Don Ottorino si riferisce evidentemente all’incontro settimanale con il gruppo dei più vecchi, nominando don Guido Massignan, che era il direttore della Casa dell'Immacolata, e l’assistente Vinicio Picco, che era fra i responsabili delle attività lavorative.
Nell’esempio don Ottorino nomina Renzo Dabionelli, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso liceale, e Giovanni Orfano, che frequentava il 3° anno del corso teologico.
È un eufemismo per indicare il vaso da notte, l’orinale.
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1. Sia lodato Gesù Cristo! Ieri sera, durante l’‘impegno di vita’ dei più vecchi - non si può dire del senato; in dialetto si direbbe dei ‘veci’ - è venuta fuori una distrazione. Penso che faccia bene - non è vero don Guido, Vinicio e compagni - se la tiriamo fuori questa mattina e la facciamo punto di partenza della nostra meditazione: punto di partenza perché, poi, vedremo subito le delibere. Nell’’impegno di vita’ di questa settimana troverete una frase: “Bisogna rivestirsi della veste della carità”; vestirsi insomma, indossare una veste. Ora, state attenti: quando d’estate i nostri bravi figliolini indossano delle magliette sgargianti, tu vedi, per esempio, uno che si presenta con una bella maglietta e naturalmente sei portato a guardarlo e a dire: “Che bella maglietta ha quel ragazzino!”. Supponiamo che uno indossi una bella maglietta rossa e un altro, Renzo, una maglietta celeste, allora si discute. Alcuni dicono: “Fa più bella figura, si presenta meglio Giovanni Orfano con la maglietta rossa”. È il Giovannino, non il don Giovanni, il Giovannino! Qualcun altro dice: “No! Renzo con quella celeste si presenta meglio”. Ci può essere discussione. Però c’è una maglia, una veste, che se uno la indossa, anche se prendessimo un milione di persone, tutte direbbero: “Io preferisco quella maglia lì, preferisco quella veste lì”. È la veste della carità! La carità è una veste che ricopre l’uomo, ma lo ricopre completamente, dalla testa ai piedi, per cui quando si presenta piace immediatamente. Se si presentasse qui, da voi, un ragazzino vestito male e sporco, voi, naturalmente, non vi sentite portati verso quel ragazzino; ma se lo vedete vestito bene e ordinato, quando entra in portineria, gli assistenti, i chierici, i sacerdoti che sono lì, direbbero subito: “Oh!”, e gli farebbero un sorriso. È naturale! Un ragazzino, se si presenta bene, piace. Anche per un pollo, se tu a mezzogiorno lo vedi ben arrostito sopra un bel vassoio, ti viene l’acquolina in bocca; ma se tu lo vedi, scusate, dentro un ‘violino’... eh, ci siamo capiti! Amici miei, la veste della carità rende simpatici, ci dà il passaporto per entrare in qualunque parte. Noi siamo preoccupati di avere questa veste perché dobbiamo portare il Cristo. Quando si presenta un uomo di Dio, egli deve assolutamente essere oggetto di attrazione, non per sé, ma per le anime. Perciò, se c’è una veste che ci fa oggetto di attrazione, che ci presenta, che è quasi un passaporto, noi dobbiamo prenderla, rivestircene assolutamente. E questa è la veste della carità. Adesso immaginate una Comunità, nella quale invece di uno solo ci siano tre o quattro, e tutti tre o quattro hanno questa veste: a un dato momento questa Comunità è oggetto di attrazione. È oggetto di attrazione il singolo che si aggira nella parrocchia ed è oggetto di attrazione la Comunità in se stessa.COMUNITÀ
Impegno di Vita
CONGREGAZIONE Capitolo
CARITÀ
ESEMPI carità
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO salvezza delle anime
COMUNITÀ
Il riferimento, fatto in tono scherzoso, è all’assistente Picco Vinicio, che proveniva dal centro cittadino di Valdagno (VI), con nessuna esperienza della vita di campagna.
Nell’esempio don Ottorino nomina dapprima Giuseppe Biasio e poi Daniele Galvan, ambedue del 2° anno del corso teologico.
Anche in questa meditazione don Ottorino prende spunto dalle delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà, e in particolare legge la n. 11 e la n. 12. Il testo viene riportato in corsivo.
