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LA CARITÀ, LA LETTURA SPIRITUALE, LO STUDIO

MO256 [14-01-1969]

14 gennaio 1969

MO256,1 [14-01-1969]

1. Sia lodato Gesù Cristo!
Ieri sera, facendo l'impegno di vita dei vecchi - non si può chiamar del senato, in dialetto se dirìa dei veci - è venuta fuori una distrazione, così che penso che faccia bene, no, don Guido, Vinicio e compagni, col tirarla fuori, farla punto di partenza della nostra meditazione questa mattina. Punto di partenza, perché poi vediamo subito le delibere. Nell'impegno di vita di questa settimana troverete una frase: "Bisogna rivestirsi della veste della carità"; vestirsi, insomma, vestirsi, una veste. Ora, state attenti, quando d'estate i nostri bravi figliolini qui mettono su delle magliette sgargianti, tu vedi uno con una bella maglietta che si presenta, sa, cosa vuoi, sei portato a guardarla: "Varda che bella maglietta ha quel fanciullino lì!", no? E supponiamo che uno mette su una maglietta rossa, una bella maglia rossa; un altro, Renzo, là, mette su una maglietta celeste. Allora c'è la discussione; alcuni dicono: "È più bello, si presenta meglio, là, Giovanni Orfano con la maglietta rossa". Giovannino, no il don Giovanni: Giovannino. "No! Renzo con quella celeste si presenta meglio". Ci può essere discussione. Però, c'è una maglia, una veste, che se uno la mette su, anche se prendessimo un milione di persone, tutte queste persone direbbero: "Io preferisco quella maglia lì, preferisco quella veste lì", ed è la veste della carità. La carità è una veste che ricopre l'uomo, ma lo ricopre completamente, dalla testa ai piedi, per cui quando si presenta, immediatamente piace. Se si presentasse qui da voi un ragazzino messo male, sporco, eccetera, voi capite, naturalmente non vi sentite portati verso quel ragazzino; ma se lo vedete vestito bene, messo bene, eccetera. “Cosa... guarda...”. Entra in portineria, basta guardare un pochino gli assistenti, i chierici, i sacerdoti che son lì, subito: "Oh!", un sorriso... Ma è naturale! Se si presenta bene, un ragazzino di per sè, di per sè piace, ma se si presenta bene... Un pollo, se tu lo vedi ben arrostito a mezzogiorno sopra un bel vassoio; ma se lo vedi, scusate, dentro un violino, eh, ci siamo capiti, eh! Amici miei, la veste della carità rende simpatici: ci dà il passaporto per entrare in qualunque parte. Ora, siccome noi siamo preoccupati di avere questa veste, perché? Perché dobbiamo portare il Cristo; quando si presenta un uomo di Dio deve, guardate, deve assolutamente essere oggetto di attrazione, non per sè, ma per le anime. Perciò, se c'è una veste che ci fa oggetto di attrazione, che ci presenta, che è quasi un passaporto, questa noi la dobbiamo prendere, rivestirci di questa veste, assolutamente. E questa è la veste della carità. E adesso mettete una Comunità, dove che invece che uno, sono in tre o quattro e tutti tre o quattro hanno questa veste, a un dato momento questa Comunità è oggetto di attrazione. È oggetto di attrazione il singolo che s'aggira nella parrocchia, ed è oggetto di attrazione la Comunità in se stessa, no?

MO256,2 [14-01-1969]

