Don Ottorino, che sempre ha dato moltissima importanza alla santità vissuta e testimoniata in forma comunitaria, tanto da ritenerla indispensabile per il mondo d’oggi, qui invece sottolinea con forza la necessità dell’unione personale con il Signore.
"Il ponte della preghiera" è uno dei punti qualificanti della spiritualità della Congregazione, perché sintetizza plasticamente l’impegno dell’unione con Dio. A questo proposito don Ottorino volle che il maestro Nilo Dalla Barba preparasse un quadro rappresentando un grande ponte sostenuto da solidi piloni, sui quali fece scrivere i momenti di preghiera che devono scandire la giornata di ogni consacrato.
Don Ottorino nomina il maestro dei novizi, che all’epoca era don Luigi Furlato.
MI5,1 [24-04-1965]
1.È importante avere una santità personale , per cui è fondamentale il rapporto fra voi e Gesù; dovete essere voi e Lui, Lui e voi, e basta! Vi dicevo in altro momento, qui in chiesa, che ognuno di noi deve essere un piccolo deserto. Come Gesù aveva l'orto degli Ulivi dove era solito andare, ognuno di noi deve trovare dei momenti nella giornata per fare come i piloni del ponte. Abbiamo parlato del “ponte della preghiera” . Bellissima cosa, santa cosa! Ma se i piloni del ponte della preghiera sono solo momenti celebrati insieme: “Beh, adesso diciamo la preghiera del mattino... dopo andiamo a dire l'ora di terza... poi andiamo a mezzogiorno...”, e fatti macchinalmente, non servono a niente: è un ponte fatto di pali marci. Hai capito, maestro ? Serve l'incontro personale con Dio. Non è sufficiente andare a 'far visita'! “Che vai a fare?”. “Eh, che cosa vuole...”. “Questo popolo mi onora con le labbra...”. Non basta, figlioli, non basta se vogliamo mantenere il contatto intimo con Dio, un contatto autentico affinché la diga non caschi. Fra la vita interiore e la vita attiva ci vuole un contatto con il Signore: ma un contatto intimo e personale con Lui.PREGHIERA
GESÙ
unione con...
CONSACRAZIONE santità
Don Ottorino si riferisce ancora a don Luigi Furlato, forse per l’importanza della sua missione come maestro dei novizi.
MI5,2 [24-04-1965]
2.Se, ad esempio, tu prendi in mano il Vangelo: leggi una parola, e poi parli con Lui. “Signore, Signore, quante miserie! Anche qualche disperazione, Signore: ecco qua, sono tutto tuo, Signore, voglio essere tuo, Signore!”. Questo contatto è fondamentale per noi, e solo pregando si mantiene la carità. “Hai detto le orazioni?”. “Ah, mi ero dimenticato”. “Hai detto...?”. “Mi ero dimenticato!”. “Hai incontrato il Signore?”. “Eh, mi sono dimenticato!”. Non puoi dimenticarti perché è impossibile dimenticarsi quando tu sei continuamente unito a Lui. Ho fatto questa premessa per commentare la prima parola del libro il cui titolo è: “Se un'anima si dà interamente a Dio”. Hai capito, Luigi? “Se un'anima si dà interamente a Dio, Egli la lavora”. Egli la lavora!GESÙ
incontro personale
PAROLA DI DIO Vangelo
CARITÀ
Il riferimento è a don Erasmo De Poli, che all’epoca frequentava il terzo anno del corso teologico.
Il prof. Canton Felice, scultore di Camisano Vic.no, era un amico di don Ottorino e autore di varie sculture e bassorilievi collocati all'Istituto San Gaetano e nella Casa dell'Immacolata.
MI5,3 [24-04-1965]
3.Il nostro caro don Erasmo ha pensato di fare una statua da regalare a don Ottorino per il suo 25° anniversario di sacerdozio: una statua di S. Fermo, alta 50 centimetri. Ma la vuol far fare in un marmo speciale: in marmo di sambuco. Raccoglie un pezzo di tale marmo e va a farla fare da uno scultore, da Canton Felice. Questi, però, gli chiede di portargli davvero il marmo. Poi va a Rampazzo per prendere la figura modello, in modo che sia una statua copiata per bene, e porta il modello nel suo laboratorio. Ogni tanto dice: “Signor don Erasmo, mi porta quel blocco di marmo?”. “Sì, mi sono dimenticato”. Passano otto giorni: “Mi porta quel blocco di marmo?”. Insomma passa il 26 maggio e il blocco di marmo non gli è ancora stato recapitato. Lo scultore ha preparato il modello, si è preso l'impegno, ma se don Erasmo non porta il blocco di marmo la statua di San Fermo non esce neppure per sogno.ESEMPI volontà
di Dio
Don Ottorino si riferisce direttamente a Raffaele Testolin, che era passato dal seminario diocesano alla Casa dell’Immacolata ed era in attesa di iniziare l’anno canonico di noviziato.
