MI129[30-12-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata durante le vacanze invernali ad Asiago (VI). Don Ottorino, prendendo spunto da “Il libretto bianco” sulla Pia Società San Gaetano, illumina la castità religiosa come fedeltà sull’esempio di tanti genitori cristiani, e sottolinea la necessità della donazione costantemente rinnovata, della prudenza e della vigilanza, e l’obbligo di evitare ogni forma che potrebbe essere male interpretata. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 46’. 1. IntroduzioneDon Ottorino aveva già cominciato la trattazione della 1° lettera ai Tessalonicesi nelle sue meditazioni fin dal 30.11.66.
Il riferimento è un breve capitolo della seconda parte del fascicolo Pia Società San Gaetano, chiamato abitualmente “Il libretto bianco”, e che occupa le pagg. 9-10. Le citazioni vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori indicazioni.
Anche se prima don Ottorino aveva detto di prendere come tema la parte relativa a “Il casto”, di fatto ora riprende la lettura della parte precedente, a pag. 8, relativa a “L’uomo di Dio”.
MI129,1[30-12-1966]
1.Abbiamo una quindicina, una ventina di righe, che ci offrono materiale per fare almeno dieci meditazioni; però le leggo soltanto, perché si potrebbero collegare con quello che abbiamo detto ieri e con quello che abbiamo continuamente detto nel passato e che diremo nelle meditazioni a Vicenza quando parleremo sulla lettera di San Paolo ai Tessalonicesi. Questa mattina mi interesserebbe fermarmi un momentino per la meditazione su “Il casto” e poi vorrei che questa sera ci fermassimo un momentino su “Il povero”. Questa sera io farei così: dalle sei e mezza alle sette e mezza facciamo un’ora di adorazione, mentre alle cinque precise ci raduniamo e facciamo tre quarti d’ora di riunione per gruppi, e poi mezz’oretta di riunione insieme. È sufficiente? Facciamo tre grandi gruppi: noviziato con i neoprofessi, liceo e chi ha l’età di quelli del liceo e del magistero, e i “vecchiotti” con me. Presenteremo insieme “Il povero” e discuteremo un pochino in compagnia. Fate conto di essere voi soli e di avere in mano la Congregazione e dire: “Per conto nostro si sbaglia in questo punto: così e così!”, o chiedere chiarimenti, ma guardando le cose concretamente, non teoricamente! Diciamo male? Vi dico questo perché durante la giornata avrete la possibilità, forse, di parlare tra voi e di pensarci sopra un pochino. Voi sapete che abbiamo assunto come ideale vivere non la miseria, ma vivere come vive una modesta famiglia di operai, dove tutto è misurato. Voi già sapete parlarne meglio di me, e perciò vedete un pochino se vi pare che stiamo camminando su questa linea. Se dite: “Don Ottorino, ci pare che non stiamo camminando su questa linea perché lei ha una stanza troppo grande”, quando torno a Vicenza cambio stanza. Vi invito a guardare le cose da buoni fratelli, con molto realismo, perché non dobbiamo illuderci: potrei essere io il primo che sbaglia! Perciò con santa semplicità dite quello che pensate gruppo per gruppo e poi ci raduniamo insieme. Se è il caso, anticipiamo di mezz’ora, e invece che alle cinque ci troviamo alle quattro e mezza; stabiliremo a mezzogiorno vedendo come si mette il tempo. Quello che dovevamo leggere e commentare è questo: “Egli incomincia a salire verso la meta sublime dell’unione con Dio, accettando la Madonna per Madre e lasciandosi da Lei guidare per l’aspra via della rinuncia e dell’abnegazione”. Abbiamo leggermente accennato a questo nella meditazione sulla Madonna. “Col Suo materno aiuto sale il Calvario e si incontra con Cristo Crocifisso, suo Amico e Fratello. Ai piedi della Croce egli vede il dolore sotto una nuova luce e impara ad accettarlo incondizionatamente dalle mani di Dio”. Leggendo queste frasi mi sento come uno che è davanti a molte parrocchie da dover prendere in consegna. Mi dispiace non fermarmi su queste cose, ma bisogna passare avanti. “Tra lui e Gesù avviene un’unione così intima, che la sua vita diventa il prolungamento della vita di Gesù e il suo sacrificio il compimento della Sua passione. L’Eucaristia diviene la fonte e il centro unificatore della sua pietà e della sua vita interiore. Sacerdote e vittima insieme con Gesù, offre ogni giorno la sua Messa e per mezzo di Lui nello Spirito Santo vive in intima comunione e familiarità col Padre e con i fratelli”. È un delitto, un peccato grave saltare queste cose, ma devo saltarle perché voglio parlare del “casto”. La meditazione sulla castità bisogna farla, però vi inviterei qualche volta, anche da soli, a prendere in mano una riga di quelle e meditarle, e forse il Signore vi dirà qualche cosa! 2. La castità è fedeltà all’amore di DioEUCARISTIA comunione
FORMAZIONE
CONSACRAZIONE voti
COMUNITÀ
dialogo
COMUNITÀ
correzione fraterna
CONGREGAZIONE Regola di Vita
Don Guido Massignan era, all’epoca, segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.