2. Ora ecco, ieri sera si diceva: “E come rivestirsi di questa veste?”.
Vedete, di solito quando ci si mette sù una veste, la si mette da sopra, mai da dentro. Invece la veste della carità è come gli asparagi, in dialetto i sparasi per quelli che non conoscono l'italiano. Di solito non si trovano... So che un tempo c'è stato qualcuno che veniva dalla città, città di Valdagno, città di Valdagno, che si domandava se gli asparagi vengono o si raccolgono su negli alberi, o se sono come i fagioli, le teghe dei fasoi, no? Dico, dalla città si possono fare anche queste domande, ma invece poi si è venuto a conoscere che gli asparagi sono sotto terra e quando si mostrano fuori, scava, scava, sono già maturi. È vero, signori tecnici, voi? E cioè tu vedi venir fuori un pochino, ma l'asparago c'è. Ora, la veste della carità è proprio così: è una veste che quando la si vede fuori c'è dentro, c'è dentro; quasi come il baco da seta, che mangia la foglia del gelso, la mangia e butta fuori seta, e si fa un bozzolo e si ricopre, no? Così anche noi, non possiamo farci la veste della carità a base un po' di studio, dicendo: “Se io voglio aver carità devo far così, devo essere paziente...”. Sì, sì, belle cose; quello diverrà galateo, buona creanza; ma se volete che sia vera carità deve partire da dentro. Io devo incontrarmi con il Signore, amare il Signore, e dinanzi al Signore, vero, trasformare me stesso. State attenti, io m'incontro con il Signore al mattino nella Messa: per amore di lui io amo voi. E quando ritorno dinanzi al Signore, quest'oggi, un momento o nell'altro, appena che m'incontro con il Signore un altro momentino, faccio un esame di coscienza e mi domando: "Ma ti ho voluto bene, Signore?". E il Signore mi dirà: "Sì, mi hai voluto bene perché in sacrestia mi hai dato tre cucchiaini di zucchero". "Ma io, Signore?". "Sì, li hai dati a Bepi Biasio, poveretto, che ha bisogno tanto di zucchero, glieli hai dati". E se invece che tre ne avessi dati due solo, avrebbe detto: "Sì, mi hai voluto bene, ma dovevi darmene un po' di più, dovevi darmene tre; tu lo sai che a me piace lo zucchero, vero". Se invece io manco di carità verso di uno: "Vedi, mi hai voluto bene sì, ma però mi hai dato un pugno ieri sera". Vero, Daniele? "Sì, mi hai dato un pugno. Sì, ma questo non va!”. Amici miei, vedete, la carità deve nascere da un mio amore verso di lui e dev'essere una emanazione dell'amore di Dio; allora è carità, allora siamo sicuri che gli uomini vedono Dio quando vedono l'uomo di Dio. Per raggiungere questa carità, cioè questa veste che è necessaria, noi dobbiamo raggiungere quella unione di Dio di cui abbiamo parlato tante volte. Ed è appunto in questo quadro che io volevo leggere e commentare un pochino la due delibere questa mattina. Undici: "Ogni religioso veda di conservare la buona abitudine di addormentarsi alla sera dopo aver letto qualche brano di un buon libro, in modo da continuare il colloquio con Dio anche nell'intimo della sua stanza". La seconda delibera, cioè dodici: "La vita di preghiera si alimenta anche con la lettura spirituale. Le letture preferite dal religioso siano la Sacra Scrittura e in particolare il Nuovo Testamento, i Padri della Chiesa, i Documenti del Magistero ecclesiastico, i grandi autori che hanno arricchito il patrimonio cristiano, i migliori autori contemporanei e buone agiografie. Grazie alla lettura spirituale quotidiana il religioso approfondisce il piano divino sul mondo, prende coscienza del posto che gli è riservato e si dispone alla preghiera".

MO256,3 [14-01-1969]