MI5,4 [24-04-1965]
4.Ora, figlio mio, tu che hai lasciato il seminario per venire in questa casa, ricordati che puoi andare dal Signore e dire: ”Signore, vuoi far santo Raffaele? Signore, ti raccomando, fammi santo”. “Sì”, dice il Signore. “Fammi santo, salvatore di anime, dammi un cuore missionario!”. “Sì”, dice il Signore. Il Signore dice sempre di sì. Ma un bel giorno dice: “Insomma, me lo dai o non me lo dai questo pezzo di marmo perché lo lavori? Me lo dai o non me lo dai, Raffaele? Perché è inutile che tu venga a chiedermi se ti faccio una statua, se ti faccio santo; è inutile che tu venga a dirmi se... Se confidi pienamente in me, bisogna che a un dato momento tu mi porti quel pezzo di marmo e ti lasci lavorare!”.APOSTOLO distacco
APOSTOLO chiamata
CONSACRAZIONE santo
VIRTÙ
fiducia
MI5,5 [24-04-1965]
5.Quando tu Raffaele, o anche don Erasmo, vai a portare il marmo, osservi Felice Canton che sta scolpendo e dici: “Che cosa mi fa? Oh, ma, io voglio vedere che cosa fa!”. Dopo un altro colpetto sbotti ancora: “Ma, Felice, ma no, me lo rovina!”. Canton ti risponderebbe: “Fammi un piacere, lasciami fare!”. “Ma guardate che cosa sta facendo!”. Senti, a un dato momento, l'altro prende il marmo e lo butta sulla testa a don Erasmo (per fortuna che il sambuco è leggero, non è vero?) e lo manda via: “Se vuoi essere tu a dirigere, lasciami stare: l'artista sono io!”.VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
CONSACRAZIONE disponibilità
MI5,6 [24-04-1965]
6.Ora, qualche volta, c'è Raffaele che si mette nelle mani del Signore, perché prima gli aveva detto: “Voglio farmi santo!”; recalcitra un pochino e poi finalmente decide di mettersi nelle mani del Signore. Quando il Signore comincia a pestare un pochino con lo scalpello o con il martello, allora vuole essere lui a guidare la mano di Dio. Dobbiamo stare attenti, figlioli, perché su questo punto manchiamo tutti. Se io domando a voi: “Volete farvi santi?”. “Sì!”. Adesso che siete grandi gridate con poca forza, ma quando eravate piccoli gridavate “Sìì”. “Santi grandi o piccoli?”. “Grandi”. “Presto o tardi?”. “Presto!”. Adesso, anche voi rispondete le stesse cose: volete farvi santi, grandi santi, presto santi. E chissà quante volte l'avrete detto! Però un momentino, figlioli. Vi siete messi nelle mani di Dio perché vi lavori? Avete lasciato libera la mano di Dio o volete essere voi gli artefici della vostra santità? Volete voi dire al Signore: “Adesso qui, adesso là; adesso giù!”? Potete voi pensare che un pezzo di marmo si presenti all'artista e gli dica: “Adesso qua, adesso là!”? Il marmo non parla!
CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE santità
CROCE
VOLONTÀ
MI5,7 [24-04-1965]
7.Pensate a uno che va a farsi un'operazione e che dica al medico: “Adesso faccia questo... Il dente... e adesso dentro con la tenaglia, e adesso qua e adesso là...”. Il medico gli direbbe: “Allora l'operazione fattela da solo: va’ al tavolo, prenditi la tenaglia e fatti l'operazione! O sono io ad operare o sei tu”. Gli stessi medici che vanno dal dentista si lasciano medicare dal dentista, lasciano fare al dentista.ESEMPI volontà
di Dio
MI5,8 [24-04-1965]
8.Figlioli miei, esaminiamoci un pochino su questo punto, e vedrete quante volte noi abbiamo impedito alla mano divina di lavorare su noi perché ci siamo fatti un concetto nostro della santità, un ideale nostro, come la pensavamo noi e non ci siamo messi interamente nelle mani di Dio, aspettando che Dio ci lavorasse come voleva Lui! Don Luigi, adesso andiamo dalla teoria alla pratica: è vero o non è vero questo discorso? A volte ci si fa un ideale: “Io mi vedo così e così”. Se il Signore mi lavora secondo il mio ideale, tutto va bene; se invece il Signore, a un dato momento, cambia tutto, la cosa non va più bene.GRAZIA
CONSACRAZIONE santità
Don Ottorino usa scherzosamente il nome di Minchione, che indica abitualmente una persona sciocca, ingenua e credulona.
