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LA CHIAMATA ALL’INTIMITÀ CON IL SIGNORE

MI77[12-06-1966]

Omelia ai giovani e ai Religiosi della Casa dell'Immacolata durante la Santa Messa domenicale. Don Ottorino commenta la parabola degli invitati al banchetto nuziale applicandola alla chiamata al banchetto eucaristico e alla vita religiosa. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 17’. 1. Introduzione: la parabola degli invitati al banchetto di nozze

Il riferimento è alla parabola evangelica del banchetto di nozze e degli invitati scortesi, narrata da Mt 22,1-14 e da Lc 14,15-24.

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1.Gli invitati potrebbero essere tutti coloro che sono invitati in Paradiso. Che bella cena quella del Paradiso! Che bella giornata quando ci incontreremo con il Signore nel luogo dove si amerà sempre Dio, dove non si commetteranno mai peccati, dove non ci sarà mai tristezza, dove non ci saranno mai ore nere, dove la nostra pace, la nostra gioia sarà nell'amare il Signore, amare eternamente il Signore! Gli invitati possono essere questi, cioè tutti gli uomini che, redenti dal sangue di Gesù, sono stati chiamati a partecipare con Cristo alla cena eterna.
Il banchetto può essere figura anche della cena eucaristica. Il Signore ha stabilito anche in terra un'altra cena, ha stabilito anche qui in mezzo agli uomini un altro grande e meraviglioso banchetto, cioè ha messo nei tabernacoli non qualche cosa di paradisiaco, ma addirittura ha messo nel tabernacolo il Paradiso, cioè se stesso. Ogni giorno noi possiamo accostarci a questa mensa, ogni giorno Lui ci invita: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò. Avete bisogno di luce? Venite, io sono la luce del mondo! Chi cammina dietro a me non vacillerà, non cadrà nel fosso. Avete bisogno di forza, avete bisogno di sostegno per vincere le tentazioni? Venite a me, venite a me!". Anche sopra la terra il Signore ha messo un piccolo paradiso, ha dato a noi la possibilità di pregustare il Paradiso e di mangiare un pane che è il viatico per il Paradiso, cioè ci ha dato un pane che è forza per poter arrivare al Paradiso. Ed ecco allora l'invito del divino maestro: "Venite, venite a trovarmi!". Naturalmente qui ci si potrebbe fermare parecchio tempo per meditare e per domandare a noi stessi: "Abbiamo lo sguardo rivolto verso il Paradiso dove siamo attesi? Frequentiamo questa mensa? Mangiamo questo pane veramente con fede?". Qualcuno potrebbe obiettarmi: "Ma, ma... è difficile fare questo incontro con il Signore al mattino. È facile farlo per abitudine questo incontro con il Signore. Specialmente è difficile ringraziare il Signore, dire una parola al Signore". Ci si potrebbe fermare parecchio su questo argomento, ma voglio passare al terzo punto che mi interessa. 2. Il colloquio famigliatre con Gesù nella comunione

NOVISSIMI paradiso

PAROLA DI DIO Vangelo

EUCARISTIA tabernacolo

EUCARISTIA S.Messa

GESÙ

maestro

CONVERSIONE esame di coscienza

La missione dei settantadue discepoli è narrata in Lc 10,1-12 e il loro ritorno accanto a Gesù in Lc 10,17-20, ma don Ottorino con la sua abbondante immaginazione va oltre lo scarno racconto evangelico e aggiunge un pizzico del suo umorismo.

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2.Questa mattina, su questo, vi dico solo una parola.
Quando uno vuol bene a una persona, trova le parole convenienti da dire a questa persona, sa raccontare qualcosa alla persona amica. Papa Giovanni nel suo "Diario dell'anima" dice che faceva il ringraziamento della comunione raccontando a Gesù tutto quello che gli era accaduto il giorno prima. Che bello è incontrarsi con il Signore e raccontare al Signore quello che ci è capitato il giorno prima: le difficoltà che abbiamo avuto, i fiaschi che abbiamo incontrato per strada, le mancanze, i propositi fatti la sera prima! Si racconta da buoni amici quello che è capitato, come i 72 discepoli quando ritornarono dal divino maestro e pieni di gioia (mi pare di vederli) andarono a raccontare a Lui, che sapeva già tutto: "Signore, i demoni sono scappati via!". Qualcuno avrà detto: "Sai, ho guarito anche uno zoppo ... e sai... e sai... sai...!". E il Signore avrà detto: "Oh, bravi! Ma bene!". Uno avrà aggiunto: "Sai che nel tuo nome anche una vecchia ha cominciato a correre, e le sono saltati i denti fuori della bocca...!". Che bello deve essere stato vedere questi 72 attorno al divino maestro per raccontare i prodigi che avevano compiuto nel suo nome! Ebbene, anche noi nella santa comunione dobbiamo avvicinarci a Gesù, al mattino, e raccontare a lui tutto quello che è nostro, perché quello che è nostro è suo: raccontargli le difficoltà, i disastri, tutto, figlioli. Questo è il modo per avvicinare bene il Signore, per divenire amici del Signore, e poi continuare durante la giornata, specialmente meditando la passione del Signore, a raccontargli le nostre esperienze. 3. Il privilegio della vocazione alla vita consacrata Ma, oltre che agli invitati alla cena eterna e agli invitati alla cena eucaristica, mi piace questa mattina, brevemente, per qualche minuto solo, raffigurare questi invitati a un altro gruppo di anime: le anime privilegiate, le anime che hanno ricevuto da Dio una vocazione speciale. Noi siamo tra queste anime e godiamo di tre inviti: siamo invitati a pranzo in Paradiso; siamo invitati a pranzo quotidianamente in chiesa alla mensa eucaristica; ma abbiamo ricevuto anche un terzo invito: l'invito di consacrare la nostra vita interamente al Signore. Ah, figlioli miei, che dono grande ci ha fatto Dio, che dono grande! Non soltanto un'ora al giorno è accesa la nostra candela davanti al Signore, ma ventiquattro ore su ventiquattro la nostra lampada resta accesa esclusivamente per il Signore perché siamo consacrati al Signore, donati al Signore. Ah, figlioli, che bello è potere essere al seguito del re, collaboratori del re eterno per la salvezza del mondo, per la restaurazione del mondo! È questa la grazia che noi abbiamo ricevuto. 4. Il rifiuto all’invito