3. Vedete, quando un tempo si era più poveri, si andava a spigolare, e sapete cosa vuol dire spigolare: si andava in giro per il campo dopo che avevano tagliato il frumento, si andava a raccogliere una spiga qua, una spiga là, e si facevano i cosidetti spigoloni; e si portava poi dinanzi all'altare, anche noi ragazzi eravamo abituati, una percentuale di quei spigoloni portarla in chiesa, proprio là dinanzi all'altare, per far le particole. Cosa simbolica fin che volete, ma insomma si raccoglieva e si portava là.
Ora, vedete, io considero un po' la lettura spirituale e la lettura della sera, che la mettiamo un po' sullo stesso piano, solo che quella della sera è importantissima perché un po' c'intona la notte e ci prepara alla vita di unione con Cristo al mattino, la meditazione e la Santa Messa, la metterei proprio su questo piano qui: raccogliere proprio quelle spighe che il Signore ci ha abbandonate là sul nostro cammino appunto perché noi le raccogliessimo. Vi ricordate chi era Rut, no? L'altro aveva dato ordine di lasciarne apposta di spighe, di buttarle là: "Mentre tagliate il frumento, lasciatene, lasciatene tante, lasciatene". Mi par che sia Rut, no? "Lasciate le spighe". E il Signore, proprio, ce le ha lasciate apposta le spighe sul nostro cammino. Ora vedete, la lettura spirituale se è fatta in questo modo, con l'intenzione cioè di andare a raccogliere quelle grazie che il Signore ha lasciato lì, allora è lettura spirituale e si può dire che tante volte fa più della meditazione; ma se la lettura spirituale è solo una lettura di aggiornamento o uno studio, guardate che allora non val niente. Lo studio è una cosa, la lettura di aggiornamento, la lettura di una rivista è un'altra cosa, mettetela un po' con lo studio se volete; lettura spirituale invece è tutt'altra cosa. Nella lettura spirituale io vado lì, non per vedere la campagna, non per vedere come nasce il frumento, per studiare la tecnologia del frumento: vado lì per raccogliere quelle spighe che Dio mi ha lasciato. Io prendo in mano la vita, supponiamo adesso, del Murialdo, non per studiare la vita del Murialdo, quella è un'altra cosa; vado leggendo la vita del Murialdo per vedere cosa io possa imparare, cosa Dio mi ha lasciato, che esempio Dio mi vuol dare, insomma che scossa spirituale mi vuol dare. Se io vado con questo spirito, proprio di raccogliere quello che Dio mi ha lasciato lì, non che ha perso, che ha lasciato lì, allora guardate che la lettura spirituale può fare un bene meraviglioso. Anche, per esempio, leggere a Sacra Scrittura, io la posso leggere per studiarla la Sacra Scrittura; ma posso leggerla con la semplicità di un figlio che legge la lettera di suo padre. La leggo, la rileggo; allora non corro eccessivamente tanto; leggo una paginetta, cerco di ripensarci un pochino, di rileggerla qualche volta; vedo sotto una nota e mi rimanda a un altro passo parallelo, lo guardo, lo metto in confronto ma non come oggetto di... ma proprio per sentire Dio, per vedere Dio; e allora si scoprono sempre cose nuove.

MO256,4 [14-01-1969]

4. Ieri sera il nostro venerabile padre, che faceva parte sempre dell'impegno di vita dei vecchi, ha detto: "Guardate, ho scoperto una cosa nuova - ha detto - nel Vangelo; guardate, scusè...". È vero don Guido? L'ha letta, l'ha riletta... E dice: "Guarda, l'ho scoperta, l'ho scoperta". Perché l'ha scoperta? Perché aveva fatto lettura spirituale. Tu vedi una spiga, poi un'altra, poi un'altra... “Ma guarda!”. Sa, come quando che trovi i funghi... Trovi uno, dopo un altro, dopo un altro: "Qui ce n'è", e a un dato momento trovi un bel gruppetto di funghi. Ora, vedete, bisogna che noi la lettura spirituale la facciamo così, con questo spirito, proprio di semplicità, insieme con il Signore per vedere che cosa il Signore ci vuole insegnare.
Ci son delle giornate specialmente un po' pesanti, dove è difficile un po' far meditazione, è difficile pregare perché il tempo sta cambiando o perché il fisico non vuol seguirci, perché "la materia è sorda al suono dell'arte", no? Può capitarci benissimo una giornata così, e anche qualche settimana così. Di solito con la lettura spirituale si riesce a venir fuori. Guardate che di solito si riesce a venir fuori da quelle giornate lì, ma però una lettura spirituale che sia un po' secondo il nostro temperamento. E lì bisogna che quel giorno saltiamo via qualsiasi altro libro, che ci attacchiamo a quello. Vi ho detto in altra circostanza, per esempio, che io in quelle giornate lì mi prendo in mano "I promessi sposi". Mi rileggo qualcuna di quelle scene: o quella... la conversione dell'Innominato che mi piace molto, vedere un po' la grazia di Dio che lavora, la lotta dell'uomo, l'uomo che c'è, c'è il demonio, l'uomo, il cardinale Federico e c'è tutto un insieme di grazia, l'uomo di Dio che è il cardinale, e metto insieme... È meraviglioso, no? Ovvero vado al lazzaretto e ascolto la predica del padre Felice. Proprio, così... Un altro può prendersi in mano qualche altra... Ovvero ho dei passi particolari della Sacra Scrittura che me li leggo volentieri; prendo in mano la Bibbia: uno, due, tre, quattro; dunque lo rileggo perché là ho trovato pane che mi... faceva per me. E a un dato momento, a un dato momento, sai, anche nel campo fisico... "Non so cosa mangiare, non so cosa mangiare", e tu ripensi: "Mangerei volentieri quella data cosa". Ma perché dici così? Perché quella volta l'hai mangiata volentieri, no? E allora, scusa, ritorna a mangiare quel pezzo di pane.