MI129,2[30-12-1966]
2.Noi abbiamo avuto la grande grazia di avere delle buone e sante mamme. Siete capaci di pensare che una delle nostre mamme vada insieme con altri uomini, che abbia qualche avventura? Tu, don Guido , puoi pensare che tua mamma si fermi per un’ora a parlare con un uomo? Ci sarebbe anzitutto, tuo padre pronto con il manico della scopa se cominciasse a fare così, ma, ma, è inconcepibile per le nostre mamme: vedere una mamma che si ferma, che nutre un’amicizia con un uomo, che si mette a fare la leggera e, in certo senso, facendo anche dir male di se stessa. Le nostre mamme: siamo capaci di pensare così le nostre mamme? E se dopo andassimo più avanti, peggio che peggio. Noi vediamo che le nostre mamme, per salvare il loro onore, piuttosto che venire a casa in macchina con un uomo, se non c’è un’altra persona insieme, tornano a casa a piedi. Non è vero? Le nostre mamme, piuttosto che tornare a casa con un uomo in macchina, anche se hanno dieci chilometri da fare tornano a casa a piedi a meno che non ci sia un’altra persona insieme per evitare che il mondo abbia qualcosa da dire: “Per carità, che il mondo non abbia niente da dire!”. Stanno lontano anche dall’ombra del male, non solo dalla sostanza; in questo caso anche dall’ombra! Loro si sono donate alla famiglia, hanno accettato la famiglia: il loro amore è Dio, il marito, i figlioli, e non c’è pensiero per altro. Le nostre mamme avranno dei difetti... Può darsi che tra papà e mamma avvenga qualche colpetto, qualche baruffetta, qualcosa... una parte umana può darsi che ci sia, ma riguardo alla fedeltà, le nostre mamme, sono intransigenti. Voi non sareste qui se le vostre mamme non fossero così. Il Signore non avrebbe concesso nelle vostre case la grazia di una vocazione!CONSACRAZIONE castità
ESEMPI castità
ESEMPI fedeltà
Ruggero Pinton era, all’epoca, allievo del 1° anno del corso teologico.
Paolo Crivellaro, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico, era rimasto orfano di padre in tenera età.
Modo di dire popolare e nato dall’operetta “La vedova allegra” che narra di una ricca vedova che vive tra balli, ricevimenti e amanti che cercano di sposarla per i beni ereditati dal suo defunto consorte.
Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco, la cui mamma, rimasta vedova, continuò a lavorare nello stabilimento Marzotto di Valdagno per mantenere la famiglia.
Il riferimento è alla mamma dei fratelli Galvan, dei quali don Giovanni era vicedirettore dell’Istituto San Gaetano e Daniele frequentava l’anno propedeutico al corso teologico.
Don Luigi Smiderle stava frequentando, all’epoca, l’ultimo anno del corso teologico: con lui don Ottorino si permette di scherzare.
Padre Giuseppe Bertinazzo, comboniano, legato da profonda amicizia con don Ottorino e don Aldo, lavorava da molti anni in Uganda.
MI129,3[30-12-1966]
3.Che ne dici, caro Ruggero Pinton? Le nostre mamme su questo punto non hanno debolezze. Io guardo la mia mamma e guardo quelle che conosco. Le vostre mamme le conosco, e osservo : su questo punto, guai! Loro, anche quando il marito è morto - domandate a Paolino , per esempio - rimangono fedeli per sempre: muore il marito e la povera creatura resta da sola. Ha un’eredità, ha già avuto un amore, e tra le nostre mamme non vedete “vedove allegre” : hanno accettato i loro figli! Domandate a Paolino che sacrifici ha fatto sua mamma per tirar su la famiglia; domandate a Vinicio i sacrifici che ha fatto sua mamma, quando è morto suo papà, per tirar su tre ragazzi e andare a lavorare in stabilimento; avanti e indietro, per tirar su i figlioli! Abbiamo nelle nostre mamme degli esempi di una fedeltà matrimoniale, di una fedeltà all’amore e alla famiglia che sono qualcosa di grandioso! Guardate la mamma di Galvan. Insomma, basta guardarle in faccia, le nostre mamme, e possiamo fare un monumento per ciascuna di esse. Guardate la mamma di Smiderle , nonostante le deficienze di Luigi, poverino, ma guardate... Stai buono; ho ricordato il tuo povero papà anche stamattina. È vero o no? Noi abbiamo degli esempi meravigliosi nelle nostre mamme, nelle nostre famiglie, nei nostri papà. Qualche volta persino in certi luoghi di missione - non ricordo se questo me l’abbia detto padre Bertinazzo riferendosi alle zone dove lui aveva lavorato apostolicamente nei primi tempi o qualche altro missionario - c’era questa abitudine: quando una ragazza era fidanzata, o un ragazzo era fidanzato, indossava di dietro una specie di scopino, una specie di stola - per noi è uno scopino, per loro è una stola - per segnare che quella creatura è fidanzata, quasi ad indicare: non pensate a lei perché è fidanzata; non è sposata, è fidanzata! Quella è già di uno: non si dovrebbe neanche parlarne, neanche pensarla, perché quella è una creatura che è già stata promessa ad un altro; perciò quella non c’entra più, non pensateci neanche, quella è di uno!FAMIGLIA
ESEMPI fedeltà
Nell’esempio don Ottorino indica nomi concreti per tenere desta l’attenzione: Giancarlo Farina, Roberto.
Don Ottorino usa il linguaggio figurato della pesca per indicare il lavoro del discernimento vocazionale.
