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IMITAZIONE DI GESÙ NELLA CARITÀ E NELLA SOFFERENZA

MO89[09-08-1966]

MO89,1[09-08-1966]

1..... cioè, riprenderemo gli argomenti di sabato, e cioè... senza baruffe..., e andremo avanti. Però mi pare che già una parte del nostro lavoro, vorrei dire quasi il più importante, è stato sbozzato. Adesso si tratterebbe di concludere con qualcosa di concreto. E cioè: cosa facciamo?
Vi ricordate bene da dove siamo partiti - mi pare sia stato sabato scorso, no? - quando abbiamo detto: noi per arrivare alla carità dobbiamo contemporaneamente.... Cioè non c'è prima e dopo, perché quando che giri l'interruttore si accende la lampadina, no? Tu giri l'interruttore: se funziona, si accende la lampadina. È tale la velocità della luce, della corrente elettrica, che non ti accorgi neanche quando che..., del tempo che passa. Ora se vogliamo accendere la carità tra noi, è necessario che accendiamo il nostro contatto col Cristo. E naturalmente verrà la carità. Allora preoccupiamoci di guardare, più che qualcosa di esterno.... la carità esterna sarà il segno esterno, se abbiamo o no il contatto con Cristo. Parlo di carità, non di amicizia, filantropia... Perché, sa, due amici possono stare insieme anche senza la carità di Cristo. Ma è filantropia. Qui si tratta di una carità che qualche volta costa: stare insieme con quello che non è simpatico, stare insieme con quello che ha una giornata nera, stare insieme con quello che ha bisogno di una mano, saper rinunciare a qualche cosa per amore di uno. Questa è la carità, carità che dona, amicizia che dona. Ora, siccome dobbiamo essere, e qui guardate su questo punto questa sera non ho intenzione di fermarmi tanto perché il tempo è limitato - c'è da disfare una casa e rimontarla da un'altra parte prima di sera, c'è da prepararsi per la gita di domani - ma state attenti che i punti fondamentali sui quali ci siamo fermati i giorni scorsi, o, meglio ancora, ci siamo fermati negli anni scorsi, non devono tramontare perché andiamo in gita o perché abbiamo altri problemi di case prefabbricate, eccetera.

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2.La dominante per cui siamo qui è questa: ci ha radunati il Signore; "in unum congregavit nos Christi amor"; l'amore di Cristo ci ha chiamati dal nostro paese, ci ha chiamati dalle nostre case, ci ha radunati insieme perché potessimo vivere il Vangelo, proprio viverlo. Divenire dei piccoli Gesù, cioè rassomigliare a Gesù in tutti i modi e in tutte le forme. E poi, uniti insieme, dare una testimonianza del cristianesimo affinché il mondo, vedendo la nostra carità, il nostro cristianesimo vissuto, possa credere.
Abbiamo detto l'ultima volta che per arrivare a questo punto, cioè specialmente per avere una sicurezza che questa carità è veramente la genuina carità, è necessario che ciascuno faccia un esame intimo, per vedere se veramente ha il Cristo. Questo è il punto: se veramente ha il Cristo, cioè se veramente vive l'amicizia col Cristo, l'amicizia 'a due'. E qui abbiamo messo un punto interrogativo: come fare? Vi ricordate bene: come fare? Abbiamo detto che mettiamo come punto di leva, sforziamoci di fare ogni giorno la volontà di Gesù, cioè domandiamoci in ogni azione: che cosa farebbe Gesù? Guardate che stiamo ancora cercando, senza cambiar niente dello spirito, un 'quid'. Ho voluto ricordarvelo questa sera, perché vi pregherei, cercate adesso, in questi giorni - i novizi per conto vostro, quelli che vanno in gita, voi assistenti, non so... - se lo Spirito Santo vi dà una linea. Vediamo un po' insieme, un po', se questa può essere la linea che può valere per tutta la Congregazione. Prima che ci separiamo per tornare ai nostri punti di lavoro - gli assistenti al loro posto, gli altri al proprio posto, eccetera - credo che sia necessario che domandiamo questo al Signore, per intercessione della nostra buona mamma, la Madonna. Abbiamo la festa dell'Assunta, una festa grande della Madonna, proprio fra alcuni giorni. Preghiamo la nostra buona mamma, la Madonna, che proprio ci illumini nel trovare un punto che in fondo... sarebbe piuttosto un mezzo per arrivare, perché tutti sappiamo dove dobbiamo arrivare. Non c'è discussione, l'abbiamo detto chiaro e netto, bisogna imitare Gesù per poter domani portare Gesù in mezzo. Perché ognuno deve portare Gesù, e, quando siamo in due o tre insieme radunati, ognuno deve avere Gesù e allora abbiamo in mezzo Gesù. Ora per arrivare a questo ognuno veda un po', preghi il Signore... E vorrei però, prima di concludere questo nostro lavoro quassù in montagna, poter andare giù dalla montagna dicendo: ecco, con l'aiuto di Dio, abbiamo trovato. Penso che siate d'accordo tutti su questo. Don Giuseppe, scusa se non riesci a capire tutto, perché è frutto di una settimana di 'baruffe', vero?, e di lavoro. Credo che potremmo arrivare ad una conclusione: che cioè, bisogna trovare una strada semplice, un motto più che tutto. Per esempio, si tratterebbe di questo - lo dice anche don Guido -, più che una strada, un motto che riassuma quello che, insomma, abbiamo detto la settimana scorsa... Vedere se, per esempio, voi trovate una frase della Scrittura che possa dire: questo è.

