INTERESSE PER LE VOCAZIONI E AMICIZIA PERSONALE CON IL SIGNORE
MO340 [08-01-1971]
8 gennaio 1968
MO340,1 [08-01-1971]
1 È stato detto che "partire è un po' morire". Penso che una volta o l'altra partire sarà morire sul serio. Giusto, no? Comunque l'ultima parola ce la diremo martedì mattina; se non vi dispiace anticiperei la settimana ventura la meditazione invece di farla mercoledì, perché mercoledì sarei occupato; invece che farla mercoledì mattina la facciamo martedì, perché mercoledì mattina sarei occupato, a meno che non vogliate venire dove sono io con la testa... nelle nuvole.Certo che questo partire ti lascia sempre un pochino di vuoto, nel senso che si starebbe volentieri con i fratelli dopo l'esperienza fatta su a Bosco di vivere insieme, stare in compagnia, di volersi bene, vedere che, insomma, ringraziando Dio, mi pare che oggi siamo "cor unum et anima una" nel senso che... L'umanità ci sarà sempre: ci sarà la giornata che uno ha il raffreddore e uno è senza, ma, ringraziando il Signore, mi pare che siamo uniti nello spirito, nell'ideale, nel desiderio, ammettendo che c'è la parte umana che una volta tira in su e una volta tira in giù, no? Però, il desiderio di essere tutti del Signore, di essere uno, l'idea chiara di dove dobbiamo arrivare, mi pare che questa ci sia.Ora, ecco, voglio già premettervi questo prima della settimana ventura, perché non so quello che il Signore mi farà dire in quel momento lì: saranno i ricordi, forse il testamento, magari, non si sa. Cercate in questo periodo dell'anno, che è il più importante periodo dell'anno, perché in fondo è un po'... vorrei dire che nell'anno, sia anche per lo studio e anche per la vita spirituale, adesso è l'anno... il periodo del lavoro spirituale, dell'impegno spirituale, cercate di crescere sempre più in quella che è la vita spirituale vera e propria, di unione con Dio, unione fra voi, spirito di fede e spirito di carità. E cercate anche di lavorare con quello che è un pochino togliere qualche difetto, crescere un pochino nelle virtù, non solo interne, ma anche nelle, diciamo, nelle virtù umane, quello che è un pochino il vassoio che è necessario domani per la vita apostolica, aiutandovi gli uni gli altri, correggendovi, aiutandovi con la correzione fraterna, con la preghiera, con la edificazione fraterna: crescete in questo.
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2 E poi, cercate di lavorare, come abbiamo detto con qualcuno e con qualche gruppo, per le vocazioni. Don Venanzio si ripromette in questo periodo, adesso che son terminate le giornate missionarie, di dedicare una giornata alla settimana esclusivamente alle vocazioni. Vorrebbe fare un lavoro a tappeto un pochino, tutte le parrocchie, passare di parroco in parroco ad elemosinare, a vedere se c'è qualche giovanotto, qualche Gianni, qualche infermiere, qualche ragioniere e qualche, vero, disoccupato, qualcuno insomma un pochino che abbia in sé, abbia in sé la chiamata di Dio. Non per andare a scaldare la testa a qualcuno... ma qualcuno che abbia in sé la chiamata di Dio.Al mio ritorno mi riprometterei di dire a monsignor Sartori che non andiamo d'accordo, non andiamo d'accordo: "Perché quando che c'era monsignor Cielo ogni anno veniva qualcuno; due anni che sei rettore tu e non si vede niente, vero? Ora, attento, qua bisogna rompere i patti, altrimenti...". "E allora, cosa posso fare?", dirà. Ecco, io penserei proprio al ritorno di invitare qui quelli del liceo, gruppo per gruppo, per fare un po' il filmino catechistico, spiegare, dopo magari darci qualche patata cotta o qualche cosa d'altro, un pochino... creare un po' l'ambiente. Perciò, direi, riguardo al seminario, se per il passato ho detto: "Siate guardinghi", vi dico adesso: "Siate, no invadenti, ma...", ma guardate che qualcuno del seminario deve venir qui, anche per avere una certa ricompensa per quello che voi date, sì... il peso che portate al seminario andando a scuola là, no?A parte lo scherzo direi: abbiamo bisogno anche di uomini, abbiamo bisogno di santi. A un dato momento si dice che non interessa il numero, che interessa la qualità, ed è giusto. Ma quando siamo d'accordo su come deve essere la qualità, dico: bisogna anche crescere nel numero. E guardate che ognuno di noi si deve sentire responsabile delle vocazioni.