MI129,4[30-12-1966]
4.Io vorrei la castità su questa base. Noi un bel giorno ci siamo trovati al bivio della vita, ci siamo trovati lì: una ragazza si è presentata dinanzi al nostro sguardo. Sentivamo, come tutti i ragazzi di questo mondo, il desiderio di formare una famiglia, e chi non ha sentito niente di questi sentimenti ha una patata al posto del cuore e farà poco anche nel campo apostolico. Perché è un uomo! Dico male Farina, che hai fatto un sorrisone come per dire: “Come capisce!”. Arrivati a questo bivio, siamo andati avanti: in un primo momento in forma generica, poi in una forma abbastanza concreta era la figlia del pizzicagnolo o la figlia del farmacista o la figlia del dottore... Roberto, non è così di solito nel mondo? Anche Roberto ha detto che è così. Però, a un dato momento, mentre il nostro cuore pensava già forse se scegliere qua o scegliere là, dove incamminarsi, nel segreto dell’intimo del cuore passa un altro, si presente lui, il Cristo, e dice: “Vuoi scegliere me invece che scegliere lei? Vuoi scegliere me? Vuoi dare il tuo cuore, il tuo amore, a me e alla mia causa?”. In quel momento ti senti attratto dall’amore di Dio e nello stesso tempo resta la natura. E allora tu vedi questi poveri pesciolini nel dubbio , finché a un dato momento dicono: “Sono morto. Mi butto di qua!”. Però ricordati: tu sei morto, ma l’uomo vecchio? Ecco quello che bisogna tenere presente: sei morto, sì, ti sei donato, ma resti uomo! Quando sarete più vecchi e farete esperienza, vi accorgerete di una cosa: anche le nostre mamme si sono donate ai nostri papà, ma sono restate donne, e i nostri papà si sono donati alle nostre mamme, ma sono rimasti uomini, e quanta fatica hanno fatto questi papà per non attaccarsi a qualche altra ragazza in un secondo momento! Dico male? Quante volte questi poveri uomini vengono a confessarsi: “Padre, preghi per me: sono sposato, ho figli, sono contentissimo, però ho il cuore... ho visto una ragazza in ufficio e non sono capace di levarmela dalla testa!”. Questa lotta tremenda continua nella maggioranza degli uomini sposati: è la tentazione tremenda del novantanove per cento degli uomini sposati; molti la vincono, ma la maggioranza, purtroppo, non la vincono. È chiaro? Questa lotta che noi dobbiamo sostenere, perché ci siamo donati a Dio e restiamo uomini, l’hanno sostenuta le nostre mamme e l’hanno sostenuta i nostri papà. Non dobbiamo crederci persone straordinarie. Loro hanno saputo dire: “Mi sono donato dinanzi all’altare e voglio conservare fedeltà al mio amore” e, qualche volta eroicamente, hanno conservato fedeltà al loro amore. Io metterei sullo stesso piano la nostra lotta per la castità. Noi ci conserveremo casti e puri soltanto se saremo fedeli al nostro amore, se affettivamente ameremo il nostro Dio. Un marito che non ama la moglie, che non va d’accordo con la moglie, finirà per essere un adultero, naturalmente! Un marito che non cerca di vivere l’amore familiare, che non cerca di vivere la carità familiare, naturalmente finirà per deviare, per deragliare. Un Religioso che non vive la sua consacrazione, che non vive interamente la sua donazione, naturalmente deraglierà. 3. La castità richiede una donazione totale costantemente rinnovataCONSACRAZIONE castità
CONSACRAZIONE radicalità
DIO amore di...
CONVERSIONE
ESEMPI castità
CROCE tentazioni
Sigfrido, eroe della saga germanica dell’Anello dei Nibelunghi (messa per iscritto nel 1100 circa e musicata da Richard Wagner nel XIX secolo), ancora ragazzo si era bagnato nel sangue di un drago che aveva reso il suo corpo invulnerabile tranne che in un punto sulla schiena, dove, mentre si bagnava, era caduta una piccola foglia di tiglio; in quel punto, più tardi, fu colpito a tradimento con una lancia e morì.
L’assistente Antonio Zordan, che si stava preparando per andare missionario nel Chaco argentino, aveva per alcuni anni lavorato tra la gioventù della periferia della città di Crotone in Calabria.
MI129,5[30-12-1966]
5.Noi, come dicevamo ieri, dobbiamo arrivare a una donazione totale. Vi dicevo che la donazione deve essere talmente totale che a noi non deve interessare se andiamo a finire a Mezzaselva o al manicomio, o da una parte o dall’altra. A me deve interessare soltanto di piacere a Lui e di fare quello che piace a lui. Soltanto se avremo Religiosi così interamente donati a Dio, ma proprio interamente, noi possiamo stare tranquilli: quelli non mancheranno nella purezza, ma neanche per sogno, non mancheranno. Ma se si donano a Dio - ed è qui il momento tremendo - soltanto il novantanove per cento, quell’uno per cento è un pericolo mortale. Come è capitato quell’uomo che aveva una piccola zona del corpo vulnerabile perché vi era caduta una foglia durante il bagno che lo rendeva invulnerabile e che è stato colpito là ed è morto. E siccome le passioni continuano a sparare è facile che un colpo lo prendiamo su quel punto. Ora, in nome di Dio, figlioli, io direi che conservarsi puri è una cosa tremenda, sapete! Conservare la fedeltà coniugale nel caso delle famiglie e la fedeltà della nostra consacrazione nel nostro caso è una cosa tremenda! Ho sentito confidenze che fanno veramente paura. Mi diceva il segretario della nunziatura in Brasile: “In Brasile, il sessanta per cento dei preti non è a posto”. E quanti consacrati al Signore nelle nostre zone sono a posto? E quanti sono i mariti e le mogli che sono a posto? Quanti sono? Figlioli miei, si tratta di essere onesti. Non vai prete: formati una famiglia, ma ricordati che anche là - eh, caro Roberto! - troverai le tue difficoltà, perché, anche là, purtroppo, la maggioranza degli uomini non sono a posto. Voi finora, cari sacerdoti miei, avete navigato sempre nel nostro caro Veneto che è considerato la sacristia d’Italia. Provate a navigare un po’ fuori e vi accorgerete; provate ad andare fuori un pochino... aspettate qualche anno e vi accorgerete. Il nostro caro Zordan può dire qualcosa, ma quelli che andranno ancora più lontano potranno dire qualcosa di più ancora. Figlioli miei, ecco allora la necessità di mettere in chiaro questo punto: io mi conserverò casto soltanto se riuscirò a realizzare tra me e il Cristo una unione totale, una donazione totale, se la mia preoccupazione sarà di fare quello che vuole lui, quello che piace a lui. Se io non riesco a realizzare questa unione con il Cristo, questa donazione con il Cristo, io sono già condannato inesorabilmente al fallimento riguardo alla castità. Siete d’accordo? Questa è la base: o tu ti doni interamente e hai una possibilità di essere a posto, altrimenti hai la certezza di non essere a posto. Andiamo avanti. C’è qualcosa da dire su questo punto? Avete qualcosa da domandare?CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE religioso
ESEMPI castità
CONSACRAZIONE fedeltà
Cfr. Genesi 12, 10-20.