Don Ottorino scherza ancora con don Luigi Furlato, allora maestro dei novizi, mentre don Aldo De Antoni era vicario generale della Congregazione.
MI5,9 [24-04-1965]
9.E allora brontolamenti a destra, brontolamenti a sinistra, e non sai che il Signore, attraverso gli eventi, attraverso le circostanze, attraverso anche la perfidia degli uomini, ti lavora, ti pesta, per cavare quel capolavoro che Lui solo conosce e che Lui solo può ricavare da te. Ah, figlioli miei, ecco perché ci sono pochi santi sopra la terra: perché abbiamo fatto noi il disegno, ce lo siamo fatti noi, qui, nella nostra testa, il disegno di quello che vogliamo essere, e abbiamo sognato come quel tale: “Poi sarò prete, poi sarò monsignore, poi sarò vescovo, poi sarò Papa e mi chiamerò Minchione I”. Purtroppo andiamo facendoci noi il disegno: “Mi piacerebbe... ecco... secondo me... mi pare che la volontà di Dio sia che domani divenga professore; poi... morire qui a Vicenza; poi là, poi su; perché no anche qualche croce pettorale? “Qui episcopatum desiderat, bonum opus desiderat” : io lo faccio unicamente per questo! E perché no, e perché no, e perché no? Resterò maestro dei novizi per tutta la vita? Perché non potrei diventare vicario generale io quando muore don Aldo? E perché non potrei poi, magari, fare altrettanto con don Ottorino? Perché, in fondo, le doti mi pare di averle! Insomma, ogni poco, per fare quelle cose là, ogni poco...”.VOLONTÀ
di DIO
CROCE
DOTI UMANE
Giuseppe Biasio era entrato nella Casa dell’Immacolata da poco, dopo aver terminato le scuole superiori, ed era in attesa di iniziare l’anno canonico di noviziato.
Rettorgole è una frazioncina del Comune di Caldogno (VI). Don Ottorino ironizza sul fatto che si voglia costruire a Rettorgole qualcosa di simile al famoso teatro della Scala di Milano.
MI5,10 [24-04-1965]
10.Figlioli miei, state attenti, state attenti, per carità! Non fate voi il disegno della vostra casa! Mettete a disposizione di Dio tutte le vostre energie per costruire la casa che Dio vuole costruire, ma non fate voi il disegno della vostra casa. Ecco, prendiamo ad esempio Giuseppe Biasio . Questo caro figliolo ha un campetto, un piccolo campo e ha telefonato al Signore: “Si può costruire una casa?”. “Sì”, dice il Signore. E il Signore manda terra, manda ghiaia, manda travi, manda calce, manda mattoni. Vedendo arrivare calce e mattoni esclama: “Oh, che grazia di Dio!”. Lui comincia, fa il suo disegno, sta su la notte e fa il disegno di una grande cantoria: “La Scala” di Milano, o meglio “La Scala di Rettorgole!”. “Facciamo così, così e così!”. Fa il suo disegno prima che arrivi il disegno del Signore, il quale intanto continua a mandare materiale da costruzione. Anzi, invece di preoccuparsi di ordinare il materiale, collocando i mattoni di qua e il resto di là, e lasciar libero il piano in modo che il Signore venga con le sue macchine a tracciare le fondamenta, lui si preoccupa di fare. Fa come i bambini che fanno e sporcano. E, a un dato momento, arriva il Signore: “Che cosa fai?”. “Sto facendo ‘La Scala’ ‘La Scala di Rettorgole per mettere la mia cantoria”. “Ah, insensato, insensato! Io volevo fare una grande sala per portare i poveri a mangiare, e tu fai una cantoria!”.CONSACRAZIONE disponibilità
ESEMPI volontà
di Dio
PROVVIDENZA
MI5,11 [24-04-1965]
11.Quante volte noi facciamo così. Il Signore ci manda i suoi doni - ce ne accorgiamo, anche se siamo chierichetti ancora di 21-22 anni, o peggio ancora siamo dei lattonzoli o poco più - e vediamo che arrivano i doni di Dio: che intelligenza! che perspicacia! che intuizione! che capacità di fare sintesi! che inventiva! E, allora, ecco... Piano untorello! Piano! Non metterti, appena arriva il camion di sabbia e di cemento, a ordinare di fare il cemento. Non sei tu l'artefice. Non sei tu l'ingegnere. È Lui: Dio! Ha mandato il materiale, tu sei soltanto il custode che aspetta; quando verrà Lui, ti dirà: “Fa’ questo!”, e allora sarai l'esecutore. Dio fa le cose molto più grandi di quelle che la tua meschina intelligenza possa sognare.DIO sapienza di..