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3 L'ho detto con i più anziani che sono stati su con me: se io all'inizio dell'Istituto mi fossi limitato a lavorare in mezzo ai giovani qui e non avessi cercato qualcuno che mi aiutasse, e non mi fossi preoccupato seriamente di vedere, di avvicinare qualcuno, sa, come mi sono preoccupato per la casa, e mi ha fatto perdere tanti giorni e tante ore, cosicché la mamma mia era preoccupata per questo, mi son preoccupato altrettanto per le vocazioni. Quando vedevo un giovane: “Forse quello... ma a quell'età... forse no...”. Dopo te sentivi... te vedevi che el andava con una tosa, niente da fare! Come padre Pro quella volta, no? I poliziotti che gli sono corsi dietro e lui se ga messo a braccetto a una tosa... "Niente da fare, non l'è mia el padre Pro quello lì?". Io vedevo un giovane, lo osservavo... a un dato momento vedevo che aveva la fidanzata... niente da far, lassemoghela.A un dato momento, digo, bisogna essere preoccupati di questo, non di scaldar la testa a uno, non di far venir dentro qua uno che non ha vocazione, non di dire a uno che è avviato su un'altra strada: "Vieni qua!", ma sarebbe... per vedere qualcuno che effettivamente ha tutti i segni esterni e può averli anche interni di una vocazione.Qualcuno di voi mi ha detto, tornando dalle vacanze, che ha osservato, che si è accorto, eccetera, di qualche giovanotto... Io credo che valga anche la pena, se è necessario, in questo periodo andar a casa qualche volta. Qualcuno può dire: "Io avrei una vocazione". Attenti che non sia una vocazione femminile... ecco. "Andrei a casa ogni settimana per trovar le vocazioni", vero, Adriano? Può darsi, così... Eh, dico Adriano Conocarpo, perché si volta indietro.State attenti, se per esempio vi accorgete che nel vostro paese, o nel paese vicino, c'è qualcuno che potrebbe essere un po'... se siete un po' in dubbio... io penso che valga la pena benissimo dire: "Beh, una domenica pomeriggio, tutta la domenica, un sabato sera, vado a casa e così, quasi per caso m'incontro con questa creatura". Chiaro?
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4 Quando si va a pescare si parte apposta in bicicletta o in macchina con la canna, no, Mario, e si va a pescare. Ora, io penso che anche qua bisogna pescare; e penserei che oltre don Venanzio, che si ripromette una giornata alla settimana, che prendesse un po' anche Mario un po' la situazione... Cioè, tu vai con i Vangeli, specialmente fuori diocesi, lavori un po' fuori diocesi, vedere un pochino, ripassare magari in quei posti dove siete passati, dove che hai visto un pochino.Tutti però siamo impegnati con la preghiera e con qualche sacrificio. E non solo noi; io direi, don Guido, d'avvicinare un pochino anche il Carmelo, d'avvicinar le suore di Bassano... perché questa fosse, per un paio di mesi, un periodo di salita spiritualmente e anche di lavoro per le vocazioni.Pensate che siamo diminuiti un po' di numero adesso: è andato via don Erasmo, è andato via don Antero... insomma cinque, sei, mi pare, insomma, siamo diminuiti. Per carità! Siamo ancora un bel numero, ma se guardiamo i bisogni che ci sono.Anche ieri è venuto qui monsignor Faresin. Lo so che nessuno di voi vorrebbe andar nel Mato Grosso, perché matti ci siamo un po' lo stesso, no? Diventar matti grossi sarebbe ancora di più. Però, lui viene ogni anno, ogni anno dice: "E allora quando? E allora quando?". Va bene!Io penso che anche adesso, andando là, in America, i nostri amici ci diranno: "Ecco, sa... Ci può dare aiuto? Ci può dar aiuto?". Quando è venuto qui don Ugo, qui, una delle prime cose che sperava portar via dall'Italia: portar via uomini. E son rimasti male là in America quando hanno visto che non ha potuto portar via uomini.