MI129,6[30-12-1966]
6.Allora, insisto: o ti doni e continui a donarti, allora hai la probabilità. Per questo ho detto che bisogna continuare a donarsi. Uno non può dire: “Io mi sono donato e perciò sono sicuro”. Per continuare a donarsi bisogna continuare a donarsi: quel giorno che finisci di donarti casca il palco. Hai capito perché ho messo la probabilità? Perché altrimenti uno si dona e dice: “Io sono sicuro... Adesso faccio quello che voglio!”. No, continua a donarti; siccome rimani sempre libero, puoi cadere. Siete abbastanza d’accordo su questo punto? Fatemi un piacere, perché può darsi che questa sera muoia, che domani muoia; su questo punto tenete duro. Maestri dei novizi, su questo punto tenete duro. Se durante il noviziato riusciste a far capire soltanto questo ai giovani, che bisogna donarsi interamente a Cristo: “Signore, fa’ di me quello che vuoi!”, sarebbe sufficiente; per il resto, per imparare a suonare l’armonium, c’è tempo. Voglio dire che certe tecniche pastorali le impareranno dopo, anche se è meglio se le possono imparare; ma questo bisogna che lo imparino perché, figlioli, se non si impara questo il resto vale niente. Il resto? Tutto va bene, ma questo, questo ci vuole: una donazione! Se io vado in Brasile, che cosa farò? Prima di tutto, intanto, vai nelle mani di Dio, per fare quello che vuole Dio, preoccupato di salvare il tuo amore per Dio. Per carità, non fate quello che ha fatto Abramo con sua moglie quando è andato in Egitto: per salvarsi disse che Sara era sua sorella. Non sapete la storia? La sapete tutti la storia! State attenti che invece di portare in Egitto la grazia di Dio, non portiate le disgrazie nella casa del faraone per la vostra infedeltà “coniugale”. Lui, Abramo, non ha fatto niente, però, però... Chi ha orecchi da intendere, intenda! Dunque, la prima base è messa in chiaro. 4. La castità richiede prudenza e vigilanzaCONSACRAZIONE offerta totale
FORMAZIONE noviziato
MISSIONI
VOLONTÀ
di DIO
GRAZIA Corpo Mistico
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
Cima dell’altopiano di Asiago, teatro di cruenti battaglie durante la prima guerra mondiale.
MI129,7[30-12-1966]
7.Secondo: bisogna tener presente che siamo uomini e che continuiamo a essere uomini. Ultimamente, un vecchio di ottant’anni è venuto a confessarsi da me e mi ha detto: “Padre, non le sembra vergognoso? Ormai faccio fatica a camminare e continuo ad avere pensieri di ragazze. Lei capisce: se fossi ancora un giovanotto, ma vede come sono messo! Io mi vergogno di dire queste cose, anche perché con la mia “vecchia” ci siamo sempre voluti bene; non ho mai fatto un torto alla mia “vecchia”, mai, mai, mai. Io mi vergogno di avere sempre pensieri di ragazze”. Figlioli miei, state attenti: resterete uomini, resterete uomini! Vi ho detto ultimamente che una persona distinta di Vicenza con semplicità mi ha confidato: “Be’, insomma, qualcosetta, qualche piccola libertà, chi che non se la prende? Mi pare che sia una cosa naturale che il marito se la prenda”. Nel campo umano, purtroppo, stiamo andando giù verso questa parte, ma guai, figlioli, guai se ci dimentichiamo che siamo uomini e ci esponiamo a certi pericoli! Vi porto un esempio. Adesso è caldo, e io parto in maniche di camicia, ma quando mi trovo in cima al Colombara sono in maniche di camicia e comincia il freddo: finché ritorno a casa mi prendo una broncopolmonite. Posso trovarmi a metà strada e non fare più a tempo a rientrare a casa per prendermi il maglione, e se non portiamo via il maglione alla partenza, prevedendo, possiamo trovarci in una situazione tale dove non c’è più niente da fare: finiamo, purtroppo, con la broncopolmonite o con qualcosa di peggio. Sappiamo, perciò, ricordarci che siamo uomini e avere paura, avere paura... Avere paura vuol dire avere la prudenza necessaria. “Ma, io amo tanto il Signore!”. Sì, giusto, quella è la base, ma abbi paura della tua debolezza, della tua natura umana. Non dire : “Che cosa vuoi che sia...!”; abbi paura della tua natura umana, e state attenti, specialmente nelle letture. State attenti nelle letture, negli spettacoli, nel contatto con le persone. Non sto ancora parlando di scandalo, ma della paura che io devo avere prescindendo dalle altre persone. Per esempio, ci sono delle ragazze giovani qui dabbasso, e io vado là, mi metto a chiacchierare, a parlare... perché una, poveretta, ha uno scrupolo di coscienza, poverina. Poi vado lì, una seconda volta, vado una terza, vado una quarta. Ah, Sansone, Sansone... quella benedetta donna! Sansone, Sansone: a un dato momento Sansone ha perso tutto, non è vero? Attenti che le cose cominciano così. Cominciano con un sorriso, una persona ti offre il caffè, e terminano, di solito, sempre con la marcia funebre; quando abbiamo perso la purezza non c’è che marcia funebre. Figlioli: bisogna avere paura, avere paura. Parlo ancora di quello che riguarda noi e la creatura, prescindendo dallo scandalo; fossimo anche soli...CONSACRAZIONE
VIRTÙ
prudenza
CROCE tentazioni
SOCIETÀ
In questa serie di domande don Ottorino nomina dapprima don Lino Dal Moro che stava prestando servizio pastorale ad Arsiero e particolarmente nella parrocchia di Casotto, e poi Antonio Zordan, Mariano Apostoli, don Luigi Furlato. Nel testo registrato, a questo punto, si ascolta una domanda, alla quale don Ottorino risponde subito: “Dove trovare la forza per vincere le tentazioni che lei ha descritto?”.