GESÙ

amico

PREGHIERA dialogo con Dio

EUCARISTIA comunione

CONSACRAZIONE religioso

Don Ottorino sa collocare la battuta scherzosa anche nel mezzo del discorso più serio ed impegnativo.

Nel testo registrato don Ottorino cita la frase lucana in latino, sia a questo punto come subito dopo.

Il riferimento è all’episodio del giovane ricco, riferito da tutti e tre i sinottici: Mt 19,16-22, Mc 10,17-22, Lc 18,18-23.

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3.Il divino maestro, però, nel santo Vangelo si lamenta perché erano stati tanti gli invitati, ma purtroppo molti invitati non partecipano al convito portando delle scuse. Uno porta come scusa che ha comperato un podere e deve andarlo a vedere. Mi pare di vedere quei contadini di una volta che avevano la giubba aperta, una catena d'oro sul petto e le mani sulle bretelle: "Che campi! Che bellezza! Qua è tutto mio, è tutto mio! Che alberi di fico! Che peri! Che meli! Che bellezza! Ho comperato un bel podere". In altre parole la superbia, ecco la superbia.
Un altro invece ha comprato un paio di buoi e deve andarli a provare: ecco l'attaccamento alle cose. Il terzo ha preso moglie e non gli interessa più niente: ecco il sentimento. Vi siete accorti, figlioli, che Gesù tocca i tre voti di povertà, castità e obbedienza? Gesù dice: "Io ho chiamato uno che ha fatto l'offerta, ha detto di sì, ha promesso di seguirmi, ma poi, a un dato momento, l'attaccamento all' io, l'attaccamento alle cose, l'attaccamento alla sensualità, lo hanno bloccato". Colui che rifiuta ha sempre tante scuse: "Signore, Signore... No, non vengo, Signore ... Sì, sì, ti avevo detto che venivo, ma adesso mi sono accorto, Signore, mi sono accorto che... Che vuoi? Nel mondo si può trionfare, si può essere qualcosa di più che al tuo seguito: nel mondo si può fare più carriera. Mi sono accorto, Signore, che nel mondo si può avere qualcosa: una fuoriserie (magari un asino fuoriserie ), ma si può avere qualcosa. Mi sono accorto che nel mondo ci si può soddisfare di più. Signore, scusami, perdonami. Tu che sei Dio capisci tutte quante le cose e perciò capisci anche che non lo faccio per cattiveria... perciò abbimi per scusato: non posso venire. Mi hai chiamato ad essere religioso, ad essere prete, ad essere assistente? Hai domandato il dono totale di me stesso? Io ti anche detto di sì, Signore, sono venuto al tuo seguito, ma a un dato momento, Signore, una ragazza mi è piaciuta di più che non un pezzo di pane bianco che non capisco, che non conosco, che mi danno in chiesa. Quel pezzo di pane non mi dice niente, per me sono frottole: non mi dice niente. Una ragazza mi dice qualcosa di più, Signore, e perciò non posso venire. Quella solita Messa non mi dice niente. A me piace qualcosa di più, Signore. Se sono fuori nel mondo faccio quello che voglio, vado dove voglio, sono libero, posso espormi un po' di più... e perciò non posso venire. 5. Il sogno di don Bosco Figlioli, quante volte si è ripetuta nella storia questa dolorosa esperienza da parte di Gesù. Gesù ha visto da lontano che il caso di quel giovane del Vangelo da lui chiamato si sarebbe ripetuto attraverso i secoli.