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2. Ieri sera ci si domandava: “Come possiamo rivestirci di questa veste?”. Di solito, quando si indossa una veste, la si mette per coprire la parte esterna del corpo, non quella interna. Invece la veste della carità è come gli asparagi, in dialetto ‘sparasi’ per quelli che non conoscono la lingua italiana. Di solito gli asparagi non si trovano in superficie. So che un tempo c’è stato qualcuno che veniva dalla città, la città di Valdagno, e che si domandava se gli asparagi si producono o si raccolgono sugli alberi o se sono come i fagioli contenuti nel baccello. Dico che uno che viene dalla città può fare anche queste domande, ma poi è venuto a conoscere che gli asparagi crescono sotto terra e che quando si mostrano all’esterno, scava, scava, sono già maturi. È vero, voi, signori tecnici? Cioè, tu vedi spuntare dalla terra l’asparago solo un pochino, ma sotto l’asparago c’è. La veste della carità è proprio così: è una veste che quando appare al di fuori, c’è già dentro, quasi come il baco da seta che mangia la foglia del gelso e butta fuori seta e si fa bozzolo e si ricopre. Così anche noi: non possiamo farci la veste della carità a base di un po’ di studio o dicendo: “Se io voglio avere carità devo fare così, devo essere paziente...”. Sì, sì, belle cose, che diverranno galateo, buona creanza; ma se volete che sia vera carità, essa deve partire dall’interno. Io devo incontrarmi con il Signore amare il Signore e, dinanzi al Signore, trasformare me stesso. State attenti! Io mi incontro con il Signore al mattino nella Messa: per amore di lui io amo voi. E quando, quest’oggi, un momento o l’altro, ritornerò dinanzi al Signore, appena mi incontro con lui, un momentino, farò l’esame di coscienza e mi chiederò: “Ti ho voluto bene, Signore?”. E il Signore mi dirà: “Sì, mi hai voluto bene perché in sacrestia mi hai dato tre cucchiaini di zucchero”. “Io, Signore?”. “Sì, li hai dati a Giuseppe Biasio, poveretto, che ha tanto bisogno di zucchero; glieli hai dati”. E se invece di tre gliene avessi dati due soltanto, avrebbe detto: “Sì, mi hai voluto bene, ma avresti dovuto darmene un po’ di più, darmene tre cucchiaini! Tu sai che a me piace lo zucchero”. Se, invece, io manco di carità verso qualcuno, il Signore direbbe: “Vedi, mi hai voluto bene, sì, ma ieri sera mi hai dato un pugno. Non è vero, Daniele? Sì, mi hai dato un pugno, e questo non va!”. Amici miei, la carità deve nascere dal mio amore verso di lui e deve essere una emanazione dell’amore di Dio: allora è carità, allora siamo sicuri che gli uomini vedono Dio quando vedono l’uomo di Dio. Per raggiungere questa carità, cioè per rivestirci di questa veste che è necessaria, noi dobbiamo raggiungere quell’unione con Dio di cui abbiamo parlato tante volte. Ed è appunto in questa cornice che io volevo, questa mattina, leggere e commentare due delibere. - Delibera 11: «Ogni religioso veda di conservare la buona abitudine di addormentarsi alla sera dopo aver letto qualche brano di un buon libro, in modo da continuare il colloquio con Dio anche nell’intimo della sua stanza». - Delibera 12: «La vita di preghiera si alimenta anche con la lettura spirituale. Le letture preferite dal religioso siano la Sacra Scrittura e in particolare il Nuovo Testamento, i Padri della Chiesa, i Documenti del Magistero Ecclesiastico, i grandi autori e i migliori autori contemporanei che hanno arricchito il patrimonio cristiano, e buone agiografie. Grazie alla lettura spirituale quotidiana il religioso approfondisce il piano divino sul mondo, prende coscienza del posto che gli è riservato e si dispone alla preghiera».CARITÀ
DOTI UMANE studio
PREGHIERA vita interiore
DIO rapporto personale
EUCARISTIA S.Messa
CONVERSIONE esame di coscienza
DIO amore a Dio
CARITÀ
amore al prossimo
APOSTOLO uomo di Dio
CONGREGAZIONE Capitolo
CONSACRAZIONE religioso
PREGHIERA
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PAROLA DI DIO Vangelo
Mazzetti fatti di più spighe legate fra loro.
Il riferimento è a Booz, come si legge in Rut 2,15-16, dove però si parla della raccolta dell’orzo e non del frumento.