MI129,8[30-12-1966]
8.Figlioli miei, forse direte che i nostri vecchi erano troppo severi su questo punto, ma beata la loro severità, beata la loro severità, perché ci ha dato la possibilità di salvare la nostra purezza. Perciò, figlioli, ecco, io vi direi di domandare al Signore ogni giorno, e ripeto “ogni giorno”: “Signore, sei contento della mia purezza? Dimmi un po’: sei contento della mia purezza?”. Supponiamo che un uomo sposato vada in un bar e cominci a fare certi scherzetti con la barista. Un amico potrebbe dirgli: “Ehi, Domenico, se fosse qui tua moglie, faresti così?”. “Eh, ma adesso, qui, non c’è mia moglie!”. Alla sera domandate a “vostra moglie”, al vostro Cristo: “Signore, dimmi: sei stato contento oggi della mia purezza, del mio modo di agire, del mio modo di trattare?”. Dico male? Guardate che tanti uomini onestamente dicono: “No, se mia moglie fosse stata presente, quello scherzetto, quella parola, quel frizzo, non l’avrei fatto, non l’avrei detto!”, e non siamo ancora alle cose gravi, siamo ancora alle cose leggere...“Questo non l’avrei fatto”. Ebbene, noi siamo consacrati a un amore che è più grande, a un Dio che ci è sempre vicino, che ci osserva e ci vede. Facciamo un passo avanti: ecco, ora, l’incontro personale con Dio: “Dimmi, Signore, sei contento oggi della mia purezza, del mio modo di trattare, della mia fedeltà coniugale, della mia fedeltà a te, o Signore?”. E Dio tante volte dirà: “Sì, però, quello sguardo non dovevi farlo; dovevi essere un po’ più prudente con quel sorriso, non era poi il caso di farlo. Perché hai fatto quel sorriso a quella ragazza e poco prima era venuta quella vecchiotta e l’hai trattata in forma asciutta? Perché con quella signorina professoressa o maestra sei stato cerimonioso e con quell’altro, con quel povero vecchiotto, perché era moccioso, eh, quello no? Figliolo, io ero forse di più in quel vecchio che in quella signorina!”. Se ci abituassimo ogni sera a guardare i nostri occhi, le nostre mani, il nostro cuore, i nostri pensieri alla luce di Dio, quante volte diremmo: “Sì, potrei essere stato un passo più indietro, non sarebbe stato niente di male!”. Ecco, se noi continuiamo a vivere la nostra consacrazione temendo la nostra natura, preoccupati di essere fedeli al nostro amore, saremo a posto. Però, saremo a posto con Dio! Adesso facciamo un passo più avanti... Siete d’accordo su questo? Avete qualcosa da domandare? Don Lino? Le esperienze pastorali a Casotto! Ehi, ragazzi... Antonio, Mariano, don Luigi, d’accordo? Allora, avete capito? Bisogna vivere la consacrazione e avere paura della nostra debolezza perché continuiamo ad essere uomini!DOTI UMANE
ESEMPI castità
CONVERSIONE esame di coscienza
FAMIGLIA coppia
CONSACRAZIONE castità
MI129,9[30-12-1966]
9.Nella consacrazione, caro! Niente da fare! Quando un marito vuole tanto bene a sua moglie e ai suoi figlioli, non va in giro a donne, caro. Niente da fare, tutto qui! Dico male? Se uno non si sente di consacrarsi, si sposi, si formi una famiglia, ma si ricordi che anche in quella situazione ci vuole forza. Ma ottenere la forza non vuol dire sopprimere la natura; tu resti uomo! Non pretendere di trovare la forza perché cessino le tentazioni: il Signore ti dà la forza per vincere le tentazioni, ma non perché cessino. Anche un vecchio di ottant’anni può confessare: “Che cosa gliene pare, signore? Non è da vergognarsi?”. E gli ho detto: “No, caro. Lei ha acconsentito a quelle cose lì!”. “Non scherzerà, no?”. “Quando le vengono i pensieri, li manda via?”. “Eh, li mando via e recito le giaculatorie!”. “E allora, benedetto della Madonna, perché vuole fare tante storie! Non vorrà pretendere di morire angelo; lei morirà uomo e dopo diventerà un angelo!”. È chiaro? Perciò non pretendete che queste difficoltà cessino in voi, perché vi servono, figlioli, per conservare l’umiltà. Ecco la meditazione sull’umiltà: “Signore, sono consacrato a te, mi sono donato a te e nonostante ciò, guarda che pensieri, guarda che cosa mi sta succedendo, guarda come umanizzo tutto il cuore! Signore, tienimi la mano sulla testa, se no...”. Ah, se San Filippo Neri diceva queste cose, sapeva il motivo per cui le diceva! E San Francesco d’Assisi le diceva più grosse ancora: “Signore, assistimi, assistimi con la tua grazia, altrimenti riempio di figli tutta l’Italia”, lui, pieno di cuore. Vedete, la storia è questa: di solito quando uno si dona al Signore ha un cuore grande. Anche fra le famiglie alcune sono un po’ asciutte nell’amore e altre un po’ sentimentalone, piene di sentimento. Uno invece che si dona al Signore, ha un cuore come un bue perché deve abbracciare tante anime. Non è cosi? Guai se per caso non sei a posto! Dico male? 5. La castità dell’apostolo deve evitare anche la minima forma di scandaloFAMIGLIA marito
CONSACRAZIONE
CROCE tentazioni
GRAZIA grazie attuali
NOVISSIMI morte
VIRTÙ
umiltà
ESEMPI santi
Il Corso Palladio è la strada centrale della città di Vicenza, da sempre la passeggiata preferita per farsi notare o per sentirsi protagonisti di una avventura negli ambienti bene della città.