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5 E oltre che rinforzare le posizioni dove abbiamo cominciato il nostro lavoro, bisognerebbe un po' domani allargare, perché tante volte è più facile tener su tre missioni vicine che tenerne una sola. Perché più facili i ricambi, facili un pochino... mettere vicino amici: sa, qualche volta è un po' più difficile andare d'accordo con un altro. Beh, si sposta un pochino, finché si trova il punto di equilibrio. Inoltre, quando abbiamo iniziato lì in America, non pensavamo di buttare là una missione così. Si pensava di seguire il sistema di San Bernardo. San Bernardo faceva così quando cominciava i monasteri: piantava uno, quello deve essere come il centro di un cerchio, e poi faceva una raggiera, una raggiera così attorno a quello. Anche noi abbiamo pensato i tre punti dell'America Latina.Anche giù, lì a Crotone, eccetera, di far dei centri. Per esempio, a Crotone, tante volte, Vittoriano, s'è detto che sarebbe bello un domani, a Forgiano, una parte, l'altra. Ti ricordi che abbiamo parlato di quella roba lì. Per farlo diventare un centro, centro d'irradiazione, diciamolo quasi una provincia domani, da dove si incomincia, dove piano piano viene una casa di formazione, eccetera. Ma far questo ci vogliono uomini, ci vogliono uomini. Supponiamo che giù a Crotone potessimo a far domani, prender in mano Forgiano, e lì proprio avere anche una certa disponibilità di personale: averne due, tre, che stanno lì, addetti un pochino alla formazione dei giovani, casa un po' di esercizi, di ritiro, eccetera. Pensi, Vittoriano, che si potrebbe fare, sì o no, secondo te? Far tanto del bene e anche domani la Congregazione, lavorando in profondità con questi giovani, con questi ritiri, eccetera, come a Villa San Carlo qui, si potrebbero avere un domani delle vocazioni locali.
MO340,6 [08-01-1971]
6 Qualcuno potrebbe dire: "Ma, come è possibile avere vocazioni... Può venire qualcosa di buono, per esempio, da Crotone, perché... eccetera, eccetera?". Non dimentichiamoci quello che abbiamo visto, mi pare, alla televisione, quel famoso che ha detto che, che è venuto... che gli Inglesi hanno avuto uno e anche Sant’Agostino che è andato a convertirli... Chi è che ha sentito? Il padre famoso, no? Vi ricordate quella sera? Ora, ricordatevi che ogni terra, ogni terra può dare i suoi santi, basta che sia lavorata e sia lavorata in profondità. Non si può pretendere di andare in una terra e immediatamente portar a casa l'uva, portar a casa il vino. Bisogna prima dissodarla, e ci sono delle piante che danno il loro frutto dopo anni e anni.Se quel vescovo ausiliare di Tel Aviv, di Palestina, di Gerusalemme ha detto: "Io non ordinerò mai prete un ebreo convertito, ma i figli degli ebrei".Don ZENO DANIELE: “Lo hanno fatto patriarca, a proposito”.Aveva il diritto di successione.Don ZENO DANIELE: “È morto l'altro?”.Sì, so che aveva diritto di successione.Beh! Per esempio lui ha detto: "Io farò preti soltanto i figli dei convertiti".Mi ricordo che le suore di Strongoli, lassù, vero, mi dicevano: "Noi abbiamo lavorato - la prima volta che sono andato su - quarant’anni anni. I primi anni sembrava di non raccogliere vocazioni; sì, si faceva tanto del bene. Ma adesso, due, tre all'anno, - dice - due, tre vocazioni all'anno; è una parrocchia. Ma quando? Quando son venute le figlie delle piccole che noi abbiamo raccolte. Noi abbiamo raccolto