PAROLA DI DIO Vangelo

GESÙ

maestro

APOSTOLO chiamata

APOSTOLO distacco

VIZI superbia

CONSACRAZIONE voti

ESEMPI Eucaristia

EUCARISTIA S.Messa

Don Ottorino si riferisce a Zeno Daniele che aveva lavorato nell'impresa edile Grassetto di Padova.

Il riferimento è, forse, a Giuseppe Biasio o a Ugo Gandelli, che erano entrati nella Casa dell’Immacolata dopo aver conseguito il diploma come ragionieri.

Il riferimento è ad Antonio Pernigotto che lavorava nell'azienda agricola di famiglia.

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4.Proprio ieri sera, riflettendo su queste cose, ho ripensato al famoso sogno di don Bosco che voi tutti ricordate.
San Giovanni Bosco dice ai suoi ragazzi di aver fatto un sogno. Gli parve di vedere un viale meraviglioso ricoperto da una bellissima pergola tutta rose e fiori, bellissima, maestosa. Il Signore lo invitò ad incamminarsi per quella strada, e lui si mise in cammino. Qualche giovane si avvicinò a lui e gli disse: "Don Giovanni, potrei venire anch'io con te?". "Sì, caro, vieni!". Poi si aggiunse un altro, e un altro ancora... un bel gruppo di giovani. Andavano avanti insieme camminando su un tappeto di rose. A un dato momento arrivò un ordine: "Levatevi le scarpe!". Tutti obbedirono e si levarono le scarpe. Cominciarono ad esclamare: "Oh, che bello è camminare in mezzo alle rose! Come si sta bene! Che profumo, che gioia!". A un dato momento, sotto le rose cominciarono i sassi e, fra i sassi e le rose, le spine. Allora don Giovanni si volse indietro e vide uno che piano piano rimaneva un po' indietro, poi si metteva le scarpe e scappava via; un altro ancora dubitava e scappava via... e alla fine si accorse che soltanto tre o quattro giovani erano rimasti: gli altri se n'erano andati tutti. Figlioli, ecco la storia di una Congregazione religiosa. Il Signore chiama, chiama, mostra qualche cosa che, naturalmente, ha del prodigioso: mostra, naturalmente, delle rose, dei fiori, dei miracoli di Provvidenza, e il mondo dice: "Che viale meraviglioso! Che gioia deve essere abitare in questa Casa! Che bello deve essere vivere lì dentro, nella carità, nella fraternità: è una cosa che veramente piace!". E allora ecco una schiera di giovani: un giovanotto lascia il mondo, lascia le imprese edili ; un altro prende il diploma e lo mette nel cassetto ; l'altro lascia le tenute agricole ; l'altro lascia la scuola... ecco il giovincello che lascia la mamma, lascia il papà, lascia la capretta... Tutti quelli che vengono subito sentono la gioia, e si nota la gioia di questa schiera di giovani che corrono perché in fondo c'è Cristo che attende, perché c'è una chiamata divina, perché c'è la gioia dell'offerta.

ESEMPI santi

CONGREGAZIONE storia

DIO stile di...

CONSACRAZIONE disponibilità

Nel testo registrato don Ottorino aggiunge a questo punto: "Anche per le vecchiette che sono entrate in chiesa adesso", alludendo evidentemente ad alcune persone di famiglia che stavano entrando alla fine dell’omelia.

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5.Ma, a un dato momento, arriva l'ordine tremendo: "Levatevi le scarpe!".
Ed ecco i più piccoli: "Benissimo, si corre di più senza scarpe!". Qualcuno è un po' titubante nel levarsi le scarpe, forse per l'odore che pensa promanerebbe dai suoi piedi, ma alcuni si levano le scarpe. E piano, piano, cominciano i sassi, cominciano le spine, e allora si vede tramontare l'entusiasmo, allora si vede qualcuno che si accosta e comincia a farsi serio, molto serio. Gli altri non sanno il perché, mentre Don Bosco forse saprebbe il perché. E allora pensano: "Come si fa a dirlo a don Bosco? Mi ha voluto tanto bene!", e si attardano, si nascondono dietro le cose, e appena possono tagliano la corda e scappano via. Figlioli, figlioli, ecco la storia della Congregazione! 5. Conclusione Termino perché ho detto che sarei stato breve: il resto lo potete continuare voi durante la Santa Messa. Dio ci ha chiamati: siamo dei privilegiati. Però, ricordate che qualcosa dobbiamo fare anche noi. Colui che ci ha creati senza di noi, per salvarci ha bisogno di noi. Io devo corrispondere, e corrispondere non significa continuare a mangiare caramelle e dolci. Ricordatevi che la vita è un dovere , ricordatevelo sempre: è un dovere. Senza croce, senza difficoltà non possiamo presentarci davanti al giudizio di Dio dove il Cristo crocifisso ci sta attendendo. 14 giugno 1966

CONSACRAZIONE fedeltà

DIO creatore

CROCE