Per questo aspetto era famoso San Benedetto Labre (1748-1783): respinto dalle varie Trappe a cui si era presentato per consacrarsi al Signore, si recò a Roma dove diventò il vagabondo di Dio, il barbone di Dio. Sempre immerso nella preghiera, viveva nella povertà più assoluta: dimorava nelle rovine della città eterna e mangiava un po’ di pane e qualche verdura avuta in elemosina. Fece molti pellegrinaggi, specialmente ai santuari mariani. Morì di stenti a Roma a soli 35 anni e subito venne considerato dal popolo come un santo.
MI129,10[30-12-1966]
10.Possiamo procedere ricordandoci, figlioli, che bisogna vivere la consacrazione, che siamo uomini e che bisogna avere paura, che bisogna riesaminarsi ogni sera dinanzi a Lui, a tu per tu con Lui. Terzo punto: siamo uomini pubblici e dobbiamo stare attenti a non dare scandalo anche in quelle cose che sono innocenti. Cari figlioli, non dite: “Dovrebbero capire che...”. Bisogna vedere come pensa la gente, e a questo proposito bisogna stare attenti. Purtroppo la superbia degli uomini la maggior parte delle volte sbaglia su questo punto perché fa dire: “Be’, insomma, che male c’è? Bisogna, in fondo, che la gente si svegli!”. Tocca proprio a te, sacerdote, dire questo? Dove non c’è male, noi crediamo di poter fare quella cosa e così con tutto il resto: “Non c’è male in questo, perciò... E che la gente guardi se stessa!”. Nossignori, no, no, no! State attenti: dobbiamo stare attenti, attenti, attenti. Perché? Perché dobbiamo dare il buon esempio con la nostra condotta. Tante volte, purtroppo, anche dei buoni preti si tagliano le ali per una leggerezza: “Che male c’è, insomma? Che cosa c’è? Perché non ha da essere...?”. E qui ci sono due osservazioni da fare: una riguarda il contatto con le persone; la seconda riguarda l’atteggiamento, la veste... Ecco perché vi ho detto tante volte: “Cercate di piacere a Dio e di non dispiacere agli uomini”. Purtroppo, invece, la nostra natura - perché restiamo sempre uomini! - ci porterebbe a desiderare di piacere agli uomini. “Non ti sembra che questa camicia sia bella? Non ti sembra che questa giacca sia bella? Ma guarda... Ma no questo clergyman... Ma guarda... ma questo, ma quello...!”. Dobbiamo essere decorosi, decenti, ma non essere preoccupati di piacere agli uomini. E qui, figlioli, nessuno se la cava perché tutti manchiamo. Delle signorine che alla sera vanno su e giù per il Corso dicono: “Videre et videri”, vanno a vedere e a farsi ammirare. Tante volte si vede che anche le anime consacrate sono preoccupate di “videre et videri”, anche se portano la veste nera: c’è un punto oltre il quale si vede chiaramente che l’individuo è preoccupato di “videri, videri”, di essere visto. Figlioli, niente ricercatezze, niente! I santi tante volte si mettevano i pidocchi addosso - ci capiamo su quello che intendo dire - per essere poi disprezzati. Voi, però, non siete chiamati a nascondervi in una Trappa: voi siete chiamati a lavorare in mezzo agli uomini e dovete presentarvi decorosamente. Ma, presentarsi decorosamente è una cosa, mentre cercare di piacere agli uomini per la parte umana è un’altra. Essere preoccupati di presentare in un vassoio decoroso il messaggio di Dio è una cosa, mentre attirare l’attenzione più su di noi che sul messaggio è una cosa vergognosa, per non dire delittuosa. Tante volte, purtroppo, l’uomo di Dio attira l’attenzione più su se stesso che sul messaggio che... non porta, perché tante volte non lo porta neanche o va e si dimentica di tirarlo fuori.CONVERSIONE esame di coscienza
APOSTOLO uomo
VIZI superbia
SACERDOZIO prete
CONSACRAZIONE
VIZI vanità
CONSACRAZIONE mediocrità
L’assistente Vinicio Picco era il più anziano dei Religiosi della Casa dell’Immacolata ed era una vocazione adulta; all’epoca era consigliere generale e maestro di lavoro.
L’allusione, fatta in modo scherzoso che suscita risate che si possono udire nel testo registrato, è un libro dei Focolarini che racconta edificanti esperienze di vita.
La signorina Teresina Todescato era una delle cuoche della Casa dell’Immacolata, una donna già matura per età ed esperienza.