GRAZIA
PROVVIDENZA
MI5,12 [24-04-1965]
12.Tu vorresti fare una cantoria, ma Lui farà addirittura un monumento artistico. Lasciatelo lavorare il Signore! Questo non vuol dire mettersi in un incosciente stato di attesa. No, no! Tu aspetta. I doni di Dio lavorali, custodiscili e attendi i suoi disegni, e attraverso le circostanze il Signore ti parlerà.
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
A Crotone, in Calabria, la Congregazione aprì la sua prima comunità apostolica il 15 luglio 1963, composta inizialmente da don Marcello Rossetto, don Bruno Tibaldo, ass. Giuseppe Beccaro, ass. Giuseppe Creazza, ass. Antonio Zordan.
MI5,13 [24-04-1965]
13.Ah, se fossimo uomini più uniti al Signore! Se sapessimo parlare al Signore! Se sapessimo metterci a disposizione del Signore e lasciar fare a Lui! Quante cose grandi il Signore farebbe con noi! Come sarebbe potenziata la nostra personalità e come sarebbe differente anche la nostra vita! Figlioli, forse quel Dio che ha fatto scaturire l'acqua dalla roccia, che ha mantenuto i nostri padri nel deserto con la manna, che ha moltiplicato i pani, forse quel Dio è ancora vivo. Figlioli, quando ripetutamente sono andato a Crotone , e a un dato momento, nei primi tempi, c'era un po' di scoraggiamento da parte dei confratelli che si lamentavano: “Qui non si fa niente, non si conclude niente”, io rispondevo: “Ma, come? Voi fate giorno per giorno la volontà di Dio; soffrite, soffrite, soffrite, e quando soffrite, guadagnate.PREGHIERA
DOTI UMANE personalità
CREATO
APOSTOLO
VOLONTÀ
CROCE
Daniele Comboni (1831-1881) fu grande missionario e vescovo. Fondò a Verona nel 1867 l'Istituto delle Missioni Africane dei Figli del Sacro Cuore di Gesù (i Comboniani) e nel 1872 la Congregazione delle Pie Madri della Nigrizia.
MI5,15 [24-04-1965]
15.Ricordo che una volta, all'aeroporto, mentre erano tutti cinque vicini a me e attendevamo che arrivasse l'aereo, dopo che in quei giorni si era convertita una donna che dopo trentasette anni era venuta a confessarsi, a un dato momento don Marcello disse: “Non si può continuare in questo modo se le cose vanno avanti così”. Allora ho risposto: “Sta’ attento, don Marcello. L'altro giorno hai confessato una donna - io lo sapevo in forma esterna - che da trentasette anni non si confessava. Dunque i fatti sono lì! Ricorda quello che diceva monsignor Comboni : “Salpare il mare, salvare un'anima e poi morire”.MISSIONI
CONVERSIONE
Don Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza al servizio dei poveri. Per sostenere l'opera fondò la Congregazione dei Figli della Provvidenza e la Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Fu molto attivo con i suoi Religiosi in occasione dei terremoti di Messina-Reggio C.(1908) e della Marsica (1915), soprattutto nel soccorrere gli orfani.