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3.Guardate, quello che io vorrei che ciascuno di noi avesse è questo: la preoccupazione, in tutte le sue azioni, di imitare Gesù. E qui siamo con la Sacra Scrittura, no? Cioè, in ogni mia azione: "Cosa farebbe Gesù?". Cambiala: "Cosa vuoi, Gesù, che io faccia?", o "Cosa faresti Tu?". Essenziale è che io devo imitare Lui, ma vorrei che questo Gesù non fosse un Gesù lontano; un Gesù che io ho sempre vicino a me, col quale stringo amicizia, il primo confidente delle mie gioie e dei miei dolori.......
Un domani voi andrete nel luogo di missione e, se non avete Gesù che riempie il vostro cuore, guardate che entra qualche altra creatura. E io sono preoccupato di questo: che ve la intendiate con Gesù. Se voi domani andate in America e, per esempio, capita che non andate d'accordo neanche fra voi, e ci vuole eroismo per andar d'accordo... Può capitare anche questo.... La carità può essere frutto di un eroismo, qualche volta: quattro-cinque, ma ci vorrà magari dell'eroismo per andare d'accordo. Eppure ci vuole la carità. Perché se no il Signore scappa via. Ora, per avere la forza di questo eroismo bisogna che tu, Mirko, per esempio, sia talmente amico di Gesù che quando, supponiamo, don Luigi Mecenero, ipotesi, a un dato momento te ne dice una, o don Piero Martinello te ne dice un'altra e hai l'impressione che tutti la gappia contro de ti, ma qua, là, eccetera, tu possa andare davanti al Signore e dire: "Signore, ecco il tuo Mirko. Vuto impiantarghe un'altra corona di spine, ancora? Dimmelo. Ghi neto ancora?". Capissito? E mentre te si là che te preghi, i vien dirte su parché non te si andà a cena all'ora giusta. Vien là Ferrari: "Ma quando viento a magnare? Quando xe finìo qua, oh?... ca staga qua do-tre ore a spetarte par lavarte i piatti?...". Capissito Mirko? Ecco, può capitarti questo. Vediamola la realtà delle cose, la realtà delle cose è questa; inutile tante storie. E la carità, vardè che la carità poeticamente è una bella roba, ma praticamente chiede sacrificio. E il sacrificio hai la forza di farlo se credi in Gesù, presente nell'Eucarestia, presente in te, e se sei disposto a dare la vita per Lui. Niente da fare: quella è la realtà.