delle piccole, abbiamo fatto venir fuori delle famiglie cristiane, e quelle piccole figlie, vero, abbiamo due, tre vocazioni all'anno". Anche la madre generale mi parlava con gioia, proprio, delle bellissime vocazioni che sono venute proprio da quel punto lì.Ora, non si può pretendere prendere un ragazzo adesso lì... Qualche momento può venire da dire: "Ma sa, è stato qua uno, è stato l'altro, è andato via, eccetera", così. Non possiamo pretendere, non possiamo pretendere. Però, che aspettiamo a cogliere il frutto magari di quei bambini che vanno all'asilo, che crescono lì, vicino all'altare, vicino ai sacerdoti, vicino ai diaconi, agli assistenti nostri, crescono lì; è una generazione nuova che deve venire. L'altro diceva: "Aeternitati pingo". Anche noi lavoriamo per la Chiesa, lavoriamo per l'avvenire. Ora, lavorando nelle varie zone in profondità, state sicuri che le vocazioni verranno. Sarebbe fare un'offesa al Signore pensar che non vengano le vocazioni anche da quei luoghi.
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7 Perciò, penso, guardate, che come anche le altre famiglie religiose hanno avuto delle bellissime vocazioni in quelle zone, lavorando in profondità, anche noi avremo delle bellissime vocazioni, e si presenterà il momento in cui bisognerà fare una casa di formazione anche in quei luoghi. Ora, tutto questo dipenderà dalla santità nostra, dipenderà dallo spirito che regna qui dentro e anche dal numero. Perché verrà un momento che ci vuole anche il numero, ci vogliono anche gli uomini.Ora, tutto questo per dirvi che dovete sentire il problema delle vocazioni e proprio sensibilizzarvi su questo punto qui; perché qui, guardate, siamo responsabili tutti, e non state a dire: "Ma, a me non tocca!". Siamo responsabili tutti, tutti dobbiamo fare qualche cosa e più di una volta dovete fare l'esame di coscienza e dire: "Cosa ho fatto io per le vocazioni? Cosa ho fatto io per portar dentro qualcuno qui nella casa nostra, per sensibilizzare un pochino qualcuno?". Come si fanno dei viaggi per andar in cerca di beneficenza o per vendere Vangeli, o per combinare qualche affare o per qualche altra cosa, bisogna farne anche per questo. Bisogna far dei passi, bisogna passar delle ore davanti al tabernacolo per domandare luce, per domandare consiglio al Signore, per chiedere. "La messe è molta, gli operai sono pochi: domandate, domandate", ha detto il Signore. E il padrone della messe non può lasciare senza operai.Ora, non possiamo dimenticarci che il mondo oggi ha bisogno di santi. Vedete, oggi, oggi in giro per il mondo vedete questa povera gente che è disorientata, eccetera. Ma vedete dove piove un santo, a un dato momento è come in Palestina quando che hanno impiantato i pozzi dell'acqua a un dato momento è venuto fuori un giardino. Il deserto può essere trasformato in giardino purché ci sia un po' d'acqua che venga fuori. Ora, i santi sono questi pozzi artesiani che scaturiscono nelle varie zone. Ora, se... il padre Lombardi quella volta famosa che ha detto... quando uno ha perso la pelle, no, si prende un po' di pelle buona, si taglia un pochino a pezzettini e si disperde in giro e piano piano cresce la pelle, no? Ha detto si può far un po' così. Ora, vedete, i santi dovremmo noi averne a disposizione e buttarli giù, passar in aereo buttarli giù con il paracadute uno di qua e uno di là, e allora faremmo fiorire questa povera terra nostra.