San Leonardo Murialdo (Torino 1828 - 1900), amico di San Giovanni Bosco, dal quale fu guarito da malattia mortale, apostolo della gioventù operaia e del movimento sociale cattolico, fu sostenuto nella sua opera dal papa Leone XIII. Fondò la Pia Società Torinese di San Giuseppe, la congregazione dei Giuseppini, e fu canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1970. È da notare che don Ottorino aveva tra i suoi libri una imponente biografia del Murialdo, in due volumi, di circa novecento pagine l’uno, scritta da Armando Castellani, il cui secondo volume era ancora fresco di stampa.
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3. Quando un tempo si era più poveri, si andava a spigolare. Sapete che cosa vuol dire spigolare? Si andava in giro per il campo, dopo il taglio del frumento, a raccogliere una spiga di qua, una spiga di là e si facevano i cosiddetti ‘spigoloni’ che si portavano, poi, anche dinanzi all’altare. Noi ragazzi eravamo abituati a portare in chiesa una parte di quei ‘spigoloni’, proprio dinanzi all’altare, perché se ne facessero particole. Era un atto simbolico, fin che volete, ma insomma si raccoglieva e si portava là. Io considero la lettura spirituale e la lettura della sera, che mettiamo un po’ sullo stesso piano, - solo che quella della sera è importantissima perché ci intona la notte e ci prepara alla vita di unione con Cristo del mattino, cioè alla meditazione e alla Santa Messa - la metterei su questo piano, quello del raccogliere le spighe che il Signore ha abbandonato sul nostro cammino appunto perché noi le raccogliamo. Ricordate chi era Rut? Il padrone aveva dato ordine ai servi che lasciassero cadere delle spighe apposta: “Mentre tagliate il frumento, lasciate cadere tante spighe... lasciatene!”. Mi pare che questo sia narrato nel libro di Rut: “Lasciate cadere le spighe”. Il Signore lascia apposta le spighe sul nostro cammino. La lettura spirituale, se è fatta in questo modo, con l’intenzione cioè di andare a raccogliere le grazie che il Signore ha lasciato lì, allora è vera lettura spirituale, e si può dire che tante volte è più efficace della meditazione; ma se è solo una lettura di aggiornamento o uno studio, allora non vale niente. La lettura di aggiornamento, la lettura di una rivista è un’altra cosa dalla lettura spirituale; mettetela un po’ sul piano dello studio, se volete; la lettura spirituale, invece, è un’altra cosa. Io non faccio la lettura spirituale per conoscere la campagna, per vedere come nasce il frumento o per studiare la tecnologia del frumento, ma per raccogliere quelle spighe che Dio mi ha lasciato. Prendo in mano, supponiamo, la biografia del Murialdo non per studiarne la vita, quella è un’altra cosa, ma per vedere che cosa io posso imparare, che cosa Dio mi ha lasciato, quale esempio Dio mi vuole offrire, insomma quale scossa spirituale mi vuole dare. Se io mi accingo con questo spirito, cioè di raccogliere proprio quello che Dio mi ha lasciato lì, non che ha perso, ma quello che mi ha lasciato lì, allora la lettura spirituale può fare un bene meraviglioso. Per esempio, anche nel leggere la Sacra Scrittura io la posso leggere per studiarla, ma posso leggerla con la semplicità di un figlio che legge la lettera di suo padre: la leggo, la rileggo e, allora, non corro tanto eccessivamente; leggo una paginetta, cerco di rifletterci un pochino, di rileggerla di tanto in tanto; vedo sotto una nota che mi rimanda ad un altro passo parallelo, lo esamino, lo metto a confronto, però non come oggetto di studio, ma come mezzo per sentire Dio, per vedere Dio. Allora si scoprono sempre cose nuove.AUTOBIOGRAFIA
GESÙ
incontro personale
PREGHIERA meditazione, contemplazione
EUCARISTIA S.Messa
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
GRAZIA
DOTI UMANE studio
DOTI UMANE aggiornamento
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4. Ieri sera un nostro venerabile fratello che faceva parte dell’ ‘impegno di vita’ dei vecchi ha detto: “Guardate, ho scoperto nel Vangelo una cosa nuova...”. Non è vero, don Guido? L’ha letta e riletta e ha detto: “L’ho scoperta, l’ho scoperta!”. Perché l’ha scoperta? Perché aveva fatto la sua lettura spirituale. Allora si trova una spiga, poi un’altra, poi un’altra e dici: “Ma guarda!”