MI129,11[30-12-1966]
11.Figlioli, non preoccupatevi di piacere agli uomini. Troppo spesso sento dire: “Che bel prete! Che bel giovanotto! Peccato che sia andato prete! Che bel ragazzo simpatico, che prete simpatico!”. Si deve sentir dire invece: “Con quell’uomo si deve meditare! È un bel tipo, si presenta bene, ma, caro mio, quando lo avvicini ti fa pensare”. Non preoccupatevi di piacere, non preoccupatevi di piacere e guardatevi da certi atteggiamenti che il mondo potrebbe considerare un po’ male. Anche certe cose semplici non le potete fare, perché se lungo la strada capita un incidente e sulla macchina c’è un uomo con una donna, un uomo sposato con un’altra donna, la gente del mondo dice: “Eccolo con la sua puttana”, tanto per parlarci chiari! Vinicio , dicono così o no? Anche di peggio. Non potrebbe averla presa a bordo lungo la strada, poverino? No, il mondo giudica immediatamente: “Era andato via con una donna”. E il prete? Il prete non è diverso dagli altri, non si può salvare da questo. “Ma, sa, poverina, quella signorina era a piedi; l’ho presa a bordo lungo la strada, poverina... Cinque chilometri a piedi! Ma, sa...”. Fratelli, state attenti! Si ride su San Pio X che quando andava con la sorella scendeva e faceva a piedi la strada attraverso il paese e diceva: “Qui non è scritto fratello e sorella!”, ma lo hanno messo sugli altari, lui! Ci sono tante cosette da dire, ma non voglio andare avanti: mi rimetto a voi. Il tempo è già passato: mi rimetto a voi. Se avete cose da domandare, domandate e io rispondo, ma qui credo che ognuno possa fare il suo esame di coscienza e dire: “Sì, forse, sono un pochino troppo ricercato o troppo trasandato”, perché può esserci uno sbaglio anche dalla parte di là. E, anche qui, nell’esame dinanzi al Signore, domandatevi: “Oggi ho cercato di piacere a te... Ero preoccupato di portare il tuo messaggio o ho cercato di essere simpatico, di piacere, di crearmi un piccolo mondo?”. Altrimenti cambiate mestiere, cambiate mestiere! È facile, sapete, è facile in certe giornate pesanti in cui si sente il peso della croce, è facile cadere. Il marito che ha cinque o sei figli, va a casa alla sera dopo aver lavorato e trova un figlio con la febbre, la moglie pure ammalata, un altro che piange... è facile mangiare in fretta e andare all’osteria e mettersi a fare un balletto insieme con un’altra: è facile, sapete, ricordatevelo bene! E quel prete, e quell’assistente che si è donato a un altro amore: a un dato momento è facile cadere. Una giornata nera perché non raccoglie niente... un momento di tristezza, e si va in confessionale: “Oh, padre; io le confesso che con lei in confessionale sento tanta consolazione... Lei mi ha salvato, mi ha redento... col suo sangue!”. E il prete dice: ”Grazie, Signore, grazie, Signore perché in mezzo a tanti dispiaceri un’anima mi ha capito, un’anima...”. Basta, perché se vado avanti di questo passo ne tiro fuori di tutti i colori. Guardate che sono tutte storie vere; altro che “Diciotto storie vere”, centottanta storie vere! Figlioli, scusatemi tanto: hai una giornata nera, una giornata nera, nera, nera e vai giù, vai giù in cucina... e vai dalla Teresina! 6. La castità è garanzia di libertàAPOSTOLO chi è
l’
apostolo
CONSACRAZIONE castità
VIRTÙ
prudenza
PECCATO
SACERDOZIO prete
ESEMPI santi
CONVERSIONE esame di coscienza
CROCE
Modo di dire popolare per significare che in quella casa i pantaloni li porta la moglie.
MI129,12[30-12-1966]
12.Ho buttato una frase scherzosa per rompere l’incanto, anche perché qualche piccolo sta dormendo... e se dicessi qualcos’altro perché si svegliasse un pochino? Però, state attenti: giacché ho toccato questo tasto posso aggiungere che ho constatato che qualche anima consacrata dice: “Che male c’è con una anziana! Con un’anziana non c’è pericolo!”, e allora comincia a riversare lì quella parte umana, quello sfogo umano... che un marito riverserebbe sulla donna. Io ho visto qualche sacerdote, anche se non in fatto di purezza, essere schiavo di quella donna; e ho visto più di un prete che a un dato momento dice: “Aspetta, bisogna che vada a domandare!”. L’ho constatato e potrei tira fuori casi, nomi, eccetera... di persone intelligenti, ma intelligenti, che non facevano una cosa se non era approvata da una donna. Ho visto due sacerdoti, molto distinti, che pensavano l’uno contro l’altro, perché ragionavano con la testa di due maestre. Io, avvicinando le due maestre, sapevo quello che pensava uno e sapevo quello che pensava l’altro. Posso affermare questo perché ho fatto uno studio per qualche mese o, meglio, per un anno e più: è una cosa interessantissima. Erano ambedue persone serie, che facevano la comunione ogni mattina tutte e due, e anche i preti, facevano la comunione ogni mattina e vi assicuro che non c’era niente riguardo alla purezza; però, erano schiavi, dominati. Come capita di una donna che domina in una casa deve non è l’uomo che comanda, ma la “francia”. Tiro fuori un caso particolare di un sacerdote perché, poverino, adesso è lassù in Paradiso, e non so quanto in alto: monsignor Milan, il mio parroco. Quando io sono arrivato in parrocchia ho notato che era una maestra che dominava, anziana, anzianetta, la quale, poverina, era tutto: la maestra faceva tutto. Se tu le avessi detto di alzarsi di notte e di andare a elemosinare per la parrocchia, lo avrebbe fatto perché amava la parrocchia. Era buonissima, faceva tanto del bene, come certe vecchie maestre! Ma, cari miei, mi sono trovato... Vi ho raccontato più di una volta quella storia della dottrina cristiana, ma potrei raccontarvi molti altri casi del genere.CONSACRAZIONE castità
SACERDOZIO prete
FAMIGLIA
NOVISSIMI paradiso
ESEMPI vari
La chiesa di Araceli, dove don Ottorino fu cappellano - il parroco era don Mario Milan (1908 – 1960) - è una magnifica chiesa in stile barocco a croce greca come la basilica di Monte Berico, ai margini del grande parco civico Querini. Ora non è più la chiesa parrocchiale, ma è adibita per concerti e per riunioni.