MO256,5 [14-01-1969]

5. Io direi proprio, non so se i teologi, professori, dottori, siano d'accordo con me. Tu, don Matteo, cosa ne dici? Non sarebbe male avere qualche libro che ci ha fatto bene, che l'abbiamo gustato nella lettura spirituale, la vita di qualche santo. Ricordate per il passato, per esempio, il libro di padre Matteo: "Gesù re d'amore", no? Ricordate come l'abbiamo sfruttato. Aver qualche libro che ci ha fatto bene, che l'abbiamo gustato, che ci è stato insomma vicino al nostro cuore un pochino. Può essere la vita di un santo, può essere un... tipo il Dagnino, qualche altra cosa, e dire: "In quel giorno che non son capace di darne fuori, ricorro là". C'è quel dato passo che... E quello può rimettervi in tono. Non so se sbaglio in questo modo? Ma mi pare che sarebbe utilissimo.
Cioè, date grande valore alla lettura spirituale. Proprio in questo senso: che in tanti momenti, specialmente noi che siamo portati a una vita di carmeli... ma ambulanti, siamo molto ambulanti qualche volta e poco carmeli, no? Ecco, per essere tanto carmeli pur essendo ambulanti, è necessario proprio che ci aiutiamo con una certa arte anche un pochino per ritornare ad essere carmeli, per ritornare nel nostro carmelo. E penso, guardate, che la lettura spirituale è un mezzo meraviglioso per questo punto qui. Siete d'accordo? Avete altre cose da domandare? Passiamo avanti! Questo, dicevo prima, per il pensiero da farsi alla sera e questo anche per la lettura da farsi durante il giorno. Naturalmente, anche nelle lettura spirituale bisogna fare anche un passo avanti. No accontentarsi a dire: "Beh, io ho "I promessi sposi", leggo sempre quello e basta, è finito". Perché deve aprirci un pochino anche... Sebbene che la lettura spirituale non sia uno studio, uno studio, non è neppure neanche una ripetizione delle stesse cose, no? Perciò, avere un pochino un orizzonte aperto, e dire, leggere qualche libro nuovo, qualche vita di santo nuovo, vedere un pochino... Questo, guardate che è un dovere anche questo. Finirà poi per aiutarci un pochino anche per lo studio, ma non è lo studio.

MO256,6 [14-01-1969]