. È come quando voi andate alla cerca dei funghi: ne trovi uno, poi un altro, poi un altro... e pensi: “Qui ce ne devono essere!”, e a un dato momento trovi un bel gruppetto di funghi. Ora, vedete, bisogna che noi facciamo così la lettura spirituale, con questo spirito di semplicità, insieme con il Signore, per vedere che cosa il Signore ci vuole insegnare. Ci sono delle giornate un po’ pesanti nelle quali è difficile fare meditazione, è difficile pregare, o perché il tempo sta cambiando o perché il fisico non vuole seguirci, giacché ‘la materia è sorda al suono dell’arte’. Può capitarci benissimo una giornata così, e anche qualche settimana così. Di solito, con la lettura spirituale si riesce a superare quelle giornate, se si sceglie una lettura spirituale che sia secondo il nostro temperamento. Bisogna che in quei giorni mettiamo da parte qualsiasi altro libro e ci attacchiamo a quello che fa per noi. Vi ho detto in altre circostanze che io, per esempio, in quelle giornate mi prendo in mano ‘I promessi sposi’, mi rileggo qualcuna di quelle scene: la conversione dell’Innominato, che mi piace molto perché fa vedere un po’ la grazia di Dio che lavora, la lotta dell’uomo, il demonio, il cardinale Federigo, l’uomo di Dio... c’è tutto un insieme di grazia al lavoro: è meraviglioso! Ovvero, passo al lazzaretto e ascolto la predica di padre Felice... Io faccio così, ma un altro può prendersi in mano qualche altra opera. Ovvero ho dei passi particolari della Sacra Scrittura che rileggo volentieri; sono uno, due, tre, quattro passi. Ma li rileggo perché ho trovato pane che fa per me, che mi fa bene. Anche nel campo fisico, a un dato momento, succede questo: “Non so che cosa mangiare, non so che cosa mangiare”, e allora ci pensi: “Mangerei volentieri quella data cosa”. Ma perché dici così? Perché quella volta che l’hai mangiata, l’hai mangiata volentieri. E allora, scusa, ritorna a mangiare quel pezzo di pane!PAROLA DI DIO Vangelo
COMUNITÀ
Impegno di Vita
CROCE
PREGHIERA meditazione, contemplazione
APOSTOLO vita interiore
GRAZIA
CROCE Demonio
APOSTOLO uomo di Dio
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
Don Matteo Pinton aveva studiato filosofia presso l’Università Gregoriana di Roma: il tono di don Ottorino è sempre scherzoso, ma paterno e buono.
Il riferimento è a padre Matteo Crawley-Boevey della Congregazione dei Sacri Cuori, apostolo della devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Il riferimento è a padre Amato Dagnino dei Missionari Saveriani, autore di teologia spirituale tra i più prepararti e importanti del postconcilio.
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5. Non so se i teologi, i professori, i dottori sono d’accordo con me. Tu, don Matteo , che ne dici? Non sarebbe male se si riprendesse la lettura di qualche libro che ci ha fatto del bene, che abbiamo gustato nella lettura spirituale, come la vita di qualche santo. Ricordate come nel passato abbiamo sfruttato, per esempio, il libro di padre Matteo, “Gesù, re d’amore”? È importante leggere qualche libro che ci ha fatto del bene, che abbiamo gustato, che è stato insomma vicino al nostro cuore. Può essere la vita di un santo, un libro del tipo di quello del Dagnino o qualche altra cosa, in modo da poter dire: “Il giorno in cui non sono capace di tirarmi fuori dal mio stato di malavoglia ricorro là. C’è quel dato passo che mi ha aiutato in passato, e quello può rimettermi in tono”. Non so se sbaglio suggerire di fare in questo modo, ma mi pare che sarebbe utilissimo farlo. Insomma, date grande valore alla lettura spirituale. In questo senso: in tanti momenti, specialmente noi che siamo chiamati a vivere una vita di ‘carmeli’, ma ‘ambulanti’, qualche volta siamo molto ambulanti e poco carmeli. Ecco, per essere tanto carmeli pur essendo ambulanti, è proprio necessario che ci aiutiamo un pochino anche con una certa arte per ritornare ad essere carmeli, per ritornare nel nostro carmelo. E penso che la lettura spirituale sia un mezzo meraviglioso per arrivare a questo punto. Siete d’accordo? Avete qualche cosa da domandare? Passiamo avanti. Tutto questo riguarda il pensiero da farsi alla sera e anche la lettura da farsi durante il giorno. Naturalmente anche nella lettura spirituale bisogna fare qualche passo in avanti e non accontentarsi di dire: “Beh, io ho I promessi sposi, leggo sempre quello e basta”, perché la lettura spirituale deve anche aprire un pochino. Sebbene la lettura spirituale non sia uno studio, non è neppure la ripetizione delle stesse cose; perciò bisogna avere un pochino l’orizzonte aperto, leggere qualche libro nuovo, qualche vita di un santo del nostro tempo, vedere un pochino... Anche questo è un dovere, e finirà, poi, per aiutarci anche nello studio, ma non è lo studio.FORMAZIONE
PREGHIERA carmeli ambulanti
DOTI UMANE studio
Il richiamo è a don Pietro De Marchi.