MI5,16 [24-04-1965]
16.Voi siete venuti a Crotone: anche se foste venuti a Crotone solo a soffrire un anno e mezzo per salvare un'anima, se capiamo il valore di un'anima, la vostra missione è valida!”. Don Orione , quando uno dei suoi figli gli faceva notare mentre si trovavano a Messina: “Insomma, qui non facciamo niente, non riusciamo a fare niente, non si conclude niente”, diceva: “Se tutta la vostra opera fosse solo per evitare un peccato veniale, la vostra opera sarebbe riuscita benissimo”.APOSTOLO salvezza delle anime
PECCATO
CROCE
MI5,17 [24-04-1965]
17.Figlioli miei, è venuto anche per i nostri fratelli un periodo di fede, il periodo della croce, il periodo che chiamerei dell'abbandono, e adesso cominciamo a raccogliere. L'altra sera, come molti di voi già sanno, don Marcello ha telefonato comunicando che il Governo ha stanziato venticinque milioni per la canonica: sono tutti per costruire la canonica, e quindi avranno presto una casa. Subito dopo verrà la chiesa, e appena sarà possibile avremo anche un centro giovanile. Nel giro di qualche anno avremo un centro meraviglioso che sarà invidiato da tante parrocchie della città. Quali grazie meravigliose la Madonna ci ha fatto! Ma, figlioli miei, bisogna patire con fede. Questo accade nel lavoro intimo di ogni anima, e anche nel lavoro collettivo dell'attività apostolica.VIRTÙ
fede
PROVVIDENZA episodi di...
MARIA madre della Congregazione
COMUNITÀ
condivisione
MI5,18 [24-04-1965]
18.Tu devi essere uno che vuole essere tutto di Dio: ti metti a disposizione di Dio, e a te non interessa se Dio vuol farti fare brutta figura, a te non interessa se Dio vuol servirsi di te per metterti sotto una sedia a fare il tappino perché quell'altro non faccia rumore, a te non interessa se sul tuo cadavere altri trionferanno.
CONSACRAZIONE offerta totale
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
VIRTÙ
umiltà
MI5,20 [24-04-1965]
20.Non uscite con affermazioni come: “Lei capisce... mi pare... eccetera, mi pare, insomma, di essere limitato, quasi limitato”. Non si è mai limitati quando si è nelle mani di Dio. Perché? Perché i doni che Dio vi ha dato, può averveli dati solo per un minuto della vostra vita, e voi non sapete quale sia. Il Signore può prendere uno e farlo studiare anni e anni, farlo sacrificare e mortificare anni e anni, e a ottantanove anni e mezzo, quando avrà la barba lunga un metro e mezzo, ci sarà un incontro tra lui e un povero facchino del porto... e il facchino del porto, che ha sentito tante prediche senza convertirsi, si convertirà vedendo questo che ha studiato, questo professore con tanta umiltà. Colpito, non per la scienza, ma per l'umiltà, dirà: “Quello è un professorone ed è tanto umile, e io?”.SLOGANS consacrazione
PENITENZA
PASTORALE
CONVERSIONE
APOSTOLO
VIRTÙ
umiltà
Il riferimento è sempre al maestro dei novizi.
MI5,21 [24-04-1965]
21.Dobbiamo andare in chiesa e dire: “Signore, io credo, nonostante non senta niente. Signore, ti amo, nonostante il mio cuore sia di sasso. Signore, questo cuore è tuo!”. Questo duole, ma mantiene viva la fede. Questa è fede, e questo costa, perché è un atto di volontà! Bisogna scuotersi. Costa fatica perché la natura umana porterebbe a dormire; la natura umana, quando passi quella porta, ti porta ad andare a letto o ad andare nella stanza del maestro che ti dà il bicchierino e non a venire in cappella a fare una genuflessione e dire: “Ciao, Signore!”. È chiaro?VIRTÙ
fede
PREGHIERA
CROCE
MI5,22 [24-04-1965]
22.Quando apri quella porta e vedi di là due o tre amici, è più facile che tu guardi dalla parte loro che non dalla parte della cappella. Ora, se tu hai fede, volta pure lo sguardo di là, il sinistro, ma con il destro fa l'occhiolino al Signore: “ciao, Signore!”. Non occorre certamente fare la commedia. Ti rivolgi ai compagni, e intanto parli con Lui: “Signore, bene, e allora, posso? Ciao, Signore!”. Figlioli, questo lavoro costa fatica. Queste sono le gettate di cemento che formano il ponte, non le parole che si dicono, si dicono, si dicono...GESÙ
unione con...
PREGHIERA
GESÙ
amico
PREGHIERA
VOLONTÀ
di DIO