6. Adesso passiamo ad un'altra perché vorrei finirla questa qui questa mattina. Facciamo così alla buona, no, don Piero, cosa ghin dito? E cioè, questa accontenterà certamente don Giuseppe.
"Ogni membro deve coltivare con continuità lo studio sacro per non mettersi in pericolo di essere una falsa guida di chi si fida di lui. È anche questione di serietà professionale. Tale studio complemento, complemento della lettura spirituale...". Vorrei dire che la lettura spirituale ti può aprire l'orizzonte per lo studio. Viene fuori una frase... "Bisogna che studia mi quella roba là perché sono ignorante". Una frase che non capisco, no? E lo studio illumina la lettura spirituale. La lettura spirituale ti richiama allo studio e lo studio ti illumina. Perciò "...complemento della lettura spirituale, deve servire a perfezionare la sua formazione teologica, in tal modo approfondisce la sua fede, nutre la sua vita di preghiera, stimola il suo ardore apostolico". Ho domandato al Signore una immagine per potermi allacciare qui. Vediamo se il Signore... se ho capito bene. E ho pensato a Grumolo, ho pensato a Grumolo: Battista e, mettiamo un tecnico, Renzo, eh, mettiamo Renzo. Battista, il quale dice: “Io, colonia di Grumolo deve andare avanti come si andava avanti 40-50 anni fa: quattro bò in stalla per arare, un musso per tirare el carretto, va ben? Niente macchine perché rovina la campagna, rompe fora tutto; niente macchine, niente questo e niente quello. Oh! In stalla niente mungitrice elettrica, perché quella rovina le bestie, vero, rovina le bestie; niente mangimi. Concimi per il terreno? Scherzemo, gnanca per sogno!". E xo, xo tutto in questa linea qua. Entra Renzo e comincia la guerra nazionale. Dice Renzo: "Battista, tu non capisci niente. Adesso tenere quattro bò in stalla è controproduttivo", e comincia a dimostrare. E vien la lotta, no, vien la lotta. "Andare senza macchine oggi, la mano d'opera costa troppo; andar a tagliare là l'erba con la false tan-tan, tan-tan, come sti anni; andar a taiar el frumento con il sesoletto, xe inutile, se magnemo fora anche le braghe", dise lu. Insomma, non c'è niente fare. L'uno vol una cosa, l'uno vole l'altra. Però lui, lui, che ci tiene che entri la falciatrice, che entri il trattore, che entrino le bestie che fanno cinquanta litri di latte all' ora, eccetera eccetera, lui che ci tiene a questo con la sua tecnica, però elimina una cosa. Dice: "Però, guarda, il sole a me non interessa più; l'acqua, l'irrigazione, a me non interessa più". E sapete cosa interesserebbe a me? Telefonare a San Felice e metterlo dentro, no? Io sono pienamente d'accordo con Renzo, ma bisogna! Sarebbe da matti, da pazzi, adesso a dire, - non per dire pazzo a Battista poveretto, perché... infatti el ga introdotte le macchine, eccetera eccetera - ma pretendere di avere la campagna di quaranta campi a Grumolo e che sia utile, che dia utile con il sistema di 40-50 anni fa, quando alle due o tre della mattina: "Ooo, salta fora, ehe, vien qua...". Voi non ricordate la poesia delle nostre campagne una volta, che alle nove bisognava andare in stanza perché i mosconi becava le bestie e gera massa caldo, no? Arare, arare, eccetera, insomma. Pensate, dico, di portare avanti una campagna in quel modo xe da pazzi, proprio da pazzi. Però attenti, pensare di condur avanti la campagna con i mezzi moderni, eliminando il sole e l'acqua, non è da pazzi solo, xe da ma... xe da ultra de manicomio. Cosa ve pare? Da pazzi furiosi. Ora, vedete, vedete, noi, noi abbiamo insistito per anni e anni che bisogna credere al sole, che bisogna credere all'acqua, che bisogna assolutamente che l'uomo di Dio sia uomo di Dio; se no, è come una campagna senza sole e senza acqua, no? Ma adesso, state attenti, che questo uomo di Dio senza macchine, senza sistemi moderni, l'è uno, vero, che si presenta in mezzo al mondo assolutamente, a vendere che cosa? A vendere delle cose che si vendevano... Per esempio, uno che se mettesse in mezzo qua, alla piazza dei Signori, con un camion rimorchio de - cos'è che si chiamano, ciò, quelle cose là sora le bestie, l'uno con l'altro? - gioghi... Ben, i ghe ride drio tutti quanti, no? Vien là col camion, cosa fare? Alla sera, se li ricarica tutti e se li porta a casa, no? O quasi tutti... Siamo fuori età. Adesso si va con un camion rimorchio di radio e television a vendere, miga quella roba lì, no?

MO256,7 [14-01-1969]