Don Giuseppe Rodighiero era uno dei responsabile della programmazione del piano degli studi per i giovani della Casa dell’Immacolata. In modo particolare, in quegli anni, seguiva la formazione degli assistenti in vista della loro ordinazione diaconale.
L’assistente Giovanni Battista Zorzo era il responsabile dell’azienda agricola che la Congregazione possedeva a Grumolo delle Abbadesse. Renzo Meneguzzo, invece, che all’epoca era ancora novizio, era diplomato in agraria.
Modo di dire popolare. Sta per perdere tutto, rimetterci tutto il guadagno.
Don Ottorino ironizza: normalmente una mucca può arrivare a produrre al massimo trenta o quaranta litri di latte al giorno.
L’irrigazione dell’acqua a me non interessa più!”, sapete che cosa mi interesserebbe fare allora? Telefonare a San Felice San Felice era l’ospedale psichiatrico di Vicenza.
Sono i tafani, specie di grosse mosche che infastidiscono le bestie da lavoro succhiando loro il sangue. Questo insetto ha la caratteristica di mettersi a ronzare e dare fastidio quando il sole è alto, cioè verso la seconda parte della mattinata.
Arnese di legno che messo sul collo di due buoi li tiene uniti per il traino di un carro o dell’aratro.
MI256,6 [14-01-1969]
6. Adesso passiamo ad un’altra considerazione perché questa mattina vorrei completare questa meditazione. Facciamo così, alla buona. Non è vero, don Pietro? Che ne dici? Ciò che diremo adesso accontenterà certamente don Giuseppe. «Ogni membro deve continuare con continuità lo studio sacro per non mettersi in pericolo di essere una falsa guida di chi si fida di lui ed è anche questione di serietà professionale. Tale studio, complemento della lettura spirituale...». Vorrei dire che la lettura spirituale può aprire l’orizzonte dello studio. Per esempio, ci si imbatte in una frase: “Bisogna che me la studi perché sono ignorante: è una frase che non capisco!”. E allora lo studio illumina la lettura spirituale, cioè la lettura spirituale induce allo studio e lo studio illumina. «... tale studio, complemento della lettura spirituale, deve servire a perfezionare la sua formazione teologica. In tal modo approfondisce la sua fede, nutre la sua vita di preghiera, stimola il suo ardore apostolico». Ho domandato al Signore una immagine per potermi allacciare a questo. Ho pensato a Grumolo. Mettiamo a confronto Battista e un tecnico, Renzo. Battista dice: “Per conto mio la colonia di Grumolo deve andare avanti come si andava avanti quaranta o cinquant'anni fa: quattro buoi nella stalla per arare, un asino per tirare il carretto; niente macchine perché rovinano la campagna e rompono tutto. Niente macchine, niente questo, niente quello. Oh, nella stalla niente mungitrice elettrica perché danneggia le bestie; niente mangimi! Concimi per il terreno? Neanche per sogno!”. E giù, giù su questa linea. Entra Renzo e... comincia la guerra nazionale. Dice Renzo: “Battista, tu non capisci niente! Adesso tenere quattro buoi nella stalla è antiproduttivo”, e comincia a dimostrare le sue teorie e scoppia la lotta. “Oggi lavorare senza le macchine è antieconomico; la manodopera costa troppo. Tagliare l’erba con la falce, tan-tan, tan-tan, come nei tempi passati, tagliare il frumento con il falcetto, è inutile: ci mangiamo anche i pantaloni. ” Insomma, non c’è niente da fare: l’uno vuole una cosa e l’altro vuole una cosa diversa. Però se lui, Renzo, lui che ci tiene perché entri la falciatrice, entri il trattore, entrino le mucche che producono cinquanta litri di latte all’ora, eccetera, eccetera, lui che ci tiene tanto a ottenere questo con la tecnica, eliminasse alcune cose fondamentali e dicesse: “Il sole a me non interessa niente! e farlo ricoverare. Io sono pienamente d’accordo con Renzo, perché sarebbe da pazzi - non per chiamare pazzo Battista, poverino; infatti ha introdotto le macchine - pretendere che la campagna di quaranta campi che abbiamo a Grumolo dia un utile con il sistema di quaranta o cinquant'anni fa, quando il contadino si alzava alle due o alle tre del mattino con un: “Ooo, salta fuori dal letto...”