MO340,8 [08-01-1971]
8 Se Nostro Signore ci ha chiamati qui, ci ha chiamati qui per questo: perché ci prepariamo nella santità ad essere domani seme di altri cristiani. Il sangue dei martiri, vero, era seme per altri cristiani. Il vostro sacrificio quotidiano dev'essere quel sangue che spargete da cui domani nasceranno altri santi e altri cristiani. Con semplicità, affrontiamo la santità proprio con semplicità, senza tante storie, senza tante paure di superbia. Affrontiamola così, vogliamo essere di Dio, come siamo, accettandoci come siamo, con le nostre miserie. Il Signore ci ha creati non con le miserie, ma purtroppo le abbiamo le nostre miserie, e così con semplicità diciamo al Signore: "Così come sono, così, col mio raffreddore o con la mia bronchite, con i miei dolori o con le mie miserie... così come sono, Signore, eccomi qua! Io mi metto nelle tue mani". Abbiamo letto questa mattina, mi pare, quella della moltiplicazione dei pani. L'avete letto anche voi, no? Un paio di pesci: "Date da mangiare voi". "Ma...". "Datene voi, datene voi! Cosa avete là... pochi pani e due pesci... Beh, pronti, qua, tagliamo...".Ora, proprio, il Signore dice anche a noi questa mattina: "C'è bisogno nel mondo? Sì! Beh, date voi, datene voi, datene voi!”. “Ma come possiamo fare?”. “Moltiplicatevi!". Adesso non state tagliarvi a metà... che non tagliemo don Zeno a metà per moltiplicarlo, no? De don Matteo non resta più niente, chiaro! Però, questo dovere della moltiplicazione incombe su ciascuno di noi. Però, prima di moltiplicarci cerchiamo di essere pesci, sforzandoci di essere santi.Premesso questo, possiamo cominciare la meditazione, a meno che, ci sono dieci minuti solo, non abbiate piacere di domandare qualche cosa voi, e rimandiamo ad un'altra volta la meditazione, questa qui. Avete da domandare qualche cosa? Don Zeno, hai qualche cosa? Dato che sono gli ultimi giorni dico... Cosa devo dire, don Graziano, ai tuoi amici là? Devo dire questo, una cosa che dirò è questa: sono stato edificato dello spirito, hai conservato la fede, no? Don Graziano ha conservato... No, sul serio, sono stato contento. Non siete stati contenti anche voialtri? Edificati! Questo lo diremo con gioia.Nessuno ha da chiedere qualche cosa? Diciamo una parolina, così...
MO340,9 [08-01-1971]
9 L'altra volta abbiamo cercato di affrontare questo problema: i nostri rapporti con Dio. E abbiamo visto, mi pare, con la maggioranza di voi, che avvicinare Dio invisibile, spirituale, è una cosa difficilissima, e allora Dio nella sua bontà ha messo un ponte, ha messo un ponte per rendere accessibile il nostro passaggio dalla terra al cielo e questo ponte è appunto Gesù, che essendo vero Dio è anche vero uomo. Noi possiamo vederlo come uomo, e lui ci prende fra le braccia e ci mette a contatto con il vero Dio. Ora, è chiaro che se noi non avessimo Gesù, incominceremmo a pensare a Dio, Dio e lo concepiremmo in forma spirituale, ma avendo la possibilità di pensare a una persona umana, questa seconda persona della SS. Trinità che si è fatta, vero, che ha preso la carne restando persona divina, abbiamo però le due nature... perciò possiamo raffigurarci la natura umana del Cristo. Questo rende accessibile e più facile per noi anche il contatto con il Signore. Siamo arrivati a questo punto.Arrivati a questo punto, il nostro caro autore fa una domanda e dice.