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4.Un mezzo, per esempio, meraviglioso, che abbiamo adottato, sarebbe la meditazione della passione del Signore. Ho visto qualcuno che si è imposto di fare ogni giorno la Via Crucis per conto proprio, più che la Via Crucis meditando le varie stazioni, soffermarsi su due, tre punti della passione del Signore. Abbiamo parlato anche su questo insieme, pubblicamente. Ho visto, per esempio, toccando con mano, che è difficile fare ogni giorno la meditazione sulla passione del Signore e non andare in su. Direi è impossibile.
Per esempio, supponiamo Mirko, tu ogni giorno - prendiamo Mirko dato che abbiamo parlato del Chaco, e abbiamo il Chaco davanti qua, no? - supponi ogni giorno tu fai un po' di meditazione della passione del Signore. Supponiamo ti prefiggessi due o tre punti. Per esempio, guarda, tu ti dovessi prefiggere al primo punto... Ma falla così: ti metti in chiesa, cinque minuti prima di andare a letto, ovvero al mattino e dire: "Io devo ogni giorno, devo fare un po' di meditazione sulla passione del Signore. Fermarmi un momentino a pensare a Gesù Crocifisso". Guarda, noi siamo un bel gruppo qua che lo facciamo. Questa è una devozione particolare nostra, perciò non è una imposizione della Congregazione. Io ho trovato un beneficio enorme da questa roba qui. E qualche confratello che lo fa, ha trovato beneficio. Per esempio, io faccio così, guardate. Al mattino dico: sono stato in Palestina (scusate se ripeto per qualcuno cose che abbiamo già detto, ma penso che sono cose che servono a me e a voi), sono stato in Palestina e so quanto è lontano il lago di Genezareth, cioè il lago della Galilea dove si trovava Gesù, da Gerusalemme. E quanto pesante camminare su quella terra lì. Siamo sotto il livello del mare, là; al lago di Genezareth un sole tremendo, caldo, mica Volhswagen e neanche la Fiat 1.100 vero...., Gesù a piedi, dunque più di 100 chilometri. Adesso pensateci un momentino. Mi raffiguro la scena, il luogo. Dove siamo andati noi ad alloggiare, si premeva col piede un bottone e veniva su l'acqua, sì, del frigorifero, fresca. Ma certo, Gesù non aveva mica la possibilità di premere un bottone e bere l'acqua fresca così. Partito da là, io lo fermo un momentino per strada, lo fermo un istante alla sera; proprio lo fermo; lo lascio partire, e quando lo vedo sudato, stanco, lo fermo un momentino: "Senti, Gesù"... Un momentino: intanto cosa vuole dire 'Gesù'? Gesù vuol dire Dio, Dio. E cosa vuol dire Dio? E per rendermi conto un po' di Dio, guardo in su, per aria: milioni di anni luce, per qualche stella, no? Perché arrivi qua la luce da qualche stella bisogna... Dunque, pensate alla grandiosità dell'universo, tanto per dire cose che possiamo toccare quasi con le mani. Lui, il Creatore che viene in mezzo agli uomini e si fa uomo, per salvare l'uomo che è andato fuori di strada. Lo fermo: "Tu, Dio, uomo e Dio, dove vai?". "A Gerusalemme". "Cosa vai a fare?". "A morire per te".

MO89,5[09-08-1966]

5.Io sfido chiunque di voi che si fermi un momentino lì, e pensi, ma realmente, a Lui: Lui, Dio - e fermati a pensare chi è Dio - uomo, cosa vuol dire per Dio farsi uomo, e intavoli un po' un discorso con Lui e dici: "Ma Tu vai a morire per me, proprio per me, Signore? Ma ci pensi cosa stai facendo?"... "Sì, perché tu altrimenti non potresti andare in Paradiso". Poi va avanti. Guardalo a Gerusalemme: prima di morire istituisce l'Eucarestia; va nell'Orto", abbandonato dai suoi... Se uno si ferma un momentino a considerare questo, ma ditemi un po', cos'è che dirà lui al Signore? "Senti, Signore, d'ora innanzi basta, qualunque sacrificio, qualunque cosa, domandami quello che vuoi. Tu hai dato te stesso. Io mi sono donato. Sono un disgraziato perché, dico, dico di darmi e poi mi tengo qua e là. Signore, fa' un piace, domandami quello che vuoi, quello che vuoi Te lo do.". Poi va avanti un momentino e vedi la Madonna là, che si associa alla passione del Signore. Ma... "Senti, Signore benedetto, perché non hai lasciato tua madre là a Nazaret o da qualche altra parte o a Betania, e Tu, va, muori e va dopo, quindici giorni o otto giorni dopo, va a salutarla resuscitato, no?". Ma chi di noi farebbe patire la mamma? E Lui no: presente, presente là sulla via dolorosa, fino alla crocifissione.
Allora la sofferenza acquista un altro colore. Allora comincio guardare a Gesù: "Ma senti, Tu vieni per salvarmi e muori. Cioè, vieni a patire; ma Tua mamma, Tua mamma, Tu potevi lasciarla da una parte. No, la vuoi socia nella tua sofferenza". Ma allora qua bisogna cambiare ancora discorso, qua. Allora valgono di più i debiti che non fa i milioni in scarsela, vero? Allora vale de più le pache che non fa le caramelle, vero? Vale de più el mal de pansa che non lo star ben. Val di più la stanchezza che non fa l'essere riposati. Val più la fame che non fa el magnare.... Ma insomma, oh.... Se Lui, Dio, viene, e per salvare il mondo sceglie la croce, se per sua madre sceglie la via dolorosa... Ma scusa: mi son vegnù qua per farme prete, son vegnù qua per salvare anime, son vegnù qua per darme alle anime... bisogna che segua quella strada, se no vado fora de strada, oh.