. Voi non ricordate la poesia delle nostre campagne di una volta quando alle nove bisognava ritornare in casa perché i mosconi pungevano le bestie e faceva troppo caldo per arare, eccetera... Portare avanti una campagna in quel modo è da pazzi, proprio da pazzi! Però, pensare di portarla avanti con i mezzi moderni, eliminando il sole e l’acqua, non solo è da pazzi, ma da manicomio! Che ve ne pare? È da pazzi furiosi! Noi abbiamo insistito per tanti anni che bisogna credere al sole, che bisogna credere all’acqua, che l’uomo di Dio sia uomo di Dio, se no è come una campagna senza sole e senza acqua. Però, adesso, state attenti: quest’uomo di Dio senza macchine, senza sistemi moderni, è come uno che si presenta in mezzo al mondo a vendere cose inutili. Per esempio, immaginate uno che si mettesse in mezzo alla piazza dei Signori con un camion e rimorchio di gioghi. Tutti lo deriderebbero. Che cosa verrebbe a fare, adesso, con un camion e rimorchio di gioghi? Alla sera se li ricaricherebbe tutti e se li porterebbe tutti, o quasi tutti, a casa. Per queste cose siamo fuori tempo. Adesso si va con un camion e rimorchio pieno di radio e di televisioni, e non a vendere quelle cose vecchie e inutili. Oggi è assolutamente necessario studiare: bisogna studiare!CONGREGAZIONE Capitolo
ESEMPI apostolo
DOTI UMANE studio
FORMAZIONE
VIRTÙ
fede
PREGHIERA
SOCIETÀ
tecnica
SOCIETÀ
lavoro
DOTI UMANE aggiornamento
APOSTOLO uomo di Dio
DOTI UMANE televisione
La congrega era l’incontro del clero per studiare problemi di teologia, morale e diritto secondo le esigenze dei nuovi tempi e delle circostanze attuali.
Dal contesto il fatterello sembra più una metafora che un vero aneddoto, anche se don Ottorino può essersi servito di qualche ‘incidente’ realmente accaduto nella fattoria di Grumolo.
MI256,7 [14-01-1969]
7.Ieri, per esempio, siamo andati alla congrega dove si è tenuta una bellissima relazione sull’Eucaristia: una relazione veramente bella! È meraviglioso questo: oggi bisogna presentare le cose così! Ma se tali verità poggiano su un piedistallo, se hanno una base, allora siamo pienamente d’accordo. Piuttosto che non ci sia il sole, che non ci sia l’acqua, pur avendo tutti i mezzi meccanici, è meglio andare come si andava una volta: per lo meno un po’ di granoturco o qualche cos’altro si cava fuori. Che ve ne pare? Piuttosto che manchino il sole e l’acqua alla campagna, è meglio che manchino le macchine, che manchi l’attrezzatura moderna, che manchi tutto il resto. Non è giusto? Perché almeno, anche con un asino solo, con l’aiuto di Dio, abbiamo incominciato a smuovere la campagna; qualche volta si è affondato nel terreno, ma con il badile lo abbiamo tirato fuori e abbiamo cominciato a tirare il carretto di nuovo. È ridicolo questo, se volete; siamo d’accordo, ma piuttosto che manchi il sole, è meglio servirsi di un asino soltanto per condurre quaranta campi! La nostra preoccupazione qui, in casa, dev’essere, prima di tutto, quella di avere il sole, di avere l’acqua... di avere Dio! Questa prima preoccupazione non elimina la seconda, che è necessaria perché Dio lo vuole: tenersi aggiornati! Direi che Renzo, se andasse a Grumolo e si accontentasse dei mezzi di quarant’anni fa, mancherebbe contro la provvidenza e dovrebbe confessarsene perché sciuperebbe i doni di Dio, non li farebbe fruttare. “Ma, io... Una volta mio nonno faceva così!”. Tutto quello che vuoi: tuo nonno non andava a confessarsi perché non aveva la possibilità di fare diversamente; oggi, invece, tu devi andare a confessarti perché hai rubato.DOTI UMANE studio
EUCARISTIA
MONDO progresso
DOTI UMANE aggiornamento
DIO centralità
di...