«È possibile vivere nell'intimità con Dio qui sulla terra?Si pone, quindi, per noi questa prima domanda: in questo mondo del Cristo accetteremo, forse, di restare anonimi, di essere un numero sperduto nella massa? No, questo non è possibile! Possiamo trovare in questo mondo una intimità personale con lui, il Figlio di Dio, che riesca a soddisfare tutte le nostre aspirazioni a un amore assoluto, alla verità, all'amicizia personale con Dio?Esitiamo a rispondere a una tale domanda, perché la nostra ragione non riesce ad ammettere che noi si possa veramente essere oggetto dell'attenzione di Dio. D'accordo, noi accettiamo di essere salvati da lui, ma fino ad interessarlo? Ci sono stati, ci sono troppi uomini sulla terra e la nostra immaginazione e i nostri sentimenti ne restano disorientati. C'è inoltre la coscienza della nostra nullità, il disgusto di noi stessi, che ci confermano che noi non sapremmo davvero interessare Dio. Ma se Dio ci ha dato una personalità cosciente del proprio io, non è certo per prendersi gioco di noi, e noi sappiamo anche che il nostro completo sviluppo nella visione beatifica sarà il possesso personale, eterno, diretto, limpido della sovrana verità, del sovrano amore, della sovrana bellezza. Se dunque è questo il fine riservato a ciascuno di noi, non è normale che si possa cominciare a realizzarlo già quaggiù?Come è difficile credere a un tale destino, quando si vedono sulla terra miriadi di uomini che, a causa della miseria alla quale sono costretti, non sono in grado di praticare la legge morale più elementare! A maggior ragione non posseggono nemmeno le minime condizioni richieste per dedicarsi alla preghiera contemplativa. Questa situazione è forse per noi fonte di dubbio e di scandalo. La salvezza di ogni uomo e la sua crescita nella carità restano il segreto di Dio; vi sono anime, che sembrano essere chiamate a raggiungere tutta la pienezza dell'amore già quaggiù, mentre ve ne sono altre che non la raggiungeranno che nell'altra vita».E qui adesso comincia, l'ho letto in fretta un pochino... Perché comincerebbe qui il pensiero che m'interesserebbe forte. Cioè, in altre parole, riassumendo in due parole questo: siamo chiamati a un'amicizia personale con il Signore, come fossimo soli. Del resto, quando andiamo in spiaggia, no, ci mettiamo là soli a godere un po' il sole, anche se c'è il vento che ci porta via l'ombrello, abbiamo l'impressione: il sole e io, sono solo, ecco là, non c'è nessun altro. Effettivamente io godo il sole come fossi io solo, no? Ora, se questo è tra il sole e me, pensate se non sarà tra me e Dio. Il mio contatto con Dio, proprio: Dio e me. Lui mi conosce nell'intimità, mi conosce ancora prima che io fossi, e mi conoscerà sempre, no? Ora, bisogna che noi ci sforziamo a raggiungere questo. E qui c'è Gesù che sceglie.
MO340,10 [08-01-1971]
10 «Un'altra fonte di luce sull'argomento che stiamo trattando è il modo con cui il Cristo si è comportato durante la sua vita terrena; sappiamo in effetti che egli ha avuto degli amici; sappiamo che fra i discepoli che lo seguivano, egli ne chiamò alcuni per un compito tanto particolare come quello dell'apostolato o per restargli più vicini. "Va’, vendi tutto ciò che hai e seguimi". Tutti questi furono chiamati a divenire suoi amici. Presso di essi Gesù si è riposato e ha pianto sul sepolcro di Lazzaro.C'erano certo molti uomini attorno a Lui in quel tempo, ma Gesù vero uomo, che conosce il valore e la necessità dell'amicizia non ne ha scelti che un piccolo numero per essere suoi amici. Questo esempio di Gesù non ci è forse dato più per ricordarci che anche nella vita religiosa e sacerdotale noi non potremo fare a meno dell'amicizia? Se, dunque, Gesù s'è scelto degli amici durante la sua vita terrena, perché non dovrebbe continuare a farlo anche ora? Solo la gratuità del suo amore determina una simile scelta».Mi fermo qui. Io penso che qualche volta, proprio, se noi cercassimo di fermarci un pochino a meditare questo, che Dio ci ha scelti e che vuole che diveniamo proprio amici suoi, proprio amici suoi. Qualche volta è così bello vedere due amici che si vogliono bene, vedere anche fra voi qualche volta due che camminano insieme, che parlano insieme, che si confidano le loro difficoltà, è bello, è