7.Ora, vedete, assolutamente oggi è necessario, è necessario... Bisogna studiare. Guardate, ieri siamo andati alla congrega, per esempio. C'è stata quella bellissima relazione sull'Eucarestia, no? È stata veramente bella. Ma è meraviglioso! Bisogna, bisogna oggi presentare così le cose. Ma se quelle cose lì hanno un piedestallo, hanno una base, allora siamo pienamente d'accordo. Piuttosto che non ci sia il sole, che non ci sia l'acqua, e avere tutte le cose tecniche, è meglio andare come si andava una volta: per lo meno un poco di granoturco o qualche cosa verrà fuori. Cosa vi pare? Piuttosto, state attenti, piuttosto che manchi il sole e l'acqua nella campagna, è meglio che manchino le macchine, che manchi l'attrezzatura moderna, che manchi tutto, no? È giusto? Piuttosto... perché almeno, con l'aiuto di Dio, con anche... con un asino solo, abbiamo incominciato a muovere la campagna; el se ga impiantà sulla terra, ma col baile lo ghemo cavà sù, e gavemo comincià a tirare el carretto da novo. È ridicolo se volete, siamo d'accordo, ma piuttosto che manchi il sole, meglio un musso solo per condur quaranta campi.
La preoccupazione nostra, qui in casa, dev'essere, primo di tenere il sole, di tenere acqua, di tenere Dio, di tenere Dio. Ma attenti, la preoccupazione prima di tenere Dio non elimina la seconda che è necessaria, è necessaria, perché Dio lo vuole. Direi, direi che Renzo, andando a Grumolo e accontentandosi dei mezzi di quaranta anni fa, mancherebbe contro la provvidenza e dovrebbe confessarsi. È vero, no? Perché sciupa i doni di Dio, non fa fruttare i doni di Dio. "Ma, io, una volta, mio nonno faseva così". Tutto quel che te voi... Tuo nonno non andava a confessarsi perché non aveva la possibilità di fare diversamente; oggi tu devi andare a confessarti, perché hai rubato.

MO256,8 [14-01-1969]

8. Domani in una parrocchia, un sacerdote, un religioso che non studia, che non si tiene aggiornato potendolo fare, dico potendolo fare; perché può trovarsi benissimo un caso come qualche povero disgraziato che è partito trent'anni fa e si mette nelle condizioni... Ma voi dovete e noi abbiamo il dovere di metterlo in condizione di fare. Voi dovete aggiornarvi, dovete tenervi aggiornati con le attrezzature, altrimenti...
Uno, anche nell'industria, se non si tiene aggiornato, muore. Abbiamo cominciato la tipografia con una macchinetta a mano. Quando poi ho cominciato a comprare la prima Boston, che era quella con il manico a mano, abbiamo sentito il bisogno di motorizzarla; tagliato il manico l'abbiamo motorizzata noi. E quando abbiamo potuto un pochino di più, abbiamo preso una macchina motorizzata. E quando sono venute fuori le macchine con mettifoglio automatico, piano, piano abbiamo portata dentro la prima macchina col mettifoglio automatico. E adesso che c'è l'Offset che sta andando, siamo andati con l'Offset. Perché? Perché altrimenti non possiamo metterci in concorrenza, neanche per sogno. Altrimenti non possiamo fare i lavori nel tempo e fatti in quel dato modo. Ora, nel campo della vita spirituale, nel campo apostolico, noi assolutamente dobbiamo essere armati per poter fare concorrenza al male, per poter illuminare. Guardate che qui ci son delle cose meravigliose, scritte qui: "In tal modo approfondisce la fede, nutre la sua vita di preghiera, stimola il suo ardore apostolico". Lo studio: per questo motivo! Ma, guardate, che nutre la sua vita di fede, stimola lo spirito apostolico in tanto in quanto c'è il sole; se manca quello, fermate le macchine e andate in cerca del sole, per carità! Se a un dato momento state uscendo di casa con il vostro macchinario e vi accorgete che non sta spuntando il sole, andate in cerca del sole, fermate la parrocchia e andate in cerca del sole; fate una carità, chiudete le porte della canonica, cercate il sole! Perché andar fuori con le macchine in giro per la parrocchia per arare la terra e manca il sole, cari...

MO256,9 [14-01-1969]

9. I me varda, come dire: "Poro prete illuso". Pazienza!
Conclusione, conclusione: tener duro nella vita intima con Dio per poter rivestirci di quella famosa veste assolutamente necessaria per il nostro apostolato: la veste della carità. La veste della carità dev'essere assolutamente una veste che nasce da dentro, non una veste studiata dal di fuori, perché quella, quella si perde a tocchi per strada. Va bene? La lettura spirituale e lo studio ci devono aiutare, state attenti, aiutare per nutrire la nostra vita interna; anche lo studio stesso dev'essere una meditazione, un conoscere sempre di più di Cristo, per poterlo amare, per poterlo vivere sempre di più; in modo che lettura spirituale e studio devono aiutarci a far crescere questa veste interna ed esterna, che Dio vuole abbiano tutti i cristiani, in modo particolare gli apostoli, in modo particolarissimo questo gruppo di anime che ha chiamato Dio in questo momento nella sua Chiesa.