MO89,6[09-08-1966]

6.Allora io, se devo scegliere, devo scegliere il dolore, devo scegliere la sofferenza, devo scegliere il patire. Allora io mi sono fatto prete prima di tutto per collaborare con Cristo per salvare le anime con la sofferenza. E se non la trovo, farò penitenza io. Ecco la penitenza. Perché? Per trovare sofferenza. Farò qualche cosa che mi costi per associarmi a Lui che volontariamente è venuto incontro alla sofferenza; a Lei, che si è associata, la corredentrice del genere umano. Io sono chiamato, anch'io ad essere un piccolo corredentore. Ma in che modo? Con la sofferenza.
Perciò tu, Mirko, tornando al caro Mirko, sei chiamato al Chaco specialmente a soffrire per salvare le anime. Perciò non ti devi meravigliare se incontrerai sofferenze. Ecco la radice della carità. Tu, tu vai con i tuoi confratelli, e un tuo confratello: "Ah, dove sito sta fino adesso?". Un punto di sofferenza: "Grazie, Signore, che mi hai dato modo di soffrire". Gli Apostoli: "Signore, Ti ringraziamo che ci hai resi degni, che ci ha stimati degni di soffrire qualche cosa per Te". Quando sarete bastonati. Ecco la carità. Se alla carità tiri via questa base qua, casca el palco, no? Siccome la vita comune è una cosa soave, ma è anche il massimo martirio, perché sa, dove che xe due, uno pesta i pìe all'altro, diviene, vero?, "o quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum", soltanto se in mezzo c'è Gesù, vissuto Gesù. Il famoso 'Gesù in mezzo' dev'essere un Gesù vissuto dai singoli, cioè ogni singolo uomo deve desiderare di essere crocifisso con Cristo per la salvezza del mondo. Allora è possibile la carità; se no è impossibile, la carità.... Io devo desiderare di annientare me stesso, di vincere il mio egoismo, di vincere le mie passioni, di soffrire, per aiutare Gesù a salvare il mondo con la mia sofferenza. Allora, allora, io non mi accorgo più che uno mi fa un dispiacere, che uno mi pesta, che uno non mi saluta... Io so che ho una cosa sola da fare, da dare, non da richiedere agli altri. Siamo in sei, ognuno dei sei ha un dovere: dare, dare, e si rammarica solo quando non dà sufficientemente agli altri. Ecco la carità. Carità è donazione, è imitazione di Gesù nel dare ai fratelli, nel dare il proprio sangue per costituire la comunità. Ecco, guardate, scusate se... Pensavo di leggere e invece non abbiamo letto niente, vero?, ma penso che servirà questo. Alla radice insomma della nostra comunità ci deve essere questo. Ecco: se voi volete meditare le passione del Signore, meditatela, non vi costringiamo..., ma guardate che, meditatela per cinque minuti al giorno o fate qualche cosa altro, bisogna che vi incontriate come San Paolo con Cristo, e con Cristo crocifisso, altrimenti è impossibile una vita religiosa, è impossibile anche, reverendissimo don Giuseppe, una vita sacerdotale nel clero diocesano. Laudetur Jesus Christus. 16 agosto 1966