bello. Piace anche al Signore questo. Ma non vi pare che sarebbe bello se noi riuscissimo stabilire quest'amicizia col Cristo, proprio questa amicizia per cui a un dato momento come il bambino dice: "Varda che ghe lo digo a me mama", vero, o va da sua mamma a confidare un po' tutto, noi riuscissimo con la fede, anche in mezzo all'aridità, anche in mezzo alle difficoltà, ma riuscissimo proprio ad aprire il nostro cuore col Cristo, riuscire a metterci dinanzi al Signore, vedere un pochino chi è lui e chi siamo noi e poi aprire un pochino il nostro cuore così?Ora, è lui stesso che desidera la nostra amicizia, è lui stesso che desidera la nostra confidenza, che ci apriamo con lui, che parliamo con lui. Questo da principio sembrerà una cosa infantile, ma penso che anche i santi, guardiamo Papa Giovanni, se guardiamo quelle anime grandi così, avevano questa confidenza col Signore, sapete, sapevano parlare al Signore. Da principio ci vorrà un po' di difficoltà. All'inizio della vita spirituale i vostri padri spirituali v'insegneranno forse a scrivere e dopo stracciare, magari scrivere a forma di lettera al Signore, a forma di dialogo col Signore, un po' il vostro modo di parlare.Del resto, sentite, ho visto tanti matrimoni durante la guerra si sono combinati proprio così: scrivendosi le lettere senza neanche la fotografia da principio. Ermanno, per esempio, il fratello di don Aldo, si è sposato in quella forma lì. C'erano delle ragazze di scuola che scrivevano ai soldati e... Scrivevano, senza mandarci le fotografie, né niente in principio, per sostenere i soldati, no? Hanno incominciato a scriversi, scriversi, e a un dato momento è arrivata anche dalla lettera, è arrivata anche la fotografia e dalla fotografia è arrivata una corrente, vero, che ha attraversato l'oceano, e dalla corrente, cosa volete, sono venuti fuori anche i bambini, vero, cosa volete... tusi, vero!
MO340,11 [08-01-1971]
11 Ora, pensate un momentino: da principio non ci sarà la fotografia, da principio sarà soltanto un dialogo così, o sarà una parola soltanto, detta a voce o scritta e stracciata con semplicità... "Ma, non son capace". Prendi un pezzo di carta, scrivi qualcosa: "Caro Signore...", e poi stracciala, non da mettere, da pubblicare sui giornali... Detta proprio con il cuore, così, con il tuo Dio. Ognuno deve arrangiarsi un po' secondo la propria natura; quando tu riesci piano piano a parlare con lui, piano piano scatterà anche la fotografia. Arriverà da principio una fotografia fatta con una macchinetta da quattro soldi, sa... che non è tanto bella... dopo verrà anche la fotografia a colori. Certo che la fotografia a colori mostrerà un Cristo crocefisso, un Cristo incoronato di spine, un Cristo che ha offerto se stesso per la pass... E allora tu, ad un dato momento, tu, se lo ami desideri di essere come lui. Ma non possiamo non passare attraverso quella legge un po' dell'amicizia, attraverso la legge naturale dell'amore, dell'affetto, della compagnia, dello stare insieme, del confidarsi in compagnia.Ora, io penso che da qui scaturisce poi quel desiderio di andare in Cina a salvare le anime, di portare le anime all'amico. In fondo l'apostolato è qui: io vado portare anime al mio amico. Il mio amico Gesù vuole che tutti gli uomini siano salvi. Ha dei fratelli che non sono salvi e vuole portare la salvezza e vuole servirsi di me. E allora io son pronto a lasciare la mamma, a lasciare la patria, attraversare il mare, andare al caldo e al freddo, andare in mezzo a amici e non amici: a me non interessa niente, purché io vada dove vuole lui, dove lui, amico mio, ha degli amici che devono essere salvati, ha dei fratelli che devono essere salvati. Impostare, dico, la vita nostra intima e la vita apostolica in questo centro che è il cuore di Gesù.Sia lodato Gesù Cristo!