mattino, quando apriamo la finestra, vediamo una bella giornata di sole, respiriamo a pieni polmoni e ci viene la voglia di scendere in cortile, fare un po' di ginnastica, muoverci un pochino; se invece vediamo che c'è la nebbia o un tempo carico di nubi, è chiaro che ci sentiamo un po' appesantiti.Ebbene, spiritualmente parlando, ci sono giornate di sole e giornate ora nuvolose, ora piovose o tempestose, e qualche volta anche con grandine grossa.Se io amo veramente il Signore, se sono veramente convinto della mia unione con Cristo, io so essere missionario; anzi, vorrei dire, so essere tanto più missionario quanto più crescono le difficoltà, perché mi sento più vicino a Cristo e a Cristo crocifisso. È una ginnastica che bisogna fare! L’amore a Cristo crocifisso non viene infuso con l'ordinazione sacerdotale o diaconale o il giorno in cui pronunciamo i voti perpetui e facciamo un po' di festa anche con i familiari; questo amore lo dobbiamo assorbire giorno per giorno, accostandoci a Gesù nell'Eucaristia, imparando da lui crocifisso e sacrificato.È facile fare il parroco il giorno dell'ingresso quando tutti, almeno nella maggior parte dei casi, fanno festa, ma farlo quando vien la voglia di scappar via, come tentò un paio di volte il Santo Curato d'Ars che, però, fu fermato dal Signore lungo la strada, è molto più duro: è allora che bisogna saper fare il pastore.Per me è stato preziosissimo quello che mi disse don Giovanni Calabria: «Metti in preventivo tutte le difficoltà, le difficoltà che vengono da tutte le parti perché, ricordatelo, attraverso le difficoltà si può salire a Dio». Le difficoltà le avete anche voi, anche i più giovani tra voi: sono difficoltà di scuola, di digestione, difficoltà provocate da un certo malessere, chiamatele come volete. Ci sono pure giornate di sole, grazie a Dio, ma le giornate di nubi, di pioggia, di tempesta dobbiamo metterle sempre in preventivo nella nostra vita.Il vero missionario non si ferma quando c'è la tempesta, perché le anime hanno bisogno di Dio e bisogna portarlo, Dio, anche a costo di qualsiasi sacrificio.

APOSTOLO missione

ESEMPI Eucaristia

GESÙ

unione con...

GESÙ

crocifisso

SACERDOZIO prete

ESEMPI Eucaristia

PASTORALE parroco

DIO

CROCE prove

APOSTOLO salvezza delle anime

L’accusa di cacciare i demoni in nome di Beelzebul si trova in Mt 12,24; Mc 3,22 e Lc 11,15.

Il tradimento di Giuda è narrato da Mt 26,14-16; Mc 14,10-11; Lc 22,3-6 e Gv 13,2.

Cfr. Mt 10,24-25 e Gv 15,20.

Cfr. Lc 9,57.

MI369,6 [14-3-1972]

6 Infine il vero missionario lo è a qualsiasi costo: a costo di delusioni, di insulti, del martirio.
Bisogna mettere in preventivo le difficoltà. Gesù ha ricevuto gli insulti; quando faceva del bene lo insultavano dicendo: «Lo fa ad opera di Beelzebul». Non solo, ma ha sofferto anche delusioni: basti pensare che uno degli Apostoli lo ha tradito. Infine anche il martirio: fu ucciso innocente.Questa è la strada seguita dal maestro, e questa dev'essere la strada che dobbiamo percorrere anche noi. Il Signore non ci ha detto: «Va’, fatti missionario, ed io ti farò commendatore o senatore o presidente della repubblica». No, no, ha detto chiaramente, ha promesso in premio la gloria eterna, ma attraverso un cammino difficile e duro.Io quindi vi inviterei a riflettere dinanzi all'altare, a pesare le vostre forze, a confidare senz'altro nell'aiuto di Dio e della nostra buona mamma, la Madonna, ma se non ci sentiamo la forza di essere missionari sempre, in qualsiasi luogo, con qualsiasi tempo, a qualsiasi condizione, ritiriamoci.Voi direte: «Che stranezza: siamo così pochi e ci dice di ritirarci!». Sì, vi rispondo, ritiriamoci: magari in un convento a pregare perché, ricordatevelo bene, non è del numero che la Chiesa ha oggi bisogno, ma della qualità. Il Signore vuole uomini fedeli, uomini che lo seguano in ogni luogo. «Sequar te quocumque ieris» , dice il santo Vangelo: «Ti seguirò in qualsiasi parte tu debba andare».E allora preghiamo la nostra buona mamma, la Madonna, per questo. E sarà ciò che anch'io invocherò dal Signore durante il tempo che sarò lontano da voi, per ciascuno di voi.Uniamoci insieme!La grazia di essere missionari così chiediamola per ciascuno di noi, per i nostri fratelli che sono già in missione in Italia e all'estero: il Signore ci dia proprio la grazia di essere come lui ci vuole.E durante questo periodo della mia lontananza cerchiamo di stare uniti anche nel lavoro quotidiano, cioè pensando un pochino gli uni agli altri.E se il Signore volesse che don Ottorino non tornasse più, non perdetevi di coraggio: la strada e la Congregazione non sono mie, ma di nostro Signore.

APOSTOLO

CROCE martirio

GESÙ

sequela

GESÙ

maestro

MARIA la nostra buona mamma

CONVERSIONE esame di coscienza

VIRTÙ

fiducia

CHIESA

PREGHIERA

GESÙ

sequela

APOSTOLO uomo di Dio

COMUNITÀ

confratelli

GRAZIA

COMUNITÀ

fraternità