Vicinissimo alla chiesa dell’Araceli le Suore delle Poverelle avevano un Istituto che ospitava le bambine orfane.
Vicino all’oratorio dell’Araceli c’era la chiesa di Santa Lucia officiata dai Frati Minori Francescani.
Don Ottorino evidentemente mima un gesto particolare della maestra.
Il testo registrato si interrompe bruscamente, e allora finisce anche la meditazione di don Ottorino con questo curioso esempio di furbizia pastorale.
MI129,13[30-12-1966]
13.Quando sono arrivato ad Araceli ho visto che facevano la dottrina cristiana in chiesa. Voi sapete che la chiesa di Araceli è rotonda: potete immaginare la confusione, il pandemonio che c’era in chiesa anche se non si arrivava neppure a sessanta o settanta ragazzi; alla dottrina cristiana, al massimo, c’erano settanta ragazzi. Io ho fatto un po’ di indagine e sono andato nelle scuole elementari: avrebbero dovuto frequentare la dottrina cristiana circa trecentocinquanta ragazzi; parlo dei ragazzi soltanto, perché le ragazze andavano dalle Suore delle Poverelle ; mentre non erano neanche settanta! Allora ho detto al parroco: “Stia attento, don Mario: abbiamo l’oratorio con tutte le salette della scuola al piano superiore e abbiamo la possibilità di fare la dottrina cristiana in oratorio. Mettiamo un gruppo di ragazzi per classe e nella sala dell’Azione Cattolica dei ragazzi, e abbiamo una cosa fatta seriamente, uno spettacolo. Gli insegnanti... c’è la maestra Guzzoni - che è quella in questione -, c’è l’altra maestra, c’è il maestro Gondonieri, eccetera... Possiamo mettere un insegnante di scuola elementare per ogni classe; mettiamo assieme un giovane dell’Azione Cattolica, come Gino Fanton e altri, che faccia da vicemaestro: facciamo un’organizzazione che è uno spettacolo”. “D’accordo, pienamente d’accordo! Va bene”. Arriva il sabato: “E allora, domani, lo diciamo in chiesa che si comincia?”. “No, no, ci ho ripensato, ci ho ripensato”. Qualche giorno dopo vado da questa maestra, le racconto altri problemi e tiro fuori l’argomento: “Come va, maestra, la dottrina cristiana?”. “Oh, in oratorio no, no, perché dopo non vengono più alla funzione. Se dovessimo fare la dottrina all’oratorio, i ragazzi non verrebbero più alla funzione”. Infatti la dottrina veniva fatta ad una data ora e la funzione subito dopo. E io: “Scusi, signorina; quanti sono quelli che vengono adesso alla funzione?”. “È vero, sono pochi, ma se li abituiamo male, quando vanno in oratorio, dopo non vengono più alla funzione...”. Allora, basta: ho lasciato perdere. Però, però, a ben guardare, alla funzione venivano due o tre ragazzi ; di più non ne venivano neanche per sogno. Erano una settantina che andavano alla dottrina e alla funzione non partecipavano più di tre ragazzi; erano una settantina alla dottrina e finita la dottrina se ne andavano via: dopo un’ora di dottrina, non si poteva farli partecipare alla funzione! Allora ho capito come dovevo fare. Il sabato seguente mi sono riservato di dire il vespro e la compieta con don Mario Milan, e allora ho cominciato a dire: “Don Mario, è vero che per la funzione ha ragione lei”. Non ho detto: ha ragione la maestra... “È giusto, ha ragione lei; è giusto che i ragazzi vengano alle funzioni, perché... Quanti sono quelli che vengono di solito?”. “Ah, due o tre, i tali”, e mi ha detto anche i nomi. “Stia attento, don Mario. Per le funzioni potremmo fare così: facciamo la dottrina in oratorio, e dopo, facciamo venire le due ultime classi, la quinta e la sesta, con tutti i ragazzi inquadrati, in chiesa, per le funzioni. Sa che bel gruppo verrebbe! E per agli altri facciamo le funzioni dai Frati , con una parolina adatta per loro... così e così!”. “Ehi, guarda, sarebbe bello!”. “Lei potrebbe lanciare l’idea domani”. In conclusione, alle undici e mezza di sera ho fatto in modo che scrivesse sul quaderno degli avvisi, e alla mattina dopo, alla prima Messa, ha dato l’annuncio: ‘Domenica si incomincerà la dottrina cristiana...”. La maestra è venuta subito a protestare: “Ah, signor parroco...”. “Ormai è stato detto!”. Capito? Ma lei mi ha fatto così... e dopo sono stato costretto a tribolare per tutta la settimana per assegnarle una classe importante, e fare in modo che fosse lei ad accompagnare i ragazzi alla funzione in chiesa dopo la dottrina. E allora siamo arrivati ad avere trecentoquaranta, trecentoquarantacinque ragazzi ogni domenica al catechismo... ma lei... 30 dicembre 1966PASTORALE parroco
PASTORALE parrocchia
PASTORALE