PROVVIDENZA
MI256,8 [14-01-1969]
8. Se un domani in una parrocchia un sacerdote o un religioso non studia, non si tiene aggiornato, potendolo fare, perché può trovarsi benissimo il caso di qualche povero disgraziato che è partito trent’anni fa ed è nelle condizione di non poterlo fare questo aggiornamento, è colpevole; voi dovete, e noi abbiamo il dovere di mettervi in condizione di farlo. Voi dovete aggiornarvi, voi dovete tenervi aggiornati con le attrezzature moderne, altrimenti... Anche nell’industria uno muore se non si tiene aggiornato. Noi, per esempio, abbiamo cominciato la tipografia con una macchinetta a mano. Quando, poi, abbiamo comprato la prima Boston, che era dotata di manovella, abbiamo sentito il bisogno di motorizzarla: segata la manovella, vi abbiamo applicato un motore. Quando abbiamo potuto un pochino di più, abbiamo acquistato una macchina a motore e, quando sono uscite le macchine con il mettifoglio automatico, piano piano abbiamo introdotto la prima macchina con il mettifoglio automatico. Adesso che l’Offset sta andando industrialmente, usiamo l’Offset. Perché? Perché, altrimenti, non potremmo metterci in concorrenza neanche per sogno: non potremmo fare i lavori nel tempo e nel modo che la concorrenza richiede. Nel campo della vita spirituale e in quello apostolico noi dobbiamo essere assolutamente armati per poter fare concorrenza al male, per poter illuminare. Qui sono scritte delle cose meravigliose: “In tal modo approfondisce la fede, nutre la sua vita di preghiera, stimola il suo ardore apostolico”. Lo studio è per questo motivo! Il religioso nutre la sua vita di fede, stimola il suo spirito apostolico in tanto in quanto c’è il ‘sole’; se questo manca fermate le macchine e andate in cerca del ‘sole’, per carità! Se a un dato momento state uscendo di casa con il vostro macchinario e vi accorgete che non sta spuntando il ‘sole’, andate in cerca del ‘sole’: fermate la parrocchia e andate in cerca del ‘sole’. Fate una carità: chiudete le porte della canonica e cercate il ‘sole’, perché uscire con le macchine in giro per la parrocchia per arare la terra senza il ‘sole’, cari, si fa fiasco.PASTORALE parrocchia
DOTI UMANE studio
CONSACRAZIONE religioso
SACERDOZIO prete
DOTI UMANE aggiornamento
CONGREGAZIONE storia
SOCIETÀ
tecnica
APOSTOLO vita interiore
VIRTÙ
fede
PREGHIERA
APOSTOLO F.A.
MI256,9 [14-01-1969]
9. Mi guardano come per dire: “Povero prete illuso!”. Pazienza! Conclusione. Bisogna tener duro nella vita intima con Dio per poter rivestirci di quella famosa veste assolutamente necessaria per il nostro apostolato: la veste della carità. Tale veste deve assolutamente nascere dal di dentro, non essere studiata dal di fuori, perché questa si perde a pezzi lungo la strada. Va bene? La lettura spirituale e lo studio ci devono aiutare - state attenti! - per nutrire la nostra vita interiore. Anche lo studio stesso deve essere una meditazione, un mezzo per conoscere sempre di più Cristo, e così poterlo amare e servire sempre di più. In questo modo la lettura spirituale e lo studio devono aiutarci a far crescere questa veste interiore ed esterna che Dio vuole abbiano tutti i cristiani, in modo particolare gli apostoli e in modo particolarissimo questo gruppo di anime che Dio ha chiamato in questo momento nella sua Chiesa.DIO rapporto personale
APOSTOLO vita interiore
CARITÀ
DOTI UMANE studio
PREGHIERA meditazione, contemplazione
GESÙ
conoscenza
CHIESA cristianesimo